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Raccolta di poesie di Adielle
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Contare i treni

 

 

 

Parto svantaggiato nella corsa con me stesso.

Non sono a conoscenza di cose che mi riguardano.

Così agisco di conseguenza, spesso prendo decisioni affrettate

che hanno però una latenza da belle addormentate:

praticamente dannato da un'inerzia patriarcale

compio solo scelte marginali 

sufficienti ad appagare il mio sistema elementare.

Di base, prendere una posizione e fare

restano per me, due momenti separati.

Vittima di una contemporaneità, simultanea e atemporale

mi adagio in un sistema di proroghe

dove ogni problema è demandato a soluzioni di comodo.

Rappresento un oltraggio per il me stesso

che vorrebbe provare a vivere la vita

ma lo stesso non ho forza né coraggio

per superare questa prova.

Da solo faccio più fatica.

E' già qualcosa se riesco a chiedermi perdono.

Tuttavia, meglio soli che male accompagnati

è un consiglio da seguire

oggi più che mai, che siamo tutti sfortunati.

Poi capisco che è la scusa per non tornare presentabile.

Complice di uno stato di natura che mi vuole invalido

marcio in direzione precaria

per non marcire in una gabbia intellettuale.

Se mi avvento, sono avventato

come un bradipo che attraversa la strada.

Facile preda di canti di sirene

non distinguo più gli allarmi

e prevenuto ma non pronto, a quello che accade accada

me ne vado sui binari a contare i treni di passaggio.

 

*

Coltivare fiori di campo

 

 

La congiura del tempo ha radici profonde

nessuno sfugge all'ombra protratta

è foglia al vento che la porta

lontana dall'albero.

Che il viaggio sia corretto

in stato di grazia.

La destinazione? Uno splendido ignoto.

Coltivare fiori di campo

e albe e tramonti o fiori di loto

e scordarsi l'amore.

E' una questione da poco

se conosci la ruota 

gira nel verso sbagliato

e ci allontaniamo gli uni dagli altri.

Chi rimane mantenga il patto

di ricordare.

*

Guarda che Luna

 

 

La consapevolezza è una grazia 

che gli dei del palcoscenico non mi hanno concesso:

sono come un fulcro, rispondo delle mie azioni fino a un certo punto.

Fino al punto di quiete, dove nessuno mi segue

a intercedere per gli sposi promessi ed i pensieri

si fanno nuvole e coltelli che il vento fa a pezzi

da assimilare a pretese di grazia perenne.

Come posso credere? Il cane non deve avere tutto a disposizione.

Il cane deve chiedere. Così mi vendo al miglior offerente

pur di ottenere un perdono mal retribuito e un luogo sicuro

dove poter riposare le ossa.

Coerente con i miei stati di veglia, nel sonno ti sogno

e nel sogno siamo buoni amici, ci vogliamo bene e ci diciamo

le cose che si dicono da stupidi, teneri e fotonici.

Insieme saremmo davvero migliori, più felici

in seno alle nostre rispettive famiglie?

Posso permettermi la sincerità che hanno i pazzi o i poco di buono.

Così non prometto futuri vittoriosi sul tempo che fugge

nella mia autobiografia postuma scriveranno che tutto questo

scrivere smanioso è facente parte a buon diritto

delle mie turbe giovanili (a quasi cinquant'anni).

Sono contratto ma cerco lo stesso lo scatto, la prodezza fuori area

perchè in fondo sono sempre lo stesso inguaribile romantico

di quando mettevo lo sgambetto alle stelle nel cielo

per farle cadere nella trappola di desideri pret à porter.

Come vorrei non averti desiderato tanto, ho commesso peccato

di presunzione  credendo che la Luna fosse testimone

delle mie buone ragioni. E' stato troppo breve il nostro tempo insieme

alla fonte della vita che scorre per sempre, un sorso interrotto.

Lo affermo con cognizione di causa dovuta a una sete atavica.

Precisamente stranezza d'amore.

 

*

Un ragionamento senza schemi

 

 

Cosmonauta da grande raccordo alunare

mi perdo in sequenze di pensieri mercenari

in ricordi e proiezioni che hanno te, come tema principale.

Hai più talento o dedizione in quello che fai?

Quante volte ti arrendi? Quante volte non molli mai?

E' come una bandiera questa vita, la scalcia il vento

a più riprese, è difficile godere di un attimo di quiete.

Quello che mi appartiene è il tempo breve delle preghiere

tutto il resto è un divenire di cielo senza compromessi.

Quello che vorrei è stare bene con te, le nuvole e tutto il resto

ma non riesco a trovare la chiave d'accesso.

Vagabondo e mi accontento di non avere meta

anzi ne faccio un ragionamento senza schemi.

Tutto è guerra e tutto è tregua in un giro di giostra

(per come conosco il sistema).

Basta un saluto, polvere di stelle che cade senza far rumore,

per accendere la speranza che sia possibile un po' di bene

anche per me, un'ora d'aria alla finestra come nel fitto del bosco.

 

*

Nel fitto del bosco

 

 

La cantilena del mio ego scisso fa acqua da tutte le parti

è pioggia che si spezza sul selciato

è una stima secondaria degli errori commessi.

Già la prima commissione scelse la percentuale

a cui accordassi la sensazione del mio essere fatto male.

Il riflesso, condizionato per eccesso dal resto circostante, ha fatto il resto

così adesso il mio posto è questo, non posso scappare.

Il me stesso, di conseguenza confezionato, è un mite pupazzo

di fattura artigianale, buono per i campi di grano

e le preghiere del vespro.

Ha così paura di vivere che gli è difficile imparare e continua mediocre

a chiamare canzone d'autore questa vita per versi.

Se scrivere è una professione sono disoccupato da un pezzo 

ma questa vita perversa mi fornisce l'occasione di piangermi addosso.

Ci vorrebbe un segno che ne so la pioggia nel bosco

un posto sperduto nell'Universo virgole a regolare le variabili.

Solo in sogno mi guardo attraverso e posso chiedermi perdono

per essere fatto così male e trovo il coraggio di domandarti come stai.

Hai ancora paura dei pipistrelli? Che facciano un nido nei tuoi capelli?

La vita ti ha dato quello che ti aspettavi? Metti più talento o dedizione

nella tua produzione professionale? E come sei brava!

A me ci pensi mai? Così, di scatto, ti consiglierei il ritratto come luogo

altro dove andare seppure è nel fitto del bosco che ancora ci incontriamo.

Siamo spariti troppo presto o è solo un pretesto per la rima finale.

 

 

 

 

 

 

*

Una buona ragione

 

 

Il cuore mi si è stretto nel petto l'ennesima volta

una morsa che per difetto ha fatto più spazio ai polmoni

così ho preso l'aria che mi serviva, per piangere un po'

poi d'un tratto, inaspettato un raggio di luce, puri fotoni

a me così cari, che ho preferito cantarci una canzone.

Nonostante il mio stato brado sia alla mercè di vizi di forma

posso essere educato a comportamenti più comodi.

Una volta ero capace d'imparare le foglie dai rami

le vene dai polsi, adesso sono un mezzo uomo

sincopato da farmaci alla moda.  Ho la forma che ho

con la mente che vacilla, sotto colpi di splendore

e violenza devastatrice, a parole, tra un quieto vivere

e il desiderio di una vita migliore.

Se solo sapessi com'è difficile trovare tutte le volte

una buona ragione, una santa ragione!

Posso tornare a salutare?

A sincerarmi che nessuno pianga?

Tra spighe di grano prendo l'anima per mano

e la porto lungo la dorsale stanca della collina fino al mare

per guardarmi andare a fondo, per saltare in aria,

proiettarmi fuori dall'abisso

forzare il giogo di una natura vigliacca e sedentaria

e portarti i miei saluti più cari, più vicini al bene che posso.

*

Genius loci

 

 

Io il tuo genio l'ho riconosciuto subito

il genio di un luogo dell'anima

dove cavalchi a briglie sciolte

eppure ancora mi sorprendi faraona

del mio impero delle ombre.

Sono così contento di sentire che stai bene

che anch'io me ne glorio e di rimando

mi faccio meno triste

anche se la congiuntura è di non averti mia

so che in un Universo parallelo

saremmo stati l'uno per l'altra acqua e ruscello

sabbia salata, radice di quercia, fiore e giardino.

Quello che puoi darmi lascia che lo prenda

come un Sole nel vespro sui campi dietro casa.

Ti aspetto alla finestra sgranando l'aria da vicino

con canzoni dai raggi di velluto.

 

*

La biada

 

 

Non sai il bene che ti ho voluto

e neanch'io l'ho saputo, in separata sete riconoscere

e poi perché te e poi perché sedutastante?

Quante le domande mi hanno avvinto fino a mordere.

Forse mi hai svelato il mistero di ciò che ero

nell'atto di essere me stesso e poi sei bella

e vai forte come un treno.

Io non capisce perché non ci siamo amati alla follia

eppure la verità che non ti piacessi fu la prima

a balzare agli onori delle cronache

sarebbe bastato da parte mia prestarvi ascolto

mi sarei risparmiato dieci anni di purgatorio

eppure non sai il bene che ti ho voluto

un sangue versato nelle frasi più anguste 

un chiederti aiuto rimasto sul fondo

di pensieri nati orfani, eppure una luce che illumina intorno

quando inizia a fare buio.

Ma se la devo dire tutta, anche se tutto si trasforma

questo bene tiene botta, perché non vuole niente in cambio

che lo cambi in una versione meno folta.

Boscoso mi sento, pieno di gloria, quando in sogno vengo

a farti ombra, a tenerti compagnia.

Lasciami sognare, almeno questo me lo devi

per avermi tagliato la strada

per avermi passato la biada tra le fronde degli atomi.

 

 

*

I rimedi della nonna

 

                                                                                                                                                                                       "lu vine è lu latte de li vicchie"

                                                                              nonna Gella

                     

 

 

Quando la tristezza ti prende a lungo raggio

non pensare a cosa ti manca ma a quello che hai

facile a dirsi e ci vuole coraggio ma mai dire mai

la natura, il paesaggio sono fonti d'ispirazione

una passeggiata nel bosco dove vi riconoscono

le foglie ed i rami per attrazione.

Bere alla fonte di un essere costante

non perdere allenamento alla felicità.

E poi guarda che nuvole cariche di pioggia

senti il vento che ti porta parole di conforto

puoi imbastire una discussione anche controvoglia

se lo vuoi oppure apparire sull'onda di una musica lontana

anni fa. E poi disegna come se non ci fosse un domani

come se la corteccia degli alberi fosse degna di ardere

nelle tue mani e il fuoco fermarsi negli occhi

a svelare i propri segreti. Credi in te stessa, abbi fede

il bene resta, attraversa le stagioni, è più forte di noi

per fortuna, questo ti direi.

*

Svegliati è primavera

 

 

Svegliati è primavera

lucida le tue piume di cristallo

le acque nere del camper

meritano fonti inesplorate

le tue matite di ceramica giapponese

percorrono più a valle fogli di corallo

i tuoi boschi frondosi come riparo.

I miei anni che se ne vanno

lungo sentieri di melograno mi ricordano

chi sono sempre meno

così posso diventare un altro

senza pagare pegno al destino.

Come vorrei che mi dicessi

che mi hai tenuto sempre con te

senza lasciarmi da solo neanche per un attimo

in opere e omissioni, parole da poco

in un luogo tanto vicino al cuore

da esserne il corsivo.

Il maiuscolo di due iniziali

incise sulla corteccia dell'albero

sotto il quale torno a cercarti

tutte le volte che posso, cede

all'ombra selvaggia, il vento che soffia

via il sole dai rami.

Così vengono i sogni, (a cercarmi), su fotoni di rame.

 

*

lesa maestà

 

 

La lesa

mi fa infuriare

maestà del mio dolore metodico

perseverare nell'incognito

non saper dove andare

mettere in conto un salto nel vuoto

pur di restare ancora in onda

essere perseguitati da un errore di fondo

concepire la salvezza come fine del Mondo

col mare che monta e il viaggio si fa pericoloso

verso l'ignoto. In trasmissione si applaude a una cosa

e al suo esatto contrario, in un delirio di versi di colpa

e sensi vietati, la verità si vergogna nei messaggi promozionali

la tempesta di cervelli funesta i finesettimana

pensieri scaltri cercano vie di fuga orizzontali

hanno le ore contate.

 

*

Quando fa buio

 

 

Si allontana nel tempo persino la giovane morte 

di un cantautore che ascoltavi

quando ancora non lasciavi i tuoi sogni per strada

una botta di zuccheri dopo un lungo conato

un marciapiede disabitato dove trovare riparo momentaneo

oppure lui che ammazzerebbe per stare con te.

Quando c'è buio là fuori

e per un poco non muori sospesa dove non c'è

più niente al Mondo che ti trattenga

oltre un moto interiore che vuole da te

la risposta ad ogni perché e per cielo

un tappeto di stelle volanti

allora proteggi i ricordi migliori, gli appunti di viaggio

perché ti serviranno quando tutto farà schifo

e non avrai più forze per cambiare posizione

al cuore nel petto

il coraggio sarà un fiore di Loto, una foglia di coca

da masticare per dimenticare la fatica di andare in salita.

*

Il pensiero malinconico

 

 

Il pensiero si raggomitola nella cuccia del cane

luogo mansueto, tana, focolare

dove si scalda al tepore di un antico coraggio

mostrare la gola nel sonno a possibili equipaggi

di personaggi da decifrare ancora in viaggio

che s'imbattono nella mia gola scoperta, sepolto dal sonno

lungo il tragitto.  Il pensiero malinconico, male incolgo,

si inerpica sulla dorsale alcolica, così fai capo all'ebbrezza

di passaggio.

Una custodia plastica e mutaforma per i tuoi stati di grazia.

Verità concesse all'estetica di un abisso catodico

i racconti dei posteri, i cartelloni pubblicitari,

i poster dell'ingranaggio.

Nella camera da letto il cane fa la guardia

dormendo di un sonno sottile.

E' stupefacente come si attivi al più piccolo rumore.

Respiro solo l'aria dei polmoni consumando il meno possibile

controllo preghiere al microscopio, reduce da battaglie vittoriose

immolo felicità circostanziate per felicità incalcolabili.

Nell'arco di un secondo, voluminoso, colpo di teatro 

decido del primo le incursioni temporali.

Mi perdo e mi perdono, contuso, giaccio.

 

 

*

Un passaggio di consegne

 

 

L'amore mio per te

è stato un passaggio di consegne

alla vita adulta per cui

mi hai abbandonato

anche se so che è perfettamente inutile

cerco l'ultima parte di me

che crede ancora sia possibile

per scriverti parole fraintese da tendere

all'infinito per diritto di nascita 

ché c'è l'eterno nei nostri percorsi 

terrestri.

 

Nell'alto dei cieli vorrei incontrarti

ancora in volo

sai cos'hai da perdere e per che cosa vivesti

*

La notte

 

 

Il bene che ti voglio

si calcola in sigarette rollate

cucchiaini di zucchero di canna

madonne su carta da parati

mattine di colazioni da campione

 

Ti rimbocco le coperte

la notte

lascio il cane in posizione

*

Un rapporto cruento

 

 

Quel sentimento materno

che è esaltazione del figlio

mi è stato negato

da un rapporto cruento

forse per questo adesso

non ho alcun rimorso nel dire

che se ti ho persa

è stata tutta colpa mia

perchè chi è come me

resta sempre a vedere

nascosto in un angolo

separato dal resto

come tutto questo

vada a finire davvero.

 

Se mi resta un potere

da scagliare dalle mani

è quello di passare inosservato

il tempo del digiuno forzato dall'amore

come se vivere sia già morire

andandosene un po' in malora

come se perdersi in un altrove laborioso

permetta di tornare presenti a sé

ecco che mi rincorro nei labirinti del pensiero

quando sembra evidente

che non ci sia più niente da fare

fino a scomparire in un vuoto 

disegnato con intenzione per me.

*

Ore contate

 

 

Governato da fasci nervosi, innervato da pensieri ottusi

nebulose di desideri confusi si affacciano ai bulbi oculari

nevosi cardini le ginocchia su cui pregare

nell'inverno del mio commiato

cumuli di peccati si attardano nel tunnel ventricolare

siamo sempre più soli sotto l'altare

sarà colpa degli atomi che vogliono scappare

da un cuore spezzato che sa farsi del male

che dalle mucose perde pezzi di fiato

 

Come corre il tempo dopo i trent'anni

è un lanciafiamme sulle speranze coltivate nell'atrio

del nostro emisfero occidentale

dove sanguini dopo aver appena scopato

e le fragole sanno ancora di fragole

 

A ripensarci non ho fatto un grande affare

se sto attraversando ancora la fase del culto

e ogni particolare è una freccia al tuo arco

e non so dove andare a cercare i miei atomi

mi disperdo in ragionamenti confusi

che prendono il largo con in serbo tristi finali

conclusioni di soprassalto

 

Come vorrei essere un altro

eppure non mi trovo male dove mi trovo

è questione di canoni inversi

di polveri bagnate

alzi le difese o abbassi le pretese 

nella città degli angeli disoccupati?

 

Mi è dolce questo piccolo oblio

dalle ore contate

*

Di spalle

 

 

Non potrò che concedermi una solitudine refrattaria

per poi morire solo come un cane in un branco di cani.

Tutto questo perchè era bello stringermi a te

pensare che ci fosse un domani

ma una relazione involontaria porta con sé

il mistero di luoghi lontani in una mente sedentaria

e così ti ho solo sognata.

 

Vicina, quasi dentro, nel cervello

a volte nel petto eppure distante dal mio assedio

te ne stai bellamente nel mio letto

voltata di spalle, sei d'arredo a pareti di carta

ti prego non perdermi per strada

fa buio pesto e dove vuoi che vada

senza la luce dei tuoi occhi da gara.

 

La competizione mi vuole spettatore

di un lungo collaudo

 

*

Il momento è d’oro

 

 

Concepisco vite parallele ma non pratico

dolorosamente mi pregiudico ludiche incursioni

in personaggi in cerca d'autore

la fatica mi abita nonostante sia a riposo

da quando ho chiesto perdono 

per essere fatto come sono.

D'altronde il momento è d'oro

se vuoi farne spighe di grano da mietere all'alba

cospargi il capo di cenere, affila le lame

e riempi le tasche, concediti di avere un'anima.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

 

*

La bella addormentata

 

 

Ha un modo tutto suo

di stare in sella alle parole

quando parla

che le permette lunghe galoppate

tra l'incudine e il martello

è sempre lei che paga

la lingua, la bella addormentata

*

Carpa d’argento

 

 

Lo sconforto che mi prende ha gli occhi spessi di mia madre

se mi trattengo perdo gli atomi come piangere al contrario

e restare asciutti in mare aperto

cado a pezzi e m'infrango lungo gli argini

sono fatto per disfarmi

mi arrendo all'evidenza con pigrizia e preconcetti

le forze mi abbandonano e non ho gli elementi

per tornare ad uno stato di quiete

se finisco nell'acquario stavolta sarò carpa d'argento

balenio superficiale e fondali d'altroquando

*

Perdigiorno

 

Come un vecchio livoroso mi accingo a rinnegare

la fresca accecante verità dei fatti

ma lo stesso mi domando come possa continuare

a non aprire gli occhi.

L'ambiguità di stare vigili nel sonno

e dormienti nella veglia

comporta una scissione parallela al livello dell'essenza

per cui ci si stanca il doppio.

Dunque balbetto nel mio stato di coscienza.

E arranco nella notte.

Troppo lontano dalla luce dei tuoi occhi

mi confondo e perdo i giorni, sotterrando asce di guerra.

*

Uno più uno

 

 

Se ne convince

come prima era convinto del non amore

poi il contrario svuotarsi dei battiti, per compendio d'abitudini

derivanti da condotte a salve

lo conduce presso vuoti arrendersi, pieni di grazia.

Reca con sé i danni di un antico concludersi prima di aver compiuto

il senso di un senso comune ad entrambe le parti in causa:

un numero due che resta uno più uno.

Si rinuncia così all'estasi del risultato chè il risultato è un'estasi mancata

benchè il calcolo abbia un potere ancora tutto da decifrare.

In conclusione un ti amo bene assestato fa ancora la sua figura

se in agguato, se sedotto e abbandonato, torna su labbra non tue, non mie

in quest'anno di grazia, a garanzia di denti stretti

appena sulla punta della lingua, un tremore di polsi su vene convulse.

Ti amo, così, da destinarsi a persone e luoghi comuni.

*

L’età dell’oro

 

 

Non ho apparenze, ho solo superfici

di una materia di sole superfici

sono fatto e tremo della mancanza di un nucleo.

Refrattario ad un esame approfondito

mi conguaglio un debito di sangue

in poche righe disabitate, abbandonate

ad un destino di contrabbando

le parole girano sottobanco, riluttanti:

per dirti andiamo, potrei tornare sui miei passi

per dirti vai, chiudermi a chiave nella stanza

eppure una certa condotta degli occhi

tradisce una trasparenza antropologica

che mi rende schiavo degli impulsi di base.

L'emanciparsi da tali impulsi sta alla base

del processo evolutivo, per tornare all'età dell'oro

quando ci amavamo incontrastati, gli uni con gli altri

ed eravamo un intero senza parti.

*

Nel fondo dei tuoi occhi

 

 

Ringrazio la superficie liscia delle cose

i quanti di luce che insistono ad essere fotoni

nel fondo dei tuoi occhi

il volo delle rondini che hanno punte dappertutto

e bucano le nuvole nei cieli di provincia

ma non perdono i morsi del tempo in catene

rinuncio ad essere progressista in primavera

lascio il cuore sulla bocca e nei polmoni

a battere i denti al ritmo di freddi da balera

ho già sentito gridare forte il mio nome

dagli echi di montagna, ho perso conoscenza

nei boschi lungo il fiume

non per questo risalgo la corrente

fino all'origine tra le vette

per trovare la mia stella già caduta

*

I viaggi della mente

 

 

Le vene sono fiotti da tagliole

trappole per lamenti di codardo

ma se combattere non ti viene naturale

può accadere che anche il cuore

si metta di traverso e un pensiero laterale

diventi un chiodo fisso

un Universo più sicuro a cui tornare

dopo viaggi spaziali, paralleli

al corso degli eventi, i viaggi della mente.

Così capisci quello che vuoi capire

e ti perdi dentro flussi di coscienza

sul divano della sala o in camera da letto

in piedi, al centro della stanza

con lo specchio che ti guarda

convinto di aver trovato il senso della vita

alle quattro del mattino, tra le crepe del soffitto

il cielo nella stanza, come un Cristo

l'ultima volta che lo hanno messo in castigo

prima di dire e dopo aver detto il contrario di tutto

parlando da solo, a voce alta

un addio che separa il giorno dalla notte.

*

Uno solo dei tuoi baci

 

 

Al crepuscolo della mia vertigine

sacrifico respiri affannosi

condivido con lei gli atomi

del mio apparato sessuale

riprodursi perché vivere

abbia un significato universale

mi conduce a scegliere la solitudine

come compagna solo se non muore

la speranza di una famiglia secondaria.

La vecchiaia è un'altitudine

se la vita è una montagna

ed ho un piano solare 

per passare le giornate

panchine per letture edificanti

passeggiate con l'amico cane

ed erba da fumare

boschi e nuvole randage

a forma delle amanti che amai

ma di uno solo dei tuoi baci

è tutto il tempo che rimane

*

Senza essere noi stessi

 

 

La povera preda

il male s'insinua

a catena le pupille

per vedere gli esercizi

col dolore che trafigge

il cuore maledetto

perché siamo quel che siamo

senza essere noi stessi?

Perché vinci, perché perdi

il tuo stato di coscienza?

Quando ti arrendi all'evidenza?

Siamo fragili qual foglia al vento

come percepiti per sbaglio

nel sogno di un altro

frammenti di Universo

calati nel baratro

anime condannate a errare

*

Desideri di circostanza

 

 

Si è esaurita la vena d'oro delle tempie

dei lombi in fiamme non rimane

che una porziuncola di cielo, altare

da cui pregare stelle distanti 

di cadere sovente per desideri di circostanza

da avverarsi di passaggio.

Ti ricordo che cantavi non sarà un'avventura

fuori dal tempio, battezzandomi,

non presagivo una fine tanto fuori dal seminato.

Tantomeno avrei potuto pensare di rimanere bloccato

tutto questo tempo in un Universo immaginario.

Con l'amore a perdifiato solo immaginato

e tutto ancora da fare.

*

Essere un altro

 

 

Potrei confessare un crimine irrisolto

o lasciare che la testa mi giri ogni volta che fumo

ma mi piace mantenere il controllo

sentire che vivo conficcato nel Mondo

solo quando scrivo o quando sogno

so essere un altro

per il resto del tempo amo confondermi

passare inosservato, dileguarmi

*

L’amore si fa per tentativi

 

 

Come rimedio all'esistenza ho questo scrivere macilento

facile e complesso, per certi versi che riconosco a memoria

non appena averli scritti a matita (su foglio aereo)

per resistere alla mia condizione quantica

d'inadeguatezza specifica.

Tradimento che porto a compimento con faticosa frivolezza

flusso di coscienza lasciva, lava viva.

Morire mille volte per sentire un briciolo di vita sopra le righe.

Tra le pieghe di un tempo che ho perduto ad esistere senza vivere.

Per sentire che l'amore è ancora possibile

nonostante i tentativi vani abbiano ingoiato porzioni di Mondo

con le mie speranze dentro, fatte e finite, compiere il miracolo

di una resurrezione nella carne in un testo scritto,

(strillo di cucciolo d'uomo alla deriva del senso comune)

col sangue incandescente delle mie vene interrotte

e le lacrime postume dei miei occhi di coccodrillo.

Così, una volta per tutte, celeste, di stelle, di Luna e di tutto. 

 

 

*

Nostalgia

 

 

Io ti vorrei mancare come certi indizi per decifrare

la fine del cammino, il sole del mattino, la rugiada del suo prato

come certe cose sane, piccole, sane e benedette

una prima colazione, il sorriso di un bambino

l'effetto di un film sulla gente.

Tu mi eri via per l'Universo e adesso che ti ho persa

mi resta la nostalgia delle stelle, nostalgia non di un corpo

anche se celeste, di gesti cari e reconditi

piuttosto di un tempo coi tuoi occhi

in cui m'innamoravo di tutto, i sogni erotici, gli istinti mistici

la tensione sacra di tenersi mano nella mano

a cura del freddo permanente

 

*

Due cuori in affitto

 

 

A dividersi lo spazio, costumanza di trapezi d'arredo

ci vuole coraggio e comunanza d'intenti

dove far volteggiare parole d' amore

come entrate dalla finestra, dove stringersi

di un unico petto, per due cuori in affitto.

La tendenza sarebbe non lasciarsi nemmeno per un attimo,

nemmeno per pisciare.  Far l'amore in ascensore o per le scale,

sapersi aspettare su in cima.

Come posso competere e cosa ho da offrire.

Giusto le parole a getto continuo

lascito minore di un tentativo vano, futile

di un corretto uso di una memoria già scalfita.

Senza amore diventa penoso anche giocare a fare l'uomo

e conoscere la vita è sempre più difficile.

 

*

La volpe e l’uva

 

 

Mischiando solitudini al resto del mondo

il tempo restante restare da solo

noi due per filo e per segno

seguire la rotta confusa

degli occhi negli occhi

per capire s'è vero

che non basta la mira

per un colpo al cuore 

un cerchio e la botte

sempre piena di vino

di ardore, di voglia di crescere

insieme, come uva matura

che non ci arriva la volpe

ad ogni buon conto

mi manca mia moglie

mi manca la terra da sotto

*

Essere umano

 

                                                                                  powered by I cani

                                                                                   e Baustelle

Dal principio alchemico

le parole nomadi praticano anarchiche erranze

etiche del trascendimento, impennano

 

Ho scelto te per dei motivi misteriosi

non vederti più è l'unica paura 

più grande di vederti di nuovo

 

Ho fattezze di uomo da poco

pigrizia costituente, sindrome dell'abbandono

ma sono un essere umano

 

Venuto al Mondo con gran dolore

come un essere umano

come un essere umano

 

E poi morire in un ospedale

come un essere umano

come un essere umano

 

Mentre riponi amore

nella persona sbagliata

come un essere umano

 

nella versione corrente

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Nell’atto di essere

 

La sostanza delle cose emerge dall'imponderabile

prendendo confidenza con le azioni da compiere

a tratti diventa inesorabile tanto quanto

il tempo che scorre

così può capitare che sprechi il mio tempo tentando

vanamente di diventare un altro

dimenticando di non conoscere a fondo

la materia del contendere

eppure mi ritengo banalmente presente a me stesso

nell'atto contingente di essere

*

Declinando parabole

 

 

Ho volato qualche volta

saltando una pagina

e sono caduto per terra

dalla volta celeste di certe grammatiche

qualche volta che avevo rotto le ali

su qualche filo spinato, foresta di riccioli

coriandoli, atomi.

Come foglia al vento, declinando parabole

a spighe di grano.

Come perdere la strada di casa

applicando la tecnica delle molliche di pane.

Come andare invano altrove a coltivare allegre distanze,

pomeridiane di vene fatue.

Eppure posso dimenticare, sono capace di fare la mia parte

così sarai, nello spazio di un saluto,

archiviata come storia sbagliata,

rifiuto di bagliori, una voltata di carte.

 

*

Fuori

 

Fuori, uscire fuori

prendere aria a polmoni aperti

fuori, fuori, uscire fuori dalla controversia

se sia meglio morire o arrendersi

Alla finestra voci di fondo

attraverso una sana condotta vivere a lungo

ma quando puoi permetterti solo una breve rincorsa

che ti venga in aiuto un cielo di gomma

un vuoto compiuto

Un lungo digiuno mi drizza il pelo

e ho fame di gloria quanto un veleno

distillato per anni con rabbia

chiedere aiuto ha piume di porpora

stanno piangendo nella camera accanto

*

Come da copione

 

 

La fruizione scomposta dei mezzi di massa

m'induce la memoria frammentaria

come da copione.

Mi abituo al peggio con convinzione

sempre meno cerco la svolta

con sempre minor vigore.

Sarà la vecchiaia anticipata

l'anima in pensione, coi desideri

tenuti a battesimo da una morale calcolata

a capostazione, col treno sempre fermo alla fermata scorsa.

Dove il treno è la speranza ancora in volo.

Per questo forse temo cambiamenti

per questo mi perdono.

*

Chiodo fisso

 

 

Sa essere così dolce la materia

da farti comprare un chilo di yogurt

avere come punto di riferimento un fantasma di padre

provare un amore platonico con prostitute a portata di mano;

sa essere spietato lo spirito e lasciarti da solo

in un deserto lontano da casa.

La via della  salvezza è lastricata di pazzi.

Alla mia fermata ti sei voltata dall'altra parte?

Avere un punto di riferimento è formula narrativa

ma anche terapia per la cura dell'anima.

I ricordi si fanno d'immagini.

Così mi adagio su pensieri di canapa.

*

Domatori di farfalle

 

 

So come vagare da essere umano

ma non ricordo la mansione di fondo

lo scopo rimane un luogo lontano

un paese straniero

Il destino come giorno di festa

scandisce il tempo per immagini 

e i ricordi sono sogni di gloria

che non trovano l'uscita 

per cominciare il viaggio

Fa come fossi a casa tua

prendi possesso, lasciami attraverso

lo specchio, un punto di vista sulla tua vita

Come un Cristo a mezza voce

sottrarre un grido rabbioso alla notte

che perpetua il ciclo della luce

ombra che sale dal portone

mentre la pioggia che cade

dona il ritmo alle parole e il vento

spinge le foglie per aria, altrove

rispetto al luogo designato dallo sguardo

Per generazioni su questa terra

abbiamo infilato forconi e  ghirlande di fiori

come canzoni d'autore per viaggi da soma

è il momento di guidare la speranza

in direzione ostinata e contraria

a quella della materia, atmosfera

domatori di farfalle 

 

*

After party

 

 

Destinarsi after party, dopo

la fine del Mondo

voltarsi di tre quarti

nelle foto

per uscire meglio

dagli ingranaggi

dei granchi presi

a viso aperto

per paura dell'ignoto

arrendersi alle tesi

prima che si metta in moto il meccanismo

del grande rifiuto

lasciarsi andare alla vita

come per gioco

foglia al vento in una clessidra

con le radici nel vuoto

per giunta dirsi addio

con gli occhi negli occhi

le stelle nel cielo, i cipressi e la pioggia

Era d'inverno, un vento sottile

che bucava le ossa

il sangue scorreva, pieno di grazia

eppure c'era gente

che ancora s'amava

 

*

Fuori dagli schemi

 

 

Sotto lo stesso albero ci fermiamo a scrivere

padre e figlio, senza saperlo, a distanza di anni

saremmo diventati canzoni nelle vite degli altri

scrittori fantasma, macerie di attimi andati in gloria

plasma per dracula ignoti;

forse, bastasse muoversi poco dalle proprie posizioni,

per restare centrati, in equilibrio tra le dimensioni

muovere passi in una sola direzione

aspettare ancora un poco, prima di parlare

prendere le distanze dal dolore, senza tradirlo

dal male, ammettendo che sia in noi stessi

tentando di imparare dagli errori commessi

ad essere amati, pensare fuori dagli schemi.

Nonostante siamo in tempo per cambiare

saremo vecchi negli anni sbagliati.

*

Tra le onde

 

 

Mi lanci la scialuppa di salvataggio

ma vedo solo mare ad oltranza

o è una trappola, come una vacanza 

in cui non ci si riposa affatto?

Dammi un segno, una speranza

non lasciarmi alla deriva 

solo, in balia di correnti da strapazzo.

Nel rumore di fondo troppo fioca

la tua voce tra le onde.

Puoi condurmi da te se vengo in pace?

 

 

 

*

transito terrestre

 

 

La distanza è solo formale

il cielo, il vento, il mare siamo noi

se mi vuoi solo per un attimo

altrimenti sopportami alla pari

di un effetto collaterale

difficile da battere

 

Se rifletto nello specchio

trovo compagnia

poi mi perdo

in pensieri capovolti

e non capisco da che parte stia

dell'Universo occidentale

 

Se ti attraverso

coi miei versi da viaggio

o passi oltre

al prossimo miraggio

che ti sia fonte

d'ispirazione artificiale

 

Sei tu, con gli occhi di un'altra

la nave spaziale 

che mi porta su Orione

la promessa perplessa

di una vita migliore

dentro una vita qualunque

 

Sei sempre tu che mi fai 

sprecare il fiato

il decoro  sconsolato

la ragione fuori uso

quando dovrei

pensare al futuro adesso

 

Alle prove d'affrontare

collettive e individuali

combattere la solitudine

conservare l'attitudine

d'ingannare il tempo

con giochi di parole

 

E poi non sono più lo stesso

mi è successo d'invecchiare

chiaramente prima

di essere diventato immortale

come si augurava

il mio clone fantasma

 

Per la speranza di un secondo

transito terrestre

che mi vedesse partecipare

della fine del Mondo

mediante scelte complesse

e comportamenti contro corrente

 

 

 

 

*

Possa l’amore (reincarnazione?)

 

 

Sono tempi bui

viviamo in un Mondo crepuscolare

sembriamo ambire a una fine

più che tirare a campare

 

Le solite foglie

nel vento a vagare

mi ricordano sempre

la vita che va

 

Dove andare a parare

i colpi del tempo inferiore?

Quanto all'eternità

non ci assolve mentire

 

Siamo creature ostili

alle leggi di base

che sanno a fatica

non farsi del male

 

Possa l'amore

insegnare una sana condotta

possa la morte

essere una nuova occasione

 

 

*

Da posizioni consone

 

 

Perché? E cosa vuoi da me?

Chiedi e ti sarà dato, d'altronde

sono la tua Penelope.

Tesso trame di parole

che attendono di essere indossate

da te che sei misura del filato

materia incandescente

che plasmo nella mente

a immagine di un ricordo immaginato.

Fa di me quello che vuoi

fa di me quello che voglio

non appena me ne accorgo

ma stai, non andare via

dammi la gioia impulsiva

della tua compagnia,

potremmo per esempio per iniziare

raccontarci ciò che ci piace

sotto forma di lunghi elenchi

salmodiati di parole

o scambiarci impressioni

sull'ultimo film visto al cinema

o alla televisione

oppure dare forma alle nuvole

da posizioni consone

tipo l'erba del prato

alle pendici del monte più vicino

quelle chiacchiere insomma

stupide e care

che si fanno tra amici 

con un po' di fantasia

*

Ovunque

 

 

                                                                    a fianco della mia nostalgia

                                                               non ti ho mai voluto così bene

 

Posso capirti per escursione termica

per anafora, per aforisma, 

per metafora di un'anatomia simmetrica,

cambio di clima, messa a sistema la congiura del gelo

eclissi, ecosistema del falso nel vero.

A capirsi un gioco di sguardi

in cui vinca il segreto

di un antico splendore tengono tregua.

Se mi guardi anch'io mi vedo.

Se ti guardo dove sei?

Nei tuoi occhi o nei miei?

Dove risiedi?  Dove ti elevi a potenza?

Ovunque, ovunque mi arrenda.

*

Come un severo tornare

 

 

Stortura del tempo flesso

l'inverso partire delle foglie

che è un severo tornare

al cospetto del vento

che è il motore delle cose leggere

alla terra, a cui tutto appartiene

Prendimi questi pensieri

cacciali al fiume

che prendano la via

che conduce al polso della situazione

oppure dalli alle fiamme

per accendere un rogo

sulla nocca della collina

e come per gioco

tienimi per mano

sul bordo affilato della roccia

mentre saltiamo nel vuoto

Questo apparire di luci lontane

mi ricorda da vicino

i tuoi occhi pensosi

fino al mattino continui la pioggia

*

Purgatorio

 

 

La fase calante di un sogno di gloria

chiede aiuto a forze e frasi di senso compiuto

che risiedono altrove rispetto al normale

statuto dell'attitudine

per non svegliarsi già vecchi, già pieni d'acciacchi

per una seconda versione dei fatti, la propria storia da raccontare

cose a cui pensare entro un certo limite

a tempo determinato o il rischio è

di calarsi un personaggio sulla faccia, una maschera.

Per essere veri qual è il dafarsi?

Ma che vuoi che mi importi?

Sono troppo impegnato nel prendere sonno

e stravolgere il senso di certe immagini

che ancora oggi mi vengono a trovare

nelle stanze private, in un condominio di tarantelle

stanotte in un istante e ogni notte per sempre.

Così circolare nelle mie poche intenzioni

che resto sempre uguale, regolare nelle trasformazioni

anche solo immaginate. 

Sognatore della veglia, inconscio esploratore.

Così ti penso, confusamente e percepisco ogni tua azione

come il tentativo disperato di liberarti di me

senza troppo soffrire.

Presuntuoso da parte mia e impertinente, persisto

ma senza l'ombra di un rancore

(semmai i sensi di colpa per non aver saputo evitarlo)

e il peggio che mi tocchi è un Purgatorio solitario.

 

 

*

Sono solo parole

 

 

 

Per tenerti a bada ho usato parole messe a fuoco

e per mettere a fuoco certe immagini

ho attinto a piene mani da una memoria fuori bordo.

Apparse a cielo aperto, chiuse in me stesso

tradotte da una mente che vacilla

pensate mille volte per un tempo lento

perfidia di letture a voce alta, scritte di getto

come confermarsi un perdigiorno

eppure ancora non estinguo ululati

se la Luna compare a farmi da bersaglio:

parole, dilapidarne un capitale pur di scoprirti il fianco.

*

Fatta a pezzi

 

 

 

Eterno adolescente, già in crisi di mezza età,

fui complice di un quieto vivere per necessità di farmaci,

a tirare avanti senza voci, tu mi piaci, dal vivo

non te l'ho detto mai

ma che vuoi sono più vivo tra i versi

che in fase alternativa e quando scrivo ti attraverso,

come prima che ti tenevo a debita distanza

e mai troppo vicino.

Sono un contadino senza piante, senza orto, senza giardino.

Perchè tu sei lontana, a far l'amore con il mondo

e con il tuo destino.

In tua assenza ho affinato tecniche di sopravvivenza

inclini al martirio ma prive di conseguenze irreversibili,

così tornare indietro sui miei passi è un tentativo di archivio

di pratiche collaudate, il punto di partenza come punto d'arrivo

in un turbine di sequenze permanenti,

in equilibrio tra fasi e contro fasi

dove la materia del contendere è la vita tutta quanta fatta a pezzi.

*

(curami)

 

 

Il dramma politico delle nuove generazioni

è di non aver ricevuto un'educazione sentimentale

con l'aggravante di avere infranto

ogni limite di velocità e io invece di pensare

continuo a salmodiare, fedele alla linea 

dettata dalla mia superficialità

 

D'altronde ho perso il potere

di cambiare le cose

non appena venuto al mondo

come un segreto svelato

o tenuto per troppo all'oscuro

del suo stesso significato

perde il volume di una verità potenziale

e diventa sottile come un colpo di freddo

che ti prende allo stomaco con basso profilo

ma esito certo, definitivo, così io

 

Ora, in aperta campagna, se ne può parlare

ma ora al centro commerciale

in fila per il bagno? Eppure sono vivo

eppure non so per quanto

non sono un passaggio di stato

non sono un vuoto esagerato

non sono una fase del coito

se non puoi trattenerti 

meglio se a cielo stellato

 

Ti vedo perplessa, stupita-perplessa 

mi fai venire voglia di ridere

e riscopro quel senso

di essere preso in cura da te

non per questo salvo

ma in via di guarigione

e mi ricordo di desideri sospetti

e fragili simpatie

non per questo salvo

non per questo fuor di prigione

è tempo di rimozione per me

è questo assolutamente vero?

 

 

*

Vite parallele

 

 

In clandestinità spargo il seme dei miei giorni

edulcorando vite parallele a moribonde

fasi alterne, albori di vie lattee

i pensieri in latifondo,

per redimermi da peccati tutti uguali

concentrati in un secondo

momento di riflessione estemporanea,

trovare il capo della fune

da cui prendono piede le parti del corpo

e ordinare al cuore di chiudere gli occhi,

ordinare al cuore di battere forte.

*

Di foglia al vento

 

 

Dove nasconderli certi pensieri?

Dove nascondersi dai desideri?

La volontà si squaglia in rivoli

e si perdono le forze

quello che ottieni

è di essere travolto dalla vita

ancor prima che si avveri

vuoti e pieni. 

(Io?)

Alla speranza io mi arrendo

di una conclusione magnifica

un finale poetico, piuttosto un refuso

vanitoso di foglia al vento

*

Mani in tasca

 

 

E' un canto disperato 

in versi di balena

alla vita che si avvera

il mio commiato refrattario

ai colpi di scena

così me ne vado 

per le strade salutando

buonasera 

con lo sguardo in alto

le mani in tasca

perso per pensieri

che mi voltano al passato

dove sei andata

a perdere il fiato

su crinali di montagna?

O la vita ti appaga

anche solo respirando

un'aria normale?

Non siamo stati

buoni amici per caso

capisco meno

ciò che ci separa

e invidio chi ti ama

riamato con concentrazione 

scrupolosa

ma la vita che volevo

comunque non passa di moda

con stupidità artificiale

è la cosa che non muore

 

*

Alle cinque di mattina

 

 

Mi alzo alle cinque di mattina,

spacco la legna, mungo la mucca,

porto da mangiare ai cani,

mentre infuria il fuoco del camino,

la mia sindrome di Stoccolma

m'impone un inchino al mio aguzzino

per evitare ritorsioni autunnali.

E la mia mucca sei tu,

i miei cani sei tu,

il mio aguzzino sei tu,

sei tu la legna nel camino.

Per quanto vali, struggersi non vale

di un'inerme prigionia,

la catena che mi tiene è a maglie fisse:

dall'addio, nei pensieri, la distanza non esiste.

E' tutto il moto percepito.

Quest'inverno fa le scale amore mio

per ascensioni analogiche in con-dominio.

*

Anfora di cristallo

 

 

La liturgia dei versi è anfora di cristallo

tra anfore d'acciaio,

alla sensibilità di ognuno preservarla da accidenti

e riempirla di significato, proprio, inadeguato

ma comunque prova di un tentativo di avvicinamento.

Il tormento, il guaio scongiurato, sempre predica

una trattativa col pensiero e anche quando

l'esito si fa più incerto trova le parole

di un dolce abbandono, fosse anche un latrato

di bestia ferita nel suo covo o canto del lupo

alla Luna in campo aperto,

può lenire dolori senza un nome.

Dal particolare all' Universo sconosciuto.

*

Rose e fiori

 

 

Comodamente prende posizione, stanziamento,

un pensiero sottinteso, un malinteso.

La mia volontà 

si spezza nell'imbrunire di una scelta

fatta tanto tempo fa,

voleva più non vola l'immaginazione che consola 

si racconta una favola da sé,

è malato il mio commiato da me stesso,

volava più non vuole fare il dafarsi, 

la coscienza si distrae, sembra fatta per giocare

con la colla e la parola che si stacca dal parlato.

Muto me ne sto, a contarmi i respiri

mentre salgo per la costa che fa il giro.

Il fiato corto l'ho pescato tra la paglia,

gli occhi tristi in un lago di montagna.

Il ventre gonfio tra gli otri clandestini

di certi frati birraioli.

Così mi cingo di allori, bestemmiando

che la vita mi piace più di prima.

Prima quando, che ero magro,

pensavo che la vita fosse tutta rose e fiori.

*

Così come i versi

 

 

Cospirando con la notte

tramo nel vicolo discorsi di poche parole,

un posto al bancone per sogni di gloria,

veglie di gloria e sbornie di alto valore.

Spirituale sarebbe la mia meta recondita,

non fosse che la materia mi conclude

in quello che sono,

quasi come un cane che si vergogna

a chiedere il cibo

ti chiedo perdono per non avere capito

ma il disturbo che tolgo è un canto proibito

che tengo a catena in giardino

per Lune da lupi senza memoria.

Questo vino non lo benedice nessuno,

resta vino anche se la carne lo incontra.

Così come i versi, astemi,

versati da vene per buona condotta.

*

Lungo i condotti

 

 

Sarebbe vano cercare la portata massima del cuore

rotolando giù per condotti d'avventure arteriose

e pensare di poter aver ragione dei frutti odorosi,

dei fiori colorati, dei cosmopavoni.

Meglio restare con i piedi per terra, in gracili zolle

anche se le nuvole sono un invito per la testa

a prendere il volo.

Le montagne riarse e brulle, parche  e generose

tessono trame di sentieri di poco boscosi

ma sempre recanti uno scorcio sul nulla.

Fino a valle, dove il bosco decolla.

E il fiume consiglia di stendere i panni

in favore dei raggi del Sole.

Per asciugare dalla pioggia sottile tenere ossa

accendere fuochi di faggio a mezzanotte.

Per le preghiere recarsi altrove.

*

Folate mentali

 

 

Siamo spazzati da venti oceanici

che ci costringono a folate mentali,

con gli occhi aggrappati ad immagini,

giunte fino a noi dall'altra parte del mondo

o in maniera artificiale da un luogo della mente

che viaggia a ritroso rispetto al normale corso

di una corrente che crediamo di conoscere,

per esserci immersi quotidianamente,

senza apparenti ripercussioni,

per vite (masticate) intere,

che non facciano parte dei meccanismi

che regolano il regno animale.

Comunemente il nostro sentire sarebbe

un teorema di Pitagora

o la dichiarazione d'indipendenza

del volume della sfera

ma ogni tanto la sabbia negli occhi

e le formiche nel cervello

ci costringono a percorsi

dove anche i pensieri più dolci

non trovano scampo e i calcoli si complicano,

perseguitati da paranoie circolari.

Siamo confusi, dunque nervosi e divisi

in particelle crepuscolari

per cui la nostra personalità vacilla

in declinazioni esasperate

tra gioia sfrenata e abissi immacolati,

non prendiamo una posizione

che ci consenta una dinamica equilibrata

una porzione di tranquillità balneabile

e siamo schizofrenici compensati.

 

*

Le invasioni barbariche

 

 

Abbiamo perso quei sentimenti

che abbiamo detto che non avremmo perso.

Ci sono state le invasioni barbariche di mezzo.

Il senso di una vita nell'atto di sparire.

La convergenza della luce del mattino

sul comodino addormentato,

che vuoi che non sappia che non vedrò

la tua guancia sul cuscino

e il tuo sorriso di lato, prima di andare via?

Cosa credi che non sappia

che non avranno memoria le mie braccia

delle tue forme circostanti?

Ma se è una patologia questo sentire,

una corsa a perdifiato

e tu non mi vuoi guarire,

allora resterò malato, in attesa di un miracolo.

Abbiamo perso quei sentimenti

che abbiamo giurato che non avremmo perso mai.

Ma si sa le invasioni barbariche

cambiano le cose.

E in modo repentino, in un tempo di pochi atomi,

ho deciso di nascondermi dietro versi spaiati,

pieni di sangue, perchè non si versasse

che un lamento di sintassi e le vene intatte,

perchè hanno già dato, continuassero a dare

la loro lezione ai cuori infranti.

D'altronde credi che non sappia

che scapperai anche dalla prigione

che ho costruito per te nella mia mente?

E' evidente che sei fatta per scappare

da tutto ciò che ti trattiene.

Il bene, il male, concetti sopravvalutati,

se non hai la libertà di scegliere

per te il futuro che vuoi.

Ma che vuoi, abbiamo perso quei sentimenti

che abbiamo giurato che non avremmo perso mai.

Sono passate le invasioni barbariche

e hanno spazzato via tutto il resto di noi.

Non rimane che una parte segreta, inaccessibile,

una legge matematica.

*

Effetto placebo

 

 

 

Ti sento così vicina che quasi posso toccarti

o già sei dentro, nei sotterranei stratagemmi

del mio apparato circolatorio, a divinare, venatoria,

il mio futuro da preda officinale, farmaco da banco,

un generico pronto all'uso occasionale.

Così mi prendi, in gocce di pioggia e foglie al vento

per un sollievo missionario di tregue da placebo.

Se potessi allungare il passo alle mie parole forsennate,

forse nate da un desiderio incontrollato, farei ombra

ai tuoi pensieri esposti alla censura di un sole spietato,

meridiano di stesure controvoglia.

Ma sono stanco di lottare la battaglia di Don Chisciotte.

Ti appartengo per disfatta, il diritto di nascita che ti compete

è il mio vano tentativo di una parresia immacolata.

 

*

A quale costo?

 

 

A quale costo perdemmo quel sentire di bosco,

rintanati in ombre confuse, alla luce di conclusioni sbagliate

e deduzioni alla rinfusa? A quale costo gemma la rosa?

Di entropie in cumuli.

Così noi portammo a termine l'apprendistato,

petalo dopo petalo, il conto delle spine.

Tumultuosamente, senza programmare il cielo per le nuvole.

O accordare al senso di vuoto ogni singola ragione.

Per gioco, sprezzo del pericolo, l'inclinazione,

il cordoglio della mia generazione, con l'individuo

ancora vincolato a render conto delle proprie azioni.

Forse col tempo tutto si perdona, presi per stanchezza,

sul divano, con un bicchiere di vino, sconfitti dal capitalismo

e la paytivvù.  (-Ancora tu?  Di già?

Non dovevamo vederci tra un po'?-)

La lentezza è un bene di lusso.

Così adesso velocemente mi consumi.

La felicità del sangue che scorre nelle vene al sicuro

la conosco a polsi alterni e per sentito dire.

Altrimenti battente, il mio cuore stantio.

Mi è valso un riformatorio di altissimo livello,

tutta la vita che mi resta e la passata è un caso aperto,

il vizio inverso di un detenuto in attesa di giudizio.

 

 

*

Vicino scorre il fiume

 

 

Partiamo dall'inizio:

quando il verbo conobbe la tua bocca

si fece carne viva,

non prima, nelle inerzie andate in fumo

per assenza di coscienza.

Non nella mente collettiva

di un Dio ancora uomo.

Per te, perché io non sono stato mai abbastanza,

per te il frutto è caduto dall'albero.

Proibito chiedere aiuto, catturare il cielo in una stanza.

Il mio regno è già finito.

Piange miseria  l'inconscio ancora vivo.

Eppure condivide la ragione con il tuo lato migliore.

E il tuo lato migliore è un dolce perdere i sensi.

Allora a che serve essere presenti a se stessi

se l'unico sguardo che vorresti si posasse su di te

è rivolto altrove? Non è questione di domandarsene il perché.

Le risposte taciute fanno esperienza dell'amore

in silenzi sconosciuti e poi

altrove è un bel posto per tenere gli occhi chiusi

se non ci sono pericoli vicini e vicino scorre un fiume.

Vedere quello che non c'è,  l'intuito che può confondere.

Io sono qui, si ma dove?

 

 

*

Vanità di vanità

 

 

Vanitoso mi appiglio alle conifere,

vertebre del bosco, per un verde risveglio del mio sguardo.

Come in posa per la foto, lo volgo di lato, sognante.

Scoppi a ridere e io ti vengo appresso,

da distante che ero, nel processo di avvicinamento.

Quanto costi? Perchè non posso crederti senza prezzo.

D'inestimabile il cielo terso, i fuochi a valle

e parte un lungo elenco di cose belle,

che ti risparmio, nel gioco delle parti,

perché non mi compete convincere gli astanti

né tantomeno te, invincibile nel tuo ruolo di gradassa,

di santa. Ma ti ricordo che peccammo.

Che peccasti di una giovinezza bellicosa,

tu madre, tu sposa, io appena nato.

La tua vita aventurosa continua da un'altra parte,

a reti unificate, dove cadono, artefatti, amanti in senso lato,

freschi di pescato.

Percorrendo senza mezzo termine certi silenzi tortuosi

posso aspettare invano che tutto si trasformi,

se resta uguale, immutato, il desiderio che torni e tu non torni

e niente si ripete.

La mia fede è una proposta indecente,

credo di credere a ciò che conviene

ma intanto prego che la mente non fugga dal reale.

La paura che mi assale è che esista la verità,

da qualche parte, per  quel che valga cercarla.

Nella menzogna voglio stare, di tre quarti,

mezzo addormentato e sognare di noi altri,

felici e senza affanni, in circolo virtuoso.

Non oso annoiarmi, sono troppo vanitoso,

il tempo mi ammaestra e se penso che mi amasti?

Un poco, di tanto in tanto, ritorni sui miei passi?

"In tempo per le messi al tuo grano bruno di foresta".

Contrariamoci: io vado, tu resta.

*

Da nessuna parte

 

 

 

Schiena dritta, la postura conveniente

per uno sguardo d'insieme,

le spalle come vele a sondare il terreno,

per direzionare rotte intere, da un punto ad un altro,

dall'inizio alla fine, se ne hai il coraggio,

se il vento mantiene (l'apparato)

e camminare respirando col naso

oppure piegarsi sotto il peso di pensieri di passaggio.

Forse è un'arte perdersi in chiacchiere,

perché è un'arte perdersi in generale.

Così scendo le scale, trasognato,

senza guardare attraverso la strada

e non voglio andare da nessuna parte.

Cade un vaso poco distante, mi manca.

*

La felicità è un sistema complesso

 

 

Sa di oltraggio questa mancata euforia,

la vanifica una lite domestica.

Per un quieto vivere 

sarebbe meglio se certe parole

fossero taciute, se non rispedirle al mittente

fosse la prova del nove

nel teorema dell'arrendersi.

Con fughe verso l'esterno, verso per verso,

per non confondersi con rancori calcolati

e agire l'inerzia dell'istinto,

per processi sommari che sottraggono alla ragione

una guida sicura verso un porto sicuro,

cercare uno spazio da riempire

prima che venga la fine o che io l'attraversi.

Vene, ciò che conviene

non è sempre sostanza delle cose.

Torno a te, perchè niente è come te

nel ricordo che m'appartiene.

Così può capitare che per far sbollire la rabbia

pensi all'elenco dei sorrisi che facesti,

come per errore, perché non volevi che ti vedessi

per l'occasione, ti cogliessi come un fiore.

Esperire dell'amore la genetica dell'abbandono

mi rende orfano, senza pudore.

Fosse anche un giorno di Sole

a far andare le cose come devono andare,

bastasse una bella canzone

a cancellare una brutta notizia,

allora potrei imparare a memoria

il percorso di una vena da miele.

Fino al cuore rivelatore,

oltre le stelle menzoniere.

Ma non ti chiedo di più,

in fondo sono soparvvissuto alla tempesta.

Il riflesso nello specchio non mi è nuovo

va e resta, come me, come mio, eppure ancora non sono.

La felicità è un sistema complesso.

In sua assenza cercare dentro se stessi

le ragioni del vuoto.

 

*

Il bosco a vento

 

 

Saliremo ai faggi torti

di quel bosco ventoso 

che ancora s'impianta

sul ceppo della montagna.

La luce che filtra

la nebbia sepolta

in granuli d'oro.

Respirata d'affanno

per la lunga salita

sarà l'aria la meta

dei polmoni al mattino.

Più vivi che morti saremo

più stanchi di prima

con gli occhi ubriachi

come di vino

per la troppa bellezza

invece le foglie

a blandire il terreno

saranno tappeto

dei nostri passi scoscesi.

Allora sapremo 

che nulla è perduto

se rimane del tempo

per stare insieme nel bosco.

*

La follia perpetua o l’amore di un attimo

 

 

Saltando alle conclusioni da una premessa faticosa

potrei giurare che quella mattina dovetti scappare da tua madre

scapicollandomi giù per le scale ancora mezzo addormentato

pieno di me e di te in un modo che a posteriori giudicherei vanitoso.

Ma che vuoi ero innamorato come un cane del suo osso

un osso bellissimo, dai lunghi capelli ricci (e l'anima di chi t'è muort)

e l'anima d'artista, che avevo appena sotterrato

per paura che qualcuno me lo potesse rubare

e invece ancora non smetto di scavare

ho abbozzato ettolitri d'inchiostro

sangue dei poveri di spirito.

Ma esplicitamente non deduco in merito alcuna dispersione

è solo la terapia che mi ha prescritto il medico

prima di andare in pensione.

E' come fossi assediato da quello che manca

e facessi finta di essere inespugnabile.

Beni di consumo a riempire un senso di vuoto

di origine nervosa, come fossi una discarica

senza fondo.

Com'è difficile volersi bene nel modo giusto

prendersi cura di se stessi

implica conoscersi anche con un certo intuito

che ho perso appresso ai complessi d'inferiorità

alle manie di grandezza, i sensi di colpa

le paranoie fondamentali, le allucinazioni materiche

e la sindrome dell'abbandono.

La crisi di mezz'età sarà passata al vaglio della santa inquisizione

quando i giudici verranno eletti dal popolo

per il momento rimandiamo ad opinioni di comodo.

Quello che ti posso dire è vivi la vita a più non posso

senza riserve ma guarda la Luna, non guardare il dito.

Alla Luna puoi affidare speranze che prendono il volo

certo tu mi dirai al dito ho messo un anello

e io allora ti dirò, sfinito, platonico, intendendo

il mio amore senza controllo

a cui tu devi mettere un freno

quindi ti suggerirò catena, tu risponderai guinzaglio

e alla Luna non smetto di abbaiare.

A proposito hai visto che bestie i cani?

Sono animali superiori proprio di natura.

Ma non divaghiamo, sei brava a fare quello che fai

e poi parli tremila lingue, che invidia!

Come mi hai preso in giro, ti sei fatta beffe di me.

Chissà se lo meritavo?  Vabbè acqua passata.

Adesso che facciamo?

Si potrebbe provare a costruire un'amicizia inossidabile

senza abbandono, un continuo ritorno a casa dell'anima.

Si potrebbe parlare per ore, con l'unica intenzione

di farsi compagnia, senza dover spiegare le mie ragioni alle tue

e le tue alle mie.

Si potrebbe tentare una sortita nell'immaginazione

con le mie palore e i tuoi colpi di luce per un ballo a due.

In fondo

"siamo due forme di vita sul terzo pianeta del Sistema Solare".

Tentare non nuoce, si dice.

 

*

Luce dei miei occhi

 

 

Dando fondo alla luce dei miei occhi 

colgo l'ultimo particolare:

il tempo sprecato è un lusso

che non posso permettermi

così raduno tutti i miei atomi

in palmo di mano, in un soffio di vita, un tiro di colla

una boccata d'aria e fretta

durante uno scorcio di montagna

che trattengo sulla punta dei polmoni

mentre le labbra non trattengono l'eco

di una lingua da carnivori di buon appetito.

Mi faccio scudo con una buona educazione

non solo se piovono bestemmie.

Altrimenti mi nascondo dietro a un dito

e anch'io sono uomo di poca fede

e poca cosa la mia sostanza.

Tuttavia ho preghiere da recitare

per la gioia dei miei cardini

a vantaggio di certe aperture mentali

che mi evitano di un soffio la barbarie.

Esistere non conviene, conviene vivere, ad oltranza.

Oltranza

*

Atto di fede

 

 

Torniti cardini di ginocchia flesse a vento

e di caviglie rampanti

i tuoi passi cardinali nella notte chiusa a chiave.

L'estate che attraversi ti attrae e suo contrario

per avvolgerti in sudario

sotto le coperte-coltri di un insalutato ospite

le stagioni che hai, sia a freddo che a caldo

approfittando di un mezzo di trasporto

il cui carburante è la fantasia titolare.

Spostarsi da un posto all'altro

non è appannaggio soltanto di viaggiatori edulcorati

onironauti della veglia, battitori campali dell'ultima spiaggia

si apprestano a salpare senza averti

ad occhi chiusi, ad occhi aperti, per destinazioni sincopate

evitando solitudini modeste, senza abissi e senza vette.

Ricordare è un atto di fede

un pretesto per immortalità determinate, convulse

come certi contratti capestro che ti rubano la vita

di nascosto e tornare indietro è un po' morire

a prima che capissi cose vere e senza prezzo

che conti sulle dita, tutto il resto che si arrenda alla rinfusa

o mia amata o mia Musa, il tempo si sostanzia 

in via d'uscita, in linea di massima, in ultima analisi

nelle rughe di montagna e sulla fronte, inguaribile romantico

sempre a lavoro, stacanovista dell'orario continuato, umano sovrumano.

 

*

Pindarico di primo soccorso

 

 

Sabotato dagli argini il comizio del tempo

la falange del silenzio si arma

di uno strano coraggio

nel chiedere aiuto 

alle fazioni del vento

saltare per aria

in un volo cocciuto

che non ama atterraggi

Pindarico di primo soccorso

collaudato da cadute precoci

ferite per colpi di grazia

ricordano tempi maturi

e frutti di bosco

grano da falce e ricci di Kashmir.

Non ho potuto fare a meno di crederti

è stato automatico

d'altronde ho capito 

che anche i caotici

possono essere neutri

pensieri di morte.

*

Quando sete ti coglie

 

 

 

Posso capirti?

O capisco solo quello che voglio capire?

E se quello che voglio capire

fosse quello che tu vuoi che io capisca?

Saremmo d'accordo allora sul fatto

che io non posso odiarti, in alcun modo

dato l'antefatto che ti amo ancora, se l'amore è una patologia

perchè sei bella, come una piccola venere

alquanto ardita e hai l'anima d'artista

l'ho capito subito, la prima volta che ti ho vista

e tra le tue dita scorre la vita, con disinvoltura.

Che io sembri un qualunquista non è una copertura.

Ho rari guizzi di coscienza, tutto il resto è contro natura.

Non credo di essere all'altezza di una storia matura

per questo mi perdono per averti lasciata andar via.

Smettila di piangerti addosso e dimagrisci piuttosto

mi sono detto a un certo punto, ci sto provando, sia quel che sia.

Ma è troppo tardi, per di più è già accaduto tanto tempo fa

un dejavu dei più scontati.

Ho vissuto in alternativa in un mondo altro

per non soffrire di smarrimento, ho perduto la strada.

Dopo qualche acuto, oliato l'ingranaggio,

il rodaggio durato a lungo, c'erano cose da imparare

ma la mia mente è facile all'imbrunire ed Io che vuol dire?

Se sei separato in casa.

Per tornare uno, qualunque mezzo è buono

e non sentire più le voci.

Tutto il resto è secondario, anche l'amore, a meno che

non sia l'amore il mezzo principale.

Cosa vuoi che ti dica? Tu chiamole se vuoi, scorie mentali.

I miei pensieri nella notte, esposti allo scherno.

Latte versato di versi inconsulti.

Frequento le fontane all'ombra, d'estate

se ti va di parlare. Quando la sete ti coglie.

La Piazzetta del Sole con i suoi muretti bassi e luminosi

è un invito a perdere tempo in chiacchiere care e senza peso.

Dolci, come i baci degli innamorati nel cuore della notte.

*

Una variabile di poco conto

 

 

La porzione di mente che va sottoposta al potere

al governo dell'altra, qual è delle parti?

Oppure di comune accordo ce ne andiamo di tre quarti

fosse anche capovolti, uscire per sempre di scena tripolari?

La prerogativa di un pensiero confuso

è di non avere né capo né coda, neanche una destinazione d'uso

un vantaggio sull'ignoto, da spendere al mercatino dell'usato

nel corso di una vita spericolata (una di quelle vite di una volta).

Per sempre disperato me ne vago, dileguato il miraggio

di un futuro migliore, come fatto di pozioni velenose,

come in cerca dell'antidoto, mi perdo in periferie misteriose,

fuori dall'orlo, dai confini in cui i pensieri mi lasciano a riposo.

Posso sentire che vivi, a distanza di migliaia di chilometri

ma questo non vuol dire che possa percorrerli a ritroso

fino all'inizio della storia.

Crescono in fretta i figli e si perde la memoria di certe variabili

che andarono a vuoto, che non balzarono agli onori della cronaca,

che non furono messe a verbale.

Così da un po' coltivo solo speranze collaudate,

stati di coscienza verticali.

Da quando ho capito che fare pace con me stesso

è un'esigenza primordiale.

Mi perdono per essere fatto così male.

*

Quadrumane ( o fuor di clessidra)

                                                          Essere padroni della narrazione

                                                          per dare il proprio senso alla storia

                                                          è diventata la forma

                                                          di propaganda dominante

 

La disillusione che al funambolo costa la vita in un istante

l'ho inserita in uno spettro più ampio, diluita nella pozione del mago,

nella locuzione poetica del gesto accorato del saltinbanco:

come un profeta ho regnato sul mio Mondo, da schizofrenico.

Ho portato la montagna a Maometto per le sue gite di campagna,

ho compromesso una fede problematica per credere solo al riflesso

privato di una realtà consolidata

(da qualcun altro, più in alto nella scala di potere).

Ma non posso delegare il mio passato a una propaganda squattrinata.

Devo cedere alle lusinghe del mio ego, quando sogna

resurrezioni nella carne, successive e immaginarie,

come prive di sostanza.

Tornare alla posizione di partenza, rannicchiati cielo e terra 

nel grembo materno, è il mio pensiero dominante.

Come posso conquistare la posizione eretta? Si chiedeva,

bevendo acqua dalla pozza. Così sono io, nel mio stadio di coscienza.

Ma la voglia è materia da indagare per più vite rigorose.

-Trarre cocnclusioni affrettate è un esercizio troppo in voga

per essere per te la cosa giusta da fare. Mi ripeto giorno e notte

tuttavia non mi do ascolto, come fosse un pezzo secondario

di un gruppo minore, la mia voce interiore, di cui faccio parata

solo per marciare in ritirata. La battaglia finale è cominciata!

Se non la faremo noi, troverà la forza di farsi da sé questa pace decollata,

senza capo né coda, prima che vada la clessidra in frantumi disperati?

 

 

*

Le forze del disordine

 

 

Non basta l'eloquenza del dettato

questa pioggia meraviglia e spaventa

per intensità e tempo prolungato, rarefatto

costanza di percussori sull'asfalto

e la terra battuta che incalza 

con odori e rancori brulicanti

di profondità abitate da vermi e grilli talpa.

Tu sei lontana, a catturare la luce

sugli altari di spiagge immacolate.

Qui la madonna appare a una signora tutta ombre.

La sua statua piange, piange sangue di porco

memento mori.

Non tornare, non farti vedere mai più da queste parti.

La mia testa vuota si rinfranca come una terra scalmanata

senza campi coltivati a paradisi, inferni o purgatori.

Posso solo stare, senza cognizione di causa

gesticolando parole straniere al verso della vita.

Lascio che sia, tutto il male, tutto il bene del Mondo

come un parassita poco curioso

già noto alle forze del disordine.

*

Propaganda live

 

 

Sto adescando la parte peggiore di me

nell'estremo tentativo di estorcerle

un giorno di sole sul bivio di un finale tranquillo

sul crinale di un tempo proibito

dove tutto scorre violando la purezza del cosmo

e si comincia da capo ogni volta che vuoi

e puoi scambiare coralli per la catena

che porto al collo tatuata ma la vita

se n'è andata tempo fa.

Resta solo l'ologramma della promessa di un uomo

di diventare più vero di così.

Il dato di partenza, la polvere di stelle,

in farina delle nuvole, per poi arrendermi

ad un quieto vivere, colmo di virgole, 

e punti esclamativi! Come cani 

che si rincorrono la coda, innescando

vortici cortesi e propaganda live, nelle retrovie.

Quando non mi credevo vivevo meglio

adesso ho sempre ragione su di me

certo rischiavo la vita ma la vita cos'è

dove infuria la battaglia, al centro della mischia?

Sento di pensarla con affetto questa vita

come fosse un ritorno a casa

dopo un lungo viaggio

un cane abbaia dal cancello, addomesticato

un profumo arriva dai panni stesi di bucato.

Un classico, ben confezionato.

Sono stato matto da legare

ma i miei affetti mi hanno riportato in me 

e la medicina generale, tradizione di psichiatri

pratici e leali, sogno ed incubo di ogni schizofrenico. 

Nell' eterno dilemma di ogni cosa in ogni luogo

tutto in una volta, non escludo ricadute.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Compensato

 

 

Mutabonmite, muto, buono e mite,

non mi desta dall'imbarazzo

di una tentata felicità.

La parabola della terapia chimica

muta in base alle stagioni e al di là

di questo, il mio stato di salute mentale

si decide di ora in ora

con la cordialità dell'ospite indesiderato.

Potessi almeno volgere al bello

come un tempo auspicabile.

Tenterei sortite e sortilegi, al più

versetti satanici per paradisi di plastica

o oblii portatili per passare il passato al setaccio.

Come sfrondato da pensieri fanatici

mi attesterei su posizioni di comodo.

Dormire abbracciato alla mimosa nel prato.

 

 

 

 

*

A caccia di pozzanghere

 

 

Se allungo la mano posso toccarti

quanta fantasia ci vuole per sentirsi in due

mi concentro su dettagli periferici

le tue unghie, le punte dei tuoi capelli

ma se cado nei tuoi occhi

non c'è verso di riprendermi

fino a quando non cambia poi tutto di nuovo

e mi ricordo di stare da solo

quanta leggerezza nell'essere,

una canzone da podio, con la tua voce

che mi abbandona al flusso dei ricordi 

sussurrando sulla soglia.

Se sei felice ne è valsa la pena

altrimenti non tornano i conti.

Se poi domenica piove

andremo a caccia di pozzanghere viventi.

 

*

La cura del freddo

 

 

Tra i solchi riesumati di un pensiero tardivo

affiora l'immagine in gocce di un ricordo

disubbidiente alle ragioni del tempo lineare

 

Un piccolo flusso da un colpo di striscio:

tu che mi stringi le mani nel letto

fuori è mattino e devo scappare

*

In assetto da pace

 

 

 

Una follia di una certa complessità

non può essere ridotta a personaggio

per semplificarla occorre il coraggio

di una sana frequentazione

 

la paura del contatto con la diversità

fa gli uomini randagi

allora bisogna superare il primo impatto  

e conoscere l'altro

 

quanto più possibile a fondo

e comunque evitare di giudicare

prima di avere un quadro completo

 

con la situazione che sfugge

e il tempo che passa

in assetto da guerra

 

durante l'assedio

ma è anche vero che questo scenario

c'impone la fretta

 

dunque è scontato

uno stato precario

dell'essere umano

 

l'intollerabile relazione del dare-avere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Qualcosa di andante

 

 

E' in ritardo 

alla finestra attendo la svolta contromano

di questo bavero di cielo

penso a lei col favore della neve che cade

cadessi anch'io sciogliendomi un poco

ma è in ritardo sulla linea tracciata

non passa la soglia e il tepore della casa

non consola fino alle ossa 

non giustifica il vuoto addosso che trapela

dalle pareti spoglie e vanitose

forse potrei scrivere qualcosa, qualcosa di andante

qualcosa sul fuoco che si lascia codificare

ma ho le vene assenti di pensieri strepitosi

l'inverno mi priva d'immagini

e posso solo stare

*

Nostalgia

 

 

La nostalgia che ho di te

non è memoria di un corpo

di gesti cari e reconditi

piuttosto di un tempo

che non potrà tornare

che sognato dai suoi stessi margini.

Poggiati in un angolo a meditare

sui destini del mondo

esseri così cattivi da distrarsi con poco

ce ne stiamo a giudicare

giudicati, a nostra volta.

Quello che non sappiamo fare

per sostanza e per forma

è amare senza scopo, senza sosta.

*

Al cielo

 

I capelli sciolti al vento

lo sguardo rivolto al cielo

interrotta sul più bello

te ne andavi benedetta

dalla vita tutta intera

 

*

Come preghiera

 

 

Tecniche sopraffine d'inquinamento delle prove

i tuoi attacchi di panico.

Un sodalizio verboso della lama col manico

eppure a colpire fu l'anima.

Certi segni sugli alberi, maturi di nascita,

vogliono dire da quanto tempo sei vegeta.

Per non parlare dei rami che arrivano affondo

nell' alto dei cieli come preghiera ma tu sei foglia

che cade in piedi, ovunque il vento la porti.

Hai radici nel petto come forbici, nervi saldi d'atleta.

Da tenere a catena il grano bruno di foresta

sembrerebbe mietere a stento una messa in piega

o una messa in piedi al mio funerale, sulla bara

una ciocca dei tuoi capelli.

E gli occhi con cui mi chiedesti perdono

di essere così bella, dove li trovo nel mare in burrasca?

E' tutta una farsa, una democrazia recitativa.

Le onde conservano le prime parole di Cristo bambino.

La sabbia nello sforzo tenace di seguire le orme

finisce per cadere nella trappola di una clessidra vampira.

E tutto torna come prima.

Ma la tua bocca che parole dice?

Sussurrando di notte, piano, nel sonno.

Sono prigioniera del tempo ma a volte

lo percorro a ritroso, fino all'inizio di tutto.

 

 

*

Una tregua dalla fine del mondo

 

 

Attraverso le soglie del tempo m'è giunta

barcollando su tacchi a spillo

posseduta da un demonio senza corna e senza scintille

ubriaca fradicia, già sobria euforica

fu camomilla nella stagione delle api giapponesi

vene del polso fatte di nulla, questa overdose di verità assoluta.

Una tregua dai miei soliti impieghi

magrezza di nervi scoscesi, fiori di pelle.

Incastonavo bestemmie con tubi innocenti

e poi dall'alto pregavo di non cadere.

Era il tempo in cui comburere mi piaceva per sempre

e rimandavo promesse al mittente.

Avevo poco tempo per pensare e poca voglia di farlo

mi sembrava che fosse superfluo.

L'istinto bastava come compromesso a dipingere il quadro.

Adesso che penso, penso di pensare sempre meno.

Il futuro lo divento mio malgrado, è la fine del mondo.

 

*

Attimo per attimo

 

 

Constatare la bellezza dobbiamo

attimo per attimo

che si nasconde ad uno sguardo discreto

nell'angolo più obliquo del tempo che passa.

Indagare il segreto dietro la maschera

guardare l'abisso dal fondo

un cielo stellato si offre allo sguardo

nemmeno troppo lontano

se posso sognarlo in viaggio stanotte.

Nel qual caso arrivo trafelato come da una corsa

ma non mi sono mosso di una spanna.

Le nuvole si spostano quando passo

non riesco a traversarle

il vento fa il loro gioco

sono vivo per miracolo

e quando cado non smetto di volare.

*

Una lunga latitanza

 

 

La fucina del mio credo è un senso d'infinito

non ha un volto ma il mistero di una lunga latitanza.

Poi si avvera d'improvviso nel sorriso di un bambino

o in una tua carezza distratta.

La distanza che adesso ci separa farà crescere forti boschi

su in montagna, dove il cielo si assottiglia

e le tue caviglie di una volta, a furia di scintille sulla roccia.

Farà spessi i rami e le arterie nelle braccia

e qualche nuvola di passaggio prenderà la forma

dei nostri cuori in fiamme.

Perdonami se insisto ma consisto nella goccia

nell'atto di scavare.

*

Rovine (due rami)

 

 

Ci sono alberi feroci tra le rovine,

armi di distruzione di massa nelle tue parole,

armature per non soffrire, eppure,

la pelle dei tuoi seni è così sottile

che i miei baci ti passano attraverso.

 

Giù in cortile, o quel che ne rimane,

due rami si ammaestrano.

L'uno vorrebbe dare le foglie al vento,

l'altro ha paura a restare nudo.

Le foglie si contentano di un semplice saluto.

 

 

*

Fare spazio nella teca

 

 

A sue nature parallele rivolge la domanda

quanto ancora occuperanno spazio nella teca?

Certe immagini come formiche operaie non hanno tregua.

La mente perforata da spilli di cemento.

Un sortilegio immaginario a garantire nuove prede.

I pensieri che arroventano corteccia di alberi segreti

e la sede dislocata del cuore nel petto.

Prende fuoco con frequenza se sollecitato

fino a consumarsi di nuovo in un nulla di fatto.

Il bosco che ci vide marciapiedi.

O mi arrendo o mi frantumo in mille pezzi.

Lascio ai gatti randagi i combattimenti di genere.

Io osservo comandamenti alla finestra

con la notte a piè di pagina.

Prendo le distanze da me stesso l'ardua sentenza

confiscando sogni di gloria, mezzi di un altro.

 

*

Giovinezza

 

 

Arcadia della mia giovinezza

sei diventata nella memoria

una tomba per le lucciole

*

Un gesto teatrale

 

 

Permettimi l'ampiezza del gesto teatrale

si va così consà anelando al vero a magnitudini inverse

il sistema ammette costellazioni in rapporto

di uno a due, gli occhi in capo al mondo

e un desiderio d'infinito che si spegne spesso

in un calice di vino o in un futuro comunque alcolico

seppure d'altri tempi.

Come vedi resta poco o niente di quel sentimento

che gonfiava le vele del petto come un monsone in mare aperto

e tutto rassegnava alle sue dipendenze.

Ma la vita ha un suo corso ottuso delle volte

per cui la rotta si perde in labirinti di pensiero

che poco hanno a che fare con la geografia dei luoghi consueti.

Una famiglia? Se ci credi. Un cane a cottimo,

una casa padronale, il lavoro dei sogni di qualcuno

un marito o una moglie, qualche amante trafelato.

I figli so piezze e core e un cuore di ricambio

in caso di una salute traballante.

Ma se non ci credi fai bene come fai

a stare tra le righe e sia sopra che sotto

un racconto stagionale delle tue imprese medievali

se non ti piacciono i finali di passaggio nella morsa del tuo sguardo.

Una cosa è certa senza amore non si può stare

che in posizione di svantaggio.

 

*

Come pioggia sull’asfalto

 

 

La mia volontà bulimica mi costringe a grandi abbuffate

e lunghi digiuni dalla realtà.

Forse bisognerebbe ricominciare da ciò che ci piace davvero

nonostante la mancanza di lavoro e di Dio

giù per i rivoli di questa città.

Questo pensiero mi stringe nelle spalle

un sentimento di pioggia sull'asfalto.

Mi ripeto devo essere forte per la vecchiaia di mia madre.

Contrastarla a furia di preghiere e di risate concordate.

Ma a volte mi mancano certi abbracci roventi

con cui sapevi accendermi e dissiparmi.

E allora esco in cerca di stagioni da ricordare.

E il cielo è quasi blù e le nuvole lontane

cedono la forma agli animali.

Poi quando viene sera le stelle le sento sui polsi

fiotti di spilli nelle vene

e aspetto al buio che il sonno mi cambi la pelle

per sognare ancora un po'.

Questa mole di parole non vi offenda

a volte un fiume in piena ha un'unica ragione

la nostalgia del mare o qualcosa che non so.

*

Per la sacra tigre

 

 

Per la sacra tigre della villa comunale

per gli autocrati e tutti i mangiatori di fuoco

riordino i ricordi in mantra d'asporto.

Per avere un piano d'emergenza

avendo consapevolezza che il fallimento

è un asso nella manica quando l'indipendenza è l'unica strada.

Ho piacere per chi raggiunge i propri scopi ma la musica non cambia.

Rapito da pensieri ricorrenti, non paga il riscatto

la mia mente cede al ricatto di assenze forzate.

E accumulo vuoti a rendere, dove si arrende la mia volontà.

Ai dati di fatto non so che dare giudizi sommari

d'altro canto ho smesso di sognare.

Vivo alla giornata senza troppe responsabilità.

Fondamentalmente rispondo per me

per quanto riguarda gli aspetti formali.

Ma la morale quante volte inchioda le nostre anime?

 

 

 

 

*

Apro portali coi miei occhi

 

 

Scarico i miei occhi su schiuma di vento

apro portali coi miei occhi

dove impazzire fingendo un'altra via

e le immagini si confondono fino a portarmi altrove.

Passo in rassegna possibili io

conquisto a fatica un plausibile punto d'osservazione.

Mi scopro mortale e l'agonia che ne consegue

è il vero inferno sulla terra.

Allora meglio l'oblio di una vita lontana dal centro

che una guerra continua per il suo mantenimento.

Cerco scappatoie a forma di donna

crisalidi di attimi perduti, frantoi per sangue impazzito.

E mentre tutto scorre rimango impassibile ma fingo

un'indifferenza che non si addice ai fluidi nei fluidi.

Mi tengo stretta l'autonomia corrispondente

all'anomalia che rappresento. Sono convincente?

Mi arrendo sempre meno.

*

D’uso comune

 

 

Capostipite è la superbia 

poi viene una generazione di loschi figuri

imbellettati di fronzoli ossuti.

La mia vigliaccheria non mi dà requie

per averla vinta dovrò spuntarla su tutti.

Questi tipi di vita vissuta ben si addicono

ad un mondo decadente e corrotto.

Ma se scaglio la prima pietra

voglio dieci in condotta.

Se ne vedono di tutti i colori

e l'orrore è una sostanza che dà assuefazione.

Servono ancora gli occhi? O hanno cambiato destinazione?

D'uso comune è voltare le spalle.

Recitare un copione e governare un paese, senza memoria

sono pratiche d'imballaggio.

Come rotelle dell'ingranaggio

facciamo la nostra parte di vassalli.

Spediti a consumare tutto, come se tutto fosse una merce.

Convinti che sia possibile che il nostro conto

lo paghino gli altri.

Una remissione dei peccati senza troppo coraggio.

*

Ospite inatteso

 

Stavo cercando un ospite inatteso

dentro di me, segreto, nascosto

con la certezza che l'unico vero

grande amore sia quello non corrisposto

e ho trovato te, ferita in un angolo

parsimonia dei miei giorni più tristi

premura di averli visti e vissuti

senza respiro, senza contezza del limite.

A conferma della regola sono solo a pensarmi

e tu resti nel tuo solco di terra matura

un'eccezione di misura inesauribile.

Con la mente posso dileguare le distanze

anche se non mi vuoi, se hai altro da fare

ma la realtà ha urgenze destinate ad occhi bene aperti

ecco perchè è nello spazio del sogno

che ti vengo a cercare.

Sei la missione suprema, la ragione di vita

la bugia che mi racconto per non avere tregua

la preghiera antica, ripetuta all'infinito

il senso del pudore che svanisce, la sabbia nella clessidra.

La resa di fronte all'evidenza è per i sani di mente

ma il mio amore è una patologia, la cui cura non esiste.

Ne inventerò una quando smetterò di credere

che sia impossibile una storia qualunque.

*

Portata dal vento

 

 

C'è qualcosa ma non fa la differenza

il tempo vero in cui esisti è foglia morta

portata dal vento.

L'abbandono a cui mi arrendo è un'altra cosa

di cui mi pento solo quando ho altro a cui pensare.

Se mi concentro posso vederti ballare

sola, su una spiaggia desolata.

Il mare che conforta le distanze con tempeste tropicali.

Sento la tua voce mentre canti ninna nanna

o mentre arringhi la folla con monologhi surreali.

Sei bella di una bellezza che non accetta compromessi

il dato di partenza è che il tempo può passare.

 

*

Fino a casa

 

 

In ultima analisi una nuova resa dei conti si determina 

derivante da sensi di colpa, l'ennesima fuga di pensieri

che volano altrove.

A filo d'erba ti desidero, come un fiore nato a maggio

per averti tra le dita, fino a casa.

Le mie radici affondano in un quieto vivere quasi stupido

senza coraggio.

Evito i conflitti ma dovrò sconfiggermi per portarti aiuto.

Avrò bisogno di una versione migliore di me.

Di un adulto responsabile pronto all'uso.

In tanto il tempo passa e resto fermo

non vado da nessuna parte.

Allora lasciami l'immaginazione come estrema 

compagna di viaggio.

Ti porto i saluti di terre lontane, di luoghi che mancano

nella realtà più sogni che altro.

*

In anticipo sui tempi

 

 

I pruriti esistenziali me li gratterò domani

per ora coltivo una brace di pochi tizzoni

che mi basta a stendere lenzuola.

Come si agitano certe vele al vento

sembrano sentire il fuoco nelle vene

e partono e non tornano più

come i tuoi bollori di una volta

che ti fecero sembrare in anticipo sui tempi

e ti legasti al dito o al collo, non ricordo bene.

Un viaggio di sola andata per un paradiso

di una sola persona.

Un cammino di Santiago da infedeli

per strappare un aiuto in extremis.

Una preghiera troppo a lungo trattenuta

per servirsi del sistema.

Tra i lettori di poesie ti farei pascolare

così, per penitenza o dove tutto tace quintessenze

e non rimane che credere al regno dei cieli.

Vorrei vederti alle prese col matto del paese

tentare di dissuaderlo dal credersi cortese

nel portarti in dono questi versi.

Vorrei vivere per sempre tra i tuoi seni

che si alzano al respiro coi pensieri

che normalmente volgi al cielo

a caccia di stelle che non cadano

che restino là dove sono, a mantenere le distanze

a mettere un freno ai desideri.

Tra le cosce mi appiattirei, per non pensare a niente

e la mia mente renderebbe conto solo a te.

 

*

Parte del problema

 

 

Io ti credo, ecco perchè ho smesso di lottare

mi dispiace soltanto di aver deluso la vita che stavo sognando.

Saltando a piè pari da una vita ad un'altra.

La fase del lutto dalla morte del padre

a quella del maestro, un amore costante

per le circostanze d'arredo, dove la disparte

è parte del problema.

Sparire all'istante, ogni volta che vacilla

una santa requie di campagna.

Brillare in aria certe idee sconclusionate

per vedere di restare con i piedi per terra.

Paura di morire per sentito dire dagli dei furibondi.

Senza avere un proprio tornaconto o una valvola di sfogo.

Certe volte penso che non mi resti che sognare

di abitare un altro corpo. Poi mi sveglio e muoio un poco.

 

*

Persuasori occulti

 

 

La mia superficialità si allena in consumismo folle

e per poco mi accorgo che sto sbagliando.

Confuso confondono i bisogni dominanti.

Dominati dall'esterno dai produttori di frottole.

Persuasori occulti venuti allo scoperto.

Bramosi dell'anima.

In che tempi il nostro transito terrestre.

Il delirio atomico ancora sognato.

Le traveggole per una fama di Stato

e dietro l'angolo un futuro mai nato.

Potessi andare contro corrente e ammantarmi di gloria

per un tentativo disperato.

Ma un vigliacco mi riposa nella mente

e non riesco a svegliarlo, a farlo scaltro.

Mi realizzo scrivendo e non sono niente

e lo scrivo compiacendomi.

Come quando guardavamo le nuvole

e indovinavo a cosa stavi pensando.

Forse sembro un altro ma è solo il cielo distante

e qualche errore di grammatica.

Per atomi ho cercato, per fotoni, i tuoi occhi

negli occhi di un'altra

ma i raggi di luce restano finzione e propaganda

se li confronto ad un tuo sguardo distratto.

Perchè non ci siamo amati? E'stato un peccato.

La mia pena è una condotta pacata.

*

D’ulivo

 

 

Mi levo dalla mischia

così posso essere estemporaneo

mai visto prima eppure mi pare di ricordarlo

quel tuo sorriso d'ulivo, digiuno di antiparassitari

fresco di venti collinari

a mezza bocca, si direbbe, con due labbra da safari

da non poter restare ai patti

quando giurai di non baciare.

Ma le voglie son sepolte sotto chili di pellame

di sconfitte orizzontali, di aghi muscolari.

Mi basterebbe non mangiare o andare a caccia di giaguari.

Per tornare fermo al punto di partenza. 

*

Nemmeno io

 

 

Spesso non basta l'amicizia sazia di ricordi condivisi

non basta il vino rosso degli esordi

un cane regolato sugli affetti

una vita senza picchi d'esistenza.

Anche se quello che voglio non lo so nemmeno io

posso immaginarmi più felice.

E l'inerzia delle cose mi vorrebbe più veloce

ma perdo tempo come in croce, a pregare un Dio

che non risponde.

Con mutismo mi nascondo in pertugi di prim'ordine.

Sconsacrando vecchi miti che ancora si compongono

di tredicesime e buonuscite, pace nel mondo e supereroi.

Cio' che esiste si compone di parti più piccole.

E la somma è maggiore delle sue parti.

Così semino canzoni sull'asfalto, con la pretesa di creparlo

il muro del suono, di meritarlo il tuo perdono.

*

Giù nel fosso

 

 

La mia infima natura si rivela intollerante

nei confronti di estreme conseguenze.

Preferisce cenni sparsi di false apparenze

ad una realtà senza scampo.

Con almeno una storia da raccontare

giù nel fosso, nel doppiofondo di una vita sbagliata.

Con certi pensieri per la testa

in direzione contraria al verso del rigor di logica

in cui mi avvero tutte le volte che mi ritengo fortunato.

 Per esempio quanto t'amo?

Quanto non ti ho mai amata?

L'invenzione di un amore fantastico, senza regole

se non l'immaginazione dei suoi ammiratori fanatici

puo' bastare a condurre un'esistenza equilibrata?

Non mi pento dei miei peccati, troppo pesante per scappare.

Mi attesto in certi spazi siderali

dove il buio si controlla attraverso sensi di vuoto.

Ricavo porzioni di immagini da ricordi sbiaditi

di un passato dietro l'angolo, non ancora logoro.

In attesa di un passaggio di stato.

*

Letto disfatto

 

 

Questo peso mi soverchia

è un'edizione straordinaria

una colonna d'acqua sotto il ponte in tangenziale.

Come vorrei essere bello per te

fatto tutto di una materia che non muore

con un corpo speciale per far l'amore

ma ho scoperto troppo presto

di non saper aprire il chakra del mio cuore.

Così me ne sto chiuso in una stanza

con queste parole che a quanto pare

servono a ben poco.

Resta il gioco intellettuale

letto disfatto di un flusso di coscienza

dove perde chi fugge e vince chi resta

se stesso.

*

Il segreto delle cose

 

 

Tu non hai idea di quanto mi piacerebbe parlare con te di certe cose

la cruna del lago, la cima del bosco, la luna capovolta

ma ho intenzione di tacere il segreto delle cose

che non conosco.

Oppure reperire un po' di coraggio per ogni situazione

e cercarti in capo al mondo.

Parlare di questa vita solitaria

di come introduca dinamiche di nascondismo guzzantiano

di come si faccia o non si faccia a passare inosservati

ad un corso di Lundini.

Per pochi atomi non ci siamo confusi in miscellanea

eppure di te riconosco la persistenza cosmica.

Un'anatomia dell'anima risulta impossibile

seppure il tentativo non sia peccato mortale.

Teniamoci in contatto su piani astrali

facciamo impazzire il barone rosso

forniamo materiale per i fratelli di Crozza.

Ho un rapimento mistico e sensuale al secondo

quando ti penso

ecco perchè la vita mia non conta niente

e mi confondo col vuoto arrendersi.

*

Forza e volontà

 

 

La forza di volontà è un requisito primario

per vivere la vita

chi ne è sprovvisto come me 

è destinato all'ennesimo patibolo.

Forse basterebbe restare ai margini

e condurre un'esistenza pacata

senza note di colore

passare inosservati tra la gente

uniformati ai costumi

e che il pensiero non voli

fino alla luna.

*

Di polvere e magneti

 

 

La fase del lutto (quello che resta)

il tempo che si perde per strada

mentre non si guarda

oltre il vetro che s'appanna

e il paesaggio è una folata

di polvere magnetica.

La sintesi è frenetica

la memoria circostanziata

mi ricordo di essere stato

ma non ricordo quando

felice ad una festa.

*

Tutta la vita

 

 

La mia maturità si presume in tatuaggi

di ferite e controvoglie ho i segni addosso

ma volendo ciò che non posso

nè i santi nè i saggi mi sono stati d'aiuto.

Avrei voluto perdermi nei tuoi occhi

creare un altro mondo o almeno l'atmosfera

per un bacio proibito, un lentissimo addio

che duri tutta la vita e invece sono riuscito soltanto

a pensarti per anni, a dedicarti poesie.

*

La caccia al tesoro

 

 

la leggerezza se vuoi va ritrovata

nelle costole di uno schema prematuro

la fase delle risate in una serata tra amici

prima che faccia mattino o tu mi dia del tu.

La qualità del tuo destino è d'oro massiccio.

Ma se fai i capricci non mi piaci più.

T'avrei detto riproviamoci con la coda tra le gambe

come un cane bastonato ma la catena non mi va giù

preferisco solitario, come se dipendesse da me

ma lo straordinario non può accadere da sè.

E' assolutamente involontario il battito del cuore

eppure siamo così indaffarati nella caccia al tesoro

da perdere di vista ciò che abbiamo

in termini di possibilità di essere felici

di diventare delle persone migliori

dei bravi genitori, dei figliuol prodighi.

La sostanza che mi pervade mi gela il sangue

in cubetti di magma

un vago perdono, mi viene da chiedere,

infrangendo un patto lontano di pochi attimi

per cui non mi sarei giocato l'anima, nella realtà.

Non fingermi artista è stato necessario

a farmi tornare ad un livello base di consapevolezza.

D'altronde è follia anche questa

ma quello che m'interessa è stare bene con me

alla fine potrei farmi felice se sapessi accontentarmi di poco

come i cani da guardia nel giardino del re.

 

 

 

 

*

Nei paraggi

 

 

L'apparato cosmogonico m'impressiona

e relativi sondaggi

è più vicina la luna che un pezzo di pane

e puoi trovarmi nei paraggi

che mi cerco un posto all'ombra

da cui osservare questa fine del mondo

chiedo scusa se mi perdono sulla punta della lingua

ma ho fotoni negli occhi che cercano la luce

e al buio mi confondo tra la folla

come fossi vittima di uno scherzo di cattivo gusto.

Non mi somiglio per niente

e non mi riconosco, sono un clone certificato

dalla fabbrica del consenso

una versione ramificata di un concetto desueto

un vigliacco con licenza poetica

 

*

Merce di scambio

 

 

Vale poco, quasi niente, l'affaccio di un raggio di sole

attraverso le tapparelle, eppure per un attimo

la ricerca che conduco da tutta una vita

mi ha portato fino a te, a quel sole avvilito

da feritoie di plastica e abitudini collaudate che ti porti in tasca

ovunque vai con l'eleganza delle scappate di casa.

Sei un baratro, l'occasione per un furto proibito

un salto nel vuoto che abbia come meta il fondo dei tuoi occhi

o perlomeno una fase intermedia di conoscenza

che preveda l'amore per le opzioni di svolta.

Secondo: l'amore non si compra

ma può essere merce di scambio.

Non so di che parlo ma non riesco a trattenermi

come se fosse rilevante ciò che ho da dire

ad una platea di aristocratici.

Se fossi lucido forse capirei di essere un mediocre

ma mi ribollono gli atomi nelle vene di un'antica missione

ululare alla luna come un lupo.

 

 

*

La cognizione di causa

 

 

Più semplice

è umano sbagliare registro

e farsi le domande sbagliate

per giunta il modo seduce 

di una scelta di maniera

seppure tutto conduca

a una rima baciata

 

Hanno percorso certe guerre

come fanti di cobalto

e con certe nuvole e certe stelle (in cielo)

le mie parole a piè di pagina

che ho perso il lume della ragione

la cognizione di causa

 

Preferisco una lama affilata

un tamburo di plastica

ed un martirio pre-maturato

ad un effetto digitale

che sia supercazzola

ma non mi dispiace la complessità

 

Convengo con voci di popolo

si stava meglio un tempo

e quel tempo deve ancora arrivare

peggio soltanto un vuoto di fondo

una struttura bipolare

evviva la felicità

 

*

A guardare le stelle

 

 

Il livello della mia malinconia è patriarcale

un asse ereditario con cui ancora non mi consolo.

Avevano ragione tutti quelli che mi dicevano

che non eri tu la luna di miele per me

solo adesso me ne sto rendendo conto

e non mi appartiene questo ambire di più

del senso comune

ho chiesto troppo a me stesso

e ne sto ancora pagando le conseguenze.

Come un fachiro che si confessi ad un prete

si toglie qualche spina dal petto

così scrivo i versi, per penitenza.

Perchè ho potuto in un tempo lontano

conquistare quell'angolo di cielo

che bramano le favole

per poi passare la mano sopraggiunta

una follia dilagante.

Eppure tutto sommato come reduce

posso lamentarmi della mia pensione d'invalidità

fare le analisi del sangue, partecipare a corsi di contabilità

puntare sul più forte e perdere tutto.

Vado a letto presto senza arte nè parte

mi racconto storie per addormentarmi

alcune per non aver paura del buio

sottraggo del tempo a una genetica da perdente

e in quel tempo resto muto, quasi assente, a guardare le stelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Nadia

 

 

L'inconfutabile destrezza dell'estro

ti porterebbe ad essere una disperata

alla ricerca di un verso

per spirare attraverso di esso

tutta una vita.

Ti ricordo che fosti bambina

una creatura proibita al vile petrolio

una donna matura che ha voglia di vivere

una vedova con un figlio malato

adesso un'anziana signora che sente sempre freddo.

Continuare è difficile senza amore

e se non c'è bisogna trovarlo nelle piccole cose

con esercizio e disciplina.

Una tazzina di caffè.

 

*

Per sbaglio

 

 

Alla fine non si fa mai abbastanza

prima o poi ci si separa

e il tempo poi guarisce le ferite

ma intanto il dolore comanda certe scelte

che determineranno il corso degli eventi futuri

e si dicono e si fanno cose sbagliate

con la leggerezza delle foglie che cadono.

Prendersi cura l'uno dell'altra

tirare avanti tra mille affanni

e coltivare la bellezza più che si può

per legami di sangue

seguendo una morale fantasma fresca di bucato.

Non ferirsi per sbaglio è quello che dicono

gli amanti dal momento in cui si amano.

Ma è difficile mantenere il controllo per le ragioni sbagliate.

Così una madre e un figlio invecchiano insieme

a velocità separate.

*

La fase del collaudo

 

 

Ho saltato la fase del collaudo

sono venuto al mondo tutto d'un fiato

che avevo quasi quarant'anni

 

ho perduto le stagioni nell'inganno

di cercare il grande amore

senza essere pronto

 

sono diventato pazzo

e sono tornato

quasi normale

 

ho pensieri tra le gambe

che vogliono penetrarmi

fino all'ego

 

e sentieri desolati 

da percorrere 

fino a te

 

la memoria conta

bisogna dimenticare di più

*

Un attimo di più

 

 

La mia esperienza limitata non mi concede fronzoli

solo una raccolta fondi per una memoria da occupare.

Posso dire che ho visto certe cose

con certi occhi, che avrebbero visto qualunque cosa

pur di non chiudersi un attimo di più

e interrompere il sogno

o forse qualche volta il mare mi ha parlato di noi

ma niente di più.

Ho saputo contenere quella mole, un'altra no

e sono fuoriuso da un po'.

Coltivo, miserabile, la mia vigliaccheria

conquistando a fatica rari vinili

da ascoltare chiudendo gli occhi

per immaginarti lì, sulla soglia

a portata di mano e c'è stato un periodo

in cui tutto mi parlava di te

solo tu mantenevi il mutismo.

Oggi sono scettico e mi viene da ridere.

Mi confondono tutte le cose separate in casa

le tende dell'Asia

le ganasce per strada, l'aumento del traffico.

Il sonno mi chiama da dentro il garage.

Una luce di plastiche fotoniche e minerali

da reintegrare, l'istinto secondario di scappare

lontano dove osano le mandorle diventare gelato

sono diventate abitudini consolidate:

ho quasi cinquant'anni sono perso senza cardini

non mi apro su miracoli che non posso calcolare.

 

*

In tutto questo

 

 

Andarsene così

col ruggito delle bombe

anche poco immaginati.

Lo spazio mi pervade le distanze

di appartenere a un altro luogo.

In silenzio mi difende e mi sovrasta 

questo tempo ritrovato

e mi sembra poco ne rimanga

come al solito.

Sciogliersi nel vento

attraversare varchi dimensionali

essere attraverso e in nessun luogo

come altari, devoti all'Universo

delle cose non meglio identificate.

Essere astratti per circonvenzione d'incapaci

inabili all'atto pratico a prendersi sul serio

votati al crimine di non avere successo

mai adulti, per partito preso

consapevoli di andare avanti per inerzia

rammolliti da una vita distesa.

In tutto questo l'Apocalisse del giorno dopo

come ospiti di guerra.

La nevrosi che mi governa da un lato

-fossi al fronte-

vorrebbe te ultima dea, a furor di popolo.

Non importa se in sogno o dietro l'angolo.

Dall'altro un buon motivo per non morire dissanguati

sospesi, in memoria di un bacio mai dato.

*

Il frutto

 

 

Il frutto

della cagion d'essere

è il presente immacolato.

L'immobilismo

a tutela di sè

non ferma il tempo nè ripaga

di sforzi esagerati

nel trattenere il fiato.

Non andassimo a polmoni

l'aria con più gusto

sembrerebbe buona ed i fotoni

incendierebbero il buio

di lampi rossi

ai nostri occhi confusi.

A furor di popolo 

la notte, delle lune un fascio

farebbe dentro ai fossi

non morirebbe nessuno

*

Colpo proibito

 

 

 

Da una landa desolata contrappasso moltitudini

nel fitto del bosco perdo cognizione di causa

e mi resoconto foglia caduta.

Predispongo fuochi fatui da fanciulli

con la legna da ardere raccolta per strada

senza torcere una foglia

senza muovere una pianta.

Come colpito da un colpo proibito

mi abbatto lungo gli argini del prato

a foglia morta, equivalgo a un peso scontato

portato dal vento più di una volta lungo il dorso del monte

giù la valle desolata.

Perchè se mi estinguo alla foce del mare 

da fiume che ero prima di entrare

acquisto destinazione, un fine.

La vela tra i rami a cogliere un vento proibito.

Tornare bambini di un tempo infinito.

E' un'avventura straordinaria anche da seduti sugli spalti

questa vita che dipana, diafana, gomitoli di atomi.

 

*

Come le star

 

 

Come mistici d'oriente

innevati dalle falde

andremo peregrini

le acque a navigar

Mulatti coatti dei Parioli

spacceremo coca su una ruota

impennando fuori dai bar

E saremo radioattivi

irrisolti e dissoluti

come atavici Pierrot

consolandoci a vicenda

delle nostre frenesie

occuperemo magic shop

Muoveremo guerra

cadremo in battaglia

per vaccinare libertà

con la realtà

sempre a debita distanza

la testa tra le nuvole come le star

amando questa e quella

cosa come ci va

*

Istantanea

 

 

Perché fare del male a una farfalla?

