Siamo spazzati da venti oceanici
che ci costringono a folate mentali,
con gli occhi aggrappati ad immagini,
giunte fino a noi dall'altra parte del mondo
o in maniera artificiale da un luogo della mente
che viaggia a ritroso rispetto al normale corso
di una corrente che crediamo di conoscere,
per esserci immersi quotidianamente,
senza apparenti ripercussioni,
per vite (masticate) intere,
che non facciano parte dei meccanismi
che regolano il regno animale.
Comunemente il nostro sentire sarebbe
un teorema di Pitagora
o la dichiarazione d'indipendenza
del volume della sfera
ma ogni tanto la sabbia negli occhi
e le formiche nel cervello
ci costringono a percorsi
dove anche i pensieri più dolci
non trovano scampo e i calcoli si complicano,
perseguitati da paranoie circolari.
Siamo confusi, dunque nervosi e divisi
in particelle crepuscolari
per cui la nostra personalità vacilla
in declinazioni esasperate
tra gioia sfrenata e abissi immacolati,
non prendiamo una posizione
che ci consenta una dinamica equilibrata
una porzione di tranquillità balneabile
e siamo schizofrenici compensati.
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