Lanciarle per aria ali di porpora

come componenti di un processo evolutivo.

Strappare un fiore dal prato

per accontentare delle dita una segreta voglia di bellezza

fase intermedia di una prognosi riservata

che dura tutta la vita, sogno di un sogno proibito.

Può essere una condanna, una preghiera disperata

o un'avventura senza Dio.

Può essere l'eterno che frantuma pezzi d'infinito,

schegge di un delirio collettivo, un miracolo

che si avvera nel lungo periodo, 

un'istantanea al momento decisivo.

L'amore che accade è una promessa da niente

che accada l'amore l'attesa paziente.

 

Ma per vivere è necessario il conflitto interiore?

Sondare il destino di un male latente

dall'essere folle (d'amore) ad esser malato di mente,

con la cura d'assorbire attraverso i pori della pelle

respirando a fasi alterne, in emersione

e in soggezione di ricadute profetiche.

La questione è di quelle complesse:

non basta respirare per conoscere l'aria,

è il requisito minimo d'entrata.

Un tramonto però resta sempre un'occasione straordinaria

per sentirsi vivi, comunque vada.

 

Mangiare e bere come se non ci fosse un domani

il tempo che consumi l'energia di una memoria secondaria

e ricordare soltanto gli attimi felici

fino all'ultimo passaggio di stato

della materia di cui siamo anima.

Quello che voglio non è importante

quello che conta è distrarsi con niente

non avere coscienza di sè e del mondo circostante

essere per l'appunto farfalle di passaggio

bestie da soma se il peso da portare è imparare a volare

stelle cadenti se il cielo notturno è il nostro altare

onde se il mare. Lasciami stare

sono vittima di un sistema di pensieri dominanti

il mio alibi senza scampo è una natura contraria.

*

Se smettessi di fumare

 

 

Se smettessi di fumare avrei il tempo di sognarti

fra un colpo di tosse e un altro

lontano dalle chiavi del fato

i miei polmoni se ne stanno sui cardini

o in rampa di lancio insieme al cuore nel petto

insieme e solitari

per un quieto vivere straordinario

che si misuri in battiti e respiri simultanei

paralleli bosoni del niente.

Ma fumare nottetempo col favore della notte

conturbato dalle tenebre

mi tiene sveglio in riflessioni contingenti:

quanto ancora ad occhi aperti?

*

Complesso primario

 

 

 

 

In virtù del mio complesso

quando voglio perdo sempre

il desiderio si fa beffe di me stesso

non pretendo di sorprendere

 

Se ti guardo ti attraverso

la distanza non è niente

poi mi sveglio nel mio letto

e mi devo arrendere

 

sono solo con un cane

*

Per te

 

 

L'errore mio è stato amarti come se fosse normale

per uno come me osare tanto.

Come se fossi capace ad andar lontano e fermarmi

a pochi passi dal baratro, il cuore di traverso,

neanche gli occhi per piangere.

E' accaduto così in fretta tutto quel tempo da perdere

che ho fatto in tempo soltanto a guardarti le spalle,

la tua pelle splendida, pesca bruna di foresta,

seta magnetica per onde medie di frequenza.

Mi rimane il coraggio di poche azioni disarmanti,

sbatterti contro il muro del canto qualche verità di contrabbando

e un pugno di preghiere disperate.

Per sapere ciò che voglio dovrei avere le tue mani,

la capacità interlocutoria di chi smonta le cose e le compone,

quel sapere che una volta faceva la differenza tra vivere e sopravvivere

e che ti ha condotta in un porto sicuro.

Al contrario, in mezzo al mare non c'è un faro che mi voglia

e per le onde prego un lungo digiuno,

qualche stella nel cortile ancora mi confonde, di questo cielo notturno.

La mia rotta fa scintille, lascia scie quando rompe

ossa nuvole e futuro, per seguirla chiudo gli occhi,

mi ricordo il tuo profumo diventare bosco e foglia,

labbra e bocca, una lingua sconosciuta che si parla a mani nude:

io ti amo mia carogna, decompongo frasi giunte.

*

Tentazione

 

 

 

La tentazione è questa:

vendersi l'anima.

Lasciare che sappiano il canto segreto del vento

stipato a pressione tra i rami

quando baciarsi nel bosco

era questione di atomi lenti

frizione di lingue congiunte

allo stesso rimedio che tinge le foglie di verde

linfa di vita vissuta

porzioni di tempo a comburere.

I corpi infuocati di polline

gemmando nell'aria contusa

mandavano lampi di luce

ben oltre il nucleo nodoso

ma nessuno intorno aveva occhi indiscreti

se non qualche animale notturno.

Se mai il sole ci colse

fummo petali dispari

fioroni succosi da mordere.

*

Alla debita distanza

 

 

L'accordarsi piano

dell'orchestra di giunchi al vento

l'appannarsi del vetro

mi rendono quieto o mansueto?

Povera bestia da retrobottega.

Conosco l'attesa.

Conosco il sapore di un bacio mai dato

per questo mi trascuro, mi concedo tregue.

Assaporo il gusto di una sigaretta alla finestra.

Con la vita che scorre, tutta d'un fiato

alla debita distanza.

Eppure ricordo ancora

quanta forza riusciva a darmi

averti al mio fianco

sapendo del bene

una dolce adesione 

senza conflitti.

Un tempo trascorso

correndo in discesa non torna dal bivio.

Dove scegliesti

un destino lontano dal mio.

*

Le cose da fare

 

 

 

 

In fase interlocutoria si condona il pregiudizio

a discapito della prudenza.

Se si posticipasse la difesa della propria identità

alle cose da fare

ad oltranza, conquistando un posto nell'universo

di tutto rispetto tra gli animali

le relazioni stabili sarebbero la maggioranza

nel mondo degli affari.

Ci sarebbero scambi, trattative, piani

forti di un istinto nuovo, circolare.

A macinare chilometri di note, nodi oceanici di note

sui pescherecci in altomare

per trovare nella rete solo pochi versi tumefatti.

Conquistando granelli di sabbia alla clessidra

bisogna andare incontrastati, atomo per atomo

sgusciando nuclei pelle e ossa.

Senza paura di amare troppo la persona sbagliata.

Con il coraggio di un malato immaginario.

Per lasciare che la vita scorra

aprire le vene all'occorrenza oppure

cantare una canzone in mia memoria.

Per lasciarsi alla vita scorrere 

chiudersi le porte dietro oppure 

andare fuori di sé.

E poi bisogna ridere, tanto, forte, perchè fa bene alla salute.

Perchè le cose sconosciute ci consegnino un destino diverso.

 

 

*

A perdifiato

 

 

Dei tentativi vani sarei l'assolo fiammante

se non fossi anche così pigro e distante

dal motivo del contendere.

Ottusamente tengo in ostaggio quattro mura

per la testa da sbattere ogni tanto

quando il mondo fa paura e tu nelle tue scarpe

t'allontani a perdifiato, limitrofo trascorrere

del tempo a latere, a piedi nudi.

La conquista rilevante è tornare a ridere

delle gerarchie di pensiero che stabiliamo 

a livello subconscio, per cui è meglio questo e quello

e quell'altro poco conta.

Pensiamo di pensare e siamo pensati

da un retrogusto culturale.

Per esempio io che t'amo resto in fondo

giù nel posto degli esclusi

e moribondo il sentimento si trascina

fin nei luoghi sconosciuti

dove tutto si dimentica e niente si perdona

ai sopravvissuti.

Ma può capitare che risorga a nuova vita

lungo un brivido per il collo e non la stessa

un ti amo furibondo di tanti anni alla deriva.

Bene accolto o male accolto è solo un altro

tentativo di rapire.

 

 

*

L’apocalisse liberata

 

 

L'apocalisse liberata dagli agguati di una fede fantasma

si fa astratta convenzione profetica

senza veri proseliti.

Per questo crediamo negli attimi

dimenticandoci dei secoli.

La storia non è la nostra materia.

La memoria si accontenta di brevi frammenti

mentre interminabili oblii scandiscono vuoti

staffette del tempo.

Ho in mente i tuoi occhi, il tuo sorriso corretto.

Perchè non mi perdoni per questo?

 

*

Un nulla di fatto

 

 

La speranza è una dama contesa

i capelli sciolti, mossi dal vento

le vene sospese, strette alle tempie.

Vorrei dire che posso

fare a meno di te

ma non posso

fare a meno di te.

Nei miei pensieri di crisalide

spalanchi le ali e ti colori di battiti

di disamine su bellezza e compassione

ti riempi i polmoni.

Che tu sia felice è tollerabile

quando mi vedo morire solitario

in un nulla di fatto di silenzi assordanti.

Ma se presto ti venissi a cercare

tra le righe d'un fiato

saresti parole da mandare a memoria

canzoni da cantare al tramonto.

Una riscossa di sensi comuni

che appartiene soltanto ad un tempo fortuito

limitrofo ai nostri anni più belli

i nostri momenti migliori.

 

 

*

Come cani in un salotto

 

 

La poetessa si compone

di atomi riflessi

raggi di sole

canoni inversi

associazioni, immagini, apparenze

luoghi non luoghi, quintessenze, magneti.

Ci sono vari livelli

molteplici occasioni

di perdere il controllo

ma per questo

non si ceda all'ebbrezza

di perdere il filo del discorso

il tema e l'anatema.

Per concludere verremo a patti

come cani in un salotto

circondati di coralli

annusandoci il culo quando conta.

*

Di tutto quel tempo

 

 

Chissà se mi stai pensando

se mi hai mai pensato

se mi penserai

l'acquavite dalle foglie di mangrovia

raccolgo in capsule decontaminate

metto le virgole negli angoli

due sponde e sono pari

buone per fermarti

alla frase come stai?

Ma non rispondermi domani

prenditi il tempo che vuoi

gli attimi sono per noi

pezzi rotti d'infinito

Comunque vada avrò perduto

del tempo prezioso

incastonato tra due sponde

il tuo sorriso mi confonde

mi cambia il destino

sognando ad occhi aperti

ma a circuito chiuso

frastornato da droghe leggere

di uso comune

e da paranoie dai facili costumi

compiendo grandi manovre per sedare

piccole scaramucce

assumo il ruolo di ultimo arrivato

a furor di popolo con effetto immediato

e un in bocca al lupo dagli alti papaveri

che coltivasti di relazioni sessuali

in virtù di favori futuri

Sento scricchiolare le pareti del cervello

come assi di legno

sotto il peso di stivali da soma

Sento di poterti scrivere che sei bella

con alterne fortune

prima che a chiudere il cerchio

non sia la vita una volta per tutte

in sintassi congiunte

 

*

Per pochi intimi

 

 

 

La questione è semplice

querula se ne sta sul suo piedistallo

abbastanza in alto

da sfuggire alla vista

di una buona media defraudata

ma per gli altri

che sanno leggere non è una regola

ma un dato di fatto.

Così si svela a pochi intimi

la natura degli atomi.

*

Fuori produzione

 

 

La lupa non s'accontenta la lupa

abbassa lo sguardo

non mostra i denti

non dà di matto.

Mantiene un certo contegno fuori

quando dentro bestemmia di rabbia

per non aver saputo cedere

quella volta che tutto era perduto

ad una richiesta d'aiuto

che l'avrebbe mondata

da tutti i suoi peccati.

Ma al contempo la realtà sta nei dati

come l'anima altrove, delle cose ridondanti

premurose di significati fuori produzione

di fatti fotocopia.

Così crede la lupa, che basti una canzone

a cambiarti d'umore, verificando

una certa tua attenzione per le parole

attraverso delle domande senza alcuna ragione

di essere fatte, di essere fatti.

Chi suona il basso? Chi ha scritto il testo?

Chi ti ha dato il permesso di cedere in te stesso?

*

Viceversa

 

 

Nell'aforisma postumo un barlume di coraggio.

La cascata bianca miete l'acqua a compassione

ma il coraggio è delle sponde

così il fiume ha il suo messaggio da portare

e le foglie simbolo del nostro transito terrestre

prendono aria e viceversa l'aria si concede

in umidi fotoni di resina dagli alberi.

Si crede a tutto, puntualmente

che le nuvole possano somigliarci

e gli dei ci sentano i pensieri.

Restare calmi, contare fino a dieci.

Qui, tra i rami, giace un uomo solitario.

Prossimo allo zero.

*

La dotta formica

 

 

Come la dotta formica conserva l'estate

a sè stante capoluogo di stagione

così io mi prendo cura del tuo ricordo disarmato

fino a che non avrò perduto anche l'ultima immagine

nel corso del tempo che tutto trasfigura.

Soltanto un pensiero sempre mi travalica

il tuo ventre sconosciuto.

*

Perdigiorno

 

 

 

Per quella via scoscesa prenderei a primavera

lungo la radura e dentro al bosco

sconfiggendo merlature, frequentando bellimbuste

e concerti dei tre allegri ragazzi morti

coi ragazzi vivi tutto intorno e le ragazze perdigiorno.

Propenderei per una stasi al posto di un'estasi

data la mia natura mansueta

ma all'occorrenza potrei compiere atti inconsulti

dedicarti poesie d'amore e altre cose inutili

che mi compongono e fanno a pezzi

per riunirci in un circolo vizioso.

 

*

Un cenno del capo

 

 

 

 

Apparentemente niente d'importante

uno slancio, uno scatto breve dell'anima

ma quanto coraggio in un saluto, un cenno del capo.

A volte solo tu puoi capirmi

all'altro capo del mondo

attraverso i crepuscoli a cui entrambi brindiamo

dandoci alla vita come in pasto a un angelo

regredendo ad uno stadio primordiale.

Nella stessa lingua la canzone del bosco

ricorda alle foglie le regole d'ingaggio.

*

A sirene spiegate

 

 

 

La genesi di un sospetto s'affretta

ad entrarmi in testa

fosse questa la libertà tanto agognata?

Psicofarmaci modesti per apparati rotti

la velocità di pensiero, la corda tesa, l'osso del collo

accontentarsi costa fatica, un silenzio che dilaga

a sirene spiegate.

Intanto tristi notizie vengono a galla

il fitto del bosco ne piange, con le foglie tutte tremanti.

*

Sensi di colpa

 

 

 

L'ascesa postuma dei miei sensi di colpa

mi ha reso pigro, abile nel perdere tempo

facile alla collera, sebbene docile in purgatorio.

Il mio coraggio è stare fermo nella fossa

non scavare, incrociare le braccia.

Lunghe attese mi compongono, per inerzia.

Quando torni daremo una festa

con i fuochi nella notte

e le stelle su in collina.

Perderemo la consapevolezza

delle nostre reciproche posizioni

e saremo noi stessi, infiniti mortali.

Senza equivoci di sorta, schemi alla mano.

*

Ai quattro venti

 

 

 

Collaudando capitomboli me ne vado contundente

ho ferite aperte dure a rimarginare

e me ne vanto ai quattro venti

come fossero un miracolo, una secca in mezzo al mare.

Il più delle volte è uno scherzo della mente

allora resto a guardare

la vita che scorre su spine dorsali.

Mi pento di non aver saputo godere

d'immeritati momenti di gloria.

Forse sperduti in un corpo mortale

non vediamo l'infinito

se non attarverso avvisi commerciali

che ce lo vendono per buono

ogni volta che compriamo.

Gratuitamente non posso disporre

del mio lato positivo.

Finchè son vivo sono vivo

sbagliare è un mio diritto.

 

*

La padrona

 

 

All'insolente suo cospetto

il cane abbaia desolato

quella volta che ci amammo fu per sbaglio

o un giorno come un altro

ma ricordo particolari, conto gli alberi alle foglie

sorridente me ne sto nei bassifondi.

Cogli l'attimo come fiore da un prato

e poi ti trovi un angolo per pensare

per il solo piacere di pensare.

Se poi le immagini arriveranno

sarai in grado di restare concentrato

come petalo per aria.

Forse il vento che si avvera

al calar della sera, ha mansione secondaria

che non sia il trasporto di parole

di prima intenzione non sempre volano aquiloni

e tutti i mezzi per volare.

Se fosse solo bisogno d'amore

sarebbe un dolore costante

ma a volte, non sento più dolore

mi passa una folata, che m'inebria di un profumo

che cambio idea sulla vita, da inguaribile romantico

come quando la tua bellezza mi commuove

e perdo il fiato e l'opzione di essere di un'altra.

*

Aria

 

 

A volte l'aria s'incammina

su litorali circonflessi, arabeschi, quintessenze

tavolate imbandite di lietofine

e ricompense, d'esser vivi all'ennesima potenza

solo per pochi attimi, d'indicibile bellezza

quantificabili in lampi d'assenza dal proprio malessere.

Fiammeggianti antichi pensieri s'avvampano

di atomi guerrieri e immagini secondarie

in luogo di figuranti al teatro degli orrori

e belve addomesticate con amore

o secondo voglia di stagione, bestemmiando, eroici.

I polmoni compiono il miracolo e siamo noi

battito e cute, nervi in costume, figli del caos.

Essere guadi, per essere siepi, litoranee.

Avere fiordi di nuvole incastonati negli occhi

e cupe vampe d'accudire.

Per fare finta di morire, esplodendo in cantici

prevedendo nuova vita in fondo all'anima.

 

 

*

Non esiste una regola

 

 

 

Non esiste una sola regola.

Si può perdere con le tasche piene

e prendere il largo da un'altalena

se il vento soffia nelle vene.

Altrimenti sognare sarebbe un fuoco fatuo

nella quiete dopo un'antica tempesta

un pomeriggio di un giorno da cani

in un'estate magnetica.

Invece il tempo scorre seguendo una sua poetica

e le stagioni si succedono fino all'unica tregua

che ci viene concessa.

*

Se allunghi le mani

 

 

Per fermare il tempo e guardarti negli occhi

lungamente, ho attraversato confini e languori

sedotto da luci stellari, comete e splendori

di antichi profeti le languide immagini

che quasi le tocchi se allunghi le mani.

Per trovare conforto in un ventre capiente

fonte di vita, risorsa terrestre, sono andato in luoghi lontani

dove perdersi era l'unico modo per fare due passi.

Ciò che conta è avere un pensiero in mente

che faccia da faro, da ancora, da giubbino di salvataggio

in un mare di squali.

Perchè vivere è andare dove non si tocca

sporcarsi le mani, amare il miraggio ancor prima dell'essere.

 

 

*

D’acqua salata

 

 

La distanza è uno strappo infuocato

d'acqua salata

un veicolo per il passaggio di fasci di luce

attraverso fessure colorate

I tuoi capelli sono stati porti di mare

per le mie dita asciutte

se mi ricordo viaggi senza faro o stelle nella notte.

Eppure distese di grano ancora fanno effetto

se gli occhi sono lucidi 

e l'azione del pensiero una falce che fa tabula rasa

di ogni effetto indesiderato

che si scioglie sullo sfondo come ghiaccio al sole

ancora in auge.

Disperato.

Ma queste sono favole per adulti capricciosi.

I ragazzi innamorati sostano altrove.

Su parole sospese a mezz'aria, sussurrate a cuore in gola. 

*

Naviganti

 

 

Abbracciati alla vita dobbiamo stare

senza cospicue distanze

frettolosi d'amare e d'essere amati

naviganti in questo mare

senza avvisi e senza fari.

*

Letargo

 

 

Dall'altopiano dei tre passi prendo il largo:

ad un passo da te per antonomasia

a un passo dal baratro

e ad un passo dal centro.

Dove sosterei volentieri per un lungo letargo.

Per svegliarmi di un'altra l'antico splendore.

Patriarcato del volersi bene per eccesso.

Stupore del ritrovare se stessi.

Compromesso sono in parti essenziali

non chiedo perdono che agli atomi

di questo eterno dolore.

Se la vita è una quiete notturna protratta fino al mattino

che mi svegli a primo sole.

Dormire, perchè i pensieri si arrendano

ad un silenzio collaudato.

Questo vuoto disperato che si orienta con le stelle.

Tanto simile alla morte che immagino

da farle da fratello.

 

*

Musica orecchiabile

 

 

E' poco interessante

una mente che esplora

molto meglio per la platea

un corpo che cambia

Coadiuvato da una rozza ferocia

continuo ad ardere

di pozioni velenose

e musica orecchiabile

Cercando a tutti i costi un risultato

per non perdere tempo

in languori secondari

concentrarsi sui fatti

E' un distante viziato

da punti di vista

e verità di fango

buone per il vino

Questo luogo inesplorato

che ci separa in spazio e tempo

senza tener conto dell'anima

e del suo cammino

Vorrei averti vista fiorire

nel nostro struggente dopoguerra

come quercia in un cortile

che spacca le mattonelle

Ma ero troppo impegnato a trovare una terapia

che mi consentisse di vivere adagio

un equilibrio di filo spinato

e cocci rotti di bottiglia

Sappi però che la voglia dietro l'angolo

è rimasta di meraviglia

di apparizioni fantastiche e fiato sprecato

di progressioni psichedeliche (in un contesto psichiatrico)

Per resistere ad un torbido quieto vivere

ogni tanto prendere il largo

con l'immaginazione arrivare fino a te

dosando il carburante per un viaggio interstellare

a passo di cane

 

 

*

All’addiaccio del mio cosmo

 

 

All'addiaccio del mio cosmo

unisco stelle con l'inchiostro

per disegni industriali.

Salvataggi fuoriposto

di stratagemmi alla deriva.

Non trovo consensi

che in consessi di streghe

magnifiche presenze, ulula la luna.

Forse dovrei, supponendo presupposti

andare a nascondermi nei boschi faggiformi

per l'eternità

o fino a quando non riacquisti forma d'uomo.

Per sentire ancora viva quella fiamma 

d'oro che ristora

accavallare le tue gambe in un giogo di parole.

Leccarti le ferite

accarazzare i tuoi capelli dalla nuca.

Trovare tra i seni l'eterno riposo

tanto agognato da pendere al collo.

Provare a fondo prima di desistere

sarebbe la norma se non fosse l'eccezione

e tu non fossi una mia proiezione

catartica ossessione di meteora

periodica che ri-precipita in cicli.

L'ennesima potenza se solo mi sorridi.

 

 

*

All’albero maestro

 

 

Un futuro blindato, con mia madre immortale

e un cane a fianco che non abbai soltanto

alla notte stellata.

La luna se ne accorge d'altro canto

non vuole essere da meno di un' adorabile piedipiatta

e illumina falene e i miei pensieri solitari

questo vorrei, per cominciare.

I tuoi capelli disordinati sono altrettanti binari

di stazione al mattino, come il grano.

Vorrei accarezzarli con le mie mani

mietere parole sugli altari.

Sentire la tua voce, legato all'albero maestro

in mezzo al mare.

Mi coordino per imparare.

Mi attraversano selvagge immagini.

Canzoni di guerre mondiali.

Felini abbracci d'animali.

 

*

Di essere

E' alla portata di ogni essere umano

sostantivo femminile-universale

a volerle bene non si sbaglia

evitare di farle del male.

Anche la sola contemplazione

può esserle di riguardo.

Stesi al sole in aperta campagna

coi bambini che giocano col cane a farsi prendere

e la vita davanti, non troppo distante.

Gli argini del tempo rende friabili

e l'eterno sta sulla punta della lingua

un ti amo che non viene mai al dunque

una pozione del Lidl.

Un filtro d'amore che abbia tutti i crismi

dovrebbe avere nubi nel cervello e vento.

Sangue nelle vene da ardere, da rendere e una ciocca dei tuoi capelli.

Basta un luogo sicuro cui appendere il chiodo

da dove guardare lo spettacolo fantastico della vita che scorre

per rendersi conto che comunque ne saremo una parte

affacciati alle finestre.

Ogni foglia che cade mi ricorda il nostro transito terrestre.

 

*

Di non essere

 

 

 

Disarmata come foglia al vento se ne sta

timorata di Dio ma per niente mansueta, se ne sta

è perfino magnetica.

Come da coltre di nebbia evanescenze 

come lampi di fuoco, braceri ardenti.

Quando viene viene è un piacere immenso

una sacra epifania del tempo.

Dolce come miele nella coppa del re:

La straordinaria fortuna di non essere me.

 

*

La vita è altrove

 

 

Efficienza d'inetto, morto di sogno

la vita è altrove

la comanda il tempo in fiotti d'inchiostro

note di un mare che sta tutto dentro una conchiglia

cui porgi orecchio, sulla spiaggia adagiata al tramonto.

La voglia d'essere amato non si coltiva allo specchio.

E la natura si comporta da madre desolata e prodigiosa.

Se mi arrangio è grazie a voi che tenete in piedi la mia spina dorsale

affetti cospicui d'annata.

Fosse per sempre a questo livello di difficoltà

e non cambiasse con l'età, qual cosa.

Si restasse per sempre a passare le vacanze

in una tenera età, scafata ma non troppo

compendio delle esperienze più belle.

Trovare spazio in cui conservare l'ignoto, non ve lo prometto.

Condannati all'incertezza tutto il resto ci basta

questo ci resta, un futuro scontroso da cui prendere le distanze

(per non perdere la testa).

 

*

Il sole in agguato

 

 

Non si può interrompere il gioco 

se non hai capito le regole?

Che tutto si fermasse

e mi desse il tempo di osservare.

Se le dinamiche appaiono verticali

è il momento di fermarsi ai preliminari.

Non è colpa mia se m'interessano più le nuvole

che gli scambi di mercato.

Quando saprò della pioggia anche l'ultimo segreto

potrò pronosticare un risultato.

Fino ad allora, pianta grassa, me ne starò sul balcone

a prendere il sole in agguato.

 

*

Atomi di cera

 

 

Con quanta avventatezza ho cosparso atomi di cera

inneschi edulcorati per percussioni senza meta.

Fuochi fatui da isolati a privi di cenere.

Di c'era una volta ne ho piene le vene.

Possano le foglie sospirare magnetiche una terra promessa.

Così simili a noi, nel loro transito terrestre.

La volta che cadde il cielo con le stelle ficcate a pressione.

E gli occhi si fecere ardenti per vedere.

Cieco dolore, qui c'è la cura giusta, nel loro interesse.

Mentre canti una canzone che ha la metà dei tuoi anni

e il tempo cola in gola come un vino pregiato.

Fuggire lontano dura solo pochi attimi.

Perdoniamoli all'istante.

*

Specchio specchio delle mie brame

 

 

Ho assistito al rapido sfacelo del mio corpo

di cui sono stato testimone e artefice

ho perso potere sulle cose

del non fare escursionista, troglodita in via Condotti.

Ripristinare un modulo d'efficienza

è stato impossibile fin'ora

tutti i buoni propositi sono finiti sotto i ponti coi barboni.

Stanco di lottare non mi rimane che sognare un fisico bestiale

con cui arrampicarmi a mani nude sugli specchi.

*

Senza far rumore

 

 

Il nostro non è un coprifuoco a suffragio universale

su scala indusrtiale, una famigerata camera a gas

con spargimenti di sangue su qualche altare

munito di anima low cost

 

Un prodigio della tecnica ci può salvare, la memoria.

Ma la strada da fare prevede di scavare a fondo

rischiando di avere a che fare con orrori artificiali

di natura inconsulta, post mortem.

 

La follia omicida che s'incarna in un cuore di fabbrica

per adottare automatismi seriali

facilitare lo sterminio di massa

meccanica dell'odio razziale.

 

Ma quello che conta è nutrirsi di cose

le stelle che cadono ai tuoi piedi

non ti fanno alzare lo sguardo al cielo

eppure il cielo è pieno di stelle

 

La fatica di vivere ha raggiunto in passato

dei vertici difficilmente eguagliabili

ma se non mi metti mi piace mi sparo

mi sparpaglio in atomi

 

Meglio non pensarci, essere contemporanei

apparire felici il più possibile

barando il più possibile

sull'essere se stessi

 

Tanto è uguale essere diversi

il conformismo è diventata l'unità di misura

con cui si calcola la durata della vita media

e se ti astieni sei perverso

 

Ma solo per il tempo che venga individuata

la fascia di consumatore a cui appartieni

riassorbito nel sistema

mangia prega ama

 

Zitto ubbidisci crepa

strilla quanto vuoi

non cambia niente

torneremo ancora su questo pianeta

 

Potessimo un giorno, senza far rumore

dare uno sguardo di passaggio

folata di vento che cade le foglie

le accompagna nel viaggio terreno

 

Per scoprire l'amore in una voltata di carte

capire che è vero

può esistere un vaccino

uno stato di quiete per noi

 

Un arrivederci a stadi migliori di coscienza

dove permettersi di essere buoni

senza diventare patetici

senza essere eroi

 

 

 

 

 

 

 

*

Destinati a scomparire

 

 

Le famose frasi a caso dei poeti

un inno a voi prima di bere

ai tuoi doni Cerere, destinati a scomparire.

I furti sottobanco di tenere parole

la voglia di morire messa all'angolo eppur si muove

estinguere il firmamento con un solo sguardo incerto

aprirsi le vene in fiotti di falene nella notte buia

ascoltando alla radio un DJ sconosciuto

essere se stessi solo attraverso mutamenti

e non domandarsi mai perchè.

Forse siamo qui per vivere la vita

e non dire mai di si, che sempre l'hai vissuta.

Una fine qualsiasi può essere d'intenti

dichiarazione già assai gloriosa.

Finire lentamente lascia intatte le domande?

O senza più alcuna risposta?

Cosa vuoi da me? Lo sai che non mi espongo.

Non impongo alle stagioni i miei traguardi.

Corro sul posto, resto ad osservare.

Col pregiudizio del testimone secondario

stringo un sodalizio col tempo che passa:

lo lascio andare indisturbato.

Mi riservo una percentuale di attimi perduti

presi e abbandonati, da ricordare senza averli mai vissuti.

Non fingo attitudini, non competo per vincere

in pratica mi astengo dalla morte

riduco al minimo la possibilità di un incontro con l'altro.

Non vado, non vengo, rimango un caso a parte.

 

 

 

*

Lo spazio necessario

 

 

 

Lo spazio che ci individua come amici

è un luogo sacro, di preghiere quotidiane

vincolo astratto di natura impermanente

di naturale impermanenza

ma a nostra madre siamo legati di quintessenza

il sangue che vinca o che perda

a cui si mente e si fa del male per innumerevoli motivi.

Non preoccuparsi di calare negli abissi

a star freschi, fregati e contenti, ancora vivi.

Più mi guardi più ti attraverso

nella fattispecie ti faccio a pezzi sempre più piccoli

e pensi che è vero, è tutto un gioco da maggiorenni appena compiuti.

E maledici trent'anni di stupri dell'anima, nell'anima tua.

Da giovane ragazza sei stata un vero duro.

Poi, matura per la guardia, hai fatto un figlio

hai fatto un tiro da paura per tutti i nostri polmoni

stanchi di famiglia, deboli di cuore.

Così siamo vissuti in tempi stroardinari

d'indicibile fattura, strafatti di cordiali saluti e poca cultura

leggende metropolitane e dubbi morali a portata di mano.

Invano sedotti ed abbandonati da pensieri catartici

per poi subito tornare alla rabbia di non farcela

abbiamo perso i contatti, siamo restati all'angolo.

La vita di un padre, fuscello lungo i pascoli

belato sull'altare, Gesùcristo in conto terzi,

partigiano d'animare, finita troppo presto

per lasciare un figlio universale, pronto all'occorrenza.

Eccomi redatto, a piede libero, sulle pagine, nei fogli

di un diario mitologico.  Sempre volli, mai non volli

lupo solitario, farmi un branco di un elemento solo.

Posso testimoniare in mio soccorso di essere un malato mentale.

Troppo tardi per una prigione di farmaci

una punizione esemplare:

una vita in cambio non in tempo per la vita.

 

*

Un segreto

 

 

La surclassata stagione degli amori

ha meritato di salire sugli allori nonostante il circondario.

Un podio per quattro stagioni

nel complesso un risultato straordinario.

Perchè l'amore è folle

non conosce leggi di partito o pronostici apotropaici

o la mistica di un consumismo da abbecedario

se il mio poeta preferisce un fiasco di vino a un chilo di pane

e a vedere un tramonto dal vivo gli passa la fame

le parole se le porta il vento che sia stella o cometa

e si sveglia in lui il bambino chiuso nel petto a doppia mandata

e comincia a volare nel cielo arruffato

da nuvole dispettose di forme violate

dal suo sguardo incantato

allora è possibile anche non morire per niente

e restare per sempre un punto d'arrivo, un segreto indecifrabile.

 

 

*

Di secondaria natura

 

 

L'apparato umano urge riflessioni

compatibili con la natura dei perdenti

ragioni che non conservo nella mente

ho solo canzoni per eludere la morte

e la memoria ferma su immagini di una donna passata

a esercitare le mie voglie in monologhi esasperati

e parole ghiacciate.

Fossi stato buono a questo o a quello

sarei diventato adulto

ma essendo impreparato a tutto

ho sviluppato una natura sedentaria.

D'altronde di una seconda natura

divento portatile quando colgo il fiore

o calpesto le foglie nel bosco,

accarezzo il cane, brandisco un resoconto a fine giornata.

Scrivo le mie cose, soggiogato dai sensi di colpa,

vuoto le mie vene per l'inchiostro di poche parole insanguinate.

Quello che conosco lo conosco di fame, di sete, di bivacco.

Struggendomi di rimbalzo come nuvola piatta.

Sul lago provo la frenata. Incedo e cado, resto sempre a galla.

Le mie ferite coincidono.

Fosse possibile un compromesso, avere sempre quarant'anni!

Un eterno incompiuto come prova d'artista.

Un lunghissimo metraggio senza capo nè coda.

 

*

Al fuoco del camino

 

 

 

L'Apocalisse è dietro l'angolo, un conato d'atomi

una ciocca calata sul collo

appena voltata l'asola dell'equatore

salmodiata presenza di ghiandole

cocchio di vene sottili.

A furore di vento passasti lo stadio di figlia

scolpendo per sempre il tuo nome nel cuore del bosco

sulla corteccia della quercia antica.

Come ti chiamai amore poi non ricordo

ma fu cosa limitrofa, di lì a poco

una sopsensione del tempo in se stesso

con denti forti per mordere e la voglia di farla finita

ad essere vinta da un sorriso, da un bicchiere di rosso

la storia infinita dallo strano percorso

un sorso di brina dello stesso mattino

che ti ha vista trascorsa come stagione formale

ma con l'anima in rivolta ancora tutta in divenire,

è arrivata fin qui.

Quante volte ho pensato così. 

Al fuoco amico del camino, ebbro di rimorsi.

 

 

*

Per non farti scappare

 

 

Accorgersi del flusso

fermarlo adesso

in rime baciate

in acrobazie sbandate

di una lingua da cani

fare un tiro

dei nostri polmoni, un fuoco a mare

pensarti senza averti distante

anzi annodare le corde che ti toccano

ai polsi, alle caviglie, per non farti scappare

osservare le stelle, ferme come i tuoi occhi

inabissarsi in una coltre anemica

la conseguenza di certi pensieri è un sonno profondo

senza sogni, un viaggio da farsi a porte chiuse

nonostante si aprano abissi con dedica.

Il tuo nome è un futuro senza accenti

con una zampa rotta che zoppica

frustato dall'aria, povera cucciola di semola dura,

all'addiaccio di chi le bada.

Quando lo pronuncio muoio assiderato

e le labbra mi cadono.

Se penso che non ti ho mai baciata

mi si sventra l'anima e grido senza precauzioni, disperato.

Vale la pena per quelli che non si sono mai amati?

Il seno del mio scrivere non ha un senso compiuto.

Un segreto che sta tutto dentro un rito

di espiazione dei peccati.

 

*

Amore virtuale

 

 

 

L'avessi presa e salmodiata

come una lunga criniera d'asfalto

in un viaggio senza meta e senza tregue

avessi percorso la sua pelle in un lungo e in largo

per cercare un posto dove stare

per sempre

o almeno nei suoi occhi di grano

bruno di foresta

ne avessi mietuta una in tempo per la messe

a quest'ora sarei in fila per la Luna su correnti magnetiche.

Ma ciò che deve accadere accade

è uno spalancarsi di finestre sui più vari circondari.

E così mi estinguo dentro gli angoli di realtà virtuali

lei su di un altro pianeta ed io

a scagliare i miei fotoni arrugginiti il più lontano possibile.

*

Sotto al tavolo

 

 

 

Forse va bene un frontespizio

intercorso fra le vene e una faccia d'angelo

senza demoni alle frontiere

dove è facile trasgredire ad un inizio e ad una fine

tra le virgole sugli scaffali pochi atomi, privi di fede.

Per sapere delle vite di spostati dietro gli angoli.

Per farsene dire i capillari illuminati.

Un libro da regalare a nemici edulcorati

ad atavici personaggi di rimando.

Sotto l'albero un quintale di solstizi.

E poi vederti come intessuta di stelle filanti.

Arpeggiare di dita sul tavolo.

Ecco che mi esento dall'apparire romantico

nell' esperire pensieri ricorrenti a fusi orari

e stagioni balneari di spiagge desolate.

Per restare un po' da solo me ne andrò sotto al tavolo

a contare le gambe.

Le tue caviglie scomposte sono giunchi di fiume

piegano verso l'alto.

Tra le cosce perdo ogni ragione, mi separo in stadi.

Nel più evoluto bevo vino rosso e rido

alle battute degli altri.

Qualche volta sbianco.

 

*

Una vita non basta

 

 

Un ricatto dell'alba fu quel tuo battito di ciglia

al mattino un sentiero sconosciuto s'apriva

gambe e destino;

di gambe accavallate senza mutandine

e destino incollato al futuro.

Giorni che ebbero un significato loro

di tempi maturi e azioni clandestine

prima ancora che viverli fosse vivere.

Una storia senza lietofine.

Il sapore del tuo ventre mi appaga di tutte le mancanze

e ancora germoglia sul palato fiore di platano.

Le forme del tuo corpo mi denudano le mani

mentre le mie dita ti coprono in distanze siderali.

Quando vengo dentro il tuo giaciglio,

che fu fatto per riposare il Mondo, lo costringo

a mostrarmi la volta celeste

prima che le stelle cadano e finiscano di nuovo

tutte nel tuo ventre.

La tua bocca è una sangugna ballerina e la tua lingua

danza melodie dolcissime con la mia lingua invitata

e fatta alzare dalla sua posizione di riposo, festa del liceo.

Le tue labbra, schioccolare di venti nel Mar dei Sargassi,

dove i pirati cercano baci da predare,

sanno pescare umori, dove si posano.

Gli occhi sono falangi di lago armate.

I capelli, grano bruno di foresta.

Tutte le carezze che non ti ho ancora fatto

le conservo per un'altra vita, questa non mi basta.

 

*

Teneramente

 

 

La litania che intono tiene a bada

la diaspora che ho sulla punta della lingua

con frenesia ripetitiva ingaggio una preghiera

con sortite vivide nel pensiero

per ringraziare di questa vita, lascito stellare

e chiedere scusa di non saperla affrontare

oh Madre mia, fonte fontana

a chi ti ama dona la sete e da bere

Padre celeste con la tua veste

proteggimi dal freddo che mi prende

e che il mio destino sia fuoco ardente

mi inchino di fronte alla Vostra Maestà

ma non posso parlare 

non so come fare

la pace che cerco datemela per pietà

perchè non credo a niente

non ho fede nell'Amore

sono solo un peccatore senza dignità

in verità della mia vita fate ciò che volete

chè io non so scegliere un passo dopo l'altro

nè la direzione, sono canna al vento

perciò mi pento di ogni mia flessione.

La litania che intono attinge dal pensiero

e certa musicalità

non ascolto il lamento, non ascolto il richiamo

vanifico l'attesa, s'incrina il mio coraggio

cerco ebbrezza e vanità

gli occhi miei perdono la luce

allora non rimane niente

in questo stato mi produco in preghiera

silenziosa e sola solamente

a stento tengo il mio dolore

a stento non lo lascio andare di misura

sbagliando la materia il fango si fa terra

e dal mio crinale non si vede il mare che teneramente

è una sutura d'abissi.

Osanna nell'antro dei ciechi.

 

*

Concentriche, sporadiche

 

 

Cercando la bellezza ovunque

ho perso di utilità

rarefatto me ne sto, ora, prossimo al declino

con queste parole buone per Narcisi

concentriche e sporadiche per le vie uggiose

della mente pulsante a raccontarmi

le solite storie di passanti.

Quanto vorrei che almeno tu restassi

al cospetto dei pensieri, in piena fase d'espansione

ma non ti ho avuta mai se non per illustrare malumori

sedotti da costumi intercambiabili

di dolcezza e altri fattori, uguali e contrari.

Che l'abisso ci separi è questione temporale

fuori sincrono cadiamo negli attimi eterni

e non c'è spazio condiviso dove risultare tali

uniti e circospetti, quali fratello e sorella.

Se vuoi andare vai, non ti trattengo

oltre i limiti del sangue che ci lega

all'identico anatema.

Percepisco la tua assenza

come un vuoto custodito nel petto

e se vedo solo te

ovunque volgo lo sguardo

è per effetto di ricordi fuori posto.

Vedi cara, la questione è questa, ho memoria capricciosa.

 

*

Respirando forte

 

 

C'è modo e modo di scoprire

che il confine è d'aria e luce

quant'è profondo l'Universo

respirando forte per esempio

sull'orlo di tossire oppure

sgranando gli occhi su di un filo d'erba, all'imbrunire

contando i petali di un fiore

cercando conferma a un altro amore

che non sia il proprio travestito.

Sotto la pioggia dare la caccia a pozzanghere appena compiute

tirare le somme e credere che non tutto sia perduto.

Chè va e viene la voglia di vivere

e non c'appartiene che un sentore di ruggine.

Dell'ingranaggio siamo il flusso, il meccanismo complesso

l'audacia nel passare attraverso e non oltre

la straziata compostezza dell'essere.

Con la consapevolezza necessaria

che accada ciò che deve accadere

si affronta la voracità dei giorni a venire.

E quando di schianto poi si manifestano

attimi di indicibile bellezza

essere pronti ad afferrarli con la fragilità

di professionisti senza alcuna esperienza.

Polvere siamo e polvere di stelle torneremo ad essere

nella notte incandescente.

*

Terminati i termini

 

 

Tutto ciò che non accade

trova spazio in porzioni di futuro

e con costanza procura a sè e a molto altro

percentuali reversibili d'infinito.

Fin dove riesce a spingersi il mio sguardo

vede chiarezza d'intenti nelle leggi del Caos.

Non c'è forma, non c'è sostanza

che non abbiano avuto origine da un lascito

da cui estrarre coscienza e trasalire, per ascensioni successive.

Chino il capo di fronte a tale tecnica compositiva

ma non rinuncio all'eco smisurata dei miei oblii.

Non c'è unità di produzione

che possa garantire splendide poesie.

D'altronde la vita la vivo finch'è mia.

Non prima e non oltre la linea di confine.

Nonostante ciò mi produco in desideri mozzafiato

da esaudire solo in parte e senza troppi affanni

per restare umano il più a lungo possibile

e cercare nuove scuse ai miei errori, contrabbando d'emozioni.

Se c'è spazio per l'amore è circonvenzione d'incapaci.

Si danno arie i miei polmoni di essere buoni alla montagna.

Ma le gambe?  Così tutto resta su di un piano intellettuale

vera fonte di dispiacere e plusvalore.

Come stare fermi ad aspettare il decorso di un malore

la fine di un amore, il calar del Sole

in una danza immobile che è tributo a circoli viziosi.

E poi si muore, brevemente inascoltati lungo i termini

stabiliti i quali finalmente si ricompone il silenzio dei primordi.

*

i personaggi principali

 

 

La scommessa è persa

il tempo ha rotto la clessidra

il futuro è fuggito come cane per la strada

e alla deriva, ce ne stiamo in cima agli alberi

su in collina, a vedere le nostre case bruciare.

Vanno in fumo le nostre speranze

e per primo mi rimprovero di averti delusa

ma ci sono i fatti a dimostrare le varie istanze

sulla Luna, dei personaggi principali.

Al centro del mio mestiere compongo atomi

per antilogie dispari e con poche frasi elementari.

Duale, percepisco l'unità centrale in uno scambio di vedute.

Da distanze siderali ad un palmo dal naso in pochi secondi

e nessuno mi ha creduto

per scambiare le coordinate dell'approdo

con un canto di pescatori  greci e trovarsi presi nella rete

di racconti antichissimi ma sempre attuali.

Bazzicare per le bettole in cerca di soprusi

e di scorci di ebbrezze mai confuse per estasi.

Coricarsi, gli occhi chiusi, in mezzo alla tempesta.

 

Per poter immaginare una tregua permanente

tra le sabbie del deserto

trovare la rosa purpurea del Caos, ante metodo

astenersi perditempo.

*

Ogni foglia

 

 

Il tempo s'assottiglia

diventa una conchiglia bucata

una cometa, una clessidra

con la sabbia bagnata

,un fonema, tra le virgole

una frase sbagliata

pronunciata per caso

una notte di mezza estate.

Il tempo diventa il punto preciso

in cui ci incontrammo

alla deriva dei nostri atomi

dei nostri fotoni fiammanti.

Quando la scadenza è muta

quando il sangue è versato

con la corda al collo

me ne vado per alberi.

Ma tu non mi sai

non mi rimani

negli occhi languidi

a cantare canzoni sulla spiaggia

in riva al mare di quegl'anni

e così i rami tendono le braccia

- i nodi esposti -

per sollevarmi da terra

alla giusta distanza 

dalle cose del Mondo.

(Che vane se ne vanno)

Capita. (Svelate)

Un tallone d'Achille

ogni foglia che cade.

*

Capovolta

 

 

Dove finisce la caviglia metto giaciglio

e dove s'assottiglia il privilegio di un pensiero

respiro coi polmoni liquidi e le labbra bagnate

a sapere se è vero ci vado di rado

solitamente me ne sto in uno stato di garze, bendato

è un esercizio di volontà a tempo perduto

osservare le cose da un altrove d'istinto

distinto dal resto per lontananze automatiche

quel che rimane dello spazio è un vuoto limitrofo

un petto cavo che non passa mai il limite.

Poi naturalmente tutto passa, solo tu non ti levi di mezzo

rimani, di falso artista, l'esca, la bramata sintesi capovolta

di cuor leggera.

 

*

Restare umani

 

 

Costernato me ne vado per la strada

che la mia ombra mi preceda

la giudico cortesia atmosferica

la tua se ne avvede.

A ragionare del tempo e dello spazio

passammo l'intera vita precedente

in questo spazio e in questo tempo

non abbiamo tempo da perdere:

ecco perchè ti chiedo

insegnami a vivere meglio.

O almeno a credere in me stesso.

Ma a te piace divagare fiumi di parole

anche belle e pronte all'uso

ma io davvero prego molto

per una conclusione più veloce

che mi faccia dire addio

a vizi di forma e di sostanza.

Quintessenza del discorso è una morale fantasma:

meglio amare che essere amati

fino a quando non diventa uno sforzo sovrumano.

Meglio restare umani dopo tutto

almeno a fine turno.

 

*

Naviganti

 

Con sguaiata allegrezza 

non l'ombra di una carezza

ma questo freddo schermo

mi attraversa nella sua indagine

quante voglie ho e di che cosa

nessuno mi paga

per non essere stato altrove.

Indugio sui consigli per gli acquisti

mi faccio comprare.

Ho tempo da perdere

o almeno questa è l'illusione.

Col beneficio del sole

mi vado a consegnare

ad un sonno tormentato.

Quando mi sveglio caffèlatte.

Mi piace la natura 

ma mi rifiuto di combattere.

Non ho vissuto tanto

eppure sono logoro.

Il futuro che sognavo per me

ho dovuto cambiarlo in corso d'opera.

Gli amici mi hanno salvato la vita

e lo sanno ma non me lo fanno pesare.

La solitudine che ogni tanto mi assale

è paura di morire deflorata.

Dopo tutto ci sei tu

che ancora mantieni la rotta e non ti infrangi.

Orientarsi con le stelle è prerogativa di viaggiatori romantici.

*

Gli occhi

 

 

 

Per la frenesia che ci colse nei giorni del maggio

aggiornate ad oggi quante ore fanno

da trascorrere sommersi da immagini?

Le nostre contrazioni cardiache d'asporto

forse fungono da metronomo?

Per azioni coordinate?

Rimettiamo gli orologi a un quarto dal passato.

Prevedendo catastrofi, sospirando apatici.

La vera gloria sosta nel non fare

non prendere parte alla confusione generale.

Per conquistare il punto di osservazione

mantenere gli occhi lucidi.

A pochi passi dal tuo volto, sconsacrando matrimoni

si arresta la mia collera

per non aver saputo combinarti a modo mio

ma d'altronde a questo mondo quante volte 

si fa presto a dire addio?

 

*

Caffè

 

 

Se la vena portante si aprisse ora

verrebbero fuori coriandoli

intrisi di acido.

La mia lingua lacustre metterebbe a tuo agio

entrambe le sponde in un delirio fantastico

da perderci il sonno, da spargerci petali

sul fondo e sulle dorsali.

Neanche l'ombra di un atlante.

A volersi far male t'informerei che t'amo

se ancora non lo sai, a debita distanza

ma se lo sai fai finta che mai

dovesse succedere.

Per altro una remota congiuntura astrale mi vede sobrio

nei pressi di natale senza un perchè.

Durante la quarantena ho iniziato a bere il caffè

con un cucchiaino di zucchero.

Fumo con rinnovato vigore e mi stupisco ancora 

per le piccole cose.

 

 

*

La notte

 

 

Tralasciando le parvenze

considerando oro colato le parole dell'ebbrezza

questo è nettare per le mie vene cave

in cerca dell'estasi.

Quanti gradi dell'essenza devo pietrificare

in immagini sacre?

A quali santi devo devolvere testimoni di feste?

La mia stupidità è grande ma conosco la notte

in alzate di spalle e conti corrente.

*

La mia padrona

 

 

Vivendo per inerzia pendo dal ramo

custodito dalle foglie

conosco il vento per gli addi

che gli si consegnano contro voglia.

Mi costringo a cedere il passo, chinare il capo

cosparso di cenere

prendo possesso di quello che è mio

sempre più di rado

bevo dalle pozzanghere

ululo alle sirene delle ambulanze.

Credo sia vero solo il mio amore per te

chiuso in questa mia stanza.

La mia padrona è lontana

portale la luna incatenata al suo calare.

*

Portami con te

 

 

Trovare la forza, ci vuole coraggio

avere coraggio, ci vuole coerenza.

Secondo coscienza dovrei dire di essere negato

ma a me piace mentire

e sostengo di aver amato

nonostante tu abbia un cuore di pietra.

Il tuo futuro che si avvera

è la distanza che ci separa

in cui mi lascio morire

pur di trattenere un'ultima speranza

di sentirti viva tra le mie braccia

mentre esalo l'ultimo respiro.

Sarebbe da parte tua una cortesia non da poco

leggermi le labbra

finalmente ospiti tra le tue:

- ti chiedo perdono se sei andata via.

La mia vita si produce di circoli viziosi.

Strappami le redini, portami con te.

Quello che sarò sarò, innumerevoli volte

avendoti per destino.

 

*

Unghie

 

 

Tra le pieghe del tempo

ammaestrate volte celesti spargono stelle

nel tentativo di portare alla luce segreti nascosti

o stravaganti modi di essere.

 

Noi restiamo al buio, ci mordiamo le unghie

consacriamo noi stessi a una vita di mezzo.

 

*

La fossa

 

 

Stoltamente pensavo che la poesia potesse riscattarmi

da una vita altrimenti miserabile

e riempirmi le vene di sangue

invece mi trema la carne 

non appena la sera il vento si leva.

Sono nullità codificata dal nulla

essenza di casi in sospeso

la mia deriva non conosce tregua

mi dileguo a scansioni di tempo (che passa).

Basta poco a buttarmi per terra

dove da solo comincio a scavarmi la fossa

non ho forza di volontà ma solo voglie pietose

non c'è niente che possa redimermi

a parte forse una fine gloriosa.

Solo i versi mi lascio alle spalle

con la speranza che qualcuno li adotti

del resto mi sento nato per questo

nonostante la morte mi inghiotta.

*

Testimoni del tempo

 

 

Con l'arroganza dell'avaro mi getto sul futuro

mendicando pochi attimi a getto continuo.

Sordido auspicio confondersi col nulla

tuttavia dal buio si ebbe la luce,

così continuai in vano a fare del dolore

uno stato di grazia e produrmi

in amori infelici ma pieni di gioia.

Testimonianze contraddittorie mi vogliono morto

oppure in prigione.

Io invece sono altrove, furibondo.

 

*

Via

 

 

Abbandonato l'abitacolo il pensiero vola incontrastato

quando questo si avvera può esserci dell'altro.

Una scatola cranica, uno sguardo rarefatto, nuvole e un po' d'asfalto

una strada maledetta

ricominciare da capo senza perdere la testa

in una bottega di coralli ancora vivi.

Alla finestra aspettando cieli stellati

sognare di andar via.

*

Modi e maniere

 

 

Cenacoli, corpuscoli per la notte brava

fuochi fatui sono questi pensieri per la mente

notturni come il sole che sorge, opposti al quieto vivere

si dipanano diafani.

E' paura di morire o paura della morte?

Quante voglie hai sedotte? Quante storie abbandonate?

Alla fine sono sempre le parole a correrti incontro.

E il silenzio qualche volta è ampio fondo, spettro, raggio.

Rifugiarsi è principio di coscienza, atto unico, illusorio.

La magia dura il tempo di un secondo, in cui tutto si ferma

poi riparte, accelerando.

Ecco per sempre un venire a galla della mente

a superfici incoronate, per immagini dissonanti.

Quello che mi pare è la strada da percorrere

e "finchè c'accuie spare".

 

*

Confessione

 

 

Di cosa posso raccontare?

Tralasciato io, subitaneo e circonflesso.

Uno stato d'allerta come al mare con gli squali

ma più dappresso, come in concomitanza di un brusco risveglio

da un brutto sogno o di riflesso una veglia forzata.

Sono amato abbastanza da tenermi la vita.

*

Avanposti

 

 

Dimenticarti è difficile data la mia posizione

scongiuro bisbetiche indomite immagini a confusione

di un ricordo assai vago di belligeranti sensazioni d'appagamento.

Volendo essere sincero dimentico tutto il male che m'hai fatto

come fosse un gioco da ragazzi tra i palazzi e sopra il cielo di cobalto.

T'avrei baciato mille volte, articolando la mia lingua

sull'altare della tua bocca, scoperchiando il vaso di Pandora

oh mia amata dolcissima pirata dell'oceano imperfetto

del tempo liquefatto di cui imploro onde a naufragare.

Un posto qualunque ma nevralgico, un neo della tua pelle sconsiderata

soltanto un altro approdo, il mio avanposto in mezzo al mare.

*

Cuore di mamma

 

 

E' un giocattolo bellissimo questo cuore di mamma

che conservi nell'antro

i tuoi anni ti stanno consegnando una vecchiaia tranquilla

ma senza troppi preamboli

la tua pelle è una mappa di percorsi lunari

stancamente chiedi gli straordinari alle stelle per un'altra fumata

e alle tue ossa il permesso di spostarti nello spazio

senza accusare forti dolori, ancora temeraria

lo spirito che ti anima è di guerriera solitaria

e i tuoi occhi buoni per il filo e la cruna dell'ago.

Guardiamo insieme quel programma che ti piace tanto

e ridiamo a vicende ingombranti di umanità varie ed eventuali.

*

Mai, mai, mai, mai nessuna al mondo mai

 

 

Mai, nemmeno una volta

la residua potenza di un raggio lunare

ha dato una scossa al tuo ramo portante.

E certi cieli stellati sono stati plastica fusa

sulla tua pelle, la volta celeste, voltata di spalle.

A ricordarti di tenere le giuste distanze 

nella foresta primordiale, dalle saette

nel temporale, imputate agli astratti.

Vorrei poterti parlare salpati gli amanti

in disuso nella stagione dei letarghi

a piè pari, come saltando da un argomento all'altro

trafiggendo cuori solitari, lungo la strada, l'asfalto infuocato.

Ma non mi vedo nello specchio, tanto da aderire

a certi gruppi di fantasmi semiseri

che chiedono il permesso di attraversare i muri

ai padroni di casa, mentre io, per ogni parola, ho commesso un reato.

I tuoi capelli prodigiosi li ricordo alle prese col vento

una notte di mezza estate, i tuoi occhi si confondono

ancora coi fiori del mandorlo?

Mai, nemmeno una volta confiscai i tuoi atomi

rinunciando a giacenze d'energia da campo magnetico.

O seppi coglierti nell'atto di spanderti.

Ti arredo un sorriso smeraldo per incontri fantastici

se solo sai dirmi quando tacca la banda.

Ti ho vista volare in assenza di musica.

 

 

*

Can che abbaia

 

 

Per il resto dei miei giorni nutrire dubbi

posso abituarmi senza vincoli

essendo ridicolo risparmiare tempo

al presente vai fuggendo

il cane abbaia nella notte

i vicini non lo sentono oppure sono morti.

*

Poco lontano

 

 

Poco lontano da noi s'accontenta la tempesta d'essere passata

il giunco di piegarsi a terra appena sulla riva

perchè quando la vita trascorsa è maggiore

di quella che ti resta da vivere

allora può capitare di assistere a certi eventi del passato

come a momenti d'indicibile bellezza.

Ma l'assistenza dura solo pochi attimi

poi si continua a vivere mantenendo le distanze 

più civili desiderabili.

Ricordando è preghiera tascabile

conservare immagini.

*

In un luogo indefinito

 

 

E' saldata tra le scapole e le ghiandole

questa sensazione di vuoto sottostante

colmo d'aria, rarefatta viene in gola

che è un piacere, nonostante la paura di cadere

ci presenti il conto in termini di bocche chiuse e devozione.

Servirebbe l'affetto di mammiferi a sangue caldo

almeno nelle emergenze o una volta per l'occasione.

Una voglia di vedere dove va a finire il prosieguo della storia

la permanente contrastante attrazione per l'abisso circostante.

Vana gloria va la vela della mente.

E tutto quanto sembra un sogno ricorrente mai sognato.

Una struggente rimembranza senza forma nè sostanza.

Un luogo immaginario.

*

in forma spasmodica

 

 

La condizione umana rettificata al netto del grado di dolore individuale

va verificata in quanto tale nelle sue varie derive.

Una forma d'esperienza naturale da esperire aneddotici.

Sarebbe ascensionale se ipnotica.

Ma non sempre impariamo da un'attesa spasmodica

a volte ci affrettiamo verso una fine nevralgica

e accusiamo gli altri di averci indicato la strada.

 

*

Per un attimo

 

 

Ho rimesso al cane i miei peccati

voci sul collo di lontananze affrettate

i vasti paradisi che ci attendono sincopati

li lascio ad attendere le mie derive preliminari.

 

Ritengo che il vino fuori boccone

sia una preghiera sufficiente a placare 

qualsiasi autonoma divinità

e il fuoco e non l'ardore scaldi la balera sul tavolo.

 

Tutto è a portata di mano

lo scalpitio della pioggia al balcone

il temporale giù in cortile

la rimessa di spiragli dell'estate

le tue cosce allestite per l'occasione

di un inguaribile miracolo.

 

Ma penso anche che il tempo fugge

ci smarrisce all'istante nelle nostre voglie primordiali.

Allora stiamo insieme per un attimo

unità di misura dei raggi solari.

*

Fino a quando

 

 

Le tempie in fiamme

il cielo terso

la componente casuale che domina

e poi tutto quanto il resto

a volermi andar via

senza restare nemmeno per un attimo

di sfolgorante allegria

un commiato da scambiarsi la pelle

come atto di cortesia

una finzione scenica o un moto dell'anima.

Fino a quando non arrivi all'atomo.

Fino a quando?

*

Freddo

 

 

Al contempo il furore antagonistico viene tollerato

e cessa di esistere quando pronunci il mio nome

in sussurrato cardine di antica consuetudine

come fosse dire prigioniero in un gioco di fate

inginocchiate sugli assi cartesiani del mio cuore

a pregare di arrivare al nucleo per la fissione.

 

Insalutato ospite misericordia semovante si accompagna

ad un freddo glaciale

*

Del non esistere

Il futuro furoreggia spastico

è un bandolero scalzo e mezzo ubriaco

il suono delle scimitarre del tempo fa da contesto

ad un sussidio didattico di natura pleonastica

questo tuo cercare tra le pieghe della tovaglia 

dell'altare designato alle preghiere del vespro

e nel grembo delle stagioni circonflesse.

Cosa vuoi che ci sia se non l'amplesso

del bianco col nero, del cielo terrestre?

Il presente bruscamente è a suffragio universale

scandito in petali, è una margherita da spiumare.

Se resti in dietro coi conti 

puoi avvalerti della facoltà di non esistere.

Nel passato invece la fauna selvatica.

Come dirsi cacciatori a lama di coltello

ma i ricordi fuggiranno.

(Vedi, amico mio, vince chi rimane

e noi due non partiamo neanche).

*

Futuro numero due

 

 

 

Imbrigliati nella trama, facenti parte del costrutto

per sottrazione all'obbligo, viviamo contraffatti.

Di natura prossima, la caduta tattica ci arretra dal nostro finale.

Agguerriti, padroni della tecnica, ci concediamo

solo a bagni di folla ma con stile.

Enucleare le convinzioni capostipite è un impegno sovrumano.

Meglio sondare il terreno dove la natura ci stupisce

con semplici espressioni di comando.

Vietato sia l'augurio che porta male, il futuro straordinario.

*

Te ne vai

 

 

Con le particelle selvatiche te ne vai

pei boschi secolari

a caccia di fotoni

e pochi atomi da rettificare

in seno all'ordine dei movimenti istantanei

di risposta peculiare automatica.

Forse pronomi personali di un discorso

tutto ancora da discorrere

in luogo di un gesto spettacolare arroccato sui cardini

di un pensiero beneamato.

Forse ci siamo ma sicuramente siamo stati.

*

Rimpianti

 

 

In quanto ai desideri

lasciarli appesi all'arcobaleno

a prendere il fresco, per chi ha sete d'aria

e poche opinioni abbastanza vaghe

sulla teoria dei colori e gli amori a distanza.

Forse  sono stato colto di sorpresa

e un primo buio sultanino mi ha chiuso a chiave in cortile

ma la luce cui ti sei arresa, t'illumina Monnalisa.

Voltafaccia degli addendi, la tua somma ti sovrasta

sei un vinile con una faccia rigata e poca pratica

di ascolti fugaci da in cima agli alberi.

Il mio amore dorme al di là dello schermo.

Chi la cullerà?

Le cime fugate dal vento

per un rimpianto 

di tanti anni fa.

*

Proverò a capire

 

 

Ricordi 

le notti

passate a cercare i resti di noi due nel buio delle

notti

trascorse ad aspettare il momento in cui ricomporci

e pensare

che la fine fosse un sentimento condiviso

solo in ultima analisi

e che lasciarsi andare servisse al trascorrere dei giorni

in direzioni contrarie alla contrattura nervosa, elicoidale scissoria.

Ma girare a vuoto ha svuotato di senso il nostro percorso

tanto che anche l'abisso è diventato un metodo

per la conservazione dei dati.

Amore, dal tempo vola quando stiamo insieme

all'estenuante attesa di una mia prova di coraggio.

Come passa è vento.

Così se non ti vedo non esisti

è lo scacco folle che m'infliggo.

*

La forma volatile delle nuvole

 

 

La cosmetica dinamica delle nuvole

rassomiglia ad un malessere:

non appena hai trovato la forma

la forma scompare e quello che vuoi

non sa d'essere prima che abbia recitato la formula:

volli sempre volli con la forza del digiuno.

Niente di più infantile:

se a qualcuno starò simpatico

canteremo insieme alla luna (come lupi su in collina)

altrimenti le mie ossa ai cani da cortile.

*

Vetro temprato

 

 

La compagine si smagenta appena sotto di noi

possiamo vedere le vene interrotte di sangue

ghermire le radici stesse del flusso continuo

in una variazione di senso di portata costante

con le prime luci del mattino a soffocare

nell'istinto ogni respiro che abbiamo fatto mai.

La paura elettrifica sconsideratamente le cellule cerebrali

la vista dei massacri indebolisce lo spirito santo.

Ce ne stiamo coi nostri guai andandocene via dagli altari

quando qualcuno viene colpito a salve

dal senno del poi e torna sui suoi passi

impugna l'artiglieria pesante, si veste da strage.

I compagni e le compagne non sono persone volgari

sanno di brace, di focolaio, di focolare.

 

 

 

*

Un saggio

 

 

Io, me, me stesso

se esiste l'universo e non è questo mi  taglio le vene

pensò il saggio depresso

guardandosi dentro ultraterreno

*

Penna bic

 

 

Tutto lo scorrere del tempo in una bic al vetriolo

riscossa da un astuccio.

Se in compenso pendessi dalle tue labbra

mi sarei fatto astuto.

Io proprio non ti capisco, hai le redini del sole

e non fa mai giorno nel tuo rione

almeno dei raggi a soppalco.

La scrittura mi porta dove vuole

e non mi sento responsabile

di attraversarla non se ne parla.

Il mio cane scava nel letto una cuccia migliore.

E' tutta colpa della musica

ma a volte sono le parole a meritare la condanna

mia Jamaica, scendiamo dentro di noi

con il senno del senno di poi.

*

Voltare pagina

 

 

 

Non ho tempo per risponderti e la distanza

è del tutto siderale, una voltata di spalle

per eccentrici saluti

una volgare attesa di cordialità.

 

Non ho il tempo di confonderti e la verità

è contraffatta tra le tue mani

degne di umanità mentre le lavi

per evitare decisioni finali

 

Ma la parola fine ha messo le ali

sul bordo del diario

e andare avanti sarebbe straordinario

restiamo normali, andiamo a capo

voltiamo pagina.

*

Un vuoto inconsulto

 

 

Sulla cresta dei neuroni ci giocheremo la partita

indugiando su superfici fuori concorso

e meritate scommesse sull'essenza del vuoto.

Com'è pieno questo posto, di solito non ci viene mai nessuno,

il mio cosmo interiore difende la sua solitudine

ma il colmo è perdere la ragione per un tempo inconsulto

come accade di rado al luogo comune.

E' il momento degli esempi:

primo, signori si nasce

secondo, do the evolution

terzo, scompari, svanisci al mio posto per giunta

a partire da quando ebbi certi natali d'origine.

*

Rugiada

 

 

Rugiada un po'

a segnalare gli stralci di questa mia navigazione

parassitario respirare a fasi congiunte

un vuoto compiuto, utile al miraggio.

Il basilico in terrazzo, il basilisco in cantina.

Dove duole trovare spazio?

E se mai ci toccheremo con dita speziate

(l'accorata richiesta della pelle)

forse vene tralsucide porteranno ancora i nostri fotoni

a dileguarsi nelle tenebre dei nostri cuori in frantumi.

Saranno folgori, allegorie di tempeste in cortile.

Ma la tua è ancora una tenera età di gemme portanti

e rugiada da un po' sulle foglie sottili, dita in divenire

strabismo di Venere, sguardo claudicante al mattino

posato sulle ceneri di una via lattea da considerarsi barlume

di distanze razionate di cielo.

*

Fuori scala

 

 

Non risparmiare la gola

per una poesia all'ultimo grido.

Si può mentire a fin di bene

in un solo istante rischiare tutto

lasciarsi alle spalle il mare intero

eppure percepire ancora un senso d'insoluto.

Da qualche parte c'è sempre qualcuno che guarda.

Un giudizio fuori scala.

 

*

Cornetti alla crema

3

 

Era andato già via lui, fagocitato dagli atomi 

di un freddo mattino.

La tavola era così imbandita:

spremuta d'arancia in bric di vetro, yogurt agli agrumi di Sicilia

cornetto alla crema, cappuccino e una mela Pink Lady.

Si accorse dopo qualche sorso che una busta

era nascosta sotto il piattino.

Nella lettera c'era scritto: se devi andare vai ma lasciami delle tracce.

Assaggiò tutto ma non finì nulla, come se avessero fatto a metà.

Alla mela solo un morso.

Poi prese una matita dalla borsa e scrisse dietro il foglio di carta

il suo numero di cellulare.

Si vestì in fretta ma con cura come dovesse incontrare qualcuno

di lì a poco.

*

Guerre stellari

due

 

Eppure avrebbe dovuto alzarsi, vestirsi di corsa e tornare a casa sua

lasciare quell'uomo, quella camera, quella città, quel vivere smanioso

odissea di ritorni furiosi e senza gloria.

Ma le cadde l'occhio sulla sveglia

a forma di gufo e le venne voglia di restare

per simpatia nei confronti dell'animale notturno.

Il suo volo la condusse a immaginare traiettorie sul soffitto

perdigiorno nuvolosi, cosmonauti telepatici.

Folclore primordiale che le valse un riposo sfolgorante.

Per giunta una volta sveglia la riscosse una colazione da campioni.

 

*

La bellezza autonoma delle cose

uno

 

Le sembrò un mancare qualcosa

un crescendo protratto troppo a lungo e senza degno finale

allora chiese cos'altro avrebbe potuto fare

e per tutta risposta ebbe un morso sul collo,

un sorriso arguto ed uno starnuto.

Ma il freddo che fa la compose in un andirivieni di sè

a membra congiunte, un poker di strutture claudicanti,

congettura di arti e di pensieri.

Quello che voleva era disfarsi di tutta quella ambiguità

decisamente versatile per un unico ingaggio

invece avrebbe voluto provare un'emozione per volta

magari conquistarla a fatica invece che essere inondata.

Aveva un sogno ricorrente: giocava con un aquilone

che puntualmente s'impigliava in un cavo elettrico

e lei prendeva la scossa.

Si sentiva così, folgorata, in attesa che qualcuno la rianimasse.

Che la riportasse a temperatura. Che mettesse la briglia

ai suoi elettroni fuori controllo.

Aveva creduto che lui avrebbe potuto disinnescarla

ma aveva solo prorogato l'ennesima detonazione.

Così si trovava a roteare di un'altra orbita oltre che la sua propria

a velocità sempre crescente, con un incalcolabile dispendio di energie.

Se solo fosse stato possibile tornare tra le braccia di suo padre.

Quelle estati al mare a raccogliere telline,

Bisognava svegliarsi presto la mattina. Il secchiello, il retino.

La colazione allo stabilimento dopo aver raccolto il bottino.

Erano immagini stampate nella sua mente, ricordi fotografici.

Un misto di dolcezza e di dolore li accompagnava.

Da quando suo padre le aveva lasciate non aveva più saputo

guardare il mare senza averne sempre un po' paura.

Ora nel suo letto era la stessa cosa, non osava saltar fuori dalle lenzuola

o era certa la corrente l'avrebbe portata via.

*

Constatazione standard

 

Salterei la constatazione amichevole per passare alle vie di fatto

ho poche cose da dire: le file imbavagliato mi stancano

la resina non si lesina dai pertugi della corteccia d'altroquando

e il mare mantiene quel sapore da sopravvissuto

che gli costa onde flottanti.

Per tacere del cielo, delle popolose nuvole, delle montagne

con creste di gallo che sempre abbaiano se aizzate 

sui circuiti del vento ad un fallibile suo canto.

Questo mi resta in tasca ad un primo sguardo

ma guardo intorno prolisso di endecasillabi.

Del resto il terreno è fertile per lanciare ingiurie

e la mia bocca ha labbra sottili, canini aguzzi

e una lingua biforcuta adatta alle gare di sputi.

Dovessi misurare la distanza, la distanza mia da te

direi che consta di due lune piene e un bagliore magenta

dove io sono il fondo del bicchiere e tu la fonte

e non si colma con nessuna forma di pensiero.

 

*

A notte fonda

 

 

Se ci sei batti un colpo madrigale dei miei conclavi

dove mancano le ali spunta il rispetto per il volo

vettore folle dei miei lombi

cascata, caligine, caleidoscopio.

Posa il tuo sguardo, nube d'altura, resoconto

controcanto di tempi migliori.

Fammi tuo per sempre, senza memoria,

in un presente assoluto privo di circostanze.

Soffiami in petto il tuo respiro caldo, sporzionami.

Contagiami di tutto l'amore che puoi.

A notte fondo la voglia che ho di te in piccoli versi

reciproci futuri anteriori.

*

Comuni passanti

 

Aspetto che m'invada l'inerzia del cammino

so tenere a bada l'erba del vicino, in verità.

Quando torneremo a filare stellanti

come comuni passanti

avremo tracciato mappe della libertà.

Abbiamo bisogno di chi ci sappia consolare

piccole streghe dagli occhi buoni o grossi levrieri a pelo duro

tramonti fluorescenti, marosi intimiditi da occhi umidi,

picchi altissimi o colate atomiche di lava, voci cordiali

musica d'alpeggio e percepire di non essere soli al mondo.

E poi si muore a lavoro nell'esercizio delle proprie virtù

come quando un grande amore non torna più.

Nelle caselle incasellati sorge l'estro degli automi.

E torneremo a far l'amore nelle piazze a peso d'oro.

Sarà un trionfo di costole e costati, di bische d'avorio,

un toccarsi ma non sempre con la stessa mano.

Ed è solo oggi che già lo immaginiamo,

attraversati da un fremito incorporeo.

*

Deriva

 

 

Voglio tornare ad ascoltare il mio cuore che batte

sotto la pioggia nella pineta

io lo odio e poi lo amo questo pianeta

battezzato da un cielo di bellezze strozzate

conati di stelle a perdifiato.

Succhiare la linfa dal costato delle rose in giardino

attenua l'attesa per un abbraccio che non sia clandestino

o vietato per legge come questo tempo impone

a causa di un virus.

Balza agli occhi la fragilità dello schema che ci deriva

tanto che sembrano gli occhi frustrati dallo schema.

Ma se il signore ha indicato quale sia la serpe

basterà prendere la mira col tallone.

Ciò che scrivo in tempo di quarantena resta vivo

solo se esce dalla gabbia.

Corro sulla sabbia con la mente, spicco il volo e sono aria.

 

*

Poco altro

 

 

Il foglio bianco è sempre quello

tutto intorno invece cambia e la dinamite nel cervello

è forza che spesso inganna.

La spesa, a "spasso" col cane, bestemmie per cena 

e poco altro.

E' bastante la codifica rituale degli astratti

per sognare un poco affacciati al balcone

la televisione passa notizie in filigrana.

Le piazze vuote sbiadiscono di ruggiti d'acqua dolce

e non ci si saluta più alla stazione ferroviaria.

Persino i funerali s'ammantano di gloria

per non essere più uguali.

Le energie si disperdono senza ricambi

la primavera avanza senza andare avanti.

Le rime sono di troppo se stancano i polmoni

la vita sembra altrove se i respiri si contano sulla punta delle dita

e le città sono cloni, alla deriva.

La mia cuccia è il resto del Mondo.

Tutto il tempo passa in frazioni di secondo.

 

 

*

Merce di scambio

 

 

Non sento più

m'illudo ancora

Il mio nome sulle tue labbra 

nude come giunchi al sole

le parole da cercare

la fanno da padrone

rettili immobili nei cunicoli

per dita prensili di antica fattura.

Tutto quello che ho perso

non potrà tornare ad essere scoperto

come carte sul tavolo

come sangue nel rivolo.

Dovrò farne a meno

pensare ad una soluzione che non sia

alla mercè dei venti contigui.

(Spiegarmi la tua assenza con un inganno

che valga la pena di essere disarmato

solo per pagare con la vita un altro amore).

*

Alla destra del padre

 

 

Presentare l'aforisma dopo aver tirato i remi in barca

non benemerita la fattispecie 

ecco perchè soppresso da quattro cunicoli

ti urlo in faccia la mia prova del nove

pur essendoci svanisco dagli atomi

dalle radici di questo tristo annaspare

focolaio di vendette e preliminari.

Potessi sorgere come sole rovente

quanto abbattare docili dorsali

di vento venute col vento certe correnti cordiali

importano spire di contrabbando.

Al nostro lento navigare si rompono le acque

mentre le onde arrivano intere su entrambe le sponde

come meglio descrivere un fiume?

Si direbbe del letto facile perplesso, un veloce appuntamento.

Quanto a noi, si sedeva alla destra del padre

sempre in affanno per il troppo respirare.

 

 

*

Pazza idea

 

Si potrebbe parlare della richiesta di un ergastolo

fosco lo sarebbe se sedotto

da un eloquio sporgente e fantastico

anche se esangue

senza troppe parole si accede al livello di un'intesa successiva.

Si potrebbe parlare ai tuoi seni rotondi.

Al tuo ventre in fiore pieno di ergastoli, mutui soccorsi.

A quella variopinta coda di pavone che ti spunta dal culo

(anch'esso di ottima fattura).

Si potrebbe parlare di come ti ricordo

mentre estrai la spada dalla roccia.

Si potrebbe trattare di bisogno d'amore

se ti entra in tasca.

Folle idea di stare a ridere con te.

*

Stati di grazia

 

 

<<constatando amichevolmente un'inversione di marcia

rettifico la mia posizione da primo a quarto

dopo tuo fratello, tuo padre e il tuo cane.

Contestando il quattro zampe come essere senz'anima

ho perso ogni possibilità di recuperare uno stato di grazia.

A volte sai la fretta.

*

Che non torna più

 

 

L'accordanza di accaniti sogni

la ricorrenza di frequenti sintomi

mi conduce un pensiero inconfessabile

un automatismo plastico che ci scambia le anime

per cui non sappiamo più chi siamo se l'uno o l'altra

guariti metà a metà della stessa sostanza

contagiosi di una muta ferocia

di una insondabile progressione caotica

che ti colma di tutta la grazia necessaria

ad apparire fantastica ai miei occhi stanchi

e mi rende abile a cantare il tuo turno di fatue.

Del resto cosmonautiche.

*

Fatti furbo

 

 

Conquista la strada maestra, la roccia purpurea

oh gorgoglio di vita, fatti furbo.

Che cos'è la vita sempre ti sfugge

dietro l'angolo.

Allora smettila di correre, fai la brava.

Coriandola.

*

Fuori contesto

 

 

Ci armammo il baricentro d'apnee

per scoccare il primo dardo delle labbra

una ad una conficcate sempre rosse vagabonde

cerase di marzapane, dolci gote delicate

verdissimo inganno di pomi maturi

bianca valle decolorata, vergine madre delle mie clorofille

altura, vedetta, confine.

Santissima carne della mia carne impura.

E poi i polmoni a scoppiarci in gola, ventriloqui del cuore.

Fossi ancora quello che sono stato almeno per un momento

sarebbe diverso, un altro contesto di sana e robusta costituzione

la mia parabola è calante, una discesa incontrastata

la velocità variabile di presenze edulcorate.

Il nostro segreto porto d'ancoraggio

è questa distanza che ci avanza e ci basta per sperare.

*

Rito

 

 

Cadendo come da un frutto di matura pergamena

la conferma è che si avvera subalterna primavera

vengo colpito dalle tue parole acrobatiche

come spettatore in prima fila, un campo dei fiori disarticolato.

Veicolando parassiti io invece me ne vado

per questa nostra via niente affatto illuminata

la mia scorta di aggettivi si dirada

e perdo fiato appresso ad infiniti da rendere al vuoto

in un programma di compensazione autonoma.

Perdo di vista l'alchimia  e il rito magico automatico.

Pendo dalle tue labbra bella senz'anima.

 

*

Per evitare i doganieri

 

 

Le ancelle del destino sovvertono pronostici

aristocratici anacronistici ce ne stiamo a puntare quintessenze

sull'incepparsi dei raggi fotonici studiare un manuale

salvando le apparenze.

Noi, verticali alla materia, circondati da pretesti

surrogati di baleni, arcobaleni in bianco e nero

ci stringiamo ai capostipiti nella notte dei tempi

per forzarci al naturale corso degli eventi

stendiamo i pensieri sulle vele delle barche a vela

ormeggiate nella palude dei polmoni,

nostri flessori in conto terzi, allenati dal vento.

Per vedere occorrono occhi grandi bifasici.

La contrattura notturna e la lama di luce

la fessura maiuscola e il calcio del fucile.

Mi riservo la distanza e il precipizio.

Per amarti serve un metro di giudizio.

Una misura in tutte le cose

il fendente di un'alba che esploda.

*

Parlami

 

 

Parlami di come concepire la salvezza ci salvi un po'

di come riposai sui tuoi seni il mio capo stanco

di come Orione sfrutti i suoi baleni per ingabbiare l'energia

e vada via per le stelle il nostro sogno in fiamme

 

Parlami di come abbordammo tua sorella

lungo la statale che costeggia il fiume

di come le cantammo le canzoni della sopravvivenza

con tutta la pazienza di cui fummo capaci

 

Parlami delle selvagge che assecondano i nostri palati

a nutrirsi di carne a fauci spalancate

le nostre terre desolate sempre pronte agli arrembaggi

prese di posizione da stagioni incalcolabili

 

Parlami del sangue che versammo sulle lapidi

a suggellare il patto antico

del fango che ancora ci compone e della vita

musa mia degli sbalzi d'umore, amica decodifica.

*

Al concerto

 

Sirena terrestre, cantastorie nuvolose

seminatrice di campi in fiore, perdigiorno rigogliosa

a volte si apre un varco nella vena maestra

e qualche cosa passa che abbia in sè una promessa

di ricognizione, per scoprire di esser vivo.  Ancora.

Animale a fiato corto.

*

Tema destino

 

Il fervente dinosauro che mi possiede

ci tiene a conservarmi nella forca

giugulari di un primo assalto.

Indispettito, sulla soglia, rauca sillabari.

Per giunta ha un piede nella fossa, mangia stercorari.

Codesto animo morituro a caccia di guai.

 

Si assiepa tra virgolette la parola "finalmente"

in attesa del colpo di grazia

aspetto che mi mandi le coordinate

per lanciarti i componenti indispensabili

per svegliarti dal tuo sonno letargico.

Come disegni i pianeti tu, nemmeno gli angeli

 

Oh fata, mia signora del fado.

*

Alla moda del vento

 

 

La locazione dell' anima a ritroso

mi conduce circospetto a non fidarmi di antenati

troppo lontani nel tempo.

La condizione della mia sopravvivenza si produce anni luce da qua.

Su una stella di ceramica, alle coste di Orione.

Dove chi vive e chi muore si scambiano di posto

ad un ritmo forsennato

e per scoprire se è vero devi morire almeno tre volte.

Comunque se fossi Lupin sarebbe Margot, come dice Achille

e la guerra dei trent'anni sarebbe finita prima

in un bagno di sangue, sunday blody sunday.

La tregua che mi concedo ha dell'infinito la consistenza galattica.

Spostare un atomo da una dimensione all'altra

mi costa una fatica sincretica.

Dove mi porterà la costante magnetica del mio predicare?

Le tube di fandonio con intervento magistrale

si aprono una strada verso l'apparato centrale

e porgono i propri saluti. Maldestramente.

Peroreranno la causa del primo ascolto.

Ma un rimorso affiora alla mente

non aver consumato tutto in un istante, quella notte,

alla moda del vento.

*

La danza delle tregue

 

Emergendo dalla dimensione onirica

si manifesta più spedita la dinamica duale

vita e morte si compongono in un ventre femminile universale

per aver giaciuto in assenza di tempo e di spazio

copulando con la Luna a perdifiato, in un sogno ricorrente

di pianeti, ti ricordi le scie delle comete.

Scrivere per decomprimere, ecco il mio reato, di aver fumato.

Grandemente. Con le dosi contrattate a un mercante d'arte.

Sul ponte sventola bandiera bianca, di soprassalto.

Quella tregua auspicata ha le ore contate.

Diciamocelo: meglio soli che ben allineati.

Fuorchè le nuvole forse se piccoli soldati

da condurre alla pioggia per mano.

La didattica dell'anima non mi convince sul piano burocratico.

Ecco perché t'amo? col punto di domanda

sarà vertigine automatica tutte le volte che ti guardo

e convalescenza respirare d'affanno

ma finchè vivo voglio poterti guardare di schianto

anche se necessita di una certa preparazione apotropaica.

I tuoi fotoni si accendono di luce quando sorridi

e trasformi le molecole in postini senza recapiti di lettere d'amore.

Dall'altra parte di un piccolo mondo solitario pieno di testarde.

Ad averti qui saresti da fare a pezzi, in versi brevi e colorati

mia regina dei coriandoli, per non dire altro.

Ho problemi così gravi di salute che faccio finta di non averne

e tutti mi credono, comportandosi di conseguenza,

con l'aiuto di uno specchio, sarei un bravo attore

e di una memoria di ferro ma scordo fin d'ora il motivo del mio amore

per questo mi accontento di una salvezza fuori caso.

Ho vergogna di me stesso e mi attraverso con lo sguardo.

Quel che vedo mi fa pena ma non mi smuove che di pochi atomi

mezzo addormentati. Abitudine alla grandine.

Forse potrei essere una versione migliore di me

se non mi conoscessi così bene o non mi conoscessi affatto.

La verità è un origami spiegazzato.

 

 

*

Mentre il fiume

 

 

Del quieto vivere ti dirò i contrappassi

il respiro sul vetro presto gela.

Anidride carbonica di attese confinate

nello spazio di un unico pensiero.

Il letto freddo non è più un mistero

da ere lontane.

Buonanotte spire mortali,

che il sonno vi colga a strati.

Distratto da un ricordo il cielo aspetta un segnale.

Come la prima pioggia estiva segna il litorale.

Il tempo restante una folata di atomi.

Mentre il fiume da guadare gonfia gli argini.

*

Cosa vuoi che ti dica?

 

 

Fu così che passammo la mano

non giocando al gioco cui giocava chi perdeva sangue dall'orecchio.

Tenemmo spento l'apparecchio.

Grondando.

Lasciando sangue in resto alle solite richieste

di preghiere del vespro

da consumarsi per eccesso di tramonti, sui litorali celesti.

Quanto dissi fu preso per vero.

Povere anime in tempesta

com'è profondo il mare

è un'emergenza.

Ma tralasciando per un momento l'insostenibile leggerezza dell'essere

potrebbe dirsi corretto "l'amore è un filo rosso con la morte"

con gli impedimenti ottusi di questo spicchio di mondo

dove dirsi addio è ancora paradigma del lutto.

Nel pianeta degli aborti ci sono genitori convulsi, inconsulti.

Il dolore è nella musica dei loro nomi detti capovolti.

Come in un rito pagano di bassa levatura.

Cosa vuoi che ti dica? Il pianto sfuma in catena di montaggio.

 

 

*

Talamo

 

 

Mi conforta il tuo lento respirare

è nel buio della notte dolce consuetudine

la stanza se ne adorna in schegge di rammarico

per un amplesso mancato

ma queste mura non sanno più parlare da quando

abbiamo abbandonato certi indugi

sulla soglia di anni passati a infastidirci

e oggi cosa resta se l'amore non si fa e non si disfa?

E' un incudine ancora se discontinua cede

all' intemperanza del martello o intercapedine

per più sottili affissioni.

Metto le mani in tasca e fisso il soffitto

metto le mani in tasca e sputo sul tappeto.

Grondo lividi accolli, setose durezze.

Pago il prezzo dell'embargo con attenzioni

sempre meno spontanee e mi collego al sonno

grazie ad intermittenti concentrazioni scolastiche.

Dormire, morire, maritarsi.

Mantengo gli spazi esausti pur di fornirmi un alibi

d'ineluttabili vaghezze nella mia sessione notturna

personale di colpi di grazia.

 

*

Nottetempo

 

 

E' necessario generalmente socchiudere gli occhi

concentrarsi nel lasciarsi andare e venire

una volta per tutte

con il bianco delle ossa esposto in controluce

l'anima sgualcita china in terra e le vene da percorrere

poi pregare di avere vita lunga e vittoriosa

nel gioco delle parti ampi spazi per le fughe e legna da ardere.

Misurare le distanze in sogni da fare.

*

Fuori schema

 

 

Anestetico ribelle

pantomima in re bemolle

fiotto rosso fuori vena

con un oscar alla carriera

 

benedetta saltimbanca

che ti dice chi governa

lascia stare  la speranza

chi si perde non si avvera

 

nel reame delle fate

custodisci i tuoi cateti

i disegni dei pianeti

la sruttura delle cose fuori schema                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

*

Cara la pelle

 

 

Parlo al posacenere

ecco come fuggo il tuo sguardo

regredisco allo stadio larvale

sono materiale atomico di pochi battiti al secondo

ma fucina di intensi attimi è la clessidra

che m'hai costruito attorno.

 

Per sparire a comando ho imparato il respiro delle balene

le immersioni cosmiche in abissi da rettificare.

Perdo appetito e la mia costituzione grossolana ne guadagna

fossi uno spacciatore di emozioni venderei cara la pelle

ma l'anima preferisce i fondali alla corrente

non conosce superfici in grado di contenerla

così non ama lottare che per farsi bella.

 

Farsi bella per te.

 

*

Dalla materia sbagliata

 

 

A discapito di quanto pronunciato in precedenza

a scadenza di contratto, l'amore si qualifica,

se fosse considerata in atto la pendenza

di una vita fuori tempo massimo

fuori controllo

di quanto aumenterebbe il tuo passo felpato dietro l'angolo?

Che poi che controllo.

Con credenziali in subappalto. Voci di bordo mi vogliono negli atomi.

In attesa di rinnovo.

Spiga di grano, costola di frassino, potessi mutare anch'io

della mia sostanza automatica!

Dalle carceri in cui mi trovo invocherei anche gli angeli

se solo mi avanzassero ali per loro.

Purtroppo risiedo nella parte di materia

che non ha bisogno di credere per vivere 

così la luce interna della mia coscienza di classe

basta a riscaldare le mie unghie

il tempo necessario a graffiarti la schiena

donna guerrigliera, fata, mio milite ignoto dei mandala.

Un po' tremo per loro e non passo la mano,

a fine serata

*

L’oblio ne ha facoltà

 

 

 

L'oblio ne ha facoltà

ha facoltà di concentrazione.

Sopperisce all'uso ineffabile dell'indagine

come scopo di mille grazie, con l'amo per la falce.

E ricordi chirurgici si attestano come capitali nelle banche

come primi capitoli di libri molto lugubri.

Rassegnano dimissioni da coriandoli tutti i pezzettini di carta

che oggi hai fatto a lavoro, dedicando un alloro

di consuetudini patriarcali all'uso delle pause. Se quanto vali

lo decidessero i tuoi campari come sempre a bere

appoggiando gomiti alzati su spine dorsali,

allora si delineerebbe il reato d'infanzia rubata.

Non avere cucito, per intenderci, le pupille gustative

ai vostri scheletri negli armadi,  non identifica

ne consegue, l'unità anagrafica della somma dei vostri abiti.

Ma per esempio, io vestito so di non essere più nudo,

non posso dire lo stesso di certe femminucce dal fiato corto

ciò fa di me un corrotto, un Ponzio Pilato, un duplice reato

di moralismo e zero in condotta.

L'oblio ha facoltà di scelta e mi riporta sull'uscio topi morti

certi dati di fatto. La corsa s'allunga il passo fino a sciogliere

in un abbraccio il nostro giocoso rincorrerci,

di due testimoni mai nati complici.

                                                                                                                                                          

*

Oltre la soglia

 

 

Passare oltre fosse voltarti le spalle.

Fosse un coro arso dal sole

le cui singole voci

invocano pace

un' ombra sotto cui respirare

una tranquilla voragine

una quiete primordiale.

Fosse salpare allora potrei portare con me

un ricordo di luglio, un leggero patire

la vista degli altri, la tua pelle a contatto

i discorsi allegorici, la sabbia, il mare

la luna calante, i filmati porno, con una certa discrezione 

l'assoluta certezza di perderti ancora. 

 

*

Ho fattezze

 

 

Sotto effetto di sostanze contundenti mi arrocco, votato al disastro

la forza della disperazione munge le ultime nuvole

per una rada pioggia, ferrosa cartilagine il vento che si espande

in raggi, di cobalto. La falce del mio sguardo passa in rassegna

poche immagini. Il segreto dei tuoi atomi galleggia ancora in superficie.

Per poi trovare il favore degli abissi, i tuoi occhi acutissimi.

Avrei bisogno di un antefatto apotropaico, beneaugurante per indurmi

a sognare una vittoria e un lietofine ma purtroppo la memoria

mi suggerisce di andar via, abbandonare fatiche inaudite.

E' l'inganno dell'amore che non prevede dove cada la folgore

ma biasima il temporale di non averlo lasciato asciutto

ancor prima che piova. Alle stagioni non demordo,

ho fattezze per abrutirmi, tutte mie.

 

 

 

 

*

Tra le pieghe del tempo

 

 

Mi metto in ascolto di una stella cometa

sospirando intero il mio unico polmone. 

Guardo intensamente fuori

questo scheletro di ossa laboriose

e penso

che se ti avessi avuta per un momento

tutto questo non sarebbe mai successo.

Come adesso che perdo concentrazione.

Non ti ho più vista, chissà come sarai cambiata.

Ottusamente ti confondo con simulacri permalosi.

Accudisci la tua prole come gorilla nella nebbia?

La tua vena poetica predilige la mimetica

o la cosmesi dell'azione ha preso posizioni?

Sotto forma di maldicenza m'inabisso

per riemergere soltanto a tessuti cicatrizzati

a conclusioni sotterrate.

L'avvento di un nuovo esempio di guarigione

si fa attendere lungo le squame del tempo

e ho così tanto tempo da perdere

da poterti venire a cercare tutte le notti tra le sue pieghe

sulle righe di questo battente.

 

 

*

Attraversando il bardo

 

 

Giochi brevi di intermittenze notturne, queste luci fioche

di stelle sonnambule

che ti sveglino i cori di onde magnetiche

di diaspore lunari

se è vero che ci tocchiamo in sorte

teniamoci per mano.

Attraversiamo il bardo

sognati da universi paralleli

quintessenze sovrumane nel regno dei cieli.

*

La gatta

 

 

Scaltramente s'assiepa sfrontata la gatta

non ha indirizzo di consegna il suo sguardo astuto

tutto osserva se di grazia

sconosciuta a mia compagna non s'acquieta

traccia linee sullo smalto

tira dritto o fa le fusa, non s'arrende al quieto vivere,

vuole tutto, con le unghie.

 

*

Anomalia celeste

 

 

 

Da dove si vuol partire?

Da dove s'incaglia la metrica?

Da dove ci balla davanti la dolce arroganza del lexotan?

Ad arti ancora invertiti su cuscini di porpora

e lenzuola di setole.

A che punto del recital?

La commedia proletaria di una coppia piccolo borghese

alimenta false speranze nel ceto medio

e mediamente si spegne la fiamma prima che giunga l'inverno.

Ma arrampicandoci su certi specchi arguti di antiche somiglianze 

sapremo venir fuori da situazioni anomale

e guadagnarci un posto in piedi

allo spettacolo delle nostre vite in fiamme, gomiti e bancone.

Forza allora beviamo forte calici e vene

del nostro sangue ancora da versare.

 

*

Una serata in spiaggia

 

 

 

La versione stonata di una serata in spiaggia

tumefatti dall'erba messicana e annoiati con rabbia

per diversi abbandoni, si schiudeva di primo acchito

una sorta d'infinito nostalgico di galeoni in fiamme

alle prese col tramonto, che non saprei dire col senno di poi,

col senso di vuoto, col Sert alle porte.

Ma mettendo a fuoco, a ferro e fuoco il ricordo fantastico

parlerei senz'altro di una cometa fantasma 

nel cielo stellato, un desiderio di stare, di esserci.

A pochi passi dal mare.

Come inchiodate ai nostri stessi sguardi le onde incalzanti

ci sottoponevano all'istruttoria di un rodaggio.

Per quanto marziale potesse essere ogni attimo

dal silenzio in poi, sempre una malinconia sottile

ci scorreva nelle vene e parlare fu sessione postuma

di uno stato di quiete inquietante che a tutti mise freddo.

Questo mi ricordo, le cartine di polistirolo, la birra del Lidl.

E tu che sognavi ancora molto, amica mia di fuoriporta.

 

*

La vista del sangue

 

 

 

Che l'onda svelta franga!

Dolce balsamo di dissolvenze correlate

e la sabbia abiti clessidre dorate

se la volta celeste è la volta buona allora che cada

con formoso schianto di stelle femmine inaugurate

da dolci attese, precoloniali.

La salvezza pesa impressa

perchè non sono un essere speciale

e non avrò cura di te?

Quantificando i danni collaterali

in versi fantastici, devo una tregua a qualunque poeta

mi abbia dedicato un attimo o abbia creduto in me.

Appiattirsi sulla tavola imbandita

regalando tovaglioli per asciugarsi dalle vene soffiate

potrebbe sembrare una benedizione.

Ma il capitale d'amore non andrebbe dissipato

in simili atteggiamenti condizionati.

La vista del sangue, prospettiva maggiore

o posizione di svantaggio.

Nudo come un cancro nella bottega degli increduli.

I componenti, ubriachi, sono scaduti a maggio,

salvataggi compresi.

 

*

Per provare a farsi male

 

 

 

Permalosa questa quiete mi tempesta di domande.

Quanto è vero e quanto costa

questo vitto tra le nuvole?

Non ho ancora voglia di abbandonare

gli agi della mia vecchia condizione

con i piedi per terra solo per andare a memoria

come ho voglia di sbagliare così io mi perdono

e ricordo di pensarti, trasfigurata dal racconto

che mi sono fatto di quella remota vicinanza

che ci colse in una giovinezza in flagranza di reato.

Sono andato dove non si piange

per recuperare un tempo capovolto

dove ho vissuto come morto

penzolando da una forca tutta d'oro.

E' giunto quel momento tanto atteso

di tagliare la corda ancora in volo.

Per provare a farsi male un'altra volta.

*

Baratto

 

 

 

A quanto pare ho fatto male i calcoli

con l'inverno alle porte e i coriandoli in mano

ho pensato che fosse ancora possibile

guardarti negli occhi e dirti che t'amo

senza vertigini o vuoti incolmabili

con la calma pensata

di chi non ha più nulla da perdere.

Un punto a riguardo il cielo stellato.

Domani baratto la mia anima al verde

per un cambio di carte inoltrato

dei tarocchi letti con sguardi di giada

profezie di un'avventura fantastica.

Baratto dell'alba.

*

Fuga tra le fughe

 

 

 

"Quale allegria se non riesco nemmeno più a immaginarti"

i capelli avvampati in un calice di sole

le caviglie a cavalcioni del cornicione del terzo piano

la malanima scoperchiata e quasi in regalo.

T'avessi leccato la mano 

quella volta che mi hai tirato uno schiaffo

forse non avrei scordato il sapore che hai.

Ma un punto d'arrivo è arrivare in tempo per il riscatto

mai dire oramai.

La consapevolezza della dismisura non mi inquieta,

sono rassegnato ma conosco una particella del mio cuore

che nutre ancora fotoni dai tuoi occhi

quella volta che m'hai posato lo sguardo sui tuoi seni.

Che aspetti a voltarmi le spalle?

Non è già ora di darsela a gambe?

Fuga tra le fughe

dei pensieri solitari.

*

Atomi postumi

 

 

La iattura del tempo è che si annida in luoghi oscuri

dove solo la memoria sa attingere

così tutto ci sembra breve, perduto e sconsacrato

in una miriade di rimpianti non sempre postumi.

I momenti di gioia presunta coincidono con la perdita di lucidità

in una sorta di strano ossimoro capovolto.

E decidiamo la nostra sorte guardando un mattino 

un paio di gocce sul vetro che ne diventano una.

Io e te, che sagome!  Un pensiero fugace,

niente che tolga il respiro. 

Forse pari ad un abbaiare di notte, lontano, di cani.

Un masticare parole che non siano dedali di frasi spezzate.

Tipo un ciao come stai?

Forse sognare.

Una catastrofe d'amore.

Un incontro clandestino tra superstiti.

*

Vieni in mente

 

 

 

Vieni in mente come fa una canzone triste

quando non vuoi prenderla sul serio

 

sei un fischio di treno alla stazione

un baluardo di fatiscenze cognitive

 

un crossover di fonetiche minime

dai respiri congiunti

 

potresti essere principio

potresti tagliare la corda ma alla fine

 

nei sogni resti a debita distanza, sempre

una spanna sopra le mie ultime credenziali forfettarie

 

 

*

Colpo a colpo simulato

 

 

Nell'assoluta pienezza di un momento (estatico)

s'agita profonda la vertigine 

l'illusione di un tempo infinito

frazione che non termina

che si conceda il limite oltre ogni limite

ai sensi stipati nel corpo

fuoriuscita di materia lessicale

compito, urgenza di una nuova morale.

 

La gola troppo esposta chiamò il fendente a suo arsenale 

e quando giunse fu letale

la gettata del sangue inarrestabile.

Non servì trattenere il fiato che per fini didattici.

La vita se ne andò altrove come a caccia.   

Il suo reame indecifrabile tutt'ora lascia tracce

basta essere coriandoli.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

*

Una misura dell’ululato

 

 

 

Questo cruciverba indispettito che chiami vita

sloga i polsi ai discendenti e matura carne muta

in gorghi d'assenza al plenilunio.

Inforchi parole come lupe ma non c'è altura che l'avvicini.

Così il cantico dei lupi inceppa la radura

ma non scala l'alto dei cieli.

E non v'è risposta alcuna che valga un verso di natura

un vento che percuota le pareti

e faccia breccia alla fessura da cui osservi stando in piedi

su un mucchietto d'ossa inadeguate

alla corsa degli occhi a perdifiato.

Vedi quel che vedi, non altro

ma la Luna è dappertutto.

*

Extrema Ratio

 

 

Come la riflessione dello specchio

è di avere requisiti reconditi 

per la domesticazione delle immagini

così io ti guardo coi miei occhi sempre uguali

diventare ogni volta un nuovo motivo di vanto

tra epigoni industriali di cobalto e di vanadio

oh mia lama, dottrina di un sogno di vene tagliate.

Il sangue ormai è valuta intercambiabile

una dodicesima parte siede a tavola

lungamente attenzionata da operatori dell'igene mentale.

Ma dove mi trattengo è sulla punta della lingua

dove in vero, si trasfondono i versi, clorofilla delle mie battige.

La lungaggine con la quale interloquisco

è il solo refuso che oso permettermi,

di traverso ai miei stati di coscienza.

Permanente è invece una certa propensione al fallimento.

Proverei senza indugi una fuga frenetica

se non mi prendesse frenesia di restare fermo.

L'attesa è la mia risorsa endemica.

 

*

Tu mi accusi

 

 

Tu mi accusi di spargere il seme a favore di vento

tacendo del frutto il sapore amaro

oltre la siepe un cielo scontato

sapessi venderlo al mercato.

 

Non transigi, sul da farsi hai un piano preciso

l'anima al circo, non al denaro

piuttosto un viaggio contromano tenendosi per mano.

Il sole può essere una meta tranquilla.

 

Altro che Venere della mia schiena.

Mi tatua una scintilla per ricordarmi che t'amo.

Così ogni volta che tremo rischio di ardere.

Di perdere confidenza con chi siamo e siamo stati.

 

Nel frattempo si sciolgono i cardini

di un destino beffato

e la strada di casa ha cosce e lapidi

di custodi malefici.

 

Spighe di grano, capelli crespi.

Seni e tendini, ventri d'argento.

Colli di bottiglia, tempesta magnetica.

Stagione orfana di prodigi

 

succursale di un futuro maieutico.

*

A nostra insaputa

 

 

Se non leggo, non scrivo e non cantico

che me ne faccio di un amore platonico?

La disciplina si contende lo spazio di un lento respirare.

Con abnegazione  e negazione di volontà c'è da porsi

le solite domande, le solide domande da destrutturare.

Una mente modesta non ha potere di calcolo

e sillaba lentamente le risposte che le sono congeniali

senza scomodare altri processi, a cuor leggero.

L'arroganza è tristezza che avanza, processo mediatico.

Saremo capaci a tollerare altre inutili nefandezze?

O l'architrave della nostra compostezza cederà

sotto il peso dell'immondizia culturale? Ad appannaggio

di quale libero pensiero? Una vendetta formale?

La lontananza c'ingrassa, vertebra per vertebra.

Distanza dal messaggio è consapevolezza che evapora.

Ormai non stiamo più nei nostri panni,

abbiamo recuperato i contenuti ma la fantasia

è l'unica possibilità di un progressivo, totale recupero.

Come un indulgente malessere lasciò spazio

ad uno stato febbrile: in punta di piedi, ballerina.

Carisma della mia quaresima. A valle raggruma il sangue versato

pantano, palude o stagno, la visione della fine da vicino.

Che sia allora il turbine, la violenza di un lascito decaduto.

La natura non ha saputo educarci alla vita, che sappia aggiudicarsi

una fine gloriosa anche senza di noi, a nostra insaputa.     

La natura ottusa delle cose.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

*

Un incontro casuale

 

 

Con numerica rapidità si produsse in uno scatto il cuore

forse un tempo perso in un piccolo baratro di luce secolare

come uno sgolarsi degli atomi che cinici ammettevano 

condivisioni postume di spazio, alla carne che li intrise d'anima.

Così, per brevità, accelerò il battito alla vista degli occhi di lei;

sarebbe stato possibile calcolare la quantità di liquido nei condotti

intricati delle vene, forse prendere un polso sarebbe bastato,

dai nervi, dai tendini e le ossa serene, per averne un'idea.

Una vaga sensazione di spossatezza rarefatta su molteplici livelli.

L'incontro in effetti si risolse su piani paralleli e quando rise

i denti bianchi sembrarono tastiere.

Una ciocca dei tuoi capelli per le mie dita intirizzite, pensò

oppure un bacio dietro le quinte di un sesto senso cui alludo

lisciando con l'aria dei polmoni parole leggere, inconsulte

che non cerchino approvazione solo per quietare un certo vivere

da canzoni allusive.

Tenerti le mani, la lingua tra le labbra fino a domani

o ad un giorno qualunque. 

Ma non fu così che si risolse, naturalmente: un'amica la chiamò

e lasciò il locale in una scia di madreperle orfane di meriti.

Continuò ancora un poco a contemplare l'assenza predicata

e la struggente conclusione fu finire da solo la collezione di presagi.

La notte, inoltrata poi, lo condusse tra le nuvole. Spietate.

 

 

*

Una strategia claudicante

 

 

Lo covo nel sangue questo pensiero laterale

e con dolore sopporto ogni male

configurandomi come ragione ancestrale

per cui commettere un errore non voglia dire

smettere di lottare.

Il soffio del vento che una volta mi portava la tua voce

e distintamente il tuo profumo

adesso è un indistinguibile rumore di fondo

dal respiro rugginoso

non per questo smetto di covare nel sangue

desiderio d'unione ad ogni costo.

Avvelenato di sentimento disarmato

invento strategie per dissipare il tempo

in flussi claudicanti cui appoggiarmi.

Per passare senza essere passato.

*

Vele d’altura

 

 

Non lascerò timone a vento

o gli occhi nei tuoi occhi a lungo, a largo

 

mi calerò nello spavento

di non averti mai abbastanza

*

Un passaggio di stato

 

 

Compassata fu la stagione e chi la crebbe,

i nostri cuori in fiamme, ancora assenti per la biada

stazionarono sospirando su prati colorati

 

Confutammo la teoria per cui saremmo dovuti morire male

cercando il da farsi lungo spiagge desolate

e sapemmo approfittare del dolce conforto di onde anziane

 

a governare un quieto sonno 

*

La fine di ogni principio

 

 

Se fossimo la stessa cosa

la prospettiva di dividerci dovrebbe attremirci

ma siccome non siamo, perderci di vista è consuetudine

nella terza dimensione

 

io ti voglio ma non posso

tu che puoi tutto nemmeno mi guardi.

Si costruiscono da sole, attraverso abbecedari, stringhe di grammatica.

Equilibri sintattici, proverbiali dissonanze.

*

Chirù

 

 

Commentando il sole del mattino

il cane ebbe a dire che non era abbastanza caldo

per asciugare le sue ossa, fradiciate dalla notte

passata sotto i ponti a ululare contro voglia

le ambulanze disperate.

 

Restò dell'opinione conclamata

che mezzogiorno fosse l'orario migliore 

per sgranchirsi le zampe e cercare un posto all'ombra

da cui gustarsi il temperamento dei raggi solitari.

Qualche modo per trovarsi coinvolti in contumacia.

 

Su una macchia verdeggiante si strusciò furtivamente

per assumere odore di cagna gravida.

 

 

*

Vita di coppia

 

 

D'intimità alienata

in tormentata quiete

colpevole

d'esistenza rabdomante

chi si arrende indaga

separazioni dolorose

o abbandoni folgoranti.

*

Silenzi

 

 

Giunto per cadere

fuori dallo scivolo bruno dei tuoi occhi

fino a fuori portata

riesco a percepire le pause tra i pensieri

fluidodinamica al mio sparire.

*

Patria potestà

 

 

A mio padre piacevano i libri di storia, le nuvole erranti,

i ciclisti coraggiosi, i discorsi a fine pasto.

Io ricordo a stento cieli uggiosi e di aver letto poche parole

su fantastici strappi in salita dopo litri di genziana.

E' questione di esercizio dimenticare, di interruttori primordiali,

di richiami da eludere serrando viti, come vinti da quel quieto serrare,

perchè il dolore è istinto di materia per vene costrictor.

 

*

Idropatici

 

 

Il sistema del silenzio che hai studiato per noi

è un posacenere per flussi, contiene e tracima,

peccato sia il silenzio stesso che non riesce a tacere.

E così il buio della notte diventa un resoconto di tentativi

di abbordaggi antidiluviani alla moda degli idropatici.

Ci si schianta su fonti luminose in cerca di ogni tregua.

La distanza sottile tra l'avvenire e ciò che avviene

rende la messinscena definitiva uno spettacolo inadatto

a deboli di cuore, alcolici di spirito.

*

Genesi di un vuoto incolmabile

 

 

 

La meccanica delle tenebre, la genetica dell'ombra

mancanza di luce proietta tristezza, a lungo andare,

né benificia messa alla gogna, il buio,

l'antica sostanza che foggia la forma

di colli forgiati all'ascolto

ne beneficia paura del vuoto, in casi sporadici.     

Il tuo coltello da caccia è un kukri

segno zodiacale, vate, topo muschiato.

Ne specchia, lontana primavera di trama bramosa

e attuale recondito stato. 

Chi ha perso una scarpetta?

Grida il ragazzo della polizia locale. 

Trapunta in tre punti da verificare.                                                            Novanta, solletico, anima.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

 

 

*

Prospettiva N

 

 

La prospettiva Nietzsche prevede di conservare le spalle al muro

per non avere dietro sconvenienti prese d'aria

o favorire qualcuno sul punto di vista da rettificare

in caso di caccia straordinaria allo scibile umano.

Per caso, darla all'occhio la dimensione del commando

per non avere segreti col pilota di ricambio:

osservare senza essere osservati.

In uno scambio col senso dell'ombra

e il tempismo perfetto del vuoto domestico

mi appari che fumi ciaras lungo il concerto per atomi.

Si disgrega la funzione del tempo per quante vite siamo.

Un colossale fallimento sarebbe fermarsi.

(Mi salutano i morti dalle chiome dorate.)

 

*

La condivisione di una felicità irresistibile

 

 

La condivisione di scaglie di felicità irresistibile

è motivo di previsione sulla durata dell'unione?

Cento lune spegneranno il tuo candore

e ancora splenderai di luce riflessa e ancora di luce propria

come una strana cosa mai successa.

Il cantico della mia creatura inespressa di natura caotica.

*

La bestia dei sogni

 

 

 

Hanno ucciso la bestia solitaria

che portava i sogni

la mite bestia dei sogni

 

sono rimasti senza sogni

i carnefici della bestia

la povera bestia assassinata

 

e adesso quando dormono

li assalgono i pensieri

gli assassini della bestia

 

e i sogni non li passa a prendere più nessuno

 

 

*

Di necessità statuto

 

 

Quella lama anoressica del tuo corpo felino

taglia la stanza in verticale, la setaccia

fino a spegnere la luce.

Al buio non mi lasciano in pace.

Come combattere le voci?

Oltre le stereotipo di un sapere conosciuto.

La lungaggine di certe corti nelle storie d'amore

demolisce anche il sentimento più inconsulto.

Ma per tornare a vivere necessita virtute.

*

L’origine della simmetria

 

 

All'origine della simmetria

il florilegio oscuro delle turbe del pensiero

col destino di coscienza.

Per un tacito consenso di corpo e anima

la voglia di morire può essere alimentata

oltre la soglia di un sottile dispiacere

e suggerire delle strane forme di catarsi.

Ma non badando ci si prende cura di sé

alla vecchia maniera, con viaggi interstellari

e prognosi riservate, una carezza al cane, una badante.

Per allunare in una spiaggia solitaria

e aspettare l'ora della festa procapite.

 

*

Lo stalker non può entrare nella stanza

 

 

Nell'alveare il canto della regina ferma le api

quale voce di maestrale suggella trame agli archetipi?

Voglio andare in autunno come sirene.

Voglio esplodere parole al neon oltre questa dimensione.

E con le schegge tagliarti le vene, cavarti gli occhi, scoparti per ore.

Ma sono ape operaia, granello, ingranaggio,

posso solo pensarti oltre la siepe, sana e salva, pura e semplice.

*

Musetto

 

Dover far finta di avere chi ti ama dall'altra parte delle onde

che tu stesso emani perchè vadano all'arrembaggio di terre sconosciute

forestiere dell'ordine delle ombre maledette e incredule

ti è sufficiente a vivere nettezze rarefatte

insomma come se dicessi che ti ho inventata per mettere in scena

una tragedia mimetica e io stesso ho creduto che tu fossi vera

di tuo conto e non propedeutica alla mia voglia terrestre, omerica

di essere concupito da una te stessa di grandezza fotonica

utopia dei controluce, delle foglie che cadono al vento

senza rendere conto di sottrazione d'ipotesi,

musa d'argento e di pensier.

Vero, dunque sognando, anche tu m'hai tanto amato

soltanto per il verso delle vertebre che avevo appena conosciuto.

Per una grazia del tutto immeritata ho attirato le tue maledizioni

e adesso non possiamo star soli, senza sentirci, nemmeno per un attimo

altrimenti io cadrei malato e tu la cura mesopotamica.

Genesi di un cortocircuito.

*

La falange armata

 

 

L'apparenza incanta

trasecola ibride vastità d'atomi a furor d'anime

senza cavare ghiandole

dall'elemosina mattutina di una preghiera d'acchito.

Quello che ho provato bastarda, è la prova provata

che non valga la pena essere sinonimi fantastici di due dati di fatto.

Contrari, come appetiti, parapetti, archetipici.

Una pioggia di aghi di pino dello stesso manto arboreo fraterno.

Basta per consolarsi, un sorriso distratto di mezza stagione

o un cuore di plastica, una formidabile tenuta stagna

oppure una presa di posizione: forma e sostanza non sono la stessa cosa.

Basta!

Previa maturazione. Ed ecco che sorge.

Un amore che possa concedere tregue mai la pace.

Un sussulto di saturazione.

Una densa falsificazione d'amianto, da smaltire nei simualcri del lavoro

per i prossimi tredicimila anni

fino ad aver perso di vista

gli insegnamenti di un re dalle infinite ragioni:

tempo galantuomo ma pur sempre purgatorio.

Sclero del buon pastore, fatiscenza salmodiorum: sorella abbracciami

non tenermi distante. E' cosi che ho perso il lavoro.

Confondendo uno stato con un altro.
Avessi almeno corrotto qualcuno saprei come farmi perdonare.

Ecco, un attimo, sebbene muovessi gli scaffali con lo sguardo,

avevo difficoltà a farmi rispettare, sul lavoro

e in casa mi sfogavo:

madri e mogli formidabili saccheggiavano conti corrente

apocalissi da camera diventavano cerniere, per non farsi disperare:

il resto è storia recente: giudizio universale, tornare in te

al tuo piano segreto di conquista del mondo.

 

 

 

*

Come fiume in piena

Quando sei e quando tu non sei

quando non sei che tu

quando sei e non sei

quando non sei e non sei

per tutte le volte che t'amo

sapendo e non sapendolo.

Distinguere mercurio cromo.

Circostanze per cui valse la pena di scorrere

come fiume in piena.

Come sedotto da spirale suicida

gorgo di sapere senza fede alcuna

sotto scacco fantasma, inforca occhiali da bel vedere

e deduce fuoco e focali da distanze siderurgiche.

Per connotati da verificare al vento caldo dell'est

nel primo mattino da sopravvissuti.

*

La bomba

La riscossa della carne sull'ossa

e come si muove

sembra nata per mordere

estasi al secondo

fu fanciulla al vento 

in passeggiata litoranea

quell'estate al mare

che disinnescarono la bomba

e tu rimanesti chiusa in ascensore.

*

Sciogliendo equatori sul molo

 

 

Che s'incarni la norma o sia in esecuzione

l'eccezione alla regola

che sia un tuffo al cuore

o abbia configurazione magnetica

l'energia che dalle vene raggiunge i confini retrogradi del corpo,

non so parlar d'amore ma due lingue ben tradotte

m'inducono in certi luoghi della mente

dove conservare i tuoi occhi per occasioni di stelle polari,

vuole essere esplorata in tutti i suoi parametri

tridimensionali, sciogliendo riserve

fatidiche sorprese e primavere d'equatori sul molo.

 

*

Con la bava alla bocca

Una variabile impazzita il mio balsamo d'attese

chi mi vide in fin di vita non ebbe le traveggole

quanto un quieto vivere fosse dietro l' alngolo

lo sapeva il palo che hanno preso per miracolo, una banda di sperati.

L'alba quaternaria alza chilometri di sabbia

resistono gli occhi per solitudini appena diagnosticate.

Noi stesi in un angolo, tu, posacenere del mondo,

fedifraga, testa calda, 

io, fuorismo a circuito chiuso, 

col collare di spine staccate.

Respirare diventa una cosa difficile da fare

nella sabbia, nel fango, con le stelle a fissarti.

Tutto il tempo.  Parto militare per tutt'altra aeronautica.

Certi preliminari meriterebbero la gogna,

con ossequio delle parti.

Come prima di lanciarsi fuori

fare sotto a chi tocca, nel vuoto, in corsa.

La maiuscola disperata, grido di una resa meditata della mente.

Stesi in un angolo, con la bava alla bocca, che scende.

*

Ai poeti da bar

                                                                 Ai poeti da bar (da non                                                            confondere con i poeti da pianobar)

 

 

Il meccanismo che innesca

la competizione dei sensi

non può prescindere dalla lettura dei versi, altrui

se nella peggiore delle ipotesi anche noi si è in qualche modo poeti.

Quanto vorrei adesso che una matita

mi vedesse sorprendermi nel salire agevolmente a cavallo

o d'un colpo legare il torello, stando in piedi.

Fumando uno spinello, accennando ritornelli.

Con l'amore solitario di un venditore di cammelli.
Una tenda in paese di indiani da competizione.

Solo la mia bella è nel castello, tutte le altre a far l'amore.

Ma le onde del pensiero me la portano a riva, tra le tempie bagnate

la consegnano ad un'autopsia anticipata, che fatica

leccarle la fica per ore, non si rianima,

questa vita ha una commozione cerebrale, non si ricorda di godere.

Lo splendore di un coito andato a segno, di un biliardo da maestro.

D'un pieno centro, di un fiore che sboccia, di pianta carnivora.

Il treno, il canestro, il cannone che spara, il missile.

Antagonista mi sia lo spacco che tieni in grembo

come porta d'accesso alla parte di universo che custodisci tra le gambe.

Da quanto tempo la lingua a secco e per quanto anc'ora?

Per fortuna mi spengo prima di avere accesso al desiderio

e prima che sia aurora, ho già dimenticato tutto.

Mi capisci anche tu in segreto o esponi le tue grazie?

Ti amo, ti odio, vaffanculo.

Dammene un altro, è il quinto che bevi, dobbiamo chiudere.

*

In conclusione

 

 

La clarissa spiazzante coronatati addosso

agli occhi spaziali di galassie, ti nomeggia perdigiorno

in fin dei conti per analisi superficiale.

Per questo lasciati guardare più spesso

soprattutto se hai intenzioni apotropaiche da schierare

in solenni dinamiche su cui scommettere lo scarto di tempo che ci sta

tra uno sguardo di lato ed un tiepido saluto.

A chi sto pensando se non ho l'anima,

la forma per fregarsene della forma?

La formula della domanda retorica è una moltiplicazione perpetua

ai calci di rigore, questo campo di grano

che si piega sempre sullo stesso lato e quando arriva il trattore

fischia e va.

 

 

*

Amore disabile

 

 

A svolgimento rapido

la trama salmodia, trasandata

lasciva bava di lumarghe.

Quale stella cadente

osò baciarti sulla fronte?

Le corna scoscese, sulle fronde,

teneramente sparse all'occorrenza.

"La prostituta avvolge il disabile di gioioso drappo"

con l'amore per costrutto e predicati vulgari, becchi

che non con-mettano becco, parla la lingua per aneddoti!

Pelle di scogliera, sugo d'uva spina, fratellanza artigiana

di un lentissimo attentato del corpo, che ha negli occhi

il pigmento primordiale con cui tutto colora, fatta salva

la bocca per tacere e i segreti giù dal collo; 

tatto che vieni e fai venire.
Basso ventre che mi pensi disperare, il flagello del suo nome,

non mi ardo che a barlumi per illuminarle il volto.

Valgono uguale i miei baci, i suoi baci di rimedio?

La bella e la bestia, la bella bestia da salotto,

s'aggroviglia tutta sul divano, nella cerimonia dell'amplesso,

temporale stereotipo.
In realtà mai pagamento pel servizio fu altrettanto ben goduto.

*

Di te

 

 

 

Lo scatto è materia di studio se la falcata è loquace,

passante sopra le cose, senza mai consumare l'amplesso

di un'esauriente giunzione. Per vedere senza vedere, attraverso

e sopra le righe, un fondale d'apparizioni,

un quieto vivere di modi di dire, in prima visione,

fatale rendere l'anima, di prima intenzione, Boris, teatro Kabuki.

Correre, viaggio d'immagini.

La scena sul monte, in tre e sessanta.

La granata del papa che rotola nel grano a folate

alzando pani tra le fiamme.

La sequenza del Maggio con le vampe lunari.

Già mi ricordo di essermi scordato più di una volta

qualsiasi finale, tanto che prima di dormire 

registro un conto notevole di pecore da campo

e non posso far altro che smettere di svegliarmi

saltato lo steccato, nell'estasi dogmatica di una prova d'esame.

Quando la bocciarono di tre quarti, era un sorriso di seta, di sera

contaminato per sempre, da una tempesta di petali

che le pareva la seguisse ovunque e sangue dal ventre.

Di seta su carta.  Una nuvola di desideri, un pozzo inconsulto.

Due dati di fatto. Divagando per sentito dire, vox populi vox dei,

è una generalizzazione insopportabile che non tiene conto di lei. 

Un'arancia meccanica che matura una dolce attesa sul ramo,

minacciando d'estinguerla ogni volta che il vento cambi.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

 

*

Una giornata di mare

 

 

La mia mente convulsa

deposito di rame rubato

converte gli stimoli

in un linguaggio esterno.

Un libro aperto parlante.

Un audiolibro, si direbbe, dall'atollo in cui viviamo.

Arenati in tre metri quadri di sabbia.

Confacenti, i tiranti dell'anima, all'occasione,

si pregiudicano una maggiore precisione,

restando immortalati in figure fantastiche,

nelle nuvole poco distanti, sotto il cielo balneare

e la spiaggia e il mare biancheggiano di una rara spuma bianca,

una nana gialla, pare, di natura mansueta e beneducata

che, pare, stia a significare che l'acqua è pulita e i pesci

godano di ottima salute. Per questo lascio che il mio cane

giochi a fare i tuffi senza saltare un'onda.

Mentre raccolgo conchiglie che mi ricordino le tue nocche,

le tue giunture nodose, le caviglie e per i polsi.

Una leggera preghiera del vento incita gli scogli ad un tenue arrendersi

sebbene gli spigoli raccontino un'altra storia, di resistenza. 

Ci vorrebbero: una sigaretta, un'altra manciata di tempo

e degli occhi come i tuoi, (nell'ordine).

Ma fa pure come vuoi, dammi le spalle e vattene.

Oppure sediamoci a parlare, tenendoci per mano, occhi negli occhi.

Le vene sedotte, le ossa da rompere.

 

*

Confidenze

 

 

La pigrizia s'innesta in un substrato di alterazione balistica dell'animo.

Non si capisce da quale parte mirare.

La ripetizione qualunquistica a praticare perlustrazioni superficiali

dello spazio prossimo, rende il mio raggio d'azione

di una falsa azione e il cerchio non quadra lungo la strada,

piuttosto aspetto un'evoluzione reazionaria

della mia condizione di schiavo in libertà

oppure una circostante tabula rasa cosmica

che ci renda tutti lupi mannari.

 

A quanti di luce vi guardo, a quanti di luce.

Posso sognarvi miei feudi, nell'eterno cadere delle stelle.

Mentre resurrezioni programmate deducono quintessenze

dalle parole di poeti contraffatti, industriali.

Miscredenti a buon rendere.

 

La grandezza dei miei atomi per il buco dell'Ozono

per la fessura che genera malcapitati, incompetenti,

tra le cosce soavi.

Per il mio regno un Apuleio d'oro, un amuleto apotropaico.

Amleto dal sangue versato inutilmente.

Caro Mercuzio ti trova un tesoro di rara bravura,

non tanto la spada quanto la sorte.

Convinco due monaci che fare a botte

può essere un'ottima soluzione, bestemmiando un po'

tra Romeo e Giulietta, pur di mettere becco.

 

L'anima si atomizza d'intere boccate

di sangue e di ossigeno, di polmoni confusi.

Le mie labbra serrate ti dicono ancora.

Ma il primo bacio che mi darai mi volle morto per ossimoro.

Ma se davvero tu vuoi vivere la vita

fai bene come fai.

Perchè io non voglio essere azzurro e lucente

proiettato al futuro, se segui la mia mente

sono vincolato ad un unico presente

in cui sono preda dei venti, destinato alla deriva.

Ma chi sa se così ci ritroveremo più vicini

di quanto sia altrimenti possibile.

 

L'apparato fotonico delle mie parole in fiamme

scalda e luce a perdita d'occhio

dice il rap intervistato. 

Ma io lo condanno a fare pace, come gendarme,

col suo stato di reclusione.

Che la poesia invece esploda.

E si sprechino i feriti a morte

perchè lo scopo è risorgere sempre più forti.

Mentre gioco a fare il cecchino scaricando vocabolari

da competizione.

 

La lettura ha bisogno di pause.

 

*

Cieli d’ordinanza

 

La consistenza masticabile del mio modello smidollato

è una forma d'uomo che si adatta alle circostanze inaspettate

come materiale da diporto per fondamenta portatili.

Ogni vena m'è radice senza foglie, senza foglie anche i rami

a limitare al minimo le dispersioni più improbabili.

Così cresce senza posa il desiderio vincolato

allo sguardo con cui hai mietuto sangue e orizzonte allo stesso modo

di diventare una versione più versatile e performante

di un cielo azzurro con due nuvole.

Forse un sole di cobalto legionario d'altre terre in un mondo capovolto

o un pied a terre per finesettimana dionisiaci

potrebbe fare al caso morso dalle vipere

far le prove di un veleno distillato.

Per estendere il permesso di soggiorno

a chi ha la testa tra le nuvole

cavare gli occhi agli angeli di turno.

*

Prototipo Permanente Naif

 

 

La toccata e fuga della mia parte in fiamme

del mio amore in festa della musa maestra

lacera lo spazio-tempo

costringendolo ad un duplice lavoro

durare per sempre e sparire in un attimo

appena una cicatrice sul muro.

Ma l'apparenza sillabata

di un antico saluto

non dura la bellezza

che scontorni con gli occhi 

e così ti guardi, ti aiuti

a riconoscere le esistenze

come individui scrupolosi.

E potrei andare avanti per vicoli tortuosi

senza arrivare mai a niente all'infinito.

Oh, sarebbe davvero così bello 

accarezzarti la nuca

mentre mi ascolti parlare e non dormi?

Nel letto soltanto noi due

il cane a terra in presa magnetica

sul massetto dipinto e il gres porcellanato

con triste cautela catartica affilare

le proprie unghie su strati di tessuto e metastasi.

Il pensiero della morte drizza gli atomi.

Il sonno della ragione genera mostri

mi consenta pochi sogni bellissimi.

Voglio essere, voglio essere!  O voglio avere?

Maledizione, ho sempre fame

tanto da non riconoscerla più

come certi falsi naif.

 

*

In pegno

 

 

La mia metà oscura ha la faccia di cazzo e il cazzo di Gundam

il passo da ninja, la resa da samurai in missione notturna.
Una strana maieutica per gli arnesi da taglio, tipo le spade

i limoni in regalo, attraverso le sbarre di una galera primordiale

fatta di chiacchiere, di confessioni spontanee recitate a memoria.

Nell'alveare turistico statale si fanno grandi sogni.
Questa vita è una donna che ti dimentica di tutto

se ne hai le prove. Lo conferma un'esistenza solitaria 

costruita sugli allori.

Se posi la vita mia nella grondaia del tempo

fu solo per la pioggia, per raccoglierne qualche goccia polverosa,

dalle manciate del cielo, bersaglio delle mie lodi.

Avevo confuso un imbuto per un apparato di riproduzione eucaristica.

I seni, nel folto della nebbia, un culo al volo e arrivederci.

Col senno di poi. Transumanza dall'alto dei cieli

della cattedra a bastimento di antiche credenze

sulla gioia a breve termine dell'orgasmo.

Per poi venir meno il successo commerciale,

se ne fece una legge di massima

nemo profeta in patria, nemmeno puttana.

Non torno dell'amore mio per te schiavo e soldato

calzo gli stivali da soma

per andare lontano, a cogliere il fango nell'orto di pietra dei miei avi

e ora che piove farne tesoro, per statue d'argilla

che abbiano la forma dei nostri prototipi e ripetano con noi, in coro:

io non t'amo.

Sguardandosi d'impegno gravoso

per ciascun addio golemico che non s'avveri all'istante.

 

 

*

La triangolazione del quadrato

 

 

Il gusto beduino che mi prende

nel deserto dei miei Chakra 

di credere alle ombre, fa dei miraggi,

autostrade da percorrere

in base alla mia classe d'entropia, rampa di lancio

per euforiche geometrie di rotta, in corsa, di crocera, a misura

di certe idee in volo nell'iperuranio,

dove osano le ancore di restare a galla

e per questo le navi non salpano e non attraccano

ma restano al largo, indecise sul dafarsi 

safari di equivoci grammaticali e di pronuncia

delle onde e dei fondali da cui ancora emergono gli dei,

che spesso non prendono atto di sé.

Ecco, per giunta fatto, me ne starei in un angolo

a meditare sulla natura dei miei guai.

In un tempo rosso, a un passo dall'Olimpo

e ad uno dalla croce, triangolare, mastodontico

esemplare d'ingranaggio.

 

*

Sotto la gonna

 

 

Lasciami essere quello che non sono

o splendere d'impropria luce

sulla punta delle ciglia, ai confini del terzo mondo.

Lascia che io sia in cima al monte

una pittura rupestre dipinta col sangue

di mille petali rossi

e una eco infinita di rimorsi.

Lasciami stare a sbirciarti dal fosso, sotto la gonna

lasciami andare alla deriva del mio mantra

in cerca della Via Lattea.

Numerose nuvole dai bordi d'oro 

hai visto giacere nel cielo, non per questo 

ha smesso di piovere oggi.

Come solo gli animali da soma sanno respirare

l'afrore delle zolle bagnate

così anch'io respiro chiuso fuori

ma tu non manchi di ricordarmi

di non essere vivo abbastanza per morire sul serio

come gli uomini immortali solo sanno fare.

 

*

Tarantelle

 

Le ricorderemo come tarantelle dell'anima,

queste danze per esubero corporeo

e saremo sentinelle delle prossime espressioni di comodo

con cui descriveremo quella perdita di sostanza,

la metafora della trasfusione di sangue

per dire quando ci volemmo la prima volta

e non ci avemmo mai o a ricorrenza

di un bacio sfiorato per volere del fuori tempo

un ritardo massimo di rese e coincidenze,

che ci propose di forgiare un'attesa inossidabile

da sfruttare all'occorrenza per fughe matricolate dalla realtà.

Ma la partenza che mi agganciò ai tuoi occhi

non fu che un ritorno a casa d'altre sponde

una fuoriuscita di lava incandescente

per cui non mi fu possibile

che portare in salvo solo la memoria di poche immagini

a favore di una ricostruzione dei fatti

che fosse coerente col desiderio di star soli se non amati.

E tu non m'ami, a disposizione del più scontato dei futuri possibili

d'avanspettacolo, di statistica, apocalisse liberata.

Mentre l'impossibile, a pochi isolati di distanza,

si confermava eccentrica eccezione alla regola.

 

 

 

*

Macchinazione

 

 

L'anatomia della tua ascesa autoritaria

al ruolo di fata, nella mia testa,

svela vene di plastica e fraintendo volentieri

la trasformazione dell'acqua in vino

in un dono di nozze piuttosto che una dimostrazione di forza

da parte di un figlio di un dio, se posso

crederti come vampa nei miei sogni di carta

altamente infiammabili e di difficile compensazione automatica.

Tutto questo per dire che vorrei esserti cometa, stella polare, anatema

pur di prendere parte all'avventura della tua schiena nuda sulla scia

delle mie dita ma tra il dire e il fare evito commenti, evito proseliti,

evito Proserpine. E' un lento stare, il mio, prodigioso.

Così all'avvenire dimostro la mia stima, fumando alla finestra

l'ultima sigaretta del pacchetto.

Appena prima di dirvi addio o andate a farvi fottere.     

*

Dall’addio


Il bacio sulla guancia divenne compatibile

con l'atmosfera del tradire, nel nostro sistema solare,

da quando Giuda versò il cappio delle labbra.

(Kurosawa sulla spiaggia e la voce fuori campo).
Un sospiro di vento improvvisato portò un profumo

che lo trascorse ma solo per un attimo.

D'altronde se Gesù avesse avuto paura delle mosche

non sarebbe morto in croce
(buon sangue non mente avversarlo, pensò)
e rinato dall'addio gesticolando.

Ispirata da:     "Voce de popule"

Proverbi e modi di dire nell'Abruzzo teramano

di Alfonso Sardella

*

Insonnia automatica

 

 

Così

come fosse impossibile che non faccia soffrire

si prende possesso di un certo avvenire, 

senza prima avere coscienza del tempo che passa.

Una riserva specifica nei confronti degli stati di grazia

in cui tutto si ferma, ci allerta a non perdere di vista

l'illusione di una meta proibita, fosse pure materia inconsulta

di antimateria o effusione mistica di metafisica.

Quando brividi d'automa c'insegneranno l'anima lontana...

D'altronde di tre cose non tenevamo conto nella vita:
della forza del facchino, del consiglio del poveruomo

e della bellezza della puttana.

 

Ispirata da:    "Voce de popule"

Proverbi e modi di dire nell'Abruzzo teramano

di Alfonso Sardella.

*

Giunchi da costruzione

 

Penso che il mio per te sia vero amore.

Giù al fiume giungemmo giunchi intrecciando corone

nostalgiche d'allori

per addestrare le dita a intrighi e nuove trame,

successione di reami lungo l'estate dei ricordi confusi, deflorati,

carezze alcoliche sfondate sui fondali, affilati di coralli.

Accavallavi le gambe perchè sciogliessi certi nodi

e muovevi al vento i tuoi capelli sciolti

in attesa della prima neve che li avrebbe coperti.

Con le parole sul tappeto della lingua, volanti

e la speranza che avrei capito come tacere al più presto,

e che sarei passato ai fatti, facendoti di un rogo rosso sangue.

Penso che il mio per te sia vero amore.

Nessun futuro anteriore a quei postumi di sonate stanche

ti ha data alle fiamme, in una bestemmia di amplessi catartici.

*

Vietato ai minori

 

 

Il livello elementare della mia coscienza di base

mi preclude recinzioni estemporanee

o accurate ricostruzioni di massima

conclusione questa, che occupa lo spazio

dal momento in cui il pensiero giunge ad altro, da altro, ab atomo,

che sia ancora il mio ego o un apice o un dirupo,

nel quaternario inoltrato, si conduce,

sotto le mentite spoglie di una spoglia ragione,

a voler essere e capire la materia circostante,

un'intera successione di vani tentativi

sub iudice Ponzio Pilati.

Ma il prelievo, a volte, di sostanza, prevede una ferita

ecco la ragione per cui tutto il resto è vita, il motivo

di analisi logiche sporadiche.

L'energia che ci pervade non ci persuase di esser madreterna

e il tempo della fine apparecchiò la nostra tavola

di un'innocenza solo più affamata.  Quando penso.

Questa è vita: la tua fica depilata, il mio cazzoletuemani

o la rugiada dissetante sulle foglie primordiali?

Si scuce la piastrina dell'amore dalla folgore del sangue

e la voglia di scopare diventa un tiepido ricordo di pisciate

e farsela addosso, mentre si sogna, nelle mutande, spalancate.

Capisci uomo che granaglia?  Di cosa sei fatto veramente?

Grossolana poi s'avventa la paura di star soli.

Preso atto che non voli, provi salti giugulari

trovando ostacoli in cravatte e cravattari, falsi preti mugugnanti

dagli altari desolati di tanta falange armata.

Per restare un poco solo, solo con te stesso,

come un fesso volgi lo sguardo al cielo.

Una presa di possesso, questa, le stelle e la luna negli occhi,

per gli occhi disarmati da fotoniche avvisaglie,

ad assumere per vere, ipotesi di tempo errante.

 

 

*

Prestigio di gioco

 

 

La Madonna di Dio, 

tu che fosti la vita mia,

il sangue del mio sangue

fin nei sepolcri del cuore,

trafitto d'assedio, nei sotterranei medesimi

dove per caso c'incontrammo, durante la terza guerra mondiale,

sull'eterno pianeta che ci vide batteri e squame

agli esordi della trap, ti prego,

non mi abbandonare, tirami fuori di qua.

Tu che conosci il moto e la direzione,

la processione degli eventi fino al punto che m'illudi

che anche fuggire abbia un senso d'infinito, da farsi perdonare.

Come ho potuto credere che non fossi una mia invenzione?

Perchè non parli? Lasciami stare.

In un'altra dimensione, dove possa guardarti

senza che sentire il bisogno di toccare mi faccia ardere.

Le tue mani, le tue anime, la versione dei fatti.

Ma la febbrile astinenza

non nutre profumi di camboge catarifrangenti?

O di vespai cosmopavonici? Pensieri del mio ego ed alterchi,

reticenti propositi di buona condotta e frastuoni

di temporali intercalati nei monologhi al vento d'estate,

se non una vera e propria redenzione

da praticarsi tutti i giorni, ore pasti,

previa accettazione dei peccati, per peccarsi, per peccare.

Controindicazioni?  Per devozione:

rassegnarsi ad essere una versione di sè stessi poco attraente

per peccato originale, per istinto di conservazione,

per pigrizia esistenziale, che poi è un partito preso:

non voglio fare un cappio

delle mie dita, delle mie corde vocali.

Del mio solfeggio maestro, voce nel coro dei vinti.

Con ossequio nei confronti della materia

bestemmio il padreterno, escapolo, sperando che sia femmina.

 

*

Dagli occhi labbra di carne a segnarti le guance

 

Partirei da dove m'inchiodi.

Dagli occhi,

per rintracciare una sorta di strada maestra

una clessidra rotta in tre punti dai soliti chiodi

che ti tenevano in piedi, tra le sfere celesti

e passerei sulla fronte, di ronda, in rondine in festa 

a registrare sbalzi d'umore e temperature di mari in tempesta

onde rotte, canna nasale, colonne d'Ercole:

orchestra di ciglia, i lobi in attesa.

Ha nodi la scala che conduce al pannello di controllo 

del tuo giaciglio portante, corpo e foresta di vetri appannati,

bottoni e interludi di giada a pioli.

Il mento ed il collo scompaiono in un gorgo di luce

che t'ingoia la voce, ecco perchè non parli e socchiudi

labbra di carne.

Dal momento che non mordo

non lascio segni sui seni e le spalle.

Piovono d'oro i parallelismi di collane volanti.

A segnarti le guance. 

Col favore delle sillabe (e di versi soffiati)

stanotte verrò in sogno da te, a slegarti i capelli.

*

Niente di più illogico

 

 

La tirannia del pensiero mi abbandonò

alle ginocchia del tuo sguardo

nello specchio in cui mi eterno

nell'attimo in cui ti vidi

riflettere infiniti all'infinito

e sentii nella terra sotto i piedi

nudità d'argilla dove mettere radici.

Niente di più illogico, ecco dunque perchè vero,

che t'amassi da me stesso

come fossi un uomo intero

solo se mi tenessi a fianco del tuo fianco,

in seno prigioniero, in grembo al tuo mistero.

Il ritardo con cui capii

che la mia scelta fosse irrevocabile

non la rese meno tale

ma il desiderio che mi ardeva 

solo da mia parte, oh Manto di Tiresia

ti rese intollerabile.

Forse emergere servirebbe a interessarti nuovamente

ma ho dorsali d'apnea, allenati sui fondali

muscoli da soma e bassifondi tutti ancora da esplorare.

Senza di te sono congegno difettoso,

disco rotto che s'incanta.

Posso fare ancora della vita un buco nero o un orizzonte

ma il pensiero che tu sia e io non sono

torna a mordermi ogni notte.

Morire? Dormire? Chiudere gli occhi.

 

 

 

*

Una mente divisa

 

C'è bisogno di questo:

di balli lenti abbarbicati alla fine del mondo

alla fiera dell'est topoline e champagne

coriandole d'altura a lunga gittata

e prodromi di stati d'animo da far esplodere,

all'orizzonte, consacrati.

Quintessenze da mandare a memoria

per quando gli occhi si stancheranno

e ricordi da guardare al contrario, nei laghi stellati,

negli specchi rotti, cieli in cui affondare le mani e denti, forti,

con cui sgranare rosari, sbranare sudari, nuvolosi.

Perché finché potrò cantarti io non muoio adesso

e del resto, di tutto il resto farne intermittenze

di luci e ombre sedotte dal tempo che fugge,

allora saprò che ne è comunque valsa la pena

di essere vivo, di aver vissuto diviso, in scintille di desiderio

e anche se solo tuo è il potere

di rendermi intero su scala nucleare

io l'accolgo come il mistero di una scissione

interna all'anima immortale.

*

Amore e Psiche

 

Per quanto tempo riuscirai a tenermi in stato di povertà?

All'infinito protrarrai la mia condizione di schiavitù?

Se ti dai, il possesso che ti estingue non cesserà il mio desiderio.

Ma se non ti dai mai a me, raccoglierai almeno i frutti

della mia astinenza?

I versi erotici che mi abitano, a patimento, senza remissione dei peccati.

Ci vuole metodo per praticare sparizioni e disciplina per le succursali.

Ma tu esisti davvero in qualche luogo da dove conduci la tua vita e la mia

da dietro sipari

da cui poter riformulare il giudizio sul mondo,

mentre in segreto ti parlo accanto.

Costola d'avorio, costola d'Adamo.

*

Deportivo La Coriandola

 

Ripristina la riga dopo lo starnuto

ché lo specchietto allude ad allodele disperate (da lavabo).

Coriandoli che non colpirono, non andarono a bersaglio

si depositano grevemente in tasche sfondate.

Ti lascio cornovaglia nel bagno e aghi di pino.

Questo il copione da mandare a memoria

se a intervistarti fosse la madama:

noi non fummo che opinioni discordanti.

Confido nella tua protesi perchè tu possa chiudere un occhio,

lasciando il cuore sul banco e ti saluto

vado ad ardere in mancanza di legna da mettere al fuoco.

Come fosse l'ennesima prima volta che vado in fumo

che guido contromano, che depongo le mie unghie su pelle sconosciuta.

Per lande desolate si argina il mattino e i confini si dipanano.

Declino all'infinito certo quieto vivere, fino all'ultimo respiro.

Poi campeggia al centro dell'anima un gigantesco Amen

come in carcere e cala il sipario delle palpebre

e ti vedo tornare dall'estero con una lima per il ferro e delle arance

nel buio strutturato della sala.

 

 

*

Discorso sui massimi sistemi #POESIAPOETI

 

 

Di come la vita continui, di questo scrigno lacustre, dirò

la superficie sottile, l'incresparsi delle onde,

riflessi vermigli di cui può ardere la sera in timide gote

se le acque rosee sanno fondersi con un sentire arboreo di fronde

ed il mio sguardo sarà tanto vicino e tanto distante

da non essere altro che un commento a latere:

qui riposo conversando, tra salici.

*

Orogenesi

 

Mi tratteranno come io stesso ho trattato Ligabue o Elvis

(con le dovute proporzioni)

o il lapis che si smagenta sull'altare del mio tavolo

dove ogni volta m'immolo nel volo dei cardini

che ti concedo di far cigolare nell'atto di sfogliarmi,

con la sufficienza tattica di chi crede di aver capito tutto

mentre stava solo mettendo al mondo un po' d'amore

convinta che ne avrebbe ricevuto in cambio un altro poco.

Ma se così non è, non è colpa dell'amore

ma tu questo non lo sai ed io non lo dirò.

Perchè che l'amore conti non vuol dire

che si possa sempre contare sull'amore

come alle gallerie ho sempre preferito i ponti

ai porti di mare certe candide montagne

che al contrario sanno ancora mantenere i segreti

stretti tra le loro fauci di crisalide:

ci vorranno ancora migliaia di anni

perchè diventino farfalle e ci insegnino a volare.

Intanto noi alleniamoci a spiccare salti

e con le poesie a far saltare in aria le parole

per le vette e lasciamo pure che restino in sospeso

perhè è negli attimi di sospensione che dio ci guarda senza fretta.

(E si orienta: alla fine verremo giudicati per l'amore

come in Ladri di biciclette con un lieto fine o dalle spinte alle altalene).

Al netto delle messi e loro eco di sirene.

*

G come canzone

 

Siamo una voglia irrequieta e frizzante

siamo una calma attesa dorata apparente

la propensione naturale del vento 

a lasciarsi piegare per ore

il bisogno dissacrante di un verdetto finale

a partita neonata, siamo il bivio

a cui conduce la strada

siamo ogni scelta sbagliata

e dove vuoi che vada

il tuo pensiero cucitomi addosso

ha pretese di Gerusalemme liberata

senza croci o verità d'approdo.

Siamo l'amore che batte in ritirata

ogni volta che un diritto vien torto.

Siamo ebbrezza in contumacia

quando il vino bevuto va all'ossa

e la testa non gira

il cuore non batte più forte

il respiro spezzato non fa il fiato corto

ed il condannato a morte non lascia giri già pagati

e brindisi alcolici, all'osteria, di cordoglio ma fiumi d'inchiostro.

Siamo vite sfrecciate sul cordolo

unghie morse a mordere l'asfalto.

Scafi fatti per il mare aperto

a blandire sicuri ogni porto.

Siamo voce e delizia e vele-conchiglia

canto prolisso di sirene spiegate

che non tentano più di tentare

arrembaggi ed altre avventure, spacconate

per cui ci saremmo lasciati spacciare

per persone diverse da quelle che siamo

in rappresentanza dell'essere umano

senza distinguo di razza

ma con per motore immobile

e trazione costante, il carburante di un'immaginazione

senza limiti e confini ad armare flotte di remi

versi di cantanti e di ballerine

i dolci passi di danza.

Che valga la pena è sensazione confusa

e non per una ragione ci si mette al mondo

fosse anche per averne una.

Le conclusioni vanno tirate giù alla fine

come palpebre assorte

prima di salpare per l'ultimo viaggio

così mi riservo il diritto all'ultima parola

nell'aldilà del confine, ben oltre il mio coraggio

quando sarà troppo tardi perchè questa povera poesia

possa restare mia per il tempo necessario

amore mio, a farti capire, se non hai capito già,

almeno il contrario...

...di contrarietà, in sua compagnia.

 

Umilmente al maestro Guccini.

*

Foto ricordo di ricordi che non ricordo

 

Mi si stringe il cuore, non le posso guardare, mi capisci?

Mi capisci? Ma che vuoi capire tu

dall'ortodossia strutturale dei tuoi cardini.

Semoventi, scoscese stige di percorsi a ostacoli.

I miei occhi che allenasti alla bellezza delle tue forme

e le mie di riflesso, sconsiderate, che si godevano una messa in auge

di poco conto ma per me fondamentale,

che fu interpretata, vigliaccamente, come atto di superbia da punire.

Eccolo lì, sfrondato dai totali, il mea culpa, culpissima culpa

della mia fragilità planetaria.

Forse è vero, forse è falso e non ho smesso per un attimo

di ascoltare il canto della mia sirena adescatrice.

Come ti ho sognata, quanto ti ho sognata, tanto da intirizzirmi.

E se avessi solo sognato di sognarti cosa ne sarebbe dei miei sogni?

Di me, che non prendo sonno e non prendo sogni

e non prendo sonniferi?

La tua impassibile durezza pretende atti di forza

che non oso permettermi.

Intanto studio modalità di sopravvivenza da "pubblico clandestino".

E questo e quello mi tolgono la voglia di essere vivo.

Ma rimango appeso come un bambino all'idea dei suoi giocattoli

in attesa di un immancabile regalo per quando avrà mosso

i suoi primi passi nel mondo.

Certe cose mi dicono che non puoi volermi così male

certe cose mi dicono che c'è un motivo superiore.

Ma se non mi vieni a salvare non darmi poi la colpa 

se non sarò in grado di salvarmi da solo.  Nessuno lo è.

Ma qualcuno non sa chiedere aiuto, perdono (per primo e il modo).

E' così che ci si perde nel vuoto, assecondandolo.

*

Anch’io

 

Anch'io l'ho vista, giunchi di seta

nervi che piegano al vento,

la natura morta della mia condotta farsi carne

e a morsi consumare la creta dura delle mie ossa,

mentre prendeva il largo

e l'ho vista sdraiarsi nel fuoco e ardere le sue maschere

ed uscire illesa, la natura viva di ogni sua immagine.

Questa volta mi affranco, questa volta non mordo

questa volta che arranco è la volta che vado fino in fondo (e lo tocco).

Anch'io l'ho vista ed era bella come la prima volta

che mi colpì quel fulmine che porta ancora il suo nome,

un cielo sereno di evidenti presagi, 

declinati a stento lungo la dorsale dei miei occhi ebbri

una stagione fa che non si conclude oggi.

 

*

Schiena dritta (fosse facile)

 

 

Non piovono forse dal cielo questi atomi?

Lui, lei, l'altro.

Il corvo, il cane, il gatto.

Cosa m'insegna l'andatura, passo dopo passo?

Alla fede sostituire una fiducia sonsacrata nel genere umano?

Fosse facile come il canto del gallo

il siero positivo che perde trenta chili per farsi raccontare la sua trama.

Per raccontare questa storia quante volte devo perdere

il controllo di queste ossa che mi fanno lo scalpo?

Uomo sei manto, uomo sei antro, sei arto

e a volte sei dardo, sei.

Lui, lei, l'altro.

Il corvo, il cane, il gatto e gli dei.

Un gioco che mi metta in gioco più di così

solo l'amore sa, fa e disfa la biochimica delle connessioni

imbastisce nuove generazioni di relazioni oppure recide, sutura,

taglia i ponti con passati indecisi ma alla fine saprà guarirmi?

Le amicizie messe a dura prova, dalla condizione in cui è calata

la mia capacità di giudizio, per meccaniche quantistiche,

emergono nella loro insensata saldezza, com'è giusto che sia,

per scelte compiute a priori, sulla base irrazionale di affinità elettive,

sostenute da vuoti di memoria e buchi nelle trame interiori.

Ma chi mi restituirà la spensierata decenza di non sentirmi

i miei stessi pensieri? Quel vuoto leggero che ora tanto mi pesa?

I lontani di casa? I vicini al partito? I presidenti catodici?

I ferventi acritici? I mangiatori di forche? Le danzatrici pelviche?

Le dottoresse che ti assomigliano? Le maschere di fango?

Lei, lui, l'altra.

Il corvo, il cane, il gatto.

La donna, l'uomo, il mantra.

L'energia statica che si fa dinamica

e imprime direzione e moto al moto.

 

*

Esproprio di idee

 

"Devi cagarti addosso quando mi guardi

sempre nel dubbio, per sempre fedele.

Devi aver paura di quello che posso farti

se solo lo voglio se solo penso che sbagli".

Quindi mi chiedi di avere coraggio

mentre non ti sporchi le mani e io affonda

nel fango dei maiali lo stivale dei miei stivali.

Ma è questo amore che tossisce mia madre

che non mi legge nel pensiero, ascolta le mie canzoni

febbrili si elettrizzano le volute del cervello?

E tu sei altrove a realizzare auricolari

che non li aggroviglino diavoletti nelle tasche 

per farmi bestemmiare quando ho voglia di sparire

lungo il fiume sezionando fettuccine e strane idee.

Ma se m'hai creduto dimmi davvero è necessario

tutto questo dolore da cui trarmi in salvo?

Non era meglio un si lo voglio anch'io e poi saldare il conto

come fanno tutti quanti? Un bene necessario, un male necessario.

Questo corpuscolo degli dei va seppellito nel profondo

altrimenti se lo porta via il vento, allora scelgo lame per affissi

per affittasi luoghi incontaminati e passo in rassegna interi cataloghi

per allentare tensioni palpabili che si tagliano col coltello 

e proteggerlo dalla mia stessa memoria contraffatta.

Vedo una spiaggia, noi due stesi all'ombra lo invento

e del resto oasi di plastica uso trasformarle in cattedrali nel deserto.

Perchè non mi ami? Cosa ti ho fatto di male?

Sono esistito solamente il che mi ha reso in-esistente

dentro e fuori la  stessa canzone che stavi cantando anche tu

a settemila leghe di distanza, nel blu dipinto di blu-nuvola,

dea delle idee-atomi.

 

 

*

Alleati!

 

La quarantena mi consente di avere

un'ottima scusa per restare al largo

e allargare a dismisura la natura dei miei agi.

Vado a morire nei prati ad esempio di una fine sbagliata

o sui monti coperti di neve a cercare l'origine dei miei peccati.

Ma queste vele pretendono il vento

anche quando la calma mantiene la calma serrata in un angolo.

Così soffio a certe braci una nenia al contrario

e tengo sveglio suo malgrado il mio inconscio infuocato

per attingere segreti sepolti e sopiti, sedotti dai miei acuti stonati.

Ma se ti dico che nei tuoi occhi, tra le tue cosce, sui seni,

i capelli, le dita, il ventre, la lingua, sta il mio porto sicuro

tu allora inventi ostacoli sprecati per storie d'amore mai cominciate.

E così naufragare fino al collo m'è unico alleato,

in questo mare che adagi di mezzo.

*

Promessa con promessa

 

Se consentire alla sontuosa stratosfera

di allenare i suoi alibi su rotolamenti d'alture

ha dato per effetto un lento levigare

sarà ben più ardua sentenza

navigare a vista sulla tua pelle liscia.

Ma vieni presto a prendermi

se cavare un ragno dal buco

ha a che fare con sornione caverne platoniche

e vedere se l'amore brucia ossa e coriandoli in egual misura

e se arda ancora, stratagemma per nuove combustioni,

allora impariamo a darci alle fiamme

senza che nessun bosco debba avere di che temerne

nè noi le loro e le nostre ombre.

Perchè io non so dove finisce o dove inizia la finzione

e anche quello che provo è solo il ricordo di quel che ho provato?

Perchè non muoio, perchè non muore?

E ogni cosa faccio non serve a spezzare invisibili catene

e un giorno dopo l'altro tutto si ripete.

Solo le parole sono sempre nuove

a cui affido il compito di venirti a cercare

ma tu di mercante sei l'inutile tregua.

Così tutti le ascoltano tranne colei

per cui sono state messe al mondo.

Sarà che le ho promesse in sposa come unica dote.

Sarà, vuote d'accenti e di pensieri.

Promesse compromesse da vite a metà,

da una vita intera.

*

Salomè

 

 

Stanca la voglia si adagiò sull'ultimo conato

a presagire la fine dei giochi e la conquista del passato.

Ma la vera vittoria fu dimenticare di aver amato

e poter ricominciare ad essere grati.

*

Deduco da una frase del Vangelo

Da cospetti arredati ad arte

s'intuisce che lo sfondo è reticente

a concedersi a sguardi inesperti.

Ma macro onde attraversano l'aria da oriente ad occidente.

Portano versi di amori ricorrenti, fuori legge.

La Quaresima è finita? Comincia la Quaresima?

Ti detesto amore mio

perchè hai fatto in modo che non sappia più se t'amo

e questo mi svuota di più di un significato.

Sono felice però che sia stata una tua libera scelta.

Non per me suonano le campane.

O suonano per me ogni volta che calco la mano

su una statua votiva, un volto di cera, un volo di gabbiano?

Già, hai creduto, forse, che la vita non bastasse

a mettermi alla prova.

Hai voluto testare tutto il mio mondo di relazioni.

Ma sono ancora vivo e mi esprimo a parole.

Cos' hai guadagnato? Un canto magnetico?

Io domani torno in flagranza di reato.

Ma non per questo posso rinnegare

quel sentimento che mi prese, come fossi tuo per sempre.

I giochi a cui giocate mi fanno a pezzi e ingrossano le ossa.

Così mi troverò a pensare con le nocche e le ginocchia

raccolte in un grembo senza madre che mi partorisca.

Come potevo fidarmi di una dea cattiva?

Di una dea cattiva si ha paura

e la si adora, in fin di vita.

 

 

 

*

Di un eterno abbandono

 

Non sono servite a condurla da me

a strappare dai suoi occhi fottuti

uno sguardo in cui ci fossi, più vivo che morto

almeno lontano dalle mie patrie galere.

Non sono servite a servirmi su di un piatto d'argento

un cimitero glorioso per le mie candide ossa

legate a una fune, pioli di scala per fughe, usata da chi

volesse provare a tagliare la corda.

O almeno un pasto frugale per chi si accontenti di poco.

Non sono servite per dire un amore e all'amore mio

che cedesse alla folle richiesta di restar mio il tempo

il tempo che mio lo fosse davvero

l'amore sognato, vissuto da un altro, che la consuma di baci, ora,

adesso, che lasciano il segno.

Non sono servite a sondare il terreno nè a scavare la fossa

dove seppellire i dolori che esposi al ludibrio del vento

non sono servite a quel vento a gonfiare le vele

che disposi sul mare perchè si aprisse

ad accogliere il riflesso di un cielo tranquillo.

Per viaggi larghi e d'astri fondi, allunaggi compresi.

Non sono servite a mettermi in moto, a darmi da vivere,

piuttosto con esse ho versato ogni giorno un anticipo

sulla mia docile morte, dal letargo sconfitto del mio torpore domestico.

Non sono servite a guarirmi, non sono servite a salvarmi

a consolarmi, non sono servite a niente e a nessuno

eppure come uno stupido le tengo ancora da conto

come se abbiano contato veramente qualcosa fin qui.

Dove sono giunto, dove sono tornato, da dove non mi sono mai mosso:

le mie parole fuori luogo, fuori tempo massimo, nello spazio

di un eterno abbandono.

 

 

 

*

Condannate a morte un innocente

 

 

E quando dismetteranno i modi leciti (decisi da chi poi?)

chi verrà a trarmi in salvo, voi?

O vi gusterete in diretta la mia fine 

disquisendo sull'ampiezza dei tagli, la bianca durezza degli scogli,

gli abbagli che prendevo e il senno di tutti noi?

Sul fatto di come non fossi fatto per andare su Marte

e di come stranamente il mio sangue fosse simile al vostro

nonostante l'olocausto che ci separa sia stato annunciato

dalla fatidica domanda: chi sono? Forse un uomo?

Rigoglio di braci, un esperimento riuscito male e poche altre tracce.

Eccolo, con le vene esposte, riverso nel fango, un folle di meno

e solo il cane lo piange.

 

 

*

Premio di consolazione

 

 

La consolazione perde la sua magrezza su giunti di corallo

aprendo finestre su un malessere incontrollabile,

fuori serie, sottomarino, subacqueo.

Fondale d'inossidabile latenza: e la leggerezza dell'essere viene a galla.

Più carne che ossa.

A poco vale un comportamento da lillipuziano,

forse dovrei permettere al mio ego di squarciare vassalli e vessilli 

per una violenza che dia i suoi frutti, scalciando come un mulo all'aria.

Ma la bestemmia che m'include come un dio,

muore in gola e non resuscita.  Torno a fare il sacco?

Srotolando torsione di polsi e nocche, mani nude,

pugni chiusi e sangue, che vi farei leccare in ginocchio sulla mia anima.

Lo specchio non m'include, forse è rotto.

O è lo stato delle cose che prevede congetture a vuoto

e sacrifici sovrumani, che ognuno ha il coraggio

di rivendicare come propri?  Quella dolce stanchezza che pervade, 

conosciuta solo agli amanti o agli atomi o alle frazioni di tempo

sequestrate dall'eterno scorrere, mi è concessa in tregue

d'infinito postumo. Memoriale dei miei battiti al rogo.

La verità, per giunta, è una clessidra rotta

il cui tempus fugit ha il tempismo di una falsa partenza,

un coito troppe volte interrotto.  Far l'amore per gioco,

contare le nuvole da un prato, a chi fu negato?

Certo tanti altri hanno il buon diritto di lamentarsi

ma questo esclude in alcun modo che lo abbia anch'io?

Se dall'altare predico sante parole, che almeno sappia difendermi.

La presunzione tutta mia di non essere niente mi rende vulnerabile.

Non è che non vogliano aiutarmi, quelli che vogliono aiutarmi,

è che non sanno proprio come fare.  Restare umani.

A chi mi vuole morto?  Esprimi un desiderio.

Ma almeno aspetta di vedere la prossima stella cadente!

E poi non ho mai tentato di convincere nessuno che fossi ancora in vita.

Forse una volta, una volta celeste. 

 

 

*

Immaginiamo

 

 

Una pace distopica s'inebria del mattino

come rugiada del basilico.

Questo controverso esistere che viene dalle tenebre

sa rischiararsi di luce sopraffina e quieto vivere.

Ma i sinonimi e i contrari possono fare a meno gli uni degli altri

e ugualmente saper descrivere quel che accade?

Contraddizioni spesso equivoche sono necessarie 

a che la natura delle cose compia il suo destino irregolare

e le speranze mai sopite non diventino ormai vane.

Fosse un fiore da cogliere, un campo d'arare

sapremmo contare i petali, tracciare il solco all'occasione

di dare nuovo corso alla storia di questo piccolo pianeta?

La scelta fu di essere spietati e lasciare

che misura di tutte le cose fossero il petrolio ed il denaro

ma se si ripartisse dallo studio di una pianta polifunzionale?

Meno inquinamento e più lavoro, più ricchezza generale

minor consumo forse, più salute e meno schiavi.

Essendo concordi su cosa sia giusto fare per il Mondo,

avendo un piano, si può scegliere chi ci rappresenti

in base al fatto che lo proponga e che lo attui.

Altrimenti tutti a casa. Oppure un referendum nazionale?

La politica recitativa, per dirla alla Galimberti, non decide

ma esegue gli ordini che le giungono dall'economia

e allora io propongo, non solo io e non sono certo il primo,

di cambiare strategia economica, investire sulla canapa.

Può sembrare assai ridicolo e lo ammetto ma quanto questo sia colpa

di una campagna d'insabbiamento, nemmeno lo immaginiamo.

E invece io vi invito ad usarla questa benedetta immaginazione:

 

 

 

*

Telempaticamente

 

 

La consapovolezza del distacco ci intrise di sguardi laterali.

Io benedissi in cuor mio il maestro ed il suo canto

per avere avuto pietà di me 

concedendomi alla mia tregua preferita.

Forse non so cos'è la vita 

forse non chiedo perdono

ma la mia condizione prevede sacrilegi

allora che anch'io li compia non dia scalpore agli atomi

che pure si attivano di suoni circospetti

o forse è solo la pioggia che batte

il suo tempo vitale sul cordolo.

Non mi sento umano certe volte, nè sopra nè sotto

una determinata dimensione, forse un altrove di poco conto.

(m'è funzionale credermi migliore di come sono, certe volte)

Una scissione che evapora, finita la messa delle messi

un raccolto di poesie in fasce, mele acerbe e stricnina.

Maestro lo sa meglio di me che queste parole non m'appartengono

chissà quali distanze hanno percorso perchè mi facessero loro.

E io allora cosa conto?  Il mio valore incondizionato

non sarà mai pronto se è sempre soggetto a condizioni.

Ma tanto chi mi giudica per cosa sono?

E perchè tanti riguardi nei miei confronti?

Se tengo a stento strette tra loro

le stesse facce della mia medaglia

che appesa al collo forse di qualcuno, tra centinaia di anni

smetterà di essere una maschera,

valendo un terzo posto sciagurato.

Chiamammo magia il primo tuono.

A questo contatto che nome diamo?

Come posso superare certe prove?

Ho paura che mi leggano i pensieri così come li formulo

so che è un fenomeno coerente con la mia malattia

ma come ne guarisco?  Non so meditare.

Le medicine funzionano? 

Perchè sono capace di pensare cose terribili

che non sempre riesco a tenere sotto controllo.

Nel senso che le penso non volendole pensare.

Per sciogliere l'incantesimo è sufficiente che parli con lei?

Mi vergogno. Non ce la faccio.

Verrà quel giorno in cui mi spiegheranno che cosa ho fatto?

Qual è stato il mio ruolo in questa dinamica?

L'unico talento che io onestamente mi riconosco è scrivere

e quindi non è mio: una tregua che s'incarna.

Una parola, soltanto una parola e sarei stato salvato

ma non ho saputo pronunciarla:

nel silenzio in cui re-esisto posso trovare il mio coraggio?

Vanifico tentativi lussando la mia anima (le nostre?)

su snodi gordiani, di bordo a vascelli fantasma, borderline.

 

 

 

 

*

Senza musica

 

 

Se non parlo con te a chi rivolgerò le mie parole gravide?

No, non posso aspettare ancora che cada ancora la pioggia

sulla mia tastiera impolverata di nuovo

per simulare un dialogo di risacche perpendicolari, contrastate

a sbalzo su certi cordiali vertigini di pozzanghere

in cui si specchiano bramose dei tuoi occhi

le stesse nuvole che tu ora guardi, cercandomi un poco.

E' l'illusione che solo tu possa capirmi e lo voglia

che vaglia questo cenacolo di lettere a cui ora m'inchiodo

alla luce che taglia di sbieco il sentimento che tuttora ti provo

di una santa ragione in ginocchio.

Per dirti di non lasciarmi a parlare da solo

come quando ardevo al fuoco sospinto

di un desiderio di rogo che come a vento

mi trascinava su sentieri d'innesco

dove i pensieri mandavano in cenere

la norma per cui aver fede

mi rendeva degno di crederti, nonostante i tuoi silenzi d'alcova.

Qui, seduto in un angolo, davanti ad un monitor, a labbra conserte.

Vedi, capisci bene anche tu che sciogliere il nodo è impossibile

per dita come le mie o le tue

così cedevoli al ricatto della pelle sottile, dei crateri lunari,

dei ricci corvini.  Delta di Venere, dea delle malelingue che sfociano

in preghiere blasfeme pur di assicurarsi un posto a bordo patibolo,

con le vene trasparenti che pulsano liquide, ancora in vita.

Mi è capitato di leggere alcuni passi di uno scrittore da Instagram

con tanto di corredo di foto spicciole

in cui per sembrare più bello toglie le virgole alle pose, ai ghigni

ai sestrieri dei suoi mille e più profili.

Ecco tu non confondermi con chi per apparire

venderebbe l'anima a Zuckerberg.

Compi lo sforzo di riconoscere la natura singola e uniforme,

iconoclastica scalza, della mia bruttezza originale, che a dir si compie.

Senza filtri. Forse è per gente così che non scriverò mai in prosa.

Pensavo, sciocco e roso d'invidia. 

Ma a ben guardare la mia spanna si articola

su altre clavicole tipo:  il desiderio ossuto di te:

scegli tu la forma d'assumere, io mi arrendo all'evidenza strategica

dei fatti incompiuti, balzati in testa alle classifiche.

(Hai voluto la bicicletta? Adesso pedali! Si ma che sia un tandem).

Moglie, amante, amica, madre, sorella, figlia, anche le briciole.

Purchè giunga ciò che amo e finalmente mi uccida.

Per rinascere val bene morirne.

 

 

 

 

*

Canzone che non guarisce

           

 

                                            "Teniamo segreti con moltissime persone

                                       ma la maggior parte li teniamo con noi stessi

                                                       e questo lo chiamiamo dimenticare"

                        Elizabeth (Rosario Dawson), In Trance di Danny Boyle.

 

 

 

 

 

Non ti basteranno i tuoi occhi grandi

per ripercorrere certi baci silenziosi

che son serviti soltanto a rallentare

il cupo adagio che al centro della notte

raccoglie nature morte, secolari

 

Non ti basteranno ciglia folte

per ripararti dall'eco del sole

che in paesaggi metropolitani

sottolinea gli spigoli dove battere

teste vuote di ricordi

 

Non ti basteranno mani forti

 

E non mi basteranno tutte

le parole che ho nel petto

per farti credere ancora

che il mio folle amore possa bastare

per una resurrezione nella carne

 

No, non ti basteranno racconti di battaglia

per capire come darsi pace

e grandi professionisti di dinamiche d'esclusione

per mettermi da parte

per tritarmi nel tritakarma

 

Gli impostori presentano le loro credenziali

ma tu non regolare il tuo bilanciamento

sulla temperatura del bianco dei loro camici

meccanismi d'esclusione inducono

a contrarsi su se stessi senza apici

 

Io invece voglio che tu ti espanda.

Come onda anomala, come nuvola che fa piovere pioggia e grandine.

Non pensarmi, non pensarmi, mi sussuravi nei sogni

e tutto il tuo impegno è servito soltanto

a desiderare che io dorma

 

Non ti basteranno frasi fatte 

non ti basterà farti fottere

perchè l'amore che ti nutre

pretende che tu ne sia ingorda

e non ti possa accontentare

 

Non ti basterà ignorarmi, farmi male

la ferita aperta ha bisogno

tanto di essere medicata

che di prendere aria

perchè diventi una bella cicatrice

 

Ed è quasi come essere felice

 

Ma non mi basteranno tutte

le parole che ho nel petto

per farti credere ancora

che il mio folle amore possa bastare

a farci guarire

 

No, non ti basteranno racconti di pace

per imparare a condurre una guerra

e spacialisti di meccaniche di rimozione

per cancellarmi del tutto

come se non fossi mai esistito

 

I manipolatori sfoggiano le loro credenziali

ma tu non regolare il tuo bilanciamento

sulla temperatura del bianco dei loro camici

dinamiche di rimozione inducono

a cancellare bassi profondi e veri apici

 

Io invece voglio che tu includa

come ventre della Terra, come oceano-madre che tutti accoglie.

Non pensarmi, non pensarmi, mi sussurri ancora nei sogni

e tutto il tuo impegno serve soltanto

a desiderare che io dorma, non apra mai gli occhi

 

O sogni ad occhi aperti

 

 

*

Uso improprio

 

 

Per trascendere devi essere prima sceso nella carne

ed io sono sempre così timido nel saperti cogliere.

Da bambini giocavamo a crocifiggere lucertole 

con spine di rosa su altari improvvisati di sabbia o pietra lavica.

E il sole a domandarsi fino a quando può scaldare

prima che prendano fuoco e chi resista più a lungo

tra i nostri insetti-dinosauro, da competizione verticale:

la prima ispirazione è non essere più qui.

Con piccole ali infiammabili raggiungere un posto più in alto

da cui si veda tutto senza essere più in gioco

come un testimone occulto che necessiti di poca manodopera.

Ma poi si perpetua la condizione di un immancabile disordine

e con violenza addomesticata ritorno a vivere 

senza che più mi accorga della mia assenza irrilevante.

Il punto di osservazione sulla tua vita appassionata

è un passato rarefatto di ricordi a senso unico.

Monodose di ragioni pronte all'uso che brandisco in contumacia.

Quanto a lungo ho desiderato un futuro di bellezza irresistibile!

Dal buco nero dei miei fondelli, espiando corpi a corpo.

 

*

All’oscuro

 

 

Da una strana distanza osserviamo le foglie cadere

a misura di un'idea confusa di destinazione.

Che passino le stagioni è forse il nostro tempo migliore

anche se per lasciarle andare occorre restare immobili, un poco.

Altrimenti  il desiderio recondito d'inseguirle veloci

ci condurrebbe a maturare un tremendo anticipo sulla nostra fine.

 

Dalla finestra guardiamo le stelle brillare

per abituarci ad avere origini lontane e distinte

contratto d'indicibile bellezza latente.

Eppure le parole trovano sempre un modo di dire l'orizzonte delle cose.

Il silenzio che appare a volte può sembrare una maledizione

se non serve a conservare un'ombra di luce nel buio, remota.

 

Ma è nel silenzio ignaro di destinazione

che si compie il miracolo della vita dal nulla.

Un senso impreciso di Dio che costringe alla tentazione

di crederci anime immortali e passeggere 

di un flusso d'energia che non smette mai di scorrere

tanto da poter concedere tutto il tempo che serve.

 

Per esistere per sempre.

 

*

Filastrocca della bestia inconsulta

 

 

Lasciamo l'indicibile a piastrelle colorate

che imbrattino i muri quattro santi dell'effetto marketing.

Gli spazi vuoti inducono a contundenti eversioni

in stralci di prognosi riservate, mentre nelle sedi dei partiti

ancora si dibatte su chi dovesse involarsi sulla trequarti

il giorno delle semifinali.

 

Lo sguardo che sai far cogli occhi quando fingi di capire

riservalo a specchi interrotti a controfigure con le ossa rotte

marginali nella costruzione di un lieto fine.

Conducendo il discorso sul terreno  della forma conosciuta

cita pure certi versi  fuorimoda, proibiti a memoria d'onta,

sfusi a far le fusa sulle tazze dei cessi in autogrill.

 

Perchè ricordare sia una messa in onda

sintonizza i canali sull' aldiquà, punto di vista nativo

dei vivi sui vivi che non moriranno mai.

Così come fa quella foglia da sola

proviamo a consolarci da noi.

Bestie occupate a far le ronde, ognuna ai propri guai.

 

*

A sangue tiepido

 

 

La materia lasciva del tuo essere carne fraintesi in una lunga boccata

prendermi in giro una dotta legge di sopravvivenza

ma se fossi vera per un attimo ti accorgeresti che il mio essere tragico

è a confacenza di dati di fatto che fanno della mia vita

una successione di sconfitte senza enfasi.

Pregiudicato e stanco di mettere agli atti i tentativi vani

di recuperare crediti, lascio che a sopravvivermi siano alcuni versi

tra i quali sicuramente questi non meritano menzione alcuna.

Inclusione nei nuclei, apologetica in termini.

E anche l'amore mi appare come una strana coincidenza d'imprevisti

da fronteggiare a petto in fuori e capo chino.

Un ossimoro posturale che ha la sua declinazione

nel contraddittorio del pensiero.

Fosse il cuore al centro si starebbe in equilibrio

nonostante ogni singolo battito dondoli all'infinito

(come prima di morire)

tra un estremo e l'altro di una distanza siderale e innata

conquisti col suo ritmo una fine sincopata

o scandisca la durata massima di una vita solitaria.

Scegliendo come campo d'indagine un silenzio strappato ad acufeni

imbandisco scialbe trame di parole senza volto.

Nè voci di mercato m'insegnano il tempio.

Sono o non sono, dunque? In quanto credo e non credo?

Asole a vento, buchi di culo.

Anticorpi da vaccino ai tappeti rossi, conquisto, gaia terra da diporto

ritirata strategica nelle volute del cervello, a sangue freddo.

Mea culpa di un sogno che fu sogno di gloria, senza volerlo.

Tiepido rovistare di occhi lucidi attorno.

Spillati a pena.

 

 

 

 

 

*

My sleeping Muse

 

 

 

Non mi ricordo più se è passata prima la voglia

o sono prima cessate le condizioni

ma si rimedia ad un salto nel vuoto

con una presa di posizione? Col senno di poi?

Una condotta ascensionale  della messa a fuoco conduce

ad una visione d'insieme.

Ma la forza di gravità ha una mira eccezionale.

Le variabili e le costanti sono le mansioni da contenderci.

Tutto il resto ci prende e ci appartiene 

non ci lascia mai in pace.

 

Se fosse stato per me sarei stato malvagio.

Ma siamo liberi di scegliere che la vita scelga per noi

se sai ascoltare e restare in attesa

di un mondo migliore o di un altro pianeta.

La franchigia s'è spesa in baratti

chi mi consiglia il prezzo a cui vendermi?

Se ascoltassi i miei atomi sarei bosco da ardere.

Fuoco e cenere, sempre in guerra.

 

Lasciar stare il mio stato d'inerzia è a cura dei nervi

e la condizione generale è una tregua a fior di pelle.

Le promesse che mantiene la mia Musa dormiente

sono tenere le distanze

e una lenta metamorfosi della mia malattia latente.

Quando ci conoscemmo ero diverso

non ero grasso ma lo stesso non ti piacqui

se mi guardassi adesso sarebbe un gioco da ragazze per te distruggermi.

Proprio ora che sono in via di guarigione.

Ma le apparenze sono la dannazione degli occhi

e chi si arrende alla superficie delle cose

e cerca di goderne le forme belle

insegue un sogno di materia in via d'estinzione.

Evanescenze:

E nel vuoto che si annida?

Quali energie? Forse la salvezza?

Si danna l'anima il pensatore scrupoloso.

 

-Sono solo un coglione!  (facoltativo)

 

La tua assenza mi ha insegnato a riempirti

di significanti proiezioni

la cui natura ha radici nell'inconscio.

Perchè amore e follia si assomigliano a tal punto

che a volte si scambiano di posto mentre sogno di morire

e che tu mi abbia amato almeno un poco.

Quello che provo a scriverlo è un tentativo di restare in vita.

 

L'ultima verità a cui ambisco è morire senza paura

quando verrà il momento giusto.

Al primo posto la salute è una posizione diffusa

non pensare che vada.

Non prima che tu mi abbia deluso, my sleeping Muse.

O ti hanno sedata?

Sapessi quello che voglio potrei provare ad ottenerlo

senza essere offensivo,  uscendo innocuo dalla mia zona di conforto.

Ma per essere voluto è necessario un cambio di rotta

dimostrando con ogni mezzo di non essere morto

e ormai fuori dal coma.

 

 

 

*

C’eravamo tanto amati

 

 

La forma dell'acqua ancora ti adorna, mia coriandola balneare?

Mala corrente ti doppia se ti avvolgo a certe parole d'annegare

di gran clamore alla fonte industriale di pensieri luminosi,

facoltà di cui mi avvalgo per difendermi da te e spegnere il monitor.

Per immaginare di averti vista passare, ieri, sulla dorsale dei miei reni

con lo zaino in spalla e sullo zaino un gatto del Bengala, appeso,

mi sono perso una sentenza di Forum.  Sovrappensiero:

bella come una belva selvatica nella foresta Amazzonica,

una lupa solitaria nella steppa Sovietica, una coriandola da parati,

gatto in spalla, in cima alla scala per guadagnarsi il tetto del mondo,

in pochi passaggi di stato ad unghie retrattili.

Ti ricordassi per un attimo di ricordarmi di ricordarti che il passato

è una cura per atomi, per sfere celesti di uguale potenza,

la cui direzione converge all'infinito, per preciso puntiglio

del dato di fatto, che assumo per certo, senza averlo studiato,

solo allora potrai dirlo: una volta ci amammo! O c'eravamo tanto amati.

 

Enunciando che quell'attimo d'infinito

in cui s'incontrano due rette parallele è già trascorso

posso proiettarlo come punto nello spazio?

Torniamo lì, dove tutto ha avuto inizio, almeno per un giorno,

tra milioni di anni.

 

*

L’ultimo capodanno

 

 

Il desiderio è sepolto sotto una coltre di grasso farmacologico

pratico rimedio a certe attività che possono condurre

al riprodursi di una genetica malata.

Questo mi induce a pensare alla fine della strada.

Sarò ancora l'unico verso da percorrere?

O una donna mi fiancheggerà lungo la parabola,

a trovare nostro cordoglio?

Non pretendo una certa compagnia

anche se sarebbe bello che alla fine tu fossi qui.

Wish you were here, fatata e compatta, coriandola portatile d'assalto.

Scheggia di luce vera contro bordo, sbordato di una costola di cielo,

cui si arrendono sempre meno nuvole affilate e sguardi dichiaranti

il nostro grande amore mai scoccato.

Aspettare la luna per recitare la preghiera potrebbe essere necessario

a che maturi una consonanza d'intenti con il vespro.

Poi redenti ce ne andremo lungo una dorsale di atomi terreni,

di atomi e sentieri di terra immacolata,

con l'erba da calcare ancora intatta. Alta, alle calcagna.

In un mattino di giada e di corallo da portare al collo

fatto a posta perchè il sole ci agganci in raggi il suo guinsalio,

per non perderci di vista. Ma noi perdiamoci pure negli anfratti

di pensieri nati nudi, passando immagini in rivista ancora crude,

buone per sbollire certe rabbie mute, mai mietute, 

in grani di rosario da sgranare, d'artificio programmate,

senza mai esplodere in urli elettrificati ed altri effetti speciali

di maggior impatto sul buon vicinato, nel finale capodanno.

Ai piedi del letto un cane nero ascolta alla radio il conto alla rovescia

a stazioni unificanti.

Sbadiglia ma non dimentica anniversari e compleanni,

fa la guardia al tempo che passa in catena di montaggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

A mezzo sangue

 

 

Spodestato il lascito disumano dei nostri padri in fiamme,

dal tempo al tempo di comburere,

non resiste un rogo nemmeno a congettura d'acqua, impilata in gocce.

Che cada o non cada la pioggia, verticalizzando calci di rigore,

preghiere apotropaiche o bestemmie colloquiali,

sempre liquida rimane la nostra natura d'altari mezzosangue.

 

Figli dimenticanti a mendicare il proprio posto nel mondo,

come giunti per caos, rendiamo grazie alla materia

contribuendo ad aumentarne il disordine universale

con atti, opere e omissioni da cruciverba elettorali.

Seleziona senza crismi quanto più è saggio

chi sa lasciarsi andare di spirito.

 

Assapora una pace per buona condotta,

ora d'aria imprigionata da meccaniche ad ampio respiro,

dentro carceri in carne ed ossa e di pensiero.

 

Trattenendo il calore, sollevando pesi.

Dissipando il calore in giochi confusi, sacrifica.

Il condannato a morte certa.

 

Retorica dell'ultimo desiderio.

 

 

 

*

Soggetto non identificato

 

 

Omeri e Cassandre, mi serve un corridore di grano

camera a spalla, De Sica-Cassano o operatore di gimbal.

Candela accesa, si vedono dando entrambi il profilo,

un uomo e una donna di schiena per mano,

che si allontanano l'uno dall'altra, quella volta sul fiume

quell'altra sulla spiaggia del mare e la scena si ripete.

Cambia lo sfondo, i vestiti, le stagioni

ma ho le stesse pretese da entrambi gli attori.

Delle maschere in volto, meglio truccati? Lenzuola sui corpi.

Come fantasmi.

Divampano volpi bambine vestite di rosso.

Tra gli alberi. Sui prati. Una volta lei incinta, poi fiamma, poi acqua.

No, scena prima: candela ancora accesa sul comodino, scena finale:

lei che indossa la maschera e spegne la fiamma d'un soffio; no:

loro due che camminano, fino ad uscire finalmente di scena

per direzioni opposte. Per la gioia degli occhi, 

sordo deisderio di vita che scorre lungo la superficie di tutte le cose,

non c'è ombra che tenga o buio più grande, 

mandato a memoria da piccoli quella notte prima 

che non tornasse più a casa tuo padre.

Un gioco da adulti che puoi giocare soltanto una volta, in carne ed ossa.

Poi è come vedere bendati, attraverso una trama intricata.

Per uno che riesce a vedere, mille si perdono in vista 

di premi fantastici, da godersi postumi, dopo una condotta immacolata,

fin sull'altare dell'eterna quaresima, solo sognanti, solo sognati.

Estremo saluto ad una storia d'amore di tutta una vita.

Sciupata sciupando, ad occhi chiusi e con le vene bucate.

 

 

A vele spiegate che non tengano i cardini!

Purchè si arrivi sani e salvi, in tempo per un sei in condotta.

Dopo lunghi viaggi, in altomare, senza vedere nessuno

per giorni, per mesi per anni, la deriva dei pensieri

verso posizioni contundenti,

il ricordo di una donna in cabina di montaggio

oppure vuotare il bagaglio sul divano e starsi, leggermente accomodati,

totalmente accomodanti, tirare a campare, perchè essere necessari

è un progetto troppo arduo da realizzare con le sole nostre forze

e gli altri sono nemici da abbattere o al massimo concorrenti sleali

di un programma alla televisione, che ci programma

nelle nostre convinzioni per conto di alcuni che governano il mondo

e ci vogliono divisi, tra noi, il più possibile,

in gruppi sempre più piccoli, fino a farne di noi, atomi singoli.

Complottismi al servizio del complotto, contrabbando, banditismo,

macchine del fango in campo aperto,  mentre costruiscono un caos

da cui si astengono. Per mantenere il potere poche cose semplici:

organizzare il consenso con giochi di prestigio

e o trincerarsi scopertamente dietro un alone di mistero

con la magia di essere temuti, mentre si possiede gran parte del mondo,

indisturbati.

Allora spazi liberi diventano di vitale importanza, per potersi esprimere

senza vincoli di sorta. Ma perchè siano liberi per tutti 

è necessario che tutti accettino dei limiti.

Invece quello che sembra esprimersi è: questo spazio è mio

e ci faccio quello che voglio ma una libertà individuale

che non tenga conto di quella degli altri

è proprio ciò che noi combattiamo o proclamiamo di voler combattere;

in realtà siamo solo interessati a cambiarci di posto

in una scala gerarchica che chi comanda ci ha imposto

senza aver nemmeno scalato mai.

 

Il contrassegno che ci imita non è un orango, quello si, uomo libero.

Fatti a forma di quello che ci vendono, in oggetti e strutture mentali,

consumiamo invece di creare.

Se chi si libera disprezza gli altri anch'egli è uno schiavo.

Chi ci libera ci ama uguali è un po' una vanteria

da servizio pubblicitario.

Ma c'è nel mezzo una via che non conosco

che mi piacerebbe praticare non da solo ma in compagnia

di gente che si tollera.

Se non tollero chi non tollera sono anch'io intollerante?

Che non si superino certi limiti.

E chi li stabilisce questi limiti?

Un esame di coscienza. Primordiale.

Se lo superi dovresti vivere in pace con il mondo.

"In Pace con il Mondo" sembra impossibile

soprattutto se per primi non si evita di muovere guerra.

Il prossimo tuo come te stesso e noi ci odiamo

così tanto intensamente da non riconoscerci allo specchio, vedendo,

scambiarci per intrusi.

Come possiamo sperare di sapere accogliere gli altri?

Generalizzazioni che non siano di comodo o strumentali

possono esser utili a renderci umani.

Siamo tutti abitanti di questo mondo.

Non mi risulta una convivenza pacifica al di là del mio orto.

E per difendere il mio orto sono disposto a fare la guerra.

E a fare la pace? Perchè per difendere il proprio orto

bisogna diffondere la pace

in modo che il proprio orto sia sempre più grande.

Che ho scritto? Saranno stati gli Osanna.

Uno scambio di sovranità non una rinuncia.

Il cui risultato sia una società mediamente più felice.

Ma anche per essere felici è necessaria cognizione di causa.

La necessità di brandire con forza regole auree.

Vagliate alla lente di costi e benefici, tenendo fuori i mercati,

gli speculatori cinici della minoranza dominante.

 

 

Ama il prossimo tuo come te stesso! Fai agli altri quello che vorresti

che gli altri facessero a te e non fare agli altri quello che non vorresti 

che gli altri facessero a te, si  e poi ci scanniamo su facebook 

per i più disparati motivi, tra cui i copyright sulle frasi suddette.

E c'è una logica in tutto questo che si può vedere dall'alto,

dalla posizione eretta che riusciamo a mantenere solo per pochi attimi

per lo più di circostanza.

Piegati da pesi di ogni tipo abbiamo preso la forma di animali da soma.

Ma siamo, siamo stati e saremo ben altro, se solo ce lo ricordassimo!

Da asini ad Asimov in pochi secondi.

Repentini e numerosi passaggi di stato.

Invece qui o si è vivi o si è morti, comunque fuori dai giochi.

Perdenti (per caso) in caso di manche.

 

 

 

 

 

 

*

Qua si modò

 

 

Se ci si ancora a percezioni alterate quali unici mezzi di conquista

dello spazio circostante, non è scontato che tutto quadri

e le distanze tra un punto e un altro possono variare 

in base a ciò che immagini.

Io, per esempio, ti penso lontanissima ma ti sento dietro l'angolo,

quando mi ricordo di averti vista che svoltavi, per non salutarmi,

l'ultima volta che c'incontrammo

mentre prima quasi mi venivi addosso.

Che il mio sforzo era di evitare l'urto oppure toccarti piano,

per lasciarci poi di nuovo, con la voglia di entrare in contatto.

Righe rotte e piccole consegne da via lattea.

Che le mani facciano cose puoi ben dirlo

ma a parole consolate dalla lingua

e che il vento consumi certe anime dannate sta scritto in calce

su ogni commedia che sia divina per diritto di nascita o buonuscita.

A stelle rivedute e corrette, mattutine.

Se m'insegnasti a viaggiare, fui passeggero

 se m'insegnasti a cantare stonai per gioco

   se m'insegnasti a pregare pregai davvero

di esserti prigioniero tutto il tempo necessario

a redimermi dal peccarti.

Libertà cui mi arrendo, portato in catene

al cospetto del tuo seno scoperto.

Resoconto, questo, di una presa di coscienza orfana, suo malgrado,

di un corredo simultaneo di dati di fatto 

che non siano soltanto nuove forme d'abbandono.

Quasimodo, quasi umano, quasi a modo per una degna sepoltura,

sotto le macerie della cattedrale che t'innalzai

senza far di conto alcuno, con l'attenuante generica

della circonvenzione d'incapace, che fui,

di difendermi da quello che provai, per te,

sull'altare imbandito dei tuoi atomi.

Capelli sfrenati a vento, cordure di corallo, occhi d'affogarci dentro

superata la barriera tropicale, seni

per issarsi fuori dalle sabbie mobili del tuo ventre,

a denti stretti a trattenere parole d'amore nelle vene,

la cui portata massima è la vita tutta intera, dalla nascita

alla definitiva resurrezione, in tutte le dimensioni correlate

fin dove il sangue venga versato.

Perchè l'atto di seduzione è stata pratica incandescente

di lingua fuori orario. Per cui sapemmo dirci e non dirci

tutto e il contario di tutto a tele spiegate.

Un nulla di fatto che ancora mi sale al cervello.

Strumento tautologico per una comprensione primaria.

Dal cuore, bandito dal contesto, una volta infranto in stato di grazia.

 

 

 

*

A squarciagola

 

 

Circolando come merci per la strada

ci comprò il primo bar al prezzo di una birra

per aver concesso, al ponte sotto cui addormentarsi,

il dolce brontolio dell' urina.

Lì fummo visti, scroscianti poco prima di saltare, come bestie,

in alto mare il discorso caloroso che ci rendeva ebbri.

Una musica distante ci accorse di noi, trasalimmo.

E scendemmo dal lato breve e asciutto del muretto

per andare a controllare che fossero proprio i nostri versi

quelli condotti da voci lontane, per poco ancora.

Lungo il fiume accelerammo il passo, fino a sfilare una corsa da gufi.

Rapaci, goffi e notturni piombammo, occhi spalancati e pugni chiusi.

Quattro ragazze seminude cantavano, tenendosi abbracciate

ai bordi delle case, mentre barcollavano avanzando contrastate.

Dove avete preso questi versi?

E dove avete lasciato il resto dei vestiti?

Non importa, non di meno vi adoriamo, concupiteci!

Gli opposti si attraggono e gli estremi si oppongono,

come vinti, al quieto vivere.

Così insieme ce ne andammo, albeggiando, incontro al mattino,

risolute ed irrisolti, a squarciar le gole di un lieto fine.

 

*

Profondo sonno

 

 

L' affilata nettezza con cui si avverte la necessità di un cambiamento

è lama fedele al fiato sul collo

della realtà asincopata.

Ma c'è un confine invalicabile, sospettoso di diffidenti dinamiche

per cui non si converga verso un vertice

se non in ultima analisi.

La storia ci ha insegnato forse l' irreparabile?

O procediamo a memoria d' ipotesi scontate?

Lungo l' illusione artificiale che non ci sia una soluzione

anche a problemi di livello galattico.

E noi siamo fermi a questo piccolo mondo

che come cane indifeso deperisce in una gabbia.

Il mio giardino ha il posto delle fragole incorporato

dove danneggio la siepe a cura di un cielo stellato

da decifrare di schiena sdraiato su superficie immacolata.

Per il resto passo le giornate a spasso col mio cane.

Se fossi all' avanguardia

l' aria del mattino la conserverei in un' ampolla

di fattura artigianale

per respirarla poi, poco prima di partire

per viaggi siderali.

La coerenza, rispettosa di un marchio di fabbrica,

cambia il suo modello in catena di montaggio.

La mia ignoranza mi preserva da scelte avventate?

O la natura barbara del dato di fatto mi condanna

a parlare da solo, in un angolo?

Oh, fossi la serenità fatta persona

non mi spaventerebbe la possibilità di soffrire ancora.

Ma la volontà non mi consola, tra le virgole e le palpebre

e continuo a scrivere senza alcun diritto.

E' costituzione del costrutto.  Protesi all' apparato.

E poi morire avrà il suo significato!

La musica ha un senso comune d' ineluttabile variabile,

ad ognuno le sue coordinate.

Personalmente preferisco essere solo all' ascolto.

E poter scrivere ciò che voglio, sotto scacco.

Una durata senza tempo necessario per farne calcolo.

Poi dormire, evitando intromissioni di maleducate paranoie.

Cos' è più a modo di un sonno profondo!

Quando si dice dormiamoci sopra.

Il noi, se siamo in due, è una coppia di fatto, non farne parola,

mia coriandola.

Il mio contributo alla ragion di stato si limita

ad una rima sbaciata, caotica, in stato di coma programmato.

Fatti fummo come voti dei mercati.

 

 

*

Necessario elettroshok

 

 

Si direbbe così dei caposaldi:

prima regola delle associazioni libere:

i capi in saldo si offrono per vetrine natalizie, i vertici paghino;

due: la consecutio temporum è un a capo latino del meditare;

la poesia verbale venga espulsa dalla capsula interstellare

lungo la tratta dal cromosoma x a quello y.

Lo spazio siderale è una cassa armonica di prima grandezza.

Genetica del saper ascoltare? Risonanze magnetiche.

Terzo incomodo: il punto di vista arretrato di qualche diottria.

Che a prima vista sia sinonimo di colpo di fulmine, non inguine.

La dottrina del comporre versi l' obolo alla malattia mentale.

La logistica del versamento di bile non si limiti

ad ingrossare qualche sfegatato.

Per quanto riguarda la grammatica del compendio

un po' di pioggia scompiglia più del vento?

Ai postumi l' ardua sé-sterzi.

La viola del pensiero, di quel pensiero in cui la pensasti tatuata

sul dorso del tuo polso, è un errare errato su di una pelle sconosciuta.

Prima venne il fiore, poi l' ago della bilancia, motorizzato.

Aspettare un torrente di calma per fare il punto della situazione.

Ogni presa di coscienza è una resa dei conti anticipata.

L' arroganza dei partiti non è tutta apparenza. Lo fanno lo fanno.

Sterza verso il cielo notturno, non appena una certa luna lo consenta.

Le stelle sono aghi di pino stasera, Pino ringrazia.

La corazzata potente è una cagata pazzesca, meglio un volo di fata,

una nautica del volare a pelo d'acqua con ancora porporina sulle ali.

Se non sai dove andare a parare, comunque vai.

Le Muse lo sanno che nulla è perduto delle tue umide ossa.

Se la goccia rintocca sulla ringhiera

è la stessa cosa che mantenere una promessa

se poi nel frattempo il cane dorme, allora non c' è tempo da perdere.

"Quasi sereno, malatosano cronico" mi svuoto di senso

per lasciar spazio a molteplici me stessi.

Cosa c'è da capirmi? Non ho rimosso i miei trascorsi.

"E dal profondo emergono, tossiscono e prendono fiato,

linfa e veleno, convivono, digerendoli sarei...

quasi sereno, malatosano cronico..."

Una fine incolore?  Preferisco un lieto fine:

ci abbracciammo nella cruna dell' ago.

 

 

Malatosano è una canzone dei Quintorigo contenuta nell'album Grigio

del 2001

 

*

Dramma della gelosia

 

 

Ho indossato il sorriso distante

ai piedi le scarpe da ballo magenta.

La luna calante di taglio

a custodia del lago, tranquilla la sera.

L' albero a pinna sull' acqua

un dorso di cervo la corda

che ho teso sul ramo più alto

la volta che ho tolto corrente alle tempie.

Lei incinta, io sterile.

 

Scese piano le scale alla moda

indossava una candida veste

gonfia sul ventre maturo

di madre naturalmente irrisolta.

Si fermò all' altezza che tutto consuma

se ti lasci cadere nel vuoto

con la speranza finita e sedotta

di potere ancora alzarsi in volo.

 

Il nodo scorsoio scortava il mio collo

fin sulla riva del lungo digiuno

le stelle cui mi abbandono fanno capolino nel cielo

sembrano echi di mondi lontani

stagioni passate e future in un unico dono

senza che sia possibile presente alcuno

e mentre lo penso, magari lo sono

proiettate dai miei umidi occhi.

 

La spinta che la spinse giù dalla lama sottile del cordolo

fu la paura di non essere niente

più e ancora di concreto e fruttuoso

che come a vento o aria tornasse

la materia incombusta del suo ventre luttuoso.

L' uno l' ho amato con la perizia del giunco flessuoso

che contempla una vita serena in riva ad un placido fiume

con le vene dei polsi tremanti, l' altro,

sangue del suo sangue copioso.

Come ho potuto pensare

che non se ne sarebbe versata una goccia?

 

Mi ricordai di quei teneri baci

sul molo d' estate al ritorno

da quel breve viaggio in sordina

con le mani a cercare riparo

nei reciproci corpi confusi

il faro a illuminarli a intermittenze regolari

i gabbiani testimoni senza diritto di parola, oculari 

come il mare vicino

che ancora non vanno a dormire.

 

Le promesse lasciate sul tavolo ogni mattina

quotidiani preliminari ad una giornata dedicata

a vani tentativi di mantenerle tutte

quando il latte bolliva, nella prima colazione da innamorati

e la scatola dei biscotti era ad altezza d' uomo.

Le bugie ancora di quella natura

che mai contempla intuizioni d' abbandono.

Le ore notturne dedicate a fare l' amore

a prendersi cura delle ferite

riportate nei conflitti dell' era volgare

del giorno appena trascorso.

 

Quella vita mi piacque

come mi piacquero i seni, il ventre e le cosce

il culo ed il volto

le abitudini selvatiche, le parole sussurrate nel buio

i tendini d' assalto, la corrida dei ricci corvini

i nodi alla gola oscuri presagi

i baci a ricomporre i cocci dell' anima alla deriva

con saliva d' oro e vele di fresco spiegate.

Ma anche caviglie sottili e lingue di fuoco

devono meritarsi un solerte perdono.

 

Il fratello gli si scopa la moglie e lui è impotente

vox populi vox dei

il ritornello che si canta in paese.

Mio fratello, mia moglie

nè l' uno nè l' altra mi appartengono

e nemmeno "il figlio della colpa"

è la dura lezione che ho dovuto mandare  a memoria.

 

Quando la verità venne a galla

come cadavera da piena inconsulta

innescò processi di condanna 

da cui nessuno sarebbe stato assolto.

 

Ho dovuto penzolare da un albero in collina 

per vedere dalla giusta distanza le cose che scorrono.

Adesso me ne vado dove ci si abitua al nulla, alla fine

di un sonno senza sogni che tengano

e l' unico mio sogno fu quello, in una veglia da ingenuo

di avere una famiglia sana e felice

ma come fosse possibile per dei cuori malati

non osai mai chiederlo in vita.

Questa l' unica colpa che mi riconosco

tutto il resto è acqua passata

fiore di giunco, effetto farfalla.

 

 

 

 

 

*

A filo d’ erba

 

 

Un distillato d' impotenze il mio sguardo che si leva al cielo

non comprendere e far senza nuvole e coraggio

vuol dire essere passeggero. Non restare.

Ma se mi attardo col pensiero a raccimolare un cantuccio da cantare

a tasche bucate, sotto la pioggia, con le viole incantate sul prato,

una me la tatuo sul dorso del polso, minato nel verso dei tendini

da tagli confusi di lama sottile, allora posso pretendere 

una tregua scandita dai battiti delle gocce sul dorso delle foglie

minate da segni decifrati di natura variabile.

Come per sentire la destrezza con cui si abbandona l'origine del mondo

per trovare nuova sede ai pensieri pensati soltanto.

Come, attratti da un centro qualunque, si possa dimenticare 

le proprie radici terrestri per un soffio superficiale di vita eterna,

è un miracolo, uno stato d' animo che determina un benessere diffuso

a filo d' erba, a partire dall' inguine, a patire lo stato di coscienza

a patto si maledica ogni facile via d' uscita, di relazione condensatrice

un unico scopo abbrutito alla nascita di un figlio o di un partito

in quanto creare genera assuefazione come salvare o essere salvati.

Così da morire, sembra una proiezione della materia.

Eppure il vuoto che avanza sarà messo da parte

per nuove esigenze d' estetica.

Un contributo plastico sicuramente non necessario 

alle montagne circostanti cui si arreda.

Questa la volontà fatta pietra d' angolo.

Nucleico, essere umano laico, condannato alla reperibilità.

*

State of Non-Return

 

 

Om 

Home

Meditare è far pratica della morte.

E quando mi perdonai d' essere vissuto abbastanza

che seppi del ritorno la scusa confusa.

Oh casa, quante volte occhi alla finestra!

Un altro corpo, tutto il tempo necessario

a prendere coscienza. Di cosa?

In cosa fino all' orlo del baratro.

Il pensiero, la prigione che mi tiene prigioniero.

Eppure

spiccare

il volo.

Oppure 

spaccarsi

invano.

L' alibi dell' aria, la vena d' oro che scagiona l' anima dal respiro,

può bastare a consegnarmi un' altra vita?

In riga, nel ciclo divino.

*

Voci di mercato

 

 

Di cosa ancora sarà capace questo concorrente affezionato

alla rincorsa scoordinata per il salto?

In alto, in basso, nel vuoto pneumatico.

Respiro d' ignoto quando i battiti s' intonano al rumore di fondo

che sussurra la sua lingua nello spazio circostante.

Cosa capire è un prendere e lasciare, un presagio di avventure

in territori della mente ancora inesplorati

di cui ricordi le tenere mannaie, i ponti levatoi, le mura da scalare.

Perchè ci sei stato, nelle vite precedenti che indossi contemporaneamente.

Quel pensare ricorrente eppure dimenticato.

E' una ronda circolare per un luogo immaginato

fino al punto d' evasione; farne un miraggio nel deserto è un' emozione

la cui unica ragione è mentire a se stessi

pur di non trovare il coraggio di superare i propri limiti.

Ma è veramente necessario sporgersi fino a perdere l' equilibrio?

Oppure hai vinto quando rinunci al desiderio?

Di possedere tutto pur di sentire di non aver bisogno più di nulla?

E la fonte è acqua fresca dalle tempie dell' origine

che non trattieni nella coppa delle mani giunte.

E ti manca qualcosa che la sete non compra.

L' esigenza di un' ascesa trascendente la materia contempla

che lo spirito fallisca, per abitudine ad una tenera condotta,

adesione alla superficie delle cose, come dinamica d' approdo.

Manovra eterodiretta o maremoto.

Il porto è una condizione di partenza, disinnescato il ritorno a casa

come un letargo del pensiero, da cui ti svegli in mare aperto.

Il vento che ti spinge può essere davvero l' unica strategia che conti.

E le onde, le nocche del destino.

Chi vuole dio lo preghi chi annega?

Pugni chiusi senza virgole.

 

*

Confusione

 

 

Credimi, basterà resistere,

non abbiamo i gas nervini infatti, a frugarci

immediatamente nei polmoni, siamo fortunati noi adesso,

con buona pace dei pessimisti, dei miei poeti tristi, di certi maestri

di parcheggio nei centri commerciali

e a guerre lontane, televisive pubblicità, cambiamo canale

per replicare il nostro anniversario con la felicità,

consigliati per gli acquisti da esperti di marketing, filosofi del dissing.

Sarà sufficiente resistere e finalmente un giorno

le cose si metteranno ognuna al proprio posto.

Come per miracolo (segnatevi!).

Il Kukri sulla scrivania accanto alla penna Bic, per le ferite aperte

da chiudere nel cassetto, il posacenere da New York, per le sigarette

che vanno in cenere prima che faccia giorno.

La lampadina del corridoio tornerà a fulminare il tuo sorriso industriale

appeso all' uscio, quella committenza dell' entrare

che ha fatto grande ogni tuo approdo e la mia camera con vista

su ricordi d' oltremare appena appena arrugginiti

al capezzale dei vent' anni che consumammo in un battito di ciglia.

E' nell' ordine delle cose obbedire alle leggi dell' amore.

E anche se dovesse avvenire solo alla fine, per futili ragioni,

non ce ne andremo senza prima essercene accorti, questi fantasmi!

Basterà una lama di luce nel buio a risalire dai fianchi,

una pietosa falce di Luna o un lento respirare sulla riva del collo.

Basteranno un miliardo di baci, forse, un solo ciao come stai?

Basterà un soffio di vento a spegnere la candela, una finestra

dimenticata aperta, per far entrare l' estate, come una ladra,

una caduta di stile ad arredare anche un baratro, un mantra bisestile

per una reincarnazione programmata.

E basterà che tu mi dica si lo voglio perchè io mi abbandoni

sull' altare del mio ego, ad una vita disperata, senza via di scampo

che taccia per sempre lo stratagemma permanente

di non interpretare mai troppo a lungo lo stesso ruolo.

Una rondine non fa primavera, portfolio di una morte annunciata. 

*

Al bancone del bar

 

 

Contaminato il giudizio da ettolitri di plasma

si fece fantasma l' intuizione primordiale

su come fare a bere sangue senza sporcarsi le mani

così si tinsero le lacrime e i fiumi di plastica

ma la cosa fantastica è che inventarono mari di guanti

senza rinunciare a saziare la loro fame famelica

la portata massima, il pianeta Terra e dita prensili;

l' alternativa vissuta da vittime di vittime abitate da un' anima sintetica

programmata a costruirsi nuovi alibi per l' altamarea, non partire mai

non prendere il largo se non per il verso di garantire un lento ritorno

una sera indefinita che non giunga mai il giorno,

che non vada mai in porto.

E poi mentire a se stessi, con faccia di bronzo e specchi alle pareti.

Chiodi sfilati di fresco, buoni all' occorrenza, per qualunque perdono.

Ma non vedi che muoio dietro ai canneti, in cima ai rami,

giù per le scale? Commetto peccati, quasi mortali,

m' ingoio tutte le parole.

Ma alcune restano appese, compongono un caos mancato,

un alfabeto vergine, macabro approdo di pensieri ridicoli.

Clonati da un' unica matrice fornita di fabbrica

per far finta di essere in vita. La soluzione ha una natura inconsulta.

Trattasi di cambiar la domanda, cosicchè il tempo risponda

non importa quando.

Ecco, laggiù potrai trovarmi, all' ultima ronda,

insieme a quelli che hanno perso la speranza lungo la strada

senza sapere dove vai e la morte per compagna 

che vuol fermarsi in autogrill.  Oltre la duna, con su la scritta

bevi cocacola. Produci consuma crepa e essi vivono, cccp.

Tre manifesti per un solo rito di commozione cerebrale

a cui santificare il fatidico si, appartengo a una condizione mortale

ma qualcosa mi dice che la storia non finisce qui.

E arranco, lungo la dorsale del mio ego non sprecando alcun sé.

Se convinto di essere in errore, coltivo il desiderio

d' inventare nuove operazioni, un rockmantico drink.

Blues da consumarsi preferibilmente al bancone del bar.

Già sbronzi da un po', accompagnati da rulli di tamburi

e squilli di fanfara.

 

 

*

In riva al fiume

 

 

Dopo aver aperto un numero considerevole di porte

dopo averne prese in faccia di chiuse, altrettante

mi concedo un attimo di requie, in riva al fiume.

Guardo i giunchi piegarsi al vento e le ginocchia

tremare d' inconscio, evocato da un lontano abbaiare;

un cane, il suo padrone sul ciglio di un burrone

che si regge aggrappato a folate d' eco, tra gli speroni della valle:

aiuto, qualcuno si salvi, a dir poco.

Chi può lo raggiunga sul fondo rauco della montagna.

Rotolando le ginocchia sbucciate fino all' orlo, scorciato,

dell' ultimo orizzonte, disperando di un ritorno a casa immacolato.

 

Qua scorre il siero, nel ventre, fino a fecondare un mare insospettabile.

Cascando di piccole cascate i miei occhi ottusi.

Riarsi in riverberi smeraldini. Questo verde affannato,

che per un nulla tira il fiato fino a spezzarsi in una quantità

di fiori gialli, da farne un tappeto su cui alzarsi in volo, sembra,

quasi, una sala da biliardo per astemi, ebbri di profumo.

Ma l' aria non porta solo paure di preda, dunque, tutto sommato.

I colori lo insegnano sul patibolo. Saturi di straziante volontà.

E io posso restar solo, solo senza vaghezza di morire

come farfalla su di un fiore in riva al fiume ma con minor dignità.

(Il nettare mio, infatti, non rappresenta indennità di buonuscita).

 

Come un pensiero che affiori alle tue labbra

senza il compendio di una voce conosciuta.

 

*

Codice azzurro

 

 

Bene e male, odio e amore

coppie di parole da riempire di un senso ritrovato.

Vita e morte, gioia e dolore, articoli da supermercato.

E se invece fosse, ruggente fosse, un desiderio d' esser liberati

in un abbraccio? Più urgente di un universo di significati.

Sconsideriamo per un attimo, giù dalla rupe dell' ultimo assalto

in un mare mosso dall' alto di un complotto del vento, che tuffarsi fosse

un volare capovolto, a questo punto, che ruolo avrebbe il cielo?

Si staglierebbe confuso di non essere che un verso trascorso

dal tragitto del pensiero da un punto a un altro, di uno stesso emisfero.

Cerebrale, terrestre, codice azzurro.

Sarebbe un contraltare su cui sprecare la preghiera del vespro.

Per infinite ragioni che non so spiegarti adesso.

Ecco, più di adesso, potrò guardarti negli occhi un giorno

e affrontare con garbo anche la possibilità di caderci dentro.

*

Mi ricordo

 

 

Lascia che il tuo inconscio sia un flusso

non uno stagno ma un fiume, un mare piuttosto

lascia che l' energia, cambia artiglieria

mi suggerisce l' amico spericolato

ma io non quadro

il cerchio degli addii se non per un' ultima ragione, disperata

fusa in un combustibile che possa ardere

insieme agli eroi, amichevoli di strada

due polmoni, venti sigarette e il tempo di morire a questa stagione,

trascinando all' infinito il giudizio definitivo su ciò che è bene 

e ciò che è male, come in un gioco di coppie

che non sanno dirsi addio, nonostante la voglia di essere liberate.

Le une, dalle altre, condotte, finalmente ad un' eterna giovinezza

che duri almeno fino al prossimo abbandono.

Oppure tenersi per mano, Penelopi, nel cielo azzurro.

Considerando del mare persino il ritorno e le onde confuse.

Se mi raggiungi e io non ci sono, non perderti d' animo.

Ancora non so far di conto. Bene e male. Due parole.

Infatti coltivo deliri, come fiori in campi di sterminio.

Cogliendoli uno ad uno certi petali appassiti

che mi ricordano d' esser vivo.

Protetto da un filo spinato.

 

*

Giocare ad alimentare le paranoie di un paranoico

 

 

Sotto l' incombenza di render conto a qualche assenza di troppo

vi imbandisco la mia tavola, guastatori di feste,

anonimi servitori di server, consolidati gestori del mio patrimonio,

fallimentari esecutori di misere volontà testamentarie

di chi, a furor di popolo, non è ancora morto, fino a prova contraria

nonostante tutte le vostre prove a favore, sparse 

come trabocchetti d' avanguardia sulla scena del crimine,

come prove inconfutabili della mia natura corruttibile.

E voi, vaghi nell' ombra, credete che il vostro prossimo non vi giudichi?

Su tastiere inutili a battere i denti, a masturbarvi reciprocamente

di convenevoli, fermo restando poi di pugnalarvi alle spalle

non appena levate i tacchi, spie.

Fino a dove vi siete spinti nella ricerca del colpevole?

Siete rimasti alla finestra o avete imbracciato

almeno una volta uno specchio?

Come un' arma d' incursione di massima?

Se rendessero pubblici i vostri di peccatucci, avreste ancora il coraggio

di uscire di casa? Giocare ad alimentare le paranoie di un paranoico

è senz' altro ultracontemporaneo, così chiunque lo faccia

si ritrova felicemente figlio di questo tempo di merda.

Merda da cui non nascono fiori ma carnefici felici di esserlo.

Convinti che stando da quella parte della ghigliottina

non potrà mai capitar loro di perdere il collo, poveri illusi.

Ma forse è solo la paranoia che mi fa scrivere così

devo trovare la lucidità di distinguere tra buoni e cattivi.

Frequentare i buoni, evitare i cattivi, come generale linea di condotta.

Ho una mente fantasiosa.

*

Terapia cane

 

 

Ricordi di ricordi, gettati tra i pannelli di una libreria dell' ikea

o tra gli scogli, lungo la dorsale di un mare desolato

o tra le cime dei monti irregolari e regolate

dall' azione scapestrata del vento, affiorano,

sfiorandomi la nuca con dita ossute e ho i brividi come quando

penso, quando sento, quando credo che mi leggano i pensieri

così come li compongo, mastodontici o appena sussurrati, 

nella mente circospetta.

 

Ecco, non vedi che tremo, che tengo gli occhi bassi,

che a malapena mi conservo in una condizione disperata.

Solo quando scrivo mi appartengo e tu cosa vorresti farmi?

Anche se poco valgo, dovrai ammettere che i miei versi conservano, ancora dopo letti, tutto il talento del sangue versato.

Del tempo sprecato a immaginare una salvezza che non ceda 

i suoi fianchi affusolati alla seducente prospettiva

d' imbottirsi di farmaci.

 

Oggi la montagna non aveva i suoi funamboli ed io e Chirù

abbiamo potuto vagare indisturbati.

Ma il ritorno a casa mi ha trafitto all' alba,

l'alba chiara l'alba scura, in cui intingevi le tue dita, bagnata,

lacrime d' oro, fusa, di quando nessuno poteva leggermi il pensiero

e almeno tu sapevi chi ero.

Così m' è venuto di morire e non sono morto

ma per quanto ancora potrò uscire vivo di casa?

Per fortuna che il cane m' ama.

*

Sogno di gloria al molo nord

 

 

L' ascesa felice, il chiaro rostro

con cui s' abborda all' alveare del porto questa nebbia,

un controluce di fluorescenze,

con l' olio delle betoniere a travasarsi nell' angolo ottuso

scorciato, di mare e di pensiero,

mi segnala certe solitudini laterali che prendono il largo

da piccoli ricordi, lasciati sul fondo a sfamare immagini

cadute nella rete dei miei occhi ebbri.

 

Fossi solo, solo come un cane solo, senza padrone cui abdicare

ogni cordiale istinto di resistenza all' incedere del tempo,

tipo una fame contusa dal freddo o una lupa cecoslovacca in calore,

che si ritrae, dai morsi per gioco,

allora ti chiederei il permesso di venirmi a cercare

nelle sparute sequenze dei miei tanti abbandoni.

Ma solo non sono, in circostanze primitive, anche

se in assenza di postumi da sbronze sublimi

potrei sembrarti male accompagnato, ho sempre un conato

un sussulto di vita, a farmi compagnia.

 

L' amore, adesso, quale sogno di gloria, a perpetua memoria,

di noi due adesso, è un miraggio che mi costa la vista

perchè io non sono e non sarò ancora per molto tempo, forse

per tutta la vita, che si contende, in una sintesi di comodo,

la mia capacità di essere sano di mente e di ventre e di basso ventre,

capace di vederti con gli occhi che vorresti addosso.

Sulla tua pelle profumata, nei tuoi occhi da bambina capricciosa.

Non credere però. Custodito in uno scrigno, nel costato, tra i polmoni,

conservo ancora il lume fioco di una santa ragione, fioco,

che dovresti proteggere con la corteccia sepolta

di ogni tua singola radice e con le ossa, scommettendo sul fatto

che sia all' altezza di scaldarti un poco. Ma già il buio m' inghiotte.

 

Perchè se anche tu mi amassi, ed è solo un sogno di gloria,

basterebbe un colpo di vento un po' più forte a svegliarmi dai cardini.

*

Sfracielo

 

 

Assumo la mia forma vagante

fattezze urbane tarate per seppellire i miei centodieci chili

sotto una coltre di nebbia.

Può la poesia riscattare una vita di fallimenti e sconfitte?

Può salvare da una schizofrenia talmente lancinante

da condurmi a una vita semi-normale, semi-sconosciuta

seme di follia e lucidità?

Meglio prendersi cura di un cane per questo

piuttosto che scrivere poesie.

Meglio lasciare le stelle dove stanno e gli occhi belli

ai tuoi occhi, sui fondali perturbati.

La luna ai lupi, i granelli alla clessidra del tempo.

La fica ai parlamenti deputati, i pensieri al vento

tanto lo so a cosa stai pensando.

Ribaltando la mia paranoica prospettiva da disabile.

Mi piacerebbe inaugurare la mia personale stagione dell' odio

ma convengo con i benpensanti che sarebbe soltanto senno sprecato.

E poi come potrei vendicarmi di me stesso?

In un certo senso sto già facendo del mio meglio

stando attento a me.

A  non urlare per strada, a non farmi a fette sottilissime

con le mie preziose lame inossidabili, a lavarmi il più possibile

almeno da non saltare mosca al naso degli astanti.

Bestemmio, forse dio non esiste ma io ci provo.

Guardingo, attraverso sulle strisce pedonali.

Evito i luoghi chiusi, in special modo gli ospedali psichiatrici

e di cospirare all' infinito per la resurrezione di spose cadaveri

(no questo punto in effetti non è ancora all' ordine del giorno).

Oppure passo in rassegna inferni fiscali e paradisi di marzapane.

Dove a farmisi al forno sono escort ben pagate.

Quante cose ho fatto che non si possono raccontare

come quando celai il suo volto in una conchiglia

e la diedi in pasto ai pescecani.

E mia madre tutte le notti, quando va a dormire, si chiude a chiave.

Per paura che un incubo la svegli di nuovo.

Questo figlio deludente che non vince le primarie col destino.

Allora assumo la mia forma vagante

maschera non troppo aderente

passamontagna tarlato per rapimenti a buon mercato.

E il mio riscatto non lo ottengo mai, autoreferenziandomi.

Non mi sfracello nonostante lo sfacelo e con la testa tra le nuvole

faccio uno sfracielo, non appena mi ricordo dove ho messo le stimmate!

*

Stazioni lunari

 

 

Ha cancellato il pregiudizio dalla custodia di ogni verbo

con il bacio del tabacco sulla lingua.

Ha dato fuoco alla collina, inseguendo, nuda, un povero diavolo

fino a valle, lungo il fiume.

Ha circoscritto a poche note l' aria fonda del mattino

e sull' abisso ha tirato un velo per drogare sempre meno

fino all' intenzione di calarsi dentro al buio

con la preghiera di voci grige a illuminare

colorando le pareti di scale, scolpite nella roccia con le unghie.

Ha pensato che l' amore fosse un bene

nonostante le intemperanze del sentiero.

Ha custodito il siero vergine della vita tra le cosce, di fontana

ha lasciato che bevessimo, imboccandoci di gioia.

Ha custodito certe notti a benedire il doppiofondo degli occhi

tra le virgole e i petali di giardini di parole ancora in fiore

nonostante il tempo le trascuri sulle tombe.

Ha scalato, ha scavato, ha reciso, ha piantato, ha danzato, ha mietuto.

Ha trascorso sulla Luna tutti i tempi delle eclissi.

E' tornata con i piedi per terra, quasi sempre, dopo ogni salto nel vuoto

polvere di stelle tra i capelli.

La poetessa nata libera dei miei sogni infranti

benestante, infrangibile, come un vetro trasparente per rotaie

per viaggi in traiettorie siderali.

 

 

 

 

 

*

Cavalli di Troia

 

 

I miei sogni son cavalli di Troia

una ne pensano cento ne fanno

uno che pensa gli altri si fanno

tra questo mondo e quell' altro

dove ancora non muoio per amore e non mi fanno il trattamento

dove partecipo al bando per il prossimo coglione

a diventare reale in un sistema falsato

con le mie parole legate ai miei fianchi

o deposte ai tuoi, di corallo

che scalpitano per essere sculacciati, per correre più forte

per portare alla vittoria quell' istinto alla riproduzione

in caso di povertà e catastrofe, che fa delle parole

un meccanismo di delapidazione del messaggio in frasi di circostanza

fantastico; l' ora tarda, la vile staffetta del giorno

passata a trafiggere in spilli, il velo azzurro portato dal cielo.

E corse in macchina mi sovvengono

per una pazza gioia al cinema. In cui lei perde il fazzoletto.

E io mi sveglio in un fosso, tutto sudato, con un rene di meno.

Mio cugino, mio cugino, di elica memoria, che la porti il vento.

Sovvenzionandomi un affare di cani da caccia alla volpe

perse il capitale che inizialmente era destinato alla tua istruzione

addio sogni di gloria, benvenuta falce, blob.

Echi di punture di meduse fotovoltaiche mi accendono di rossore

le guance, due arance ancor più rosse, se tu mi guardi.

Riprendo colore dal mio stato fantasma, gli occhiali da sole

il coltello da ganja, il paracadute da baratro e le voglie senza più ideali

cui chiedere il beneplacito per potersi rivelare, di bestia,

istinti primordiali, morsi, di una fame atavica,

che non si può mai saziare. Eppure ho una dentiera di meno

e due canini affilati da cane da guardia che non masticano catena.

(che non fanno prigioniere contesse dracula).

I miei sogni sono cavalli di Troia, dormono in piedi

contengono armi da schierare sul campo ma a pancia piena,

sortendo l' effetto di essere lenti nell' adempiere al piano.

Così tutto rimane il solito stato delle cose che accadono

e un coglione non muore di meno.

 

*

Adempimento platonico

 

 

...e poi nessuno apprezza il genio speciale della mia conversazione

quanto il mio cane.

 

Caro poeta, avessi la tua lingua mi getterei nell' afrore della pista

in un valzer esagitato ma mi tocca fare i conti

con la materia bruta del mio canto.

Ma tu scrivi scrivi scrivi

endecasillabi stronzi, endecasillabi sbronzi, bastardi, cinici, bari

lasciami scivolare su bucce di banana a piedi pari, dispari

con i versi slacciati, liberi, in sensi contrari di marcia, liberi di marcire.

E scrivi pure di me, di come merda fresca mi mangiò il mio cane

prima di azzannare alla gola chi osò ingiuriare il mio nome

credendolo il suo, un arsenale a sua completa disposizione.

Scrivi forte come sai fare tu, anche per me.

Io vivo in un giorno di mezzo, non giovane, non vecchio

mai maturo per l' adesso.

E l' azzurro del cielo lo lascio al cospetto

dei miei occhi di un altro momento.

Un cuore diverso mi sarebbe bastato per le prossime tre erezioni

invece non supera l' inverno la croce che non porto al collo ancora.

Liquefatti usciamo dal corpo, come dagli occhi

che non seppero trovarci allo specchio, nel nostro profilo migliore.

E se m' illudo che lei ritorni è solo perchè sono ancora burattino

e il tempo per me di essere un uomo è dilazione del vento

temperatura di un costato trafitto, senza lanciare alcun grido.

Della stessa materia della croce, quando mi ero ritagliato 

il ruolo dei chiodi e l' abbandono da parte di padre.

Ma una ragazza coraggiosa stasera mi ha detto che basta uno scheletro

per cacciarci dentro un' anima a forza

per farla restare fino a decomposizione del corpo.

Ricomincio dall' ossa, allora, a contare i miei passi stentati sul sentiero

finchè non avrò perso anche l' ultima ragione di essere vivente.

Epicamente, troppo ago e fuor di vena, per battere un colpo.

Adescato da un altro piano suono le mie note stonate d' un fiato.

Forte di non avere alcuna buona reputazione da difendere

mi custodisco nella caverna, tra una sortita e l' altra

addestrandomi a dare i nomi giusti alle loro ombre sbagliate.

Purchè la verità non mi confonda e non mi sia mai dimora

lascio che il sangue scorra da ogni fontana

(nello stagno del mio inconscio faccio il bagno coi piranha)

e come il mio cane sono, cane di un solo padrone.

 

*

Dalle doglie

 

 

Vi ricompenserò con cose semplici e banali

con una pineta dei miei neuroni.

Potrebbe essere o anche non essere. Cose molto serie:

Canzonette mortali di Giovanni Raboni.

Il ritmo degli a capo è una falange armata dei polmoni

uno stacco di coscia di cavallerizza sotto i quaranta.

Ed infine accade, finalmente accade, infine finalmente accade:

accavalla le gambe. Solo stando con te, una certa latitanza gagliarda

sforna cuori di plastica, aspetta in fu di che botta,

l' altra metà della cenere, uno alla sigaretta,

due soffiata dalle ali del vento

e così certe labbra che si posano fanno contatto e una luce si genera

come fosse una locandina accesa fuori dal cinema,

col pienone al botteghino, oriundo destino di pellicola fantasma,

quanto destino per uno sfondo fantastico!

Ma il pronome relativo del mio ego infastidito riceve solo frasi di rito

il sabato in piazza del villaggio globale.

Crescere, io nettezza urbana, parassita, tu Kamasutra lunare, fata.

Porziuncola del mio ultimo respiro, stratagemma postumo

per non sentirmi solo, piccola viandante del cosmo

ci ritroveremo alla fine del mondo, che non tarda ad arrivare,

istante per istante, immagine dopo immagine, 

solo il tempo d' invecchiare come genere umano,

organismo d' avventura, costola d' Adamo, spinta dorsale, colpo di reni.

La fatidica domanda è: come lascio che la relazione mi condizioni?

Indipendentemente da quello che sia il suo intento, che ne abbia uno o più di uno, nessuno o meno di nessuno, ben al di là di cosa io possa

ritenere vero al riguardo, all' atto pratico, a cosa ho bisogno di credere

per vivere meglio, per essere il più felice possibile, fosse anche impossibile esserlo fino in fondo, perfino a volerlo con tutte le proprie forze allenate per farlo, come fossero tendini d' Achille e non talloni,

mio nonno, mio figlio, in un sol boccone, unico, solo?

Se stai pensando a questo mentre torni a casa, ne sei in preda, è meglio

che sia un cucciolo di cane affettuoso a riceverti, appena apri la porta,

di grossa taglia. Ti senti in pari con il mondo, nonostante le traverse,

giù al campo. Il bene del mondo quanto spazio occupa,

del mio spazio vitale? Fuori uso, in ritardo sul vuoto.

Tutto questo spazio siderale che riempie gli abissi dei tuoi occhi,

fino ai cardini e poi che fai? Nemmeno mi guardi mentre mi parli?

Che per la misericordia di una frazione di secondo.

Civetta, coriandola, allodola. E' questo falso amore che tiene a galla

le mie vene, certe notti di creta in cui il pensiero vaga.

Come immagini bene, sono sempre io dall' altra parte dell' anima.

A discapito della verità? Ma qual è la verità

se non una versione dei fatti che vince a maggioranza

il cruciverba del tempo, una relativizzazione di massima

che assurge a morale della storia, cui ognuno può sentirsi in diritto

di non arrendersi, comunque patologica, a meno che non si acceda

ad uno sguardo dall' alto che dovremmo poterci permettere,

una volta ogni tanto, da qualsiasi distanza si parta.

Bomba on o non bomba on, neon, macchine volanti, deterrenti ai ritardi

lanciafiamme elettrici, contapassi connessi, costatazioni amichevoli,

salite di rango, discese di frodo, convenevoli ma si sta senza parlare

come sugli alberi le foglie, per intere settimane, in clonazioni di tempo

e di spazio: la voglia di vivere prenderà la forma di sane abitudini

o di speranza vana nel baratro? La scontata vigilia di un carnevale,

di un mondiale senza più l' Italia.

La stanchezza che ti prende dopo aver fatto un buon lavoro,

la dimenticheremo sugli scali, sui moli, alla fermata del tram.

E così le nostre stanchezze diventeranno di una noia mortale.

Eppure vivere non vuol dire lavorare, vorrebbe che fossero sinonimi

chi ha il potere di ordinare ad ognuno cosa fare.

Pubblicità, applausi registrati, fischi, delirio sugli spalti,

accademia delle fauci, lungomari di allunaggi in braci

con granelli di sabbia vetrificati in specchietti per le allodole

e rasoi da barba affilati sulla spiaggia da domatrici cubane di tabacco,

venerate come gatte nell' isola dei gatti dai pochi apolidi di stanza

o di passaggio...

... Con quali occhi adesso guardo la solita strada? Il grano da crescere,

i campi d' arare.  Se fossero i tuoi occhi, a quale distanza avresti il mare e la montagna?  Due colpi di tosse, la punteggiatura madre

del concerto di un respiro serale, mentre si dorme che sogni si fanno?

E il mondo come appare calandosi nel baratro? E accarezzando

le scapole alle nuvole?  Se avessi i miei occhi

di quando ancora non ero malato, potrei scegliere cosa diventare

assecondando le voglie che non avrei avuto ancora?

La demografia delle mie ipotesi aumenta in stato di grazia, è florida

di unicorni agli incroci delle strade a serramanico.

All' ingresso dei negozi adescano i passanti con versi

da spendere dentro in articoli di primo soccorso.

Tipo un' incudine e un martello o un piede di porco disincarnato a morte

in caso di guerra atomica, apocalisse zombie o altra fine del mondo.

Cosmo, sussurrami all' orecchio un secondo, giusto il tempo 

di ricordarmi dei momenti felici, trascorsi con gioia

tra una vecchiaia e l' altra, quando ancora avevo la saggezza

di farmi da parte, pur di provare a vivere certi giorni di gloria

in qualità di testimone, con un programma sul futuro

che avesse più di due pagine, da dare alle fiamme

insieme a tutti gli altri comunque, per timore di un freddo più grande

che non tarderà ad arrivare. Allora chi saprà gestire quel predicare

che ti resta in braccio, tra parole sempre più care e carezze fantasma?

Coincidenze fantastiche, la cui trama è atomica, nel senso di nucleare

inerente al centro, punto di fusione, un palco da cui seminare il panico

che hai da vendere. Ma forse è meglio non cedere

all' impulso di credere a quello a cui non fa bene credere

e il cambiamento a volte è deleterio a una condizione di equilbrio 

faticosamente raggiunta ma non è detto che l' equilibrio

sia il colpo di grazia, la remissione dei peccati.

Con lento incedere si provvede alla resa dei conti, la fretta

è una questione di fede da consumarsi a previa distanza dagli atti.

In un vuoto di felicità presi coscienza dell' aria, della canzone

evocante un artista, uno stato d' animo e poche immagini

regolate da un unico destino di parole.

La discesa in qualche sorta di baratro a portata di mano

ha allungato le unghie alle dita della tua anima, amico mio?

Tanto che grattar via la superficie delle cose in uno scambio

di frizioni e affilature, è diventato un gioco da ragazzi?

Da ragazzi scorbutici scevri di fronzoli? Che bevono e fumano forte?

Lascia che la questione, se anche un piccolo dolore ci educhi,

tenga conto delle minoranze etniche, tra le rime del pensiero

e le ciglia del mattino, delle spine di certe rose mai donate,

delle serrande chiuse in faccia alle onde del destino, a scongiurare

che si bagnino le signorine maliziose, dalle caviglie seminude,

le passanti di turno, fino alla rotatoria delle ginocchia, che si sbucciano

come un frutto acerbo, sul selciato su cui atterrano,

alla fine di ogni cammino, che imponga una preghiera disperata.

Come quella che non scampa ad una morte annunciata,

promemoria che la vita va pregata dalle doglie.

 

 

 

*

Nostalgia, nostalgia canaglia

 

 

Dalla traiettoria serena di un volo di gazza

il segreto del cielo svelato a memoria

d' istinto procurare del cibo alla prole, anche rubando

torcendo i capelli all' aurora, prima che faccia giorno

nel bosco, la volpe.

 

E tu hai scovato il tuo compito, a mio discapito.

Sul fondo di certi pensieri ancora ti covo

scopare sul tavolo, apparecchiato a mani nude ma giunte

per la prima colazione da innamorati

prima che maturassi requisiti d' abbandono.

 

E la vita spericolata era una custodia per atomi

da svezzare al siero nutriente di un inossidabile futuro

ma la lega dei nostri alibi arrugginì alla pioggia

che cadde battente più a lungo di un presente alla volta

e non mi dette il tempo necessario per abituarmi alla fine.

 

Perchè vedi, che il passato non torni

è una stagione speciale di cui aver nostalgia.

*

Nella latenza

 

La loquacità, giusta prole di certi stati d' ansia,

vuole essere battezzata con silenzi di bellezza straordinaria,

ogni tanto, su certi campi di battaglia,

che hanno il Gran Sasso sullo sfondo, vicino

ad un naturale stato di grazia

consentito alla vista da un cielo consolidato

da consolazioni plenarie, accordate ad ogni mea culpa delle nuvole

in sessioni straordinarie di trasfusioni di sangue.

Per milioni di anni, di azzurro di pietra altare. 

Così il cane corre spensierato, per i prati di montagna

su campi da tennis abbandonati, su piste d' atterraggio irregolari.

(Ed io dove vuoi che vada se la portata del mio radar è di pochi atomi?)

Nella latenza degli occhi, il suffragio universale delle immagini.

Delle forme connesse di solitudini diverse:

Le macchie di neve residua, l' erba piegata dal peso trascorso,

le altalene e lo scivolo, la panchina, su cui mi siedo

per fumare una sigaretta di lato

all' aria che si respira tra i rami degli alberi;

nessuno si senta solo coincide col centro, concede alle radici di crescere

io, in rappresentanza dell' essere umano, una figura da poco.

Giusto il tempo di sostenere le ragioni di un vuoto perenne.

 

 

*

Come farla finita

 

 

 

Furioso di molteplici adesso, se ne va l' ultra contemporaneo,

cartilagine di un tempo di sola andata.

Padreterno come sarebbe bello cominciare così.

Lasciarsi alle spalle la noia di una stanca, faticosa mediocrità

e trovare per strada, lungo uno strano percorso,

tutto quello che occorra a una decisiva evoluzione

nel senso di una definitiva conquista di un' immeritata felicità,

polifonia di variazioni nello spettro del sensibile

e con l' immaginazione poter ascendere fino a scoprire

la verità su tutte le cose, fuori dal registro 

di qualsiasi giudizio sommario o santa inquisizione.

Per amore, solo per amore. Come sarebbe bello farla finita così.

Un' esplosione interstellare a resurrezione della carne.

*

In vino caritas

 

 

 

Senza sapere del cosmo, senza sapere della neve

il segreto che porti in grembo è una preghiera

che apre le cosce del regno dei cieli

eppure vuoi confondermi con proiezioni futuristiche

con opere e parole, perchè pensi che non meriti

la versione pasturata dei fatti.

A garanzia dei mie buoni proprositi lascio spazi vuoti per gli aghi

sulla pelle mia desolata, valuta di scambio.

Un amen cui abbocco ogni fine del mondo

quando anche il fiume furioso regola la sua portata

sulla tua vena, di cui non sei mai in, feconda e purgata

radicale sonata per pochi equilibristi, sordi al richiamo del baratro.

Ecco, dunque, conduce a perdersi, scrivere versi nella notte ubriachi.

Ma il dolce, lento contagio del buon vino fluttante riempie i calici

del mio quieto deliquio, torpore, che consola l' anatomia dell' anima

fino a pretendere un riscatto per la deriva calante dell' io.

Quando cosmo e neve hanno lo stesso destino

agli occhi di un cane randagio.

*

La rappresentante di lista

 

 

Lo struggimento invece è raro onomastico di punti di vista

il cuore spezzato che finge d' artista langue

non trova il plauso della ragazza nella miniera

a scavare per l' oro del padrone fino a sera

come la notte s' inoltra nel giorno a primavera

continua a scavare la sua vena, sangue su sangue

 

Il boia, pensava, avrebbe aspettato

che avesse espresso l' ultimo desiderio o che avesse pregato

ma nessun dio venne interpellato e poi morì sul serio

senza sprecare quell' istante in giudizi affrettati.

Lasciò che il primo pensiero distante dal presente

fosse quello giusto ad andare per ultimo

 

Quindi si ricordò di quando portarono via dal canile

il cucciolo che avevano scelto, prima che fosse natale inoltrato

e come avessero giudicato quel regalo

il più bello che avessero mai ricevuto, andando a memoria

qualificandosi prima del bacio bendati sul molo, quando tornò 

( e sua sposa) nella lista che avevano compilato per gioco

 

Lo farò passare al primo posto, pensò

e fu l' ultima cosa

 

*

Nella balera ubriaco

 

La struggenza sa di strutto, niente a che vedere

con quei nodi in gola che sottraggono frasi giuste

al momento di condirle insieme a te.

Tutto sbagliato, pane d' angelo, mia conchiglia da richiamo

balaustra cuspide del mio cuore infranto.

A voler predicare ho predicato, in girotondo per il mondo declinante.

Un nubifragio frangiflutti, sull' androne del costato

dove vuoto i miei stati d' animo in respiri rotti da conati,

mi ha portato, condotto, con dolo, sul pendio che i tuoi seni

spargevano a piene mani, sul ventre vuoto che non seppi dominare

che non sapesti donarmi che per il tempo di un coito interrotto

che vado ancora cantando nelle balere dislocate causa terremoto

quando i miei argini chiedono perdono

per essere ancora in via di restauro

e quel fiume incompiuto che sono

non trova quell' unico mare

che lo saprebbe accogliere in caso di sfratto, dal suo letto sfasciato.

Buona notte coriandola, a sapermi morto farai in tempo

una delle prossime volte che resterò a galla, fermo facendo

quello che mi riesce meglio.

Aspettare al varco, varare il branco, brandire l' archetipo, 

tipicizzare l' atipico, blandire l' astemio, sterminare l' etilico,

laicizzare le stimmate, stigmatizzare l' apolide, politicizzare la gonade,

cospargermi il cazzo di cenere e gongolare ebete tutte le mie parole,

qui, in bella mostra, sempre per te

la gran vagina che ancora non mi rende la vista

coreografata in nostalgico idioletto non artistico.

 

*

Alla mercé della merce

 

 

 

Quel gatto entra nella storia per essere apparso zicchiante nel video,

che ha avuto milioni di visualizzazioni,

in cui il suo padrone si dava fuoco a una scoreggia.

Di quella foggia è il successo che cerca chi inganna se stesso

in questo tempo che scheggia, lungo la dorsale del non senso,

a velocità di crocera, progresso di gran carriera

verso la fonte di ogni soccorso, primo e ultimo.

E all' animale in questione lo invitano ai programmi in televisione

sperando almeno in un miao a favore di telecamera

di risposta alle domande sempre più svogliate

degli investigatori di turno,

esperti di lingue inconsulte, di atomi e stratosfere dell' incubo

che è materia di marketing, all' accademia dell' immagine.

Fino a quando i gatti salivano sugli alberi per scappare da cani famelici

sembrava ancora tutto normale, sul pianeta vergine.

La corsa dei vinti finiva a un passo dall' arrivo e in fondo

andava bene a tutti così, anche se nessuno vinceva la guerra

c' era comunque da guadagnarci dal fatto che finisse.

Invece oggi conviene che nessuna pace resista

al monopolio dei Bilderberg e che tutto si consumi così.

Il prezzo da pagare è con la vita ancor prima che si nasca

e per accorgersene non basta cacciare i coglioni.

Tutto contribuisce ad ingannarci, anche quell' amore per il mondo

che ogni tanto ci piglia, quando meno ce lo spettiamo

davanti a una birra o per i più romantici, in fondo a un tramonto

con due occhi di donna che sorridono, e no, non siamo da soli

e no, non stiamo sognando.

Ci sentiamo furbi schivando il bastone e la carota ci basta

a riempire la pancia.

Porgiamo l' altra guancia al potente di turno

e ce la prendiamo a morte con chiunque abbia la presunzione

di essere più debole di noi.

Tanto la morte è una merce come un' altra, per chi può disporne

poco importa se una volta faceva gli eroi.

Chissà quante volte mi hanno ucciso per tenermi in vita a modo loro

in totale anestesia.

Quello che conta è che qualsiasi cosa sia in vendita

prima o poi diventi mia.

E allora finalmente sarò felice e allora finalmente potrò morire in pace.

Con lo sconto sul mio funerale.

 

*

Per corrispondenza

 

 

Quanto mi piace la pioggia che vuota le tasche

le strade sperdute, d' asfalto e acqua ragia

la porta di casa di là dal guado, di un tempo trascorso

di rado mietuto, con ossequio ad uno scorrere diverso

meno ottuso, forse, meno colluso col vuoto.

Il cane randagio conosce il primo ma ignora il secondo

cerca riparo infatti, non ha da perdere che quello.

Il destino di una nascita fortunata dipende dal luogo;

il corpo, quel tempio che di famiglia è il gioiello che s' illustra,

è solo compimento di un viaggio fino a un nuovo mezzo

per continuare il viaggio verso una destinazione sconosciuta

seppure pervenendo qualche immagine scaduta

abbiamo potuto farcene un' idea, nel corso degli anni a perdifiato.

Per corrispondenza. Sacrario di ossa che lanciate nello spazio

diventano astronavi.  E noi muti, a guardare le pozzanghere per strada sono specchio per allodoli dolenti, per dolori immaginati tanto a lungo

da essere abitudini, quelli degli altri, contratte in una notte soltanto.

Dimezza estate, in parti che non combaciano.

Passata a parlare a vanvera, vanificatasi qualsiasi possibile riscossa

dopo che anche l' ultima risorsa finiva in birra, vuotata d' un sorso.

Con rutto, a stemperare quel senso di malinconica rassegnazione

con un po' di maleducazione fuori concorso, il cielo stellato.

-Il cane è l' animale più domestico che c'è, dopo l' uomo, ecco perchè

sono così amici e non necessitano di rivoluzioni

se non con atti puramenti dimostrativi. Si accontentano di viversi.

Il bue e l' asinello si, ma c' era anche un cane bellissimo.

Un molosso-lupoide, un pastore guardingo, un difensore terribile.

-E chi te lo ha detto?  Astarte, il cane di Annibale

ebbe un sogno profetico...

 

 

*

Una spiaggia solitaria

 

 

Caso volle che la combinazione suprema fosse

un dito di vodka su due occhi di ghiaccio, con parsimonia

di spargimenti di sangue e cieli stellati

una spiaggia solitaria e un sottofondo edulcorato

dalla musica d' estate declinata in singoli per radio

tra gli ombrelloni chiusi tanto al metro, metro quadro d' occasioni

e riverberi d' annata, stagionali, che vendono collane.

Il tuo collo, mia coriandola, è un gerundio,

un sarcofago di canini e conti Dracula, senza mantelli svolazzanti,

una bandiera ferma ai quattro venti, il suo torbido profumo.

Così da vicino ci si ammalia, che è inutile chiamarlo destino.

Piuttosto, un' evoluzione della specie in senso predatorio

ma di buon costume, segreti i fini, il processo innescato

da uno sguardo clandestino, al bancone del bar-tavola calda.

Potessi prenderti l' anima, ne farei un' opera d' arte da esporre

in pomeriggi di plastica, certi inverni bipolari.

Con la neve che si appiglia ad un bilanciamento del bianco

mai mandato veramente a memoria

nonostante gli anni passati in montagna 

a curare le ossa attraverso prese d' aria, anticostituzionali:

il prezzo del biglietto.

Che la forma sia sostanza è un' abitudine

che getta un' ombra su tradizioni secolari.

Come pensare al di là del proprio vocabolario? Per esempio.

Sarebbe uno strano esperimento da provare in assenza di vuoto.

Ma noi si scherzava a raccogliere opinioni contrarie.

Tra un' onda del mare ed un estremo saluto al tramonto

che sarebbe arrivato comunque per secondo, rispetto allo stesso mare

che stavamo guardando, tenendoci per mano ai nostri castelli di sabbia.

 

*

Un pronto soccorso per le lucciole

 

 

Mentre la vita se ne va che differenza fa non chiederle abbastanza

la mia felicità non passa dalla soglia

cosa succederà ad attenderla alla finestra

con la caparbietà che mi avvinghi come l' edera

ma che senso ha essere uniti a un poco d' erba

la mia ultima volontà è sfumata con la nebbia

 

Si matura con l' età in alternate condoglianze

chi scatterà per primo sulla fascia?

La lezione d' umiltà la serbo ancora in grembo tra le fauci

e la libertà che cerco è quella facoltà di esistere per sempre

tra le rarità di una vita qualunque

vicino per poter essere raggiunto ma da solo in controluce

 

La mia mediocrità ha radici molto lunghe

con facilità s' incassano nel cuore dove attingono pozioni

ma per raggiungerlo son passate dai coglioni

per un po' di sobrietà rinunciamo all' emozioni forti

ma la verità è che non serve essere morti

la mia incredulità non è che se ne vadano i migliori

 

Ma l' incapacità ad essere normali

si trasformerà in nuove omologazioni

così per essere speciali assumeremo tutti gli stessi farmaci

facendo finta che siano assoluzioni dai peccati

mentre la vita se ne va che differenza fa non chiederle abbastanza

se della comunità siamo gli ammalati

 

E per una pronta guarigione basterebbe un po' di grazia

ma la realtà ancora non ci sazia

e restiamo a bocca asciutta per la fame d' aria

tra le perplessità di chi scoppia di salute

al falò delle mie vanità ci si scalda a un certo fuoco

che fatuo viene buono per le tombe

 

Dove riposano in pace le nostre speranze o si rivoltano

ma ti ricordi quando ce ne andammo nella notte

una buona volta come lucciole?

 

 

*

Mi avvalgo della facoltà di non esistere

Forse non ci siamo capiti, io qui sto andando a lezione

nel passaggio simultaneo di creature di variabile estensione

se ho preso coraggio è per l' indulto che m' hai dato

quando ho letto i tuoi versi da imparare. O ho capito male?

No dico, guarda che pezzi di fica in giro per il mondo!

Ma per favore parliamo d'altro finchè ci son segreti

i nostri stessi intenti; io, per esempio, non se portare a spasso il cane

per un ultimo saluto o un arrivederci. 

Che poi mi caca in casa.

Dicono che il cane impari la paura

per la prima volta dal singhiozzo, chissà che vuol dire?

Il mio singhiozza di ritorno dal solito giro

ma non sembra abbia paura di morire, alle tre di notte, mentre scrivo

le mie solite cazzate per far finta di esser vivo.

Ma forse tu non mi conosci e mi pensi un poco di buono.

Uno cattivo invece sono sempre il solito sfascione.

L' ansante riscossa padronale è una cosa che non mi desta

dal mio letargo raffazzonato ma scrivo quello che mi pare

come un matto e sono schizofrenico davvero nè di sponda nè di ripiego

riensenshnauzer d' altri tempi, capobranco solo dei miei sogni infranti

nemmeno del mio cane, di mamma rottweiler.

Matrona tedesca d' impareggiabile fattura, non tanto per la taglia

quanto per la robustezza delle ossa, che non è la stessa cosa,

che già conferisce al figlio una certa struttura per la sua età,

in patrimonio, a tre mesi dalla nascita, undici chili sulle zampe regolati

da una mente tuttofare, docile quanto basta per non essere

come un certo Conan il distruttore.

Ma comunque son fatti miei che non interessano a nessuno.

Una forma dignitosa perchè si meriti di occupare un posto

in una certa categoria, non ha fatto sempre buoni cani,

anche con ottimi propositi da parte degli allevatori.

Ma il mio è mio e in quanto mio gli appartengo più che posso

come a un figlio. Lo trovo disposto a spartirsi la mia solitudine

e questo mi basta ma possiamo fare di più per essere felici.

La politica non ci interessa, a me e al mio cane

una volta gli hanno chiesto di prendersi una tessera di un partito

ma ha risposto bau e poi non ho voglia di studiare.

Mai detto di non essere meno che un ignorante

ma se credi che mi debba vergognare, allora mi sbagliavo

sul tuo conto d' inguaribile romantico.

Oh guarda che io sono i buoni! Eh si l' avevo capito da quel graffito

che hai lasciato sul muro, prima di uscire dalla porta, 

tipo vu di vendetta o era un cinque controvoglia?

Ma che vuoi, col capire è un po' come con lo scrivere

capisco quello che mi pare tra le righe più distanti

e dello stile faccio coriandoli, quindi non mi sfidare

altrimenti mi ricordi di essere un vigliacco e mi fai incazzare

e tanto poi la sfida non l' accetto

e avremmo solo un vigliacco più incazzato.

Non sarebbe corretto e poi potrebbero dire

che te la sei presa con un handicappato.

Con ragguardevole riguardo non mi tolgo dal cazzo

perchè tu sei il potere forte e io l' oppresso

lo scemo del villaggio, l' ultimo degli stronzi

in questo gioco delle parti.

La partitura del mattino, dopo aver russato un poco durante il sonno

è un risveglio con lo schiocco, con uno strascico di una specie di fiùùù

che mi mette di buon umore mentre si stiracchia, il Chirù.

E' tutto nero con un po' di pizzo e gli occhi fieri un po' da matto

come un Don Chisciotte della Mancia, a quattro zampe.

Si passeggia che è un piacere a caccia di mulini.

Mai vinti dal vento, interroghiamo ogni percorso.

La didattica del mio lessico è in via di guarigione

ma imparo i denti dal morso e ogni volta finisco in via di estinzione.

Comunque risorgo, espugnando certi Golgota come un Sisifo minore

in cariola; no, non volevo farti preoccupare

era proprio pietà che cercavo di scavare dalla fossa

quella volta che risposi come un coglione a un poeta immaginario.

Stasera faccio lo straordinario e non vado a dormire prima delle sei.

Vedi, io mi domando ma io sono un poeta? Mediocre, bravo,

quello che ti pare ma sono un poeta? E se sono un poeta,

che vuol dire essere un poeta? No perchè qua intorno a casa mia

non cambia un cazzo e allora forse non sono un poeta

ancor prima di riuscire a rispondere alla terza domanda.

Bestemmia - che palle! Chi la schioda stanotte la tavolozza dei pensieri

per fare un quadro del domani? 

"Mi avvalgo della facoltà di non esistere"

cito Maicol e Mirco, mica Pasolini, di solito tengo un basso profilo

quando non pianifico la conquista del mondo più vicino.

Lei non sa chi sono io! Ma diamoci del tu a casa mia.

Intanto Chirù sogna  sul suo cuscino e fa la mossa di correre, fa morire.

Se ci sarà una prossima volta mi presenterò con tutti i crismi

così finalmente riempio lo spazio vuoto della mia biografia.

Quanti caratteri a disposizione per descriversi?

 

 

 

 

*

Il bacio di mezzo

 

La costumanza imporrebbe un moto articolato della lingua

mentre resto impalato, falange armata del tuo seno

scosciacapra di una furetta al pepe verde, oh sale dell' Ymalaia

Karmasutra, rosa miele dell' interno costola, portata massima

della mia fonte liturgica.

Primavera senza vita, vita grama di conquiste, petalo

di un fiore di Loto scordato tra le virgole, queste vigne del pensiero

da cui attingo come tregua tra le sbornie. Falsaria di vertigini.

Coriandola vergine sul punto di venire. Anonima superficie di sconfitte.

Cristo e crisalide d' un Cristo femmina, con i chiodi per le ali

dovessi spiccare il volo. Anatema circoscritto ad una sola sillaba

per nome di persona, giustizia tardiva in una giovane vendetta.

Marescialla dell' inguine, musa, dea.

Puttana, guerriera, sacerdotessa dell' ordine

della Madonna incoronata di Betlemme.

Scheggia saggia che si ferma appena prima del cervello.

La distanza minima a cui il cuore batta in sincrono

la preghiera di un mancamento, il resto di creta matura

a buon mercato di una resa. Una coatta ricordanza verde-acqua.

Comandamento dell' utenza, si deve usare tolleranza nei confronti

delle prove del mattino fino a gli occhi e oltre

quando il destino appare a tratti, attratto da stati di grazia

perforata dall' aria bagnata che languisce la tua bocca, labbra

desolate nella lotta delle lingue simultanee, traduzione bipolare

di una meccanica d' adesco. Contorno sfuso, un amore di cartone

da bere tanto al sorso, pagando in devozione

il movimento naturale delle stelle, intorno, attonite.

Resina, clessidra dei miei inneschi, fontana cardine

di matriosche tattiche, tecnologia da ardere

al fuoco  delle acque sempreverdi che non lasciano speranze

ad una sete primordiale di terra sorgiva da esplorare

tra i denti stretti, morsi a rendere,

che si aprono al canto pingue del mio amore.

Sogno ad occhi, ad occhi aperti, quintessenza del vedere.

*

Una botta e via, anzi due

 

E' stata solo due botte e via, una di ritorno

dalla messa in sicurezza di una mezzanotte 

nella chiesa fuoriporta del nostro natale clandestino

l' altra di andata in sogno, quando portasti in scena

il tuo spettacolo divino

di cui curavi la regia e le bestemmie retropalco

sfidandomi a una gara di poesia in cui vince la tua:

più non t' amo amore mio

ho trovato un altro con cuore di cervo e membro d' asino

che mi da più garanzie.

De gustibus; applaudo dall' ultima fila del calderone speziato

del mio cervello in panne, lacero, contuso di rivista,

con le mani di marzapane

pronte ad essere spilluccate da spillatrici di fanfare

in stato di grazia permanente da quando hanno trovato

tra le dita dei piedi lo spazio vuoto per gli aghi, sirene, 

vestali contemporanee a caccia d' idee da sopravvalutare.

E un Cristo! esce d' inchiostro, di scroscio,

dal capezzale del mio centro di saturazione deludente,

come a naufragare: ti tengo nel mirino coriandola!

Vuoto a rendere dei miei distillati per lo svezzamento di cani randagi.

Ci sono progressi in questo senso, il mio Chirù a tre mesi e dieci chili

ha già zampe da funambolo e raglia a comando,

quando invadono il tempio certi mercanti.

Andiamo a vela in quasi tutti i mari, lui cazza la randa, 

io cazzo che botta, l' ondata fusa che quasi ci squaglia la chiglia.

Cane prodigio, cagnaro prodigo di consigli confusi,

inevitabile cagnara di versi alla rinfusa.

Eppure sei nei miei sogni, con la forza di certe immagini

che ridestano trasecolati, tra secoli secolati, al tempo del riordino,

da antivigilile di gloria glorificata da immense sbornie primordiali

e lui non ringhia, piuttosto fonde fusa, si fida, la bestia indomita,

trigliceride d' ossa.  La permanenza in questa gabbia volante

mi conferisce dimestichezza in certi atterraggi lungomare

e ogni panorama collinare mi parla ancora dei tuoi seni,

maliarda tra le sbarre, adescatrice di poeti in erba,

fumatori circoncisi di pollini d' altura.

Per filtri solo biglietti dei concerti o tratte ferroviarie

Teramo- resto del mondo. No, non ora, non qui.

Altrimenti perdo tutto. Ma allora quand' è che niente

diventa tutto il necessario per condursi altrove?

Mitologia delle trasformazioni multiple, sema-traccia di una certa Nike

in visita sulle ali di Gozzilla, ai luoghi del mio passato sciolti in briglia

a briglia sciolta, diluiti in battiti al secondo.

*

Dio per sé

 

Cassandra ha una clessidra in quel posto

e Penelope d' avanzo cuce e scuce furibonda

certi versi fuori posto fanno il resto, tipo ah godo

e così il tempo passa

ma la corda al collo del mio cane è nientemeno che un guinzaglio

quella al mio dista un polso dal soffitto più lontano

e per i colli corre il diavolo, in tanga, brama alle mie brame

così ci muoviamo in branco, io e il mio cane, per seminarlo,

quel piantagrane trafelato.

Il tandem dei polmoni fuma canne pescate dal fondo

di una bottiglia dal messaggio decifrato:

fummo fatti di contrasto ad un mondo immacolato.

Più non basta tirare il fiato, è necessario un balzo

un calcio in culo oltre lo steccato del mio sguardo contro sole.

Tipo Jefferson Airplain in sottofondo, tricolori

come le frecce in volo nei cieli di un lido scostumato

nell' estate del perdono io ti perdono. Dio, cane.

Ma intanto il tempo passa e certe puttane si riciclano poeti

e certi poeti si ripassano puttane, tra i presepi.

Facendo lo scalpo agli scalpori.

E' così facile la messinscena dei due punti: torni a casa predicato

e il migliore amico dell' uomo ti aspetta in piedi sul divano, già cacato

dio per sé, ognun per tutti.

 

*

Notturno siderale

 

Al freddo siderale che assomiglia a te si produce inutile energia

ed anche se mi sveglio da solo so che la dismisura incombe

silenziosa e scura, serrato adagio della notte.

Inutile perchè non serve a riscaldare queste ombre

e le quattro mura della stanza non adempiono al passaggio

sopravvalutato delle porte: andata via, più non torni.

La condizione d' impermanenza si relativizza in un amore patologico

e la terra è troppo pesante da sollevare, compatta e tattica, schiaccia.

Colma è la fossa dove non oso riposare, unità di misura del mio vuoto.

Così alla porzione di cielo che mi tocca

guardo come ad un eterno crepuscolo, mentre la ingoio con gli occhi.

La luna, le stelle e tutto.

*

Il tuo nome

 

Trascinandolo per i capelli ti porterò un dio nuovo di zecca

cucciolo d' uomo e saetta di pensiero nel vuoto

scansione di tempo illimitato

verdetto di rugiada al tuo mattino

 

Come un animale al tempo suo di morire, lo condurrò

straniato al tuo cospetto

e avrai il corpo nudo ad attenderlo:

che i tuoi seni siano simboli che i sogni siano segni sui fianchi

 

Così giudicherai chi ti giudicò degna di vita

e le tempie pulseranno all' indotto prepotente delle vene

con un cenno della mano squarcerai il velo

e tutte le cose come stanno saranno io voglio di baleni

 

Quando pronuncerà il tuo nome

sarà il tuo nome pronunciato da un dio fatto prigioniero

e tutte le cose come stanno sapranno il tuo nome in un baleno

e tu stessa imparerai il modo in cui si trema

 

Al vento quando non puoi più nasconderti

tra le foglie che creò per farti prigioniera

e la portata della sera è l' orizzonte in cui si avvera

la condanna a morte di un dio nuovo di zecca

 

Colpevole di non aver saputo serrare il tuo segreto

tra le cosce laboriose e le labbra sfaticate

come sanno fare i servi più ubbidienti

che plasmiamo a nostra immagine e somiglianza

 

Ma più deboli o in stati di necessità stupefacenti

 

 

*

Tremila anni

 

Occorre scegliersi l' adagio per interpretare a tempo

questo scorrere liquefatto che si avventa

e poterlo chiamare vita scartando l' inesistente

 

Se taci puoi ascoltare le voci di piccoli dei

nascosti tra le foglie degli alberi

sterminatori di voli confusi

 

Impostori tra i lumini accesi istigano la neve

a insegnarti a cadere poi contaminandosi

si sciolgono in refusi

 

Le vetrine del corso garbatamente se ne fottono

e auspicano un natale coi fiocchi ai disoccupati

e alle cariatidi del borgo

 

L' albero in piazza anche quest' anno è offerto dalla banca

lo pagheremo a rate in estate con le tasse

sul consumo di sabbia bagnata

 

Il dolore che inchioda usa immaginario difettoso

colpo d' occhio edulcorato

da ogni possibile gioia sollecitata

 

Così ti scordi di quando ci baciammo sotto la pioggia

di quando il cane mangiò la torta

e soffiasti le candeline dalle sue zampe

 

Per il compleanno dei nostri tremila anni

 

 

 

 

*

Per la carena delle nuvole

 

La forma contratta del cosmo nella stanza è una tua foto di spalle

mia calendula, conchiglia che hai il mare d' inverno come innesco

sullo sfondo grigio-sabbia di un deserto coltivato.

Con tutti quei presagi che conducono le onde

come solo certi ricordi laboriosi sanno imitare nei passaggi.

E' così che tu per me sei vera, nel finale di giornata.

Vai e vieni oltre ogni possibile calarsi, in metamorfosi accurate.

Quando, dimmi quando il fiume avrà la sua rivincita nel disfarsi

e le stelle cadranno. Tutto il cielo contenente non può pretendere

di contenere anche lo sguardo con cui l' assembli in varchi d' infinito.

Eppure si riempie dei tuoi occhi diradati, 

per avere coscienza di certi addii quando li chiudi,

su di me e sull' appena conosciuto; vuoti custoditi con l' inganno

modesto contributo d' interpretazioni per la carena delle nuvole.

*

Sui pendii

 

Senza cedere di un millimetro, l' asse del mondo fece perno 

su di un unico istante

quello dalle ali di cristallo, dalle vele spiegate, in cui si schiuse

il primo pensiero che avesse come tema un poco d' amore.

Ma da quel fulcro lustrissimo anche le radici più forti si spezzarono

per aver voluto troppa terra di cui prendersi gioco.

E l' aria e il fuoco restarono scottati dal prodigio dei rami

tanto che tennero per sè le foglie in volo.

A titolo di risarcimento condussero l' uomo lontano dai solchi

dove il seme cresce cullato.

E derubandolo della sua natura di baratro, barando

lo battezzarono in acqua, consegnandolo a un dio a sua immagine

e somiglianza, interrompendo la danza proprio quando

la musica aumentava di volume, nello scroscio di quel primo fiume.

La deriva non è facile spiegarla al lume di ogni ragione

che sia originaria. Così il tempo ancora desume il suo significato

da una presa di coscienza involontaria.

E fino ad oggi non superiamo il concetto di una morte annunciata

se non ignorando in vita la modesta depressione della nostra caducità.

Perchè fummo fatti, miei cardini?

E la nostra fede violata è un involucro di simultaneità.

Perchè ci disperdiamo in atomi? E ognuno faccia la propria volontà.

Se pur restando come alberi su pendii, le vene azzurre come addii

attraverso cui la linfa scorre misurando le distanze

e il cielo sopra con le stelle a prendere visione del destino

che ci conserva in equilibrio tra un vivere e morire a filo d' erba,

perdiamo l' occasione di schiuderci al vento, di ottenere una pace

che sia il primo comandamento per cui valga la pena di credere. 

 

 

 

 

*

Una tomba tra le nuvole

 

Una tomba tra le nuvole, sit venia verbo, filtro azzurro

che cambi per noi il colore delle cose intorno

pur di avere folgoranti quintessenze o schegge di memoria fra i denti,

menti variabili per mari in tempesta, cuori distratti da amori fantasma

alla faccia del Karma, anche se non perdona

la legge non è uguale per tutti, nessuno lo ignora eppure si muore da soli.

*

Eppur si muore soli

 

 

Mi abbandono nella steppa del concetto

equinozio a rendere del mio punto di vista

così bella ti ricordo e senza figli appesi alla grondaia del giorno.

Ma la tua vita è un' altra cosa ormai,

rispetto al fiato sprecato dell' amante.

Le immagini di te che ancora mi scolano dagli occhi

sono specchietti per le allodole, piccole truffe semantiche

per custodire frane dalla scialuppa di salvataggio

fino al primo mare calmo che contenga gli atomi

del tempo che ci confuse, me oltre qualsiasi approdo

e i tuoi occhi a bersaglio, in divenire.

Hai raggiunto finalmente quel chiasmo perfetto

che introduce a nuova danza il testacoda dei pensieri?

Oppure conservi certe mie parole per una nuova, segreta gestazione?

Io, dal canto mio, questa spregevole testimonianza di ragionevolezza,

ti lascio andare per sempre dove non mi vuoi.

E se ho provato a trattenerti è stato per mezzo di una lingua in disuso.

Niente di più che leccarmi le ferite.

Ma è il momento adesso, con estremo ritardo sulla vita,

di capitolare ad un nuovo capitolo, con melensa allitterata sentenza.

Per scoprire che ancora esisto seppure lontano dai tuoi sguardi discreti.

L' eventualità che non seppi cogliere è un fiore selvatico

dai petali dispari, consegnato, in flagranza di reato, ai m'ama non m'ama

di un viandante fortunato e le ricadute sul campo, per cui

l' evidenza che resto in piedi è solo l' estremo saluto alla Musa

che mi fosti, tuo malgrado, sono d' allenamento a futuri senza accenti.

Referenze, queste, che mi vengono buone per una tomba tra le nuvole.

*

Nessuno lo ignora

 

 

Passa la stagione dei coriandoli

passa la voglia che hai di fronzoli

passa la rasata nuca in controluce

fa il verso alla pelle del leone nella fossa

con indosso solo la luna a sua criniera

come pioggia nel pineto ruggisce antica collera

mentre passa di straforo, nel raggio d' azione del mio sguardo.

Del mio ego umanizzato.

Nuca sul cuscino, sogni d' oro di fattura

articoli richiesti dagli squali nei fondali, per dormire, à toute à l' heure.

A buon ragione non prego dio di prostrarsi

non concedo ambiguità, veglio la mia fede a te di spalle

nel letto trattengo le tue nudità, con azioni sincopate

ho così paura che non chiedo di voltarti, fosse anche che non piangi

che paure più non hai.

I tuoi seni, le mie mani, questi battiti che rintoccano

ampi frutti che censuro, facendo finta che il mondo voglia sbirciarli dalla soglia incontrastata di un suo capriccio patologico.

Dalla sponda del letto all' al di là di ogni dove, ti possiedo

finchè non riacquisto il lume della ragione

e mi accorgo di non averti avuta mai ma fino a quel momento

col pensiero ricucio i ricordi in mantelli d' invisibilità pret-a-porter

con cui nascondermi dalle realtà che mi vedrebbero soccombere.

Cosicchè posso credere che mi amasti come sono

in un' Arcadia liberata dove nasco muoio e poi risorgo

a compassione, a santa, bella copia di ciò che si potrebbe dire del vero.

Per inciso l' alba del giorno dopo sa sempre di metallo

di cospirazione di leghe leggere e affilate, di animali da fieno

che respirano a vapore, ha tutta l' aria di una tana abbondonata.

*

La legge non è uguale per tutti

 

 

Gotiche prospettive di riarmo, nella fattispecie fummo

lame affilate, lance e pungoli

e nel momento di morire intonammo il canto degli scudi.

Su cui tornare, in patria vinti.

Il mesmerismo tattico di certi colpi di grazia grazia la fine

di fiori di plastica. Sulla vedetta di un marmo consunto.

Il cimitero dei santi, dove solo i morti conoscono la fine della guerra.

E i vivi si conducono in piccoli branchi di ghiaia confusa.

Le mie scuse non basteranno, pensa, nemmeno le tue.

Perchè non c'è spazio per il perdono in questa matrice

dove tutto appare allo stadio che puoi

dire tutto e il contrario di tutto e restare comunque un eroe.

Non c'è ringhio di cane che non conosca abbandono.

A parte scaramucce da parco fluviale.

Questo è quello che penso quando sono normale.

Vorrebbero che tremassi per un non so che si trova a volte a caso

conquistarmi a una fatica da schiavo di passioni primordiali

ma prendere e lasciare è la mia dipendenza, il gran finale

senza più dolore che non gradisce la platea.

La legge universale del Karma non è uguale per tutti

ma specifica per ognuno, chi decide per me le mie maledizioni?

Ogni volta che non chiedo perdono.

Ogni volta che sono da solo.

Costruire un piccolo futuro con zampe di cui fidarsi

arginando il grande vuoto che ci sta mangiando

sarebbe l' azione da compiere

se solo tutto questo non fosse un' allucinazione

la preghiera di un astro notturno.

Il sogno di un raggio di sole,

la voglia del vento di fare il giro del mondo.

La luce della luna quando porge l' altra guancia.

La tua nuca sul cuscino mentre non riesco a dormire pensando

a cosa starai pensando? E intanto il tempo passa.

 

*

Anche se non perdona

 

Dov' è l' anima mia consunta? Consultarla vorrei, quest' ultima volta.

La sentinella del tempo fa da contraltare alla speranza profusa

con risoluta mira, l' effimero traslato, calura estiva

il sudario annacquato di un mio credere suadente

dormire fuori per avere a cielo la rinfusa delle stelle

l' aperto, l' aprire a interpretazioni analogiche, del sistema delle costole.

Per portare ogni parola delle vostre nella casacca sotto pelle,

dove l' anima s' incide a misura della portata di ogni vena.

Per sapere finalmente come concludere e tacere

quel discorso ancora in fiera su chi sono e dove vado a naufragare.

La fragranza del foglio annega fino in fondo la passione nel suo brodo

se metto in palio il circondario del mio cuore

per un nuovo dizionario primordiale.

Ma non sono all' altezza delle mie parole

nè le mie parole all' altezza di ciò che accade

così mi capita spesso di svanire alle circostanze e riapparire miserabile.

Ma vi ricordate di Goujet? C' è da non crederlo

ma è morto ancor prima di arrivare, stragi da canile, a quanto pare

effetti collaterali di un' inclusione affrettata,

di un salvataggio posticipato all' ultima speranza.

Come non badare alle stravaganti coincidenze?

Uno: sogni di gloria, due: vita da perdente; che per uscire dal concetto

che si vinca e che si perda, scelga di non giocare la partita

e scommetta la mia vita in uno stillicidio di puntate 

è la tecnica da superstite che ho collezionato in è di essere.

Voce del verbo. Nonostante tutto quell' abbandonare,

nonostante i figli addomesticati.

Da poco il sonno stranamente regolare codifica certe rese delle palpebre

ma com' è che nessuno mi venne a salvare

dalla mia condizione di mortale? Svegliandomi?

Buongiorno coriandoli, statali voli plurimi di condizioni di dormienza

che voli fa l' anima latente se l' amore si concede in scintille

di vette dal niente! Per esempio precipitando

si avvide veramente del vuoto, il primo uomo nucleare

a cadere. Funzionale.

E l' arrembaggio vide il seno a suo germoglio e fine corporale.

Ventre battagliero nei confronti del manipolo degli aldilà

informali e senza forma, baci sulle guance.

Come polline d' anice stellato, come gemmato di rientro

seconda fase di scambio nel respiro frastornato degli alberi.

Così cederemo alle foglie il loro passaporto di traiettorie smodate

per l' eternità di certi visi e gote.

 

 

*

Alla faccia del Karma

 

Infiniti altari.

Contenitori di gemme di grano, sopiti sensori del buio

con quale coraggio negate dei fummo alle nostre storie di campagne?

Quando insieme puntammo tutto sul seme sbagliato

in quella partita memorabile col Caos e nacquero solo vele spiegate.

Dove andammo fu il primo vento di passaggio a deciderlo

e così anche il monte più alto non ci sembrò troppo distante.

Chè le distanze sono facili al vento se particolarmente illuminate.

Così una particolare luna di miele venne a farci coraggio

nell' anno in cui ci sposammo con ciò che ci faceva stare bene

e tutto il resto, in un secondo piano sfocato ma ancora pieno di fuoco

da ardere certi fiati gelati col freddo spietato che fa, nell' istante del poi

non smette più di resistere

nonostante gli estremi tentativi di rimuoverlo, da parte del vuoto.

In questo modo le piccole cose contano, diventando determinanti.

Le foglie, la merce di scambio per eccellenza, per esempio.

A riguardo, ha ragione il rosario del poeta:

per sgranare la canzone degli alberi è necessario che abbiano le foglie

o le abbiano avute, cadenti o cadute, starlette di prima concezione

non come certe sgualdrine contemporanee, di seconda grandezza

(come vorrebbe la mia natura fonda di razzista radicale)

che si vendono per poco, tutta la vita circostante.

Radicale il passatempo di contarle ancora in volo 

per quanto immediatamente perda il conto in considerazioni secondarie:

non ci sarà mai tempo di fare quello che ci pare.

Sono pessimo per pigrizia,

una posizione che ricopro non senza una certa fatica.

I rami, in effetti, non li concepisco che nudi e spogli se sono triste

e divento maleducato se reciso. Pessimista e grasso, in una miscela

che mi rende poco credibile, continuo a parlare di me 

fino a diventare antipatico perchè non so più posare gli occhi sugli altri.

Con le dovute attenzioni anatomiche.

Vogliate scusarmi se mi faccio esplodere ogni tanto

in vani propositi di conquista del mondo.

Datemi pure alle fiamme se trovate ci sia carne da mettere al fuoco.

Perchè io non distinguo più chi sono quando galleggio tra i piani.

Per stasera mi assolvo e domani? 

Proveremo, con un plurale in cui confondermi senza alcuna maestà

a diventare di ruolo nell' assistenza scolastica alla distruzione di massa.

Come certi saggi di massima che stanno zitti e non fanno rumore

cercheremo di capire cosa ci ha fatto inventare le poesie d' amore

tra una costatazione amichevole e l' altra,non ancora matura per l'anima.

 

 

 

 

*

Cuori distratti da amori fantasma

 Dove si da il caso che spesso finiscano le avventure

in codesto reame, come canta la canzone

il garbo e il guano dallo stesso polmone

per elezioni forzate del respiro in divenire

per sancire la sconfitta del primato sul tentativo.

O almeno brandire un lieto fine nonostante 

le ambizioni del re siano segrete per i sudditi

i più arditi cercano misteri fino a sera sopra ai tetti

deposte le armi, la milizia lascia stare le avanguardie

al loro destinarsi a fini premature senza nervi

e circostanti permanenze lasciano al tempo

il motivo di cui nutrirsi, almeno fino a quando

la paura di cambiare ci lascerà uguali

seduti sugli scranni di variabili comandamenti

a tessere le lodi del nostro provincialismo.

Prendere e lasciare nella tensione del traffico urbano delle vene

il siero indipendente delle tue volontà

conforta la strada di fini disumane

a cui non giunga nessuna possibilità

di cambiare la nostra condizione di comuni mortali.

Con lo stile di un Cirano, soverchiato dagli affanni dell' amore.

Perturbato si guarda intorno, in cerca di una resa auspicabile

in cui possa riversare tutto il suo onore magnificato.

A pianeti limitrofi annette responsabili trazioni verso l' ignoto.

Viaggiare nello spazio senza riuscire a capire le ragioni del vuoto

su cui sospende la sua procedura d' intercessione

radicalizzando un metro di giudizio che non ammette

perdita di controllo e scansione di fotoni dal futuro.

Con gli occhi chiusi e i pensieri sfusi da considerarsi

refusi di calcoli ulteriori, uno ad uno.

Una lezione senza precauzioni su come impiegare

la stagione degli addii e i testimoni lugubri cipressi

una flora del perdono cui affidare il proprio testamento

sono il baricentro su cui si regge in equilibrio il senso di tutta la storia.

Un cimitero di astronavi a pochi centimetri dal petto

da cui riscattare voli siderali per un altroquando.

Una confusa, prolissa sedazione, prima dell' espianto

porziuncola calcarea d' infiniti altari.

 

*

Per mari in tempesta

 

Io ho scelto di non vivere coraggiosamente

con la scusa che fosse da perdente la mia identità

e non valesse la pena impegnarsi in prove di abilità

se usciti male di fabbrica

per non vedermi costretto ad ammettere di essere un vigliacco

davanti a certe prove ed evitare di lottare per la felicità

finchè la competizione mi lasci indifferente

se raggiunta una certa serenità.

Partendo da sconfitto faccio quello che posso senza rimorsi

e non sforzandomi troppo mi godo una certà libertà

ma le cose cambieranno e me ne accorgo

dalla paura di rimanere solo che mi prende

quando vedo mia madre avanzare con l' età.

Ma al tempo stesso mi rendo conto

che starle accanto è una fortuna che capita a pochi

se questa è la vita che mi ha permesso fin qui.

Spero che si assolva e mi perdoni, per avermi fatto così.

Tu a chi assomigli di più tra i tuoi genitori?

No, non me lo dire; da parte di padre

discendi da una stirpe di Taleti ma il passato è passato e adesso

vendete canzoni per sbarcare il lunario e conquistare pianeti

col pensiero.  Da chi hai ripreso il riccio dei capelli, mia ideata?

In confidenza è stato un regalo molto bello che ti venne da Mileto.

Se ricordo bene la storia che ho inventato, per quanto non basti

a distrarmi dal baratro ma farò una foto a Goujet

tenuto in braccio da Nadia, per ricordarmi per sempre

che sono stato Felice, almeno una volta ogni tanto e chi ero.

C' è tanto, tanto tempo ancora per scrivere

e questo è un conforto da morte.

Per un quieto vivere scrivo quello che voglio

ma scrivere è la mia vita? Senza presunzione assoluta di chiasmo.

Sono risorto nel mondo sbagliato, due volte:

una volta avevo un sogno, d' inventare una nuova figura retorica

mentre chi sognava la fica adesso ha una famiglia

e chi sognava la famiglia si attacca al cazzo

io evado dalla dimensione che m' imprigiona

quindi mi permetto di scrivere quello che mi pare

con i veli che ci impiego, è una terapia che mi prescrivo

direttamente dal futuro, per convivere pacificamente

con la mia schizofrenia ed essere ugualmente pazzo

non mi deve interessare come mi giudicheranno

in quanto è un tentativo di guarigione primario quello che conguaglio

e poi se voglio so rendermi invisibile evitare le virgole

in una successione di frasi confuse parlare a vanvera

che è pur sempre un metodo per mantenere le distanze;

e l' altra, ho mandato tutto a puttane.

 

 

 

*

Menti variabili

 

Da ragazzi pensavamo che fotografare la Luna

sarebbe stato inutile, le maree non sarebbero cambiate

e nemmeno i nostri sbalzi d' umore e invece

c' è una piramide proprio nel cratere di Orione

che può decidere dei nostri destini solo spostando un mattone

se la macchina lo inquadra.

E che il vento alzasse la fiamma che illumina il cammino.

"Il mio amore è una patologia", dopo ore

d' interruzioni involontarie, ancora la canzone dei contrari

violenta l' astratto conto di qualsiasi futuro profetizzato.

E' quello che non so, puoi vederlo ad occhio nudo:

il verso volontario delle onde, le pieghe del tempo trascorso

e quello da trascorrere, la prodezza del cielo a calibrare le distanze

sembra prendere le misure alle nostre divise indivisibili

e le stelle di un marinaio solitario non sono le stesse

di quelle di un lupo di vedetta ma la vita 

che vi scorre è identica, secondo proporzioni di prima grandezza:

queste benedette rette parallele e quanto dista l' infinito.

Ridammi il mio cielo, ragazza idealizzata, con le nuvole conformi 

a pensieri più audaci di raggi di sole

da farsi a fette attraverso le persiane con forbici magiche

(in foto fotoniche)

in estati magnetiche senza strategie, appena fuori dal balcone.

Da milioni di anni luce. E' quello che non sono.

L' apostolo, il traditore di Lucignolo.

E' solo un po' di me che se ne va in cerca di domande

che a rispondere ci pensino gli altri.

La presunzione dell' opera d' arte?

La morale dominante? La contraddizione simulata?

Voglio tornare alla mia versante ipotenusa

Musa inaudita d' infallibili vene e fata, fatata fantastica fantasia.

Da una data indecifrata nel ciclo delle vite

non sono quello che sono nato per essere.

E' una attitudine che mi spegne in condizioni asintomatiche

dove lasciarsi scorrere è sia il segno dei tempi

che natura dell' anima mia

incontrastata; quanto di più contemporaneo?

La simultanea appartenenza ad una specie, forse

non specia una santa evoluzione

ma ne distingue massa, volume, peso e densità.

Come lo fa? Improvvisa? (La base statistica!)

"Lo so che il mio amore è una patologia, vorrei che mi uccidesse ora":

" Ci sono molti modi", per vivere e morire (Tuonato, Afterhours).

 

*

O schegge di memoria fra i denti

Forse i miei primi diciott' anni

a debita distanza sono il conguaglio dell' utenza

che ancora è in uso con piazenza

invece una certa fede sfrontata sarebbe il caso

di sfruttarla in situazioni decifrate, in memoria dei ricordi.

Mi perdono conoscenza sempre più di rado

per bacio improvviso sulla bocca, les demoiselle d' Avignon 

come in un film a lieto fine in cui si parla poco

e c' è l' orchestra in sala e mi posi il capo sulla spalla per il coro.

E so a cosa stai pensando e mi dai l' illusione

che la vita si confonda con noi

e distinguerci è una libertà che non possiamo prenderci

a meno di spezzare l' incantesimo.

Dura solo pochi attimi, poi ci si vergogna di essere romantici

e si torna nella zona di conforto.

Ognuno al proprio posto, conquistato a fatica, a discapito dell' ignoto.

Eppur si prova, fuor di logica.

-Buon ascolto, amore mio, chiudi gli occhi, sogna quello che vuoi-

Mi piacerebbe sussurrarti a piè di collo.

Invece lo spezzo, il mastodonte del mio ego

in particelle piccolissime che s' incastrano tra i tuoi capelli

come vorrei che fossero lucciole, capaci di colmarti le rughe di luce

d' illuminarti idee forsennate a favore del mio conto.

Ma i conti non tornano, come da tradizione e nemmeno tu

in quel cinema d' essai.

Racconta il sogno di suo padre, lo sceriffo

nel finale di Non è un paese per vecchi.

E mi affretto ad uscire, prima che tu possa vedermi piangere.

Ti ricordi? Mi pare portassi gli occhiali, forse per questo fu inutile

e te ne accorgesti lo stesso.

Mio padre morto di cancro, quando lo sogno

è come se non fosse mai morto, è come se non potesse morire

e quando mi sveglio questa sensazione mi accompagna

ancora per un po' e anche quando svanisce non ci sono veri addii.

Le frequenze da non dimenticare: un tono di voce

pochi battiti di una vita intera e poi le onde certo, la sabbia tra le dita

l' aria di montagna, una bellezza clandestina che si godrà qualcun altro.

Ma poi la vita continua, se non fosse un dato di fatto

lo darei per scontato.

E invece proprio perchè è un dato può essere analizzata.

Che viene che va, che torna alla danza che non ha rumore.

Certi rocambolismi sono il dio impossibile

cui chiediamo di nasconderci nello scrivere.

E quando fa capolino il più semplice dei ti amo è troppo tardi

perchè possa suggerire un sontuoso anch' io.

Così, fuori tempo massimo, su titoli di coda che non legge mai nessuno.

La parola fine è solo una triste coincidenza

il tentativo di circonvenzione d' incapace da parte del tempo

che arresta la ricerca e l' attesa in uno spazio

di lessici di frequenza inappropriati.

Come dire per sempre o eternamente fosse un gioco da ragazzi.

 

 

*

Folgoranti quintessenze

- A cosa stai pensando?

Se il mentre ti rinforza

e riesci a prendere gli atomi per il collo

quando avanzano fino agli occhi

e t' impediscono di avere una visione d' insieme.

Ti dividono lo spazio per immagini

che registri dalla prospettiva del tuo io

resurrezioni e cardini di un impianto evolutivo.

La natura non didattica di ogni prima volta

maschera la lezione da quintessenza.

Così l' infanzia è una continua epifania

fino al giorno di grazia della tua dipartita.

Ed ogni nuova esperienza ha la capacità di farti ringiovanire.

Come quando ti guardai e poi ti vidi e seppi chi eri.

Mi avresti dato pochi anni di vita.

 

*

Pur di avere

 

Resoconto di una scrittura privata

 

Dalle corde per il collo alla canapa distratta

sogno con parsimonia, a falangi

strettoie di gloria rada, notturne filastrocche per proli sedentarie.

Sogno fini fantastiche da cui emergere, con perfetto tempismo.

Le prove conformi ai dati di fatto riducono la storia

ad una sua forma compiuta, precedente alle aspettative

che imbarazzano l' inconsistenza di curiosità addomesticate.

Il capro espiatorio mi segnala il ritiro da parte del committente

della merce di scambio. Così ce ne stiamo.

Acosmici, a mani vuote, agli angoli delle strade;

quelli che piangono lo fanno in segno di saluto, in silenzio.

Gli altri parlano a denti stretti e le parole che passano

si dedicano al vento. Senza chiedere aiuto all' istinto

per traiettorie più sicure.

 

Come vorrebbe il cielo nella stanza essere di un azzurro terso

e invece non c' è filtro che tenga e il cane abbaia al temporale

che s' avvicina, scodinzolando nessuna tregua.

Come fosse vero apprendo dalla luce del sole che l' attimo

che comprende lo scorrere del tempo, ancora non si attua.

La concordata circostanza ratta se ne fugge nei ricordi di bordo

e la stragrande maggioranza dei passaggi di stato

li condivido per osmosi, dalle viscere.

Iato, laconico latrato e Iago di un polmone tradito

che respira per coerenza con il fiotto delle vene, cuore di ceramica.

Calpestio di passi sul selciato, dare fuoco a quella nuvola

prima di essere sorpresi con gli inneschi negli occhi

nello sfavillio del giorno.  A mezzo metro dall' ora d' aria.

Da un' amaca, sdraiata tra due alberi d' ulivo.

Il vento che porta portenti appena sgusciati dai nodi delle cortecce.

L' erba da una chioma sola t' accarezza la nuca.

Sussurra una parola il verde eterno che gemmato scuoia il sentiero

che hai percorso per arrivare fin lì.

- Dormi, dormi, chiudi gli occhi, lascia che i pensieri si sciolgano

in barbari e vandali, almanacchi del niente e popoli collusi

col vuoto, ricorderai soltanto il colore del cielo al tramonto

la vertigine prima del salto, qualche altro posto, le carezze di tua madre-

Il resto è terapia. Visitato a questa tavola sbuccio una mela

con il mio coltello di damasco. Una spina dorsale da sette millimetri.

Il filo piano del tagliente mi ricorda certe domande rompighiaccio

che, impugnate dalla parte del manico, fanno a fette nuclei inossidabili: 

*

Che cambi per noi il colore delle cose intorno

 

Resoconto di una scrittura privata

 

Una colpa che non vorrebbe pena

a trovarne una che possa essere più sincera!

Tutte se ne stanno in effetti nell' acquario, le stelle del mattino

cui si orientano a legnose distanze, le serrande del vicino

quando cala la palpebra al giorno in un reflusso cerebrale

di un istinto mai sopito, di poca luce e molte ombre

profonde quanto il mare più vicino e la costa, che diventano puntini.

Il solo destino può vantarsi di essere questione di spazio:

trovarsi nel posto giusto, la seconda parte del contratto

arriva fuori tempo massimo, del concerto, inaudita.

Al massimo posso fare le scale

fino al terzo piano, poi vi aspetto là, inclinato sul pianerottolo.

Non valico la linea gotica, resto dalla parte che recito a memoria.

Ma a volte prendo il controllo come mai prima

e vedo come stanno le cose

prendendole dal lato del vuoto che le forma.

Per la sostanza chiedo indietro il resto delle mie parole

che ti scivola ancora dalla bocca, nella tua versione del ripetere.

Dire fare pensare, come prova che sia lecito il testamento

che ti spedisco sulle labbra con un bacio nella lettera

che si manifesti quando lo sfili dalla busta (con eccesso di zelo).

E' un fallimento la confezione regalo di cui sono disposto a scrivere

solo a fiori appassiti.

 

Il verde seme del vento porta suoni di Andromaca, di ambra sedata

che fioriranno in musica non appena li avremo svelati

dalla loro ovatta imbevuta di alcol.

Una puntura dietro l' orecchio. Uno zig-zagare di zagare e zanzare

e la lettura delle mani dai pensieri delle zingare, che passano in requiem

l' atto interrotto della loro prima fede.

Salutando certi ricordi con un breve cenno del capo

alla stazione da cui partiamo.

La cortesia di angeli distratti fa gridare al miracolo?

Tu distinguiti bestemmiando come comuni immortali 

col vizio di ascesi tra i fronzoli.

La specialità di sapersi sconfitti ha un nuovo marchio di fabbrica

logos sul nostro pane quotidiano.

Ma è quando il dolore si fa più intenso che si passa la soglia

e vederti morire diventa un gesto consolatorio

per un maestro di cerimonie.

Gli occhi ne hanno piene le mani di dita cigliate e prensili

da poter usare per gestire le immagini

una ad una fino al compendio di un ultimo desiderio.

Il respiro? Una fine dei tempi.

Per resistere alla caduta dei sogni nella vita reale

desistere dal pensare troppo lontani dalla spina dorsale.

Ma sono solo condizioni dovute alla mancanza di un dio

che sicolga per noi neve e nodi di una fredda stagione.

E quello che è falso e quello ch' è vero sono gli inneschi della formula

da imparare a memoria per far tornare il sereno.

Torneremo anche noi ad orizzonti di gloria

ma solo dopo aver percorso fino in fondo il viale del tramonto.

Allora saremo scintille di luce dal cielo, particelle di anime a vento.

Una ronda psicomotoria che non ha bisogno di un verso nè di un corpo

straniera alla gogna.  Un' onda magnetica di caos incompiuto

la prova provata dell' esistenza dell' uomo e la donna

nei secoli dei secoli, dica lo giuro: lo giuro.

Il gesto inconsulto di un vecchio sultano -mi ricorda-

la cui fortuna risieda in saggi consigli scovati dal fondo

di tazzine di caffè, sarebbe quello di non berne più, nonostante ormai

sia incurabile la sua cirrosi empatica.

Per lo stesso motivo certi bar vengono frequentati, dopo un' ora esatta

solo da studenti fuoricorso, è una questione di pratica

di animarsi nei discorsi cui non diamo adito.

Omologati e sedotti da una condotta

indotta da un mercato a guerre puniche

che fa sconti solo per le corde per il collo.

 

 

 

*

Filtro azzurro

 

Resoconto di una scrittura privata

 

Al cuor non si comanda eppur mi tiene in pugno

perchè io lo voglio, perchè io gliel' ordino.

Con fare ardito, il piglio marziale di certi dittatori comunisti

rinnegati dalla storia perchè l' ideale non si compie relativo

ma tradito poi degrada e si sgretola nella condivisione da bar

le domeniche mattina, prima della partita o della prossima guerra.

La memoria registra le dichiarazioni dei superstiti con i volumi

tutti sbagliati e i microfoni sono stretti nelle mani dei soliti servi 

che se ne staccano solo per concessioni pubblicitarie

comunque favorevoli al potere.

E' nella traduzione che sono morti certi liberi pensieri

come nelle tavole della legge che portammo nello spazio

per esportare la democrazia sulla Luna e la trovammo

già soppalcata dai cinesi. Da qui l' intransigenza sulle lingue monouso

e la decenza di ricorrere ai sarti se le vesti troppo lunghe.

Se t' avveri quando credi di essere all' apice del successo

forse stai dimenticando i diari di bordo e come fossero veri allora

i morsi della fame.  Ma la pancia gonfia dell' occidente è abituata

a grandi abbuffate, così vieni al mondo già con un debito di sangue

che sconterai in buoni pasto sul futuro

da sbranarsi o consumarsi preferibilmente entro la data di scadenza

che è sempre un vuoto a rendere, una banconota contraffatta

per cui non ti godrai la pensione.

I nervi scoperti in un tempo di scambi proibiti

sono le regole del gioco, da farsi e da disfarsi

all' occorrenza suggestiva e prestazionale degli affari propri.

Mi è utile divagare solo se riesco a prendere le distanze

da giudizi sommari sui fatti.

Ecco perchè non mi rimane che scegliere un cane.

E' un atto doveroso, per certi versi, forse questi:

sarò un vecchio a sei zampe, di cui quattro motrici

per le rampe più astute.

Contro l' incestuoso procedere dei giorni e la mia barba merita fin d' ora

riposo dalle forzate carezze del demiurgo.

Ma si, lunghe passeggiate a stordirsi di rincorse su prati da diporto.

E grosse fughe a testa bassa da cui sbirciare in alto

l' orlo argenteo delle nuvole con l' ausilio di un sole scontato

e due occhi fedeli d' animale;

per sbarcare il lunario nella coltre magnetica dell' ultimo approdo:

la conseguenza del congedo dall' atto di compiersi.

Quanti rimproveri, per chi come me non sa assentarsi dai pensieri,

conducono a risposte evasive, fuori contesto:

il mancato accendersi di un fado

nonostante una struggente lontananza.

 Per esempio può capitare che tu mi dica: prega

e io invece vada in montagana a fare delle foto alla seggiovia in disuso

con un filtro azzurro, innescato per sbaglio.

E' così che ti capisco, con ignoranza artefatta da silenziose eloquenze.

Che al cuore si pregiudichi il senso di una resa 

è una condotta al guinsaglio cui rendo obbedienza

laccio emostatico a favore di quale vena?

In questo modo io amo, per ammissione di aver perso conoscenza.

Una colpa che non vorrebbe pena, astenersi perditempo.

*

Sit venia verbo

 

Resoconto di una scrittura privata

 

Ero lì, sulla cruna del lago,

quella porzione di spazio che rubo al mare con gli occhi,

che pensavo:

-meglio essere re all' inferno che schiavo in paradiso

(spesso penso in minuscolo e in corsivo).

Dove spadroneneggio, dove spadroneggio?

Contaminati e scalzi saremo furore di anime al vento.

Per questo tutto quello che accadrà lo vedremo passare dall' alto.

Saremo scintille di tempo fuori dalla quaresima dei giorni.

E tu chi sei, Leo(n)? Scaldando Sanremi sulle scale del Duomo

a primavera. Fasi all' aperto di un lutto nazional popolare

per mezzo trasmissioni.  Il palinsesto che ogni sera si alzi il vento

dal mare, a condurre a compimento l' atmosfera del quartiere 

profuma Barcellona di un oltre sempre a portata di mano.

Prevede per oggi uno strappo alla regola, una condotta avventata,

un passaggio di stato, da perfetto soldato a inquilino fantasma

di questo mondo appena conosciuto.

Su una spiaggia d' agosto, affollata di carne da mettere al fuoco.

A ferro e fuoco il minuto di raccoglimento, in sottofondo

musica folclorica, tu lo hai preso alla lettera

e dopo appena sessanta secondi già domandavi i nomi delle cose.

Ma che vuoi, ti giustificavi, io non esisto che per venire al mondo.

Con incroci turbolenti dovremo testare

la nostra preparazione automatica, distinguere luci ed ombre

senza prove del bianco e mai poter sgranare il rosario degli occhi

d' un fiato, fino a completare la preghiera del vespro.

Le nuvole da fermare col pensiero in forme cortesi 

staccate di poco dal cielo.

Bellezza controtempo, vince sempre il tempo.

La bellezza è inutile, non serve a niente, anche quando esiste

lo fa per poco eppure è un dono d' amore

allora anche l' amore serve a poco, in certe domeniche di vetro

che non sanno esserne lo specchio.

Questa cruna del lago è un passaggio troppo stretto

per uno sguardo da lontano, ecco perchè ti tengo sempre

a portata di mano quando prego, per avere merce di scambio

nella trattativa con dio.  Così si toglie la seta dagli occhi,

con sguardi di creta, affilando la vista su orizzonti di gloria

di lame sottili. Purtroppo manca credibiltà a certi unguenti lenitivi

per cui il margine di guarigione abbia rilevanza statistica:ancora muoio.

Solo paragoni fantasmaghirigorici possono arredare

le pareti del successo: io scelgo foto di guerra.

Sottrarsi a quella tra poveri è più difficile di ciò che immagini

chiunque non abbia mai imbracciato un' arma o un ama!

Col punto esclamativo.

La vendetta mascherata da giustizia è una lama avvelenata.

Fuori dai cromosomi del reale mi dibatto per giungere

a conclusioni ulteriori: guardare al domani con occhi di ghiaccio.

Al processo di individuazione atteneva il conosci te stesso

dell' oracolo di Delfi: al di là del processo imitativo

diventare se stessi per essere felici.

In effetti, mi punga ancora vaghezza d' amare, ricorderò

il modo frettoloso della pioggia che cade o sarò la fronda che trema

al vento che monta d' estate, cantando l' estate che passa la mano?

Con un Cristo morto sulle spalle attraverserò lo specchio

sanguigno dei tuoi occhi, portandoti riflessi di un tempo in cui

ci amammo respirando l' aria dei polmoni l' uno dell' altra

con la bocca a contemplarne la portata.

La condotta del mio addome, segnata dall' assunzione dei farmaci,

costituisce l' unico reato di cui mi rendesti capace?

O conosci i miei pensieri e sai come eviti di uccidere mia madre

tutte le volte che torno a casa inaspettato?

Il vortice che mi conduce all' apice è lo stesso che mi scava la fossa

nella vergine terra dei mi ami, no, non ti conosco

ma vorrei esserti fontana.

Ho trovato le lame dove avevi nascosto le mie vene intrecciate

come kukri nell' addestramento dei guerrieri Gurkha.

Adesso sciogli ogni nodo perchè il sangue scorra fino in bocca

e si faccia parola, nell' assolo dei ricordi.

Sit venia verbo, la ragione atroce di un cuore spezzato:

che possa dire tutto, urlando o con un soffio, dislocato al largo

dove la portata è la distanza mia da te, nè noi dal resto

in questo mare aperto e poi serrato, magistrale cruna del lago-.

Non esisto ancora, ahiahiahiahiahi, cantavo, in memoria dei caduti,

essere del mondo...

... al cor non si comanda eppur mi tieni in pugno.

 

 

 

 

 

*

Dove andare

La pena è stata già espiata

sole di rugiada

canteremo la camomilla

mentre la molecola si squaglia

nella scodella del mattino.

Per dormire tra i banchi di capelli sul cuscino.

Per resistere alle prodezze del giorno nuovo

che cerca d' imporre la chiamata del fare.

Saremo stanchi ma fedeli

alla promessa di giacere insieme per sempre.

Come crudeli confini senza più un oltre dove andare.

*

Versi di colpa

Il mondo può attendere.

Hai desiderato di morire

quando ti sei accorta di non amarmi più?

Chiudi la porta e trattieni il fiato

cortocircuito dell' intenzione a svelare

un sussulto disincantato dell' anima.

-Quanto ancora ho da imparare e che maestri fantastici

rendendoti partecipe dei miei sensi di colpa.

La vita s' intrude, per cospirazione degli assi cartesiani

nello spaziotempoamore di un alfabeto fantasma su schermo piatto.

Quanto m' illudo di essere altro ancora

ma ricordo che tu non mi davi per scontato al momento dell' impatto.

Gli occhi, sulle parole, come dita consolate

dall' audacia della pelle nel farsi accarezzare

senza niente in cambio, Band à part.

Segregazione magnetica dal resto, nell' estasi dello spirito.

E qualcuno mi guarda rammendare i calzini bucati

che penserà ?

 

*

Poeta professionista

Fatti pagare

che si dica in giro che ci campi

dici bene tu

ma i miei datori di lavoro sono la luna e le stelle

l' amore

che si perde pei campi d' estate.

*

Con un pugno di mosche

La chiosa chiusa, la collana aperta

la furiosa prodezza del tempo

la vetta, la parete perfetta

la quiete dopo la tempesta

il primo cavallo rubato nel giovane West

la saetta, la fretta della pioggia che cade.

Un lieto fine da scontare su di un pianeta

di cui non abbiamo memoria

la volontà sovrana nello scegliere la gloria

per trovarsi domani con un pugno di mosche.

Poi, arrendersi sempre meno alla luce del giorno

tentare la sorte nelle notti di plenilunio.

Amare la vita come fosse l' unica cosa che conti.

In tempo di pace essere eroi, in tempo di guerra i vinti. 

*

Quando arrivammo

Da onde superbe fummo condotti alle porte di Orione

che bussarono forte, perchè fosse del mare l' eco profonda.

Le udirono in fondo alla cruna dell' ago

nella torre del castello

mentre veniva colpita da un fulmine

di precisione chirurgica.

Tanto che lui fu preso e lei venne salvata 

mentre dormivano abbracciati nelle notti di sabbia.

E noi, arrivati a capotavola, pretendemmo un quieto, estremo saluto.

Nonostante l' ora tarda non mitigammo un' impazienza educata.

E la sposa e il marito, lui morto, lei viva, ci accolsero

con leggero ritardo sull' orda del tempo, in vesti da camera,

pronta a rapire ogni attimo di cortesia perduta.

 

*

Con due soli

Scoprii la fase del lutto a quarant' anni dalla mia morte

vivevo allora in un mondo con due soli.

Fui triste tutta l' estate per non aver saputo sfruttare

il mio tempo in vigore

ma d' inverno capii che doveva ancora venire

il momento di essere un uomo migliore

e ne gioii nella neve odorosa

con la porta di casa aperta sulla cena in tavola

e la luce accesa anche di notte, per il mio compleanno.

Le ombre custodite tutte in una scatola

sotto il letto a naufragare.

Certi viaggi da favola non hanno bisogno di navigatori satellitari.

Piuttosto stelle cadenti per desideri proibiti

o ciechi cupidi a lunga gittata:

-Feci per muovermi ma restai gelata

da una languida occhiata

e fu così che decisi di fare la monaca di Monza.

La storia della mia vita data in sacrificio per voi

secondo un rito che reciterò a memoria-

.Altrove si stipula il patto segreto

in luoghi sconosciuti alla materia

perciò si può dire che tutto si avveri

ma non di sua secondaria natura

che è percepibile agli occhi anche prima della trasformazione

quando li apri alla visione scontorni

e ti appare la reale dimensone delle cose che hai intorno.

Niente finisce, il raggio di sole che t' illumina il volto

ha fatto e farà tre volte il giro del mondo

prima di andare a forgiare le ali del vento.

Nonostante tutto mi mancano le ossa

del mio corpo precedente

anche se adesso posso passare attraverso le pieghe del tempo

ho nostalgia di un certo sostegno.

 

 

*

Alla fermata del tram

Qualsivoglia circostanza la fece da padrona a casa mia

cosa vuoi che sia un cielo nero fuor di posto,

un filo sconosciuto sui cui stendere gabbiani?

Anche i fiori che ti ho regalato sono finiti nel prato

insomma, non proprio a cantare.

Quindi il tempo che cucio con le dita ossute di mia nonna

ha la forma di un sacco

c' è chi dice cuscino, chi rapina

tu lo vuoti sul tavolo a mezzanotte spaccata

come fosse il rito pagano per invocare minuti di scorta.

L' ora fatale giungerà in ritardo ma sugli stessi binari

ovunque ci saremo nascosti, in stazioni proibite.

 

Non è questione di mali, in certe situazioni sinistre

ma di avere l' anima in spalle pronta a sparare.

Così il mio bersaglio rispondesse al fuoco!

Ma lei, latin lover per vocazione,

tranquilla se ne sta in fondo ai cuori.

Dove amplifica la sua immagine grazie al ricorso ad echi lontani.

Per esempio ti ricordi quando mi leggesti la mano?

Nell' anno del poi, curioso come adesso, alla fermata del tram?

 

*

Jamboree

L' errore dietro l' angolo non ha alcuna pretesa di essere un baratro

da cui non poter tornare indietro

la verticale sull' anima, la spaccata nuziale, quel collasso degli atomi

per cui si riempie lo spazio di noi.

Chi vuoi essere? La suprema ricompensa?

Mia ardua sentenza di soli attimi scanditi dal vento che soffia

tra gli alberi, giù nel fitto del bosco.

Sono quasi contento che ti abbiano preso

i brividi su per il collo.

E' un dover fare che mi tocca

per come mi conosco

il compito più ambito tra tutti

mia frettolosa stella bruna del mattino.

E guai a chi ti confonda con una chimica stereotipata

tu sei sostanza stupefacente per diritto di nascita.

Battuta non di fabbrica ma a mano, una prima spremitura.

Come usi le parole, bella mora, è un Fiordaliso.

O un fiore di Loto che mi condanna a una memoria di fustagno.

L' abisso può essere uno sguardo distratto

se sai dar credito alle circostanze anche in flagranza di reato.

Eppure la strada dell' amore non può essere secondaria

magari solo poco illuminata.

Certe notti fonde da fare invidia alla spazio profondo.

Come rincorrersi ad occhi chiusi in spazi aperti.

Voltarsi di scatto, riconoscersi, per quelli che siamo in potenza.

Raccontami certi sogni di gloria che fanno tremare le vene dei polsi.

Abbracciami, non fare resistenza

di forze contrarie ce ne sono già in abbondanza.

Poi, per il resto, siamo pioggia d' estate, cosa vuoi che conti.

Al limite potremmo sorprenderci di non essere eroi

e svanire nell' alba, per un secondo catodico.

La luce delle tua pelle tra i seni è di color miraggio.

Riverbera una promessa infranta.

Fossi sicuro di me, ti farei sputare l' anima a baci

fuori dal telaio, mia giovane Penelope astratta.

 

 

*

All’ ordine del giorno.

Non sapendo a chi assomiglia non lascia andare mai nessuno

per avere remi in barca da tirare.

Per avere il senso delle cose alterato

è ancora legna al fuoco

che d' altronde sembra facile perchè è un gioco

ma le regole non le conosce nessuno e nemmeno l' arbitro.

Osa ardere.

Certo ci sono le storie degli anziani a far confusione

ancor prima degli dei.

E' così le solite domande governano il mondo.

E tu chi sei?

Chiudi gli occhi, ascolta la canzone.

Dal palco del premio Tenco un emozionato cantautore

col cespuglio dei capelli apena appena appannato

per il resto in grande forma

caccia l' anima:

Almeno ogni tanto fai finta ch'è normale

questo fluire del sangue nelle vene

e non sia invece un fiume in piena, qualsiasi sia il mare

oppure procediamo dalle stelle, per esclusione.

La velocità che copre le distanze è il pensiero

mia cosmogonica accademica

tutrice del vero, le mie bugie sono un alter ego

per cui prego che non muoiano.

La nostra costituzione è a buon diritto un atto di gioia?

O siamo caduti nel vuoto da indecifrabili distanze?

Chi mi stringe la mano quando sogno con destrezza?

Sembra la tua mano, mia Musa fantasma.

Di certo non ti lascerò sparire dietro l' angolo,

dovessi fare l' isolato.

Ma a star da soli si compone il quadro,

è all' ordine del giorno

nonostante l' eremitaggio

tascabile da bar.

 

 

*

Fuori tema

Restituiscimi le foglie, chiaroscuro dei miei cardini.

A che servono le foglie? Il vento può risponderti tra gli alberi.

E consegnami quella vita che bramai, dalle radici alla corteccia.

La terra che abbracciai non scende a compromessi ma resta ferma,

salda. Santa la conferma, la promessa del bosco che avanza.

Nessuna crepa non servirà la zolla.

E anche quando tremeranno i rami sarà per un giudizioso risveglio:

l' inverno dalle asole di cristallo.

La fotosintesi del mio destino attraversa vene portanti

e le correnti vaganti sono intrusioni di clorofilla

dove credere significa non morire eternamente

e la vita è sentinella di trasformazioni perenni.

Le parole sono serve gravide del padrone.

Generando silenzi imbarazzanti si fa esperienza di una fase della morte.

Poi dal seme nasce ancora una canzone a notte fonda

e ti sembra che tutti la sappiano già a memoria

prima ancora di ascoltarla.

Scalderò certi fiori quando sarò legna da ardere

il cui profumo ti farà sorridere ogni mattina.

I petali dispari conformi alla regola, uscendo fuori tema.

*

Mirror

Si ma le ossa sono la sede del vento,

a tanto valse il sesamo degli indiani.

Dovresti ricordarmi, amico mio, il giorno che ci incontrammo

io col cuore ospite di un altro corpo da raccontare

quel famoso colpo della strega che ancora mi include nella lista

per il sabba sulla spiaggia in cui a turno ci si fidanza con la luna; e tu

dall' altra parte dello specchio ma con più talento da riflettere

e la fortuna di essere abile a perdonare qualsiasi forma di vita

per essere venuta al mondo nel momento sbagliato.

Che l'ascensore sociale più veloce sia la comunione dei beni

me lo dovevano far sapere gli antichi egizi

perchè di tutta fretta mi sarei voluto sposare quella nuvola

a forma di zingara che vedemmo nel deserto

quando il sangue ci usciva dalle vene per il caldo

e il miraggio prendeva forma di donna che abbraccia

sorride e stringe al seno.

Che momenti fissa il panico, canuto sostegno atavico

della memoria a lungo termine.

Infatti per amore fissai la rotta su Orione

per tentare l' impossibile arrembaggio.

Sapendo che nessuno avrebbe raccontato del probabile naufragio.

In termini di eroi, di martiri mondani.

Ma mettere alla prova il ricordo di sè in quelli che ti sopravvivono

è la funzione nostalgica del non essere.

Quindi, per non fare brutte figure, rischio solo quintessenze.

E' dietro questi vuoti che voglio nascondermi

purchè ciascuno li riempia di me, finchè non saremo dovunque.

Ti sembra poco? Non siamo mai stati astuti.

Tutta colpa del fumo, di quella fonetica degli occhi.

Delle rincorse più lunghe degli ostacoli.

Similmente sostenendo sabbie mobili a intermittenze regolari.

*

Panoramiche gneralità

Il coraggio di mostrarsi vulnerabili è un perfetto indolente

conti gli attimi dall' inizio dei tempi e ancora niente

non ti tornano i conti con tutto il tempo che scorre

eppure più veloci della luce vanno

certi pensieri fotonici, certi sogni preistorici

di vite ancora tutte da trascorrere.

Torneremo un giorno ad essere quella gioia che una volta

ci vide nascere per dare un senso a tutto.

La prova inconfutabile dell' esistenza di dio

gli varrà un premio Nobel e tutti saranno d' accordo

sul campo su cui investire.

Poi morire e poi morire e poi morire

per rinascere più forti, più vicini alla morte

agli amici di sempre che un giorno 

saranno istinti proibiti.

-Ma dammi la vita, rendimi eterno

almeno per il tempo di un ritorno

a immacolata concezione.

Ti chiedo perdono se per come sono

non ti rendo orgoglioso.

Il talento che ebbi in dono

è di dormire a comando e sognare per loro.

Disse il mio doppio autoritario, mentre io scattavo le foto in ritardo.

La gioia ambita ma col timore di non esserne all' altezza

è come una festa che nz' arguard.

*

Dai

Amore, dai

fammi tornare con i piedi per terra

ho appena comprato un paio di sandali per l' estate.

*

Uscire di testa

Nella terra di mezzo a quale prezzo mi condusse l' anima

solo perchè non volli credere alla fede di qualcuno

e restai dalla parte del mio torto come fosse uguale per tutti

e nessuno volesse fare a meno del suo.

Ci dividemmo in parti uguali gli atomi a disposizione e poi

tirammo a sorte per farli accoppiare.

L' incerta speranza non fu frutto del caso

ma ripagata divenne vita per ringraziare dell' occasione.

Certe volte bisogna cedere il comando, lasciare il timone

perchè solo la corrente sa davvero dove stiamo andando.

E allora spero che l' universo obbedisca all' amore.

*

Risveglio di Karma Nur May

Premessa: 

mi consegna ad un mondo di emozioni edificanti

non posso fare a meno di commuovermi tutte le volte che la leggo

come fosse la prima volta che credo davvero,

non mi spiego ancora bene perchè; è una promessa di felicità e giustizia

un conforto nei momenti di disgrazia e poi è bella da brividi.

La condivido qui con voi e spero che vi tocchi.

Se qualcuno avesse informazioni sull' autore, (Karma Nur May potrebbe essere uno pseudonimo) e ne conoscesse altri testi, lo pregherei gentilmente di informarmi. Consiglio vivamente a tutti di ascoltarla letta dalla brava Alba Rohrwacher in un estratto dal film documentario "Attraversando il Bardo" di Franco Battiato,

è facile reperirlo in rete.

Buona lettura.

 

 

Risveglio                    

(di Karma Nur May)

 

La mia memoria si è persa dentro la forza luminosa delle tenebre

e distogliendo lo sguardo dalla luce che rabbuia il mondo

è scomparsa tra le nere acque di un pauroso mare.

La mia memoria si è persa per raggiungere luoghi d' incanto e magia

che profumano d' inganno.

Tra riflessi d' ambra e sentori d' incenso si è risvegliata dal sogno

per farsi regina di una conoscenza che contempla mille verità

ma non reclama verità alcuna.

Ha vagato tra i dispersi infiniti di un assolato deserto

e avanzando immobile dal più potente dei richiami

è giunta tra i giardini segreti di Damasco

silenziosa e pura fino all' anima.

Mi hai seguita fin qui, dove il respiro della terra quieta

svela i suoi segreti. 

Solo ad Ovest, dove la fine è un' accogliente porta d' entrata

osservando le nuvole al tramonto, scoprirai

che tutti i sogni e i luoghi incantati della terra assomigliano alla morte.

Il suo richiamo è qui, nella trama colorata del cielo

che forma intrecci di fuoco come vorticose spirali di un mandala.

Si nasconde tra le dune silenziose ed il loro gioco di armonie segrete

è nel suono del vento che le avvolge

con la sacralità salvifica di un canto.

La morte è un luogo di libertà che spinge i viaggiatori all' esilio

mutevole e fiera figlia del silenzio, abbandono e visione

processo alchemico che tramuta l'ombra in luce

nel disordine apparente che concilia gli opposti.

Era qui al crepuscolo, come un nemico di sabbia addormentato

che custodisce sentieri d' amore e di paura.

Nè bene nè male, la morte è racchiusa qui, nel cerchio della vita

tra il sogno e l' attesa

è il riflesso di un' immagine senza tempo

venuta a mescolarsi col ritmo dell' universo.

La morte è là, dove si ravvisano i segni del divenire

e attecchisce il perdono.

Non distogliere lo sguardo dalla morte e dal suo inganno

seguilo senza farti domande, così come accetti il profumo di un fiore

o l' albeggiare di un fertile mattino.

Chi non cede ai sogni e alla magia della vita

non conosce nè morte, nè realta, nè conforto.

Solo dimenticando potrai morire e rinascere.

Non cambiare il mondo:

diventa morte e potrai raggiungere la tua parte immortale.

Per scoprire il segreto dell' ignoto occorre attraversarlo

arrendersi alla grazia disarmati.

Tra mille anni cercherai di vederti attraverso i tuoi stessi occhi

o salverai dall' abisso colui che in passato dimorò nei tuoi giorni.

Dentro ogni morte c' è una vita che conosciamo e figli

che ci ameranno col cuore dei nostri padri; dentro ogni morte

il principio di un' unica coscienza universale

e tanti piccoli frammenti di assoluto

come indecifrabili germogli in cui si cristallizza l' amore eterno.

Che tu sia respiro del vento, riflesso degli astri notturni, ombra

della mia assenza, mare calmo o scintilla divina, apri i miei occhi

e ovunque tu sia diretta portami con te, verso un destino

d' irresistibile bellezza che guidi le infinite possibilità del mio spirito

verso la compassione perenne.

Percorrerò ancora molti sentieri, aprendo varchi al di là del tempo

e nel miracolo di un momento estatico

mentre la gratitudine della vita si riapproprierà del suo mistero

nel mite bagliore di un raggio di sole

avrò smarrito per sempre la via del ritorno.

Solo chi sottrae il suo cuore alla ferocia dell' ego

e innalza templi all' eterno 

sa che la morte non muore nè mai nascerà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Instant karma

Se accedi a quella parte del cervello ancora inesplorata

puoi ricordarti non solo di tutte le tue vite precedenti

ma anche di come sbloccare certe indicazioni

per esercitare poteri straordinari

come modificare il corpo perchè sia immediatamente

adattabile alle atmosfere degli infiniti pianeti simili al nostro

Fosse solo di acqua ci spunterebbero le branchie a comando.

O dovessimo volare per il resto del giorno.

Avere il tempo necessario d' imparare di nuovo le regole del gioco.

Per esempio sapremo affrontare lo spazio

prima che il ciclo di vita del nostro pianeta giunga al termine?

Fino ad adesso stiamo solo accelerando

il processo d' estinzione.

L' instant karma non è solo coincidenza se serve ad avere percezione

della natura delle leggi del cosmo.

Per quanto le nostre anime colonizzeranno altri pianeti

assumendo forma di animali primordiali?

E per quanto ancora da altri pianeti saranno puniti

col reincarnarsi nelle bestie al macello

nel nostro sistema di allevamento industriale?

E noi smetteremo di mangiarci?

Qualsiasi essere vivente sia in grado di percepire il dolore

può essere considerato sotto schiavitù e sotto tortura

se trattato senza rispetto per l' amore di cui ha bisogno per vivere.

Questo fa di noi dei criminali spietati

come condizione generale.

Come emanciparsi da tale condizione?

Diventare vegani potrebbe rappresentare l' occasione

per un' elevazione dello spirito.

Anche se nasciamo onnivori secondo me

per la semplice ragione che altrimenti

non sarebbe esercizio del libero arbitrio

decidere di mangiare sostanze che non provano dolore.

Anche perchè i casi estremi vanno comunque ponderati

anche per fare esperienza sia del giusto che dello sbagliato.

Quella storia dei denti dei carnivori non mi ha mai convinto

se abbiamo inventato le lame per sbranare la carne

non siamo forse diversamente carnivori?

Una diversa evoluzione è proprio la capacità d' inventare i mezzi

per essere la specie più evoluta del mondo, fuori dal nostro corpo.

Anche se questo vuol dire avere la responsabilità delle sorti del pianeta

e noi stiamo fallendo perchè non solo rendiamo la vita invivibile

alla maggior parte degli esseri viventi tutti compresi

ma anche perchè stiamo direttamente accorciando e avvelenando 

la vita del pianeta che ci ospita.

L' inventore non avrebbe creduto che l'evoluzione migliore

per la sua invenzione sarebbe stata quella di diventare alla fine

quanto più simile a lui in forma e sostanza?

Forse anche migliore?

Noi siamo l' evoluzione migliore di cui è stato capace?

O attraversiamo solo una fase?

O siamo solo uno dei tanti tentativi esistenti tra le galassie?

Sapremo cambiare rotta prima che sia troppo tardi?

Io che so fare oltre a predicare bene e razzolare male?

E' ovvio che se ci reincarniamo in esseri viventi

su questo pianeta e le condizioni generali non migliorano

sarà sempre più difficile per tutti reincarnarsi

in un corpo in cui l' anima possa condurre una vita felice.

Fermo restando che chi è stato più meritevole

può reincarnarsi in corpi superiori

e vivere felice su altri pianeti ancora più belli e molto meglio condotti.

In cui poi evolvere ulteriormente magari è anche più facile.

Fino a condurre esistenze divine.

Al giorno d' oggi sembra quasi un' offesa

dire a qualcuno che mangia cose senz' anima.

Ma l' anima non ce la dovrebbero proprio avere le cose che mangiamo

e metaforicamente dovremmo essere noi a dargliela.

C' è chi è vissuto oltre cent' anni mangiando aghi di pino 

e bevendo acqua di fonte.

Se è stato meno felice di noi chi può dirlo?

E' stato forse uno sforzo sovrumano?

Ed io sono grasso, intanto, a volte da farmi schifo.

 

 

 

*

Il motore immobile è la fantasia?

 

Libero la mia immaginazione temporale

vago sull' onda 

sonora è la lezione a riguardo

volgo sull' astrale il mio mezzo di comando

ritengo, a tratti, di essere perduto; due punti:

anche se non so di che cosa sto parlando

le pareti del cervello si apriranno

solo quando lo dirò io

mago, di un sogno proibito.

E' da centomila vite che aspettavo quel momento

e tutto è andato così male.

Il mio karma bastardo, il tuo imperituro ricordo

come sparato da un plotone d' esecuzione neurale

dritto in quella parte del cervello in cui si ha memoria dell' emozioni

quell' immagine di vita

sfiorita al primo giro di giostra.

Non ho creduto che l' ostia mi avrebbe 

prodotto una mutazione genetica

e così sono caduto nel baratro della retorica

che continua a mantenere il suo fascino di stile.

Non mantenendo la promessa di essere fedele e servire

ho cercato una risposta per conto mio

e ancora non c' arrivo ma immaginare che sia possibile la cosa migliore che ancora non è stata inventata e cercare di essere degni di quello

è la cosa migliore da fare

che poi si riveli tutto vero 

solo la morte da cui si trasale ce lo potrà dire.

Anche fosse tutta una grossa fregatura

noi avremmo comunque la coscienza a posto.

Una ricompensa enorme, nessun castigo che non si trasformi in gloria.

E poi regali straordinari quando saremo pronti a riceverli.

Paradiso e Inferno, due concetti superati.

Ma anche reincarnarsi negli animali è acqua passata.

Rientreremo nei nostri corpi di quando eravamo semidei.

E tratteremo il nuovo pianeta con la saggezza accomulata

in epoche passate in cui siamo stati tutti gli esseri animati del creato.

Per essere felici anche solo dell' efficenza del mezzo.

Giardinieri e la chiameremo Nuova Paradiso

quell' estremo dono di Dio (quello vero).

E poi viaggeremo nello spazio a velocità tali

da dover stare attenti a non tornare indietro nel tempo.

Ma anche quando lo faremo per sbaglio

non sarà mai niente di irreparabile, un impercettibile ritardo

sulla tabella di marcia se ragioni per centinaia di migliaia di anni.

Verrà il momento in cui dovremo essere capaci di esercitare

poteri strarordinari e questa volta lo faremo con grazia.

Verrà il momento in cui dovremo abbandonare l' involucro

del nostro corpo, ma solo perchè ne stanno preparando

l' ultimo modello adatto a vivere in più di trecentoquarantatrè

pianeti diversi tra loro, alla volta

poi ci sarà il modello definitivo

e saremo fisicamente  immortali, senza conoscere più vecchiaia.

Naturalmente ci vorrà disciplina.

E non tutti evolveranno di grado negli stessi momenti

ma gli ultimi verranno aspettati dai primi.

Finchè tutti avremo la possibilità di incontrarci di nuovo

e a tempo indeterminato.

Quando ci annoieremo potremo inventarci un nuovo gioco.

Dove comunque non perde mai nessuno definitivamente.

E conoscere Dio diventerà la nostra ragione di vita

nel senso proprio di andarlo a cercare nelle infinite galassie

nel luogo reale dove ci aspetta da sempre.

Lo troveremo mai? 

E' l' ultima puntata di un capitolo ancora da scrivere.

Adesso lasciatemi andare a vanvera

accompagnando queste canzoni fantastiche

dove voglia l' anima, una muta forma d' anima...

 

 

 

 

*

La mela proibita

Non aver bisogno di un paradiso che ci eterni

sarebbe il vero riscatto per la mela proibita.

Ma le vene d'oro dei polsi hanno bisogno comunque di lame

perchè il verso del fiume prenda la rima del mare.

Tingere di sangue la sabbia

e raccoglierla nella clessidra di un altare

perchè possa servire a pregare sua maestà

di tornare a farsi carne per l' amplesso del sole sull' acqua.

Ad un tratto sono fuori di me

e posso guardarmi e provare pietà

ma il tempo concesso alla contemplazione

lo sottrai comunque al flusso di vita che scorre.

Senza spazio e senza tempo saremo un giorno

ad evoluzione conclusa

allora chi butterai giù dalla torre?

(Adama od Eva? O il figlio di Giuda?)

Ma l' alba segue la legge a memoria

non ci abbandona nemmeno nel vuoto.

Se è vero che nel buio puoi vedere anche una piccola luce.

La luna, archetipo di madre, nei tarocchi del sembrare

avrà lo stesso successo tra i poeti di adesso

orfani di se stessi prima ancora che generati.

Per scrivere parole che valgano

dammi un' anima prima ancora di una lingua parlante.

Per dire, tanto per dire, anche la foglia che cade

merita un piano di volo ed io non voglio morire.

Padre che mi sopravvivi

generami di nuovo quando sarò pronto a ricordare chi sono!

E la foglia che cadde ritorni sul ramo, a cantare la canzone del vento.

E gli alberi nel seme che fummo.

Liberi, di essere priogionieri di niente.

*

Migratorio

Un po' restammo quaggiù

a perseguitare l' unica possibile via di fuga

come fosse la peggiore ricercata.

Così pensavamo di spingerci ben oltre la roccia

ovunque fosse arrivato lo sguardo, avesse voluto dire volare.

Poi, però, le prime cadute ci convinsero di essere ancora mortali.

E tornammo sui nostri passi, fino a scomparire di nuovo nel mare.

Questi dei che non sanno nuotare a me fanno un po' ridere.

Ma l' evoluzione non conosce rivali, in fatto di logiche.

L' analisi, per quanto difficoltosa

ci vede in una fase da cui dobbiamo spiccare il volo

salto nel buio, caduta libera, a picco nel vuoto,

è ammessa qualsiasi tecnica.

Però sarebbe veramente un peccato

perdersi lo spettacolo di una vista dall' alto.

Un fuoripista guardingo. Una volta fatto il nostro tempo.

Trattenendo il respiro.

Così, seduti a tavola, decidiamo per quale verso

sarebbe per noi di morire.

 

*

più niente al mondo

L' enormità della richiesta di grazia prevista per legge

si da il caso sia compatibile solo in casi ampiamente verificati

dove la terra e il cielo si ribaltano

e la tregua è un cielo a sbalzo sull' aldilà circondato da falchi

sempre in volo, con lo stato delle cose ancora in movimento

le danzatrici curde indossano le nostre parnanze

eppure si muovono su ritmi diversi e quella terra come la nostra

non regala i suoi frutti a mani sconosciute.

Mentre d' inverno si ghiaccia.

E chi pretende il grano non ha mai impugnato la falce.

Chi si stende di lato per le strade interpreta il cammino

dalla gente che passa.

Ed essere timidi nel chiedere informazioni

può essere un guaio.

Ma tornare a casa non ha bisogno d' asfalto

va bene qualsiasi cosa da mettere ai piedi.

Per esempio i tuoi seni o il tuo ventre

per riposare correttamente

andrebbero nei cuscini.

I vicini di stelle ci guardano con i loro cannocchiali

come mettono a fuoco modificano il futuro

intervenendo sul passato.

Si muovono come granchi

questi articoli sportivi.

Venderebbero fendinebbia in paradiso

sarebbe un discreto buisness.

Le statistiche li danno per perdenti nella caccia alla volpe.

Ma a chi cerca la luce, fosse anche quella del giorno

non basta una notte.

Per tirare le somme aspettare momenti di riflessione.

Il che non vuol dire sono solo al mondo

eppure quando sono qui con te

in questo modo stupido

non esisto e nulla è cambiato:

l' illusione di sempre per l' illuso di sempre.

La felice condotta di un pensiero latente.

Il soggetto, il verbo, il predicato.

 

 

*

Dal taglio della bocca alla stanza dei bottoni

Ha superato le mie barriere

costumanza di brevetti e pedalate

ha elargito saette come fossero puttane

agli angoli delle strade

ha sedotto e poi rotto da sè

tutto quello che fosse ancora invulnerabile.

Ha prodotto fotoni come biglie, come pigne

grandi come palle, come bestemmie, più grandi del corpo celeste.

Una notevole quantità di luce insomma

buona per la stagione delle tenebre:

quel tempo passato senza amare.

Quel rito pagano di sopravvivere a se stessi.

Lo capisco dagli occhi e ne ho paura da vendere.

Ma se mi credessi ti porterei in grembo come un ventre.

Per partorire sogni proibiti con i tuoi occhi

ed il mio modo di scrivere.

Ma la sintassi del mio apprendere non conta le virgole.

Così capisco una cosa per un' altra

e nemmeno io mi credo. Mi complico la vita.

Se ti potessi rendere felice mi comporterei diversamente.

Così s' arrende la fantasia all' evidenza dei fatti.

E l'io perdente trova di nuovo il modo di farsi avanti.

La successione delle tregue a dirimere la guerra.

Fosse il misticismo la scusa per non provare a scoparti sul tavolo?

Adesso che mi parli, che mi chiedi perdono

per non essere venuta prima a salvarmi.

Invento la prossima disfatta. Con la cura dei cani per le scarpe.

Proietto immagini sullo spazio bianco tra le ghiandole.

Porto il collare per gli insetti e la museruola per i denti.

I morsi che riuscirei a dare!

Strapperei la carne a brani, altro che raccoglitori vegetariani

l' animale supremo pronto ad impadronirsi del Mondo.

Ed ecco che fine abbiamo fatto.

Tutto sbagliato, nemmeno montato al contrario.

Sui vascelli dell' etere, confindustria dei miei capodanni.

Di quando le vene pompavano a sangue.

E rincorrevo le stelle cadenti prima che le esaudissero gli altri.

Adesso fammi prigioniero, accettami per quello che sono

e tu lo sai e io lo cerco, per il tempo a noi concesso.

Lascia pure che vaneggi ma fammi riprendere.

Non sei tu, sono ancora io, se sapessi dove finisco!

La mappa delle vertebre.

Avrei le chiavi della stanza, la vista migliore.

Olocausti dalla finestra.

 

*

Non finirà

Solo per te le mie parole in fiamme

vanitose, sospese sul rogo

diffuse a fondo perduto

rase al suolo, lanciate nel vuoto

sconosciuto.

Solo per te, come esistessi davvero

e non fossero soltanto pensieri

troppo soli fino a ieri, a tempo scaduto

perchè si avveri la mia Musa in controluce.

Inevitabilmente.

Non riesco nemmeno a fare i sacchi

della misura giusta per le offerte.

Ingoio bestemmie per rendere grazie a dio.

Perdo la testa per gli addii

a distanza di sicurezza.

-Ascolto con pazienza le onde del mare

scavo buche nella sabbia fino all' acqua

ma non mi lascio bagnare-

Disse la ragazza.

Arcano progredisce il tempo a fioritura.

Eppure puoi capirti con lo sguardo.

Il misticismo tibetano per chi suona la campana?

Con le caviglie tatuate te ne vai

dove si tocca

perchè ci si accorga che sono particolarmente sottili.

Poi ti volti sorridi e mi guardi.

Ti è tornata in mente quella buffa storia che volevi raccontarmi

prima di nuotare nuovamente fino a casa.

Il giro di boa della sirenetta.

E' il titolo della storia. Che come ogni volta si conclude

con un piccolo bacio sulla bocca

che ha qualcosa d' infernale.

Ma questo sole concede solo piccole ombre

meglio stare sui fondali

o nel fitto del bosco, tra gli alberi

a credersi immortali.

Da soli senza testimoni che non siano compagni

dello stesso volo sugli altari

per avere affini prospettive

riguardo ai sacrifici da compiere.

Io per esempio non vorrei più morire

fino alla fine del Mondo.

*

Finirà

La notte minorenne gli tese un agguato

con parole-California da riempirci un sogno intero

ma vessato dalla mente temporale

scappò dal balcone

con i glicini in fiore pronti a testimoniare

che gli fu concessa fuga da sua eccellenza

il fuoco dei lombi in persona.

Non ardere da tempo immemore è una condizione

cui ci si abitua sempre meno.

La circostanza del mio credere mi confonde le idee.

Ma dubiterei anche se fosse vero?

Si, fammi credere, ricordami di me, delle mie vite precedenti.

Concedimi una tregua, meglio, trattiamo la pace.

Se credi di sapere, insegnami, potrei fidarmi di te.

Un' emozione che migliora il mio transito terrestre

nonostante la mia incompetenza, l' intolleranza a voler essere

a vivere per bene. Per una molecola di quiete da fare a metà

varcare i confini, per sentirsi vicini in una spiaggia affollata.

Musica, per coprire le voci, stare solo con te.

Provare "l' estrema solitudine di amarti solo io".

Il pensiero che sfugge, cerca di sottrarsi a qualunque responsabilità.

Poter desiderare con calma di vivere.

Inseguendo fino alla fine i sogni proibiti.

Cambiare presenza all' interno dello stato sociale.

Cercare di essere educati. Imparare le lingue, scordarsi il passato.

E poi sorridere nelle foto da postare su facebook

per dare un' immagine di sè 

come di una persona con cui possa far piacere passare del tempo.

Un sole di giugno, un altare qualsiasi.

Il vento che s' alza forte ti fa pensare che dio

sia in collera con noi. Quando si è agnostici distratti.

Sto aspettando la resurrezione dei corpi da sveglio.

E cosa devono vedere ancora gli occhi e le mani

che devono toccare? Per cedere al destino la propria corona?

Poi tutto s' avvera secondo uno schema e ciascuno

fa parte del flusso.

Se ti elevi conservi memoria, se no, ricominci da capo

senza fine nè principio e ti allontani dalla luce.

Che raggiungerai comunque

e da quella nuova dimensione partiremo tutti insieme

verso pianeti conosciuti almeno un po'.

Dove provare ad essere degni del progetto straordinario

che è stato studiato su misura per noi.

Da chi, se non dai noi stessi delle ere precedenti

che non abbiamo ancora scoperto?

Sarebbe un bel traguardo, per certe galee 

o galere d' arrembaggio.

La risposta suprema perchè tutto duri per sempre

non può essere mai scoperta

ciò non toglie che si possa scoprire quanto più possibile 

sul destino delle trasformazioni dell' Io.

Il mio caro maestro Battiato e Karma Nur May

la mente divisa e quello che non sai, raddoppia, l' energia.

C' è ampio margine d' errore se pensi che tutto possa essere usato

per poter essere migliori.

E la stanchezza finirà. E come vecchi amanti ci perdoneremo

di essere stati Dei perfetti e sconosciuti.

 

 

 

*

Salutare

Sinedrio, gruppo anonimo d' ascolto, miei angeli in colonna

mi siate testimoni, io non sono

non sono la donna che mi consola

posso immaginare certo ma non fa una gran differenza

sarò pronto alla contesa un' altra primavera, in mia assenza

allora forse approderò a qualcosa

fosse anche la certezza di non essere niente

non sarò diverso da adesso

per questo aspetto.  Tempi migliori. Coraggio da vendere.

L' attrazione ha un' età dell' oro.

Trascorre il fiume nel suo letto anche quando tu dormi nel tuo.

Mia amata fontanella.

E' l' acqua, a maggior ragione nei corpi.

E la settima nota e quella volta celeste da cui scendesti le stelle.

Per passarmi attraverso.

Cambio i ricordi per garantirgli un futuro.

Non sono sicuro di essere vivo.

Ma se mi sentissi parlare con la voce di un altro

tenteresti di credermi.

Sono così infelice di pensare cose secondarie

e il teatro mi vergogno di calcarlo

eppure siamo comunque tutti impegnati a recitare. Nostro malgrado.

Ma in quei momenti in cui si è veri lo spettacolo è più straordinario.

Come essere spettatore non pagante

vorrebbe essere la mia specializzazione.

Ma si paga comunque, almeno in termini di tempo.

Che scorre nel suo letto proprio mentre tu dormi nel tuo.

Mia amata fior d' abisso.

Chetata tra le foglie del bosco.

Per rapire i miei sogni proibiti.

Ah, volesse il cielo che fossi fortunato questa volta

che vi chiedo perdono

per non essere all' altezza delle vostre aspettative

miei angeli custodi.

Come faccio a credere ad un dio che mi ha fatto così?

E tu, dove trovi quella forza che ti muove?

Siamo atomi di solitudini in volo

verso quale direzione?

Che il viaggio io lo faccia da solo è un bene o un male?

La possibilità di essere felice

in quale dei casi diventa più probabile?

Per fortuna andavo male in matematica e non mi diverte calcolare.

Così il fantastico caso diventa a trazione integrale permanente.

E poi a chi voglio darla a bere, sono solo parole

che seguono docili la corrente.

Io non posso pretendere.

Però se dovessi sognare un bel futuro

sarebbe con qualcuna che mi ama per quello che siamo.

Mi ami? Ma quanto mi ami?

Certe volte tantissimo.

Mia cosmo proletario, universo che ho creato.

Ecco, faccio il gallo e non me lo posso permettere.

Mi riporto all' ordine, esterrefatto delle cose.

Canto una canzone di cui non conosco le parole

come fosse la parte saliente di un concerto

a cui mi hanno invitato a prendere parte

perchè informato sui fatti.

Ma io non so niente, nemmeno le parole

della canzone che ho scritto per distrarti.

Emanciparsi dal senso del possesso sarebbe salutare

e appartenersi lo stesso

e amarsi per sempre contro ogni statistica

ma c' è chi ama cambiare punto di vista

e procurarsi numerose esperienze per maturare il giudizio.

Come dare torto a chi si gode la vita?

Ognuno ha i suoi gusti, i suoi metodi.

La sua dose giornaliera per tirare avanti.

Accontentarsi del minimo indispensabile è prerogativa dei vinti?

Una volta ho perso la strada di casa

e mi sono ritrovato all' ospedale psichiatrico.

Mi hanno come resettato.

Ma non ero tutto sbagliato

anche se il caso necessitava di un bisturi.

Guido verso il mare, i finestrini tutti abbassati

la musica alla radio ha il colore del grano che scorre di lato.

La strada bagnata si sta asciugando con quell' odore 

che sale dall' asfalto che ti mette voglia di respirare più forte.

Vai piano! Anche per questa volta il mare non cambierà di posto.

E prendere il sole e farsi il bagno e non vergognarsi del proprio corpo

questo sarebbe salutare.

E la pasticca del mattino e dormire la notte.

Fare sogni bellissimi, pieni di gioia.

Un pensare limpido come in stato di grazia.

Un viaggio bellissimo pieno di gloria.

Una dolce vita, un futuro coi fiocchi, conservare meraviglie per la fine

e dunque lasciarsi andare.

Questo sarebbe salutare.

 

 

*

Voce del verbo

Voce del verbo scorrere, alle sue vene ogni fiume

per giunta sedotto dal corpo ad immersione

dove brancolare una pretesa di vita all' avanguardia

di spargimenti di sangue.

Averti qui per ricordare come eravamo, con i calici levati

le carezze sottobanco.

Il futuro dei supermercati nelle porzioni per singoli.

Le chiese non basteranno a contenere le pretese di perdono.

Ce ne andremo così per le strade fuoriporta

in gita da noi stessi con zaini leggeri, le scie chimiche nel cielo.

A caccia di scorci strategici da condividere su facebook.

Diversi ma di solitudini tutte uguali.

Seriali assassini di tempo.

Rapitori rapiti dalla voglia di riscatto.

Che non avviene, che non avviene, nonostante tutto l' ingegno profuso.

Mentre si danza al ritmo confuso del cuore che continua a battere

fino all' ultimo svincolo da prendere in direzione ostinata e contraria.

Sento le fusa delle anime monouso

fiore all' occhiello di questa recente umanità.

Per fortuna ci sono ancora fulgidi esempi di specchiata moralità

ma come non diventare retorici nel farne menzione?

I nostri padri conservano intatta la loro mite grandezza.

Martiri ed eroi del veromondo, nell' epica della normalità.

Sapremo esserne degni?  Io già perdo memoria

e consegno le mie retine ad immagini preconfezionate.

Col capo cosparso di cenere, non mi resta che pregare

la preghiera degli atomi.

*

Purgatorio per i vivi

Perchè la mente vacilli chiedi in prestito i miei consensi

non perdo occasione infatti di essere vittima delle coincidenze

e così può accadere che creda che mi leggano nel pensiero

e l'esercizio del controllo vada in pezzi

e mi condanni da solo alle estreme conseguenze.

Occhi bassi e giudizi avventati, sindrome di tourette sofisticata

e la mente divisa tra bene e male non conosce la sua portata

così non mi godo la vita, anzi

soffro di una clandestinità senza via di scampo. 

Mi dico non è vero niente, è solo un inganno

poi sento una parola che combacia con quello che sto pensando

e ricado nel baratro.

Ma il fenomeno è ciclico, basta aspettare che passi

o chiedere aiuto e quindi mi raddoppiano le dosi e torno all' ingrasso?

Come si interrompe questo circolo vizioso? 

Potrò mai ritrovare un equilibrio da magro?  Banalizzando.

Il più delle volte finisco per non uscire di casa.

Ai suoni conferisco un significato anche se l' ho inventati.

E i sensi di colpa mi inducono a comportarmi 

in un modo più remissivo del necessario.

Che tutto questo voglia dire essere schizoaffettivo nel mio caso?

Non ho più ragioni di amarmi.

Da pregare non mi viene quasi mai

e non trovo conforto nel supremo divino.

Forse scrivere è l' unica tregua che mi concedo.

Un purgatorio per i vivi.

*

Basic blues progression

La prosopopea tipica di chi crede di essere qualcosa

magari fosse che lo sappia con certezza, mi infastidisce

io, con la mia deformità quasi perfetta di non essere niente

forse m' illudo di saper suonare certe parole come Fresu

ma mai ne ho certezza.

Questa è terra del dimenticare, finzione di partenze

di chi non se ne vuole andare mai veramente.

E le distanze rappresentano quelle tregue

che ci siamo dati dal conoscere.

Per noi stessi, dagli occhi quasi fusi  con le immagini

cerchiamo certi silenzi che ci sappiano raccontare.

E cos'è l' amore e dove finiremo poi e le altre mille domande

che affollano la mente

trovano risposte inaspettate in uno squillo di tromba

o in un fiore che sboccia dove a morire si farebbe prima e meglio

un soffio di vento per cui ti alzi il bavero del cappotto

quando di notte torni a casa e sai che non ci sarà più lei

ad aspettarti in piedi.

Alzata sulle sue quattro vertebre allenate alle attese infinite

con le braccia conserte appoggiata allo stipite

consorte di tutti quegli inverni in cui non hai saputo scaldarla.

Questa retorica stringente è l' alibi che mi fornisco

per dare un senso d' appartenenza alla mia solitudine.

Vincolarla a scelte individuali pur di sconsacrare la sua aura mitica.

Renderla meno irrevocabile di un perenne addio.

Lungo la fiancata di questo tempo che scorre

non compaiono mai i nostri nomi insieme, vicini.

C' è chi giurerebbe che non ci siamo mai incontrati.

Passeggeri di versi sbagliati con la stessa rima:

fine.

 

*

Amore cannibale

A ferro e fuoco l' ordito degli occhi

che fosse stratagemma buono per le vene questo succo

lo dissi dagli spruzzi che mancarono la ceramica d' un soffio.

Per distruggerti ti guardo, per sondare l' insondabile sprofondo

così come mi abiti ancora, ancora ti cavo

e via, lungo la dorsale biforcuta, fino alla cruna dell' ago in gola

per cui passi e non passi, ad ogni parola segregata.

Dogma del mio folle amore.

I paradisi che inventai col furore dei miei mai deliri d' oro

li hai abbandonati nell' acquario prima del travaso che vollero i medici

per ripulire i fluidi e le superfici del sudario di contatto.

Condutture che si vuotano per lasciare spazio a nuovi avventori

di lenzuola pulite e pasticche colorate.

Col senno di poi, coi seni d' allora, mi sei rimasta in grembo.

La velocità con cui cambi partito non ammette staffette

e la bandiera a prendere il vento, qualunque vento

purchè la agiti lungamente, la pianterai su quale crosta terrestre

dalle curate basette?

A separare le diocesi degli obblighi e dei comandamenti.

Con i versi potessi rapirti chiederei un riscatto di stagioni senza vertebre

ma metto solo una taglia sulla mia testa.

Mi danno la caccia certi pensieri di futuri transitori

che in definitiva mi trovano in fondo agli incubi.

Dove spargo il tuo sangue in un rito di fertilità postumo

che prevede mangiarti dal cordone ombelicale

non appena partorito nostra figlia.

A che serve allora?  A far sparire la matrice.

Come sono in auge quando la parete s' assottiglia!

Ed entro ed esco dalle stanze della mia mente divisa come un fantasma!

Anch' io mi do in pasto, quanto basta per esimermi da sensi di colpa.

La turbolenza dell' elica, la vorticosa concupiscenza della mia ascesa

non ammette apici da cui non ci si abissi

in un rimbalzo di frequenze spudorate, spesso in antitesi.

Schizofrenico, primordiale, condiviso brodo di giuggiole.

Quest' idea del possesso è così stantia

è un po' tua, è un po' mia, ad ogni cambio di stagione.

Terrò per me le tue scarpe con i tacchi a spillo viola

dovessi mai calcare qualche palco alla deriva!

Tu invece bruciala questa poesia se vuoi chiamarla poesia

oppure ignorala o piantala, con un atto di psicomagia

nel vaso fuori al balcone. Non sia mai ti basti.

Ma si, a fanculo Jodorowsky.

*

Che foglie non ha più

  

Dove troveremo tutto l' amore che ci manca?

La sorgente fatata dell' ultimo addio?

Con questa vita tra le dita come sabbia del deserto

il miraggio di una clessidra che scorra il tempo

si fa antico come antica è la sete quando hai stelle nel cielo.

Ma siamo solo ragazzi con vene da latte.

Un barlume distratto di quello che fummo.

Quel verdetto segreto per cui non si torna mai indietro

ormai è stato svelato dagli esperimenti al fiume.

Per quanto possa provare a stare fermo

sono investito dal moto perpetuo.

E' così che mi consumo

pensando, quando la sera l' aria è fresca

e la vita un grumo.

*

Tempura

Con quale garra s' addestra la giovinezza

in ricordi di momenti di gloria.

Beati voi che invecchiate lentamente 

io sono io veramente o fa tutto parte di un gioco?

La sabbia, un trapezio di mare, una musica leggera

un' atomica di erba

qualcuna con cui cantare le gesta dei nonni

l' avorio felpato negli occhi

acquisita la vista negli anni di ghiaccio

abituata ad essere sterile.

A vivere

confinati dal resto del mondo

da un manto di neve sottile

alla mercè di qualunque piccolo sole possa bastare

a servire un varco sulle meningi d' argento.

Non dirmi addio pregiudicata cardine del reato di coito

evaporo, mi fondo nei polmoni, pregandoli di esalarmi l' ultimo respiro.

Anche per gioco sarebbe fantastico innamorarsi

ma avendo le carte da tavolo

per dirsi addio senza infortuni

nel caso di sbanco.

Sarebbe tutto più opportuno a rilassarsi.

L' acqua fresca sul tavolo

la coperta di nylon, il divano ignifugo, la finestra sull' anima.

E concedersi un rutto a tavola ogni tanto

anche finto.

Per essere cafoni dentro come una ghianda

o una pigna scagliata da distanza ravvicinata

da un compagno di classe per il giorno del tuo compleanno.

Un vero affare continuare a soffrire

dopo aver stretto dei patti di ferro per una comune vita migliore.

E agli altri vanno bene le cose come stanno

Un sacrificio apocrifo senza testimoni.

Con il patrocinio autonomo degli atomi.

*

Una rotonda sul mare

Per farsi perdonare la moda del lento

sorrisi di circostanza e spalline calanti.

Avrà custodia del vento, tra le voluttà dei suoi capelli

e berrà quel tanto che basti a farle togliere le scarpe

ad un certo punto della serata

quando i buoni sorteggiano in un angolo i loro comuni dispiaceri

mentre i cattivi ballano la preda.

A distanza ravvicinata, come salutano i viaggiatori

al finestrino dei treni

se le stazioni prevedono periferie

a cui arrendersi sempre meno con fazzoletti di carta.

Oppure correrà fuori a prendere una boccata d' aria

anche per te.

Anche da ciechi si deve mangiare

e le parole possono placare la fame.

Un cielo di stelle può bastare, per aspera ad astra

con forchetta di plastica, la torta nuziale.

Rido e canto mentre mi sto dissanguando

sulla sabbia

provo a togliermi dall' ombra

ma dovrei avere le tue mani e mordermi le unghie.

Chiederò l' elemosina prima dell' ultimo ballo

la musica, la collera alcolica.

Mi porteranno a casa a spalla che starò già sognando.

Bello come lei in stato di grazia

a sbirciare primavere da trasparenze di sottane fantasma.

 

 

*

Sulla spiaggia ella

Il fondale da cui comparve, forse l' onda in spalla

la pretesa del verbo di farsi carne, così la chiamai per nome, Ella

senza mai averla vista su una spiaggia ma avendola solo immaginata

altro da quel suo Kafka  a portata d' ombrellone.

Una filigrana oculare tanto da dirne l' anima a motore.

La circonvenzione d' incapace ad alta definizione.

Per noi, sottobosco degli eterosessuali brutti

un Van Gogh è sempre un Van Gogh

nonostante la nozione di certi codici ci sfugga

giù per la cruna degli occhi.

Per non sognare da soli scagliarsi dallo stesso scivolo

forse non basta, il ricordo di una donna.

La fantasia di trovarsi come i gigli nei campi

di fresco cosparsi nella luce del giorno.

Qualunque fosse il prezzo pagherebbe le stelle del Messico

la luna dei Tropici. Per averne un pezzo

per restare in un tempo sospeso abbracciato a lei.

Ma adesso sente di non meritare più niente

che non è motivo di bruciarsi vivi all' incrocio dei venti.

Ma neanche di essere contenti.

Scoprirsi se stessi per qualche secondo.

Non può essere vero.

Dimentico

che non è più vero niente da quando

tra l' erba alta vendette cara la pelle.

*

Dove mettere l’ amore

Ho sentito dire

da non ricordo chi

che si scrivono poesie

quando non si sa

dove mettere l' amore.

*

La panchina del parco

La costante del verde indurrebbe ad indicare l' erba come prima indiziata

ma le foglie che tengano alla contesa, diano pure il via ad una rissa

per eleggere le prodezze del colore, la consistenza di stato;

coi raggi del sole a decifrare le trame di ramificazioni viziose d' allori

vanitosi e le ombre a giudicare per noi, la nostra consapevolezza

d' essere al cospetto di una forma della natura e non fare prigionieri

ci determina invano in ragione d' egoismo.

Come il sangue nelle vene rispetta regole generali di percorrenza

così anche le parole s' adeguano a situazioni estreme.

Verificando da vicino il colore degli occhi, perdersi per sempre

e non restare indifferenti davanti a un bel culo.

Se giocarsela fosse l' unico modo di vivere la vita?

Una sorte dignitosa la giusta ricompensa?

Dall' angolo più in ombra osservare le dinamiche potrebbe non essere

la migliore strategia d' adottare

benchè l' attesa sia un rituale affatto secondario,

buttarsi nella mischia mantiene il suo fascino

e matura significati.

La giusta distanza tra tutte le cose ci separa da vicino

a colpi di grazia.

Non si sprofonda nel vuoto cosmico

(pneumatico manterrebbe legami con gli addii)

solo perchè le maglie a denti stretti lasciano passare

quello che è distante dalla nostra dimensione.

Ciò che rimane è ciò che vediamo.

Ma sarebbe sospeso nell' aria fino a che una prova contraria

anche di personale, non diventasse la realtà dei fatti

per confondersi una volta di troppo.

Questo è quanto ricorda della cibernetica, seduto sulla panchina selvatica

del parco a cercare riscatti nonostante l' età avanzata.

E poi gli scoiattoli del luogo hanno bisogno di lui

da quando li corrompe con esercizi di muesli dinamico.

 

*

La prima volta che piovve

La condiscendenza inquieta di una notte d' agosto al calar delle tenebre

fu la sequenza del metodo, con cui la stagione venne, a temporali

e cieli connessi al moto dei pianeti.

Mio padre scese a compromessi.

Mi colse una paura della morte, come fosse prima del tempo, prima

di un qualunque concetto di dio

proprio la prima volta che piovve e mi ricordo

che tornando a casa in macchina, una volpe ci attraversò

veloce la strada.

La furba volpe, che porta fortuna e consiglio nei sogni.

Se devossi sognarti amore mio che non dormi, ti prego, affannati

a portarmi lontano.

Ci sono delle stelle che stanno ad indicarci la strada.

I piedi per terra, colati nel fango.

Si disadorna della vergogna la cerva fuggiasca, nel folto del bosco.

Le foglie lo sanno, aderiscono al piano.

La barchetta di carta in un bicchiere d' acqua è l' unico viaggio

che posso permettermi fin tanto che resto quello che sono.

"Ma provarci è quello che conta" è uno slogan che funziona?

Ho sbagliato la domanda, volevo dire perdono.

La danza che fa perdere il fiato.

Confessa l' anima nel vomito sul selciato.

Una serata galante, il mio compleanno per l' inizio dei giochi.

La futura sostanza di cui saremo fatti una volta

vorrà chiedere il permesso per tornare a guidare in assenza

di navicelle spaziali, i nostri corpi?

Dove sostiamo tra una reincarnazione e l' altra?

E la cocacola zero avrà un' anima?

No, non rsipondere, lascia pure che tutte le domande

perdano d' importanza, chiudi gli occhi, ascolta solo la musica.

Fatboy sleem: push the tempo.

Si muove il collo pure a te e stiamo vivendo?

La fantasia che mi pervada gli atomi. One more time. Duft Punk.

Un po' m' appalla.

Le gingomme balsamiche nell' evenienza di un bacio degli anni novanta

a quanti nella stanza hanno reso i denti più bianchi?

Le lingue di cobalto?

Sorella che mi hai perso per strada, non mi abbandonare un' altra volta

e così la Luna si avvicinò per vedere da dove arrivasse quella preghiera.

E interrogò le maree ma non riconobbe una voce.

A sostegno del coro però una lupa alzò i toni

e allora la riconobbe, anche se dopo il parto non era stata più la stessa.

La confidenza col nipote la conquistò poco alla volta, con effetti speciali.

E vissero felici e contenti fino alla fine del Mondo

che per loro sfortuna, questa volta avvenne solo dopo pochi attimi

dall' essersi ritrovati. Malinconia...

Giusto il tempo di redimersi e provare a fregare la morte

che nemmeno le ossa ci rimasero.

Sul comodino, un pisolino, prima di andare a dormire.

Right here, right now.

E la paura di fallire dietro l' angolo.

Il concerto sguaiato di chi aveva svoltatokkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkrqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqqq, tastiera a gomitata prolungata.

Colpi di sonno, scivolate, occhi che si chiudono

e aggiungere qualche parola  al dettato, sono fasi che si alternano;

di cosa mi parlerà l' ultima sigaretta?

Nella fretta ho perso di nuovo il controllo

e non l' ho premeditato.

Gli argini compresi tra il primo e l' ultimo tiro.

Non conta quello che scrivi se non lo legge nessuno?

Proverò a scrivere bendato e a cancellare tutto

non appena finito di scrivere.

Mal di stomaco, nausea, basterà il divano?

Televisione, telecomando, scegliere canale per un tranquillo sottofondo.

*

Effetto Werther

La gravità impone una vita terrena

questa distanza fosse fatta dei tuoi atomi

sarebbe da qua a là il regno dei cieli

a misura dei tuoi stivali

per non calpestare le righe alle mattonelle

procedere in punta di piedi e saltellare, dove necessario

a ghirlanda di pozzanghere appesa al collo o sui tacchi

catastrofe annunciata se al ritmo di soli tempi dispari.

Lascia o raddoppia è alla base della scommessa

una possibilità soltanto

di non essere lasciati indietro nel tempo

a cercare le tracce dei noi stessi del futuro.

Fino a ricapitolazione dei dividendi.

Se sentissi, se solo potessi sentire, come tutto mi attraversa

quando sono fatto di questa roba che chiameremo vita

per induzione al suicidio

allora appenderesti i tuoi cardini alla gogna e balleresti con me

questa danza macabra dei vinti

dei perdenti, eroi e matricole.

Non posso pretendere certo di vivere in eterno

nè che la morte m' interrompa.

Vene dolci, bachi da seta, corolla

esplosioni nell' universo, sangue versato, fior fiore di petali.

Una condotta del genere mi ha fatto perdere la testa.

Adesso poi che puoi sentire la musica non c' è verso che tenga.

Devi rimanere per sempre.

*

Confessioni di un non più giovane Holden

Uomo in mare!

Caso volle che fosse un non più giovane Cristo, io.

A vele spiegate, rotte di collo.

Non mi importa come mi giudica la signora,

ha questo suo ventre benestante per partorire poesie,

e io non mi vedo il cazzo da tre anni,

mi aggiro alla cieca presso i passi fondi

dove un due e tre e giù valzer su moquette non più vergini

in cerca di spine dorsali.

Con questa strana convinzione che i miei mancati amori

valgano meno dei vostri giochi di società.

Una volta li bruciavo in piazza

con orde di barbari a mandare a memoria le regole,

esportare la democrazia, imparata sugli scranni delle alcove capitali,

era la loro priorità.

Poi si scordavano tutti chi fossero e perchè fossero venuti,

di fronte a un piatto di virtù e una caraffa di vino.

Bei tempi quelli, quando le bestemmie bussavano alle porte del paradiso.

E c' era chi le apriva come biscotti della fortuna.

Adesso non vale più la pena prendersela con dio, 

sarebbe come sparare sulla croce rossa.

Astenersi perditempo, fuochi fatui di una volta.

La mia massima aspirazione, condurre una vita sedentaria

senza amor di donna, che funzioni lo stesso

come dolce attesa della morte.

Remissivo di mia seconda natura, primaria d' interludi.

Sarebbe la stessa cosa se parlasse in terza persona, egli per giunta.

Quando volturò tutta la luce del sole, lo fece a nome di lei

e da quel momento in poi dovette pagare per avere un po' d' ombra.

La comunione dei beni servì soltanto a che potesse portargli via tutto

con il divorzio collaudato. Due appartamenti in via di fuga

e un gabinetto per riflettere.

I figli per fortuna non li vollero neanche per sbaglio.

Una colonia di gatti da spacciare ogni nuova alba per un sudario,

convenzionale lettiera in controluce.

Ho sempre amato i cani, io, senza particolari reticenze da parte loro.

Egli poi si diffuse come un rogo a divorare ogni prima persona.

Il laghetto ghiacciato con le tartarughe che boccheggiano

e le carpe esagerate per la mollica di pane.

Dove andarono a finire le sue frasi da corteccia

dopo che le ebbe schiantate?

Qui nessuno ci cerca e nessuna ci vuole, alla festa per il nostro funerale.

In quanti ne moriamo? D' indicibili parole?

Se non avesse risparmiato sui ti amo a quest' ora

sarebbe principe del foro.

Nelle segale continua a cercare la vena d' oro.

Quella tempia che fa i capricci

i capelli ricci di cui ancora si ricorda.

E qualcuno lo issa a bordo.

*

Due ne ho amate

Come il grano dei tuoi canti quando in rime

benedici i segreti della vita ancora in auge

perchè amai

sempre dal verso delle cose controluce?

Come il buio fosse la mia colpa primordiale

di appartenere a tutto ciò che fugge

e non dura la sostanza e il suo passare.

Ho letto parole favolose

che dio benedica le vostre bocche sanguinarie

per il fatto di aggiustare il mio rapporto di equilibri

quando trascorro troppo tempo sull' abisso

che mi vede tornarvi a distanze irregolari

come ago nelle vene delle carni

che trasmuta la materia del contendere

in archivi di pensiero d' aggiornare

ogni volta che il sangue ha fame, tutte le volte che affama.

Due ne ho amate, nella mia vita di versatile codardo

e in due hanno scelto destini da me assai lontani

ma il riverbero delle loro voci ormai domate

ancora mi risveglia da sogni tutti uguali.

Non essere mai abbastanza è il mio marchio di fabbrica

la corrente industriale che attraversa le mie brame

statemi accanto quando anch' io non mi basto a sopravvivere

non lasciatemi andare oltre i confini della notte

da cui si torna come morti senza più niente altro in cui sperare

o grandissime bugiarde, pescate dai miei nomi a piene mani

finchè possa resuscitare a nuova vita come acqua dalle crepe della terra.

Una, nessuna, centomila volte più di sempre.

 

*

Non fare tardi

L' aperitivo lungo, l' aperitivo cenato

che sia un rito, non sia un rito, i tavoli all' aperto

l' afflato della piazza, gli amici, i bicchieri a nastro

preludio alla Pasqua dei nostri reati.

Avere quel tipo di fede per cui non si va in paradiso

per come ce l'hanno raccontato i nostri padri putativi.

Parlare di tutto, fare proseliti al riso.

Il vino, gli sprizz,  gin tonic, fumare paglioni.

Questa strana forma di appartenenza ad un tessuto sociale

che resiste e si perde della stessa sostanza

con la vita che scorre e puoi toccarla

se hai dita abbastanza distanti.

Perchè chiedersi di Dio senza farsi tanti sconti?

Quando i complimenti fanno sempre piacere

se qualcuno si ricorda di farceli.

La stragrande maggioranza di questo tempo

è una cuccia per coriandoli, un' arma da taglio senza manico.

Ma non è mai troppo tardi per delle vene portanti

vita che vive negli occhi.

Sangue e lacrime dagli esordi del buio.

Questa notte fonda  che pensiamo come in luce,

amare ed essere amati ancora in fiamme.

*

Una canzone metallica

E' una cospirazione questa sequenza di note e parole

un attacco alla mia costituzione di base

perdere la memoria senza mai cercarla

e invece riaffiora una vita distante

corrucciata come un volto di donna

che si aspettava un bacio per le sette

ma è mezzanotte e qualcosa non torna

qualcosa non conta più e tutto il resto è un' onda

sonora sconfitta delle tempie ancora in gioco.

Il preludere all' apice è la forza degli assoli

che si disperda tra le vertebre la fitta inflitta dai bassi corporei

la batteria non batte un colpo durante l' arpeggio

e la folla già applaude in coro.

Poi canta e la voce graffia, ruggisce nella savana

a mezz'aria dal palco.

Tornare a quel tempo in cui si compravano i libri coi testi delle canzoni.

Sarebbe da fare ai concerti.

 

*

Fuori controllo

Dal confine cui mi confina il sortilegio della Luna

stasera

è da lì che vi parlo, col sentiero delle mie parole ancora in volo

tra le vene di Venere e le stelle più lontane

di cristallo

come a prati di galassie a piedi nudi

pieno fiore

il sipario appeso al cielo, delle cose

e questo teatro dei pensieri

che prova ad affondare le mani nella materia di cui si fonda:

possiamo essere vicini o ai capi della corda

ma qualche volta la voce la sentiamo, di chi ci ascolta

e parla la nostra lingua e il nostro nome suona bene sulla sua bocca.

Un richiamo per nature secondarie, fuori gioco

una mano tesa nello spazio di una canzone alla radio

una pubblicità ad una marca di foglie

con gli alberi a trattenere il fiato dagli spalti

e le telefoniste scafate da callcenter.

Un preludio che ci avvolge nella speranza di grandi cose

per un futuro migliore.

O all' improvviso un dolore dal niente che possa tornarci utile

per fare pieno centro e capire noi stessi.

Preferisco non soffrire è una scelta da vigliacchi?

Può giudicare chi ha perso tanto.

Poche lacrime non contano versate dai santi

in attimi di sconforto davanti alla televisione.

Non essere cattivo vale per i matti

fuori controllo.

Qualsiasi allusione al sottoscritto è stata scritta di mio pugno

perchè non riesco ad abbandonare chi sono?

Sarà un fatto di ghiandole, di valvole, di usocapione.

Con le vertigini ad altezza terra e sul livello del mare.

Il vezzo della droga, il verso del cantiere per provare a uscire.

La rapina a mano armata ma scarica

la reazione compatta della ciurma di abbandonare la nave.

Si confondono con la musica le belle immagini del film di ieri.

Con due attori in stato di grazia e un regista morto in corso d' opera.

Se ne consiglia la visione ai deboli di cuore.

Agli aspiranti, ai tossici mancati.

 

*

Non mostravi a nessuno

Aspetta che si vergogni ancora un po'

da sè, per il fatto che il reato sussista

poi la prende per mano fino all' anima

con gli occhi seri nel tentativo di trattenere le lacrime

a pochi passi dallo scivolo

teatro della sua prima presa di coscienza. 

"Ci vuole molto coraggio per guardarsi allo specchio

con un bel sorriso".

Una fede cieca a futuro dei figli.

Un dio che non ci freghi propio sul più bello.

E che possano mettere radici profonde fino ai confini del mondo.

Altri pensieri soltanto, che trovano povere parole.

Forse circostanze più faroveli, forse un corpo più bello...

Ma la realtà si capovolge così spesso

che forse anch' io è giusto che mantenga viva la speranza.

Credere che sia possibile, nonostante l' evidenza dei fatti

una trasformazione favorevole dello stato delle cose

per poter sentirsi per pochi attimi, fortunati e come nuovi.

In un girone fantasma di questo fragile inferno

che sono gli anni passati senza amore

arrivi una viandante dai modi gentili ad accendere la luna

a portare l' aurora in briglie d' oro.

Chiedere l' elemosina non fa di me un brav' uomo.

E riflettere sul tempo si direbbe sprecarlo?

Così prossimo ad una fine da scegliere il punto.

Il punto preciso.

 

 

*

terapia scrivere

La peculiarità la forgia l' atomo, nel suo nucleo, di ogni martire.

Sedotto peristaltico nell' atto d' immaginare un futuro fantastico

scordò del tutto la possibilità d' incasso da una vendita lampo dell' anima

e consegnò le vene di cristallo ad una lama fantasma, ad onor del vero

di fattura tedesca, perchè le mantenesse integre, evitandole.

Ma quando saremo pronti per il mondo?

La forsennata ricerca di uno stato di grazia

o la dolce attesa in fatto di ansie.

La peculiarità la forgia l' atomo, nel suo nucleo, a tre metri di distanza

dove vogliono essere felici fotoni le richieste del coro

di aver rimessi i peccati dal perdono senza condizioni

da parte di tutti coloro a cui hanno fatto del male.

Senza nemmeno essere sullo stesso piano di coscienza

ma per quieto vivere la stessa dimensione temporale.

Chi mi minaccia? Ho delle foto su un altare che mi ritraggono

dove la luce non batte, scalze le nocche e l' ombra confonde le immagini

tra cui scegliere la versione dei fatti.

Dove operavo la resurrezione dei corpi

o sbracciavo la montagna da un cardine all' altro.

O la pubblicità della birra svizzera da come si evince da una barba

di circostanza e dal boccale in mano.

La venuta tra gli angeli che cantano di avere pazienza

dopo una fretta conquistata a fatica, modifica i piani.

Terapia pubblica di un caso singolare

un luogo comune, nel senso di spazio per tutti

per sacrificare la statistica sul campo di battaglia

e conquistare certi attributi necessari per indagini a più ampio raggio.

Come per esempio sull' amore di una compagna

l' altra faccia della luna, il carosello dei pianeti

quell' affatto secondario mai dire mai

e non promettere niente, nemmeno in punto di morte

o con le mani legate per amore dei nodi.

La verità la consumino in pochi, io mi accendo un' altra sigaretta,

mi accetterò la prossima volta.

E invento poteri speciali da conservare intatti

per altrettanto speciali occasioni

connubi, tolleranze, divisione dei beni.

Possa non lasciarmi mai tutto l' amore tuo per me 

seppure lo neghi, Amante Universale

eterna vita, eterna gioia, eterna pace, cui presto fede.

*

Anche questa volta

Si disgrega a malavita la cordiale quintessenza del meriggio

un buonasera lanciato dal finestrino di una corsia d' emergenza.

E cos'è che più emerga dalla foce del mattino

se non un sole a capolino quando albeggia?

Questi timidi e prepotenti raggi d' aranciata sanno colorare 

anche gli occhi più antiquati

graffi e morsi finchè il cielo non divarichi le gambe.

Che violenza di cui non ci si accorge che per piccoli olocausti!

Una pioggia improvvisata sopra la danza degli umani,

una risposta screziata del rancore dei codardi,

con l' azzurro bruno dei tuoi occhi.

Fino a sera impareremo la congiura del sonno ad inoltrare

ma la notte veglierà i miei confini mentre dormo e sogno

con il patrocinio della sorgente primaria dell' inconscio

e verrai a trovarmi anche questa volta

proprio tu che nella veglia non mi vuoi e non ricordi.

Cortocircuito della membrana cerebrale.

Un reale che si scioglie in mille ghiandole.

La versione declinante che mi assale quando sole sfogano le valvole.

*

Troppo di me

Quest' illusione che le nostre parole s' illuminino

fino a pianeti di distanza

questa stanza che trema in nostra presenza

sarà la droga, chi lo nega, di Stato in stato

o la frequenza della musica alla radio.

Ma la vita mi scorre nelle vene a una velocità 

che mi piacerebbe inarrestabile, adesso

fino a scoprire il segreto di tutte le cose.

Lo so, sto esagerando ma lasciatemelo fare.

Come parlassi a chi ha voglia d' ascoltare.

Per un attimo gli occhi degli amici brillano

come quelli del tuo cane e capisci che non ti potranno mai abbandonare.

Poi s' abbassa a tre metri d' altezza

il tuo campo d' indagine

e inizi ad avvertire quella strana sensazione

di tornare con i piedi per terra.

 

Ah, la vita mi fa a pezzi!

Mangiatene tutti, questo è il mio corpo in remissione dei peccati!

Sentirsi GesùCrsito pochi attimi

e per tutta la vita giudicati, la consegna delle armi.

Altro che voli pindarici, pregiudicati omerici

edipico-amletici pretendenti al trono.  

Di solito parlo poco e mi fanno prigioniero.

Come stai?  Non mi posso lamentare.

Anche se poi magari lo faccio per vie nemmeno troppo trasversali.

E risulto antipatico e rimugino e smetto di ascoltare

nel bel mezzo di un dialogo.

 

Che pessima figura che faccio

ogni volta che mi chiedi se mi ami.

Ti direi perdono

se non fosse che non so chi sei.

Sento che scorre dalle tempie, si trasforma e sulla punta delle dita 

ancora non può essere.

La mia lingua infinita sul tuo povero ventre

le cosce, i seni, il collo

la fessura delle labbra benedette, la tua saliva ed il mio seme

per ricordarmi come ti chiami

e l' avventura che ci compete finchè siamo umani

le parole a capo tavola.

 

Ma io già mi trasformo in un vecchio saggio senza voglie

è sufficiente che mi guardi allo specchio

per ricordarmi di non essere fatto per soffrire.

Sono troppo debole.

E poi parlo troppo di me ma per paura di esprimermi

Com' è difficile la sospensione del giudizio.

Basta capitarci.

L' occasione fa l' uomo atomi.

 

 

 

 

*

Lieti fini

Mi ha forgiato il nucleo ottuso della caldaia

sanpietrino a portata di mano per il lancio nello spazio

ho concluso vostro onore

la mia arringa al fatto quotidiano si adagia prontamente

perchè finalmente si concluda

per la mancanza del reato

un giudizio a porte chiuse

che mi vede delicato fantasma per le stanze.

 

Un altro quando, in un tempo confuso

su un pianeta sconosciuto, fui musico e cerusico

per vivere nottetempo le mie brame a cielo aperto

con le stelle nelle vene ad ogni sorso di buon vino

per fare del destino quella spiaggia desolata cui si allude

nelle storie di arrembaggi ormai alla fine.

 

Ma se vuoi puoi contarmi le cicatrici

come nei film di squali di una volta

disegnare la mappa dei miei tentativi di fuga

prescrivermi le tue labbra come cura.

Si scherza, si fa per gioco, il coltello nella piaga

non giustifica il martirio della lama

quando la carne è guasta di attraversi

e tutto il resto arrugginisce al sol della calda primavera.

 

Fosse stato almeno ieri

il giorno di una vittoria immeritata!

Ma continuo a perdermi la vita

nei passaggi di lato che non solcano il traguardo

nelle porte inviolate dei campetti senza reti.

 

O una patria che gonfi il petto

un mondo nuovo che si avveri

lo stato di allucinazione in cui tutto convenga

piuttosto che morire volentieri.

 

Si, i fichi si faranno sulle piante circoncise

e torneranno i calabroni a cadere nelle trappole appese ai rami

ma io e te da quali sbarre ci godremo lo spettacolo?

Quale pioggia di gabbie, quale grandine di chiavi?

Per aprirsi ancora come fiori.

 

*

Per stanchezza

Se guarisce smette

cicala col sole

le parole nella corteccia

il bosco di buon umore

la volta che volle ricordare il percorso

la casa del padre che galleggia nel porto

l'assetto da combattimento

il cuore al solito posto

la feroce vendetta del tempo

di cui si prese gioco

il sapore del vuoto

il colore che prendono i suoi capelli al tramonto

la vena mansueta sul collo

uno sbattere di ciglia nel castello

le carte in tavola e il respiro

trattenuto nell' attimo prima

di far cadere una virgola

il supremo sacrificio di un raggio di sole

le parole nuove che le vorrebbe dedicare

la fase del lutto protratta all' infinito

i sogni riposti nel cassetto sbagliato

la voglia di fuggire lontano

il ritorno di fiamma di sola andata

la fatale scelta sbagliata

smettere di scrivere per scrivere

crescere, finalmente, senza invecchiare

tutte le cose per stanchezza dell' essere.

*

Riserva Indiana

Suona falsa la mia domanda

sull' orlo di lino che danza alla cruda musica del primo mattino

questa via che credevo solitaria mi porta in casa ogni giorno 

un nuovo inquilino, che sono io? La tua gonna. Sotto mentite spoglie?

Capisco la difficoltà di vivere di frodo ma non vedo perchè resistere

all' evidenza dei fatti, una resa dei conti spostata in avanti

di pochi attimi per cambiare il futuro.

Per cedere di schianto i propri ricordi, per dedicarsi anima e corpo

a convincere il proprio destino a diventare Universo, per gioco

almeno una volta ogni tanto nella vita.

Nel sogno americano praticamente diventi un marchio

se tutto va secondo i piani

Invece io da quando non dormo preferisco gli indiani.

 

*

Rinunciare

C' è cosparsa nell' aria un' antica tossina

che a primavera risveglia i fondi di bottiglia

le conchiglie d' avena.

Le spiagge del mattino sedotte da stoviglie e lavandini

servono la colazione ai campioni del giorno dopo

in coppe di cristallo, su tovaglie di scontrini fiscali.

Ha ancora un senso non amare.

Per giunta dimentico il tuo nome dietro gli angoli più bui

perchè non hai fatto lo sforzo di sfilarmi dai tendini?

Da quando ti conosco non c' è più un cielo che si avveri.

Tra torri di cobalto si avventano certe aquile

che ho visto in un sogno di cui mi credetti prigioniero

poi erano solo pochi secondi di veloce vibrare.

La frequenza della materia non attraversa se stessa

invece lo spirito entra ed esce.

Comunque le nuvole lo sanno quanto l' ho pensata

tanto da regalarle altre vite

oltre a quella che indossa sotto la pioggia.

By By BaBy, di schiena lungo la strada

a fare le fusa al tramonto

la scusa del sole per voltarsi dall' altra parte.

Come mi consuma questo tempo sospeso

mi potessi ricordare idi di marzo.

Mi adopero per vivere felice

e tu ci riesci meglio senza di me

avvalorando la tesi

di chi compie sempre le scelte giuste.

Donami oh signora le orbite vuote degli assenti

le precedenti prime volte degli abissi

la sostanza permeabile della tua carne

il rispetto della tua anima ruggente.

Da domani giuro cambio, tocco il fondo.

Quel buco nero lo fecondo col seme della mia fantasia.

Le stelle chiamate a testimoni mi dirannno ubriaco.

La condanna del pascolo in alta montagna

mantenere la calma davanti a un branco di lupi

i grigi canili di creta riarsa

la calamita oceanica

i pensieri che prendono il controllo

la parsimonia con cui la volontà si spreca in meraviglie

il furore del popolo che viene da molto lontano

la voglia di perdersi nelle parole di chi ne cerca il senso profondo

senza esserne all' altezza.

La mia storia data in pasto a chi ne ha fame

la paura originale a cui vado incontro bisbigliando della morte

la mia festa al nulla, nuziale quanto chiederle la mano

feroce falce di luna che simula un taglio nella notte senza sangue.

Poi, verso la fine ma prima di morire, sussurrarle t' amo.

E ad un certo punto non pensare più, scomparire.

 

 

*

Telecomando

 

Chi si vende alla materia?

Questo spirito di plastica a chi riconsegna le targhe?

Manufatti dell' epoca opaca industriale di matrice fantasma.

Se le rette parrallele s' incontrano all' infinito

chi rimane di guardia?

La storia triste di una banda di strada.

La fonetica di gomma delle tue labiali

la cosmetica erotica di un rapporto orale

la componente comica, il particolare.

Se sopravvaluti i fatti alla luce del sole

perchè il buio mette fretta? Su questo non ci piove.

Se stai dormendo non conta.

I sogni che fai ti compiono mai?

E tutto si trasforma?

Quello che vuoi ma nulla cambia.

Una trasferta all' estero, alle porte di Amsterdam

per stare seduti a fumare tutto il tempo

come in ogni torneo che si rispetti

winning eleven in quindici negli anni di ghiaccio.

L' incontro fortuito.

La capitale del Mondo casa sua.

Devo andare per fiaschi devo andare per botti

devo andare per boschi devo andare per fiordi

devo andare per grotte devo andare per fiumi

devo andare per correnti devo andare per piume

per campane tibetane

devo andare per luci devo andare per ombre

delle stelle più lontane.

Così si cosparge il capo di cenere per aver troppo osato,

l' ultimo degli stronzi. Coi Moicani alle calcagna

nella scarpata dei ricordi. I fucili, le armi da taglio.

Il bersaglio mancato nonostante la vista da falco.

Ma quanto ti fai il fregno amico mio? Io?

Conduco una vita solitaria.

Ancora mi abbandono al telecomando.

*

Tutto è relativo

Tutto è relativo, tutto è relativo

la cruna dell' ago, il solstizio fantasma

chi se la scampa una santa inquisizione?

Un rumore per caso, una coincidenza di troppo.

La mente vacilla, le chiedo perdono se approfitto di lei.

Chi sono, dove mi trovo e tu che vuoi?

A chi tocca dopo di me?

La luce che scalda il mio cuore è il riflesso di chi?

Perchè non voglio tornare a spargere fuoco sulla collina?

Ah frocio!

Siamo tutto, in piccole percentuali che possono variare.

Così io sono un po' te e tu sei un po' me, chiunque io sia

vale per tutti.

Gli scherzi d' autore fanno spettacolo.

Mi piacciono le donne ma chiedo troppo

mi manca il coraggio e la funzione  del corpo.

Dovessi chiedere aiuto, mi rivolgerei a un mago

o magari una fata. 

A scanso di equivoci mi masturbo pensando alle vostre mamme

figli di puttana.

Scherzava virile, la mente fertile, mentre creava ignoranza.

Aspettava l' assetto, l' eco da camera

scrive poesie, l' amico e se ne vanta.

La furia cieca, la faccia di bronzo l' ha frodata di rango.

Dove ci vogliamo incontrare, a quale livello della storia?

La fantasia galoppa, circondatela!

Stanotte mi sento più corallo che altro

più lontra del solito.

E la guardiana del bosco ha orecchie a punta e seno tondo

collane alle caviglie che suonano quando cammina.

Non per questo me la dà.

Sentivo che ci sono cantanti che diventano famosi senza parlare mai di sè

ma alcuni dubitavano che potessero esseri definiti cantanti

performer era la parola. Al bar.

Fedez che s' era venduto e cose del genere

quanto vale una parola.

Selvaggia Lucarelli, Paola Perego e l' abbronzatura di Diego Abatantuono

e alla dodicenne fatta a pezzi dall' altra parte del mondo non dovrei chiedere perdono?  Gli spicci per il carrello al negro di turno.

Quando sono stato negro io le catene erano di piombo!

E altri convenevoli.

Brama ma è tutto relativo. Questo giovane uomo dal fiato corto.

Non sono io, io sono a cantare con Ivan Graziani.

Mio padre fermo sulla spiaggia, le bestemmie, il suo dolore.

La fine che fanno i sogni quando non sai quello che vuoi.

Schizofrenico ma è tutto relativo

il numero di segni sui polsi, i vari tentativi di capire

Il senso di Smilla per la neve.

Vado dove?  E non so cosa mi porta.

Sarà la musica, l' aria che si respira nella mia stanza

ma la convergenza degli atomi mi sblocca la strada

poi s' abbassa allo stato brado, il volo radente del coguaro

dai denti a sciabola, non sono sempre immagini di prima grandezza

ma se non trovi il finale devi continuare a cercare

nella savana, l' erba alta, il pugnale, il fucile carico

il dizionario, la bibbia da tavolo. 

E poi mi stanco e ho voglia di andare a capo. 

Pigro.

Adesso vi vengo a dire quello che voglio.

Ma abitate sempre troppo lontano.

Le scrivo una lettera indirizzata a nessuno.

Così prima mi riposo, poi, forse, lavoro.

Soltanto un po' più veloce di un fulmine.

Soltanto più blù.

 

 

*

Sensi di colpa

Cosa respirate a fare?

Non vedete che il mio amore è morto.

Non avete alcuna pietà, se ve ne importasse qualcosa

abbandonereste di corsa la vita.

Invece continuate a consumare le vostre primitive prime colazioni.

Mentre il mio amore giace sul letto del fiume.

E andrete al lavoro come ogni altro santo giorno

a imprecare nel traffico il vostro servile servizio.

Ma il mio amore è morto, non canterà la canzone del solstizio

per farmi addormentare stanotte

non cullerà le mie tempie dopo che il mondo si sia allontanato da me.

Non fermerà più l' apocalisse del tempo tra le sue braccia nuziali

al collo le ghirlande che raccolsi per lei.

Cosa fate invece di odiarmi? Pazzi!

Sacrificate ancora sugli altari

quando il mio amore è morto e l' ho uccisa con queste mie mani

che mi tradiranno per sempre

il vento bisbiglierà il nome del colpevole 

tutte le volte che tocchino qualcosa

il mio, che le tengo legate dietro la schiena

dall' istante dopo a che le ebbi strette sul suo collo d' argilla.

Fresca fontana di vita estinta.

Perchè ridete? Il mio amore è morto ed è solo colpa mia.

Tutti sapete cosa ho fatto, perchè non venite a bruciarmi sul rogo?

Assassino, assassino, sussurrano sulfuree le santissime serenate del sole

negli ultimi raggi serali.

Cosa ho fatto? E perchè non muoio?

Ma forse è solo un brutto sogno e lei mi starà aspettando.

Dev' essere così altrimenti perchè non penzolo da una corda?

Oppure, oppure sono già morto e questo è il mio inferno.

Per saperlo mi basterà versare in terra il siero velenoso delle mie vene?

Presto un coltello, una lama nazarena, una superficie affilata.

Adielle, A di elle, adieu, un coro di voci da dentro

vi prego basta! Mi scoppia la testa.

Confesso, sono stato io, con queste mie mani

a strappare le ghirlande dal suo collo!

Venitemi a prendere! Adesso o sarà troppo tardi per tutto

ma ancora non si vede nessuno nella carogna del giorno che fuma.

 

 

 

*

Senza pretese

e si comincia da una conscia stretta di mano

allorquando il sodalizio della contumacia viene meno

alla fine del viaggio

randagi quanto vogliamo, quanto vorranno i nostri custodi

per tutto l' oro dei loro piccoli mondi;

è come se non conoscessero mai la neve

il mistero dei fiocchi che maturano al vento

e conservassero quello speciale sensore del bianco

per le sole pupille

scordassero la voce del padre al mattino

dopo una notte di rimproveri.

Ci hanno portato sulla cima del monte

metà del viaggio, in quanto il traguardo lo si taglia tornati a casa.

Ma non è cosi che te l'immagini, è con le braccia tese

sollevate in aria. Sei passi al minuto.

L' ossigeno da contare.

Quanto vale l' immagine di un orizzonte che curva

con le sensazioni che include.

Si può parlare di sport e anch' io voglio vantarmi

dei tempi che furono scaglie di pesce.

Dove mi porta questo odoroso fiume?

Un mare di merda, una stella cometa, un tempo che non si ferma

nonostante l' abbia aspettato.

Dove ho creduto di esserti vicino

ma la distanza dalla Luna non cambia per questo.

E poi trattenere il respiro prima dell' onda.

Per avere quell' effetto che a dirsi non conta.

Ogni promessa che infrangi, una pacca sulla spalla

del tuo miglior benzinaio.

Poi un' altra estate a gonfiarti le vene

con la testa leggera di noi che non esistono affatto

se non in un mondo di carta.

La facilità con cui tutto si compie mi svuota 

la sabbia della spiaggia fatta per le orme se si bagna in tempo.

Lo sproloquio, la vergogna di mostrarsi che c' è subito

pronta una maschera da indossare.

Tutto questo unico, inossidabile passare, trascorrere 

alla portata di tutti. Che nessuno lo sa.

Ammaestrare sarebbe docile, abbassate le guardie.

Ma la scorza del tempo è un' altra corazza

una spada di Damocle.

Anche se saremo in due per non farmi scappare

ci vorrà tutto il tuo coraggio.

Una roccia friabile che non consenta imprevisti

ancora non rotola a valle.

Per risultare ridicolo affronto le scale

le scalinate nuziali.

Mi pento di essere grato di essere venuto al Mondo

un sacco di volte in un battito di secondo.

Parlando facile al cospetto di dio

o da solo come un matto.

La voce alta che s' arrampica.

Dal controllo nasce ogni forma di resistenza

la luce annuisce nella stanza.

*

Guardare avanti

Fare i conti con la realtà necessita di una beatitudine

stato di grazia a conclusione di un percorso

che ti conservi lucido nel giudizio

e le cose che ho e che non ho mi prestano le parole da poter dire

finchè non le perda di nuovo

e la realtà è che le ragazze che ho amato hanno entrambe scelto

di vivere delle vite in cui non c'è spazio per me

fin troppo generico costrutto, piuttosto melanconico, a statuto debole

questo rimpianto immacolato.

Amare ancora non sarà la cosa più facile da fare

con l' aggravante di non essere perfettamente amabile

ma quel cuor di leone che mi trovai a mordere tra i tuoi seni

segnalibro in pelle nuda per la fessura delle cosce

mi ricorda che lo trovai impossibile prima che volgessi le pagine

e sono arrivato lo stesso all' ultimo capitolo.

Quindi anche adesso si compone una lunga estate

dopo un ineluttabile inverno e la preziosa seconda fronte che baciai

mi porta consiglio:

non temere, arriverà anche per te il fantomatico sodalizio

quella gerla di nocciolo carica di frutti a forma dei tuoi morsi.

Senza brame naufrago al mio capezzale

così che solo certi miracoli possano approdare alle sponde del sogno.

Oggi che diventi madre per la seconda volta

mi lascio il passato alle spalle e questo futuro che d' incognite si compie

avrà spazio fertile per le mie ghiandole.

Vorrei una compagna con cui compiere ed essere compiuto

se solo provassi a volere ancora.

Quella follia che mi rivela per quello che sono negli occhi di un' altra.

Una tiepida via di fuga.

La lettera scarlatta di uno stato di coscienza condannato

per eccesso di fiducia a fare i conti solo con se stesso.

Dov' è il plagio? Il privilegio?

Nel falsificare ogni torto e ogni ragione a forma di possibilità.

Per cancellare questo oltraggio, che diventi un mai

e questo mai, un mai più.

Guardate cosa mi avete lasciato

una ragnatela di vene interrotte.

I vostri nomi sui polsi da conservare più per i postumi

che non per i posteri

ogni volta che sia più ardua la sentenza

la colonna sonora delle mie sbornie.

Costi quel che costi tra le costole.

 

 

*

Fino a dirsi inutile

 

Alla conquista di un pianeta da percorrere

si propagano le tue parole invulnerabili

ancelle segrete e despoti di un pensiero primario

filoconduttore, che tutto è amore

fino a che nessuna prova a favore possa sostenere il contrario

e quando uno muore fa quello che vuole

in un' altra dimensione dove tutto è più bello.

 

E si vive per sempre sfruttando una clausola

di quell'antico trattato che dicesi patto o libero arbitrio

non mettere il dito, non pensarci neanche.

Ma le stanche clavicole del carro del sole cigolano al vento

senza nessuno che tiri la corda.

Perfino spezzarla sarebbe di buon auspicio.

E l'auspicio appeso al collo a mo' di forca.

Poter dormire di notte, questo si, un grande pregio per chiunque.

 

La sigaretta si spegne tutte le volte che ho appena perso l' accendino

e le palpebre si chiudono.

Dirsi addio sarebbe inutile.

Saremo cenere fino al mattino.

 

*

Canzone dei doppi vetri

Oh, avere bisogno di che?

Gestire il frangente con tutta la grazia circostante

l' effetto serra di una bellezza collaterale

e avere le palpebre solo per tornare a guardare

le albe che fanno male agli occhi.

 

Coricarsi sull' orlo della gola

dove gli urli trattieni a fatica

per paura che ti sentano i tuoi atomi

nascosti nel midollo i nuclei.

 

E svelare a te stesso che sei ancora capace

di gridare a squarciagola

nella notte che infuria la sua parte

sul palco della memoria.

 

Eppure certe volte quando piove

avresti ancora voglia di morire

per qualche secondo.

 

Così mi ardono e io consumo insieme a lenzuola di cartone

cantando la canzone che mi hai insegnato per pregare.

 

Sarà il vetro che si appanna

a far sbiadire le nuvole nel cielo

ma le tue dita che lo sfiorano

sembrano avere poteri magici.

 

Come m' inganni mia signora dei clandestini!

Quanti mari hai diviso prima di tornare intera? 

Integra in te la fortuna negli amplessi dietro doppi vetri.

 

Quando sospesero la luce

per abituarti al buio mirasti al cuore come bersaglio

e il veleno fece il resto.

 

Il crocifisso di traverso e un pezzo di manzo in mezzo ai denti.

La disperazione che la prese puoi capirla solo da immortale.

Tutta questa storia delle ali per volare

è immaginaria, in realtà basta abbandonare il proprio corpo

e non aver paura di allontanarsi da esso.

 

Così mi ardono e io consumo insieme a lenzuola di cartone

cantando la canzone che mi hai insegnato per pregare

 

O tornare in orario per la veglia secondaria.

In cui tutta la realtà prende coscienza di essere stata abbandonata

alla nascita e morire è solo andare da capo.

 

Cercare il verso delle fionde in mezzo al bosco

è un ricordo di gioventù

e nello specchio vedo un vecchio di mezza età.

 

Potessimo, solo con un pretesto, catturare la natura fragile

di un amore sognato

sarebbe vietato

scoparsi l' anima.

 

Così mi ardono e io consumo insieme a lenzuola di cartone

cantando la canzone che mi hai insegnato per pregare

 

Mi diverto moltissimo qui 

così mi addormento sulla sedia davanti al computer

Io chi?Poi ed elenco le mie solitudini

quando sul più bello mi danno fuoco

certi rigogliosi figli del potere

 

che per guadagnare spazio chiameremo bullismi

con le mani sui fianchi e la cena in tavola

un posto a sedere della distanza a misura per i nostri decibel.

 

Volevamo solo riscaldare un barbone

la loro ultima dichiarazione spontanea.

 

Benzina sulle lenzuola di cartone tirate fin sopra la testa.

 

*

Fin dove c’è spazio

La promessa genealogica del sonnambulo al sol leone

di non temere dell' ombra

fu bisbigliata nel cuore della notte all' orecchio della giovane donna

che tremò di piacere per l' aria fresca dalla finestra socchiusa

-ogni rimorso è un grandangolo per l' osservazione di massima-

e toccò il vetro confusa dal calore percepito al tatto con occhi di ghiaccio.

La versione per bene di una regina fantasma.

La sfacciata pretesa di una vita felice.

Col cuore in gola fin dove c'è spazio.

*

Un falso allenamento

Non ha bisogno alcuno, quel tipo di uomo che non chiede perdono

di un sentiero sicuro che lo conduca in fretta a casa.

A pensarci bene qualcosa gli manca

un imprevisto di donna che assomigli a lei

morendo un po' ogni volta prima di andare a dormire.

Cuscini trasparenti di ogni cruenta vittoria

sogni d' oro mietuti in cielo certe nuvole

da non confondere coi pensieri che avemmo da eroi

sul ciglio delle ghiandole, quando la lucerna del sole

aveva raggi attici da non evadere con la qualifica lunatica

di una sostanza di passaggio ma vere prove dell' esistenza di Dio

celebrate in due brevi atti di trentanove parole ciascuno

atti degli apostati. Spostati di professione, cinici, bari, volume uno.

Se fosse la cosa migliore mai capitatagli

quella storia di vene, lame  e nuvole.

Vivo la mia sacra borghesia come indosso un cappello apotropaico.

Sconfino nell' esodo quando scappo, altrimenti fuggo.

Mi ritiro.

Vado per pozzanghere.

Cosa mai mi avrai dato tu? Che io non possa darti indietro?

Questo dorso purosangue di cui ancora mi ricordo.

E' fuorilegge la poesia, consumata in etere.

Venerea, siero antivipera, rete da boia.

Con distacco mi avrai dimenticato, nei miei sogni di gloria

la persistenza mi ha cancellato la memoria e lasciato solo smog.

 

 

 

 

*

Ore da mercante

Fermarsi a leggere le cose come simboli

sarebbe già un passato avanti

mi sembrò un concetto facile da esporre in piazza d' armi

lo scorso compleanno.

Eppure qualcuno se ne avvide in confidenze non del tutto neutrali

e la stagione successiva trovato il bandolo prima della matassa

convinse un olocausto a inginocchiarsi ai piedi del pianeta

testimone di esseri umani, un solo grazie di partenza per la spinta

e la vicina discesa, a dondolare.

Di lì in avanti, fino a contrarre un ' Afrodite in orbita

durante il soggiorno sulla stazione lunare, per poi, decrescita felice,

sciogliere i nodi, i debiti con le nuvole, in un cielo autunnale,

con i fuochi sulle colline e le mani nel sacco.

Se mi ricordo bene e il fumo mi avvicina le stime 

di quei tremila anni di vite clandestine che ancora mi confondono

non vedo le cime ma se mi volto lo spettacolo non è male, poi mi sparo

poi faccio qualche foto al porto, poi ,di rado, ti commuovo

più spesso ti faccio pena e io sai con che mi consolo?

Sono pieno di vita. Ho una pesante zavorra.

Una fame malata di anima da corpo.

Ma va a cagare morto di figa

commento di un certo livello

sulla pagina da diporto.

Un karma fatticcio, un' eredità scomoda

che per giunta non mi rende speciale in alcun modo.

Solo malato, solo sfortunato, geneticamente più debole

votato agli ergastoli non essendo mai colpevole.

Forse complice, un destino beffardo

poche tregue, una fede di basso livello, un credere al sangue dalle vene.

E la visione delle pozze è un altro mondo che nasce e che muore

per una sola visione per cui valga la pena conservare memoria

a furor di popolo, una morale della storia

che non chieda perdono a nessuno, nonostante le voci la vogliano

fuori controllo, come il primo addio di Eva ad Adamo

per poi alla fine non lasciarsi per sempre.

Tornano i conti a fine mese? Adottiamo un cane.

Ci rendiamo la vita più felice o meno felice

con quello che accettiamo di fare.

Per me? Una famiglia a Natale. Dei coriandoli, un po' di riso in bianco

un restauro integrale, quindici  anni in meno

che faccia ha fatto la prima volta che me li sono fatti a zero?

Quei boccoli d' oro, aimhè, sto fuori di coccia, creatura randagia

di taglia media con pancia gigante.

Doverosa l' anestetica in certi confronti.

Politicanti. politici, servi dei servi.

Se si salva qualcuno, presto ci salvi.

Zero in condotta, parole di miele ma l' alito pesante.

Così si presenta dopo vent' anni

quel famoso conto da pagare per cui facemmo entrambi

orecchie da mercante.

 

 

 

 

 

*

A voce altra

Chiuso il tempo degli addii tra la fermata palo bel vedere

e la pozzanghera gruccia arcobaleni, ho dismesso il mio posacenere

tra i piccioni randagi dove le margherite si salvano da sole e un piede, ancora in quale fossa, mi appartenne per i lacci alle calcagna, decide ancora dove andare, tutto e niente, con un piccolo balzo, o strisciando la suola come un tango, per controvertire a una breve frattura, la languida predilezione dell' anima, a farsi tua da un po', così di tacco ricuci un taglio, ti dimentichi che uno spacco sanguina e conduci la bella addormentata dove vuole che vada, tra un film in saldo, una stazione della metropolitana e un filo di gas.

Sul tuo viso tutto l' orgoglio dei tuoi trucchi d' altura. Gli zigomi a quattro quarti, le labbra sedotte, mai più tue, gli occhi sforati da olocausti messi al muro, le dita di plastica con le unghie morse di fabbrica per un effetto vita spezzata da Barbara D' Urso. Se uscisse un po' di sole in questo raffreddore pianterei un fiore nei nostri polmoni. L'innesto a baionetta, la testa sott' acqua. Radici a boccheggiare. Parole in circolo prive di un vero senso di percorrenza. Una foto in bianco e nero sullo specchio del tuo camerino. La luce tremolante di una logora lampadina. La fatina delle imboscate a scegliere la vena migliore per l' ingaggio. Tutto questo oggi postumo così ben lubrificato da poter essere mandato a memoria senza lo sforzo di ripeterlo a voce altra.

Così, bene in fila per la rassicurante pacca sulla spalla.

*

Non conta le ghiande

Il tempo non conta le ghiande cadute a terra

come un tubo rotto che perde acqua

allaga il fondaco dello zio d' America.

E' una mente aperta all' energia e permanere

è la sua corsia preferenziale

specialmente se a tornare indietro sono solo poche vene

contro sangue, mentre tutto il resto avanza

dissimula un equilibrio gravitazionale.

Un flusso di coscienza la quarta dimensione

entro cui lo spazio ama e prega le sue molteplici variabili

di trovare la combinazione per la grazia necessaria

a realizzare piccoli miracoli imperturbabili.

Così siamo unici e irripetibili incarnazioni

di un' unica scintilla d' anima

da cui avemmo origine prima del tempo.

Quando tutto era possibile, anche che accadesse un bel nulla.

*

E tu non parli mai

Nell' abisso cerca il tuo dio

nell' abisso, cerca se vuoi trovarlo

chè nelle stelle del cielo se ne sono persi gli atomi

e li stiamo ancora cercando.

Il forse, quel magico forse che ti fa ancora sperare

rinsaldi i cardini della tua schiena bifronte

le ali spiegate della ciurma al comando

un solo padrone con vene da schianto e ventre perfetto

per partorire la figlia di dio, un nuovo pensiero, più sognato che altro.

Commuoviti amore mio o devo tirarti i capelli come quando

ancora giocavamo?

Quel teatro delle ipotesi da recitare a mente.

Cerca dove ci vuole troppo coraggio per cercare, per un cuore spezzato.

Oppure ridi di me con le tue amiche fidate, di nascosto da tuo padre.

Anche solo un secondo che passo in più ad immaginare,

è più forte di me, mi cava una parola dalla bocca dopo l' altra

mi lascia tra le labbra un sorriso senza denti.

Per essere povero di spirito.

Di nuovo conserverò l' istinto di restare immobile.

Diventerò solo io, solo io, io solo

e mai più, una volta per tutte

a te distratta, dal vento che ti muove lontano da me

per un' altra vita ancora.

Aspettare senza tregua che il mondo capovolga.

Restare in piedi è sempre stato il tuo marchio di fabbrica

mia colomba degli allori, Musa clandestina,

bottino dei miei occhi soltanto.

Esplodere nel cuore, ghigliottina da coriandoli

pezzi sempre più piccoli che passeranno nella cruna dell' ago

uno per volta. A prima vista morirò.

Ma scavando più a fondo trovammo l' acqua in riva al mare

trent' anni fa.

Chi mi supera, chi conserverà memoria di me?

E non ritornano più certe sensazioni perdute

"come lacrime nelle pioggia alle porte di Tannhauser"

e tu non parli mai, me lo dici in confidenza che non m' ami più.

Dimentichi il mio nome, mi confondi con quello che vuoi.

 

 

 

 

 

*

Sabato mattina

L'inversolabio, il labiale venerabile riconducibile ad un solo soffio delle labbra in sillaba, posta postuma tra due virgole e un accento folgorante di pupille, d' inguine, il moto rotatorio, orbita di quattro stelle interrotte sull'onda di un'incognita.; punto e punto e virgola a un incrocio d' asfalti

quello che più tiene la pioggia, l' arrotola in strali, in raggi, con dita prensili di cicala, è la strada più sicura che percorri senza rotta ma la musica di allora è un disco rotto, poi quando, forse, ci si scopre di nuovo a trafficare con l'inconscio, si rende grazie o l'anima a dio, per un tipo d'amore lasciato a morire.

Ed è troppo tardi, nonostante ripercorri tutti i fili delle trame che sognasti, prima di diventare altro da quello che eri destinata ad essere, secondo i miei calcoli sbagliati. E' l'eterno che s'avvera in pochi attimi, distratti, di cui non terrai conto nella somma dei domani. Dove  gli argini di un ricordo sono di troppo, non fossero che traguardi sull'orlo di un oblio.

E quel ch'è mio è tuo e quel ch'è tuo è mio se lo credi vero chiudendo gli occhi e sussurrando che mi ami. Come se andassimo a finire in un posto segreto dove gli atomi fanno come i gatti e si rincorrono di notte mentre le persone per bene vanno a dormire, animali da somata e corpo umano. O i viaggi astrali non hanno temperature polari? Tanto a favore delle femmine da essere scambiato per femmina e non tanto a favore delle femmine da essere un vero maschio alfa.

Perchè è in combutta con questo tempo, la voragine che si apre nell'anima poprio sotto le scapole, come previsto dagli altri che eludono quella stessa fine, battezzati in un fiume, presi dal tallone, come tanti piccoli Achille in cerca di perdono. Batte sul palato questa lingua.

E io vi perdono, come fossi figlio di dio e ne avessi il potere.

Contavo i giorni da lei in andirivieni, poi non venne più e mi arresi ai quattro venti rinunciando ai perchè come alla parte degli angeli. Quanto ho sperato che le stessero bene le mie parole mentre correvano sotto i vestiti. Una posa plastica, una rosa d'avorio, una parola buona, un silenzio d'oro: non vorrei morire nemmeno per un giorno, certi sabato mattina. E fossi pronto per la fine del mondo durerei solo pochi attimi respirando nell'abisso. Ma poi quella luce infinita che vidi mi condusse fuori  e finalmente diventai un mostro, tra uno scroscio d'applausi  e un rito funebre alla base degli occhi, dove bandirlo dallo stato delle cose. No way, il pregiudizio, di non procedere col rosso, superato dal carnevale dell'incrocio, dove ogni opportunità è un racconto letto tra gli equivoci  e le maschere che indossiamo.

Poi attraversare insieme il nodo slacciato, la cordiale cruna dell'ago.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

*

Non credevo affatto

Qual' è la strategia del vento?

Di farsi ricordare un attimo prima.

E le foglie che fanno?

Cominciano a tremare.

A chi la racconti la storia che non c' hai rimesso niente?

La versione dei fatti in cui ne esci a testa alta.

L' immagine della sconfitta mi aspetta arrampicata sugli specchi

tutte le volte che mi guardo

hai voglia a pregare per la pace nel mondo

non c' è niente che mi cambi.

La stessa Musa dall' inizio alla fine

serenata dall' inconscio, da fuori e da dentro.

Per non possedere niente.

L' aria da respirare e l' occasione di avere tutto dalla vita.

Come un dono che non ti aspetti, che non meriti

ma la forza d' urto di un ottimismo indomito

ti fa accettare con il solito coraggio fuori luogo.

Ma il reciproco sostegno, lo stile languido

la bilancia su cui i nostri cuori patteggiano i piatti

rende la passeggiata più sicura fin dove si scivola.

Ma è rischiando di cadere che si saggiano riflessi ulteriori.

E una via di fuga che si conosca a memoria.

Lo spettacolo della vista comprende le parole

come puoi sentire i colori, di un cielo acuto.

Così sii signora del vento, bellezza.

E mi censuro ancora molto. Non credevo affatto.

Ma la notte riesco a sognare

dove mi scola il cuore. Poi sbatto contro un altro muro.

Spreco la possibilità di essere vivente

prendo tempo per perderlo di nuovo.

 

*

Per i motivi giusti

Torna tutto daccapo ma è sempre diverso

è l' impianto di una memoria  vana.

Ma che vuol capire il destino che si compie?

L' insufficienza cronica dell' evidenza dei fatti?

Il clandestino che crepita, la sagoma dell' ombra tra le scapole

la verifica dell' acqua.

L' inquilino che mi abita

mi abitua a sopravvivere.

Non è questione di metrica la sindrome neoplatonica 

di un amore d' agata, di ametista screziata, di una disgraziata

anice stellata, via di fuga e prima volta

a sindaco di Roma per il tempo vacuo dei saluti di circostanza

dolci e deboli malleoli, la caviglia sottile colonna portante

di una certa idea di gamba

la grazia nel parlare, la calma, l' apparente leggerezza di un momento 

di pausa da se stessa.

La voce fantasma con cui le parlo, da cui difendersi

ad oltranza, finchè sia benedetto un mutuo soccorso diplomatico

sparso nell' aria come pollini di stelle

come il profumo della sua pelle, quando non ero più Gesù

ma la finestra rotta, la porta aperta che balla sui cardini

e provavo solo a chiudermi.

"A chi sembrava romantico quel silenzio catartico?"

Che errori di valutazione che ho commesso, Levante.

Provo a vivere ma questa è la foglia e la mangio.

Sarà felice quel giorno che ci vedrà immortali,

che ci ricordino per i motivi giusti o ridano alle nostre spalle.

 

 

*

Dodici milligrammi

Dodici milligrammi, la pausa dei giunchi al vento

inverte la clessidra delle sinapsi per trovare il tempo giusto

quel requiem misto sangue con cui mi battezza la bicuspide

delle valvole a sfogare, sindrome bipolare in dolce attesa.

Per quanto sia costante il pregiudizio del mio inconscio paranoide

mi cambiano in corso d' opera

e lascio che la chimica rassetti la tavola

con le briciole dell' anima da spargere al davanzale

per quel pettirosso che ammaestro, ricattandolo con la promessa

di un cibo facile, presunto sano nell' inverno degli addii

che maturano la fame nelle fabbriche chiuse.

Quante occasioni perdute non torneranno a gravitare tra le scapole 

e i polmoni, come respiri resuscitati per essere sacrificati poi

su quali altari? Per la preghiera del vespro.

La cardinale quintessenza del verso che rima baciata non volle più

da quando perse quelle labbra.

Labbra di donna, covo di parole, agguato di frasi in fiamme

tana di lingua disumana.

Vergine quanto basta per dir di no o di si, all' occorrenza svelata

coi suoi arcani da colorare con le matite a ombre primarie

che le bambine per bene danno in pasto ai grembiuli.

E poi corrono in bagno a lavarsene le mani.

 

*

Da me

Poter tornare come a quando 

era ancora possibile che t' innamorassi di me

e stavamo

coi canestri di giunco per le trappole da gamberi al fiume.

L' altra sera ti ho sentita alla radio che cantavi "La cura"

e ho pensato che la stessi dedicando a me.

Perchè la conduttrice ha parlato di empatia

ma io si sa soffro di allucinazione della percezione 

e poi hanno messo quel pezzo che fa Alejandro don't call my name

e allora ho capito che non saresti corsa da me.

Un cuore che ho cerchiato tra le stelle

una croce sulle vene

il punto e a capo della mia educazione siberiana.

Se non sono capace di parlare con te allora 

è più difficile e non suonerà la banda sotto al davanzale

tirerò giù un vaso ogni tanto per colpire i passanti

che non si stringono la mano quando passano..

Sacrificio di margherite per una giusta causa.

Quanto male ci siamo fatti è un delirio di solitudini

che tu hai saputo colmare

chissà se ti amano ancora le foche ammaestrate e quelle vergini terre

le tendine del bagno e la collezione di fumetti sulle mensole.

Come quando ti prestavo il mio giubbotto perchè sentivi freddo

ed io trovavo un altro modo per scaldarmi pensando

che prima o poi ti saresti lasciata abbracciare da me.

Ho perso la "donna della mia vita"?

Il bastone nella ruota del carro.

La catastrofe annunciata.

La mia mente che sublima la colpa ed il peccato

in una malattia che mi lascia steso sul prato

a guardare le nuvole che passano

per sempre nel cielo del mio rimpianto.

Ti avessi preso la mano allora, senza dire una parola

questi giunti di sabbia tenderebbero a sciogliersi nell' anima.

*

Vittima di un esperimento d’ingegneria sociale

Il ruggire spossato dell' anima

il controllo a morirne le sorti.

La famiglia fronteggia la trama

della mia mente insonne.

Fa quello che può, la madre benedetta

sacrosanta ad oltranza ma il figlio maledetto

lama e non l' ama e poi ancora l' ama.

Fa parte del complotto?

Al sicuro nemmeno tra le quattro mura domestiche.

Mi leggono nel pensiero e non vogliono ammetterlo

decidendo la lunghezza della catena 

che mi tira per il collo e m' ammaestra.

Il mio veleno, l'antidoto che seducono non fa più effetto

perchè non serve a salvarmi da loro.

Dove finirò se non troviamo la strategia?

La cascata rossa del cielo in fiamme

la speranza postuma del coccodrillo in lacrime.

Tutti sanno tutto di me e nessuno lo ammette

hanno armi per distruggermi limitandosi a una subdola tortura.

Per ora, che scocca di ora in ora

il suo avvenire lungo la strada

tra i cipressi maestri del cimitero terremotato.

I mezzi di comunicazione sviluppano un nuovo codice d' onore:

vedere e non essere visti

come gli dei che si rispettino.

Per cacciarmi le ossa dagli scheletri che tengo

nell' armadio dell' anima.

Riparte il ciclo delle convulsioni plastiche

l' anatema lanciato alla spirale e ai suoi cardini

l' onda dimensionale delle mie oscillazioni marmoree, catodiche

suffragio universale dei miei colpi di grazia.

Sempreverde ritorno in auge di antiche turbolenze dell' elica.

Lo scrigno redento, l'assetto fortutito, variabile del mio spirito santo

non trova pace e si dimena e graffia con le unghie

le pareti del pozzo dove m'hanno calato 

per scoprire quant' è profonda la disperazione

di un' anima immortale. 

Che futuro puo' nascere se il ventre del tempo presente è così greve?

E potrebbero farmi a pezzi letteralmente, perchè ancora non lo fanno?

Non compiono il miracolo della spartizione del bottino?

C' è del vero c'è del falso.

C' è del male c'è dell'altro.

Chi sono gli esperti del settore?

Le vene che scorrono, ragnatela degli addii

le cromie della luce riflessa in suffragio di preghiere stellari.

Questo febbraio boreale, siderale e bipolare

compie quale retaggio di colpe passate?

Le vite trascorse nel Golgota della memoria dimentica

la croce sulla risposta sbagliata

il tempo sprecato ad inseguire cazzate.

Il tentativo vano di sfuggire alle voci con lame affilate

la corsa nel fuoco per salvare il salvabile.

La rivoluzione umana che si compie sulla mia pelle

il messaggio lanciato da uno schermo lucente

uno specchio a più dimensioni che intrappola e pretende

salva e sorprende, amplifica di redenzione mitica.

La contraddizione vivente, prostituta e vergine

di una condizione di passaggio.

Una trasfusione di sangue avvelenato.

Una caduta nel baratro spezzato il cordone ombelicale.

Un volo d' angelo in picchiata.

Tutta la frustrazione per non riuscire ad usare un mezzo

di trasformazione di Massa, questo corpo-navicella spaziale

del mondo che mi circonda.

La guarigione come lauta ricompensa e un avvenire migliore.

Perchè sono così cattivo? Sono un mostro, mi odio

la morte non è abbastanza e voi che dite?

La vostra coscienza con quale voce vi parla?

Voglio essere immortale senza più soffrire

Voglio poter pensare e fare quello che mi pare

senza pentirmi di niente.

Dove nasce il pensare? Lì l'origine di tutto

misura e gogna del Caos primordiale e dell' ordine perfetto.

 

 

*

Preghiera del brancolante

Energia dei Primordi che tutto hai creato

pur non essendo mai stata,

Legge delle Reincarnazioni Universali

aiutatemi ad essere buono a non fare del male,

conducete la mia vita verso l' Amore che tutto perdona per sempre

e sa farsi perdonare

Linfa di Linfa, Luce Pura di Pura luce

estremo approdo di ogni vertigine

perchè sono un brancolante, che ad ogni passo perde la strada di Casa

e il senso della Vita Etica.

 

(Anche chi come me non conosce dio e si confonde

ha bisogno di pregarlo selvatico, almeno alla svelta?).

 

Poi si va sul personale:

 

Liberatemi dal male che mi maledice

questa paranoia spaventosa

o rivelate l' arcano che produce

cambiando la realtà in mio favore

o entrambe le cose.

*

Poche parole ho la forza di scrivere ora ma sento che devo

 Si stringono attorno a me, per proteggermi da me

anche se il mondo che disegno a misura della mia paranoia

li coinvolge e mi costringe a dubitare anche di loro

e loro lo sanno e mi abbracciano più forte, difendendo i miei perchè,

questi amici in carne ossa

e luce

e sangue e morsa

e vita e forza

e voglia di darmi il meglio di sè.

L' ho scritto male ma loro capiranno lo stesso.

 

*

Beati nel niente

E' come restare senza restare mai,

certo le circostanze non sono favorevoli 

e l' uno e il due, la stessa sostanza del siero vergine

che genera materia di Karma inconsulti.

Ho bisogno di sferruzzare vermiglio,

il baco da seta che ho ammaestrato

vuota il sacco del mio alfabeto da quando è nato

per anici stellati, la ragnatela dei cordiali vaffanculo

che mi calo per l' alito.

Ah, quella favola che mi leggeva mio padre prima di sognare:

<Vogliamo fare un gioco?  Domandò il ragno e mosse un passo,

a chi è più veloce a calarsi nel vuoto?

Il picchio beccò tre volte in un secondo

(per insegnarmi il suono dei numeri sul legno)

il corvo chiuse gli occhi (la paura del buio)

l'orso scosse la testa spostando l'aria di due palmi

il lupo ululò quella vecchia canzone mandata a memoria

da quando la cantava alla Luna in trentatrè giri su se stesso

ma la volpe, quella vecchia faina, non fece un balzo fino all' uva>.

Versi barracuda chi si morde la coda?

"Questo amore che c'è e non c' è come ogni Dio che si rispetti".

Perchè dovrei accettare questo corpo se non ho la forza di cambiarlo?

Veri barracuda, nei miei sdoppiamenti paranormali

non ci sarà posto per Giuda.

Anche se il dolore non passa continua la farsa

lo so perchè immagino.

"Nessuno mai è solo se stesso, nessuno è mai, nessuno è mai

nemmeno il saggio" e fuori fa freddo.

Di seconda natura, quindi di prima grandezza

ogni destino che si compie, non solo da se stesso.

Quant' è vero il moto degli astri su nel cielo

dove ti senti forte, là consolati degli oltraggi.

Questo esperimento d' ingegneria sociale

farebbe rivoltare Tiziano Terzani?

Nelle coscienze e sugli altari?

Mi leggono letteralmente nel pensiero

lo spogliano di qualunque mistero

e non vogliono prendersi le loro responsabilità

questi figli della simultaneità, fratelli della bruma

e io che voglio?  

Nella mia stanza c'è Satana che invoca la legittima difesa,

da quanto dura questa leggenda?

La materia all' insaputa dell' uomo che la inventa.

Sono al sicuro almeno qui tra i poeti?

Tra le parole che conoscono il titanio che torna alla sua forma?

Nella dimora del vento dei nostri cuori ardenti fatti a pezzi?

Ho fiducia di essere buono, nel senso che lo spero.

Per voi come sono?

Io chi, poi, cosa?  La reliquia fantasma di un essere umano?

La luce del giorno mi renda il respiro

il tempo che porti pazienza, mi perdonino gli amici perchè vivo

e chiunque possa farlo.

Il potere in più che avete per giudicarmi

chi ve l' ha dato? Come avete intenzione di usarlo?

Nel ventre di un desiderio, il rimpianto di occasioni perdute,

beate del niente.

 

*

Il rumore dello zucchero

"Ti salveranno i poeti CristoSanto dal tuo vuoto cosmico

figlio di un ventre che s' avvera senza peccato originale".

Me lo scrissi tra trent'anni, a tre mesi quasi dal morire

su di un pezzetto di carta poi rinvenuto in frigorifero.

 

L' audacia prossima alla sera di farsi degna di pace

il continuo contagio dell' anima in conto luce,

il talento naturale, la padronanza della tecnica, l' errore fatale

la scelta dello stile, il senso per il buio:

compendio finale di tutte le rese dei conti.

Chissà che fine andrà di moda?

Di questi tempi li chiamano ancora eroi?

O qualcuno si vergogna, vuol farci vergognare?

Qual' è la cosa che ti salva per sempre?

Il cuore tuo che ti eterna? La dimensione che ti dimensiona?

Una scia d' amore che non termini dove termina la neve, mai

se si sciolgono i nodi prima del pettine.

Cercando ognuno di essere quel che si è.

Un esempio per tutti... può non essere Gesù.

Chi vuoi tu, chi vuoi tu, figlia mia degna di tutto

delle stelle che confondono la coscienza dei monti

la cui memoria di un oltre surrogano

con effetti speciali di luce, di bagliori e di vuoti.

Non credere che lo spazio siderale mi allontani così tanto

che non t' arrivino i miei baci fino a che tutto abbia origine di nuovo.

Ma non ci si campa.

Eppure la rivincita è che chi rimane conduca una vita bellissima.

Una felicità conclamata da sbattere in faccia alla sorte

per tutti quei giorni che ci ha fatto soffrire

e l'unica nostra colpa era di vivere.  

Ecco chi ti fa una colpa di vivere no,

non faccia approdo sulla nostra stazione lunare

dove il centro del Mondo è un piccolo fuoco

a cui ci scaldiamo per sempre.

Lo avreste detto che ci volesse tutta questa forza

per continuare ad essere felici o per essere felici almeno una volta?

Eppure le occasioni si sprecano, fino alla fine.

E poi si riparte: un altro corpo, senza memoria, un altro luogo

un altro tempo fino a che anche l' ultimo non si sia evoluto

nel verso giusto e allora cose dell' altro Mondo, di un pianeta nuovo.

Sconosciuto. Liberi in armonia.  Per ricominciare a ricominciare.

Immagina, non fare la timida, bambina mia.

Le lacrime della Luna; quando la vede nessuna è più contemplativa

-  ha ripreso tutto da suo padre-  diranno i satelliti vicini.

Come le onde, torniamo sempre, lacrime sugli altari

i nostri nomi pronunciati insieme e apri gli occhi e corri di là

a preparare il caffè.

Il compromesso storico di ogni domenica mattina.

Kazàn io fuori a fare la pipì.

Il cielo ci avvolge di miti consigli.

E il rumore che fa lo zucchero sbattuto,  tu dalla cucina,

in quell' altra vita.

 

 

*

I doni della morte

Oh mia Ermione sai cos' è l' amore, protocollo degli dei?

Per fare che il conclave delle glorie passate giustifichi 

un nuovo giorno trascorso senza di lei?

Il futuro di ambiziose meraviglie che s' infrangano

come su scudi lance aguzze, nell' emergenza dell' assedio.

Non ti riconosco, non so più chi sei

e la mischia si avvale della polvere per confondermi le idee

nel deserto che mi arredi, anabasi di miraggi malinconici.

Eppure gli occhi di Lily Evans li riconoscerebbe dovunque

quel serio professore che non ha mai ceduto all' urgenza di pentirsene.

Anche se appartengono ad un altro certi sguardi d' amore

oh mia Ermione, che generi la luce.

Proteggimi dal male con tutta la magia di cui sarai capace.

Ché tempi peggiori avranno bisogno di un diverso coraggio

di cui ho un estremo bisogno anche adesso

per tirare avanti certi futuri anteriori

che alcuni fantasmi ancora mi rincorrono, caduti nello stagno

del mio inconscio dove affondo e tu mi guardi

mentre preghi che i rami del salice che piange mi tendano loro grazie.

Tender is the night a radio capita(l) e i bordi del lago 

sono le pareti della mia stanza

e l' immagine che ho di te è una foto che hai scordato

di cancellarmi dalla memoria.

Mentre la musica si avvale di tutto lo spazio che rimane e vola

le parole occupano solo poche righe. Per volta

per tutte le volte che qualcuno le legga.  

Ecco, a prima vista o meno del necessario è bene si pronuncino.

Oh mia Ermione, i doni della morte, di cui sei padrona.

 

 

*

Sbarre

L' azione cosmetica delle lacrime,

la loro levigata pienezza in atto fluido, che si svuota,

sproloquio dell' ainma che non regge la portata,

sa donare a certe guance

la bellezza codarda di un paradiso vanitoso, di riguardo.

Vorrei spiegarmi meglio ma mi vengono solo le parole che mi mandano

dall' altra parte dello specchio:

-tutta quell' energia sprecata per essere malati cronici

non farà altro che spegnerci più in fretta-

Bastava lasciarsi andare, mi suggerisce il vento sul tuo culo.

Non contrastare i pensieri negativi almeno fino a quando

non si facciano arrestare per falso in bilancio.

Guarire dall' essere umani non si può più.

Questa cura chiamata vita basta solo per le pratiche.

La navigazione controcorrente, orientarsi con le stelle, risalire le rapide

farsi chiamare Al Damerino in un corto di Maccio Capatonda

in cui indaga le regole non scritte dei siti di poesie.

Scrivere per niente senza perdere la felicità

scrivere cose per non aver paura di scordarti chi sei.

Con la presunzione fragile di chi è difeso da una gabbia.

Anche l' ultimo timore se ne va, la vergogna degli dei

di non saper piegare queste sbarre.

*

As you like it

Questo Orlando dei boschi appende agli alberi i suoi versi

e non è la sua colpa peggiore essere innamorato, mala corteccia

funesta e vergine.

Chi non ha mai amato se non ha amato al primo sguardo?

E uno sguardo non ha mai ucciso una mosca.

Ma la vista degli occhi della ragazza

quante volte ha inferto colpi mortali?

La colpa dei sospiri è un fior fior di Rosalinda.

Che ne Branagh?  L'operoso sodalizio?

Che ne brama?  La Luna ricorrente ad olocausti?

E il precipizio a cui s' accinge ha radici nelle sue cosce

prodigiose, solidali con le sponde che tengono a bada la corrente.

Non fosse che per questo presunto quieto vivere

il fiume ancora prenderebbe la rotta a mare aperto.

Lei non si dimostra una sempreverde Maria

per essere madre e figlia dello stesso dio.

Così i languori del Cosmo si assottigliano fino a baciarsi

con labbra desolate.

Quanto l' hai pregata perchè tornasse sui suoi passi?

Fino alle caviglie sottili.

I seni muti di pericolosi addii.

Una ragione che contenga tutto lo sparuto equilibrismo

di questo Mondo artefatto non ha ancora visto alba.

*

Calendario

La vita sa ancora essere dolce

come un cioccolato di prima battitura

mad world suonata d' arpa

due occhi che ti guardano senza rancori.

La notte giovane di sua seconda giovinezza muove

l'avanguardia di un' alba migliore,

forse un' aurora che salga le scale del cielo

trattenendo il respiro più su della gola.

Coi denti che mordono l' aria

e la gonna che s' abbandona.

Il velo da sposa di sua natura fa muovere gli occhi

fiuguriamoci se indulga il fiero vento d' altura.

Nel piacere per le piccole cose, prepararsi per la notte,

ritrovare se stessi di buona lena.

Come un cane non risponde al comando

e una sfera di cobalto è la prima nuvola che vedi

uscendo dal guado.

Dai tuoi fermenti a graffiare nel pozzo.

Questi guai che fanno la storia di brevi racconti interrotti

sono i giorni in più che mi spettano per aver creduto che il tempo

ci ingannasse grazie alla neve, coprendo certe parole

con l' arsenale di un soffice bilanciamento del bianco:

bisogna soltanto reimparare a camminare.  A ragione.

Poche frasi per volta, al centro della foto.

Altrimenti scivola la bocca (esce mossa).

 

*

Qualche inutile parola

Non avere coscienza di avere dei limiti non è come non averne

ma in alcuni casi pericolosi gli assomiglia

una fame senza fondo, una, estrema cura per le stelle

ma senza prodigi di cui ti accorga.

Un respiro che trema in un prato

il doppiofondo di un lamento sussurrato, sotto la Luna.

Come Lei, lei è disposta a scappare al mattino.

Pur di tenerlo lontano, il Sole solo.

La distanza che separa questo cuore di ghiaccio

a guisa di Musa da seguire dentro il fuoco del giudizio

tiene in piedi le sue lacrime, così non piange

come il bambino sporco di sangue,

al livello di una comprensione dei fatti

che non può prescindere dall' uso del cuore

quando gli occhi non piangono e fuori si muore e fuori è Natale.

Ma gli tremano gli atomi nelle vene agli angeli su nel cielo.

Come fosse un suicidio in deroga al mito, la natura di certe sere.

Quanto sono vero, quanto sono falso?

E perchè non riesco a mettermi da parte?

"La gente che muore di morte violenta che trovi la pace dei sensi

al di là della vendetta", voce della mia ignoranza tantrica

che mi perseguita perchè continuo a sparare cazzate.

Nostro figlio compie sei anni a luglio

festeggeremo il suo compleanno nella casa al mare.

Le notizie mi scorrono addosso, un brivido sul collo

da mascherare con un prurito concesso alle dita.

La versione ufficiale che diventa verità storica.

L' albero in piazza offerto dalla Tercas sembra una minaccia di povertà

e invece di credere fisso il bancomat.

Con quale immensa illusione s' illumina la verità?

Fateli parlare d' amore ogni tanto, almeno nell' ombra

a passo di danza salendo le scale.

Con una tavola imbandita piena di vino che li aspetta in cima.

Quegli amici che tengono i cardini della vostra finestra sul Mondo.

Fosse anche una bugia di cui tessere le lodi.

 

 

*

L’anima non serve, l’anima non conta

"L' anima non serve, serve un posto dove stare".

Un luogo mansueto di codardi, pieni di cuore

una tana per dormire tutti i sogni del Mondo.

Come un abisso che abbia la tua forma

e se ti cali in esso puoi vestirlo coi colori del giorno

che ti porti dietro da quando

ti svegliavi col Sole.

"Tanto l' anima non conta".

Conta quello che le resta addosso.

Come un' applicazione fuori controllo.

Un sestosenso asciutto in altomare

per le stelle cui rimettere la rotta.

*

Alle otto di sera

 

Dura ancora, la potenza è tutt' ora in atto

scavalla fauci, cavalcavia di reduci.

La musica venga in soccorso a lei, gli apici in auge 

come fari o torri di controllo, le siepi e l' infinito dietro

quel sapore di locanda che ha la tua stanza quando ripieghi

quando il vento resta in piedi.

La sua coltre magnetica.

In riva al mare me ne starei, alle otto di sera

a fumare per la cena.

Guardandoti di nascosto mentre mi tieni la mano

senza dire quel che resta da dirti e aspettando

che finisca il ripasso degli occhi

per poi sperare in una memoria di scorta

contraddizioni di vita qualunque.

*

Periferie

Vene d'acqua dolce queste mie periferie

il pensiero che mi avvolge è fatto di bugie

ma se sapessi mentire come solo tu sai fare

allora ti lascerei a credermi indomito

come certi aforismi di poeta in calce ai muri di passaggio

in suffragio ad altari senza scranno e memorie di fango.

Facendo finta di niente l'ombra s' adombra di sua separata sede

così il cuore nel petto a cui non riesco a far capire

che vuoi bene ad un altro e non a me.

La verità dimmela la verità sollevata dai cardini

estromessa dalla contesa postuma

giudizio sugli eventi rauco e a fil di voce.

Quello che mi piace, la sacrosanta non ancora in auge.

O destrezza delle fauci a sbranare.

O abisso della mia cosmesi plastica.

Maschera da imballaggi.

Voltafaccia delle mie eclissi di sangue.

*

Per tornare normale

Non paga all 'obbedienza, non chiede perdono per sè

può essere assente

può mentire, può fare il giro del palazzo.

Il segreto del giudizio è un discreto vantaggio.

Ci addomestica un ingranaggio fantasma

sciolto nell' acqua che respiriamo.

Così qualche volta ascolta Bob Marley

come su un' amaca dai nodi di carta.

E' poca cosa la memoria per un piano su larga scala

ma un giorno sarà padrone del vento sugli occhi

magari un paio d' occhiali.

Proprietario del tempo che passi in fila alle poste.

Sovrano assoluto delle vene dei polsi.

Delle frasi ad effetto il tiratore scelto

ma per prendersi per gioco.

Quell' aria un po' blasè che poi vai a vedere è un panzone di merda.

Ma a lui non gliene frega un cazzo di quello che pensano

in certi stati di grazia 

per il resto entra ed esce dagli incubi.

Ah, poi fa dei sogni bellissimi, un paio di scene di sesso

che non esiterebbe a definire scopate

se la memoria non lo inganna

(non sono io, è chiaro, è un personaggio di fantasia che chiameremo

per nome più tardi).

Cammina per strada con la fotocamera di mattina presto

non ne fa una questione di luce

ma di persone che si possono incontrare.

Allo zoo la prova del nove.

Un futuro accettabile.  A che quota danno la soglia della felicità?

Non ha pensato troppo alla sua reputazione.

Ha un' immagine variabile di sè

suscettibile del comportamento che tengono gli altri nei suoi confronti.

Come lo fai sentire questa volta?  Puoi scegliere il peggio.

Chi vuoi che se ne accorga?

O tenere un comportamento assennato come fanno i sani di mente.

Se impazzisce di superbia gli mandano le voci.

Ma è una punizione troppo cara, la giuria è di corrotti.

Dal suo lato della strada dove si faceva notte si faceva giorno

se la compagnia era quella giusta.

Ora prende il volo solo chiuso nella stanza 

senza che la sostanza ne faccia un eroe o un martire della costituzione

dell' uomo mantiene un vago ricordo nelle palle degli occhi

nelle dita prensili. Questi animali in gabbia dalle voglie fuori controllo!

Per fortuna gli amici lo accettano per quello che è

e si voglione bene come in certe tribù piuttosto mansuete.

Una famiglia alle spalle e una ai garretti per tenere insieme la muta.

Per non essere sempre una facile preda.

La disposizione del suo animo è di non essere disturbato

inclinazione presuntuosa che non manca di essere presa in ostaggio.

Così si ricava uno spazio dove essere pigri

non sia un peccato immediatamente mortale.

E ne trova un altro dove scrivere quello che gli pare

entro certi limiti.

Di che parli? Di quello che speri di conoscere?

Anche lui.

Chi testimonia quello che è?

A chi faresti le domande?

A chi l' ha conosciuto veramente?

Non varrebbe la pena, non sarebbe interessante.

Cosa pensa?

Non importa a nessuno tanto tutti già credono di saperlo.

Ma se ci fossero delle interferenze , se campionassero la voce

o lasciassero passare solo quello che vogliono?

Se anche questo mezzo telepatico modificasse il messaggio?

Chi vi dice che sia proprio il suo, il pensiero che sentite?

Alla radio alcuni lo negano.

Ti usano, ti rubano le idee, gli dicono Aldo Giovanni e Giacomo

e di stare attento a dove andare.

Edoardo Buffoni e Federico Zucconi a tenere banco

e leggere le indicazioni stradali.

Torna a casa da certi viaggi da cui ti può aspettare solo una madre.

Come quella volta nell' acquario che ancora si ricordano.

I pesci d' acqua dolce come certe persone più fragili.

E le pareti sbocciate. 

E' stato fortunato ad avere inquilini fidati.

Una manutenzione di un certo livello.

Degli affetti sinceri.

Per tornare normale.

Ad essere umani.

 

 

 

*

Giunti di giunco.

Come a proseguire le litanie delle canne al vento

respira a questo varco, accostata la finestra.

La distanza dal cielo è questione di pochi attimi

la spirale degli sguardi a salire, i soffitti desolati

di non aver fatto cambio con l'aria che respira.

Per averla vicina il cane tira la catena

fino a dove allunga il collo.

Ne sente il profumo della gonna, è come un campo d' allori

aperto su un ciglio da cui puoi spiccare il volo, lacrima dell' occhio

che scuse non ne ha più.

Ma poi la Luna parla con lei di stelle cadute

per far esperienza del vuoto e di quel fiore cresciuto nel loro giardino

e allora conclude che starsena buona per un po'

sarà l' estremo slauto al tempo che fù.

Di morire non ne ha punto voglia

non prima di aver attraversato la volta

alla prima e all' ultima ruota del carro.

Celeste si veste il suo nudo maiuscolo

di polvere e rami sottili

i seni foglie d' autunno.

Corre per correre, per quel fatto che le vene saltino agli occhi

sui suoi giunti di giunco.

E la sostanza che respira si faccia viva nei polmoni

fino ad ardere uno strano calore.

La musica che sceglie per i suoi umori è fluida come lei

fatta di parole segrete e quadri da comporre.

Un selvaggio quieto vivere in onda sui carboni ardenti

che ogni volta conduce dall' altra parte del giorno

al ritmo variabile di tuoni lontani e sillabe acute, fuori di sè.

Quando preferisce tacere è per non farti male.

Allora se sta zitta a lungo le dico grazie

e lei mi chiede perchè. Torniamo a giocare e tutto va bene così com'è.

Ognuno celebrando messa al proprio pianeta d' appartenenza.

Sacrificando sugli altari di lancio tutto il combustibile da sogni.

A qualche metro da terra non visti dai radar.

Confusi.

 

 

 

*

Legge di mercato

Piange un senso di colpa di un occhio solo.

Con l 'altro fruga intorno e dentro

la vita che prende il volo, con le vele al vento

anche se resta con un piede nella fossa

per un pezzo è sempre a bordo 

e va via con lei.

Ma questo punto non c' è più

all' ordine del giorno.

Solo per chi s' innamori di te

questa è la legge del mercato

altrimenti non si venda un' anima.

O il calcolo consegni al Mondo il valore delle cose.

Oppure il giudizio sia misericordioso nonostante la natura dei peccati.

Quali stratagemmi valgono la salvezza?

Ed io e tu, per chi pende l' ago della bilancia?

Vuoi vedere?  E' ancora vita nonostante si sguazzi nel torbido

e nulla pieghi al moto una natura immobile

se non le forze sovrannaturali.

Le romantiche angherie, strazianti del tempo che fugge

fanno il resto a seconda dei legami molecolari.

Chiede scusa agli atomi fino al nucleo ma non oltre

se i vincoli lo escludono, questo tipo di essere umano.

Qui riposò in pace

 

*

Primavera bipolare

Quando vive la sua vita tristemente, commettendo degli errori

che feriranno delle persone che te la faranno pagare

lasciandolo all' oscuro che mille volte lo hanno fatto loro con lui

senza pagare un perchè.

Uno sconto di pena non serve in caso di equivoci.

 

Quando sono triste per la vita che conduco

essendo così presuntuoso da pensare

di non essere mai stato invidioso di nessuno

e il mio orgoglio me lo dice

di non chiedere perdono.

 

Quando sono così debole da mettere alla prova il mio piccolo Mondo.

Quando sono odiato giustamente.

Quando sei giudice e carnefice.

Quando ti senti pronto a chiedere il riscatto.

Quando hai perso tutto quello che ti era necessario

per una felicità fuori moda

Quando pensano che è poco e non ti meriti niente

Quando sottovalutano la loro immodestia per contratto

Quando ti senti potente ed è una farsa della mente

Quando chredi che tutti ti odino e te lo meriti

Quando grido al complotto

Quando saltano i punti e il giocattolo si rompe.

Quando sono superbo, quando sono ridicolo

 

Allora penso a quanto è stato bello perdere la testa per te

nonostante tutto.

Se la testa non la si perde in due allora è un' esecuzione

dice Bukowski, fonte Facebook.

E la vena ancora pende dal soffitto

ma le voci nel condotto sono svanite

non lo conducono più dove vogliono

a meno che non abbiano un piano

da mettere in atto in futuro, che paranoia.

Ma sente che suona falsa questa composizione

e torna a nascondersi dietro giochi di parole che perde sempre

questo ciccione complessato, stronzo e miserabile, debole e ingrato.

Questo figlio di puttana.

Cos' è vero, cosa è falso?

Un vigliacco, un traditore della patria.

Una falsa primavera, una vera merda.

 

Spero di diventare meglio di così, prima di stirarci le penne.

Spero di diventare come voi, per confondermi

e passare inosservato.

Per sparire per sempre nella mischia.

 

 

 

 

*

Ministro della propaganda

Si sollazza, in un tempo fuori ombra, della sua stanchezza

coltiva la pigrizia, come un otre per l' acqua

non corrisponde una goccia alla cruna dell' ago.

Pretende la corte dell' alba, se il Sole vuole sorgere ancora.

E l' energia che lo pervade è un amore platonico

per il ventre cavo della Luna.

Attinge dal pozzo il senso del vuoto sedato.  Non corrisposto.

Costringe la forza d' inerzia ad essere reato

e la collera, divinamente assistita dal suo emisfero terrestre,

a scagionarla in pillole, in ghiandole solubili di flussi.

Prostrato dall' invasione che subisce la corteccia 

si spezza il ramo cerebrale sotto il peso della vita.

Cordone ombelicale, pluralia tantum le forbici a recidere.

Mai foglie tanto affilate o fogli su cui scrivere il percorso sotterraneo

delle radici, ebbero segni e sogni di conquista.

Quest' immane arroganza del suo esistere privilegia i toni tenui

i falsi forse della farsa.

La maschera amletica, la morale capovolta di una democrazia recitativa.

Il fantasma del suo passato ha più sostanza della memoria contingente

la natura scaltra in materia di contendere.

Moti di sogni di gloria ad occhi aperti, alcuni chiusi nel cassetto.

La missione di evocare le ginnaste a certe parole enoteca centrale

di balzi e capovolte.

Come unica possibilità di scendere l' asso nella manica

l' uso affilato di un televisore da tavolo

la trance ipnotica di un unico programma a reti unificate

bicchiere di vino di un solo chicco.

Raspa e acina il grappolo infinito fino al riso.

A sostanza del suo emergere dall' abisso, le ossa bianche

del suo costato al buio.

Fin dove si spinge arriva e non arriva, lascia ampi margini d' errore.

La colluttazione che ne deriva la chiama scrivere

a forma d' opera incompiuta, il dittatore o ministro alle semplificazioni propaganda ullteriori deformazioni come progresso in ogni settore.

Plagia, falsifica, innova, determina lui le proporzioni.

Sembra un angelo caduto dal cielo quando è esso stesso cielo e volo.

Solo l' impeto dei suoi arbitrii serve a calcolarne gli argini mobili.

Poi s' avvera finalmente il suo piano fantasma

ma non può svelare a nessuno di averlo sognato dall' inizio

quando era appena un punto all' ordine del giorno

.

Così firma col sangue il suo patto col diavolo,

non mettendo mai una croce.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Discernimento degli spiriti

La fretta spettrale della nave della morte nel Nosferatu di Murnau.

Pochi topi tutti in un una volta seminano la peste 

espressionismo tedesco, mi dice un mio amico con un miao.

Mi fa riflettere.

Quando ho perso il controllo ho spaventato qualcuno?

Io me per primo.

O venisse da fuori quel lato oscuro?

E' la materia che mi infetta.

Ma non tutta.

Anche se il veleno è in ogni cosa.

A Venezia inventano il vetro e lo soffiano.

Anche adesso puoi guardarmi attraverso

ma lascia stare, per favore, i miei pensieri

se mi frantumi e vado in pezzi, finalmente mi conosco

di che cosa sono fatto. Come twitta una ex, prendendolo a Lapo

Come le donne che possono pensare più cose e farle simultaneamente

lo schizofrenico vampirizza se stesso.

Ma lo scrivo e non lo dico. Non ne ho il talento.

Non entro in classifica nemmeno per malattia.

Se ne sta in disparte il nullafacente,

con le vene aperte si lascia mantenere. 

E la corrente mi porta dove vuole

Dalla terza alla prima persona singolare narrante.

Una stupefacenza ignorante, senza memoria e di natura corrotta.

Un grasso troglodita della vanga.

Una bestia, uno zappatore, senza offesa, un bifolco

ma non voglio guastare questa parvenza di buon umore.

Che è meglio godersela la vita non fa una piega

su qualsiasi superficie tu lo scriva

nonosatante torneremo un'altra volta 

fino a quando non ci ricorderemo ognuna delle nostre precedenti vite

e la prima e l'ultima

poi parliamo con Dio che ci mostra ogni cosa  

poi passiamo il tempo a inventarcene delle altre

poi studiamo il modo di realizzarle

poi le realizziamo

poi le studiamo sul campo

poi andiamo dove vogliamo, avanti e indietro nel tempo

e cambiamo il futuro ed esistiamo di nuovo

per no-stal-gia.

"La memoria si perde facilmente" e la seconda parte non me la ricordo

era tipo "e si usa a fatica".

Sempilificando il concetto per capirlo

perdo definizione e non sono sicuro di aver capito

quello che avrei dovuto capire, così spesso capisco

quello che voglio capire, senza fare lo sforzo di capire

quello che sarei in grado di capire.

Quando si dice "per me la vita è un libro aperto"

hai capito che è un libro, sapresti pure leggere

se conoscessi la lingua.

La compostezza della metafora è sconvolgente

La compostezza della metafora, è sconvolgente.

La compostezza della metafora. E' sconvolgente

La compostezza della metafora.

E' sconvolgente.

Ecco, adesso recita.

Con particolare attenzione al verso corrente.

Minacciandoti di ricorrere ai punti esclamativi.

Se non ti sei rotto le palle,

ché poi era una prova per vedere se saresti stato pronto a questo:

hai trecento euro da prestarmi?

Ho finito le dosi per andare in convento, le notti a puttane e champagne.

Idrolitina e coloranti, festeggiando la mezzanotte in anticipo

ogni ultimo dell' anno.  Con la coda tra le chiappe e le vene di cristallo.

Cane, evocando gambe lisce più avanti

d' accarezzare fino all' inguine femminile.

Rafforzativo che desta qualche sospetto di sessualità.

Fossa iliaca, oh corrispettivo caudale dell' ascella!

La vita è bella, la dolce vita, la grande bellezza.

Uno spazio piccolo, incontaminato, dove essere felici, almeno per poco.

Scrivere, senza pensarci troppo.

Vi voglio portare in un posto, anche se nessuno ci vuole venire

e mi perdo per strada.

Se ci saremo persi, ognuno dei pochi, potrà dire che è stata colpa mia.

A casa degli amici a mostrare fieramente scarpe nuove di dubbia fattura

da trentanove euro e novantanove

"ma che belle scarpe di merda d' altura"

e giù a ridere sugli immondi paponi.

Oppure alla finestra di casa mia, si vedono il mare e la montagna

nella stessa aurora che si scalda in alba,

quella luce rossa del mattino

con le nuvole possenti e le cime rigogliose con la neve

a spartirsi i compiti e il destino.

Il latte caldo, la tazza ed il cucchiaio preferiti

il caffè per mia mamma

la convivenza che mi conserva bambino.

Inappetibile per la fascia delle adulte, delle giovani donne.

Le immature, le irrisolte e quelle che vogliano riversare su di me 

il loro istinto materno, potrebbero sopportarmi

con alterne fortune e una condanna a restare quello che sono.

Solo mi evito ulteriori fastidi.

Come un saggio ma d' impotenze.

Oppure andiamo ad adottare il cane e il gatto

che mi faranno da guardie del corpo, tutori e segretari di partito

dopo che sarò morto l'ennesima volta

al capezzale di mia madre senza più vita.

Ma tutto si trasforma, si tutto si trasforma

e diventerà insegnante d' italiano su quel pianeta

che mio padre è andato ad esplorare prima

in cerca di analfabeti.

Quanti giri fa una botte e un colpo alla botte e uno al cerchio.

Come se la sapessi lunga ma non la sapessi raccontare

questa vita che mi scorre dai tendini alle parole.

Dio perdonami se sono così superbo da desiderare 

discernimento degli spiriti.

Magari un milione di euro sarebbe più consono alla bisogna.

 A caccia di crediti senza fare prigionieri

lasciare a terra i feriti.

 

 

*

A saggiare pozzanghere

 E' fantastica questa turbolenza magnetica nell' elica

che quasi vortica l' ala

vanivica la spinta dell' aria nell' incombenza di essere vana

sancisce la vittoria dell' etica sulla ragione di stato.

Giudica invano il pensiero orfano di storie vissute

una lezione alla volta, per sentito dire, quando cala la sera.

Il tempo trascorso con cognizione di causa

quello perduto nel fango a saggiare pozzanghere

con chele di granchio e lacci fantasma

non torneranno per sempre sulla tua strada

mio fiore di plastica, fotonica sintetica dell' anima.

Perderemo il gusto di essere sinceri

come quando abbiamo paura

ma sappiamo già come andrà a finire.

E canti quella canzone che ho scritto per te

con la voce rauca di quel ragazzo che imita Gianna Nannini.

Ma la fantasia sa immaginare così bene il senso d' abbandono

d' ammantarlo di fede.

Sull' altare del mio ego sacrifico la vergogna che mi spetta

per i difetti di fabbrica che mi concedo di nascondere.

Sperando in una tregua.

Un soliloquio semplice, un codice complesso.

La fase che attraverso è un cielo stellato con le stelle che cadono

e lo lasciano solo.  Al cospetto di niente.

Aspettando un segno con l' istinto che valga una vita perduta

o una seduta dallo pisichiatra per riavere la patente ogni due anni

quando perdi le chiavi di casa e l' ora è tarda.

La fine del mese.

Volere essere non visto.

Evitare di destare attenzioni.

Il locale con i tavoli all' aperto

o la lotta per la conquista dello spazio

il freddo inverno che mi chiude in una sostanza

le parole che provano a diffondersi

indipendentemente dalla mia volontà.

" Uno sguardo al di là del Sistema Solare".

Una cura della malattia mentale sembrare normali?

Quando la metti la virgola?

Senz' affanni per la metrica.

Costante, recedere solo in caso di crisi.

Saprai innamorarti ancora pur essendo vinto?

Le scarpe con lo strappo, la prolunga per disabili

in un racconto di Paolo Villaggio

la forza della memoria che supera gli ostacoli.

I versi di un plagio commessi dagli atomi.

Invece di studiare per essere invincibili, abbondonarsi all' anima.

Allora ci sta parlando, con la materia di cui è fatta

la merce di scambio tra noi e il resto del Mondo.

 

 

 

 

 

*

Femmina beta

Ti lascio una poesia da leggere a voce alta, amore mio

il giorno del tuo compleanno

davanti allo specchio, la mattina presto

con nostro figlio appeso alla sottana

come certi piccoli panda, goffi e curiosi della vita.

Ti lascio una poesia per quando non ci sarò più

e tu farai fatica a perdonarmi

per aver scelto come via di fuga

quell' abisso che conduce dritto alle stelle.

All' infinito.

Per aver perduto fiducia nel credere che mi avreste potuto salvare.

Solo per voi due il tempo passerà.

Io andrò dove non si piange per sempre.

Forse non t' ho saputo amare, forse m' hai voluto bene.

Ma quando hai capito chi fossi, non me lo avresti dovuto spiegare.

La paura di non essere abbastanza, vera matrice del Toro

si nutre della speranza di svelare quell' unico mistero.

Ma cosa vuoi che ti scriva adesso, con le vene dei polsi ancora tiepide?

Che fossi debole avresti dovuto capirlo al primo sguardo

quando ti confessai che avevo paura di te e a buon diritto

adesso che ne muoio

coi tuoi sensi di colpa postumi, come un gesto d' amore o un brindisi

a cerimonia conclusa.

Scadute la clausola del connubio domestico

la passione nel frugarsi a caccia di una tana per l' anima

e la prospettiva di avventure a lieto fine

cosa rimane delle maschere? Fori d' entrata per vedere e respirare.

Poi ti amo poi ti odio poi ti amo, poi perdere il controllo

di quello che sento e mi lascio portare all' interno 

di un Mondo inaccessibile solo per resistere, ancora.

Ma l' embargo del mio ego necessiterebbe

di una dittatura della coscienza che i cardini su cui poggio non reggono

non può durare a lungo

ecco perchè vi abbondono, perchè chi si abbandona

non può che abbandonare.

E va bene guida tu che sei brava più di me ha funzionato per un po'.

Ma ora ti rende la cortesia il cappio che al mio collo

assomiglia a quella collana che ti regalai

e mi tirasti indietro scambiandola per un guinsaglio.

Stringe il nodo invece di scioglierlo.

Sono morto tante volte che una di più quadra i conti.

Va, allunga le tue ossa, muoviti come sai

cerca protezione per la prole

trova finalmente il tuo maschio alfa.

Riscrivi la tua vita con parole nuove

ma conservane alcune vecchio stile solo per me

in ricordo di quando ti ero bisogno.

Che le mie lame conoscano il sangue del padrone.

Zac. Un colpo secco.

 

 

*

Agli altri margini del Cosmo

Ma ti rendi conto, c'è una luce che conduce a chiare sponde

orizzonte, utopia delle cose che non muoiono per sempre

e noi l' attraverseremo con gli occhi ficcati nelle parole

e le mani nelle mani delle monadi del pensiero

con un soffio che vada oltre la meccanica combustibile dei polmoni

perchè mi sei maestro e ti sono allievo

come acqua a quella fonte in cui perdo i sensi se la bevo

e trattengo il respiro, se m' immergo mi battezzi

fino allo scheletro dell' anima

che versa i nostri miracoli nella corrente che se li porta via.

Dei testimoni diranno, dalle rive frettolose, plurali contumacie

che si, hanno visto due corpi galleggiare con il mare che li volle

per raccontare delle onde e delle stelle su nel cielo.

Per andare in circolo, nelle vene della Terra.  

Proprio noi, dai margini del Cosmo.

 

*

Giardino segreto

Il condominio dei tuoi calici in fiore

dei tuoi germogli felici

è restio a scoprire le scale che conducono al giardino

votato a pochi sguardi alla volta

del sommo bene che coltivi.

L' acqua dei gesti sottili

la luce in raggi che pesi

producono miracoli estatici

di candidi petali, corolle e steli blindati

al tocco cardinale di dita pensanti.

Così possono cogliere i frutti

solo pochi fortunati sedotti

dai tuoi baci mirati.

Corone d' allori su colli d' allora

per chiunque ne fosse poeta.

E le mani giunte in preghiera.

 

*

Poi

-Vorrei aggiungere dei giorni

tendo ad impiegare principalmente il mio tempo pensando-

disse l' uccellino all' orecchio di Cristo in croce.

Poi sfilò una spina dalla fronte e si sporcò di sangue

il pettirosso.

Ebbe così la sua forma.

Distruggi, cancella, bestemmia, poi

perdonati ancora.

Il cielo morde le nuvole oltre l' orizzonte

per quanto può sanguinare un Sole a novembre?

Un cielo non basta per aspera ad astra.

La Luna confida nell' ubbidienza delle maree

onde e raggi a confondersi in immagini notturne

gli occhi confusi da giochi di ombre

la fase della luce in cui cambia colore.

Non ci basta vivere in eterno, vogliamo perfino ricordare.

 

*

Come in una conchiglia

La diatriba frettolosa tra l' anima e la rosa

si punge con le spine

palati a fosse, avvolti da nuvole vicine

nascondono labbra dalla pioggia

per la voglia di non dire

e stare zitte, nell' infinito della notte

che conduce a nuove stelle

ogni volta che produce chiare tenebre

a denti stretti, per trattenere le parole

che svelerebbero l'amore clandestino per la Luna,

la miseria vergine dei pensieri controluce

la tradizionale solitudine di un' anima cupa

si tengono alle caviglie del tempo che fugge

pur di tirare il collo alla fortuna

nemiche amiche in fin di vita

radici di pianura, rami al vento che consuma

la sua voce tra le foglie

con dita ancora forti scava a terra le sue tombe

da cui nascano fiori e meraviglie

ogni santa primavera, che lo voglia o non lo voglia

come il mare che si sente

in una conchiglia colta in spiaggia.

 

 

 

 

*

La mia prima cinquecento

L' ho vista piangere in un angolo, la mia amica fidata, il mio angelo,

la mia dea Atena, l' anima mia, stratega della pace.

Senza un perchè che fosse fedele alla parola data

come un dato di fatto che duri per sempre, autoreferenziale.

Tutto avviene dal niente, infranto quel patto senza di te.

Poi giurato che il Mondo avesse continuato a girare

perdere il conto degli anni che se ne vanno.

Antichi eroi di un tempo che fu.

Come tutto passa è una promessa che si avvera da milioni di anni

nonostante la tenacia dell' anima, a fare di testa sua.

Quando la bellezza ci circonda restiamo sani più a lungo

sempre meno del tempo necessario per farla nostra o che produca 

trasformazioni trascendentali in noi

ma certi miracoli che la vita ci fa

sono da considerare mistici ma senza ritorno

come i capelli al vento dei miei primi diciott' anni.

Con un filo di garbo, mai.  Ora.

Con la barba  parvenu e la faccia gonfia per il cibo e per i farmaci.

Sarebbe splendido amare veramente

ma è necessaria una preparazione lunghissima

l' evoluzione della specie.

Una condizone di luce permanente ma mobile

come liquida, coi bordi d' aria o una materia vergine.

Un' energia che si trasforma, attraversa, passa e torna

si mischia senza perdere d' identità, orgogliosa come un popolo.

Le superfici da tenere sotto controllo aumentano

prima che la mente si abitui

evitare di fare sciocchezze.

Poi verrà naturale alle prossime generazioni

studiare il fenomeno e viverlo

come si fa con le merci di consumo

ma con delle regole speciali

che ci tocchi una fase di stallo?

O abbiamo raggiunto dei picchi e altri ne dobbiamo raggiungere?

Una preghiera della sera a questo Dio strano che non conosciamo

che per enzimi sottili:

Non voglio essere cattivo e non voglio soffrire molto.

Tieniti basso, mantieni un basso profilo, mi dico.

Ma qualcosa la voglio ottenere con lo sforzo che mi posso permettere.

Che è pochissimo perchè sono un debole, con una memoria di stagno

e tutto il coraggio me lo sono giocato in una fase che mi pare primitiva

adesso che le cose si complicano.

Con alcune prove all' orizzonte, che spero il più lontane possibile

che determinano l' uomo

e la vita che conduce.

La morte di una madre senza restare soli al Mondo

è una condizione necessaria, per potere essere felici ancora

nonostante tutto e tutto l' oro del Mondo non può pagare il fatto

di avere l' anima in pace

se conosci i tormenti sai quanto vale, altrimenti restano i segni

e i profumi se ne vanno

i ricordi di vestaglie trasparenti al Sole di un balcone croato

per esempio.

Sopravvivere ha le su regole, chissà se le imparerò?

Coltivo questa povera scrittura come un ancora in un porto.

Non mi mantengo da solo.

Non sono autonomo e la mia cognizione del dolore mi mutila.

Che possa voler dire essere sensibili è una consolazione per gli stupidi.

Essere felici è lo scopo, quando capirò che il mezzo è amare?

In quale corpo, su quale pianeta, di quale Sistema Solare?

Per quanto esisterò a vanvera?

Coi miei difetti di fabbrica, peccati originali e morali fantasma.

La cattiveria repressa, la forza che latita

le scuse di plastica del mio infelice abbandono

facile e pigro come certe madonne.

 

 

 

 

*

Gioca jouer

La porzione fantasma dei miei vuoti disfunzionali

è quella da rendere allo specchio

piccole speranze di vene e di ombre

sussurrate piano all' orecchio

 

con lingua d' animali

 

ci si sente soli a comporre sonetti

e dove questo ci conduce?

Non più trafiggono i petti

certi versi pieni o in nuce

 

fossero sonetti a Madonne incoronate!

L'enigmistica che sia mistica dell' enigma

non si riduca a incrociare rime baciate

 

a voler essere legali

 

lascia, ti prego

che le mie parole siano magma

come respiri sudati

nervi tesi nel sudario

estinte epifanie che si avverano un altroquando

ché non capire e volersi bene lo stesso

è un passaggio di pregio nell' esperienza delle cose

potessero le rose dedicare le spine alla colluttazione

pungerebbero solo dita invidiose

di petali d' oro 

o le stelle su nei cieli

cadere negli occhi di coloro

a cui vogliono esaudire i desideri.

 

Certa forma sembra sopravvalutata

ma cosa credi che me ne importi

ognuno scriva come vuole

non pretenda però d' avere

le sorti in mano

del mio destino d' autore

io so cosa mi tocca

cosa mi lascia uguale

e far l'amore con le parole

è una pratica che m' anima

che le legga o che le scriva

cosa c' è di meglio dell' anima

per combattere la morte?

E' vita, è viva, evviva

la sorte che conduce 

dove vuole che mi voglia!

*

Piccole speranze

La mia presunzione d'innocenza è una comoda condotta

perseguita come una dieta metabolica a base di sangue versato

e plurali maiestatis senza io d'ammaestrare.

 

Pelle di una Luna bianchissima, con gli occhi che le fanno le fusa

guardandola a lungo in cerca di un raggio

che sappia illuminarne l'immagine

tra il porticato ed i portali, di altre dimensioni

le colonne stanche di pesare il tempio dei mortali

in segreto si lasciano attraversare da un fremito quando le tocchi

con mano figlia di dio.

Questa pietra basilare, cuscino dei custodi

viene da un vulcano che vuole ancora esplodere.

Casa mia.

Non così vigliacco da farmi prete

non abbastanza maturo da non farmi cogliere da impeti.

Padreterni da creare per un senso pieno della vita.

Mistica illusoria quella delle ipotesi

l' uomo fatto dio osa superarne i limiti

e pensa di poter credere o non credere, distintamente.

Ma che si passi continuamente di stato in stato è la mia verità.

Impermanenza all'infinito.

Non pretendo nemmeno di convincermi

sarebbe tempo sottratto alla ricerca della felicità, uno sprecare

che mi spetta di diritto comunque, in quanto nessuno.

Quello che sono, me lo sento nelle vene dei polsi certe volte che godo

di un momento tranquillo, un' estasi primitiva 

questo scorrere che non conosce ancora la morte

che per sentito dire.

Allora la mia teoria è che convenga credere a una propria bugia

piuttosto che a una verità presunta da qualcun altro

ma è troppo faticoso creare da soli un meccanismo che funzioni

e non cambiamo il nostro Mondo

tanti quanti siamo in incalcolabili combinazioni.

A volte può far disperare la sensazione che resti sempre tutto uguale.

L' ingiustizia di essere nati in un sistema

che non ti permetta di cambiarlo

è il peccato originale della contemporaneità.

Così il potere perpetua se stesso a discapito di chi non ce l'ha

che viene reso schiavo che voglia o non voglia

e il libero arbitrio è un mito dei poveri.

Forse un tempo poteva commuovermi

ma adesso sto perdendo la fede.

Non escludo comunque l'esistenza di un dio

ma molto diverso da come è stato descritto fin'ora.

Speriamo che sia fatto di un amore che lo costringa ad amare

senza risparmiare nessuno

e faccia il bene di tutti alla resa dei conti

dopo il vortice delle reincarnazioni

fino alla fine dei tempi

che è solo un nuovo capitolo

di un' alleanza primordiale, inscindibile, senza scrupoli.

 

 

*

A caccia di raggi stellari

A caccia di raggi stellari

troppa Luna tra gli strali scagliati nel cielo.

Volando da tempo, le tempie spossate

posate sul comodino

lo spigolo di turno, il buio mignolo

preludio alla bestemmia del bagno

all'alba, alle prime luci del mattino

svegliarsi in contumacia dal proprio destino

momentaneamente liberi di agire

col proprio sentire e il proprio sedere

ancora privi di udito;

inaudito il condominio dei miracoli

apparecchia una tavola, la banda la imbandisce

con prelibate pietanze, divise per alibi:

due pere, due banane, così una te la mangi

e battute del genere, senza dare di gomiti

che non abbiamo più tredic'anni oggi a colazione.

Anzi a guardami perdo i colpi.

Dalla finestra, la solida palude pallida

dove vedo perdersi gli eroi, ogni volta che scoppia una guerra.

Questi americani come mi giustificano la California?

I pappagalli di Siviglia sono più grandi dei nostri piccioni

ma le rondini

volano sui polsi, sulle pinne dorsali degli amanti della vecchia maniera

la scuola è la vita, la festa è finita

e neanche un perchè

tutto

viene dal niente

come predetto

secoli fa.

Preferisce star zitta

alla finestra

guardare soltanto

quando cade una stella

più bella di lei

poi chiede perdono

d' esser stata superba

davanti a uno specchio

a forma di vita

che la tiene con sè

riflessa che prega

di passare di là

Lei non dice mai niente

ma che freddo fa.

Ma che freddo fa.

 

Passami la ghirlanda che si consegna ai bracconieri

raggi stellari sudati sul tavolo, presi al lazzo

come cowboy, dove ieri si abbeveravano dei sogni di passaggio

e oggi io canto, strimpello garrulo

la parola sbagliata in viaggio, l'ingaggio di un significato

e offendo qualcuno e l'ingranaggio mi trita

la tecnica del fango, nel nostro giardino

ha spiccato frutti maturi da giovani rami

e siamo già vecchi, di terza mano.

Ma se mi pungo di nuovo con le sue spine

questo cucciolo di rosa lo affogo nella fontana in piazza

chiuso in un sacco.  Lo giuro.

La mia dolce metà.

La parte oscura e superba di me che ammazzerebbe sua madre.

E la sua salvezza sono le leggi del mercato.

E la notte russa tranquilla nel suo angolo di terremoto.

Chiedo perdono un' altra volta.

In questa vita.

Ma poi lo stesso sangue conosce la strada

per fare la pace.

Basta non versarlo, benedire gli altari, gli spazi vuoti

i significanti e i significati

col comune senso del pudore a mio velo pietoso.

Questi possenti cardini a quercia di radice

mantengono la porta che mi apre a voi.

 

 

*

Mosche volanti

Ho subito la rivolta del mio ego

sono morto qualche volta come tutti

a forza d'equilibrismi tra buio e luce

che non comprendo fino in fondo, com'è giusto che sia 

data la mia ignoranza ombra.

Quanto contano i fatti, chi mi giudica? Chi giudico io?

Il nostro metro di giudizio sarà lo stesso? Quanto conta un giudizio?

Si può far male perfino a volerlo.

Ma che a gli abissi del bene ci conduca la musica

prima di andare a dormire, per far pace col Mondo

una preghiera per dio nella lingua che conosce meglio

il bersaglio star bene il più a lungo possibile

misura di quel bene, il libero arbitrio di lasciarsi andare alle correnti.

Come viene il vento ogni sera a pormi le sue caviglie!

Il vento femmina delle Erinni, con molecole d'alloro

sprofondo, porgo l'altra guancia per pigrizia esistenziale, in quanto

reagire in qualche altro modo avrebbe voluto poter dire

usare più energia

fosse stato anche coraggio, buono per poi

di cui sono privo da quando non ho più una ragazza che mi voglia bene.

Ho, per avere una relazione con.

Che poi perchè vengo a sconfessarmi,

a riprodurmi di parabole concentriche, 

un melodramma che ripeto ad ogni fase di crescendo

che mi ricorda che i miei atomi si possono fondere nell' aria

ma non per forza per questo perderanno memoria di me

di quello che siamo stati insieme noi

ogni volta di morire

e se dovessimo incontrarci nuovamente

quali dolci apocalissi sono state messe in serbo per noi;

credo e non credo, come fossi poeta

un poeta di cui mi servo per sopravviere alla mia maniera

un vademecum della seta ma solo perchè ultimamente

mi piace la parola

Ma io chi sono? Segui il film che mi sto facendo,

è una prima visione, collegati su internet.

Poi niente, è caduta la linea, sono rimaste le smagliature e le virgole

ma se pensi di tornare uguale non è possibile

anche gli equilibri più allenati non sfuggono al tempo.

Le successioni fotoniche.

A caccia di raggi stellari, c'ha ragione un mio amico

come fai se ogni tanto non ci vai?

Può essere una gita, una corsa, una bisca

una canna, anche una serata storta, una boccia di troppo

un libro, un cancello, una strada, un concerto qualsiasi

ma sempre con una morale di un certo stile

che ci distingua dall'essere propriamente cattivi.

Una botta di vita che ogni volta mi pare di meritare sempre meno

nei periodi in cui sono depresso, così nemmeno m' impegno.

Quanto durano? Quanto è pericoloso parlar di se stessi

in un social network, quanto siamo più protetti qui? 

Facciamo parte del tutto, di quanto incidiamo?

Una foto così, un commento di troppo e già tutto è perduto

qualcuno condiziona il giudizio più di qualcun altro

i capi popolo, nel settore esterno. Ma il vero nodo?

Il verso di fuoco, la coltre magnetica?

Configurare un patema d'animo non avrebbe senso, per ogni perdono

ma chiedersi scusa ogni tanto potrebbe far bene, secondo i miei calcoli.

La ricerca di marketing ha dato vincenti gli ottimisti, i rami sottili 

i violini zigani, i lunghi dibattiti.

A chi mi rivolgo quando scrivo?  A chiunque mi legga, spero

compresi voi che mi conoscete da più tempo 

ma tutto questo non è un po' come in Taxi Driver

ehi tu dici a me?  E sto parlando da solo con me stesso?

E questo schermo è lo specchio.  Qualcuno ci riprende.

Si potrebbe dire che io scriva per non parlar da solo

che alla fine sono un po' le Nozze di Figaro

mi suggerisce youtube

che poi parlo normalmente, non è che non parlo,

è che spesso preferirei star zitto

invece di scrivere non mi passa mai la voglia

nonostante tutti i pericoli e gli inevitabili equivoci

ma chi ti calcola, per intenderci, delle volte fosse un boomerang

liberarsi di tutto, so che qualcuno ha fatto una brutta fine

chissà cosa avrà da dire? E poi sono le solite.

Due passi più vicini al Sole e mille flessioni nel fango

e mi hanno raccontato che c'è  stato qualcuno

che arrivò a parlare con Dio

che non aveva ancora un capello bianco, dopo, subito dopo

pure la barba, tifoso di tutti.

Alla fine che sia stato dichiarato schizofrenico

è una distanza che mi autorizza a fare quello che faccio

con una certa maieutica 

chiedere perdono è parte del mio compito

e ognuno ha il suo ma mi sento protetto dall' invalidità che indosso

come se fosse comunque una buona scusa per non mettercela tutta

il fatto che ogni tanto è pure che mi manca la voglia, la forza di volontà

di alzarmi dal letto come metafora

vado in letargo come un grasso koala, un favoloso panda

ma i miei sonni hanno natura caotica, che mi turba da sveglio

non sono buono per niente come credevo prima di ammalarmi

posso essere cattivissimo a dar retta a certi pensieri che si compongono

di cui rifiuto la paternità anche se la prova del DNA m' inchioda

ai miei cardini di bronzo.

Avere un certo contegno, una certa educazione aiuta.

Poi perdere il controllo, entrare in una dimensione in cui è alterata

la percezione della realtà in un modo in cui ti rendi conto

ma non sai come, tenendo da parte le voci per ultime

come mostro finale.

Ogni tanto per ridirmi chi sono togliendo le rughe, lasciando le ombre

a fare il mio gioco.

Che figura!

Tutto combacia, la vita continua, il pensiero fa paura, sia libero

che in carcere.

Mi avverte il foglio di carta:

l' amore è un' ancora

sangue per cuccioli

miodesopsie dell' anima.

In appunti fantasma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Nucleo

Stette l'assalto prigioniero della soglia

incorrotto ma mai più fertile ai prodigi del giorno

come madre artefatta, una casupola per animali all'aperto

coibentata, con una tana di topi sotto, a tregua di cane corso

il mio Ulisse in ritardo dai pascoli d'altoforno.

La breccia che interruppe il lasso di tempo si produsse in vademecum

per visitatori dell'asfalto, stagionati di pioggia montana

fin dove arriva la bruma, a valle sul lago

strapiombo di un coito ghiacciato se la cascata lo ingorda

se lo stantuffa a sbalzo, conato di tutta una vita che si scioglie.

Quintessenza del suo fiordo, una fiaccola per volta, a decimare 

le pigrizie dell' inverno tutte in fila sulla coltre, in culo alle nuvole

latifondi di condensazioni a sublimare qualche passaggio di consegne

che non trovano oltre l'ancoraggio

e si perdono gli occhi che le guardano di sbieco

gli io che passano in rassegna, al setaccio delle greggi che contano

per addormentare le coscienze a una bestemmia di dio che abbia forma

di un dio che si possa pregare restando mortali.

Poi se ne alza uno, uno non proprio qualunque, tra gli astratti

e si concentra in una materia che abbia un' ombra

per accorgersi del Sole e poterlo indicare.

Tu sei! Senza sapere ancora di sè.

Tu sei! Strappa il velo, conta i pezzi, si accorge dell'abisso che li separa

e perde memoria del principio che li unisce.

Ancora più forte, prende il cielo e lo sfascia in favore delle stelle

al suo capezzale perchè possano prenderlo prima che cada l'energia

del suo ultimo respiro e torni in circolo nell'atmosfera che da i brividi.

Prima di capirsi, di impararsi dal sogno in cui si sogna

ha bisogno di altre vite d' attraversare di cui non conserva il ricordo.

Così si perde nel Samsara e i corpi in cui s'incarna a misura 

dei suoi vortici irrisolti, lo distolgono dalla ricerca della sua vera natura.

Perchè l'anima resti la sola a cercare la strada di casa

col principio che la illumina oltre il buio delle cose

lo spirito che trascende la materia vivente, la rotta muta del ritorno

è necessario che muoia alle sue voglie più antiche

col rischio di mai soddisfarle, in caso di oracoli, a scanso di equivoci.

Con l'amore come costante perpetua, per giunta a rigor di logica.

Le manie di grandezza dell' atomo da una parte

dall'altra la speranza suprema del nulla, nello stesso nucleo

ai ferri corti.

Il caso limite, limite il caos e i nostri giorni stuprati.

 

*

Decrescita felice

Lo schermo può essere uno specchio oscuro

se sei grasso belle scarpe

e una certa vergogna a mangiare in pubblico

che dipende dal posto

quanto da chi lo abita ti possa guardare

con certi occhi di cui ti dimentichi, compiuti diciott'anni

come fosse un piccolo regalo che ti sai fare

tuo malgrado

piangendo tutto l'oro del mondo in piccoli grani

della tua luce qualunque.

Qualunque preghiera che abbia bisogno dell' ombra

il sole conduce a vita nuova, nei pressi dell' alba.

In un blues come si deve ad un certo punto dovrebbero bestemmiare

e non conosco l' inglese e non capsico se questi lo fanno

che sto ascoltando, sono i Pink Floyd

mi pare, fumo, penso, scrivo, non voglio dormire subito.

Ci conosciamo come fiori di giunco che ondeggiano al vento

di qua e di là dalle sponde dello stesso fiume.

"E mi pare ci voglia un certo coraggio a scriverlo"

mi fa vergognare scriverlo

sapendo che solo tu capirai che le parole possono seppellirmi

a quel punto lo scrivo lo stesso, l'ho fatto, l' ho scritto

facendo così con le dita , alludendo alle virgolette

e un po' mi perdo in chiacchiere, naturalmente non so chi sei

immagino.

Ma con un sorriso tra gli argini

su una piccola zattera roca depongo le armi

che se le porta il vento dove gli pare e le correnti, punti e virgole.

Con una battuta del chiasmo che non voglio ripetere.

"," Come un libro che inizia così, ho sentito dire da in arte Morgan

maiuscola o minuscola dopo la doppia virgola?

,, un incedere di pedone a baionetta, a spada tratta

quel coltello da fondo con la schiena pesante ed il fiato sottile sul filo

che fu di Damocle in un precedente destino, passato da un attimo

che ancora s' incarna in certi raggi sottili che trafiggono gli occhi

"con eccesso di stile" da certe persiane

da lontananze appena socchiuse.

Mi disadorno per voi, come il sacro cuore di dio

dioCristo Cristosanto santiddio.

"Come un angelo caduto all' Inferno" in una canzone folk

con gli speroni, può sempre sperare di farli fuori ad un tavolo da poker

o al bancone di un saloon, certi debiti con i demoni

che non sentono ragioni che non siano tabù.

Come un diavolo trasceso in Paradiso non sa cosa farsene 

di tutto questo perdono

così io mi costituisco di materia nello stesso modo in cui tutto il resto

mi costituisce di materia e contemporaneamente

tanto che non mi accorgo delle imprese che si compiono, duplici

come piccoli miracoli psichiatrici da curare con i farmaci

convinti di non essere creduti nè credenti in questa forbice

di tempo e di spazio. Una decrescita felice.

A rigore di una logica senza rigori di sorta

a meno che non sperimentati in tempi di magra, una vita stretta 

che non lascia respirare a fine mese, con incautela polmonare 

personale che non ammette compromessi

o entra o esce, l'aria

trattieni quanto vuoi, fa la prova adesso come un bambino

un blues della Madonna canteresti senza distrarti

rilassati, non cercare di capire, fa finta di niente 

aspetta un assolo il mio delirio notturno fino alle tre del mattino

conquista uno spazio tutto suo nella radura composta del giorno

e della notte consuma i fotoni, chiamandoli pixel.

Un futurismo di cui si pente cercando anfibi con la chiusura lampo

su internet e percorsi con acqua alla gola.

Un piccolo viaggio, un breve viaggio di cui ti racconto tutto

senza nemmeno una foto mentre tu arrivi

neanche una parola ma un sacco di foto bellissime.

Allora montiamole insieme con un po' di musica per loro

per i figli che non vorrai da me.

E non lo faremo alla Lili Marlene 

e andrò da solo a sentire i Baustelle

o con qualche fratello e sorella che riesco a convincere

convivendoli insieme i miei incubi come in un film di Nightmare

in cui non muore nessuno e perciò non fa più ridere

la tragedia  di essere salvi.

 

 

 

 

 

*

Non essere non essere

Sai come si fa l'amore

su un letto di fiori dai colori diversi

e la cosa che li unisce è di avere i petali dispari

da consumare in andirivieni

 

Sai come si fa l'amore

presi a caso dalla voglia di concedersi

un' ultima possibilità di essere felici

prima di morire ai giorni in superficie

 

Con le radici nel cielo notturno

sai dell'amore per le nuvole e le stelle

e le foglie sugli alberi e i rami a deciderne le trame

da consonanze di linfa e vortici

 

Fotosintesi del mio ego fosse l'amore mio per te

crescerebbe forse un desiderio di dio

per pregarlo che ti avveri in questa vita

ma non sono degno e non basterà soltanto una parola

 

Così non sarò salvato com' è giusto che sia

il mio involucro da conservare sullo scaffale

con le altre bottiglie vuote

che userai per inevitabili messaggi

 

Sommerse le scintille in due occhi di plastica

per guardare il panorama senza dar fuoco alle pagine

vedo la strada gobba e bianca del condannato a morte

come fossero le tue labbra, il dolce cappio delle idee

 

La  seta di certe immagini è una sotteveste che indosseresti

la prima notte di nozze non fosse altro

che per conservare la pelle dagli inesorabili passaggi

di mani tese nel viaggio alla scoperta di sè

 

Il tuo scheletro puoi ben dirlo è di una fattura straordinaria

lo si capisce dalle nocche, dalla conchiglia del malleolo

alle caviglie, dalle vene dei polsi alle tempie

essere o non essere col tuo teschio in mano

 

umano da milioni di anni

eviterebbe inutilili resistenze da parte di possibili risposte

mortali ed immortali

 

 

*

Soffiando giunchi tra le labbra

Su quale cielo hai aperto gli occhi stamattina

cercando di restare assente

il tempo necessario a sentire tutto più dolce

questo scorrere delle immagini al centro dell' esistenza

con la coltre degli alberi a confine del Mondo

la voce che ti governa, assente, in silenzio da giorni

movimenti umili si compiono esatti in strana traiettoria

con i flussi stellari nel quadrante dei reami

dove lo spazio profondo, con un'anima di vento

resiste al niente.

E tu lo sai e corrompi le guardie pur di non farmi bruciare

al rogo dei mie guai, gli unici peccati mortali

che commettemmo per sbaglio, appesi al contrario

alle radici dell'albero del bene del male (e del tutto).

A furia di voler essere Dio con la lettera maiuscola

questo giovane papa seduce il pubblico con effetti speciali e io sono

tu la prossima volta che avrai perduto la via

nei pressi di una storia mai nata, che ho voluto inventare

per non morire un' altra volta, prima del digiuno da una trama

che mi lasci freddo e senza nome, un' invocazione alla bellezza

che possa graziarmi come omaggio un altro corpo

dove invecchiare in pace

o avere il tempo di scegliere di essere immortale.

Ma tu che dici, più non parli

soffiando giunchi tra le labbra

a più non posso, in riva al fiume che si eterna

paradigma dello scorrere.

Ed io invece non posso più, a paradigma dello scorrere

in riva al fiume che si eterna.

 

*

Skateboard

Immediatamente dopo una piacevole sensazione di tasca che si vuota

ecco le mie palle per terra

mai che me ne vada una dritta

la discesa sullo scheletro della ringhiera affilato come un' anima

non m' ha lasciato scampo

hanno ripreso tutto con quella telecamera che vede anche al buio.

Sono fottuto, fino all' inguine.

Non potrò più coronare il mio sogno di essere gallo nel pollaio

re del parco a bordo (internet) di skate.

Ma l' inutile tristezza non prevale su di me 

con il canto la tengo lontana

a parte le madonne a filo d' atomo, il dolore nelle viscere

e l' inerzia dei binari

da quando all' ultima ragazza ti desti per malato

come un furto di plastiche al mercato

per ricomporre una statua da eroe contemporaneo

che potesse indicare la deviazione nel bosco

alle moto che passano in due con il fuoco nei lombi  

e le tracce sui sederi di entrambe le stagionature.

Come cowboy a conoscere (le vacche) i pascoli

cavalcando purosangue coi cappelli al vento

e le braccia toniche da palestra di pilates.

Vergognatevi di essere nati! Ai miei due cani che mugolano

per il dispiacere di aver dovuto cacare in salotto, mia madre

quando avrebbero preferito il solito prato duecento volte.

Ma che vuoi siamo così sedentari noi fratelli dei cani

da non avere la verve per fare i padroni.

Così se qualcuno impara qualcosa è dovuto più al caso

che ad una strategia del mercato, una remissione di peccati.

Ma poi ci si osserva sempre tutti

non foss'altro per scovare i punti deboli.

Tra l' altro sono cose inutili che non influenzano il Sole 

e domani infatti è un altro giorno.

E chi muore per amore è uno dei tanti

ma saranno quattro gatti, in tutto, sparsi per il Mondo

i più corrotti, i meno astuti.

Ecco che arriva l' ambulanza, mi raccatta gli elementi

compatta tutto a capotavola mentre mi stendono

i miei cani mi seguiranno di corsa, abbaiando fino al pronto soccorso.

Fedeli come sempre.

Il video ha avuto un milione di visualizzazioni in pochi secondi

ma chi l'ha girato non è mai diventato ricco

forse perchè i cani bestemmiavano sotto i baffi

perchè non li facevano entrare

e la chiesa c'ha fatto mettere il bollino rosso.

Credendosi una star va via cercando la sua identità, il regista

in un deserto solitario

campo lungo 

lei che canta che non tornerà

la memoria che lo stanca mentre perde un' altra possibilità

di riprendersi una vita

ride piano ad occhi chiusi

ma qualcosa sta cambiando

nell' istante in cui svanisce, la musica cresce e partono i titoli di coda.

Aprirà gli occhi in tempo per vedere gli spettatori lamentarsi.

Fare esperienza del giudizio che rivelerà la parzialità dei capibranco.

E poi piano sequenza fino in bagno dove si fa una pera

con lei che gli regge la fronte in bianco e nero.

FINE.

 

 

 

 

*

Penna bic

Tutto acceso il silenzio di stanotte

le parole solo arrese ma non morte

i turisti per le strade le ricompongono sui muri

in graffiti che parlano d' amori finiti nei canali.

L'aria che si respira non è uguale.

Sembra anzi di potersi incontrare.

Ma calcando la mano fino a Sant' Elena

sabato pomeriggio, il gelato, la passeggiata col cane

sembra di stare a casa,  la stessa ansia che non accada nulla

anche se lo sfondo è la cartolina che avrai per Natale

dallo spazio dove sono morto per poterti aspettare per sempre

come credetti che fosse il solo tempo necessario.

Gli stivali di gomma per calpestare San Marco

dopo una bomba d' acqua.

E dopo una bomba di vino, scalzi, la ringhiera per cacciare l' anima.

Come passanti, come passati di moda.

C' ho battezzato il mio primo figlio lungo la scogliera del rasoio

posso ben dirlo se cade a picco questa lama di taglio,

la falce della Luna che viene.

Per il resto le solite tue vene ad ampia portata

con il sangue pompato di potenza da un cuore infedele.

Quisquilie se mente.

O quisquilie che menta?

Con la bic scarabocchio una gondola.

Uno spritz due euro e cinquanta.

 

 

 

*

In caso di fuga

Un suono della domenica questo barrito delle nocche

come gracchiano certe dita che non trovano pace

forse nella neve soffice dei Prati di Tivo

forse un indice o un pollice

non ci sono più a trovare ristoro nel freddo

atavico, di bosco antico di fessura

dove genera materia di sogni inconsulti

la paura dei lupi, delle streghe delle sorgenti

a farsi il bagno di notte nelle pozze

oltre le rive della Luna

cantando le canzoni che spaventano le greggi da bambine.

Prima delle unghie, prima dei canini.

Ma l' amore tempra l' ombra del bastone

la curva sulla strada da percorrere

riconoscendo i sassi fino a casa

e le gobbe dei cani da pastore, bianchi come il vino.

Sopra un bel prato ti aspetterei

con tutto il cielo necessario, di spalle, a coprire le tue, in caso di fuga

la prospettiva che le nuvole cambino di forma

appena sotto i tuoi occhi, a trattenerti oltre i limiti.

Come confonde il vento quando porta certe sillabe

appena il Sole va via

c' è la sera che vuole parlarti

ma non ricordi la lingua.

E ti scricchioli le ossa, scacciapensieri

per capire dove mettere le virgole

e gli accenti, sulle vocali di provincia, da pronunciare.

Un bacio sulla guancia come se avesse sete e ciao.

Tutto da rifare dal principio.

 

*

LateNightTales

Leggo

 

Dove scioglie le parole che ascolto farsi gocce

con rispettoso silenzio, il candore represso di una nebbia

che solleva la superficie del lago, lo specchio che emerge dagli occhi

la paura di essere svelati al cospetto, di chi ha vissuto più di noi

fossero anche cent'anni.

Le stesse acque con parole diverse d'attraversare

col vento che soffia oggi e i rami sugli occhi

i racconti notturni attorno al fuoco che affonda la nave

che ci avrebbe portato in salvo, all'altro capo del Mondo.

E invece giro in tondo, da solo, questo topo in gabbia

arroto la mia lingua alla ruota.

Come un' icona degli anni cinquanta nel pianeta dei sorci.

Con le notizie di prim'ordine al secondo posto, subito dopo i soldi.

Adesso i prezzi so cambiati ma le gabbie c'han le ruote

come i topi di una volta dopo che abbandonarono la campagna

in cerca di fortuna e gloria e incontrarono Pinocchio sulla strada

per la grande Pera, che Pazienza mi perdoni se sto pensando a lui

in fin dei conti che potere c' ha una parola? Una parola di più?

Tornando ai fatti, si riebbero subito

non appena fu effettuata l'analisi logica

"dalle caviglie di paglia" fu il verdetto della giuria a piè di pagina.

Per buona condotta si fecero ancora, quei fatti

è così che avvennero, di nuovo.  Forse senza nervi.

Ma chi potrebbe dirlo adesso?  Che non si fanno più i fatti.

Ma le chiacchiere.

Il cerchio prende fuoco quando si restringe, un ulteriore vantaggio

per l'acqua che cade sempre sul bagnato

evita di spegnersi nel rogo e chi l'attinge ne faccia buon uso

a partire dalle onde.

A camminare a caso ci si perde per le strade ferrose

e anche le parole che dico, che dici, prendono certi versi

che non so se sto parlando a te che non conosco affatto 

o a un altro me stesso, non so se ti è capitato mai che l'inventi.

O ti sia accaduto veramente.

Come adesso, forse, se mi ricordo bene.

-Che fame- dici. 

-Non c'è  il pane e il forno è spento-

Gli inquirenti mi diranno cosa fare nel lasso di tempo 

che precede l'impatto.

Lascia che la musica ti suggerisca le parole

come nell'ora di educazione musicale, alle medie.

"Speriamo di fare le pozze per terra".

Il gruppo di riserva alla parata nazionale dei coriandoli.

Come eravamo belli, quando ci ho immaginato

coi capelli lunghi e le barbe.

C'era da ridere, da essere felici, su quei palchi alla deriva

le divise con le stimmate. 

I ricordi.

Un sudario degli addii.

 

*

Notti di turno

Quale versione di se stessa darà in pasto ai prossimi cipressi

prima di risorgere dall' ombra di una pietra portata fino in cima

dai soliti fessi, che subiscono il fascino di una tregua continua

ai margini di una guerra fredda, di cui lei racconta la storia delle parti.

Chiunque ne venga a capo, può dirsi custode di un segreto di sciarada.

Ma la versione del perdente, raramente siede a capotavola.

Il congresso stabilì per tali reati un risarcimento temporale

da scontare ai lavori forzati per Natale, dell'anno del poi.

Così quando applicai la stella alla punta dell' albero

la scaletta che mi reggeva non resse l'abbondante prima colazione

e rovinai a terra tra le palle.

La bestemmia dietro l'angolo, il contegno da cognato

lasciai che proseguissero gli altri, ne approfittai per fumare.

Dal balcone della cucina si vedeva bene l' ospedale

meglio che avere turni di notte.

Mi misi a sedere contemplando la pianta grassa nell'angolo

rigogliosa, quasi gradassa con i suoi aculei puntati

vuoi fare a chi è più grasso?

Ci vuole un goccio di vino ma va bene una botte.

Quel rosso che abbiamo preso a quella festa del vino

dove ne bevemmo un sorso e subito ci piacque.

Un bel bicchiere e uno spinello, pieni a dovere.

Con sguardo sull' ospedale, sempre meglio che avere notti di turno.

E tra poco si mangia e m'è venuta una gran fame.

Gnocchi al ragù di cinghiale, spezzatino di cinghiale con funghi

pizza dolce e frutta, non bevo caffè e il nostro solito fernet per digerire 

anche i sassi.

Una passeggiata per il corso sotto la pioggia

una coperta calda per tua mamma

tirare i remi in barca aspettando la mossa del mare

razionare l'acqua sembrerebbe normale

non foss'altro che diluvia da due anni luce e siamo naufraghi solo

il tempo passato a sognare le rive.

E tu che non dividi le tue provviste

ma la cosa non finisce qui, è proprio prosegue.

*

Quel poco che basti

Dal folto dei rami-vascello, il lato del vento nel bosco

nel cerchio del cosmo, con la lettera minuscola ancora in orbita

e le foglie a vele spiegate subito dopo la virgola

parole confuse con l'aria che si respira, fumando da poco

a piè di nuvola, la montagna sotto può testimoniare:

le tappe del vostro rancore confusero.

Dove ci siamo lasciati? Perchè non mi rispondi?

Narciso lo chiederebbe allo specchio?

Qualcuno lo riscosse.

La tosse di sua madre.

Non basterebbero le occhiaie al mio sintomatico mistero.

-Vedevi le pareti verdi e volevo buttare l'erba nel cesso

poi continuammo a fumare e i colori tornarono normali

grazie al Sergente-.

Che volete che ne sappia lei, delle mie nozze d'argento

quando versavo in un fiume di lacrime le mie ultime molecole

con le catene dei polsi morse da topi ammaestrati 

a non ammettere ossa, nella dieta.

Essere affogati in un bicchiere d'acqua

che non ha bevuto nessuno, il caldo estivo clandestino salpato da poco

oriundo di dio che schiera con parsimonia

la tua arma preferita non è la fica

per colpire come vuoi

ma sai essere una manipolatrice con chi lo accetta

perchè non neghi la possibilità di un lieto fine

nonostante le vendette, a chiunque ti preghi

piccola madonna di pane, lievito madre, arco e saetta.

E mentre scrivo t'invento a somiglianza di chi voglio

oppure lascio andare, apro tutto, smarmello, come Duccio in Boris

e le vene si riempiono di niente, lo schermo scricchiola 

e i tendini si svuotano di materia oscura

trattengo a fatica una pera

anzi no, scoreggio, sono un porco.

Poi medito, espongo sulla mia pagina facebook

il mio ultimo parere sulla condizione dell' uomo

nel giro di mezz'ora

sette mi piace e un commento:

giù la testa coglione, James Coburn.

Senti che musica

si faceva una volta

con l'anima.

Poi pur di diventare famosi

si lascia che l'anima non serva più a fare musica.

Perchè l'anima può essere d' intralcio se lo scopo

è diventare famosi

anche una bella morte può rendere giustizia

ma godersi la vita sarebbe la meta da raggiungere.

Poi che vuoi i metodi ortodossi sono desueti

adesso va di moda la corrida, basta che si competa

in qualsiasi materia

il premio finale, il sogno americano.

La filosofia del gratta e vinci a circuito chiuso

guai ad uscire dal gioco, si muore di overdose

si rimane emarginati per tutto il tempo necessario.

Ma ci sono altri giochi che possono essere giocati

con delle regole da inventare insieme e il modo di superarle

scongiurando massacri.

Basta poco per essere felici

basta trovare quel poco che basti.

Un piccolo elenco di doni preziosi che vi risparmio.

 

 

 

 

 

 

*

L’attrazione del vetro

Dalla finestra che sussulta s'attarda primavera

fa leva sui cardini per socchiuderla

alla contraerea del vento.

Ma un picchio testardo salta come un grillo

ha l' attrazione del vetro

d' altra parte che traspaia un desiderio

dev' esser pur vero se respiro

e in quanto al fatto che io creda o meno

non devo essere l' ultimo a poterlo dire.

Poi se si avvera la tua conquista del Mondo

lasciami pure un posto in prima fila

osserverò con attenzione, ne parlerò con Dio

alla sua prossima replica

fosse per me, buone dalla prima all' ultima. 

Tanto io non cedo, non ho fede

forse in punto di morte pregherei di attraversare il Bardo

insieme a voi in un tempo che si ripete

ma altrove

zingaro di possibilità, di vuoti da percorrere in ogni direzione.

Ci penso solo per un attimo

non appena mi si allargano le scarpe cammino fino alle molecole

più vicine e le sciolgo nell' acqua per le vene

a collaudare certi vomeri da prato in salita

certi condotti di ossidiana bianca

che la retta via era smarrita a caccia di una preda.

A ben guardarla la ferita, si capisce che c'è passata una lama.

Per questo più non sanguina.

 

 

*

Vitamine e cocco bello

Non essere invidioso di me, vado verso il peggio

come chi invecchia definitivamente

e non avere pietà per me

la vita che oggi mi sceglie l'ho scelta tanto tempo fa

quando la trasparenza le donava le lusinghe della profondità

degli sguardi ancestrali ai cieli notturni

e la sabbia fina nelle scarpe potevi immaginarla ai piedi del deserto

essendo tu stesso sabbia da mandare al macero

prima di fare il bagno alla seconda secca

dove per toccare di nuovo, la tregua si allunga

intervallo di tempo a redigere il vademecum delle distanze limitrofe.

Con gli ombrelloni sempre più piccoli, riparati da spicchi di sole aperti.

Acerbi di riflesso sulle schiene balneari e loro glutei.

O i seni delle sei, pre aperitivo, post lauta ricompensa di sguardi fugaci.

Il bicchiere della staffa sempre a briglie sciolte

rum scuro nel mio rum e cola

chè una sostanza abbia a confondersi con l'altra a partire dal colore.

Il mutuo soccorso dei tuoi occhi alle nocciole

il profumo di cocco sintetizzato sulla pelle bella ancora in vendita

Vitamine e cocco bello. Un leggero mal d'Africa

il tropico del Cancro, la porzione magnetica di una vista con camera

una custodia segreta per i segreti dell'anima. Alcatraz, senza vie di fuga

a parte lo scivolo degli occhi. Fusa selvatiche in orario di visita. 

Ma guai a chi la tocchi oltre il tempo che lei stessa stabilisce.

Per mantenere il controllo sulle viscere tenersi strette chiappe e denti.

E fare finta di non avere mai fame.

Salutare da lontano, con la mano, prodursi in ampie gesta.

*

Nel buio

Iniziammo a contare i danni in anticipo sulla tabella di marcia

falsando i pronostici a nostro vantaggio

così quando venne il momento di saldare i conti

non avevamo gli ingranaggi

per abboccare il sistema a fare i suoi compiti.

Tutto si risolse in un arrembaggio, in slowmotion, ai sensi di colpa

per chi non ne aveva avuta abbastanza, ad una veloce via di fuga

per chi ne aveva piene le tasche.

Ritrovandoci in mezza a una strada, con gli occhi da gatto

e la coda da cane, non tardammo più di un attimo

a provare compassione.

Che ci sciolse la gola a furia di bicchieri:

-La corteccia bianca di betulla non arde prima che cali la sera-

-Il giunco piega a destra sotto la tua finestra

quando il vento soffia da nord a est la mattina presto-

E il vino intanto scorreva a fiumi.

Perdere il controllo, perdere il senso del pudore, i freni inibitori, ridere

ridere senza vergogna da sganasciarsi le palpebre

la pelle crepata degli occhi

le postille a una buona educazione cancellate con ordine

senza una solerte ricognizione

i dispersi non possono essere dati per morti

ma il tempo dilaga, dilata vuoti 

statistifica le statistiche su egregie memorie di base

conduce alla pace certi moti interrotti

come un tramonto in prima pagina

convince la luce del giorno di essere alla moda.

Fare a meno di tutto quello di cui riesci a fare a meno

potrebbe rappresentare un tributo alle forze dell'ordine

tipo le arti marziali, i piromani delle colline in fiamme

che considerati i fatti, suggestionati dai cardini

non tornano normali in qualunque condotta.

Astemi di forpici. Brancolanti nel buio a furore di tendini.

 

 

 

*

La molecola dell’attore

Da questa distanza la piazza è vuota

la molecola dell'attore che frequenta campi lunghi

se ne accorge dal rumore

dalle onde, se la barca vada a fondo.

Se ritorna una musica flottante dall' orchestra dei padroni

puoi sperare in qualche briciola di suono

al tuo ritorno, perdute sponde, col vento a digiuno

di vele spiegate al mattino presto, che applaude.

Senza vortici.

Sentirsi perduti, in un angolo di cielo convesso, spenti soffi.

Eccola quella povera Crista che si sfila chiodi come viene.

Ha un'anima coi buchi.

Quanti attimi dura questo senso d'infinito passato da poco?

E' un brivido di capelli corti lungo la nuca.

Una caduta da un ginocchio all'altro

prima di spiccare un salto verso la fase che attraversi

con le dita contromano sul verso della pelle

a fare mappa con le vertebre dei tuoi ultimi addii, voltata di spalle.

Una posa che ti arreda come quella rosa rosso sangue

sulla tua maglietta nera quando fili

via

d'estate e la stagione che viene è un evento secondario.

Di cui scorderò presto le sedute con la Luna, dopo cena

alla finestra.

A spartirmi la lezione:

L' uso comune della corda per il collo.

 

 

*

Bastone da passeggio

L'acrobazia della mia carta straccia

è di sentirsi utile 

come certe foglie di alloro

a macerare sulle tempie degli eroi.

Correre, col senno di poi, gli sarebbe mancato

e il rifugio Garibaldi, coi suoi adagi

le foto con gli amici

la natura magica di certi bastoni da passeggio

trovati di passaggio, lungo la via.

Mi piacerebbe rifarlo in vostra compagnia

se non fossi così fiacco.

E' una vergogna che non deve durare ancora a lungo

se lo so ancora fare

l'oso ancora fare sarebbe stato eccessivo

inabile al lavoro di badare a se stesso

anche quando volesse dire non saper sopravvivere?

Me lo devono spiegare per il verso giusto

con esempi marziali che non lascino spazio ad equivoci

una famiglia patriarcale a Natale, davanti al camino

o studiando le formiche nel loro habitat naturale

a metafora del nostro sistema

cercando di non calpestarle vive.

Mi osservano senza conoscere i miei pensieri, da vicino

sarebbe già più sopportabile 

ma che voglio scrivere se non ho l'anima?

Non lasciamoci male tutte le volte che dobbiamo andar via

incontrarci di nuovo sarà più agile nervatura.

 

*

Discorsi

Ci accorgemmo del suono del missile

solo quando il cielo si fece antichissimo

e perdemmo il senso del discorso

non appena cadde il muro

poi di traverso le scale del duomo

fino a prima di curvare a sinistra

verso le radici dell'olmo, dove la fontana è vuota

ma un canto bellissimo come appeso ad un cielo antichissimo

ci prese ancora in volo.

Sulla piazza, dalla terrazza da cui si affacciano gli sposi

che si sposano in comune.

La fanfara coi suoi leoni mansueti a poetare

chini.

Stavamo parlando dei gruppi che ci piacciono e se conoscevo Iacampo

le litanie salmodiate a costituire la matrice

di una dinamica confortevole

o di quanto fosse sperimentale Anima Latina di Battisti

e che Carmelo Bene esagera a prendersela coi vivi.

Convenimmo, di buona lena, con le Moretti sui gradini

vuoti a rendere l'anima a Cristo.

Per un tozzo di pane, un bacio sul collo, una mano al culo

due seni sodi e una cuccia dove dormire.

Le manette di rame, la chiave tra le labbra.

Dobbiamo scappare, prima che campino in aria.

Certi discorsi che non finiscono mai

l'alba e le rincorse tardive

ma va bene così se la montagna ci sta saziando

mentre la guardiamo da qui

e quello che ci qualifica non è materia che possa essere data via.

Con un solo si.

*

Inutili

Un Cosmo redento da conservare in un chicco di riso

da spezzare coi denti come fosse veleno

quando occorra svegliarsi in fretta da un lungo sonno.

Ripetere oltre la coltre sghemba dei soliti pensieri

che anche questo dolore passerà

la cordigliera dei pregiudizi scalata a primavera

con le mani legate dietro la schiena

per tenere le dita lontane da attriti proibiti

e disfarsi dei nodi solo quando il vento li sciolga 

a misura della sua volontà.

Di là una vita nuova tutta ancora da confondere

al ritmo di certe probabili sconfitte

che resusciteranno la carne alle ferite

che non possono sparire fuori dai guai.

Per tenere l'anima in asse con certi sogni di luce

che illuminano la strada da percorrere oltre i vizi di forma

cercare l' attesa dove si pente dei momenti perduti

ed avere una quiete allenata ad ogni tipo di tempesta

sulla punta della lingua, dove le parole d'amore sono meno inutili.

*

Aggiornamento a prima del danno

I dazi di forma, la calotta magnetica,

scolpita in calce a la forca, una stella cometa.

Piramidi aride d'invidia setacciano il cielo come fosse sabbia

negli equinozi di terza mano.

Il pensiero fugace di una goccia che cade

la superficie delle onde che rimargina ferite

e il collo di Ramòn pieno di sangue

che vuota il sacco negli anni bisestili.

Poi ricordo tutto di fretta e i dettagli vanno a finire fuori dell'orbita

dove il buio crescente non vuole figli

che rinneghino le madri sugli altari

o brevi storie di morte a firma d'oro postuma dell'autore

da tenere dove dondola la sedia e fa rumore

come a ghiaia di calesse o il verso delle ghiande in festa

nei falò su in collina, pieni di gloria.

Domattina poi finire la lezione col camino 

a chi scalda meno

tirare le mollette giù dal terzo piano

dare i voti ai culi che passano in cerca del primo premio

lasciando il buon gusto fuori dagli schemi

a latrare nel cortile, attaccato alla catena.

Poter essere cattivi col pensiero, buoni in controluce

presi per veri dalle clavicole della sera

poi di notte sparire negli ossequi delle tenebre

e a mente fredda salpare dalla sponda del mattino

come arresi al vento che soffia.

Così, senza un filo di trucco sei bella.

A furia.

 

 

 

*

Che doni a noi la falce

L' oscenità con cui mostra le sue ossa la mia storia

è uno scheletro nell'armadio

che pratica la danza della pioggia sui tizzoni ardenti

e col cuore in fiamme, a patto che il soffitto

non sia un cielo stellato, d' attraversare

tutto d' un fiato, ad ali spiegate

ma la conseguenza di una propria opinione non proprio affidabile

sintassi di una regola astrale di proporzioni più grandi

e più distante, tanto da sottovalutare la questione

ad un peccato veniale, di cornice allo specchio

desunto lo spazio come discrimine ad inerzia del tavolo

prese due sedie, firmato il contratto:

nessun animale verrà sezionato in cerca dell'anima

pena la fame, perenne di fama.

La risata che accompagna il buon vino

sia sempre un inzio di frase accettata con stile.

Nonostante la voce roca negli assoli di circostanza

siamo sempre usignoli in gabbia in cerca di una tana

a forma di vita (si rincorrono i sussidi).

Poi lascio che si sciolgano le briglie al mio condominio di modi dire

e attraverso l'inguine delle sue labbra per legarle i seni

alle mie mani da forno a batteria.

La piccola fiamma conquista la sua porzione

nel grembiule della mia scrivania

il fumo aspirato bene si dissipa prima

il contagio dell'aria ha così il suo vizio di forma.

Continuo a vivere nel modo che mi tocca

senza cercare punti di svolta

fa caldo nella stanza

che interessi a qualcuno

è un fatto da escludere a priori

per continuare a scrivere in santa pace.

E la memoria che mi aiuta a dimenticare certe figure di merda

è solo una terapia che assumo come un'altra

credendo poco nell' efficacia del mezzo

nella sostanza complessa che doni a noi la falce.

La perizia di poter essere noi stessi, a scanso di colpi di grazia

i reduci della guerra che vogliono farci combattere

può essere l'unico modo di conservare memoria dei fatti.

Oppure distratti.

Da un punto e a capo, luogotenente del caso.

 

*

Nell’acquario

Nella palude che sta passata la nuca

s'avvolge refrattaria alla luce un'idea a suffragio

del fatto che, temuto il caso che s'avveri, allora s'avvera

con ostinazione, la cosa che temi.

Tornano alle tempie soppalcate a dirmi che non sono altro da loro

gli inquilini del terso piano

dai cui allori di cemento armato predicono il futuro

deducendo che sarò, dalle vene a sbalzo

un altro quando, confuso e delicato.

Mi piove dentro una sconfitta così dolce e rammaricata

da diluire il sangue a più quieto fluido

e i tendini s'allentano in tensioni meno crude.

Non voglio che mi aumentino la dose, tengo duro o vuoto il sacco

pieno di piume e spine e spighe di grano?

L'infermiere che mi misura la pressione prende appunti

da consegnare a chi di dovere

paventa la possibilità che possa tornare nell'acquario

se non lascio che mi curino come vogliono loro.

Intanto i miei pensieri rubati da ladri violenti, violentatori scaltri

senza semi, non mi perdonano.

Quando basterebbe venire qui per farsi due conti.

Nell'acquario poche finestre cambiano l'aria aperte sull'oltre

può capitare che altri pesci la mordano per rifarsi i denti invano.

Può capitare di perdere il controllo sul proprio pensare

come fosse essere risucchiati in un vortice di vuoto ad occhi chiusi

e con le mani legate dietro la schiena in cerca di un fondo

su cui poggiare i piedi nudi di nuovo.

In cerca di luce dal basso.

Avallando la falsa prospettiva che la salvezza

possa arrivare solo per grazia.

Dimenticando che il comportamento che tieni nel pozzo

sia altrettanto determinante.

E' una relazione, come la vuoi sbilanciare?

Scrivere potrebbe servire, da consumarsi le unghie

se riesci a liberare le mani

oppure attaccare la parete a morsi

cantando le canzoni magari, che ti fanno coraggio.

Nell'acquario.

 

 

*

Le ore notturne

Nessuna che mi aspetti

sono troppo lento per condurre la vita dove vogliono

così se mi arrendo il carro del Sole lo seguo all'ultima ruota

o lo circondo di attenzioni vane

fino a che la luce del giorno non sia un avvento di vostro Signore

o le mie vene tagliate mi ricordino

che è un altro verso quello per morire

ma ero un absolute beginner nonostante la confidenza con le lame

così mi rimane questa mano ammainata

da pochi tasti alla volta e le ore notturne per scrivere fino all'osso.

Le ore notturne, con il loro cuore che batte vicino al cuscino

per disfarsi dell'anima in grande stile o viaggiare da clandestino

sulle note di qualche musica a volo.

Ma la consolazione deriva dal fatto che le scelte che vi hanno compiute

vi lascino il tempo di essere felici

io ad esempio non piango sulle mie ferite

a meno che non abbia voglia di farlo

per guardarvi con gli occhi lucidi.

Sono stati così belli da incantarvi almeno per un attimo?

Nove anni non sono pochi e nemmeno una stagione sola

se ruota sui cardini di qualsiasi perdono.

L'augurio che dovreste farmi

se non foste così legittimamente impegnate

a mietere il grano dalle ciocche dei vostri cuccioli

a cavalcioni del Mondo

è che mi faccia trovare pronto al prossimo incontro

con l' amore nuovo che mi voglia a lungo e per intero

sulla riva del fosso o a cometa di una stella senza veli.

Ma non posso pretendere sforzi inconsulti

che dall'ennesima prova della mia fantasia.

Poi che le vite si separino è una possibilità così probabile

che anche la morte ce la ricorda in ineludibili passaggi.

L'elaborazione del lutto da calcolare

le bollette da pagare, l'acquisto di una fotocamera digitale

per mettere a fuoco i fuochi fatui del mio ego.

Piangete con me e ridete con me, come un Cristo solo, ancora per poco

sulla croce da saziare.

I cieli saranno pieni di nuvole di passaggio, i veli cadranno ancora

sulle vostre caviglie d'assottigliare, con ombre segrete

da camere oscure. Un bacio rubato alla ricerca del vuoto

una caduta di stile ma che non ceda al rancore

se non per qualche secondo d'infelicità nullafacente.

Allora è deciso così: che di un suicida non hanno pietà.

Del resto non ce ne frega niente, ad occhi aperti.

 

 

 

*

Postumi

La vergona di ieri è una capitale decaduta

quell'antica signora che non da la mano, financo gliela chieda

che parola strana, per quanto muta

la colonna è fuori sede e non prega la rettitudine

di rinfrescarle la memoria

dunque "morte" rimane sulla punta della lingua

o prima, alla corte dei pensieri

col tempio da una parte e il trono vacante per aria (degli dei)

le scale, con le statue che le salgono, armate.

E poi una continua primavera fino alle sei

ai prossimi europei caviglie di cristallo

e una verticale della corda che porta fino al cielo

da cui non si vede bene la partita

ed ogni pausa è buona per fare un figlio.

La badante a capotavola  gestisce il telecomando

il canKazan è fuori, a scopare nell'orto

dio è morto e non me ne sono accorto

la musica mi ha distratto, soprattutto le parole del Circo Zen.

Ma sono letterale quando sogno? O è tutto vero?

Sarà che sto diventando vecchio e ancora non me ne dolgo.

Ma fino a ieri avrei spaccato il Mondo se fossi nato ieri.

 

*

Malleoli

La terza guerra mondiale da tastiera

la rivoluzione oggi è una piazza vuota

la strada che percorro la sera

non mi riporta sempre a casa.

L'ultimo dei miei pensieri è di non avere d'amare

l'ultimo, prima di andare a dormire

e quando mi sveglio son tutto morto

a parte una primavera delle idee che spesso mi confonde.

Una salute mentale da camera che perde coerenza

non appena esco dalla porta o sparecchio la tavola

senza avere cenato. a mente fredda.

Il disprezzo per qualsiasi tipo di lavoro

che non ti sia piaciuto almeno una volta

la condotta può essere corrotta da una stella cadente

se il desiderio che s'avvera è un mostro di superbia

al mio firmamento non bastano cinque stelle e un cielo capovolto

un futuro da favola, una Luna magnetica.

Quando la mia paranoia mi connette a certe frequenze di sobborghi

devo spendere energie perdute per non perdermi.

La nascondo dentro me pur di mantenere la parvenza di un controllo

ma a volte vorrei solo cadere nel vuoto.

Un respiro profondo e tutto a un tratto non ci sono più.

Con la speranza che qualcuna mi consoli legata ai malleoli.

Più leggera dell'aria a rallentare la corsa in un moto perpetuo

raso raso di attriti.

 

*

Ritratto di ragazza all’aperto

Scoscesa dal mento del monte, fino a luce piana di radura

quando avvalla

la solitaria saliva del lago a specchiare l'aria

con le nuvole che le fanno la barba, tutte le volte che passano

gli ascendenti nel Toro, Venere in stallo.

I capelli che ballano al vento, mulini ad olio, fusilli di cobalto

di grano bruno 

monili di foresta oscura, uva di vigna nera.

Censura la schiena nuda, in cerca di una tregua

lo scialle di lino crudo.

Ma ha sete l'occhio della pelle conosciuta

a misura delle vertebre, le dita si confondono.

I seni forti di evase attese, di promesse mai mantenute

le caviglie sottili con le conchiglie delle nocche ancora in tiro

le cosce da mordere, da rifarcisi le unghie.

Con le spalle regge tutto, anche gli sguardi più ostili, il collo, la testa

il viso bello, i sorrisi che si fidano.

Gli occhi di passaggio tra questo Mondo e un altro.

I pensieri sempre in stile

(con le stelle su nel cielo).

*

Più che mai, mai più

Si sgolava, la lingua sciolta dalla lava

delle parole incandescenti

stracciava le sue vesti in fiamme

perchè non le ardesse la pelle

l'esecuzione nucleare delle ghiandole

a trasformare l'aria in condotti di passaggio

l'agio dell'atmosfera intorno.

Vorrei andarmene ma fuori, non oltre.

E correva e gridava sempre la stessa cosa.

E non si stancava che finissero i giorni.

-Mai più- Dalla sponda plutoniana della notte.

Alla congiura della luce a mezzogiorno.

Vede le cose come stanno ma da troppo lontano

perchè possa essere creduta

e la sfera di cristallo le consuma le dita

in quella mossa che fa per prendersi il tempo

di schiarire la voce

e gli occhi per guardare all'infinito.

Vedo, vedo, nuvole di passaggio, uomini di corallo averla vinta

in orario per le stragi.

Ma rinascerà bellezza a suffragio universale.

Me lo urla una voce, dalla sponda plutoniana della notte.

Alla conquista dello spazio siderale.

*

La mia memoria

Smaniava in piedi e gambe levate

passeggera della Luna quando conca

traveggola dalle punte e schiude in canfora d'allori

giù dal monte

poi ottunde il vino buono delle stelle nelle vigne del cielo

a sue consorti, finchè da due, mille ce ne bevono

e ancora a fiotti, misto sangue

corrotti dai condotti a giugulare i versi bastardi.

Implora, cede i varchi ad ultimi passaggi

prima che l'ombra trascolori al lume della ragione ancora in auge.

Per vendetta chiude gli occhi

per essere normale ancora per un po'

prima che l'occasione ghiotta, inghiotta la sua fame d'appetiti

e il respiro franga i flutti sul costone degli addii, ancora in bilico.

Al dunque si separa in brividi, poco fuori per tornare subito dentro

i suoi abiti o restare nuda a cavalcioni del lembo che s'alza

quando la carne della ferita prende aria

e i nervi scoperti copiano la forma dalle circostanze inequivocabili

che si abbattono, a mare aperto, dove non può confondersi

lontana da tutto.

Si cosparge il capo delle mie ceneri ancora calde

per tenere i pensieri alla temperatura a cui convergono

in un unico punto, nascosto tra la fronte e il cuore

dove le pizzica la gola per essersi punta con la mia voce d'onda

quando leggeva la storia dal palmo delle mani.

Poi si stringe nelle spalle, il suo garrese purosangue

inadatto ai carichi pesanti e agita le braccia come a voler volare

ma non s'alza da terra che di qualche salto

forse gioverebbero una rincorsa breve sui canali

o un paio d'ali di contrabbando.

O una caduta verticale nell'abisso del suo vuoto interno

per trovare un centro a tutto questo.

Ma come viene va, di soprassalto e i suoi cardini la trattengono

socchiusa ad ogni evenienza

ispirata dalla luce come può una falena

tesa come una conta di violini a chi la stecca per prima

la nota maestra, la grande onda, la fase intuitiva della corda

a cui s'impicca.

E quello che era buono diventa cattivo e l'orizzonte s'assottiglia

e quello che era cattivo diventa buono

e l'orlo argenteo delle nuvole ingrassa i suoi confini ad acqua.

Riducendo i plurali in un atto singolo di pioggia

all'infinto continua a cercare le sue immagini

in un rito di passaggi con poche soste per respirare

a forma di vita che scorre.

 

 

*

Un ramoscello d’ulivo in bocca ad un Tirannosauro

Filosofeggia quella foglia d'ulivo

se la prende con un filo di vento che conosce solo di taglio

per quel fatto delle nuvole

che la negano di pioggia

le appare dio come una misericordia appena socchiusa nella linfa

quando sarà sapone conoscerà i misteri dell'acqua, non prima

e non oltre.

Per il resto io la guardo cambiare verso al suo colore

da simbolo di pace appesa a un becco

a quello meno vintage di morte, quando cade a terra e l'erba sottostante

le confonde le idee ancora in volo, nonostante la terra la inghiotta

di lì a poco.

Un tempo delle vertebre che conduce alle radici ancora in vita

ma c'ho posato sopra gli occhi

ha ricambiato i miei sguardi

e mi ha detto che si, l'avrei potuta chiudere nelle pagine Vedanta

del libro che stavo leggendo nell'orto, a patto che non si secchi subito

all'istante incondizionato.

La fumerò durante l'ultimo capitolo con il re del Mondo in sottofondo

a René Guénon delocalizzato.

Il fiume intanto fa un verso che mi ricorda il sangue nelle vene

quando trova ostacoli lungo la dorsale che dal cuore va ai polmoni.

Un garrulare di fremiti appesi a un filo

la sezione del condotto di pochi millimetri.

Una risonanza in termini di portata

che necessita dell'aria per comburere.

Quanti assilli sottostanti soverchiano le sovrastrutture

di significati ancora in fieri

paradossi liberati dai cardini spesso fanno ridere

come nei monologhi senza ossequi di Giardina e Montanini

o tra le braccia troppo corte che consumano gli abbracci

fino al punto di viverli senza staccarsi più dai fianchi

con baci a concludere.

Come vecchi, stanchi, Tirannosauri per giunta in calore.

 

Filippo Giardina e Giorgio Montanini sono due stand up comedians

per chi non li conoscesse e volesse farsene un'idea consiglio la visione di almeno qualche pillola tratta dai loro spettacoli facilmente reperibili su YouTube

 

*

Nuda

Scandalosa l'Odessa della schiena, nutre un suo debole per le fosse

le acque oscure delle ossa mobili

i triglifi vettoriali dai cardini elettrici e questi tendini

che scoprono le nocche

in ghirlande di ghiandole in fiore, ai tuoi seni che susseguono

a frequenze variabili il respiro segreto delle scapole

le ciocche sussurrano alle spalle il grigio nuvola nuova delle tempie.

Radice mia è la carne, essendo segno e simbolo di terra

la materia del mio inguine annaffia le piante

che non trovano posto nell'orto delle merci

dove si fanno i veri affari e nessuno se ne pente.

Altrove, sulle vele maestre dei pensieri, a più venti si affida il moto

per tentare la stanchezza di restare immobili a nuove pretese

magari cambiando idea su di te, sul resto del Mondo

o andando in cenere.

La notte che s'avventa come lupo solitario su una Luna purosangue

la leggenda del viandante che non riconobbe sua sorella per strada

quella volta che tornò a casa in tempo per le nozze

ma tutto si dissolve, anche le promesse davanti a testimoni

sette veli in una volta

per l'orrore degli dei che non amano sintesi al momento del giudizio

che saremmo noi senza le frizioni inibitrici

dello spirito contro la materia

energia e scorie prodotte per riempire i vuoti dello spazio

che la memoria include nei ricordi condannandoli per plagio.

Fosse anche che ti sbaglio, saresti uguale

spiegami perchè una volta certi quadri non li guardavamo

per paura dei rapimenti in pubblico, mistici e sensuali, e adesso invece

ci pervadono con immagini sfuse tutte uguali?

Le teorie che si avverano sono le meno diffuse, in pratica

Dio, per esempio, chi lo conosce?

Ma quanto è ladro l'occhio, ruba anche quello che non vede

così s'inventa una fede dal lato più oscuro delle cose.

All' ombra, il buio personale di ogni cosa

matura la distanza tra i colori

immaginare conquista spazi d'infinito

dimenticandosi che non si tocca

dove la distanza è troppa dalla materia del contendere

e i sensi non bastano per chiamarla per nome

questo mare aperto senza ventre.

Ma la forma che ci compie ha le sue sponde.

Non per questo smetteremo di farci le domande

con le stelle a portata di mano, appese al collo.

Ecco che torna la tua pelle

come dal lembo delle unghie

dal retro delle pupille

per sovvertire il senso delle frasi messe in fila

per ricevere l'estrema unzione ad una ad una

prima di dedicarsi alla deriva di un altro corpo.

Una vita dimenticata, una ancora da essere vissuta

che puoi pensare come involucro.

*

Un lago a pagamento

Quindi il lungolago dei suoi occhi 

ha tariffe per pescarci che prevedono la morte

come saldo di alcuni conti, come il prezzo per toccare

il fondo che nasconde le sue intenzioni primordiali.

Tutto il bacino a cui attinge può svuotarlo in una volta

si potrebbe dire in un battito d'ali se non fossero a milioni

a interessarsi dei trasporti, dei trasferimenti di capitale

se sei libero di pensare, pensa a quel che vuoi pensare

senza troppi pentimenti.

La libertà vale quanto poche messi nella mano

qualche seme nel cemento, uno dei nostri in parlamento.

Se paghi con la vita poi ti arrendi

ma se paghi con la morte, te ne resta di tempo!

 

*

Rissa maschilista

Ad un certo punto te ne fai una ragione, una ragione di più

a correggere il tiro e farti centrare la fessura della grata

la cruna dell'ago saldata a terra, tra i palazzi di marzapane e cemento

la tua saliva impastata dai troppi amari del capo.

Ad un certo punto non c'è più e hai il campo libero

per tutta una serie di riflessioni che ti porteranno a dire che è meglio

è meglio così, vivere da solo senza costole da abdicare

senza figli che ti odieranno non appena capiranno l'estrema unzione

del tuo mandato.

Fai dei complimenti alla ragazza sbagliata

che poi non ci stavi nemmeno provando e il suo sodale si risente

calcola male il peso del tuo glande

e se lo trova in culo prima di dire amen:

un cazzotto sul naso, un morso, la camicia stracciata

-volevo solo fare un brindisi alla fregna di tuo madre-

ti difenderai tra i conati.

- Figurarsi, sei mio fratello, abbiamo lo stesso metro di giudizio:

due pezzi di merda-

Fuori dal locale ti rulli una sigaretta che non avresti fumato

da quella parte delle labbra e pensi che è bello

avere qualcosa per cui darsele ancora, che abbia meno di trent'anni.

*

Due tiri (mi fai fare?)

Quando perde la guaina sulfurea il tattico tango da balera

del tuo sillabare l'aria in respiri quando fumi una sigaretta prestata

la nascondi al dosso delle nuvole perchè il cielo non ti giudichi

la figlia, la madre, il costato

le reticenze parallele al vegano che viene da Vega

ne deduco un razzismo da palato, dovuto all'uso consueto di coriandoli

da lancio, da nessuno escluso, eccetto le dita da fata che cingono il filtro

come fosse il bavero di una cerniera ossuta

l'acrobata sedotta dalla distanza breve di una ricaduta

le vicissitudine che si avvitano sul cordolo non appena stringi la curva

e se siedi è il gradino che scotta ma la scala è una tromba d'aria

da soffitti, inconsulti

piano al piano, un lungo pianosequenza, furtivo, con zampe da gatto

che ti segue fino in cima, dove s'apre il tetto e la tua schiena curva

è un arco di creta viva, muta, come il fumo che s'addensa

a forma di clessidra vuota, mietitura del tempo, a ghirlanda d'inneschi.

Dove sei ora? Chi t'avvista oltre le tregue del tempo?

Non si capisce un caos nemmeno se ti arrendi ad esso.

Immenso, con la quadriglia delle palpebre ad intermezzi

a sezionare le immagini frustrate, col telaio degli occhi 

a scegliere la cornice; il flusso mobile delle cose che vedi

si sparge nella mente che le proietta, così il cane si morde la coda

come un uomo che ha fretta di arrivare alle conclusioni.

Ma senza bellezza non è giusto condursi altrove, permanere

nè essere quello che vuoi.

Quanto a lungo può mostrare il suo lato debole la Luna

perchè i lupi s'illudano di mantenerla in vita?

Di chiamarla a testimone di qualche coro che intoni una preghiera?

La falce, la piena del fiume, il mantello della sera.

L'orizzonte che sconfina sul dorso di un' alba azzurra

saprà riporre l'arma nella fondina senza aver sparato un colpo

almeno ad onore del cielo che ricordi dalla tua finestra a stelle e strisce

ma poi la memoria capovolge i suoi assilli

e te la prendi per aver dimenticato i versi dei gabbiani al mattino

colazione da Tiffany come va a finire?

E dove ho parcheggiato la macchinazione?

Torniamo a fumare nei bagni del ginnasio

dopo la ricreazione abbiamo ginnastica

e il professore ci lascerà giocare a pallone nel parcheggio dell' Utap.

*

Sviolinata freak

Vado a scuola dai poeti, da qualche anno a questa parte

e i mei amici non lo sanno.

Ho amici tra i poeti? E qualcuno mi promuove?

Se stampo un libro a casa mia mi sputtano

anche se non mi legge nessuno

ossimoro dantesco, cazzata del Console.

 

Però l'oggetto mi piace

sulla copertina ci sarebbe un tatuaggio bellissimo

e strane coincidenze

se dimagrisco me lo faccio sul fianco

non appena il Cobra trova un attimo libero.

 

Con le parole si scherza o non si scherza?

Non me lo ricordo.

Cambiare i nomi o lasciare che si riconoscano?

Tanto non mi legge nessuno.

 

Allora perchè mi caco sotto?

Ho l'impressione che saprebbero essere cattivi, certi lettori

ma non posso farmi venire le paranoie

perchè le conosco e non portano a niente di buono

 

Come sono diventato saggio, non mi riconosco

e non sono l'unico

tornato dal mio primo campeggio

con un giorno d'anticipo

 

mia madre al citofono mi disse

Alessandro chi?

Sono ancora tuo figlio

dopo tanti anni

non riesci ancora a liberarti di me

 

Chissà a chi è comune questa condizione?

Ma non divaghiamo

sdolcinato quando parla d' amore

matto da legare

 

Forse se piacessi all' editore

troverei un po' di coraggio

e sarebbe troppo tardi

per evitare l'inevitabile:

 

Il tuo unico talento è essere un coglione!

Già me li sento

e poi con le donne non c'hai mai saputo fare

sono i fatti che parlano

 

Chissà se do l' impressione di credermi un esperto nel campo

e risulto ancora più ridicolo?

Boh, sti cazzi.

Spero solo che non si offenda nessuno.

 

Ma facciamo un pronostico roseo come un bel porcellum:

lo comprano tutti e accucchio due soldi

per stamparne un altro.

Sai che capolavori (ah ah).

 

Sviolinata freak, tipo serenata rap ma senza rete sotto

Sono presuntuoso?

Perché non mi avete sentito quando parlavo con le persone alla radio

e credevo che mi rispondessero a tono.

 

A volte fa celare essere schizofrenici

a volte è un delirio degli atomi

con le stelle che abbandonano il cielo 

e non sai come fermarle

 

Capite che per me è più difficile

o non faccio che vantarmi?

Chi avrà pietà di me?

Chi saprà perdonarmi?

 

Ma non voglio essere troppo serio al momento

va bene anche una sana presa per il culo

non so se effettivamente l'importante

è che mi legga almeno qualcuno.

 

Un cielo senza stelle ha paura del buio?

 

 

 

*

mad

La nettezza nel sentire la distanza dalle cose

muove i passi da relazioni abbandonate

le ragioni desuete nel tentativo di convincere

compiono uno sforzo vano

 

Vorrebbe chiudere il conto l'altopiano

quando lo guardo al microonde

col cielo sempre più in cielo del monte

ma con lo sguardo che conservo

non riesco ad andare al di là delle nuvole

 

Vorrei fare alcune cose ma la paura mi conduce oltre

verso zone d' ombra rase ai muri

avrei bisogno di qualcuna

che mi possa riconoscere restando nessuno

 

Dove mi porta la sindrome

comincio ad intuirlo dal cammino

il primo passo controluce

vuol dire destino, abbandono

 

Ma quando il vuoto puoi sentirlo

dalla forza d'attrazione

non serve fare finta di saper volare

è troppo sciocco anche riderne di cuore

 

Così mogio mogio come un piumone nell'armadio

quando l'estate ama il lino

mi piego su me stesso

da venirmi vicino vicino

 

La garanzia che non accada nulla che si basi

su una distruzione mutua assicurata

in caso di una guerra nucleare

non mi convince fino agli atomi

 

E mi metto a pensare 

 

E poi muoio di una distrazione dopo l'altra

non canto, non ballo, non scrivo poesie

perchè non credo più che mi possano salvare

l'anima, il corpo che disamina

 

Sulle questioni esistenziali come bere e mangiare

si accontenta delle succursali di un vero piacere

che preveda l'essere se stessi a fin di bene

dal momento di esistere

 

Così ci si cerca nei luoghi più affollati

con la speranza segreta di non trovarsi mai

per non essere mai da soli con se stessi

ed evitare silenzi imbarazzanti

o l'essere sorpresi a parlar da soli

 

come i matti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

una certa luce

Perchè pensarla accesa la candela se è spenta è un esercizio

che produce una certa luce

per questo ascoltiamo la musica al buio, alcune volte

a quel che si dice

per aver ragione della notte solo con l'intuito che viene dall'abitudine

che un Sole sorgerà comunque

anche se non mi muovo dal letto, se non esco, non mi lavo

non vado a lavoro.

Ma che anche io possa continuare è una legge delle sconfitte

più vecchia del mondo

datosi di fatto l'estremo ritardo che porto, sulla vita che scorre.

Anche un saluto dell'erba del prato va colto nel fiore

a cui ti accosti inaudito

proiettando su di esso il ricordo di un profumo lontano

una ritirata strategica rielaborata in un piccolo lutto da non eludere

a forma di donna che passa la mano.

Una carezza a cui il tempo cambia di senso

come fosse per sua stessa natura, l'amare.

*

opere di fantasia

Una bellezza che ti coglie impreparato sul tuo ciglio

da lettore

a prender fiato sul panorama collinare che ti offre

la vista migliore.

Poi qualche passo randagio, adagio quanto vuole 

oppure scaltro per le vie del rione

e infine una sparatoria fatta bene o un imprevisto o un incidente

una guerra santa che si rispetti vuole la donna crocifissa

e l' ambiente le si muove attorno come in cerca di un favore

ma poi si pente di essersi venduto a così poco.

E dalla tregua nasce un figlio dello spirito santo

a Madonna contestata per il suo estremo garbo 

nei confronti di chi la preghi per i soliti motivi.

Quando credi che è finita è lì che arriva

anche solo con lo sguardo da una distanza distante

due camere d' albergo nell'arco di un anno

poi s' avvera, la primavera le allaccia le scarpe

e tutto il resto appare secondario, acqua alle caviglie.

Ma nel profondo quello che vuoi è materia incandescente

per le solite scintille che accenderanno il fuoco alla tua rosa di paglia

scusa e prova suprema a misura di un petalo

che valga almeno una preghiera.

 

*

il luogo segreto

Il luogo è dove mi canta la canzone

e il tempo che non mi ha ancora cantato.

Perchè quello che vuole, lo vuole solo per un attimo

poi degrada

in molliche d' ipotesi, delegazioni d'intenti fuori controllo

la loro genesi nel pensiero

che ci voglia una vita solo per diventare uomo

e un'altra forse non basta a chiedersi perdono

per i propri sbagli, da regalare.

Ma sei la canzone che mi canta stanotte la radio

a rendermi meno distratto.

E quando ti penso non so mai chi ci sarà dall'altra parte.

Eppure so che sei tu a fotografarmi

mentre adottiamo un cane con la montagna di spalle.

Perchè la certezza devi sentirla scorrere almeno un volta nella vita

lungo le vene dei polsi, sulla punta delle labbra

a mentirti che tutto ancora sia possibile 

tanto bene da fartela vedere, l'onda che s'assottiglia

man mano che cede terreno e si abitua ai rimorsi di un mare aperto.

Eppure sentire che c'è ancora una canzone che canti

senza tanti testimoni che non siano a favore

di una condanna desiderabile

mi spinge ad andare avanti in una ricerca disperata

finchè non viva, la solitudine, tanto a lungo da farsi a metà

da dividersi del tutto.

*

al confine esterno

al confine esterno tra l'essere e non essere

che include tutte le voglie e le controversie

troverai la ragione ultima di tutte le cose

come febbre che sale in corpo al tuo figliuolo

e disfarsene apre a causale d'interventi e pronostici

per un futuro furibondo in cui la salvezza si misuri in gradi

svuotati di senso nell'algoritmo del primo calore.

Vuoi con stanca lentezza aprirti alla vita

estenuata seduta stante nell'ultimo orgasmo di giornata.

Ma il prezzo da pagare è un tuffo al cuore di natura morta

codificato in battiti al secondo.

*

Di ringhiera

Una volta sola e basta 

la luce, come nomade che attende, s'addensa alla finestra

fumo negli occhi per la quiete dei coperchi

e quando li chiudi l'immagine che resta è un abito da sposa

che non scappa dagli altari a fare festa con il canto schiuso in gola

di chi l'indossa, dorso nudo come foglia, di ringhiera, quando è sera

e l'aria fresca nella stanza ricorda dei sorrisi lungo il fiume

di ragazze premurose e sorelle d'adozione.

L'umiltà d'una premessa a stagionare l'equazione dove l'acqua non si tocca.

Per saper nuotare quanto basta, la carezza dei tuoi fianchi a onde.

Grano bruno di foresta che si piega quando piove, poi risorge

quando il Sole lo inghirlanda, poco prima sia mietuto

dalla mano che credette che la falce facesse cenno di un saluto

oppure ombra alle dita circoscritte ad ogni ciocca.

Dei capelli, dei seni così belli, fuorilegge come gli occhi.

Che riapri e alla finestra solo il vento sa a memoria.

 

*

Tristi

Si torna ai petali nell'otturatore

con l'ansia degli arrivisti, i sensi di colpa dei giocatori d'azzardo perdenti

sotto le unghie un po' di terra qualunque

la nostra lasciata a marcire nei giardini d'inverno

perchè la vita non entri che per raggi confusi

a illuminare solo le parole più belle

che servono a redimerci da una vita qualunque

perfetta per non essere sinceri 

con le vene nascoste sotto pelle

distanti dalle stelle quel lungo viaggio degli occhi e del sangue

tristi per non saper desiderarle.

*

Un amico

Meno che niente

le traversie della vita contano

se basta un'occasione ladra

a rinfacciarmi la mia pochezza di conclusioni

ma quella pochezza deriva da tutto il tempo che ho trascorso

in cui tu nemmeno c'eri

e l'evadi a misura del tuo io presunto

come fossi testimone di ogni tempo.

Poi mi chiedi se ho dormito bene.

Meno che niente

 

 

*

Un debole

Era nelle sue corde, il giornale, la sigaretta, il silenziatore.

Le parole pronte all'uso sull'asse portante, nel caricatore, tra i denti.

Appena sotto la lingua

dove il cuore duole a non proferirle.

Senza pensieri a far rumore da troppo vicino, la pistola sul comodino

e gli occhi liberi di guardarla dormire.

Lei che aveva capito tutto dall'inizio

col suo intuito femminile che cade sempre in piedi

grosso felino armato dal fuoco

di ferro battuto, qualunque cosa accada, per quanto si renda ridicolo

è nella profezia che solo loro conoscono

e nessun altro che gli è amica.

Ma la vita prende slanci con chi ne è capace

il coraggio non lo vende se le vene sono di poca portata

e lo si deve conquistare a fatica, sul campo

come in uno sciopero dei treni

quando devi andare a trovare tuo figlio

un mezzo secondario di sepoltura

per recuperare il tempo perso

e mai visto qualcuno che fosse capace a farlo

il salto nel vuoto

nonostante il mezzo contributo 

di una vita buttata nel cesso.

Per questo ed altri mille motivi che gli balenarono in testa

decise di leggere un libro

e il processo lo rimandò a domani

perchè s'innescasse di nuovo più tardi per altri versi

dalla metrica quotidiana.

La finestra aperta per i suoi sogni di carta a forma di aeroplani.

*

La favola del corvo e del porco

C'è qualcosa nel niente

te ne accorgi quando inizi a grondare sangue

disse il corvo al porco da scannare

recide e congiunge, la lama del padrone

al destino dell'animale

di non avere un' anima come quella del Signore.

E gioco forza vedi, tu devi morire

e le tue carni sono il meno

è la speranza di una salvezza che solo San Francesco

quando venne tra di voi 

vi volle regalare, a latitare. 

A chi vi promette che San Francesco si diventa

lo farei dormire con me, lo darei in pasto ai cimiteri.

Dove sulle lapidi non scrivono davvero chi eri

ma un breve ricordo facile da portare

come chiodo sul cantiere per appenderci quello che ti pare

a patto che sia abbastanza leggero.

Tanti sono i santi quanti sono i morti

lo diresti dai parenti?

Io almeno volo e qualcuno al parco mi tira sempre un pezzo di pane.

Mah, la prossima volta ti auguro di essere cane o colomba

per l'essere umano aspetterei un' epoca migliore.

Al parco c'è un tale che ha fame ma non ho visto mai nessuno

tirargli un pezzo di pane

anzi una volta un ragazzo gli ha tirato un calcio.

Ma tu stai tranquillo, il tuo padrone è buono

non lo farebbe mai.

Eppure che ti puoi aspettare da chi scioglie l'atomo su di un paese

come fosse da sbranare!

Devi avere vene di cristallo, l' ho sempre pensato

dal fiotto che vi si porta. Nell'aldilà.

Oppure la sua mano impugna un bell'arnese

o tutte e due le cose più l'esecuzione perfetta delle volte

che ha capito bene come si fa.

Che ci vuoi fare, l'amore ha le sue priorità

e la famiglia del padrone non preferisce le mele.

Perle ai porci? Si domandò il corvo

e benedisse le sue ali dubitando che fosse giusto 

rispondersi di si.

Non aver paura, se dovesse venire il mio turno

farei come te.

E si produsse in un volo curvo

quando il figlio del padrone provò il suo nuovo fucile a pallini.

Il porco lo vide scrosciare a terra e chiese al corvo:

sulla tua lapide cosa scriveranno le formiche?

Buono come il pane, gracchiò, con un filo di grach.

*

Occhi tristi

La Quaresima latente di una privazione pro forma

la latenza immanente di una materica virgola , 

quanto sospende l'attesa di una metrica?

Quanto costa avere fede che la vittima

un giorno si salverà?

E le parole della maestra non ci faranno sbagliare

e l'amore verrà a proteggerci dal male

che sappiamo farci anche da soli così bene

da credere che sia davvero l'unico modo di vivere

quando ti leggo nel pensiero che vuoi essere felice.

Ma si sa, le nuvole passano razionando le calorie del Sole.

Ci lasciano a bocca asciutta a tutte le nostre ombre.

Così abbiamo le traveggole

che se pensi per due volte la stessa cosa è già un dato di fatto

allora "quello che vuoi ottieni" diventa una stella randagia

il cui giaciglio può svelarlo solo un arcobaleno notturno

con i suoi a capo frangiati  a discapito dei colori sfocati da interludio

da dove nasce.

Ma è una pausa da poco che già tutto si staglia

nitido, sullo sfondo del carisma del quotidiano

come un fiore bruciato vivo dalla paura del buio

come un ciao amore ciao tenuto segreto per paura di essere derisi.

Il coraggio a volte prende vie traverse

di cui poi non si hanno più notizie.

Ecco perchè può essere importante anche una vecchia foto smagrita.

A ricordarci di averci creduto fino in fondo. 

Dove avevi gli occhi tristi ma io non li guardavo.

 

*

La canzone delle unghie morse

La tua canzone è una preghiera per soli dei

ne hanno voce il fiume per cantarla tra gli zigomi del monte

o il tuo amante alle prese coi tuoi seni

il vento che frange i flutti di scogliera

la barriera corallina, i fiocchi d'avena e il ventre

che genera materia di sogni ricorrenti

il buon umore del mattino

i timidi passi desolati di piegare fiori

mezzadri del prato.

 

Quanto ho sognato con questi miei occhi aperti

come fossi a caccia di vene lungo i tuoi polsi

non ci fu risveglio più lieve di un giovane pianto interrotto.

Ma se non vuoi che ti ricordi

cancellami l'anima dalla fronte

con un'ultima carezza delle tue dita ad unghie morse.

*

Prima che faccia buio

Quando la grandine si sarà asciugata dagli occhi

e l'ombra dei giocatori ritiratasi in cortile

ci vedremo appassire dai vetri appannati

come in un'altalena di spighe

come in un frusciare di vesti a spirale.

 

Poi il Sole renderà giustizia alle ossa

varcandole a mente fredda

e il nostro supplizio sarà una manciata di polvere

lucida della stessa materia delle stelle.

A cui tornare per devozione

verso quegli scenari lunari

che ci fecero compassione

riconsegnandoci mortali

alle nostre spoglie.

 

Con il cuore a battere il comune tempo dei viventi

e i passi sospesi su tetti cadenti

di gratitudine nei confronti di chi ci cambiò veramente

fin dalle radici sospese sul nulla

culleremo nella memoria quegli attimi sottili

in cui fummo testimoni delle nostre incolumità di fortuna

o di gloria.

 

I lucchetti dei cancelli delle ombre

sotto la lingua ispessita

a furia di cantare quella vita che ci adombra

di ciglia e nostalgia

e giù, fino in fondo agli occhi la forma della tua schiena

mentre chiudi la porta, i miei occhi e vai via

sedotta dal futuro che ti compie mai più da sola

foglia di foglia, carne vera, la stessa rosa

finalmente una storia solo tua

di bellezza senza guarigione

che ti consegni le chiavi del tempo

che ti renda capace di tutto.

 

Ma la forma delle cose cambia alla luce.

Cercala in autunno, prima che faccia buio

che le mie parole affoghino in un mare spento indistinto

o la stagione del loto pretenda il suo tributo

di api crocifisse al vuoto.

 

*

L’ortica delle stelle

Potrai sempre dire che mente

l'ortica delle stelle non pizzica

ma la curvatura delle onde mi indica

dove finisce la spiaggia asciutta

e comincia la deriva dei tuoi passi

verso l'acqua che li bagna.

La ghiandola belvedere delle dorsali

è un Sinatra degli altoparlanti stabilitisi al mare

per le stagioni che verranno di aurore boreali

e squadre del cuore in finale

così anche la vista si gusta la scena seduta

e il prezzo della partita è concordato da casa.

Poi, vuoi una birra di troppo, vuoi un abbaiare lontano di cani

il risultato è sempre in bilico fino a domani

e i giorni passano piano.

La guerra che mi faccio è concordata con ordine

da un passato che dimentico non appena capiti una tregua

ad una sconfitta dignitosa senza prigionieri che non faccia una piega.

Ma quello che voglio io non è mai contato un atomo

di tutto quello che accade, per difetto di zelo.

Comunque non mi lamento e anche se mi lamento è un attimo

che oggi vale meno di ieri.

E benedetta sia la musica che ci conserva in salute.

Benvenute le bende sugli occhi che non mi fanno vedere

troppa luce che nasce tutta in una volta

e io sono perduto nel buio di uno stato senza prole.

Non è il momento di crisi interiori o di giocare col fuoco

la dimensione giusta è una passeggiata sul prato

con un amico fedele alto al garrese e di poco appetito. 

Un confuso malessere, una panchina in vista, distanza da poco.

 

*

Nel quadrato

Sul safari della bocca la belva è catturata

all'orlo delle ciglia

dove le immagini sono acrobati in libertà

e la veglia ha inizio

con la perdita della distanza tra i trapezi

così ogni parola che voglia aprire il tuo cuore a ciò ch'è vero

si fa fede nel predicato ottuso del mio punto di vista

mentre tu sei venuta al Mondo

per le cose che non ho ancora imparato a memoria

ed io l'ho appena scordato sulle cime degli occhi

tra le dita scroscianti

una gloria postuma degli eventi che ci qualificarono

come attori iscritti nel quadrato.

Per i nostri giunti di seta al varo di possibili eufemismi.

Fu così che pietra divenne pioggia d'argento

e mai più e per sempre, ancora sul palato

a fior di labbra scoscese.

E brame di sospiri per il vento che ci prese

piccoli, docili petali del nostro loto malato.

*

Il regalo per il mio compleanno

Destituita la Cordigliera dalle anche

si sciolse i polmoni alla finestra

guardando fuori pensò se fossi Dio

avrei più di un pretesto per cacciare l'uomo dalla storia

l'uomo e la donna, refuso di costole sedotte.

Essere cattivo, pensare a male, strapparsi il cuore dal petto

per vederlo battere ancora qualche secondo, poi morire

andare al mare, scavare una buca e seppellirlo

a favore delle onde o meglio dei cani randagi, dissipato ai quattro venti

agli angoli del Mondo.

Ma poi sorrise quel suo ghigno che voleva dire non adesso

avrò la mia vendetta.

Perchè tutto trema se tremano le vene ad un dio

che non ha paura della morte.

La sottana maledetta della sua lunga notte

non lo coprì fino alle ginocchia così le domande non trovarono risposta

che nell'aria del suo scroto.

Sei un matto? Sei un poeta? Chi cazzo sei una buona volta?

Vedi questa corona che mi arreda?

L'ho strappata dalla mia testa mozzata.

Ero un bambino che piangeva

perchè sua madre lo teneva chiuso fuori casa

mentre perdeva i sensi con la sbronza istituzionalizzata

a segmenti di creta muta, sorsi colorati di broccati fuori moda

l'altura delle sue cadute da recuperare dal fondo del bicchiere

a mo di spelonca, antro della bestia a Cristo morto.

Padre crocifisso alla colpa di essere astemio.

Tubercolosi del pensiero unico.

Poi l'affondo con le vene sul pavimento ad anni luce di distanza

vieni nel mio mondo come fosse una preghiera straordinaria 

e non il titolo di qualche romanzo sedentario.

I capelli lunghi, il sesso funzionante

la voglia di amare da crepar la pelle.

Mio giovane Carver dal refuso di provincia dove riponi la tua macchina

hai contato gli errori delle stelle?

Che ancora non tracciano le rotte su cui dissipare

ultimi desideri di comete a scintille stratificate?

Lasciami qui come sai fare.

Non mi destare dal mio sogno premonitore

prima che ti possa diagnosticare una santissima fine.

Ogni tanto per fortuna un padre sempre nuovo di zecca

a riempire il fienile per i falò su in collina.

Vita o morte. Nelle reni le redini per una buona spinta

fino al coito solitario di un' antica specie che non genera.

La pressione della carne da tenere a bada in riva al fosso

oppure la lama, il salto nel buio, il vuoto cosmico.

Pur di avere il mondo m'hai lasciato a perdere il fiato

sulle mie costole di rifugiato.

Guarda è fuggito in sudario quel povero pazzo

con uno scheletro di coralli a forma di puttana

bocca spalancata a gonfiarsi di vento

fino a dove lo consentano le ossa!

Possono le parole far paura? Degenera. Chiudi gli occhi, ansima

prega di non morire ma la Luna stanotte è una falce sanguinaria

che ho in pugno mentre danzo.

Su chi piega il lungo collo? La serenata del cobalto?

Le mie vene non si arrendono alle voci che le vogliono appese al capo

come tante piccole fedi attorcigliate.

La mia linea d'ombra è il cuore ecco perchè il Sole finge di capire.

La fiducia tradita, la ragazza è cambiata e ti lascia per un altro

e tu vanificato nella rincorsa paghi dazio al desiderio che non incarni.

Il cancro che fa faville nella carne tenera dei buoni, per costituzione

l'unico addio che non hai sopportato fino alla fine.

Le ultime volontà sospirate da lenzuola bagnate.

Così è morto quel Cristo di tuo padre.

E poi lavorare stanca

il maestro smette d'insegnare ma una ragazza nuova ti fa brezza.

Poi tutto finisce e chi ti capisce indossa un camice.

Tutto sommato si ostina a non morire questo essere umano

e non smette di scrivere per nessuna ragione al Mondo.

Al mio paese il grano di montagna è sempre scuro e riccio

e le colline ardono fino alle mie porte.

Che compio gli anni che mi compiono risorgendo dalla pioggia che va.

Gloria a lei nell'aria, ogni volta che mi riporta a casa

una goccia per volta.

Tornò dentro soddisfatto quanto sciocco

chiuse la finestra e la storia continuò di sua natura

sepolta sotto una coltre di musica ballabile e brindisi di plastica colorata.

Trentanove, sonanti.

 

 

 

*

Alle frontiere

Tenne il segreto in gran conto

non se ne separò nemmeno per un attimo

accovacciato nel suo petto scassato complicava i battiti

e per passar le dogane doveva tossire forte

ma non fu difficile fingere

gli bastò pensare di avere due cuori.

Uno per lei, l'altro per sopravvivere agli dei.

Così viaggiò a lungo prima di svelarsi alle frontiere.

(Il futuro in trappola, il passato una fabbrica di idee

e il presente a colpi di polmone).

*

Gli elettroni della Nicotina

La contesa delle parole

sporco sangue ancora in circolo

sotto falso nome preganomi gli angeli di morirne.

Ma la confusione generata dalla materia grigia del mio inguine

m'incita a rispondere alla voce senza leggere

quello che scrivo.

L'amore mio è una malattia del pensiero

un'incudine e il martello rasa a zero

implorando di non scrivere.

O gli ordini o gli ordigni.

Mi fece scegliere il maestro, in una mano una palla di fuoco

nell'altra un seno

io, che ero destro, scelsi il seno, ad onor del vero

poi divenne falso anche il verso delle vene

i tendini, col tragitto breve non stendono le dita oltre un cenno di saluto

così col pugno chiuso

se mi scusi io ti scuso ma io non chiedo scusa

suka! Sembra ridere, dall'altra parte della strada, quella giusta

la controfigura prezzolata come ombra d'asfalto e con cuore di cenere.

Fosse vero quello che scrivo, a misura di preghiera, forse anche Dio

mi vorrebbe un po' di bene.

Ma si sa, finge il poeta, immaginiamoci io che fingo di esserlo.

Solo la carogna può capirmi o la iena da cortile.

Devo essere triste per aggiungere credibilità ad un destino secondario?

O piangere da solo com'è vero che mi chiamo Adamo

e mi hanno preso una costola di rapina? In pizzeria gli esperti di filosofia

già accendono le lucciole per fare luce sul caso della sfinge

che non disse niente e poi fu accusata di fingere di essere muta.

I più coraggiosi mordono una mela.

Morituri te salutant

la strada gobba e bianca dei condannati a morte

ancora tutta negli occhi e la mappa delle vertebre stesa sugli scudi.

Dove guardi? Lascia stare il cielo, io sono seppellito sottoterra

caro figlio come sei ingenuo, mi deludi, di puttana.

Fosse vivo ne parlerei con lui delle fasi della Luna.

Ma la lupa ancora seduta sulla tomba fa la guardia alle sue ultime parole.

Voglia il cielo che piova una morsa stretta

a breve giro di chiavi da portone o per tornare a casa dovrò ripercorrere

il ventre di mia madre.

Ma tu non te ne accorgi, per te è tutto regolare.

Certo tu impartisci le lezioni su piano industriale

non ti spaventa la salita.

A parlar d'amore ci si perde

che cosa vuoi che ce ne freghi

ma almeno una volta nella vita vuoi sbandare?

La rotazione razionale degli elettroni

fa in modo che la materia non si tocchi

altrimenti sarrebbero esplosioni anche le strette di mano.

Galleggiando sull'aria i conti non tornano

ma l'energia mette i cardini ai perimetri spaziali

così per sezionare basta un bisturi: l'evidenza dei fatti.

Del resto, da fuori, sembriamo normali.

 

 

 

 

*

Contaminare terrestre

Ah vani assilli del tempo perduto!

Celle negre vi salutano.

Conosco personalmente il campione del mondo dei centometri ciaspole

e anche l'autore della competizione mi corrompe.

Ma la collana delle ande pesa troppo appesa al collo

così le nuvole sollevano la mente

e le ghirlande di corallo colorano l'asfalto

di coriandoli di natura acquatica;

selvaggia la contaminazione dei materiali

salda una sua lega nel delirio di una simultaneità verticale

e più romantica di un fiore di plastica al cimitero

sulla tomba di tuo padre, colonna vertebrale dei tuoi rimpianti.

E i battiti chinano i lunghi colli esanimi.

Ma la serie delle tregue che si perda per un attimo!

Non mi reggono le parole e cadono dai muri.

Come fosse cantare per strada o nei boschi la canzone che porti tra i seni

tra i seni o nei capelli d'altura

grano nero di montagna, fresca sorgente di pianura

è la tua gogna o collare.

Tira fuori l'ambra dai tuoi polmoni

e vienimi a parlare

la lingua delle stelle che vogliamo contagiare

col nostro ardore terrestre di mortali.

*

Ad ogni evenienza

Il chiasso dell'ombra a mezzogiorno la confuse

vacillò sulle caviglie quell'abbondanza di sole e solitudine

inghiottita dal brulicare indifferente della piazza

venne risputata qualche ora dopo lungo il fiume

dove potè ascoltare la canzone partigiana delle acque

mentre bagnava il fazzoletto con cui lo aveva salutato alla stazione

luogo comune di partenze e ritardi d'attenzione, da tenere al seno

per fronteggiare l'ansimare del sudore.

Nello slancio dell'addio aveva perso tutto il suo coraggio di eroina

così le rimanevano la voglia di ubriacarsi in un paese straniero 

e una manciata di nuvole cui appendere il collo per non fare più ritorno.

Si avviò al bar con i tavoli all'aperto contando le monete

le sarebbe bastata una bottiglia di prosecco industriale

per vuotare tutto il sacco delle lacrime.

Magari uno sconosciuto sarebbe venuto a consolarla

vedendola in difficoltà, pulito e galante

e avrebbe fatto presto a dimenticarlo, oppure degli sguardi affilati

l'avrebbero schernita e non sarebbero bastate due estati.

Non fu mai meno pronta ad ogni evenienza. 

Poi il vino fresco e frizzante le indicò la strada di casa

rassicurandone la logica.

 

*

Nessuno d’importante

Al piccolo deus ex machina che mi segnala i finali come colpi di mano

da un velo dipinto ad un altro, sollevato per sbaglio

come fosse un traguardo dell'istinto sulle scie delle comete

o tutt'altro che non riesco a capire al momento,

se dovessi morire domani di cancro

come se fosse di padre in figlio la successione delle tregue,

rimarrebbe questo spazio, per pregare le mie idee.

-Se ci sei batti un colpo- A stento. Una consegna senza pudore

della mappa delle vene alla gerarchia dei meccanismi

che insegnano l'errore

perchè la strada da percorrere ha una natura elettrica che scorre

come fiume

per certi versi che non so dire.

E le onde informano lo spazio per legge naturale.

Se la volontà si emancipa dal teorema delle cose

il possesso diventa un commercio d'anime.

Così t'appartengo per questo ciclo di vite

perchè mi servi per cambiare.

Ma la distanza siderale è un freddo vuoto di parole

un effetto speciale potrebbe essere un'apparizione

di mia moglie che si spoglia

l'adultera selezionata per l'evoluzione

in una parvenza di vita che renda antiquato il suicidio.

Una margherita di un solo petalo.

Un addio senza profeti.

Un frammento di dolore spostato dal vento.

Uguali ad una punizione per alto tradimento

che salva il condannato e ammala il comandamento

perdiamo tempo a non amarci.

Così sarai libera di trasmettere a nostro figlio il gusto per i fiori

che da vivo ti donai.

Dopo aver visto esattamente com'è fatto Dio

ringraziando le competenze del maestro.

Condurre a modo tuo l'esistenza fosse il premio.

 

 

 

 

*

La grotta dei nuotatori

Il crepuscolo salì dal fondo dell'occhio

quando l'ultima fiamma, scatenato l'inferno grottesco

si depose in un angolo lasciando i nuotatori al loro mare

profondo ma rupestre come di superfici violate.

Un'attesa senza luce incide la speranza, la spoglia del suo vestito da sposa

la rende vana come una promessa a tempo scaduto

anche quando il tempo vuoi fermarlo in un volo a precipizio sul deserto

o una ricognizione sull'incavo del collo

quel breve bosforo sacrilego dove indugiano le dita degli amanti

confondendo la possessione col possesso.

L'assassinio è un compromesso accettabile

se hai già consegnato l'anima

così come tradire se hai già tradito 

può diventare un'abitudine quotidiana

quando i tuoi giorni hanno un senso unico che hai paura di perdere

o in grado di perderti, una memoria di seconda natura.

Gli ultimi versi scritti al buio lasciano un segno nel cuore che è tenebra

per assonanza di ombre, carte voltate dal vento.

La pioggia che cade sul corpo sfinito come finisce la guerra

una morfina difficile da disinnescare se non hai dita opponibili.

Ma la vendetta la maledica il più bel sole d'Aprile

se le parole della donna che amasti ti guariscono fino a morirne.

*

Out of Africa

 

Si dice che sia l'uomo a partire, per mettere alla prova il proprio coraggio

mentre la donna resta ad esercitare la pazienza nella solitudine dell'attesa.

Nel nostro caso è accaduto il contrario.

Non vorremo mica passare il tempo  

tu donna a trovare un uomo più uomo di te

ed io uomo una donna più donna di me?

Quando saremmo esatti l'un per l'altra se solo ci arrendessimo

all'evidenza dei fatti.

Fortunatamente non sempre sei quel che sei

come quando arrivò lei e mi dimenticò dell'altra.

Una piaga d'Egitto con un leggero mal d'Africa.

You are better at hello

I at goodbye, in quanto a baci in bocca.

Have you got a story for me?

Una storia vera, col sale sulla coda?

Poi si morse le labbra

e ce ne volle un po' prima che le tornassero rosa.

Le caviglie nude più leggere dell'erba.

*

L’orizzonte degli eventi

(...vorrei essere...)

 

L'apocalisse del mio sgomento

rovesciata sul tramonto

mano che non tiene per mano quel che resta

di un ricordo.

 

Lasciai la presa che avevo diciott'anni tra i capelli

senza un filo di barba e nelle vene un siero

una miscela d'altoforni, calda

da sciogliere ghirlande e altri nodi appesi al collo

con le frustate del vento a raddrizzare la schiena

prima che si piegasse ancora al peso confitto nel petto

di uno sguardo silenzioso di bella donna.

Di fragola in fragola non sono mai stato postilla

ho avuto la coerenza schizofrenica di un solo amore per volta

che mi deducesse dagli atomi enucleati a matita

sui folli fogli bianchi a sventolare come tregua.

La mia forma non mi rende giustizia, per superbia

fossi bello come te, per esempio,

qualcuna oserebbe pendere dalle mie labbra?

Per dondolare respirando su queste parole di giornata?

Ma mi accontento di tornare ad essere magro

per dilapidare la mia fortuna in marijuana ed altri unguenti lenitivi

come le corse dei cani o le diciottenni Jamaicane

bonificate dai loro falò in mezzo a una strada

o le risaie antiche dove gracchiano le rane

trasecolando in principesse azzurre se leccate sul dorso nuziale.

Un nuovo mandala di tatuaggi sul petto a commemorare i miei cari:

delle rondini che volano, un cuore, un lucchetto e una chiave

forse dei nomi patriarcali, una madre anziana che cuce bottoni

alla casacca da agnostico nullafacente o stringe le cinghie

alla mia personale di camicie di forza.

Per sottrazione, una mano lava l'altra

la lava rende la stretta performante alle alte temperature

e sopra nasce un fiore tra tremila anni

se le super-rotazioni definiscono infiniti tipi di vuoto

dove conservare informazioni alla faccia dei buchi neri salariati.

 

L'orizzonte degli eventi s'impadronisce dello spazio

come una sfera che cresce alla velocità della luce

la distanza che ci piace è viaggiare nel tempo.

Così ricordami solo quando mi vuoi bene.

 

Se dici di no mi fai morire

una musica così vicina al silenzio da tacere per sempre

tutte le mie rime.

*

L’orsacchiotto Carver

O di come sognarti mi stanca

 

Questo traduttore millenario, in pensione dallo scopo

mira al pareggio più che altro, a deglutire.

A volte, nei sogni che faccio quando le redini sbrigliano

la matassa delle mie dita offese, tu traduci i miei versi

in tedesco e in francese, in aderenza al petto che s'alza per i respiri

coi miei colpi di tosse a segnalarti gli a capo

e finirei ogni frase con un amore mio soppalcato sul palato.

Ma la stragrande maggioranza dei miei agguati

ti ha lasciata a prendere il Sole sulla spiaggia

o a sorseggiare una bevanda in due pezzi

di cui uno solo mio, in onore all'attaccamento alla tua maglia

il più vicino al cuore, alla giusta distanza dal ventre di ghisa.

Che vuoi da me? Quale passo falso devo ancora compiere

per ricevere un segno della tua presenza? 

Il doppio senso di una resa?

Come fossi una dea capace di crearmi da una costola.

Come fossi la ricompensa per un'azione coraggiosa.

Non ti bastano tutte le parole che ancora ti rincorrono

o il sangue versato nella scatola?

Anche un cane merita una carezza

se lo incontri randagio per strada in cerca di una casa.

Così abbaio alla Luna, nella codifica rituale degli astratti

annusando l'aria che tira dalla finestra socchiusa.

 

 

*

Ci possiamo innamorare

Ci possiamo innamorare

scimmie terrestri, astronavi, arti marziali

possiamo vincolarci all'assunzione di crisalidi di primavere

dalle focali assonnate degli occhi al mattino

o praticare l'ascesi a dorso di mulo

possiamo sottrarci alla fase chi sei dove sei e perchè resistere

è la condizione di appartenenza alle nostre nevrosi

consolate dal destino di solitudine

e garantire l'incorruttibilità del nostro cuore alla deriva dei sensi

più asciutti come fosse progredire nell'accettazione della morte

o attraversare il Bardo a mani giunte senza separarci dall'altra parte.

Verremo spediti dove non si piange praticando fughe dal dolore

addirittura un'estinzione della volontà

sprigionando energie sconosciute all'aldilà.

Sbagliando il programma di adeguamento ai cambiamenti

mangiare una mela essendo Sole

mangiare la foglia cedendo alla promessa di una vita migliore

rinascere, conservando la memoria di tutte le vite precedenti

fino all'inizio della fine.

Ulteriori deviazioni sono onde cavalcate per inerzia

ma se non finisce la guerra non possiamo ricongiungerci.

Perchè non c'è vita senza morte

e noi

vogliamo solo vivere.

*

Da un angolo azzurro

Gestisce l'orizzonte a vista da un angolo azzurro

sbiadisce il capoluogo della sua criniera all'ombra del cappello

ha diversi crediti nei confronti del barista

fatti di sguardi di rinterzo e gambe accavallate

ma l'acchito è il colpo di grazia dell'occhiolino al quarto vino

consumato sullo sgabello prendisole della vetrata Loacker

facendo la frù frù con gli avventori della piazza consolata.

Langue, inchiodando i passanti ai suoi languori di grazia

mentre graffia il vetro del bicchiere con le unghie smaltate.

Aspetta e tace, profuma l'aria del suo odore di fiera

evasa dalla gabbia con opere di convinzione e destrezza.

Fa quasi paura caderle preda perchè da l'impressione

che non si accontenti di un credito qualunque

ma pretenda la gloria eterna dei caduti.

E a caderle ai piedi si fa sempre in tempo

basta che scivoli una mano sulla gonna

o un labbro venga preso in una morsa di zanne bianche.

Se saluta è ghirlanda al collo, se il primo colpo d'occhio non trafigge

allora ci pensa il secondo poi è già acqua passata, chiunque tu sia

sotto i ponti dove ti accompagna a vivere, una volta prosciugato.

Chi si accontenta gode non è parte della sua poetica

lei è una lectio magistralis sulla fame inconsolabile.

Un sereno temporale di brame allo stato brado.

 

*

Genziana

L'Anabasi di Senofonte al confronto ha il midollo molle di mille lucciole

il tuo fegato fecondo per cui al fuoco non guardarsi indietro 

sia un mantice con le sdrucciole ad ardere

rapire e farsi forte della rapina, un tuo credo da non perdere

come la prima a piazza Dante di uno spettacolo fuori sede.

Cade dentro questo otre che tanto ti è indifferente

l'acquavite da non credere delle mie scorribande platoniche

come l'acqua per chi ha sete.

Non voglio e qui lo dico e qui lo nego

arrivare per secondo tra le tue braccia tese

ma la sentenza degli arrivi è che io abbia fede

nelle partenze fuori orario come tante Messaline.

Perchè vivi disperata quando il tuo credo è ardere

me lo dice il fiuto del toro che soffia via la polvere

dall'arena.

*

Pedanterie da fine cartucce

Non è stato tempo sprecato il profuso sfumato randagio

dei miei versi balilla a spada di Damocle sul reggimento comunista

della sua intransigenza da dama di vetro soffiato.

Non lo è stato, almeno quanto la quantità di sangue versato

a rifare il pavimento della camera

sedotto dalle voci di comando, commissionate da quella parte di me

dove non esisto in coscienza come dato di fatto, che mi volevano le vene

come pennelli coloranti.

Non dico tanto il tempo di essere amato, che mi voltò le spalle 

quando persi i capelli prima che mi crescesse la barba di adesso

che mi determina come un pensatore greco a mezzo busto

agnostico e alla moda da cui sarei volentieri fuori

come un vero malato di mente quando tutti fingono la necessità

di esorcismi sociali d'indagine apparente, subito dopo

che ebbe capito che avevo il cazzo troppo corto

per toccarle l'anima dal buco del culo

mentre la lingua arrivava dappertutto

e poca voglia di lavorare per il cantiere di famiglia

ma quanto

quando torna quello di amare un'altra senza vergogna, piuttosto

a capofitto nella Rumba scheggia denti a vanagloria?

Le mie credenziali le porto tatuate sulla pelle

i polsi strappati da manette troppo strette per non portarsi via i tendini

se scassinate di forza con le zanne.

Mi pavoneggio come sanno fare i perdenti figli di puttana

della notte buia, per transumanza di aggettivi dal verde al sempreverde

ma poi basta guardare una foto ricordo per capire che sono innocuo

quando dormo e faccio il morto a galla

vero tonto nella veglia, sfigato, coatto di montagna

villeggiante da latrina.

L'invettiva mi si addice se lo scempio è solo il mio

per il resto faccio bruma dei segnali di fumo e vita

in asfissia da refusi -che palle questo con la profana storia dei vinti-.

Quasi quasi mi circoncido l'anima per dare retta alle sfumature di grigio

che stanno al bianco e nero come le collane ai guinsagli.

Ma mi confondevano i suoi occhi e le parole che sapeva far rimbalzare

sulle lenzuola come pietre piatte da lago artificiale.

Per questo non so negarla anche se mi nega la sua fortuna

prigioniero di un corpo di cartone animato

sempre più di quanto non lo sia l'erba dell'asfalto

in una provincia cementificata da quelli che fanno sul serio.

Posso prendere il largo anche con una catena al collo

tanto non so nuotare che per sbaglio.

*

il gioco delle parti

Che ti accadde, non è detto buon signora

questa radura di particelle su carta dura.

Il ferro si sa, va battuto a mente lucida

e la bomba non è docile di natura

ecco perchè ogni tanto esplode una parola

e sporca le mura più di un tramonto all'ombra.

Ma se pensierosa te ne stai affacciata a quel balcone 

da cui confondi l'insegna del bar con la Luna a guisa d'uomo

o di donna e la finestra sul cortile è una vecchia a capo chino

col grembiule e i guanti per non sporcarsi

il ventre e le mani con le lucciole che raccoglie

allora anche uscir di casa e rincorrere i gatti come fanno i cani randagi

quando hanno voglia di darsele, potrebbe essere un caso di nostalgia

frettolosa, in una notte da asmatici romantici.

Sai, il prezzo che io pago

più di quanto non abbia denaro e rancore da vendere

per il piacere immenso e la delusione di continuare a scriverle

è una solitudine sedotta da inutili giri di valzer

davanti il bancone del bar, con le sbornie tutte esposte e depenalizzate

da cantieri di ricordi ancora in corso

dietro l'angolo la speranza di averla tutta per me e le mie bevute

la mia barista degli olocausti a litro di sangue.

E' solo che da quell' orecchio non ci vuol sentire

perchè la finzione le fa gioco delle parti.

Forse non sa che io posso gridare molto più forte di così

farla a pezzi ancora più piccoli

sto solo aspettando che mi crescano "i polmoni"

e mi cadano i denti da latte.

*

Jain - Le Ring

Il vanadio della spada falcata s'è sciolto tutto nel cucchiaio

forse sarà stato l'effetto del limone sulla buccia della lama oppure

le tue parole hanno voltaggi cardinali e la rondine

che è andata a Tunisi è tornata in tempo per la primavera 

dei tetti e dei mattoni.

Mama Africa mi chiama con la vocale aperta degli altopiani

e i piani sono troppo alti per essere suonati a mano intanto

ballo nella mia stanza, più che pareti cappelli appesi a chiodi

e guardo al muro bianco come ad uno specchio dove proietto

quello che penso a frequenze superiori 

alla media che tiri fuori dal cilindro ogni volta che cerchi un coniglio

con cui sorprendere poveri diavoli in cerca di carne.

Ah la tua pelle ha la consistenza giusta di un bel culo

premesso che mi si mandi a processo per aver palpato invano

considerazione questa che fa di te una vedova d'oro

dicevo tastare tastiere per aria, rarefatta tra quattro cantoni, vicini

con la quarta dimensione a scorrere vini sul tappeto buono

quello per le ortiche e i cani randagi a code rotte, senza orecchie

e a pelo duro, è senz'altro una soluzione. Vedi

quello che consumo è un ardere lento di fotoni.

Dai dai dai, parlami, scriviamo insieme le canzoni

che ci renderanno poveri!

Sul lastrico, balistico, con la precisione dei cecchini o quella dei templari

pieni di croci da brandire contro l'avvento di nuove barbare primavere.

Vieni vieni, non farti pregare

chi l'ha detto che per essere felici bisogna essere belli e in piena forma?

Come cambia, scusa, non te ne sei accorta la sostanza

è un temporale alla giusta distanza da terra, questa landa desolata.

Chi ne ha voglia di morire senza aver assaggiato prima la tua bocca?

Che sia preda della fama come in una serie di Maccio Capatonda.

Vado a musica e a sigarette, la musica per il ritmo, il fumo nei polmoni

per amor delle tue labbra.

Dei tuoi capelli ricci rigogliosi, che poi fai finta che bestemmi

e non lo sai che un angioletto muore senza fede per davvero.

Sangue di porco (Giuda), nutella di porco e ventricoli per amarti come meriti.

 

 

*

Le regole del giogo

Dimmi

che nome ha

la tua vena portante?

Dove si sparge il quadrifoglio sempre vergine delle tue ghirlande?

La felicità a stratti è plausibile

la masticano in ghiandole i mastini del sabato sera.

La praticano i califfi dell'altamarea

definizione da capitani di corvetta

a mezz'asta l'alza bandiera, trionfa la gravità a forma di mela

che cade in testa giusto in tempo per la freccia.

E' incandescente la materia viva del mio vibrare

garrota la giugulare, stringe i morsetti della camicia di forza

se mi cambia il corpo vengo a prenderti

a reclamare la mia parte in brani

con la tecnica industriale del colpo di grazia

ferito a morte di tue mancate lusinghe:

i seni, il collo, le cosce.

Con la pochezza dei miei mezzi, sempre adatto alla falce

sua maestà non mi desidera, la principessa scalza, cosparsa di luce.

Al mio collasso gorgheggiano le lucignole intrise di mastice

a gole chiuse, perforati i polmoni da chiodi d'avorio

il succo incluso nel prezzo e il resto da decidere a frasi fatte.

Mi senti? Sto gridando da un pezzo

i giunti che cedono lungo la dorsale

la fierezza indivisibile del mio stare male non ha niente a cui spartire.

A

lavorare

ah

lavorare.

Perchè si sogna con i muscoli, con i tendini, con le vene

i bulbi oculari sono solo i nuclei 

fotosintesi delle mie tenebre.

C'è un certo piacere nel rinascere senza di me

Che dici?

Come vento che s'alza su di sè

per confondere le acque rotte

abbagliate da una strana intensità, è la realtà che ci distrugge

un crescendo, un vortice che tutto crede di sapere tra le righe.

Piena di dubbi, tenendosi di spalle a tutto questo esplodere

farsi saltare in aria per avere ragione delle nuvole.

Ma sono a piede libero, sto tornando a piede libero.

Riscrivo le regole del giogo per arare il cielo del tuo ventre

sorprenderti nel sonno con tutte le cerimonie.

"A,B,C, prima che sia mezzodì" e torno ad ardere

d'un solo fuoco.

 

*

Cuore d’acciaio

Si spacca l'idea, ha lance fitte

tra le dita la spacciano evanescenze in disuso

-la mano destra, Cristo, dategli una mano destra-.

Non mi lanciano i componenti, cuore d'acciaio

e mi getto dalla finestra come un battito nuziale 

appena fuggito dalla voliera

per cacciarti ancora in fondo alle vene 

e una volta ancora dove salpano gli occhi a brume.

Persisto pur di resistere al verso della fiera, al fin della rimessa

che ruggisce alibi allagando il davanzale dei tuoi seni.

Contro il senso più ardito di un'ultima resa alla rissa dell'alba

coi quadranti grigi del parcheggio sottostante e il monte che s'impenna

di costrutti virtuali a fare selva nella valle.

Andirivieni, nuvole lineari, versi, persi nei retroscena balneari

di una danza litorale.

Fremimi  sulla punta della lingua, dammi in pasto a questi dei

che vogliono vedere in che punto si conficca quest'ultima parola

a che distanza dal cuore e dal ventre.

Non ho niente che mi basti a questi sensi per immagine.

Eppure voglio immaginarti affezionata alla vena d'oro principale.

 

*

Come tarli

L'estasi privata di un comandamento a distanza

un biglietto da visita trasportato dall'aria

una foglia

un petalo che cade e l'acqua del fiume 

il sole nella stenza avvertito da sotto le lenzuola

una parola al solito posto

bacio sul collo

i tuoi capelli che mi accarezzano

il seno profondo, un respiro radicale

le tue cosce lisce scoscese

un bicchiere di latte a mezzanotte

per trasformarsi in mantici che soffiano

la fiamma nel camino

un muro, la solita fatica a farmi vivo.

La percezione delle cose attraversa gli occhi

liquidi condotti e bollicine.

Saremo sedotti dai nostri pensieri sul bene

fino a credere di essere speciali

in dolci primavere la sensazione di essere immortali

nel rito dei ciliegi che sbocciano di scroscio sul mare.

Come un faro m'indicherai la strada che ti porta.

Un piccolo faro nella notte buia. Con tre dita afferro la bottiglia

e la gola si taglia di vino.

Per perdere la memoria che ti abita

lascerò la strada di casa verso una rotta silenziosa tra i castagni

dove l'erba imbandisce la tavola parca di un prato

e il vento sparecchia i desii

costanti i passi 

i battiti incandescenti e gli dei vicini

a spiarci dai buchi delle serrature, dai pori della pelle

dalle stelle che forano la coperta del cielo.

Cuccioli, giovani tarli del pensiero

che scavano vie d'uscita nello Spazio.

*

Lupe da Luna

Invecchiamo cantilene a madreperla nei fondali le conchiglie

per sopraggiunte primavere le cartilagini stridono

abbaiano ai coralli sulle vertebre come foglie dondolanti

i tuoi fianchi sagomati dal tornio fluviale della valle

sparsi dicasteri di sentiero per cercare le mie mani nell'erba

alta di midolli fino alla preghiera di rugiada e pietra

da scagliare sulle membra a provocare fremiti alle ossa

che si ricompongono nel letto lacustre a sostanza dell'acqua

che scroscia turbinosa da cascate irrorate di pigrizia rugginosa

dalle rocce di montagna che tagliano le nuvole nel cielo con le unghie.

Ti perdono perchè non esisti. Perchè tutti i miei frutti il ventre della terra

li ha rapiti e congelati e dati in pasto ai suoi figli senza denti.

Così ti riconosco, da come cambiano colore i tuoi occhi

dallo specchio che l'include. E mai visti si corteggiano alle onde.

Quando muori poi rinasci come canti di falce in mezzo al grano

e la radura ha i tuoi capelli mossi dal vento che soffia le sue dune

le sue lupe da Luna ululanti in riva ai fossi.

Scroscia e bestemmia la sua croce il mio predicare senza sosta

la tua bellezza che confonde le cervella.

Come fossi prigioniero e nulla potessi conservare nelle tempie

allora le parole prendono il verso delle querce quando è sera

e le ghiande sono piccole pipe per fumare.

Ma le dita sanno fare carezze strepitose

se le curve sono la tua pelle contro luce.

Anche le mie mani, persino le mie mani, trattengono fotoni

come nubi cariche di pioggia.

 

E poi arrivi, alla fine di tutto

sei sutura, calice e pigmento

prima vera estasi al secondo.

*

Una foto ricordo

L'arcadia della mia giovinezza è una tomba per le lucciole

Miyazaki docet e suoi riverberi contrastati, lumi e ombre

a confondere i nomi si fa sempre in tempo anche domani

e rottamare l'antico Egitto per una gita sul lungolago di Gardaland

sarebbe la scelta migliore se non fossero le piramidi 

ad organizzare le rotte stellari con casa sui Navigli, Alda Merini.

Una fotografia fa i conti col tempo, uno specchio per gli addii.

Vuol dire che quello che siamo stati non torneremo ad esserlo

fusi orari che distraggono e pantomime per lo scheletro.

Endocrino, interno agli assilli del costato, il perimetro animato

langue a sua crudele misura. La voglia brancola nel buio.

Nel bianco e nero lubrificato. Nella percezione permanente

di un passaggio di stato svelato dal profilo.

Così mi presento, all'avanbraccio

potato male come un'aiuola della villa comunale.

Salpato da un angolo, inchiodato sul tavolo dalla camicia industriale.

Sono io meno che niente, sono io presente a voi stessi.

Come quella storia che non ci si bagna mai

due volte nello stesso fiume per l'acqua corrente.

Con le rondini strette ai polsi da un laccio per le vene

e gli occhi diversi dalla pressione delle nocche.

 

*

Hacca

Hai consegnato il lasciapassare alla cruna dell'ago?

Hai attraversato il lago a nuoto?

Hai piantato il ciliegio profumato nell'orto?

Hai condotto quella ricerca sul suono nel vuoto?

Hai scattato la foto al giorno che muore nel fiordo?

Hai rapito il corallo dal fondo?

Hai cantato la canzone del maggio?

Hai regalato coraggio per strada?

Hai preso parte alla gara?

Hai prestato il tuo nome all'eco-granata?

Che esplode di ritorno dal monte?

Hai saziato le voglie sedotte?

Hai contorto le trame a bisbigli?

Hai intrecciato le corde e i capelli?

Hai donato il tuo ventre a mani inesperte?

Hai preso la strada di casa?

Hai creduto alle fate nel bosco?

Hai graffiato la corteccia dell'albero?

E la schiena curvata sul collo?

Hai dipinto le unghie di nero?

Hai portato il lutto quando sono morto?

Hai letto il mio testamento?

Hai pianto almeno un giorno di giugno?

Hai corso scalza sull'erba del prato?

Hai tolto la gonna e il saluto?

Hai rifatto il letto come vuole tua madre?

Hai aperto le finestre al sole d'aprile?

Hai chiesto perdono per essere bella?

Hai contato le stelle prima che scompaiano al mattino?

Hai sceso la collina a perdifiato?

Hai cavalcato l'onda e il destino?

Hai dato fuoco all'aria?

Hai fumato una sigaretta di nascosto?

Hai spaccato la legna come un uomo?

Hai sognato un incontro per gioco?

Puntando nel gioco l'anima tutta?

Hai strappato i petali a una margherita?

Hai strizzato i seni in un vestito da cerimonia?

Hai calzato scarpette da ballo?

Hai sorriso una volta alle mie parole?

Hai perduto la rotta?

Hai guardato il mio oroscopo?

Hai cambiato una gomma alla macchina?

Hai chiesto un passaggio ad uno sconosciuto?

E indicazioni in una lingua distante?

Hai baciato la Luna sul molo?

Hai mandato a fanculo qualcuno?

Hai fatto il giro del mondo?

Hai bevuto il mate di schioppo?

Hai pregato Dio di essere buono?

Hai accarezzato un cane randagio?

Hai cucinato la pasta per tutti?

Hai colto i frutti del tuo sudore?

Hai lavorato sotto padrone?

Hai gridato di non farsi più vedere?

Hai sepolto l'ascia di guerra?

Hai messo l'anima in pace?

Hai taciuto un segreto?

Hai ascoltato il tuo respiro in silenzio?

Hai pensato per pensare?

Hai voluto non volere?

Hai scritto così tante domande

tutte insieme in una poesia d'amore?

Mi hai voluto bene per un secondo

o mi hai sempre tradito?

Potresti cominciare a rispondere

da dove ti pare

prima di andare via di nuovo 

oppure stai zitta.

 

 

 

 

*

Castelli per aria

La sentenza scongiurata di una solitudine assoluta

la porta in grembo questa pioggia di rugiade, in frantumi.

Nove milligrammi alle otto di mattina

la testa pesante e una leggera nausea

mi devo ricordare di mangiare meno a colazione

e di non svegliarmi prima delle cinque.

Nel rione Paradiso il solo sorge a spicchi

dalle persiane, indiane, lontane, da lontananze appena socchiuse

da cui mi arrivi, frangendo i flutti con buoni propositi

di una certa efficace umanità

che manderà all'aria i miei piani deliziosi 

di produrre piccole immortalità da camera

pronte all'occorrenza a distinguere il bene dal male

dalle trame del tessuto attraverso cui sbircio

la luce che si diffonde nella camera.

Passando il tempo che mi separa dalla prossima visita, alla deriva

a scrivere di quanto mi sia mancata

e di come abbia fronteggiato la mancanza con l'inerzia

che ancora mi consente di galleggiare sulle nuvole

quando ho penisieri abbastanza lievi

da scordarmi chi sono, perchè e dove

la mia vita non sia una cosa sola con te

che non riesco a smettere di immaginare

strano o folle, l'ultimo addio

l'inzio d'innumerevoli saluti affacciati alla finestra

con la banda che passa sotto

alla ricerca di un cane perduto

non avere paura ne ho già io per tutti e due

e così è la vita, con la musica alta e il prossimo santo

da crocifiggere alla porta del bagno, un bacio sulla guancia

in un poster di Klimt

una strada sbrecciata che conduce appena dopo la prossima curva

a vedere dove sbarca il lunario la natura mossa di un'onda

fino all'ultima spiaggia che non vuole morire.

Perchè è questione di orme, di seminare.

Castelli per aria e sabbie mobili, identità perdute e piccoli ciao

amore ciao.

 

 

*

Stranieri

Qui non ci abbraccia nessuno

e il tempo necessario per la danza si fa singolo, ermetico

da brivido, incubo

ma una carezza ad un cane randagio può rinsaldare

una fede senza prole

un passaggio fatale, solitary strangers in the night

mentre Maya colpisce ancora

come fosse uguale, la stessa cosa che le dita.

*

Pop the Casbah

Al capezzale della notte

il bordo rosso delle palpebre

un posto d'onore per l'intuito sulle cose

che avvera le distanze tra i singoli attimi

poi un'insegna che si accende

nel cuore della Casbah

e brindiamo con bicchieri di plastica

al verso che fa il vento nella conca

 

Non sei stata mai bella come quando

ti ho vista piangere per una perdita

a confessarti fragile al tempo stretto di una sera

che scolora i tuoi capelli sulle tempie

quando tarda primavera

ad arrivare

l'imbeccata sui tuoi giunti di creta

che vorrebbero piegare le rughe morse stagionate

in sorrisi freschi di betulla

 

Ma la primavera succhia il Sole come foglia

e la terra che ne trema è una vena di piccola portata, madre

che tossisce nel suo letto mentre dorme.

*

Domenica, alle onde, come cane

Torna lentamente nella dimensione del pensiero unico

questo scalpo senza orbite

il successo concordato è medicamentoso

nella basculante Mesopotamia del cervello

dove convergono i flussi a ragione di un mare più sincero

di tante pozze d'acqua e loro orpelli.

Le campane che suonano raccolgono i fedeli dalle coltri

mentre assaggio le lenzuola con le guance

e mi confido di aver sbagliato giorno

per smettere di abbaiare alle onde come un cane.

*

Da una manciata di stelle

Una fanfara di stelle e come corpo morto cade

questa figlia del cielo lunare

con la rincorsa delle ossa stinta nei polmoni

in un tiro lentissimo che possa escludere gli occhi dal resoconto

e sbiadire a fondo o trasecolare per la certezza dell'abbaglio

quando a fiordi si cosparge il cenacolo delle palpebre

poi sottili mal di testa e nicotina da imballaggio

quali credenziali di un non ritorno alla perpetua concezione:

Io 

sono.

Oltre la fonte congenita del nostro pensare

appartengo a nuvole di altri quadranti

e le tue effusioni di spinta concordano per forma

agli abili declini di una stasi

altrove, sezioni i sogni primordiali in vassalli

reticenze alle vie di fatto per poca voglia di ardere

quando il fuoco è condizione di passaggio medievale.

Fosse dipeso da me, avrei scelto il tuo grembo a custodia della lingua

ma già la parola non concorda

e nuziale per la prima notte d'amore non qualifica un credo fuori moda.

Torniamo alle stelle per ingranare misericordia

e mandare a memoria la dottrina dell'oblio.

Così i versi che fanno gli adulatori del destino

si confondano con i richiami delle lupe su in collina.

A valle, si sparge la voce che m'appartengo sempre meno

e ho difficoltà a farmi vivo.

*

Quando sono nato

La mia 

fortuna

è avere

ricordi

sedotti

 

tubi di grosso calibro per vene portanti

acquerelli negli occhi distratti

siero fresco da bere che corre nei prati

se ho ancora una testa da prendere a calci

il metodo scritto nelle caviglie

mantiene misura dei polpacci all'aria

per calcolare la traiettoria dei lanci

ma dove rotola è il via

e mordermi la lingua ha la forma dei tuoi denti

così stringimi più forte quando tremo alla frontiera

e non dare tregua ai miei condotti

dove la realtà si compie per immagini.

Potresti fare la differenza tra vivere e sopravvivere

dal riflesso di luce che volge il tuo sguardo

verso l'indimenticabile

un bosco che brucia e le tue mani a coppa

la mia bocca piena d'acqua.

Rivoglio la mia mente libera di quando soffrivo gli abbandoni del corallo

alla barriera tropicale.

O fare le fusa al sole d'aprile pur essendo cane 

quando sono nato.

 

*

Domani visita psichiatrica

E' un'equazione belligerante la pillola del mattino

conduce a morte certa nel bugiardino

la statistica poi, in controfase, è una disamina su come corrompere 

la vecchiaia al mare: due granelli di sabbia, una sedia a rotelle

la corrente passeggera dei parenti in visita nuziale, un albergo a ore

le onde spazzano via idee mortali.

Consiglio che mi viene da più parti, luogotenenti che si fanno vivi

sotto mentite spoglie, quando muoio un po', come i poeti di una volta

cui mi collega una vita solitaria e la malattia mentale.

La mia parte intollerante, lasciva e senza morale si palesa in brevi

contorti pensieri che combatto con tutte le mie forze

dall'esterno non si vede niente e nessuno canterà le mie battaglie

forse un cappello apotropaico e un paio d'occhiali.

Domani mattina mi consegnerò alla psichiatra

basta metterlo nel titolo

per avere un maggiore numero di lettori del solito.

Quando le cose più belle, per me, le ho scritte

per una ragazza che non m'ama affatto, frutto della mia immaginazione

febbrile ed è lì che risulto più malato, dove confido nell'essere umani.

Devo abbandonare i luoghi pubblici della contemporaneità

a meno che non possa presenziare in contumacia, per interposta persona.

Solo con un cane è la mia destinazione, senza legami di sentimento

nell'età matura del mio sconforto.

Chi oserà venire a prendermi dal mio degradare a foglia morta?

Non ho speranza che non possa disinnescare a rigor di logica

e tremo alla frontiera.

 

*

Quando tutti dormono

Quando tutti dormono lascio che l'emorragia interna dei miei pensieri

faccia il suo corso in rottami fuori tempo

che nessuno li senta a parte me è il privilegio cui ambisco

perchè nessuno ne soffra e solo io sia responsabile

per un dolore non condiviso.

Non mi appartiene il silenzio come non mi appartiene un lascito minore

di consegne allo scalpo delle vene

infatti ogni singolo rumore si amplifica di senso

a consolidare false credenze e condizionate paranoie.

Una musica distante può giovare alla resa della resa dei conti

non convenzionale anestetico una clausura concordata con il Mondo.

Allora il comportamento diventa fondamentale

perchè il corpo non mente

e le azioni si piegano alla volontà principale.

Sono stato un ottimo osservatore di ciò che mi circonda

ma adesso la necessità di guardarmi dentro

mi costringe ad un egoismo claustrofobico

vogliate perdonarmi se non tolgo il disturbo

che equivarrebbe ad un suicidio generoso dell'anima

in dono alla morte

un sacrificio di petali e spine.

 

*

Xtrema Militia

Invega nella spirale di cemento

con l'asfalto nelle vene

il grigiore dei palazzi bolognesi da oggi

è a firma d'autore.

Ma il cielo blu che vedo io dai miei occhi trasfusi

ha pensieri laterali che scorrono fuori dalle tempie

per arderlo di orrori.

La mia politica militare è arte della sopravvivenza

infatti so sbucciare una mela con un kukri Xtrema Militia

molle d'acciaio, corno di bufalo, sette millimetri di spina dorsale

e settecentocinquanta grammi di anima forgiata a mano

doppio filo, uno veloce, uno piano, full tang peggio che uno scheletro

contro croccantezza contratta a natura morta, direttamente dal Nepal.

Nuvole veloci sul quadrante

soffiarle via da chilometri di distanza è impresa ardua

per i miei polmoni da fumatore tessile

ma il tentativo vale mille tempeste.

Sono un missile metereologico

uno strappo d'avventura alla bandiera flottante.

Un domatore di pensieri feroci, dritti dall'inconscio

nel circo della mente divisa.

Quanto potrò resistere prima di commettere un errore

e se mi dovessero sbranare cosa rimarrà di me dopo?

La memoria che perdo, le occasioni che evito

ma mi ricordo che le fasi si succedono.

Aspetterò in riva al fiume la cima da scalare

in cerca di un'esistenza migliore.

 

*

Ciclotimico

Oh Dio, dio minore dei decessi che non vanno in televisione

ma all'ombra dei cipressi intagliano il loro nome

torna la vampa, il pensiero che trasluce

-la loro voce non deve per forza dirmi qualcosa

riproduco quei suoni o gli porgo attenzione?-

Prendimi se hai il coraggio, forgiami nel fuoco a tuo tizzone

scalderò l'aria nei polmoni a mia completa combustione.

La pioggia che cade in aghi sottili mi consola le vene

di più affilate lame. 

Lo spazio aperto purchè vuoto.

La comprensione di me stesso.

L'adagio sedotto:

non mi abbandono al disagio.

Combatto scrivendo, mi passo attraverso.

Chi mi può capire?

A chi devono arrivare queste parole?

Le leggerò domani e mi faranno vomitare

e non avrò voglia di alzarmi dal letto

ma forse quello che serve è solo amore.

Come ci parlo con la testa che mi scoppia?

Come faccio a sembrare una persona normale?

Vuoto il sacco, sono matto (schizofrenico), le dico

senza mai guardarla in volto

conduco e respingo degli assalti interni lunghi mille anni

nel giro di un secondo

mi scuserai se non sbatto le palpebre o troppo spesso chiudo gli occhi

se risulto impaziente di tornare a stare da solo.

Cristosanto stavo bene, adesso sono in croce di nuovo

e mi bruciano sul rogo.

Faccio esercizio di dominio su dei pensieri che mi sfuggono.

Che sfuggono alla mia volontà, questo tecnicamente è quello che faccio

che mi tiene impegnato e mi rende inabile a volte alla conduzione

di un quieto vivere.

Da fuori che si vede?

Secondo me è dovuto anche ad un travaso dell'inconscio

causato da un cronico insalubre rapporto sonno-veglia.

Forse è meglio che tenti di dormire.

 

*

L’alba a casa mia

La sassaiola colpì la finestra lì dove il vetro era ancora macchiato d'unguenti e quando s'affacciò cedette l'emisfero sinistro, quello dei computi al secondo. Con l'alito appannato, il mirino per le nocche dei suoi lanci. Scaltra notte a coprire braccia maculate per l'identificazione definitiva: due rondini sull'avambraccio, una che viene, l'altra che va, in mezzo un occhio e foglie di ulivo. Così mi presentai sulla soglia e avevo ancora vento nei polmoni e la pancia gonfia. Così esperto nei preliminari da non arrivare mai al dunque. Presi la rincorsa per non chiedere perdono dopo, dei miei sbalzi d'umore, dei miei balzi d'autore morto. Io vi studio con tutto il rispetto nei confronti di ciò che splende di luce propria. Ma rispettate la mia pigrizia nello spezzare lance a favore con una mano senza polsi. Pensò e le sorelle nel buio fatto a posta nella stanza lo sentirono, mossero i colli sincronizzati come cigni a bere d'un fiato, l'acqua ferma del lago tutta versata sul pavimento della camera. Poche carpe ancora s'annidano tra i salici tuffati nell'arrocco. Potrei andare avanti fino al punto in cui disse -vattene, presto farà giorno- (la sonnambula giusta) ma non aspetterò l'alba a casa mia, per paura di morire da solo.

*

Un respiro per volta

La tua bocca non sa di sangue

potrei scommetterci la punta delle dita

o la lingua tutta

comunque sia finita non è detto che non ricominci da capo

ad un certo punto della strada, dove si biforca

e sceglierai me, questa volta e non te ne andrai via

e gli asini voleranno a dorso di nuvola

e anche i raggi del sole non diranno più bugie all'ombra.

Perchè se così sia, basta una voglia più scontrosa delle altre

nei confronti degli addii

e tenersi per mano finchè l'onda arrivi a codificare un piccolo salto

oppure non lasciarsi mai

come se il tempo fosse una merce di cui disponiamo liberamente

e non il contrario, all'aria.

Lo scambio nei polmoni, un respiro per volta.

*

Sarà reato?

Le parole, le parole, che potere hanno le parole?

Me ne voglio accorgere.

Possono arrivare dove chiudi gli occhi

e provi a sognare?

E cosa sogni se ti guardo respirare

mentre dormi in un altro stato

di fatto e di coscienza?

Chi sono io per te?

Mi ricordi in un cassetto o mi hai buttato a mare?

Si, ci sono delle analogie ma la vita è un'altra cosa

spero che ve ne siate accorte.

Tutto sta nel calare il sogno nella realtà.

Non bisogna avere fretta e sapersi accontentare.

Chi osa coi suoi mezzi

chi ha il coraggio degli avventurieri

chi pregiudica il finale.

Io ho pretesa di felicità quanto ognuna di voi

mi basta un cane

poter scrivere, avere di che sopravvivere e non dover lavorare

rinuncio a una compagna, a dei figli, ai viaggi

ad una prospettiva migliore e a una vita normale.

Con chi devo prendere accordi, dove devo firmare?

Quando scorro l'acqua sotto ai ponti

penso di andarmene da qui ma poi resto a bagnarmi,

sopra, la pioggia a vento, che cade, con la coda tra le gambe

perchè non prego, perchè non credo che le cose cambino

pregandole di cambiare e invece mi sbaglio.

Ti prego pregami di tornare a pregarTi

no, così non funziona, anzi, sarà reato?

E poi come Ti chiamo?

 

*

Per aria

Non può aspettare oltre la rampante clessidra del tempo

vuole la svolta dietro l'angolo

a chi consegno le mie spoglie mortali non vuol dire che mi abbia

il console di Collecristo non ha cuore che mi abiti.

Nemmeno nelle paranoie primordiali

faccio passi da gigante

ma l'equatore è troppo corto

e mi doppio all'istante.

Non mi precedo per non avermi sulla coscienza

quando gli ultimi saranno i primi col cuore in mano

e lo sguardo per aria

temo di sentirmi vivo allo stesso modo che ho paura di perdermi

nel SamSara.

Chiudi gli occhi

cosa vedi?

Dove finisce la strada?

 

*

Arriva la Luna Boreàl

Arriva la Luna Boreàl

pronostica una deriva dei liquidi interni

futuristichespiralidose di flussi verso il mare aperto

perduto nel ciclo SamSarico del continuum spazio-tempo

così sensibile agli occhi da trarne spiccioli di fotoni

provenienti da un futuro che non c'è più se non lo ricordi.

Mi spacco in due, ti porgo l'altra faccia della medaglia

il lato oscuro della Musa.

Viandante di tali oltraggi ti farai vanagloria

da tirare su le vesti alla morte che guada il fiume.

Niente c'è più

che non si trasformi

prima di tornare tutti all'origine dovrà invertirsi la rotta d'espansione

dell'Universo in Mondo, dei pianeti in unica stella

un'implosione che tutto crocifigge in un solo punto

compreso le forze che si sforzano di non esercitare la propria forza

una Pocalisse molto poco Ulisse del ritorno ad Itaca

privandosi anche di privazioni alfiche.

Sono tutte teorie, le verità di fede le lascio a chi ha fede

a chi ha fede nella fede, mi accontento di una fiducia d'accatto.

Puoi sentirmi mamma che ti chiamo?

Nella notte fredda e buia?

Come faccio a sapere il tuo nome se non sono mai nato?

Quando muoio l'energia pura si conserva e mi sopravvive

sottilissima particella ma conserverà un barlume della mia coscienza?

Almeno per un attimo? Verrà il giorno in cui tutto sarà svelato?

Arriva la Luna Boreàl buscando l'ideàl: un sonno senza sogni

la pace eterna ma prima sapere tutto, essere stato tutto

fino all'esclusione di fatto dalla transumanza mistica.

*

La fine del Mondo

La controversa natura della tua anima

ha radici forti, folte chiome arricciate su prati d'erba a mantici

soffiati dal vento in direzione dei miei polmoni.

Non ti volessi respirare dovrei voltare la faccia

verso l' ombra del burrone

dove ristagna il gemito partorito da sua eco

senza il plauso paterno dei fianchi del monte

o in filigrana, l'apice sedotto del suo vertice confitto in pieno cielo.

Andando a valle, giù lungo i costoni del pensiero quando vortica

potrei immaginarti mia ospite a Civitella in una grigliata mesopotamica

semi di cocomero al fresco serafino.

Mi parleresti dei tuoi viaggi ponendo accenti

sulle immagini cui mi avvicino per temuto credito o mietuto auspicio.

E parleresti quelle lingue che non conosco

per darmi in pasto la tua e la mia.

E' così facile farmi una ragione del perchè ciò non accada

che trovo comunque il tempo di scrivere bugie.

Però dimmi, non sarebbe bello, così d'amicizia un sollievo

sollevato il cuore dai suoi assilli di guardiano?

Tenendo anche l'amore a freno, tenendolo al guinsaglio

abbastanza corto perchè non scappi lontano

lo spazio necessario a farsi un giro

senza per forza doversi guardare intorno con aria implorante

aperta l' aria, parentesi di contorno ad un suffragio universale, shhh!

conosciuto.

Gli occhi, Madonna mia, sono la fine del Mondo.

Perchè il Mondo finisce nei nostri occhi ma un po' si specchia

prima di caderci dentro.

Ti credo turbata come me, toccata dal fuoco o dall'aria

se semina tempeste dove volano gli aquiloni.

Il telaio a misura della mia imperfetta balistica.

Ecco perchè ti riservo la massima cura, distanziali di fabbrica.

Per l'odioso ingrato compito di perseverare in una condotta 

che darà i suoi frutti tra centinaia di anni

quando ci saremo scordati i nostri nomi

pur di conservare il profumo di certi fiori di campagna

che nascono tra le spighe di grano

a mezzogiorno senza estate, inoltrata a mano la via maestra

per stagioni di plastica, una pronta consegna del già tutto e subito

fu distratta conseguenza di un amore mai vissuto

se non nei recessi dell'anima

a perdersi nel buio di qualche giorno grigio, fuori condotta

a portata di bocca, in carestia.

Dammi tutto quello che hai, potremmo fare cose simpatiche

guadagnarci lo spazio da vivere nella routine quotidiana del Cosmo

dove appendere i nostri abiti al chiodo e fissare le nuvole

pur di andare via, oltre i confini delle ossa.

Perdendo il lume della ragione

come fosse una fiaccola da incendiarci tutto.

Abbracciami, stringiti a me

fammi sentire i seni nel cappotto, il cuore sotto, l'anima intorno.

Dimmi che non mi lascerai mai, che farai di me quello che voglio

che ci terremo per mano, attraversando il Bardo.

Che il passaggio di stato ci veda complici in un efferato delitto

ai danni dell'Inferno almeno sabato o sabba il prossimo finesettimana.

Al massimo il capo chino, cosparso di cenere o versato sul vassoio

dei nostri debiti quotidiani.

Verificando di soppiatto se un bacio sia atto di fede.

Fermo restando l'inclito battito del colpo a ferire.

Sgusceremo altri sogni sul litorale basso del nostro tramonto.

Sorridendo all'avvenire come si promette qualcosa

a chi sai di non tornare.

Non nasce niente e ogni tanto vive qualcosa

ma se parli alla rosa delle sue spine

ti pungerà d'essere bella prima che tu al primo sguardo la colga.

Giusto il tempo all'uomo di morire o di farsene una ragione

o la malinconica vaghezza di un lontano senso di colpa.

*

Splash

Chissà se ti ricorderai che non bevo il caffè

quando mi inviterai al bar la prossima volta che esisto

SPLASH.

Ma si e in quale città dei residuati bellici come noi

se non la nostra

dai tavoli in piazza possiamo contare le verdi primavere

degli scalini del duomo

senza dover riprodurre la messinscena della carrozzina Potemkin

ho ancora le vertebre diffuse lungo il corpo.

Quanto ci godi che non ce la faccio? Sorniona dei non luoghi comuni.

Che non ce la faccio a scrivere meno di te, in questa forma di vita

che colma le tue assenze a spada tratta.

Devi avere una resistenza tarata su calici infrangibili

per tutte le volte che ti ho rotto i coglioni e leggere

senza contraddire per non calarsi mai nel verbo rigoroso.

A me sta bene la parte del matto ma se t'amo ancora non saprei dirlo

forse solo tu hai le briglie di questa corsa che non s'arresta.

Se ti avessi dimostrato qualcosa? Al concerto dei Verdena, Roberta

ha parlato male dei Baustelle per farti torto a ragione

(lei è dalla mia parte) così è passata dalla parte del torto

che poi era l'unico percorso possibile per una bassista

che sappia andare a cavallo del ritmo.

Gomma, con la tua doccia prodigiosa, me ne sono accorto subito e ho 

taciuto per sempre, il re di bastoni leccando il dorso di certe rane.

Lo sai quale parte del corpo conta di più? E' una domanda facile.

Il viso, perchè è la sede di tutti i sensi. Tu chiamale se vuoi, emozioni.

Tu chiamami se mi vuoi poi arrivo, claudicante, al piccolo trotto

da levriero irlandese, col bastone da passeggio con dentro il guscio

una lama per gli sgusci. Stavo andando bene poi una ricaduta da tre chili.

Per il compleanno mi regalo un concerto dei Ministri ma stavolta

indosserò scarpe comode da ballo.

Qualche riga ancora poi non scrivo più per un po' chè mi costa fatica.

Credi di sapere tutto di me e che un patto scellerato

stipulato con chicchessia ti tenga al riparo da giudizi angusti

come fosse solo questione di spazi. Questa mossa non arriva,

questa messe non matura, questa casa non è un albergo a ore.

Eppure non mi consumo senza fede, continuo il ciclo

delle reincarnazioni in vita, l'impianto di una clessidra circolare.

 

*

Appunti di una mente schizofrenica

In fondo anch'io morirò

e andremo in collera allora

su panneggi d'oltremura

sventolando bandiera bianca del tuo costato

gridando al sortilegio

complotto per il colore sbagliato di un occhio

quell'altro spento da due giorni a cercare nel pozzo della memoria

contorni diffusi con cui confondere le più recenti immagini

di una vittoria sfiorata, sfiorita, data in pasto ai carnefici

col pollice verde, smeraldo di antiche forpici.

Ma l'unicità servoassistita dipende dalla durezza

dell'assorbimento metallurgico, la carta

come affinamento sottile dell'arte di arrangiarsi all'infinito

evasione dal sistema ternario, trino:

si, no, forse

contrassegno di sfolgoranti possibilità

come si cancella l'ultimo verso scritto a matita?

Basterà occludere il chakra della vista al turbinare mutilato degli occhi.

- L'unico cielo che voglio guardare ha nuvole nei tuoi occhi distanti-.

Per questo fletti di un semitono lascivo il lampadario di un valzer

smorza l'andare a valle della luce col montevelcro del divano

contrabbandato in fase d'acquisto

lo vedi gorgogliare di spremute fragole, nel video in cui resisti

in villa comunale, al richiamo della mollica d'affondare:

in ghirlande d'acqua dolce spezzi il pane.

In corsivo scorrono sopra le foglie i sottotitoli

su venature fuorimoda, in fatto di stagioni balneari.

-Nello stagno del mio inconscio faccio il bagno con le carpe-.

Così come appare, scrisse in un andirivieni etilico

dai suoi stati di clausura

alla boccata quotidiana d'ossigeno rendendo omaggio

nel cortile laico di ogni scuola.

Comunque prevede una preghiera

per il rilascio di endorfine a piedelibero.

Scaltra la saetta scalza anche queste nuvole, le lascia  nude

fino alle caviglie bagnate dall'anima

mentre i primi usignoli allineano giovani Cristi

sulle mensole di porcellana del mattino crocefisso.

Non ho requie saltimbanco! Non ho scampo, in requiem l'ora d'aria.

O la porta si chiude o basta un polmone sinistro.

O un coito.

Qualunque invito ha una misericordia in sè distante

attraverso un dolore senza forma

dall'usura del mezzo.

Godo, grondante i miei smerigli

faccio un prezzo che non puoi pagarmi

potrai dire forse, ancora, qualche passo di danza

se ti reggono le labbra

ma del resto un debito costante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

Au Revoir

Apro gli occhi e mi guardo ridere:

il passato ha spalle più piccole delle mie

ecco perchè il vecchio giubbotto di pelle non mi va più

non c'è altra spiegazione.

In tanto così poco.

Hai seguito il mio consiglio di dedicarti alla fotografia

ma rinunciando alle mie didascalie

perde coraggio anche il sestiere più antico

rimirato di fusa, con le vie claudicanti a filo d'acqua

pergamena d'inseguimenti di amanti boriosi

pieni di gloria

e l'ombra ottusa dell'alito della montagna

riverbera sulla valle a raso, a seta nei coriandoli di prato in ordine

pelle di diavola, velluto ma che carezzi contromano

fili d'erba in fila

l'albero poi è solo il mantra del bosco che reciti a memoria 

per non perdere la strada di casa e l'onda

non vedi che porta il mio nome a terra, inferma, morbida, moribonda

lo incide sulla sabbia come un'ancora appesa all'aria.

E lo so, non ci s'incontra che in un tempo sbagliato

e poi, a parte me, chi ha la follia d'aspettare invano?

Il coraggio di un'attesa che prendi per il verso giusto

solo quando ti pare.

Con le foglie che cadono.

In una parte di me ti amerò per sempre

come condotto da salici a piangere

per non esserti piaciuto quel tanto da giocarti l' anima

in una mano che hai vinto comunque.

Ma se mi chiedessero, io direi di no, che non ti conosco, Nessuna chi?

Come tu al telefono quella volta che ci scambiammo di posto

e io come un'interferenza, dall'altra parte del mio piccolo Mondo

con l'orgoglio tra i fiori che schernisti, a sanguinare

di cui nemmeno ti ricordi le spine o le vene.

Perchè hai mille ragioni per fare quello che fai ma non una di più.

Non ora, che esco di scena per lasciare il campo libero

ai tuoi respiri d'altura, oltre le aspre vette delle tue voglie

cordigliera delle anche a gemiti fitti, sorrisi distinti

a mezza bocca tra i denti

nella nebbia morsa degli addii che non servono a niente.

 

 

*

In trasformazione (vaneggiamenti)

L'unica soluzione è una trasformazione 

impossessarsi di quel residuo di mutevolezza ancora disponibile

alle istanze legittime dell' Io possente

squarciato dalla divisione della mente in particelle

ma ancora integro nel suo nucleo perchè lucidamente consapevole

di essere stato messo alle strette

e combattere per la sua sopravvivenza

ad adempimento dell'anima immortale 

la relazione tra anima e corpo a rinsaldare l'antico patto

la libertà d'espressione configura un processo di personificazione

statuaria della personalità evolutiva.

Un monumentum in grado di cambiare entro i limiti costituzionali

della sua natura indomita e incorruttibile.

Le linee guida di una catarsi oltre la catastrofe.

Finchè Amore non mi sconvolga, non mi converta

allo stato di calma dinamica

e appagamento, flussi contaminatori continui

ma a risarcimento di una felicità sempre mancata

sempre toccata ad un altro.

Io mi oppongo, la resistenza passiva alle ingiurie del Mondo

come supremo atto di forza, rivoluzione

della stessa sintesi che mi esprime come essere umano

degno di vivere.

Troppo dolore al crogiolo delle mie brame.

Espansione delle potenze innate e contrazione  

delle epidemie che indeboliscono il mio corpo.

-Io voglio- che non sia mai più il ruggito di un coniglio.

Senza cadere nell'errore di diventare il mio contrario.

E' ontologico il desiderio di essere amato

e lo rivendico come diritto di nascita

per me e per tutti, realizzabile secondo i meriti

a discapito, a rovina di ogni tensione contraria.

Ho bisogno di energie per sublimare le mie paure

e le strapperò alla congiura del tempo

in caricamenti e dissipazioni successive, controllate

o furiose e fuori controllo.

 

 

*

Kalashnikov

Anarchismi svuotati di senso penzolano astratti

dalle desuete coincidenze delle linee che setacciano

le mattonelle del bagno

griglie di rette parallele sparate col Kalashnikov

dai muratori albanesi, islamici e pagati in nero

e sono ubriaco dopo tre anni di astinenza forzata

ma ho cantato e ho ballato sul posto 

come era consuetudine che facessi prima che mi tagliassi le vene

al resoconto di una musica dal vivo

e ho chiuso gli occhi

e non mi hanno portato via dal locale a spalla

me ne sono andato sulle mie gambe

e ho guidato fino a casa

e ho pensato a te per l'ultima volta

e ti ho dato un bacio sulle labbra

e ti ho sussurrato addio

ma tu hai fatto finta di niente.

La cosa che ti è più congeniale dopo l'essere bella.

Come andare a cavallo.

Come far finta di godere.

Come essere altrove tutte le volte che ho bisogno di te.

*

Per le nuvole #SaveAshrafFayadh

Hai scritto una poesia anche per me

te la ricordi?

Ti portai in cambio la zanna seghettata del cane selvatico

ciondolo che porti ancora al collo.

Fin dove finisce la corda, diceva

fin dove finisce la corda che porta al cielo

le scale sono per il Paradiso, diceva.

E l'ho mandata a memoria

perchè fosti così gentile da scriverla breve, a misura del mio collo

prima che perdessimo, tutti, la testa per le nuvole.

*

Dark star-black star-buco nero

                                                               Umilmente a Daivd Robert Jones

 

Da quali vertigini m'abbaglia la notte, sul confine dei sogni?

La Luna interviene sui fluidi, conduttori d'elettricità.

Le energie invadono i campi messi all'asta

dalle agenzie di viaggi siderali.

Per sopravvivere nella Galassia devi morire una volta di più

alle tue parole

sparate dagli altoparlanti verso il cielo

che materializza le distanze in passaggi di nuvole che le rimbalzano

oltre l'atmosfera.

Il buco nero non è forse la metafisica di un utero?

Per rinascere altrove, in un altroquando

aldilà dell' orizzonte degli eventi?

La ragazza con la coda e le sopracciglia alla Frida

raccoglie il teschio gemmato dell'astronauta

per farne simulacro di fertilità nel rito dei tremori.

Gli spaventapasseri animati non basteranno a scacciare la fame uncinata

della creatura indigena.

Le bende sugli occhi, due bottoni sulle bende all'altezza degli occhi.

Una bibbia di canzoni in mano, per discernimento e lasciapassare.

Quale tipo di viaggio rinuncia alla coscienza di sè?

La trappola dello spaziotempo, codifica distratta dell'apparenza

necessita di un abbandono dal sapore di fede antica

per essere evitata, la contorsione di un'eclisse permanente.

La vita che continua comunque e non la morte che le sopravvive

è la suprema via di fuga, nella relatività generale del tutto.

 

*

A fragole

-E' possibile cotanto peregrino andare di anime...a fragole?-

Si domandava, in abiti leonardeschi.

Le prove successive furono: due favole da raccontare al nipote

in favore di asole più vicine al sonno

una contrada da attraversare in pieno giorno a volto scoperto

e un languore allo stomaco

scambiato per mancanza di Lei, la sua promessa sposa

(ad un altro).

Oppure la promessa della sua antica sposa

fu di non ricordarlo nella sua dote di preghiere al vespro?

Qual buon giorno si vede dal mattino presto?

Pesto l'occhio da corvo a Primavera

e il becco falso come un sorriso alle barzellette di se stesso

che non si capiscono allo specchio

e sembrano alludere ad un altro, come fraintesi

si alza dal letto, Cancerina, Toro, anime gemelle?

Rette parallele.

-Il giorno che muoio rinasco d'ascesi, se mi degna di un bacio-

L' ultimo desiderio. Poi di nuovo a casa per sempre.

E invece ancora fuori, a caccia di pretese di stabilità indefessa

i compromessi d'altura, le congreghe, le conseguenze alla rinuncia

e le sue misure, prese all'Universo.

Tutto questo amore di una volta sarà forse uno spreco?

Sono altri tempi adesso, non prima di adesso e forse in futuro.

-Amami come non ha saputo fare nessuna, amami

senti mancanza di me, da colmare solo con me, fai presto

il tempo ci consuma!-

Che splendida giornata ci attraversa.

Il cielo è musica vicina, stamattina.

E poi guarda che nuvole!

Le conosci una ad una.

*

Whiplash o di paranoia e dispersioni

Il dicastero dei coriandoli, paronoia e dispersioni

senza versamenti.

Sui tram di Parigi ti sciancicano per un portafoglio

filigrana di coralli appesa al collo e arrivederci

il naso rotto, il culo rotto e la voglia di arrendersi prima di scendere.

La parsimonia è tutta nei miei giunti di titanio

che ancora si annodano alle ombre di passaggio dei marciapiedi

camminando su mattonelle dispari, tenendo segreto il conto

dei pensieri pensati di traverso alla fermata.

Se sapessi che male fa lottare tutte le volte per non impazzire completamente

seduto, in silenzio, il muro davanti, le immagini che scorrono

senza tregua

ma forse tu lo sai, ecco perchè non ridi.

-Stringe i denti sputa a terra una schiuma rosa

al sapor del sangue d' altri tempi-.

Pregare io non prego, ho questa vaga fantasia

per cui pregare non valga se non sai chi si prega.

Malavita, mala terra ferma.

Tutto gira e si ripete nel meccanismo degli addii, dei ciao come stai

e chi ti s' incula veramente.

Una bella prova di sè, farfugliata allo specchio

il foglio bianco appendice del tuo fegato.

Hai ancora tutte le vene Cristo, al loro posto?

Mi rattristo che ti rallegri per una battuta fuori luogo

la spiaggia è un' accozzaglia di granelli 

se l'inverno non la consola

non la consolida in una foto in bianco e nero

scattata dal tuo fidanzato di allora

che prova la camera del suo cellulare ultimo modello. Che grana!

Questo bordello mi fa bello perchè il cervello mio si consuma

e l'anima s'approfitta degli spazi svuotati di senso

per compiere il miracolo e farsi forma:

cantine di olocausti al vanadio, assoli di basso distorto alla Cliff Burton.

Senti come pompa, se continua così le tempie non terranno la portata.

Alza il volume! Che ti oda Orione!

Ad oriente di ogni tuo tramontare.

 

 

*

La congiura delle parole

Selva, la piana è selva.

La congiura delle parole al capezzale di suo padre incontinente.

Tu le difendi? Chi le difende?

Quando resta assente sul viale del tramonto questo misero

agnostico irrazionalista, crepa d'invidia

l'atmosfera che tradisce il suo fine.

A lezioni di vita sedeva all'ultimo banco per districare meglio, non visto

aeroplanini di carta a vento.

Ma che ne vuoi sapere tu del vento, che guardi con occhi di ghiaccio

che batti il ferro quando è caldo.

Il suo pensiero flottante l'ha tradito ancora, in riva al fiume

sponde come ali di gabbiano, come le tua ciglia folte

nell'arcata di svelti addii.

Cade, implode, a fatica tiene le idee appese al filo:

non fare del male, non essere cattivo.

Ma nel bosco si va col coltello e a qualsiasi Dio

preferisce la preghiera dell'albero, d'appenderci il collo.

"Il depresso che non sapeva morire" e già partono le scommesse

se arriva al natale successivo.

Ma poi cambia frequenza, si strappa via le palpebre per non avere ombre

o sogni che si arrendano ai chiaroscuri di giornata, di fabbrica.

Non si guarisce! Non si guarisce, hai capito madama!

Anzi degenera in siparietti, spasmi fuori controllo e memorie di plastica.

Ma lui no, lui non cede le sue ghirlande

piuttosto si mozza una mano con zanne da lupo in trappola.

Perchè la ferocia, signore e signori, è attitudine bastarda

genealogia di sopravvivenze.

E vede tanti scudi in circolazione, tanti scudi splendenti di parole

che non lo riguardano.

Con la parsimania dell'arma bianca si scuce via la pelle.

Si concede di concedersi.

Questo pezzo di merda, convinto che dalla merda rinascerà fiore

qualche altra volta che peste lo colga.

*

Ogni teoria

Uno stato di calma apparente una forma d' amore costante

chi c'è andato più vicino?

Non a caso una donna distante

si illuminano frasi lanciate nel mucchio

o cantate da un microfono

si è ingrassata di brutto

bella la vita eh, che non se ne va in un lago di sangue

ma se sapeste quando mi parlano insieme tutte le cose

controllare i livelli alla cazzo di cane

o come un ninja dipende dalle condizioni del corpo

quanto da quelle dell' anima.

Se mi puoi capire perchè non parli?

CristoSanto che ti ho fatto di male?

Aspetterò l' alba per tre ore di sonno

per cui mi giudicherai pigro

come sai fare quando ti credo possibile

oppure è tutto un complotto e ci tengono in castigo?

L' eleganza del riccio per ogni via di mezzo

o una buona condotta come marchio di fabbrica

quasi piangi quando la canti, cosa ti emoziona, chi ti ricorda?

Mi vuoi dire qualcosa?

Siamo dei figli senza memoria.

Mi connetto con tutti uno alla volta

o facciamo un'orgia di gruppo?

Una lotta di classe?

Sono pronto per questo futuro?

Se ti dicessi che l'ho creduta incinta

e per un attimo mi sono perduto?

Segreti che fanno paura saranno svelati?

La dittatura sta per finire col botto.

Rainman a ripetizioni di grammatica l' ho fatto

poi rinasco nel Cristo poi di nuovo fantasma

e sono sempre io che mi guardo

chi si gode lo spettacolo?

Si attiva la particella di Dio

ci attraversano fotoni che arrivano dritti dal futuro

ma siamo noi che incidiamo come un laser

mbeh ciao arcal da sa piante!

Ma vi ho raccontato quando io e Fabrizio

ci siamo fumati una sigaretta insieme?

E mi parlava dei suoi figli.

Poi l'ho visto cantare ho visto Nina volare

e mi è venuto da piangere.

E non mi crederà nessuno

ma cosa conta s'è vero?

Ho tante cose da scrivere che non mi basta un altare.

Lasciatemi vivere come mi pare o vi scateno la terza guerra mondiale.

Guarda che la pubblicità certe volte rompe il cazzo.

A un certo punto stavamo andando all'unisono

poi ci hanno inerrotto con la pubblicità di una macchina

l'importanza dell'acqua a portata di mano

il senso di una frase in una lingua distante

la posizione delle virgole.

Uno strano sapore in gola, dei gesti umili si fanno esatti.

Gisueppe credette alle parole di Maria

più per amor suo che di Dio

quando tornato da un viaggio lei gli raccontò di essere rimasta incinta.

E sicuro la famiglia resistette più di un attimo.

Chissà se qualcuno lo chiamò cornuto 

e fu folgorato all'istante?

Fino a quando è lecito scherzare e chi si offende?

Come reagisci ad un'offesa latente?

Abbiamo recitato già tutte le parti nelle nostre vite precedenti.

Quindi reagiamo rispetto a certi stimoli

influenzati dalla memoria sedotta di come fummo trattati noi

quando ci toccò recitare le stesse parti.

E la storia si ripete.

Ma noi vogliamo andare avanti verso un futuro migliore.

Piano piano smette l'effetto e non faccio più caso a certe coincidenze.

Ma se credi che sia normale forse dobbiamo spostare i parametri

a meno che ti ricordi di quando siamo stati uguali.

Perchè lo siamo stati prima di differenziarci

come cellule staminali.

 

 

 

 

 

*

Un senso imperfetto

Lo spirito di necessità che ci lega alla parola è venuto meno

possiamo scrivere quello che vogliamo?

Il freddo nella stanza l'hai portato tu da fuori

o c'è sempre stato

lì per accoglierti?

Non lo ricordi perchè tendi a rimuovere certe sostanze

dalla tua mente

all'apparenza innocue, attraverso meccanismi d'incoscienza

non ti preoccupare, sto parlando sempre di me

e non di te che gridi alla finestra.

Vedi è sempre roba di vento che porta via le cose

la sua competenza non si limita alle foglie.

Puoi vedere la forma delle cose attraverso la materia

come quando guardi il pianeta Terra dallo spazio e sei un astronauta

o fuma erba quel santone indiano ed esce dal suo corpo.

Perchè la meta che ti addestra è quella che non sai conoscere

anche dopo che l'hai raggiunta

e non smetti di porti le domande.

Lo spirito di competizione non dovrebbe mai spingere

il dovere di conoscersi oltre il punto di non ritorno

oltre i confini del cosmo, dove un uomo è uguale all'altro

e non un soggetto unico e irripetibile.

La vita di ognuno ha un valore altissimo

prima di estinguersi, di tornare all'uno, di confondersi col tutto.

Altrimenti verrebbero meno al tutto alcune delle sue parti

e bisognerebbe tornare da capo

a quando la vita aveva la stessa forma dappertutto

e non sapevi come chiamarla.

Il desiderio spasmodico di nascere

Lucifero che si ribella per distinguersi

da un nulla non identificato, con la forza delle sue ghiandole.

Poi la butti in caciara, altre due cazzate e ti sei qualificato.

Certo il mistero è grande e ci lascia perplessi

ma ogni nuova invenzione deve avere il tempo per le pratiche.

Testando il teletrasporto si ebbero incidenti con le persone in volo

ma da fermi non dava problemi.

E sarei lì in un attimo e non so chi sei

solo se tu fossi lei dovresti venire a salvarmi da quello che sono.

Altrimenti mi abbandono da me stesso

come un embrione che si sdoppia.

Ma stiamo parlando di fantascienza e non ci crede nessuno

nemmeno io; che non si dica in giro che credevo a quello che scrivevo

dopo che sarò morto è tutta fantasia

posso immaginare quello che voglio

e posso continuare a scrivere in eterno

è normale che per questo mi serva continuare a vivere

preferibilmente qualcosa di bello

ma normale che vuol dire

come te lo spieghi questo dilemma?

Puoi passare ad un' altra condizione che da questo lato non si vede

quanto può essere simile a quella che interpretiamo

quando non la vediamo?

Quanto lontana?

La possibilità che abbia ancora le dita o una matita

mi sembre abbastanza distante, d'altra parte.

Giovanna D'Arco sul rogo fu uno spettacolo mai visto

per il cuore che non le bruciava

rimase intatto.

Puoi credere che è vero, puoi credere che è falso

in maniera dinamica

ma a certe porte devi mettere sempre i cardini

se vuoi sperare che si aprano.

Sai quando t' accadono quelle cose mentre le stai pensando?

O parli di una canzone e la passano alla radio?

Quella è una lezione sul tempo che sprechiamo

perchè un giorno tutto accadrà in un attimo.

E' lontano il Giudizio Universale

lo spettacolo non è ancora pronto

e non sappiamo recitare le nostre parti.

E' degna di nota ogni prova che preceda la prima

nonostante le critiche.

A volte si ripete ciò che continua e la vita continua

fino a prova contraria.

 

 

 

 

*

Clan Destino

La mia fede ha il bacino breve dei laghi di montagna 

stretto della maratoneta

perchè credo che si creda in ciò di cui si ha voglia credere

nemmeno in ciò che più convenga

seguendo delle inclinazioni genetiche da dottorando in fantasy

o a caccia di una preda rinunciare alle statistiche

in favore di un'anastasi mai vista.

Ma io sono debole, non posso seguire le regole

di chi non mi garantisca il Paradiso, qualsiasi cosa faccia o pensi.

Allora sospendo il giudizio all'altezza giusta

tra la terra e il cielo

quella che mi consenta una testa tra le nuvole

da cui vedere comunque dove metto i piedi.

Non vivo felice il tormento dei miei giorni

ma il più delle volte mi scordo di essere venuto al Mondo

in grande stile, sognando un po' di più ad occhi aperti.

*

Non pagare per due

Lascio andare quello che non mi appartiene

eppure mi serve pensare che mi sia appertenuto 

almeno per un attimo

come fosse esercitarsi a controllare il respiro

nei tratti in cu si va d'affanno

in attesa di quell' attimo

anche se non dovesse arrivare mai

chè il tempo tuo lo passi seduto nella stanza

a pochi passi dal Mondo

che è finito fuori dalla finestra

quando ce l'hai spinto, l' unica volta che ti sei mosso.

Mi piace quando per essere il più sincero possibile

devi dire qualcosa di generico:

-scrivere la propria biografia è un po' un casino-

e fai la figura del sempliciotto giù al circolo, che non frequenti;

o con una metafora alla GesùCristo

che comunque ti metterà nei guai

qualsiasi sia la corrente dominante di pensiero.

Alla fine ognuno racconta le sue parobole

compresi noi, i rischi del mestiere sono in pericolo

se solo sai giocare le tue carte

ma chi non lavora non fa l'amore

mi ha detto ieri mia moglie

e non c' era il pane a tavola e nemmeno la moglie.

 

Chi legge ti fa un piacere, mica tu a lui

a meno che non ci trovi un guadagno

fosse anche un breve insegnamento

o un sorriso, una lacrima versata, a risarcimento del suo tempo.

Ma all'arrembaggio ci vadano i pirati

noi proseguiamo pure a nuoto, con uno stile tutto nostro.

Fossimo randagi per le strade.

Sbalzi d' umore come per gioco

suoni inesistenti provengono da ovunque

e non conviene prenderli sul serio

a meno che una lunga distanza non dimostri il contrario

è la fine ciò che ci aspetta

e il coraggio non l' abbiamo

di sognarne un' altra, che non sia la nostra fine.

Cambiare il nome ogni volta?

Alessandro Di Loreto può fare la differenza?

Mi prenderebbero in giro se solo sapessero

che me l' ha suggerito Celentano

in un mio delirio e anche senza, per altri motivi.

Invecchiando senza diventare adulto

mi scordo di pensare alle conseguenze

e adottare un cane forse non basta.

Condividere le proprie esperienze

perchè nessuno paghi per due

ma ognuno possa imparare anche dagli errori degli altri.

Per attivare questa dinamica bisogna cercare

di dire la verità come conseguenza di una pratica.

Non so chi sia più pigro, se io o tu, Amore

ma questo resta secondario

ai fini di un risultato esatto.

 

Chi lo verifica?

 

Tranquilli, sto solo immaginando

cadendo in errore

un'illusione da dimenticare che non santifica.

 

 

 

 

*

Parolacce

Alla resa dei conti più ce l' hai grosso più ti senti in diritto di scopare

un archetipo dei primordi che vuole l' uomo predatore

come quando gridi più forte per procurarti la ragione.

Non puoi evitare gli impatti se qui è tutto un cozzare d'atomi

un girare di coglioni.

Chi m'insegna la lezione?

A mezzogiorno di domani avrò bruciato sui miei cardini

mille volte quello che sono

e tu pretendi di spiegare la mia vita, in pochi attimi, nel cuore della notte

avendomi visto di sfuggita, di spalle

mentre pisciavo a torto contro un muro

con l' attenuante indecorosa che avevo voglia di morire.

L' Alba diagonale.

Cristo appeso al chiodo.

Un povero diavolo di meno e lei che non ha mai capito un cazzo.

Nella sua vanità così facile da annegarmi con un solo sputo.

Ti ricordi quando ti ho portata in spalle fino a Roma

perchè ti facevano male i piedi e sudavo come un porco?

Ero magro o ero grasso allora? Cosa importa.

Anni dopo mi accusasti che non l' avrei più fatto

ricordi cosa ti risposi? Quella era la verità in contumacia

che potevo permettermi al momento

poi mi mettesti una pietra sopra e conobbi il fondo

ma mi rialzai come una belva, non puoi negarlo

beh, adesso sono di nuovo nella merda fino al collo.

Qaunt'è bella, se l'avessi conosciuta ti sarebbe stata subito antipatica.

Flipper, Flender, come si chiamava quel tale che ti dedicava le poesie?

Ah Denver, poveretto, ho fatto la sua stessa fine.

Ma mi scappa da ridere, perchè è vero e non è vero

in un modo che lo sa soltanto Dio.

Contraddizioni estreme hanno bisogno di sintesi supreme

di cui è capace solo l' amore che ancora non conosciamo.

E fortunatamente tutto quello che ho da dire è già passato

come acqua sotto ai ponti, in cerca di una tana.

 

 

 

 

 

*

il terzo giorno

Sullo stipite della notte si rincorrono certi suoni

puoi scambiarli per commenti alle cose a cui stai pensando

se non stai attento alla condizione di fatto

cui ti arresta il tuo processo di evoluzione

in certi attimi in cui perdi il contatto con questa dimensione.

Ma l' esperienza merita il rispetto di ogni nuova occasione

e allora penso e non voglio soccombere.

L' amicizia, l' amore ci salvano

anche se ci scappa da ridere

come se non fossimo noi quelli da salvare

e la vita non permettesse reclami.

Un sogno per domani:

dormo da due giorni

il terzo giorno ha qualcosa di speciale.

 

*

A sapere così bene del vento

Pane per i miei denti

tanto più che entrambi

bevemmo alla stessa fonte

le spalle coperte dal Sole di giugno

la gola secca dalla sete d' amore

nasconde le parole più vere in fondo agli occhi

e credi che quello che vedi ti appartenga

per diritto di nascita

come giusta ricompensa

per tutto quello che hai subito

che hai dovuto sopportare

come se tu fossi l' unico

a dare misure all ' Universo.

Ma la realtà ha un accesso privilegiato

a casa del tempo

e scompone le parti, rimescola le carte

così la volontà bussa sempre per seconda

se conosci la Bestia o sei delle mie parti.

Chi c' ha il pane non c' ha i denti

e poi ti ritrovi senza denti e senza pane

senza voglia di scopare.

Le paure di essere deluso e di deludere

non si equivalgono

eppure l' astinenza è un equilibrio sicuro

da pavidi, mica da santi

è anche vero che c' è chi ci mette più tempo a prepararsi

e il più è compiuto secondo una selezione naturale

ma arrivare fino alla fine sarebbe da matti

senza volersi mai del bene.

Come perdersi in un bicchiere d' acqua

senza avere visto il mare

o nel verso di una canzone che non smetti di cantare

e la macchina va veloce lunga la strada alberata

i finestrini abbassati verso una meta qualunque

a favore o contro il vento, da saperlo così bene

che le parti si potrebbero invertire, inutilmente

da un momento all' altro.

 

 

*

A queste condizioni

Voglio solo dire che se Dio è Dio

e Dio è Amore

non può essere meno buono di come riesca ad immaginarlo io

e un Dio che preveda L' Inferno

anche fosse una libera scelta dell' uomo

dannazione eterna per lui, non sa esistere a queste condizioni.

 

*

Senza finire nei guai

Solo il sole c' interessa d' ora in poi

e la tristezza è una cattiva compagnia

se ti fidi solo di lei

perchè la luce della Luna può dirti una bugia

se ti porta via da noi.

Stiamo insieme il migliore tempo possibile

scambiamoci le idee

investighiamo l' invisibile

io con i mezzi che ho, tu con quelli che hai

non lasciamo che nulla ci renda cattivi

fino al punto di fare del male

l' unica possibilità di agire

mai dire mai.

Lasciare sempre lo spazio ad un ' eventualità inesplorata

godersi la vita sotto la forma che viene

provare a cambiarla senza finire nei guai.

Come si sente debole oggi

ha paura di andare a dormire

non vorrei essere nei suoi panni

eppure sono io e non lo sai.

*

Se avessi

Non mantiene sette vene

la portata del mio braccio

perchè si arrende sempre meno

all' evidenza dei fatti e non crede nei miracoli

quando gli cacciano il sangue.

Una volta facevamo cose

per mettere alla prova Dio della sua esistenza

nella vita quotidiana

adesso diamo per scontato che esista o non esista

o ci chiediamo delle nuvole

e lo scambiamo per un altro.

Se avessi la tua stessa fede

la paura dell' Inferno mi bloccherebbe

ma il mio Dio vuole che io viva per cercarlo, dappertutto.

E se non dovessi trovarlo ci penserà lui a farsi vivo

se tutto va male quando sarò morto.

La misura del tempo è un mestiere piccolo

mal retribuito se dura troppo a lungo.

E ci teniamo lontani da ciò che amiamo

per paura che ci faccia del male

perchè l' inizio lo temiamo più della fine.

Come se sapessimo d' istinto che è più pericoloso, doloroso

che qualcosa non nasca piuttosto che qualcosa muoia.

Ma io mi confondo 

e non apro bene gli occhi quando ti guardo.

Se avessi più giudizio penserei ad altro.

Una nuova strategia per mandarmi a farmi fottere.

 

 

*

A notte fonda

 

All' Inferno mi sono quasi addormentato

non riuscivo a tenere gli occhi aperti

speriamo che il Paradiso riservi qualcosa di meglio

a tutti i miei contatti.

Il bisogno di non restare solo

mi permette di godere a pieno

dell' immenso piacere di una buona compagnia.

Restare amici perchè verranno tempi peggiori

per cui la salvezza potrà essere raggiunta solo insieme

purtroppo o a favore di dinamiche sontuose

una barzelletta in grado ancora di far ridere

se raccontata da voi.

Volersi bene Cristosanto ma ci serve Dio?

O basta che mi prendi per mano quando comincia la salita?

Che mi dici buona sera se mi riconosci per strada

o maturi il senso profondo di un addio prima di decidere di andar via.

Chissà se accontentarsi di poco è una caratteristica di chi vale poco?

Una strategia calata dall' alto per impedirci di pretendere di più?

Serva del potere.

La memoria consacrata di una buona educazione?

Dovrei bastare a me stesso

garantirmi la sopravvivenza

prima di guardare negli occhi una ragazza

è allora che mi viene in sogno lei

che in poche mosse mi convince del suo affetto

che non assomiglia a nessuna che conosco

ed è bella di una bellezza nuova

nel senso proprio che non avevo mai visto prima

ragazze più belle anche si

ma ragazze belle così, no, mai.

D' altronde è un sogno

se non ti aspetti una parte d'eccellenza almeno nei bei sogni.

Indossa il mio cappotto, che le sta largo e ci baciamo.

Quando mi sono svegliato ero contento in modo strano

ho provato a riaddormentarmi per cercare di continuare il sogno

ma non ci sono riuscito.

Devo tentare di rendere la pochezza dei miei mezzi

di secondaria importanza

o impegnarmi  con tutti i crismi in una rinascita.

Le parole giocano brutti scherzi

soprattutto a notte fonda

dilapidano segreti da ricattarci una vita.

 

 

 

*

Una vecchiaia ai Caraibi

Puntare gli occhi a terra

sospendere il giudizio

partecipare dello scorrere del tempo il meno possibile

equivale a fare tantissimo

o a restare fermi immobili, circoscritti?

Ti fai le domande

ma trovi solo le risposte che ti aiutino a vivere

o hai il coraggio di perdere la cognizione di causa?

Il tuo cercare negli angoli bui di una cosa chiamata coscienza

nel migliore dei casi

è un vano tentativo di mentire all' anima.

Chi ti credi di essere, cosa sarai e cosa sei stato?

Parlo a me stesso, quindi siamo in due e non resto da solo

per quanto perda di vista dove mi trovo.

L' età dell' oro delle comete che friggono il cielo

una vecchiaia da spendere ai Caraibi

o il tentativo di seguire la pista anarchica

finchè non giunga sfolgorante la luce del domani.

Ah come faremo ora a liberarci

se anche le avanguardie si vendono al mercato?

 

 

*

Al tempo dei vasai

Mi domandavo

la poesia è una scrittura privata?

Un colloquio tra amici che non finisce su facebook?

Privata di un senso della realtà in funzione delle supposizioni

di uno sguardo distratto?

O prende in considerazione la buona fede dei giorni?

E' davvero così pericoloso perdere il contatto?

Prendere le distanze a misura del mio cuore.

Dormire poche ore a notte.

E' utile parlarne o l' affare non si combina

ma siete un esempio di coraggio

di un impegno maggiore o mossi da impulso clandestino?

Avrei bisogno delle ali per essere altrove.

Che necessità c'è di partecipare il proprio dolore

a chi se ne sta per i fatti suoi?

Eppure a star da soli non sempre si sta comodi.

La voglia di comunicare prende la forma del mezzo?

Come acqua in un vaso?

Al tempo dei vasai anche una nuvola di passaggio

è un' occasione di guadagno.

(La scelta del mezzo diventa fondamentale

mentre ogni occasione è buona per una stretta di mano).

 

 

*

Una piccola dedica

Arrivano a registrarti i pensieri

ma bisogna pur condurre un ' indagine segreta per la vita

ogni tanto

nascosti da un dato di fatto

agli occhi del vero

purchè il mezzo sia secondario o fuori dagli schemi

come da contratto stipulato col Diavolo, in Paradiso

prima che cadesse.

Qui risiedo e chi mi vede in memoria di me

per un perchè soltanto o tutte le ragioni del Mondo

vi ringrazio per il coraggio che mi date ad acquisire la dottrina 

di credere in se stessi nonostante non sappia chi sia

la vostra versione è fantastica

mi lusinga, è troppo buona, non la merito

ma la leggerò mille volte ancora

quando avrò perso come sempre la fiducia

nella possibilità di un futuro diverso, migliore.

Perchè le parole contano, almeno per noi che ci conosciamo

in questo modo strano

seduti  alla stessa tavola, così diversi nell' essere uguali.

E poi bisogna pur condurre un' indagine segreta per la vita

ogni tanto

io per esempio, per imparare a gestire la complessità

mi eserciterò scendendo presto a piedi da casa mia al centro, domani

indossando le scarpe nuove che mi ha regalato un caro amico

per vedere come il bellissimo spettacolo de "la meccanica delle tende"

cui abbiamo assistito oggi

riverberi con la luce del mattino nella mia Galassia, senza dirlo a nessuno

che lo negherei in questi termini

per la libertà che la mia condizione di disoccupato mi regala

insieme ad un attesa che diventa disperata per i più sfortunati.

La Luna.

Dei microviaggi da cui torno sulle righe cambiato

per comporre favole di cui non conosco la morale 

o se commettano reato.

Ma se qualcosa vi piace, sono contento che me lo diciate

anche se mi fate commuovere e vergognare.

E' solo una piccola dedica per i vostri bellissimi commenti

con quale presunzione potrei dedicarvi una poesia?

Cari Nando e Cristina, la stima è più che reciproca

sappiamo farci compagnia.

 

 

 

 

 

 

*

Dall’ altra parte

Stili, esiti diversi

gli stessi processi mentali

alla base dell' indagine:

Marcello Macchia mi ricorda Carlo Verdone.

Da processi mentali diversi

risultati simili:

la percentuale di colpi di tosse nel sonno di mia madre

la tua voglia di vivere.

Posso usare una bilancia

per formulare l' equivalenza?

O rendo all' aria il suo compenso?

Credimi io non ti voglio vincere

voglio essere felice

o smettere di soffrire qualche istante

e gli amici che ho mi bastano

non posso desiderarne di altri

ecco perchè fare nuove amicizie 

è così difficile, non è solo questione di fidarsi o non fidarsi.

Ancora nessuna novità

l' albero e la ghianda, l' alba rancorosa

la nave e la sua ancora, la tua ombra laboriosa.

La distanza può essere una lettera d' amore

lo stesso sguardo ad una nuvola

da cieli di altre razze

ma per essere altrove adesso

dovrei cavalcare onde fragorose

all' altezza delle mie Muse.

Mi sento felice in un modo che vi include

e non posso fare a meno di voi

che non potete capire

a meno di conoscere il vento, il tempo che si espone

la voglia di morire pur di non essere se stessi

nel momento di massimo dolore

chè si è in tanti a dividersi un unico cervello

ma torno all' uno grazie a voi

nel mio piccolo regno da poltrone 

sono pronto per una trasformazione?

La musica mi espande e le parole sono tante

a cui chiedere perdono

ma vi chiedo di capirmi

sono vivo finchè scrivo.

E come posso ma posso continuare

anche se sono svogliato, un pessimo discepolo e non mi piace studiare.

Per fare rifornimento basta vivere. 

Ho gli anni che ho, capisco quello che capisco.

Tre allegri ragazzi morti e occhio per occhio.

L' immagine scissa dalla sua matrice e sempre più nascosta

la matrice sempre più esposta

Il contrario di un certo discorso per avere successo

o è questione di avere il coraggio di metterci la faccia?

E dall' altra parte l' Universo.

 

 

 

 

 

 

 

*

La distanza dagli occhi

"A un mio amico ha guardato una stella nel cielo 

gli ha cambiato il colore degli occhi"

l' evanescenza onirica

o quell' attimo di coscienza nei sogni

che c' hai l' acqua che ci tocchi e non ci tocchi

vivere è un dono che c' ha dato il cielo

la distanza dagli occhi

gli dei hanno smesso d' impicciarsi dei fatti nostri

quando siamo caduti così in basso

da vederli utili come facciamo con gli uomini

per i nostri fini che conoscono ogni mezzo

ne sanno una più del diavolo.

Il dio che ci facciamo per farci coraggio 

non può essere lo stesso che ci fa prigionieri

per pagare il riscatto ci berremo a lungo la condizione di schiavi.

Ma da soli chi pregheremmo nelle lande desolate?

Nella solitudine di alcove senza ventri?

Queste gabbie dorate stanno perdendo lo smalto

denti di un tossico

ruggine che glorifica il divano

non basteranno i guaritori africani con le loro iene al guinsaglio

per ricordarci i versi delle canzoni

che sembravano delle cazzate a Franco Battiato

quando gli vennero di colpo

ii ii ma quando si trattava di parlare aspettavamo sempre con piacere

come stasera, ultimi a dirsi ancora addio.

Dirci cose che non stanno nè in cielo nè in terra

ma in uno spazio obliquo che attraversa tutto

e  crea nuove possibilità per conoscersi.

Esercitare potere sui propri sogni

perchè i desideri non invecchino quasi mai con l' età

guardare oltre i confini degli occhi

per immaginare un' altra realtà da vegliare.

Chiudere gli occhi, aprire gli occhi contagiosi

succhiata la linfa dalle radici del pensiero

scoprire il segreto della vita da un' onda d' energie che va e viene

la malinconia di dover essere mortali

perchè tutto continui 

ci sopravviva.

Tu immagina cosa sembrano a me queste cose che scrivo

anche se servono solo a scaricare a terra certe scosse

adempione perfettamente alla loro funzione di vene.

Up patriots to arms, armiamoci e partite.

Resto a sognare ancora un po' tra le mie grinfie

fumando un' altra sigaretta.

Perchè i lupi non smettono di ululare

prima di aver dato un nome alla Luna.

Ridi con me, perchè sto ridendo

prendiamoci un po' in giro senza farci del male

con la saggezza dei cani che nascondono gli ossi in cortile

o come le Balinesi nei giorni di festa.

Che si arrenda la mia anima alla tua

che differenza vuoi che faccia se stiamo tornando all' uno?

Ci si abitua alle parole come alle carezze di un padrone.

E poi non se ne può fare più a meno

allora che ci raccontino di rivoluzioni

diventa essenziale perchè si conservi la voglia di essere liberi.

A che servono i poeti?

Con tutto che fuori c' è la guerra e io non sono nessuno

che si muoia d' amore è un fatto compiuto.

A briglia sciolta, alla velocità del pensiero, al ritmo della musica

balliamo i nostri giorni che rimangono aggrappati alla vita.

Like a rolling stone e Apriti Sesamo fino a deriva di una deriva.

 

 

 

 

 

*

Teatro degli orrori

M' hanno piegato, m' hanno reso un agnello

è questo quello che pensi

posso correre il rischio di affrontare di nuovo le voci?

Ho combattuto e ho perso una vita

ma non vedi che sono ancora vivo?

Che non è finita la mia storia?

Ci sarà pure una medicina alternativa

da qualche parte della memoria a chiamarsi amore 

che guarisca l' anima immortale.

Ma fino a quel momento che resuscita

sgelgo l' obbedienza al mio lato peggiore.

E' un risparmio d' energie per tempi migliori

che non s' avverano mai.

Hai voglia a dire fa qualcosa ma

m' hanno piegato, m' hanno reso un agnello

come se loro non fossi anch' io

e non me ne frega niente senza amore

riesco a malapena a scrivere

qualche riga frettolosa prima di andare a dormire.

Eppure non mi arrendo, tutte le volte che mi sento felice.

 

 

*

Ecco con te

Smettila di raccogliere i quarzi dalle forche cave della Luna

il pianto non consuma solo gli occhi dei bambini

tante volte il cielo si frantuma a disegnare nuvole vicine

tra le tue braccia, per far prendere al fiume il giusto verso delle mani

a bere un sorso d' acqua mentre la cima del monte si fa cresta

e la Grotta dei Piccioni sembra l' occhio vuoto di un pirata.

I covoni a valle si ricordano del grano in circoli virtuosi

di poche parole e troppi bicchieri

ma senza cantare una canzone di meno.

Il fieno, il vino, le bestie da soma

la sorgente segreta di una bellezza per tutti

quando il fuoco trasforma i colori all' ombra del bosco

e stiamo zitti per vedere fino a dove arrivino i pensieri nostri

e di nessuno.

E se ci fai caso, ad un certo punto della storia arriva sempre una stella 

a coprirci di gloria, per qualche secondo o un rumore lontano

a farci paura.

Ecco, con te, ecco con te, vorrei parlare di certe cose

abbracciati nel sonno.

Passare al setaccio il futuro per farne ricordi da latte

da letto rotondo nelle ore notturne

e ai giorni di festa mostrargli il petto da mandare in frantumi

come Lancillotti in stato di grazia e Ginevre d' altura.

Ma la mia paura è di restare da solo senza essere qualcuno

che valga la pena di ricordare almeno per un atto di misericordia

il tentativo di un volo, di un salto nel vuoto a misura del buio

ognuno del suo, il mio ha la luce dei tuoi occhi neri

quando guardano nei miei e non perdonano.

Così il tempo passa, senza chiedere il permesso alle nostre vite

e la clausura dei giorni diventa una Venere di cristallo

e guai a chi la tocchi o siamo perduti

a saperlo mai niente finisce davvero, anche quando va in frantumi

a saperlo giudicare col senno di poi

mentre siamo ancora vivi e in preda ai nostri sogni di gloria

di rimozione meccanica dei dolori necessari

il peccato mortale di morire invece di tornare giovani

e restarlo per sempre

senza essere uguali per questo o quell' altro motivo.

 

 

*

Per la gioia degli abissi

Ecco io l' insorgenza

io ecco questa forma di mal' essere

l' insorgenza dico io

una volontà per tutte: possedere la materia, per tutte le volte

di grazia, che si vuole, non mi fare la badante-che la Luna ti fa bella

ma abbi un occhio di riguardo

oh come parlo io al vento io

nemmeno le foglie degli alberi

quei lupi nei boschi delle fiabe

lo strapazzi il mio guscio delle nuvole

dai voliamo nello spazio

fino a dove il sangue abbia un prezzo già versato

 e possiamo respirare sott' acqua per la gioia degli abissi

su, preghiamo gli Universi di mostrarci i loro confini

sotto forma di parabole, cantiamo gli inni, spostiamo i limiti

diciamo addio alla parvenza di un buon senso da anime.

E benvenute le visioni

sfolgorando anni luce sullo sfondo.

Perdiamoci di vista, le lodi

quando voglio ti riconosco, quando vuoi mi riconosci, esci

cartomante dei miei desideri, allo scoperto siderale

di un cielo stellato tutto vene e seni da succhiare.

Ti desta un orgasmo dal tuo sognare?

Viene una pace sonnolenta ad accarezzarti i capelli

quando smetti di pensare?

Dormo poco stando sveglio tutto il tempo che rimane

così sogno ad occhi aperti per questioni di spazio a disposizione.

E' un bel cambiare aria senza tanti spostamenti.

Vertigini da libertà, polmoni da competizione

e un vuoto a rendere.

(...Un vuoto arrendersi pieno di niente...)

 

*

Per ricominciare

Le nostre anime cercano altri corpi

in altri Mondi per poter ricominciare

lo canta Battiato

sul litorale estremo di questa stagione

pronta a passare come per radio

quando sei fermo davanti ai binari

una canzone per volta

e mai più veloce dei treni

che lasciano la stazione 

ai suoi sgomenti quotidiani

ai suoi ciao non ci rivedremo mai

torno domani fammi trovare la tavola imbandita

o la ferita di questo morso allo stomaco

non troverà ristoro che nei tuoi baci

restii, scoordinati e fuori tempo dalla fatica

di credere ancora che saremo noi

domani a tenerci per mano lungo la via

aspettando la salita per capire chi tira

chi si lascia tirare in cima e cosa si vede

quella buona volta per tutte

che non ci volteremo indietro

per evitare le solite statue di sale

in mare aperto.

*

Gli ingenui

Vivi

come se lo facessi per me e un po' al posto mio.

Vivi, gira per il Mondo

segui la corteccia dell' albero fino al bosco

che ti parla in rami sottili

saluta il porto e questi lidi

ma torna ogni volta a dirmi addio.

Non avere paura, dove io indietreggio tu osa

chi si punge con la rosa

conserva più a lungo il suo profumo.

La prima volta che ti scotti

segna in qualche modo il tuo destino

toccare per credere, degli occhi ancora non ti fidi

sono troppo vivi, troppo vicini al fuoco del camino.

Lascia qualcuno indietro ma porta sempre con te 

un po' di abbracci per la fine.

Considera di amare come indagare per sempre che vuol dire

con la fantasia distratta di chi sa uscire fuori tema.

Cerca di fare le esperienze più belle che puoi

non essere pigra

non come me, allenati alla fatica

ti servirà anche quando potrai andare a vela.

Conserva un luogo nascosto, un processo metabolico di consapevolezza

dentro di te, un margine d' errore 

le istruzioni del mezzo

ma non avere segreti per chi ti capisce davvero

concedi solo a chi lo merita i tuoi sorrisi migliori

e non avere tregua d' imbrunire o invecchia lentamente

prenditi quello che vuoi

senza pensare a che può dire la gente.

Ogni tanto sii un' eroina

anche solo se per tua nipote

per gonfiare il petto alle onde

vai con un santo nome di Dio

anche ti chiamassero Nessuna

o per niente.

Ma se cantano le Sirene

perdi pure il lume della ragione

per qualche secondo.

E balla se hai il coraggio

su una musica adolescente e seriale

breve Apocalisse da camera.

*

Succo di frutta

Ognuna ha gli spasimanti che si merita

chi si farà due conti questa domenica?

La maratona del sabato sera

la Maradona delle muse d' argilla

il silenzio dei colpevoli alle due di mattina

non tiene la strada come quello degli innocenti

che montano il quattro per quattro di serie

come fedi alle dita, fedeli alla linea.

Ti ho inventata, chissà a chi assomigli?

Se ci siamo conosciuti quel giorno

che è morto il cane del vicino.

Quando ho cambiato corsia

piantando nello stesso vaso giunco e basilico

per ricordarmi di pranzare al fiume

tutti i venerdì del prossimo giugno.

 

Non posso più viverci, sfuggo anche all' ombra

sono un filo di lama su foglio di carta

una parata di vanvere

mentre la gente muore per strada

tagliata per questo.

Se rimango qui forse passerà una stella cometa

a illuminare la stanza

fatata con garbo, fatale di slancio

il cielo sconfitto, il soffitto da plagio.

Ma non posso esserne certo

fino a prova a favore.

Lo spessore delle pareti contiene un quieto ottimismo, luci e colori

Del resto un riflesso distratto, del resto barlumi.

 

 

 

*

Attesa

Ricorda, il tuo ventre è tempio dell' atomo

sarcofago, noncuranza a custodia del tempo

e suo nucleo.

Si, fu fatta materia del tuo amare a discapito del giunto

che ancora ti possiede invano, il cielo 

nelle stanze segrete di qualche nuvola lontana

e veloce l' assalto più che di pioggia

il fremito di cadere a terra dall' alto

un pensiero che genera i suoi fili come parole al vento

stese al sole ad asciugare la seconda pelle dei vivi

per tessere una trama che ricordi

la scontata storia dell' essere umani fino a prova contraria

fino all' abisso che si veste da mare calmo

nonostante le onde lo persuadano a nascondersi dalla superficie

per mantenere la coerenza interna degli spazi vuoti

di un lungo sognare fino all' alba

che le stelle cancella purchè la notte conservi il segreto

di una memoria incoffessabile e quindi perduta per sempre

fino al prossimo buio secolare di natura morta

mondana, dolce lenire le tue doglie.

Nato per soffrire è il mio rammarico

nato per non avere niente oltre queste mani rarefatte

su pareti di pietra a cercare appigli

quando il gioco che si presta alle parti è di restare immobili

il più a lungo possibile ed io

secondario

non muovo una foglia se non per dirle addio.

 

*

Tu

Vanagloria sconfinata, dove sei nascosta, dove ti sei cacciata?

Ma nei tuoi occhi luccicanti di ah ma l'essere, di ama l' essere

di malessere, mio padrone

ad ispezionare le parti basse dell' anima

come da copione.

Per vivere tranquilli si rinuncia a molte cose

forse un modo di martirizzare la mia vigliaccheria

ma qui sono a casa mia, dico quello che mi pare, potendomi ripetere

anche la verità se mi scappa, tra i pensieri del giorno.

Mi nascondo dietro questa meccanica

ma per chi mi conosce sono un libro aperto

ed è bello essere capito e non è vero che toglie la suspense

è solo più difficile mantenere l' attenzione

quando nasce l' abitudine ma senza forzare le cose

che il teatro sta bene nei teatri (con piglio reazionario)

e la rivoluzione è mantenere dei segreti.

Scrivere per qualcuno è diverso che scrivere per se stessi

un pubblico immaginato, una ragazza bellissima, una madre pirata

un padre morto di cancro, un cane da guardia e uno da prato.

Che poi sia sempre la stessa storia, siamo tutti d' accordo

ma quando ci capiti non ti crede nessuno

poi ci capitano loro e fanno i peggio casini

con le dovute eccezioni.

Alla fine siamo compagni di merende, in certe trasferte

fuori dimensione.

Se le dedico i miei spazi ormai è questione 

di navigazione satellitare

se ti dicessi i film che mi sono fatto

alcuni proprio su questo schermo

ma quelli a lieto fine me li tengo per la speranza

di una vita migliore.

E continuo a sognare finchè non finisce l' effetto di questa vita

da cui dipendiamo per forza di cose che comprendono il corpo

che mi tradisce perchè muore 

proprio quando stavo imparando ad usarlo 

cioè da vecchio se tutto va bene 

altrimenti cazzi, fischi per fiaschi e addio all' età dell' oro

arrivederci in un Mondo migliore

che esiste davvero ad un certo punto del futuro

solo che non riusciamo a centrarlo.

Lo scenario ottimistico mi viene vergogna a sognarlo

perchè se parto per la tangente non so dove mi ritrovo

ma quando torno, perchè torno, non è cambiato niente

e mi deprimo e allora mi compro le cose, vado alle partite

ai concerti, al cinema, a casa di amici, a cena fuori

(i viaggi già non me li posso permettere)

e mi piace ma è come se sentissi sempre un senso di colpa

nei consigli per gli acquisti.

Cazzo devo fare qualcosa!

Che faccio? Scrivo.

Ma è fare qualcosa? Forse dovrei investire nel legno

o cercarmi un lavoro.

Fare dello scrivere e del manipolare il legno il proprio lavoro

è possibile? Se si, a quali condizioni? 

Quanto dipende da quanto sei bravo?

E che vuol dire essere bravi? Chi lo decide? Lo decide il mercato.

Allora prima o poi toccherà mettersi sul mercato.

Noi ci concentreremo sulla parte degli acquirenti

per questo ci dobbiamo mettere dalla parte dei produttori.

Come fare ad attrarre il maggior numero di clienti?

Capirne le voglie, i bisogni, inventargliene di nuovi.

Ma poi fai le cose per profitto, almeno in una certa percentuale

che dipende in parte dal tuo grado di avidità e in parte dalla macchina

mentre per il legno sono d' accordo

per la scrittura commerciale nutro delle riserve

e magari sono il più commerciale di tutti

che nonostante sia praticamente gratis non valgo niente

figurati se qualcuno sia disposto a leggermi a pagamento.

Ma l' unico modo è provarci, per sapere quanto

esponendosi alla possibilità felicemente prossima

di un clamoroso insuccesso.

Allora ci sono quelli che ti chiedono del denaro

per farti entrare nel mercato a modo loro

e tu ti scordi che puoi provare a farlo a modo tuo

con i mezzi che hai a disposizione

che anche se dovessero essere pochi

sono i tuoi ed entro quei limiti però puoi fare più o meno come ti pare

La libertà, la libertà è una cosa importante

certo poi se va male non puoi dare la colpa a nessuno.

Ma almeno c' hai provato, e non dipende solo dal valore della merce

ma anche da quanto e come c' hai provato.

Fino a quando è possibile puoi riprovarci

ma rischi di non avere risorse per poter fare altro

e allora devi avere un piano d' emergenza

e se il vero piano d' emergenza fosse questo?

Cioè è proprio quando le cose vanno storte

che devi puntare sui tuoi sogni.

Ma chi te lo insegna cosa conta davvero?

Tu. Spero che abbia studiato.

*

Confessioni diplomatiche

-Mi chiedi com'è fatto un orologio

per ora limitiamoci a tenere d' occhio l' ora-.

Ti rispondo con  le parole di un film americano  che ho visto oggi

ritagliandomi una figura da coglione

ma la paura e la voglia di non restare da solo

mi prendono per mani (entrambe)

verso questo tempo nuovo che vorrei passare con te

in direzioni contrarie

che diventerebbero la tua strada se non mi cadessero le braccia

troppo lontano dagli occhi che non riescono più a guardarti

per tutto il tempo necessario

a che la foglia torni sull' albero

in questo autunno al contrario che provo a schiudere

tra la mia bocca

che lascia le parole al caso solo quando metteno le ali

e i tuoi gomiti

poggiati sul tavolo che mi guardano

perdere coraggio come chi non si aspetta più niente

e la felicità e i suoi esiti sono moti terrestri

che non lo riguardano perchè alieno.

Ma così, per quieto vivere, privo di qualsiasi risentimento

anche nei confronti di me stesso

quelle volte che riesco a perdonarmi.

Di che vi parlo che non conosco niente d' interessante?

Ma non essere triste e stancami dei tuoi perchè

così i silenzi che ti abitano facciano arti marziali.

Il mio tempo segreto è quello che passo con te

quando ci rendiamo distanti

ma ho bisogno di testimoni che non mi guardino negli occhi

e allora scrivo in un sito

e condivido un' esperienza individuale

attraverso il filtro della mia fantasia.

Ho capito che non mi devo vergognare o giustificare

perchè la poesia è campo di battaglia di vita

oltre che gioco intellettuale.

Perdere il controllo sulla pagina virtuale

per mantenerlo a un livello costituzionale da allarme rosso

nella conduzione delle operazioni quotidiane

riducendo al minimo lo sforzo ogni volta che è possibile

è questo attualmente il mio tenore di vita

e mentro lo scrivo parlo da solo e al tempo stesso mi racconto

per quel poco che possa valere

su di me ha un effetto terapeutico

dal momento che  sono matto posso dirlo forte

senza paura di scompormi o rischiare la reputazione

così sono libero in qualche modo straordinario

di fare quello che mi pare

e ho creduto che l' interessante fosse imparare a saper volere

ma la parte più toccante è cercare di ottenere quello che si vuole

ma occorre coraggio oltre che abnegazione

e io sono pigro e pauroso

la mia ombra appare di rado, è necessario un sole caldo

che solo tu hai saputo far nascere

nel bene o nel male anche quando mi sono scottato

tutti mi avevano avvisato

solo che in quel momento d' entusiasmo ho fatto più di un passo falso

e adesso la situazione è complicata e non voglio sapere quanto

perchè il tempo che passa spesso aggiunge sbarre alla nostra prigione

e solo alla fine ci libera

quando è troppo tardi per capire chi avesse ragione.

Sono le tre e venti di questo mattino qualunque.

E fuori, di un fuori che ancora mi raggiunge, distrattamente, piove.

 

 

*

Sfera di cristallo, specchio di un Narciso

Tu mi fai uscire il cuore

meglio che calarsi le braghe

mi cacci il cuore

come onde sonore che mi espandono

e non me ne frega un cazzo che qualcuno rida

perchè io parlo a chi l' ha provato

per trovare conforto in un abbraccio di madre

una parola di padre, un concorso di colpe

un commiato quando parto

quando torno voglio ghirlande

alla stazione, al porto e in trionfo fino a casa

sulle tue labbra che non sanno parole che non sappiano d' amore

come lenzuola fresche di bucato.

Poi mi sveglio tutto sudato

e mi metto a ridere, da solo, nel cuore della notte

mi scoppia un mal di testa della Madonna

e dal momento che non conosco le medicine

devo leggere il bugiardino di tutte 

per trovarne una che funzioni per il mal di testa

ed è sempre l' ultima

che sa di vivident alla menta e cocaina.

E' certo che il ridicolo sia dietro l' angolo

ma se mi calo nella dimensione del tragico

mi sarà concesso porre qualche domanda:

perchè non torna il tempo delle fragole?

Delle Banane Meccaniche? (Autoreferenziale)

E il ricordo si sgretola?   (Nostalgico)

"Confido che prima o poi qualcosa mi distrarrà"

una stella cometa, la scia luminosa di una bella fine. 

Sfera di cristallo, specchio di un Narciso

anche la grandine può dare il senso di una sconfitta

e un bel sorriso cambiare volto alla domenica più grigia.

Uomo di corallo.

Chiedilo a tua figlia se non mi credi

e impegnati a farla ridere questa domenica

con tutte quelle cose che sai fare e la divertono tanto

e nessuno se lo spiega.

Fuori il repertorio, chè domani è già tardi

e il vento ti si porta.

 

*

Due foto

La speranza è una bella cosa però spinge al lassismo

è una conseguenza silenziosa del fatto

di credere di poter mettere la nostra vita nelle mani di un Altro

che se ne prenderà cura

ogni tanto e sempre più spesso nel momento del bisogno

e comunque prima che sia la fine di tutto

come se scegliessero al posto tuo quello che devi o non devi fare

ma la libertà è fare quello che si vuole

così, piano piano, ti insegnano a pensare in una forma

e tu la dai per scontata

e non ti domandi nemmeno più se è una forma che vuoi usare

se ce ne è un' altra che ti piace di più

che è più funzionale al raggiungimento dei tuoi scopi

che siano essi una risicata sopravvivenza o la conquista della gioia.

Per prima cosa bisogna fare esrcizio della propria volontà

per imparare a saper volere, come per ogni cosa che non sia innata

innata che vuol dire dimmelo tu, specchio delle mie brame

che racchiudi l' altra parte del Creato

dove io sono e non sono in relazione al fatto che mi guardi o meno.

Te ne stai sul tuo trespolo

osservi di grazia qualcosa che si compie sullo sfondo

e ci dai la nuca.

Cosa penserà in quella sua testa?

L' impianto psichico che coincida con l' anima?

Torneremo a vivere nei sogni

a tempo indeterminato, che non vuol dire per forza per sempre

ma non avere coscienza della fine.

Come al tempo in cui siamo nati

quando abbiamo iniziato a capire di essere.

Mi portano due foto oggi

come mi piacerebbe che entrambe mi riguardassero

ma dai suoi occhi capisco che è così pericoloso immaginare

che la speranza che ci vuole

è un miracolo, un augurio di buona fortuna

che incide sul risultato come un mantra sul respiro.

Allora voglio solo cìò ch' è mio, almeno

tutti i doni che mi fanno, anche quelli che non ho meritato.

 

*

Pensieri confusi

Eterogenesi dei fini.

I fini si trasformano in mezzi e i mezzi si trasformano in fini.

Salvare l' anima abbandonando la polis.

Pessima strategia.

L' aria è un mezzo? O è anche un fine?

L' apoteosi del mio nucleo è la sostanza che ti compie

prima che tu sia compiuta, che ti sia stato assegnato un compito.

Il tempo che si carichi di senso

non' è forse ogni storia d' amore?

Seguitemi, deducetemi con l' ardore

con cui vi chiedete del senso del dolore, della forma delle cose.

Un accidente che ti capita diventa, con Giobbe, il senso di una colpa

da cui i sensi di colpa.

Dio se sono un uomo giusto perchè mi fai tutto questo?

Dov' eri tu quando Io riempivo il cielo di stelle o il mare di pesci

o la terra di bestie?  La voce di Dio con maleducazione.

La risposta nella pazienza di Giobbe, alla solitudine.

Tanto il dolore cristiano prevede sempre un guadagno

ci si espiano i peccati per un Mondo di grazie.

E perdere la tua anima è il peggio che ti possa capitare

e intanto importi l' individualismo in tutto l' occidente

perchè ti concentri solo su te stesso

su come salvarti l' anima per l' appunto

con l' io funzionario della specie ma la solidarietà relegata ad istinto

in un angolo.

La contrazione degli opposti, è vera una cosa ed anche il suo contrario siamo simboli di uomini

in virtù di un' antica divisione

e ogni atto d' amore è in memoria della precedente unità

ma subito ci si separa di nuovo, dagli ombelichi.

 Fare l' amore sia un antichissimo rituale?

Poi qualcuno permette al mio desiderio di aprire varchi nelle stelle

e mi fa un po' male che smetta d' essere il mio 

proprio quando diventa capace di tutto.

L' amore fa da mediatore

traduce agli umani il linguaggio dei divini

e ai divini quello degli umani:

fa da paciere tra la nostra parte razionale e la nostra parte folle

che è la casa degli dei, che non sono buoni per forza 

perchè sono oltre il concetto di bene e di male

in quanto non stanno alle regole della ragione

che è l' insieme di quelle regole che ci siamo dati

per rendere possibile la comunicazione tra noi e limitare i danni.

Siamo stati consapevoli di essere mortali un tempo

era quello che ci distingueva dagli altri esseri viventi

ma adesso ancora lo siamo?

Una tecnica sopraffina ci confonde per rubarci l' anima 

che è il tempo liberato per pensare a quello che ci pare.

Immaginazione facoltativa per i poveri di spirito

la pubblicità ha un antidoto velenoso, serva della tecnica industriale.

L' età dell' oro l' hanno vissuta i padri

noi figli degradiamo verso l' usura del Mondo.

La speranza è uno spazio-tempo cristiano.

Far saltare la contraddizione nel discorso di un altro

è maleducazione? Mi pare di si. E chi te l' ha insegnato?

Una donna, la madre di Cristo, signora dei silenzi.

Un discorso che si regga da sè

non è da Dio, lui ha bisogno di usare sempre tutto

per continuare ad essere Dio, è la sua condanna

o il prezzo da pagare per poter essere onnipotente.

Essere e non essere è uguale a essere? Voglio dire

se per realizzare istantaneamente un tuo desiderio

tu dovessi calcolare istantaneamente sempre tutto

le possibili ripercussioni sul presente, passato e futuro

e sapessi che comunque cambierebbe tutto

perchè tutto è sempre in relazione con tutto

in quanto tu sei la relazione

dopo aver assistito a tutto questo sconvolgimento pauroso

alla domanda che vuoi? E tu puoi volere tutto

e sai che qualsiasi cosa chiedi accadrà e cambierà comunque tutto

alla fine, di solito, rispondi che tutto continui come prima

se non fai scena muta, che questa volta morire non conviene.

Tu puoi tutto

ma ti conviene non verificarlo mai. In atto, in potenza.

E' questione di fatica.

La soluzione potrebbe essere recitare una formula

un tentativo che non ha funzionato

ne sono nate preghiere senza troppe pretese

perchè comunque l' antica paura è sempre presente

di poter desiderare di non essere

e realizzare il proprio desiderio alla velocità di un unico

fuggevole pensiero di cui non avrai tempo di pentirti.

Rinunciare all' immortalità con un suicidio divino.

Un vero Dio prega o non prega? Ha senso che preghi?

Un vero Cristo, un cristo che si rispetti, dovrebbe morire per noi

e restare morto, per renderci immortali adesso che siamo ancora vivi.

Chi ci vuol provare? Preferisci essere mortale? Restare quello che sei?

Dovresti provare, la sua lingua è dolcissima.

Un trasformatore, un doppio convertitore con licenza poetica.

La formula nella parabola.

"L' amore non è tra me e te

amore è tra me e la mia parte folle cui accedo grazie a te".

Non ho accettato la tua follia quella notte

mentre tu sembravi accettare la mia 

ed era così bello che non c' ho creduto fino in fondo

questo è stato il mio errore, in questo consiste il mio peccato originale.

Avrei dovuto amarti un po' di più, credere in me stesso.

-Tesoro ripensaci o continuiamo così, facciamoci del male.

Non importa, mi hai visto piangere mille volte ormai-.

E ti giuro non sono parole mie, le ho sentite per caso al computer

(o per destino) adesso

e le ho montate così, al volo.

E' così che amore mi lascia senza di lei, in pericolosi sincronismi.

Una soluzione può essere continuare a porsi sempre nuove domande?

L' illusione dei sofismi.

Ho sprecato tutta l' energia che non ne ho più per il ritorno

così lascio che le condizioni mi portino altrove.

"Sembra nessuno ma parla con gli angeli

e da loro del tu".

Vi è capitato mai di sentirvi profeti di un Dio

che parla attraverso di voi?

A me è capitato, spettatrice mia mamma

sarebbe stato da registrarmi per i trattati di filosofia sulla schizofrenia

o per raccimolare materiale per le storielle sui matti.

Prende la forma di un delirio?

Eppure siamo quattro gatti

seduti al tavolo a ubriacarci di vita.

 

 

 

 

*

Se non hai sonno

Dubiti perchè non sai

don't cry, the tears are stars

that never go by

it's the time to be strangers in the darkness of the night

sapessi l' inglese anche quello userei per tirarti i piedi

e il francese per baciarti sul collo

ma moribondo parlo a chi non mi può sentire

l' italiano stentato del mio cortile

acchiappo galline quando mi passano a un tiro di schioppo

altrimenti bevo vino e vedo doppio 

fino allo specchio che mi univoca.

Sono troppo buono è una scusa che ho percorso troppo spesso

per non sapere di essere facile da fare a pezzi

ma mi ricompongo più spesso di quanto pensi

certe volte ad una velocità che mi confonde

e sono quello che sono, prima di abituarmi ad esserlo

 che già cambio e sono un altro, sono diverso

ma non so dirti se il verso del processo sia un' evoluzione totale

o un tornare indietro di traverso

quel ch'è certo è che ogni tanto

ho la sensazione di essermi perso qualche pezzo

allora ti scrivo o scrivo pensando a te che è lo stesso

e penso che sia meglio che tu non mi risponda

perchè so che non controlli la tua forza

e avresti paura di farmi del male e non saresti te stessa

e t' avrei detto spara, dai spara, una volta

ma adesso ho paura che un colpo potrebbe mandarmi al tappeto

ma non sarà così per sempre, conto di allenarmi

di comportarmi meglio senza cedere di schianto alle mie paure

ma di opporre una strenua resistenza

perchè se c' è amore, voglio che mi veda che non cedo

che resto in piedi anche se prego

per una vita migliore.

Non potrei darti quello che meriti, adesso come adesso

anche se tu potresti darmi quello di cui ho bisogno.

Ma ritengo giusto che sia uno scambio reciproco

e mi convinco sia giusto che io resti da solo.

Tutto quello che posso fare è scrivere

e non so se basti a qualcuno.

Volevo fare la rivoluzione

senza credere nei miracoli

adesso a stento tengo il passo dei peggiori

come i miei affittuari, non si capisce se sono buoni o cattivi.

Io te lo aguro col cuore, che tu possa incontrare sul tuo cammino

solo persone buone ma tu allenati a riconoscerle 

e trattale bene, a volte non ci si capisce o si crede di capire troppo bene

allora iniziano i malintesi per eccesso di confidenza

quando la distanza giusta sarebbe lo spazio tra le tua labbra

a dire, ancora un po' per favore

non ho sonno e voglio sentire come va a finire.

 

 

 

*

Forse

Forse serve  a compensare mancanza d' amore

o sesso per la carne a un prezzo di favore

forse

non riconoscerei uno smeraldo tra i tuoi denti

forse non coglierei la mela posta tra i tuoi capelli

o forse

alzerei gli occhi al cielo in segno di sgomento

per aver perso il senno dalle tue parti

dove un segno si fa più denso

e un sogno si ricorda di passaggio.

Non ora, non qui

forse in letargo, attraversando il bardo

come uno specchio che ci mostri la nuca

se lo guardiamo negli occhi.

Basta poco alla tua lingua

per farmi dire quello che vuoi

e io voglio parlare la tua lingua

senza essere eroe.

Non esco di casa, non ti vengo a cercare

come se ti avessi dietro l' angolo o dietro al mio portone

e mi fai prendere gli spaventi

perchè tutte le volte non ci sei per un niente

mentre mi attraversi la mente e penso a te

che esisti altrove

ad un altro grado d' esistenza

che prevede passeggiare mano nella mano

come si faceva una volta.

E io, come esisto dalle tue parti? Hai ricordi stravaganti?

O mi hai perso per sempre?

Ecco, è perchè ti ricordi, tutto questo tremare degli alberi

lungo la via che ti riporta a me.

 

 

 

*

Il cane e l’ onda

Sorridi

apriti cielo alle mie nuvole

gli uomini e le donne che muoiono

sono favole per gli dei

puoi sentirli fingere se avvicini la conchiglia abbandonata 

al palato fine della tua capacità di credere che il mare

trovi casa in un guscio vuoto.

La spiaggia accoglie i corpi dei nostri figli

come il cane ricopre il cadavere del suo simile col muso

perchè le zampe gli appaiono arnesi grossolani d' istinto

e le unghie non terrebbero conto del viaggio che ha fatto la pelle

invece che rispettarne il moto rigoglioso nelle onde.

E' compito della politica distinguere le morti per fini commerciali

ma un cane che ne sa o un' onda

sono in superficie come il dorso delle foglie prima di cadere

prima che la terra le accolga per farne nuova carne

nuova terra ferma sulle sue posizioni o in moto

per illudersi che tutto torni a vivere al solito posto

riservandosi il diritto dello scorrere del tempo.

Le credenziali di chi fugge sono una guerra alle spalle

un futuro incerto davanti agli occhi cui chiedere perdono

per non essere morti insieme agli altri che sono rimasti lì

dove il vento porta la paura a un concetto di nuove proporzioni

innate mai ma corrotte dal calcolo economico

che sfugge ai liquidi e agli animali.

Se stessimo insieme saremmo pari e ognuno

potrebbe recitare in pubblico il suo discorso

ma le divisioni fanno gioco anche senza essere venali

e la cattiveria batte un colpo.

Muto.

 

*

Segnali di fumo

Eviterei l' incontro per la paura di non essere niente

sedotta la vita da segnali di fumo in ritardo di un anno

stretta l' unica via nel segno di una mano

a dire ciao non teniamoci distanti

al fine di amarci con il coraggio necessario

ma non oltre l' abbandono dei sensi su di una spiaggia di coralli

quando il mare è calmo e sembra che ti prenda

in un momento di sconforto tutto il sale del mondo

su un' unica ferita

e dire grazie alla paura di essere sinceri in certi sguardi

a non volere che finisca

questa vita secondaria, di seconda natura

se non ci fosse che lei a primavera s' impegna

a trasformarla in prima e ultima

matura con gli occhi di una donna più giovane

percorsa da brividi.

 

*

Pellegrini (i sogni di luce)

I sogni

hanno pane per i nostri denti

su rotte confuse

che non possiamo capire fino in fondo

ad occhi aperti

ma a occhi chiusi abbiamo il coraggio

che il buio può donare a nuove forme

di luce

e la realtà tanto rimane distante di un passo

oltre il confine che separa il vero dal falso

come una membrana traspirante da ambo le parti

così che si avveri per capriccio un futuro distante

e noi a guardare prenderemo le parti un giorno o l'altro

dell' uomo che vedremo nello specchio coricarsi

a lato del nulla per dargli uno sguardo

tutte le notti prima di andare a dormire

e diventare padrone del tempo.

Controfigura di un se stesso bugiardo e che non ritorna

al punto di partenza anche se l' ha promesso milioni di volte.

Tu che invece dici la verità e sei sempre qui a un passo da me

come giustifichi le tue voglie su di un piatto d' argento

con un  Mondo ancora in vita?

Invece di lasciare il posto ad un resa costante

e priva di detriti

fingi t' interessino le statistiche

e chi deriva da un recente passato

lo verifichi con prove sul campo di natura ambigua.

Il seme del giudizio essenzialmente rinascerà

ad ogni presa di coscienza 

per fermare il nuovo io nella storia

e abituarlo alla fine un' altra volta

il suo compleanno segnato a matita.

Siamo così belli da benedire

dai santi veri senza quartiere

che quasi quasi mi scatto una foto da solo

mentre chiedo perdono con le mani nel sacco

e le offerte per loro.

Una trentina di chilometri

una piccola impresa teramana

che non conosce virtù o tregua 

nell' incedere fatiscente della tecnica in preghiera.

La prima volta non c'è vittoria

nemmeno se qualcuno si arrende

o versa del sangue in punto di morte.

Tabula rasa, si riparte da zero

perch'è vero ricordati ch' è vero

tutte le sottane di questo paese

non saranno mai tua madre.

La malattia che ho preso da te

ancora mi turba la mente.

San Gabriele due cose ti ho chiesto

entrambe plausibili.

Nello stesso cielo la Luna non sorge due volte

anche se possano sembrare simili

proporzionali alla nostra maniera di confonderci.

Che noia dobbiamo violare?

Pur di essere complici?

 

*

Adieu

Tutto questo tempo che  ho perso

mi morde dentro con la rabbia dell' intruso

il cibo da sotto al tavolo lo vede

in briciole che cadono

o quando si versa un bicchiere per sbaglio

e la tovaglia non lo tiene 

quel liquido passa il fondo

attraversa la cotenna in memoria della fonte

che fu il tuo primo rimorso

ardere la bocca per la sete che si prova

di un sopportabile oblio

non una foglia ho lasciato che cadesse

senza prima chiamarla col tuo nome

proprio come un piccolo dio

astioso e crudele

ambito chiaroscuro

sempreverde alle tue voglie

in cambio di un silenzio muto

che non vale l' ultima delle mie parole

senza che sia la fine di tutto.

La fine del Mondo.

*

Classificazione degli organismi viventi

Ho smesso di guardarti

e i miei occhi sono tornati del colore di prima

se mi vedessi adesso mi diresti guarito

che passo il tempo a sentirlo fluire

è il momento di ripulire il pensiero

di morire in sogno

e svegliarsi di colpo

è il momento di dominare il fuoco

senza alcuna logica

che non sia la conservazione della mia specie

vivente in luce oltre i confini del buio

se atterra nell' ombra

gravida dei raggi del Sole

e se mi perdo ancora nei dettagli

è a causa della paura

che mi appesantisce la mente

quando le curve che incontro

da pericolose sanno trasformarsi in violente

e predire la rotta che si rompe all' arrivo.

E penso che avrei qualche problema se tu tornassi davvero.

Specialmente se non fossi più capace

di restare fermo a guardare.

Amandoti ancora come una cosa sola con il Mondo.

*

A memoria di preghiera

Cupa vampa

disse

o al plurale

lupe d' altura

germogli che fioriscono

le tue unghie sulle dita

l' amore non mi basta

avresti fatto meglio a fingerlo

rosso d' uovo nel secchiello

arcano maggiore piegato due volte

e messo in tasca

la tua vita appesa a un filo

la foresta che mi chiama tra le gambe

perchè per me il Mondo non esiste

fuori dalle stanze del tuo corpo

prendo aria dalla bocca

perdo conoscenza sempre tua

e non posso più morire che in piccole parti

la visione d' insieme è roba d' astronauti

e tu lo sei stata almeno una volta

in un sogno che ho fatto prima di conoscerti

allora conservami a memoria di donna

inverti il tuo cielo

con le foglie che risalgano sugli alberi.

 

*

CCCP o voce narrante

Vedi se vedessi con gli occhi miei quel verde ti sembrebbe destino

un segno grande quanto il cielo cui ambisci demolire

per lasciarti a desiderare.

"curami curami curami prenditi cura di me, che ti venga voglia di me"

Sono la terapia trentaquattro volte e ti vengo a cercare

in certe lande desolate della tua immaginazione

quando ha paura del male

e confida molto nella sua velocità d' esecuzione di sbagliare a giudicare

per poter sempre avere ragione ed inneggiare all' anarchia

quando le regole non vanno e l' anima

vola via per osservare la situazione dall' alto.

Punto ma avrei  un vitello grasso e saprei cosa fare del figliuol prodigo.

Vengo da un ospedale psichiatrico, un posto tra i più adatti 

dove mettere le ali e imparare le regole del gioco.

La prima volta fa più male anche se dura poco

d' ora in poi solo soggiorni a cavallo dello spazio-tempo.

Me lo sento, me lo dico allo specchio guardandomi i polsi

con le vene che tremano e le voci narranti:

-Sono come tu mi vuoi se mi dai il tempo di vivere

di sognare ancora, di studiare le dinamiche-.

In alternativa a un nasci consuma crepa

o a un farla finita a breve termine

svegliami, non vedi che sto ancora dormendo nel tuo letto!

Le cose non cambiano sposa occidentale eppure "tremo

per un non so

che si prova a volte a caso".

 

*

Memoria selettiva

L' intimidazione da dove viene, dal sogno o dalla realtà?

Una punizione che non mi merito

non saperlo distinguere

dimentica dimentica dimentica

passa avanti

mi sprona la memoria che perdo

ho una paura paranoica ma se lo scrivo la vinco

tutto è relativo se rimani in ascolto e non senti le voci

perchè sento ma con un altro strumento

che solo tu mi puoi capire fino in fondo

ma non sono sicuro che le mie parole ti arrivino  

dall' altra parte del mondo

ma finchè siamo vivi lasciami sperare

che una poesia possa guarire l' anima alle cose

le più vere le conoscono quelli che sono più lontani da esse

come un bosco di filosofi a braccia tese

salutasse il vento delle stelle.

 

*

Out of our minds

Così lontano da perdere il verso del tempo

così vicino da essere prima di adesso

vengono da un altro mondo le parole che hai dentro

dove di giorno si muore e di notte si vive per sempre

con quel modo di fare che ha il vento di aprire e chiudere le porte

per farti spavento, farti credere che ci sia qualcuno

tra te e lo schermo oltre te e lo specchio

in cui ti guardi scomparire gradualmente e perdere possesso

ma solo per rinascere dopo il punto dell' ultima parola.

Per sopravvivere ad estenuanti nuove sciocche primavere

mi basta che tu mi dica una bugia

un atto di fede nella fede sbagliata che non garantisce paradisi

a chi si penta in punto di morte  o terreni misti

su cui cadere in foglie o paesi lisi in cui cercar moglie

tra le prigioniere di guerra che hanno le doglie

e tu 

che non esisti

qui vicino a me

ma altrove

dove non vuoi che ti raggiunga

per poter essere diversa da ogni altra te precedente

hai bisogno di non avere testimoni

che ti conoscano da sempre

ogni tanto ti manca non essere più quella che eri

ma non si muore ogni volta che si perde conoscenza?

Tutta la vita, una parte soltanto, meno che niente, sorella mia.

*

Lettera chiusa

Incontrastato il processo che mi rende schiavo allenta le catene

affinchè possa avvicinarmi alla bacinella dell' acqua ferma

tu lo comandi come esempio di virtù

da buona padrona che s'è resa trasparente per estinguere i rimorsi

in una lontana calura all' ombra dei ricordi più docili.

Non mi hai dato niente ma t' ho preso tutto quello che ho potuto

senza fare sconti ai tuoi sogni di gloria

e se avessi altre due mani lo farei mille volte ancora

perchè non mi hai dato alcuna parte di te mentre ti volevo intera.

La vita se la dividono come possono, non credere che non li veda

e non avremmo saputo fare di meglio

ma la schiena dritta nasconde spine dorsali molli, a volte

che basta un respiro, una cospirazione di sensi segreti

a mettere a nudo scismi sepolti sotto la pelle che cambia colore.

Non ho mai preteso di essere bello

ma che tu lo fossi si, come un oltraggio di cui rendere conto

a una giustizia senza guinzaglio, suprema.

Non mi posso arrendere all' evidenza dei fatti

perchè io credo solo a quello che immagino

e non posso fare a meno di pensarti

al punto che esisti più volte di quante non ti fosse concesso

prima che ti pensassi.

Non so se merito qualcosa in cambio

per la semplice ragione che ho fatto quello ho voluto farti

se ho scelto questa forma telepatica di comunicazione

è stato perchè frutto della mia natura più profonda

e anche se inefficace non cambio perchè non ritengo che si tratti 

di vincere un premio.

Semplicemente ci proverò finchè non m' innamorerò di un' altra

solo allora potrò liberarmi da te che è evidentemente quello che vuoi

con una generosa dose di parsimonia.

Non posso credere che tu non abbia letto niente

ma posso credere che quello che hai letto ti abbia lasciato indifferente

perchè so che la vita ti ha insegnato a diventare impermeabile

all' occorrenza.

E' come se tu sentissi i discorsi di uno che parla da solo

e avvicinandoti scoprissi che sta parlando di te, con te, per te.

Che rottura di cazzo! Ma magari c' è qualcosa d' interessante.

Questa situazione non mi umilia perchè, se mi conosci almeno un po'

sai che non ho una reputazione da difendere

sono il matto del villaggio.

 

*

Fino a completa guarigione

Solo quiete, solo quiete ad ogni passo

il suo bosco è un leggero mormorio

di rugiade che respirano la terra

attraverso i pori delle foglie controluce

gestanti le radici sulla soglia di un amore perduto in sua natura

confuso 

dall' acqua che scroscia sopra i sassi come a battere un chiodo

lo stesso chiodo all' infinito

finchè non entri per intero nel suo ventre sconosciuto

o in sua presenza nel muro, nel vuoto denso che ha tessuto

a misura della sua armatura

per stare al mondo come un guerriero che non abbia paura

se la guerra è arte dei confini

da spostare nottetempo col favore della Luna.

Perchè essendo, lei è se stessa all' ennesima potenza

per la maggior parte dei respiri che consuma nel suo bosco

scoprendo il futuro dei suoi avi dalla corteccia spezzata dal freddo

di un albero che non vuole restar nudo per vergogna del suo corpo.

A volte tace a volte canta capovolta ma quando resta in silenzio per ore

la sua voce arriva dappertutto

come un frutto che puoi cogliere allungando una mano dal balcone

se tu sei abbastanza maturo.

Se balla è sempre il Mondo che le gira attorno

che non smette un attimo di guardarla e compiacersi

dell' affare che ha fatto a lasciarla libera davvero nei suoi sensi 

estenuati, fino a completa guarigione.

 

*

Le formiche di Arrakis

Stermino formiche così prossime al pane di Dio

da non farmene una ragione

poi le seppellisco sotto cumuli di tabacco

che tengo sul diario che mi ha regalato mia cugina Daniela

aperto alla pagina Dune

mischio il tutto e mi ci faccio una sigaretta

dopo aver fumato sollevo cento volte il mio peso

ed estraggo la Spezia dalle parole.

Al posto delle preghiere quotidiane.

*

Tutto il resto è

L' ennesimo abbandono:

Quintessenza questo trono è bolscevico!

Di tutt'erba un fascio e a bruciare pochi libri.

Ma mi ascolti da Parigi?

Come t' immagino io non t' immagina nessuno

così bella e forte e ghirlande al collo fiordalisi alle caviglie

venere vergine a dirotto

pioggia calda nella notte

traboccante di barlumi che ebbri si rincorrano i folli

lungo trame dissipanti i calori dell' estate che rincorre le sue brame

a sua volta dissipate.

Fai che l' amore non resti un circolo vizioso 

da cui entri ed esci calcolando la sua orbita 

che traccia carrugi stretti nello spazio necessario

a due nuvole distrarsi.

Quelle forme che immaginammo condensare il cielo a  tratti avvinti

dalla voglia di avverarsi a quattro occhi

nonostante il vento sono attive nei ricordi sdraiati sull' erba del prato

a consolare un primo verde nell' atto di estinguersi.

Ho fatto in modo che nessuna potesse reggere il tuo confronto

per avere un' anatema sulla testa e un ' altelena in mezzo al petto

concedermi a una rissa ogni tanto e brevettare nuove forme di tortura. 

Non adesso sai è presto fino a quando non torno padrone del mio corpo

non posso dire di chi sono in grado d' innamorarmi.

E tu mi puoi capire ma l' unica cosa che fai è piegare la pagina

e riservarti il gusto per l' ellissi

la prossima volta che leggerai il mio libro nel tuo letto circolare

cane e gatto agli spigoli bruceremo le mie mani

dopo il contatto stabilito per giacenza nella fase io ti aspetto

affilando i denti alla mia fantasia

rituali primogeniti da sacrificare sull' altare della tua assenza

Quintessanza ci sei o ci fai?

Non m' importa io t' invento e così sia

poco conta che tu esista anche fuori dai miei occhi.

Tutto il resto è paranoia in ciclicità, uguaglianza di giorni senza stile.

*

Costernazione

Nella stratosfera dove si uniscono i fumi neri delle cave di diamanti

e di zaffiri dai comignoli più alti, dove osano le aquile inseguire i loro

doppi fini di fama ed abbondanza e la Luna giudica i notri destini

con quell' arroganza che le deriva dall' esere bella e sola al mondo

lì, nella distanza siderale dei nostri abbandoni, galleggia il resoconto

della vita sulla Terra fino a qui, un perdono per ogni si, sussurrato

nel rosso vivo della carne a lume di candela, saprai cosa fare

se la soluzione sarà viaggiare nel tempo di era in era

fino a quando non si compirà il nostro destino di razza

o non avverrà una rivoluzione immaginaria con funzione di svelare

il senso vero delle cose nel quadrante dei segreti.

Se ci credi credi a tutto e non c'è più ragione di mentirti

è ora che tu sappia di chi sei figlia.

I geni di lupa ti condannano ad una prima trasformazione che soffoca 

la tua luce debole che non illumina ma la tua seconda natura

ti darà la forza di costernarti come fossi uguale a nessuna.

Intanto le formiche dalle mie braccia invadono lo schermo.

*

Risalendo

La pozione che ho ingerito guardandoti

m' ha fatto effetto lungo la salita

quando i pensieri migliori sanno come alleggerire le gambe

e il senso della vita arriva a folate

tu che sorridi con i denti davanti che mettono allegria

leggermente distanti per permettere all' anima di passare per via

e tornare a gonfiarti il seno, prosperoso quando vuole e la labbra sottili

gli occhi vispi che non ti sanno cattiva con un po' di nostalgia

per i ruggiti di una volta in certi specchi rotti

ma la favolosa trovata di lasciare che l' aria ti assorba

agevola braccia e gambe nel moto tracciante 

le dinamiche di sensibilizzazione 

una mano che sfiora, una parola detta alla giusta distanza tra due mondi

un abbraccio d' aurora quando è mattino fatto giorno

per ricordarmi quanto possa essere bello avere un' amicizia femminile

permettendosi di poter essere emotivo

come un uomo vero che non debba fingere di non essere fragile

e possa fare ritorno alla casa del padre

dopo avere molto peccato prima di diventare vivo.

 

*

Qual è quel luogo dove i poeti...

Mi piacerebbe vedere che soffri e che perdi quei tuoi poteri sublimi

come fare si con gli occhi sapendo di mentire.

La canottiera che hai messo stasera ti stava benissimo

le spalle nude, nere e lisce come certe olive

t' avrei volentieri leccato il collo e palpato il culo

davanti a tutti ma mi avresti dato del bruto e negato l' accesso

ai tuoi nodi più segreti fino a data da destinarsi

e io invece non posso fare a meno di scioglierli

almeno una volta al giorno se il cielo è vuoto

e tu lo riempi di fatiche inaudite sul punto di avverarsi

come tanti piccoli miracoli.

Avresti dovuto vedere come ti ho difesa quando il mio amico

ti ha dato dell' "attempata"

gli ho detto l' evoluzione del suo corpo non farà brutti scherzi

così gli ho detto

alludendo ai fatti che sai come invecchiare bene evidentemente

e che rimarrai una ragazza bellissima se non ti trucchi.

Ho capito che sei esigente nella scelta del compagno

da come lasciavi che la tua sciarpa strusciasse per terra

mentre ti spostavi da un vicolo cieco a un pozzo senza fondo:

io sarei perfetto in quanto vita senza scampo prigioniero senza riscatto

rumore sordo cittadella sotto scacco.

Prima di rivolgerti la parola mi lascerò morire

almeno un altro paio di volte.

Qual è quel luogo dove i poeti vanno a far l' amore?

Quanto vorrei che fossero i tuoi occhi.

Per almeno due buone ragioni.

*

La base degli alberi

Ventre a ventre

chi ha più segreti Dio o la materia?

Chi mi perdona se mi metto nei guai?

Una madre sola fa d' altare, questo si sa, attraverso La Parola

ma la parola s' avvera mai?

Sono domande a pancia piena, con le vene varicose

che non  mi voglio fare più finchè non divento troppo vecchio

per iniziare a correre.

Un modo barocco di dire scopare è meglio che piangere

alla Ricchi e Poveri ma con un po' d' orgoglio 

serrato in un angolo dove una compagna testarda

mi porta a pisciare ma io m' impunto per la base degli alberi.

Fuori c' è un' estate che chiama anche gli asini

mi viene voglia di ragliare più forte degli altri

perchè tu sei lontana e mercanti e indiani

t' hanno insegnato a fingere nella lingua segreta della Luna

e dei fuochi fatui.

 

*

Senza vergogna

La fantasmagoria dell' apparato cade a pezzi

non appena tieni chiusi gli occhi per più di qualche secondo

vena pulsante sulla tempia bene in vista della Luna

sembra che scoppi sotto i colpi del destino sordomuto

e cieco d' avvenire ai tuoi possibili futuri

che scuri come nuvole d' altura cercano vette

da cui buttarsi a capofitto fino al punto in cui diventi uomo

se tocchi terra ancora in volo

o sai essere goccia nella pioggia ad aprire le danze come nuovo

nonostante il viaggio ti sia costato giovinezza

e la moda del lento sia passata da un pezzo

perchè un' età dell' oro non si consegna a metà altezza

ma solo in cima o nel profondo di una presa di coscienza.

Con questa pazienza farei i conti volentieri

se solo mi sentissi più leggero

quanto è vero che non sono io che sto scrivendo

ma una copia grassa di me stesso

per cui perdo ritegno e anima

in fondo al piatto cupo di un cielo succulento

da prendere a morsi bestemmiando il padreterno

per averlo fatto così lontano dalla bocca e dal sesso

che si pratica a fatica nel girone degli obesi.

Mi sono maledetto ma non pensavo che avrebbe fatto effetto

eppure il memento mori che ho sul braccio destro

è stato profetico con l' accuratezza di un pretesto

per farsi cacciare fuori dal mondo e non pagare il conto

o viceversa pagare tutto e restare dentro compromesso.

Sottomesso ai versi che faccio per ottenere la coerenza 

che serve a ripetere il salto

ogni volta che la distanza tra me e tutto il resto lo consenta

dovrei perdere il fiato ad ogni scalata indispensabile

per vedere cosa c'è dietro la gobba  storta delle cose.

Quando sogno la mia mente proietta immagini

sul dorso rosa delle palpebre

che vedo scorrere in negativi del pensiero

con un movimento dipendente dalle facoltà dell' inconscio.

Ma quando sono sveglio, ad occhi chiusi

posso formulare un' immagine? A mio piacimento?

Che regga il confronto con la stessa immagine che vedo ad occhi aperti?

A mani nude?

Da onironauta la mia imbarcazione è una zattera senza pretese di vela.

Se in ogni caso mi faccio portare dalla corrente

che rimane delle mie voglie?

Nude spoglie senza vergogna

non scambiarle per rifiuti, il loro tempo è necessario ad ogni meta.

 

 

 

 

*

La fase dello svezzamento

Una baionetta conficcata nel vento sposterebbe meno aria

adiacenza di penna è la spada sdrucciola di madre lingua, non fiata

ha conati ma languidamente.

Sei un poeta o non sei un poeta?

Sai scrivere qualcosa? Refrattario alla prima persona.

Facci ridere se la morte bussa sempre, burattina del tempo

matricola di uno spazio inverso e inverosimile che annulla le distanze

in un clic da grilletti saldati, dimenticati in un cassetto 

insieme ai silenziatori per i sogni ad occhi aperti.

Il tempo ti raddoppia, sincopato, pendente

lascia che il passato si attardi tutto dalla parte dei cani sciolti

perchè rincorrere per fame è l' andatura dei poeti.

Questa compagna di viaggio ogni singolo giorno mi ricorda

di essere un' anima per la pena che le faccio

in memoria di un tratto confuso, un segno che spinge sul palato

la bocca brama e non ha nessuna voglia di cadere nel baratro.

Basta vivere

se non basta vivere così

il mio destino è gloria

sembra gridare dai suoi più profondi recessi

peccato che quello che si avverta da qui sia

non alzarti è ancora presto.

Un altro giorno passa e non ne segui il discorso

che altrimenti, inevitabilmente, ti porterebbe a considerare il futuro

cosa farò da qui a tre anni? come un' eventualità programmabile

entro certi limiti, tra i quali

quelli a cui devi prestare maggiore attenzione sono proprio i tuoi

inconfondibili.

Così puoi capire cosa sei in grado di fare

e cosa non sei in grado di fare.

Quello che vuoi, pur essendo importante è tuttavia secondario

in questa fase, perchè se è lecito sognare non sia un mistero

la realtà dei fatti.

Io sono ancora pazzo (     ) e tu fingi d' ignorarlo

losing you guardando in alto, cercando cieli nel soffitto.

*

A parte noi due

Fatti docile al ricordo 

accarezzami i bianchi capelli 

come il vento quelle siepi che non abbassano la cresta

di fronte alla calura senso comune del luglio

di far festa le foglie avrebbero voglia tutto l' anno

ma cadono in autunno

per tutti i sentieri e nello stagno dietro casa tua a maggior ragione

d' indolenza e chiaroscuri

a rincorrere i miraggi della decomposizione.

Un nulla diverso da un altro nulla puoi pretenderlo per noi

e chiamarlo paradiso

se di me sai far quello che vuoi: un sorriso dei tuoi

e un bacio con la lingua.

Basta poco per rifarsi quanto è lunga la catena

e il tempo di masticare la neve insieme resta ancora d' avvenire

il rito della sera purifica l' aria della camera

apri le finestre perchè l' estate possa farsi un giro 

e prendere la temperatura ai tuoi bollenti spiriti

l' origami involontario che hai fatto del lenzuolo a piedi nudi

ha preso molto dalle tue caviglie, chimere dei miei sogni proibiti

e nonostante sia lecito chiedere aiuto

è necessario che nessuno ci salvi, a parte noi due.

 

*

Messa in sicurezza

Si allunga il giorno oltra la curva più sottile che può

e io sono colpevole di tutte le mie ombre solo poco meno di ieri

ma la capacità della luce improvvisa di far chiudere gli occhi

ancora mi cattura in pensieri ricorrenti:

per vedere di più devi fare a meno degli occhi

altrimenti il ritmo delle palpebre può prendere il controllo

scandendo il tempo di ogni immagine

in senso di abitudine ad una vertigine

che avverti di più riavendoti da un lungo sonno.

Silenzio, il mio sogno platonico si sveglia alla carne

per quanto possa ingannare la pelle è sempre un limite

lo sanno le tue cosce?

Che per tornare a vivere devo aprirle a morsi

o restare immobile perdere la rima e prendere la mira

a un passo dalla fonte.

Un' altra vita è possibile ma chi la vuole

la cerchi tra gli oggetti smarriti.

Trova ma non ama la mia stessa verità

e incolpa l' algebra per non ferirmi o togliersi la maschera

e soccorrere i feriti.

Non insegnano cappi dolci a scuola nemmeno i maestri più timidi

perchè conviene credere a ciò a cui conviene credere

dopo certi lividi.

Come fosse questa la distanza di sicurezza da cui saperti vivere.

 

*

Distanze

Quale distanza assorbi per non toccare terra?

*

Oltretutto

Furiosa ghigna la gianburrasca

nel segreto dell' ombra scontata di un palo sottile

che guada il prato da una mensola all' altra

dell' erba in fili

salata di venti marini.

Vai vai, tanto l' amore resta in guardia lungo l' avvenire.

Conosci queste sere nate per sbaglio nei cortili?

Con gli occhi lucidi dei bambini che non vogliono andare a dormire

e il vino che aumenta la portata delle vene ad ogni bicchiere

il piacere delle labbra tra i denti lo senti sulla punta della lingua

l' estate inizia il giro di giostra dal piano di sopra

le sequenze convulse all' interno della latrina

ritardano la guarigione in funzione dell' orgasmo

da spiare dal buco della serratura.

La sintesi affrettata nel racconto dell' evento

omette i particolari più sottili

ma l' avvento al potere di uno stesso pensiero

non ammetterebbe limiti

ecco perchè non si avvera nell' immediato

l' infinito sa farsi attendere per una vita.

Al riparo da giudizi s' inganna l' attesa facendosi beffe del tempo

fotografando l' estasi di un momento come bastasse a fermarlo

nell' incosciente presunzione di ricordare tutto il necessario

a non commettere più gli stessi errori.

Ma l' avanguardia di una nuova età dell' oro

resta un movimento probatorio proprio degli inquirenti

e la resa delle prove sul grande schermo non regge

non scatta la scintilla tra il tema e l' anatema

solo l' amore avrebbe diritto di prelazione

come da testamento

ma gli esecutori sono andati in paradiso

a godersi l' ultima giornata di sole.

Allontanati dal tuo sentiero per goderti lo spettacolo

chi non muore si rivede oltretutto siamo ancora vivi.

 

*

Lungo gli archi che fanno gli occhi

Complessi per diverse grandezze

semplici a rincorrere l' orizzonte

lungo gli archi che fanno gli occhi più veloci

si raggiunge l' eccellenza da profeti

d' invisibili futuri quando gli occhi sono nudi

e premtauri gli infiniti a due a due

gemelli del nulla

e quel che vedi è quello che vuoi vedere

ed è la tua volontà che s' avvera in controluce

imprudente e sincera, allo stato puro

e stai vivendo davvero

 e tutto intorno se ne accorge

  e ti rende omaggio in sincronismi di potenza

il tuo pensiero è un parafulmine

qualche nuvola nel cielo da insidiare

la tua mano nella mia mano

per paura di volare 

e poi mi hai detto t' amo

e ha cominciato a diluviare.

Il mondo non se ne accorge

il mondo non se ne accorgerà

perchè fuggire nottetempo

è natura dei coralli

delle mantidi religiose

delle vene dei polsi

quando ancora temono le lame

se piovono tuoni come grandine

e anche gli angeli sono a caccia di anime.

*

Trasparenti

Questo tutto è negligenza

appena se ne avverte la presenza

torniamo nulla trasparenti

lo dico per amore

non vuol' essere un' offesa

ma una parte è già abbastanza.

*

Davanti al primo fuoco della collina

Perchè santiddio mi domando hai dovuto scegliere la strada in salita?

Ma poi non s'era detto di tirare diritti

e quella sposta a destra a vederla da qui che non si tratta di centimetri

ma di cieli stellati, tre erae glaciali in cui avrei scelto un' albicocca

una pesca o al limite una nespola come frutto da sposare

o una moglie soldato 

biforca saltimbanca ma si capisce che è secondaria

ma tu no, con la tua idea di montagna quale vetta da raggiungere.

-te vojo bene assaje ma tanto tanto bene assaje-

Non mi ricorderai da qualche anno

quando ci ritroveremo sullo stesso tram

e io ti parlerò di quella volta che mi lasciasti indietro da solo nel bosco

e trovai me stesso in un ramo disarticolato

che mi fu bastone da passeggio

ben oltre il calare della sera

fino al primo fuoco che incontrammo fatuo

ardente sulla collina.

Divenne regola

parlare al fuoco come fosse mio compagno di sventure:

-Sarebbe una di quelle che non perde un ballo 

se non le vibrassero le vertebre ogni volta che i colpi sono bassi.

Sarebbe una di quelle che si voltano tutti

se non volesse l' attenzione solo di alcuni

così si trasforma in base al calendario

un cappotto lungo, una canottiera a righe

manica lunga da una parte spalla scoperta dall' alltra

come a dire ho gusti bipolari

ma solo a una certa età

da cercare nel dizionario alle voci sempre o mai.

Insomma fa come le pare

che poi sarebbe il livello base di libertà.

Se avessi avuto un po' di soldi l' avrei vestita da capo a piedi

per soddisfare le mie voglie di antichi segreti

e bellezza pagana

e le avrei fatto milioni di foto

e scritto centinaia di poesie

ma scoparla mai, solo fare l' amore, com' è naturale ma senza figli.

ho perso la fermata.

Io rido di me, ho questo potere

e sono avvantaggiato perchè sono brutto

se sei bello è più difficile ridere di te 

perchè la bellezza ha il potere di convincerti

c'è poi chi è come lei che bada ai risultati

a quello che è in grado di far fare

agli uomini e alle donne

in suo suffragio universale-.

Lei:

-quanto mi fa incazzare quando parli di me come se io non ci fossi

come se non fossi presente-

-è che ti ho idealizzata a tal punto che a volte dimentico

che sei già esistente, scusami-.

Quando il fuoco ci ascoltava e tu sola sai che non è mai accaduto.

 

*

Nei giorni normali

Solo acciaio sempre acceso

nelle fornaci dei tuoi occhi

per forgiare immagini incandescenti al macroscopio

quel piccolo cosmo che è il nostro raggio d' azione

patrimonio d' innumerevoli schegge

da rimettere al loro posto

in un giro di vite che fa tornare indietro nel futuro

un passato alternativo intendi

un congedo dal quieto vivere

a forzare l' abitudine

verso coalizioni inaspettate.

Ecco, sosterrei che la fisica fosse un limite

durante l' abbandono dei primi semi dell' adolescenza

su un terreno tanto fertile quanto affollato.

Poter pensare che andare avanti e indietro nel tempo

fosse solo una questione di tempo

appartiene ad un' età frastornata

in cui non si teme l' aspro giudizio della critica

se non per il rossore che provoca

una caduta di stile quando l' immagine ideale

è la trasparenza dell' ombra

per non farsi notare selettivamente.

Da quella si, da quella no

i maschi chi se l' incula

e andare dritti per la propria strada

qualunque essa sia

basta che vada controcorrente

alla sorgente

finchè il principio sia d' ispirazione.

Poi no, poi si cambia

costruiamo una zattera per scendere il fiume fino a dove

puoi conoscere il mare

il tuo senso comune d' infinito.

Un' anima a forma di vela il vento la cattura

ai suoi Nirvana

che il sole sia spento o acceso poco conta

se le tue labbra sanno assecondare

anche le curve più violente.

Di primo acchito chi si perde per primo

ha più tempo per ritrovarsi

se non fosse che il tempo non scorre

uguale per tutti.

Di contrasti ci si nutre che sono meglio delle bugie

per sollevare dei dubbi, questo

nei giorni normali, difficili da raccontare

di cui non ti ricordi.

*

Col vento

Lontano da queste vertebre

matura l' energia

se volessi essere

non andare via

s' interrompe di frequente

la comunicazione

la velocità corrente è di due elettroni

al secondo attraversando vuoti e pieni

e c'è bisogno di pazienza

anche quando i messaggi sono più leggeri

perchè è l' aria che può essere spessa

vai e vieni

e se torna cattiva consigliera

e tu le credi

affari tuoi

con chi te la prendi?

col vento perchè andava di fretta?

 

*

La figlia del re

Solo lei sa cos'è l' amore

e se ne langue sconsolata sugli allori

predice il futuro per pochi danari

dal palmo di una mano

non vive e non muore

come i comuni mortali

si oppone agli eventi naturali

guarda lontano

 

Il suo occhio immacolato

giudica il gusto dal palato

per saggio che sia il boccone

per quanta sia la fame

la figlia del re mangia da sola

quando gli altri sono addormentati

che non sentano i suoi conati

di quando poi si vuota nel cesso

 

Il senso del potere primo all' amplesso

e il suo esercizio nell' universo

fonte di piacere da non confessare a se stessi

nel frattempo ti ferisci

guardandoti allo specchio

il solo modo in cui ti vedi

in terza persona

per sentirti diversa

da quella riflessa che compie le azioni

 

E la pelle è un vestito di seta

e le forbici hanno punte sottili

 

Ti guardo che ti guardi

poi ti reggo la fronte

mentre cerchi di vomitare

 

complici e solidali

di un antico reato 

contro la natura stessa di essere Dio

e di un identico destino

 

se sia il tuo 

che sia il mio.

 

*

I sogni che fai

Solidale col vento

se deve scegliere un elemento

cui affidare la sua natura distratta

quegli impulsi da gatta che ancora la rincorrono

nelle ore notturne in cui i matti si raccontano

per paura di morire

senza essere e capire

cosa vuol dire amarsi un po'

e gioca coi suoi capelli

guardando fuori un altrove che non c'è

finchè non avrà intenzione d' inventarlo

anche per me.

Perchè l'amore che senso ha

ricondotto a desiderio?

una volontà che ha ragion d' essere

in quanto via vita viva

più lontana del pensiero

il falso col vero

l' idea in cui credi

i sogni che fai.

Un' altra stella cade dal cielo

ma il mio desiderio non si avvera mai.

 

(In fondo non me lo merito

ed è giusto così

bisogna prendersi la responsabilità

dei propri sogni).

*

Poche fontane

Disse così

che Dio non ci vuole diversi

ma diversi lo siamo

e gli voltarono le spalle tre volte

in memoria del canto di un gallo

poi gli tennero le mani per non farlo tremare

- ci sono solo brutte canzoni in giro, a questo orario-

disse uno scuotendo la radio.

L' altro rispose: - dipende dal cielo-

quello che parlava più piano.

Così se ne andò, sospeso

a un palmo da terra

con poche fontane per bere

qualche onda dedita al caso

e una sete

evidentemente fuori dall' immaginario.

*

Del mese del maggio

Ti aspetto dove finisce la strada

appena fuori dagli occhi

in un volo di ciglia

là la mia ombra sparisce

e a chi se la piglia

non bastano le tasche

o le foglie se ci pensano gli alberi

sopra i colli, lunghi

delle bottiglie che vuotammo per sete

lucenti, che tra fitte delle doglie

del primo sole incinta

del seme del mese del maggio,

si fanno indossare dal vento

come bocche da baci.

 

 

*

E poi ti lasci portare

Non onora la liquida immane danza

non comporta un eccesso di radura all' imbrunire

non conta il cielo o la sua assenza

ciò che gli piace è sentirsi volabile

perdendo la coscienza del limite.

 

E' una questione di qualità

e di voglie proibite

di repressioni quantiche

e inconsapevolezza dell' essere

fino in punto di morte

si vela la vita

e non potrebbe essere altrimenti

perchè tutto primariamente si determina

grazie alle relazioni col suo contrario.

Non puoi dire cos' è la tua vita se prima non sei morto.

E si muore tante volte nel corso di una vita

solo che a volte non se ne fa esperienza

avvolti come sono certi temi

dal mistero dei secoli

dolore che inchioda

e se seghi la tua croce perchè ti pesi di meno

quando arriva lo squarcio per terra

non ti basta per passare dall'altra parte

ne hai fatto un ponte troppo corto.

Non so a voi ma a me sta storia della croce mi puzza.

Muoiono i preti e chi mi ha fatto una sega?

Viaggiano i pensieri e tremano di vertigine

anche quando sono raso terra

e l' inganno è la nostra errata valutazione delle distanze

che implica condanne e recinti

perchè in realtà la distanza tra tutte le cose è infinita

ma abbiamo sensi troppo vulnerabili

per capirlo senza una caduta in un baratro

o una porta chiusa in faccia, una battuta di spirito.

- Ma io sono solo uno stupido

e forse mi salvo-

Dice, pensando ad alta voce:

- E' giusto pretendere di più da un uomo col cappello?

Come Ulisse nell' isola di Lost.

Si regge la bombetta 

che se no il vento se la porta

con tutto il resto.

 

 

 

*

Come un cane

Il collare stretto al collo brucia un po'

ma non smetto di tirare

sempre tuo 

Cane

*

a forma di parola

Sorella nella notte te ne stai?

Tutta arresa perchè mai arresa al paradosso del ventriloquo.

Chi ti parla non sorride più di una volta al giorno

e già i paragoni incalzerebbero

se non ne fossimo così gelosi.

Per averti di torno rinuncerei volentieri

alla mia sciarpa portafortuna

la stessa da quando avevo nove anni

ancora la pereferisco alle idi di marzo

o a quella di pelo di Yak, comprata rigorosamente d' estate

quando il caldo è una cerimonia collettiva

cui cerco di sottrarmi per mancanza di fede.

Come non voler sentire quello che ora hai da dire

per viaggi di nozze incontaminati

prendo il bivio che risale fin su alla cima

dalla cima al cappio il passo è breve

ci puoi consumare un tacco da dodici

o una ruota da quindici o un ago di pino

buono per certi fischi acuti

da recupero ormeggi in campi minati

che non ti saprei dire quando

mia madre caduta, non è arrivata al letto

io,  da solo, il suo peso a peso morto non lo sollevo a braccia

e diventa tutto un grande lamento rituale

il suo voglio morire in mancanza di una sorte migliore

poi ci coordiniamo, fa leva sui piedi goffi da orsoacchiotto appena nato

e io la prendo per le braccia questa mia piccola donna cannone

che non ha imparato a volare e la ricompongo sul materasso

la copro con le coperte

e mi vado a fare una canna, come ricompensa salto la cena.

Pro memoria flussi

saggezza a strappi

lenzuola fresche di buchi

la musica si espande

Mercurio in quale decade?

Coraggio al tuo mentire

è questione di succhiare via

il veleno dalla ferita

anche se la posizione è scomoda

ti sognano i pensieri

quando non odorano di te

accovacciata in un porto a forma di ventre

sii adatta al soffio del vento

se vuoi partorire

casca il mondo casca la terra

tutti giù per guerra

per darla vinta alla violenza

tutto purchè non si combatta

e la pazienza languida disarmante

si conceda un' inversione di marcia

al passaggio di stato

occhio per occhio 

dente per dente

distratto garbato

perduto d' un fiato

rotto

il giocattolo

sento diverso

in funzione di questo 

anch'io cambio

altrimenti resterei volentieri lo stesso

nonostante non mi piaccia affatto

è una questione di comodità e di opportunità

a che velocità il cervello le calcola?

Tanto che il pensiero

si sdoppia per essere trino.

Porterò la cenere in dono ai tuoi cavalli

per la brace delle loro criniere

per un galoppo fluido senza nodi

solo sirene d' allarme e buon vino nelle botti

a concedersi nella corsa

del tuo andare avanti ad oltranza

a capo chino nel senso di marcia

nel senso di fuori moda

fuori tempo massimo

mi deprimo qualche giorno di maggio

per la noia di non essermi piaciuto

poi smetto di guardarmi

c' è un' alba blu a forma di parola

là fuori, che non sa come ti chiami

gridaglielo abusando  di un cristosanto

che vi prometto di non pronunciare mai più

con la mano scrociata.

 

*

Perdutamente

Che c'è da temere ancora?

ora che le sponde

sono il mare aperto

e questo cielo speciale che hai negli occhi

conduce nuvole oltre il confine delle palpebre

per vedere s' è vero 

che tra dentro e fuori

non c' è alcuna differenza.

Giaccio per giacenza nei retrobottega

nelle cantine dalle volte basse

e i mattoni a denti scoperti, nelle locande

dai seni gonfi, nei fondi di magazzino

luoghi per sonnambuli.

Il crepitio di una pioggia calda

a volte fa la differenza

tra ballare bagnarsi

e restare seduti ad ascoltare

al riparo dalle correnti.

Ecco, io sono quello che non si muove

che resta fermo perdutamente.

*

Ballabile

Para para para

la tromba 

aggettante sul libeccio

ogni tanto torna

a controllare l' arrembaggio.

A queste note hai aggiunto didascalie

con la tua voce di ramarra al sole

scalda ancora la tua pietra in riva al fiume

o i solchi formano x da spingere in sequenza

per accedere ad un mondo migliore?

Che s'illumini d' immensi a dimensione di ogni cellula

faccia esplodere la tua vera grandezza in direzione dei sogni

"in circuiti di mille valvole" e quella sia la ragione degli alberi

di chiedere il permesso d' indicare in terra con le radici 

e il cielo con i rami che salgono

per dividersi i compiti

con un solo ingranaggio ci vuole il coraggio

che solo le foglie

sanno come prendere dal Sole.

Una fotosintesi del pensiero

una sintesi fotonica del pensiero

quale delle due fa sembrare la cosa più veloce?

Il tempo fugace di una coltre notturna

il cerchio che quadra come un cubo di rubik

anche se fossero Mogol e Battisti

o Vangelis e Blade Runner 

a interpretare la canzone del parco

ci sarebbe sempre un Leonardo Da Vinci a farne conigli

o arance nel mese di maggio

in via Ripetta il fu Mattia Pascale

e gli impressionisti alle scuderie del Quirinale.

 

 

 

 

*

In funzione del tempo

L' anomalia regolare del cilindro

può suscitare ilarità 

nella claustrofobica formazione del branco

ed anche un mantello che tocchi terra al primo dosso

incontrato di passaggio

con lo sguardo in alto

a valutare distanze dalle stelle col pensiero

ma se la luce ha il suo passaggio

potrai vedere il futuro ma non il passato

restando con i piedi per terra.

Mentre la guardi la prima volta

è la volta celeste, questa specie di cielo.

Che mi appaia in sogno Venere

depone a mio favore

troverò la via di casa

a completa guarigione.

Nel bosco me ne andrò cantando

la canzone delle nuvole

le foglie tremeranno

al ricordo della pioggia.

Padre lasciami partire

i nodi sugli alberi mi ricorderanno di non sciogliere le promesse

ad ogni passo contando

il colore delle tenebre è un sogno muto

da tutto quel silenzio nascono i numeri

in funzione del tempo

perduto.

*

Sotto i nostri piedi

Tutti alle prese con l'essenziale

quanto presto ci si scorda

di quanto scalda la materia

a saperla interrogare

-mi tolga quel faro dagli occhi-

per ogni crisi d'esistenza

un' astinenza precolombiana

alla ricerca di un' America

in cui i sogni sopravvivano all' alba

una gloria longeva quanto un battito d' ali

di una piccola farfalla, dea dei primi piani

dei balconi da cui si salta

perchè è ancora giovane la terra

sotto i nostri piedi.

 

Arrivo in fondo ai tuoi occhi?

Quando ti guardo

o prendo strade che non portano all' anima?

Ora ciò che importa è secondario.

La vita pretende il suo tributo 

di tempo e di spazio

e in cambio ci lascia credere

che tutto sia possibile

oltre quelle dune

fosse anche la speranza di un miraggio.

*

Di proporzioni industriali

Il sentimentale Vinicio Capossela

su

nel giro dei giradischi rubati

conosce le sue leggi, ipotenuse del destino

noncambierannomai 

gli occhi agli innamorati

quando si guardano da vicino

sulle panchine dell' estate in riva al mar

lo stesso cui

qualche anno prima hanno affidato le promesse

coi proverbi di una volta

avere una vita felice che preveda l' uguaglianza

ma non la ritenga indispensabile

se entrambi si dividono la gioia 

come a farsi male.

Il più debole avrà uno sconto di pena

e una sbornia pagata

di proporzioni industriali.

La più forte è un cagna che non trova padrone.

Che sete che ho.

Quanto male mi fa.

Controindicazione nessuna.

Mi piacerebbe saper cantare

quando la notte è più scura

e non si vede nemmeno la Luna.

*

Sono tornate le lucciole

Sono tornate le lucciole sui nostri prati di cartone, ne parlano i tigli

con la lingua prodiga di pallori dei pollini, veicoli di prima grandezza.

Il pensiero genera la materia, che ne farò di tutta questa merda?

Rispondi e sii spietata.

Cucimi una morale addosso come divisa da supereroe

con il potere di confondermi tra la folla perchè il morso che mordo

mi trattenga nell' istinto di non credere a nessuno che si finga morto

per un giorno in più di ferie nell' arcobaleno di un tempo sospeso.

Cento grammi nel tuo stomaco, hanno attraversato anche il Bosforo,

dati alla luce in un bidet della stazione Qualsivoglia, ne faremo passaporti

per ruggiti d' ordinanza, anche se conosci le mie lettere d' amore,

per umane che siano le  inconciliabili metamorfosi

abbiamo sempre le transenne tra le costole e il palco a debita distanza.

*

Calamita

L' esplosione calamita

le mie parole sulla tela

lungo il raggio di una spiga

che fu la mia schiena

quando incontrammo paradiso

come fosse vela

un mezzo di trasporto per il vento

con le dita

nella primavera del pensiero.

 

Tiri lunghi, di cobalto

e il timor che io ti dica

ciò che è troppo vero  per l' asfalto

della mia vita 

perchè sia il segreto di un' estate

con la brace che consuma

tutto il cielo nella stanza

solo fumo, fumo solo

per l' ebbrezza del comando.

 

Scrivere è la mia salvezza dall' ergastolo

l' ora d' aria che boccheggia il carcerato

perchè vivo rido e piango

come fossi prigioniero

di uno stato della mente

che ho inventato per non correre pericoli

e questo è vita è tempo è spazio

che sottraggo all' infinito

qualche euro al grammo

con poche variabili

oscillazioni del mercato

è un buon prezzo per sparire.

 

 

 

 

*

Lei

La sua mente è più veloce

inseguendo congetture

se guarda avanti prevede il futuro

di qualche secondo

accade prima che accada

senza rendersene conto

senza

chiedere perdono a nessuno.

*

Atto secondo scena finale

(Pensieroso, le mani dietro la schiena, passeggia su e giù)

 

Il coraggio

questa forma d' amore per l'ignoto

puoi conoscere ogni dettaglio

ma l' esito ti sfugge

e ti fa uomo.

 

(si ferma)

 

La mortalità è una banalità nel cuore dei poeti

tu, amor mio, cosa credi che io sia?

Se ancora muoio e i miei segreti

con me 

prima che possa svelarli a qualcuna

che sappia farne testamento

per una vita più felice di questa

contro la congiura del tempo

 

(continua)

 

a favore di un vento

che mi porta il tuo profumo

la tua voce che si lamenta con le foglie

vuole essere bosco per esse

pur di strappare un sorriso

al mio cielo più triste.

 

( pausa, come in ascolto di qualcosa che viene da lontano

poi, con garbo, rivolto al pubblico)

 

La musica che sento è una tempesta

prima che arrivi a battere alle finestre

della nostra camera da letto.

Non te l' ho detto? Abbiamo un cane

che non ci lascia far l' amore 

e dobbiamo prendere precauzioni

come si fa con i figli

perchè non scoprano i trucchi

prima di aver imparato le regole

che sono le stesse da milioni di anni

e nessuno riesce ancora a rispettare

sopraffatto dalla fatica

di doverle mandare a memoria

per un motivo che non ricorda

e la storia si ripete e la prima cosa che ti viene in mente

è un cerhio

che si rivela la forma sbagliata

di conoscere il tempo.

 

(pausa, sconsolato guarda per terra e tira un calcio a una pietra e ne segue con lo sguardo la traiettoria troppo a lungo perchè sia vera, poi come tornando al dunque, mano destra al mento)

 

Ma è come spiegare curve pericolose agli orologi

e brani d' infinto.

 

( si porta il polso sinistro all' orecchio sinistro, si vede chiaramente che bisbiglia qualcosa e si spengono le luci).

 

*

Al muro

La misura delle cose 

è registro virtuale

che ne sarà di me

se tutto cambia ed io resto uguale?

Tra senso di colpa e senso del dovere

scelgo il senso che le cose

possano accadere

 

è così che il passato smette di perseguitarmi

un coma normale che preveda risvegli

merita il presente alle pareti.

*

In parti uguali

Il tuo cuore lo prendo per me 

indipendentemente che tu lo voglia o no

per il resto fa quello che ti pare

non sarai mai la mia ragione per morire

io provo tutto e basta

quando perdo conoscenza di me

e mi ricordo di tutti gli altri che sono stato

poco alla volta, da una pulsione diversa, un gesto

che non mi riconosco

e attraverso la materia di cui ammiro i trucchi

e condivido i vuoti in frantumi

per raggiungere la forma delle nuvole

quanto a latitudine del pensiero

pieghevole su se stesso

fino a passare attraverso la cruna di un ago

o un buco nero o viceversa

diventare immenso che non esiste universo

che lo contenga.

Allora sono tutto e non mi serve di sapere altro

è il mio momento di creare

ma posso anche restare fermo

e vedere le mie nuvole passare

di quando le guardammo insieme

sdraiati sul prato del parco fluviale

e non sapevamo ancora di essere immortali

e il tempo ci rendeva schiavi di noi stessi

in parti uguali.

*

Indici

Refrattaria alla concia 

quest' erba di maggio

con tutto il coraggio che ha quel despota ingordo

del buio da non fidarsi del giorno

in quanto è il sole a illuminare le cose

e a lui non basterebbe la luna per esplodere

in ogni direzione

ma dalle tue caviglie per cominciare si.

 

Ha voce da gradasso

questo vento in panne

eppure non esce dal pozzo

del suo stomaco d' avorio

in fiamme quanto il resto

dell' apparato secondario

in quanto parti del corpo.

 

Il primo

pensiero

quando mi sveglio se non devo andare a lavoro

è di venirti in grembo

senza respiro

poi lo specchio mi tratta per quello che sono

e se mi guardo non posso fuggire.

 

Era bello il freddo d' inverno

come gli occhi distratti da un moto

veloce e poco distante

possono sembrare stelle che cadono

in modo spontaneo

se sei ebbro d' amore per quello che guardi

tanto da sembrare un coglione

per chiunque non vaghi 

nella tua stessa dimensione

dove è facile confondersi.

 

Giornate epiche, per un dio che muore

un diavolo va in serie B

l' amicizia ne risente

sul fronte delle occasioni speciali

dove c' è da scegliere

e non va bene niente

proprio perchè siamo immortali

ma non lo ricordiamo.

 

Quanto è stato facile morire l' ultima volta

ti ricordi che bastarda?

Non mi hai voluto tenere la mano

e sei uscita dalla camera

come se non ti sentissi piangere in cucina

e m' hai lasciato solo con mia madre

che non te l' ha potuto perdonare

ma un giorno lo farà

e finalmente potrai conoscere mio padre

che non vede l' ora

ma per com' è cortese

aspetterà più di trecento cicli

tutto il tempo perchè tu prima possa diventare quello che vuoi.

 

Hai capito come stanno le cose?

Allora dimmi che sarà di noi.

Ma è troppo presto, è troppo presto

tra forma e sostanza c'è un muro

arriva solo la musica al più alto volume

e non riescono a diventare la stessa cosa

a tempo indeterminato

strada facendo un' alba dopo un' altra tutto si trasforma

e chi restò muto la prima volta

adesso ha voglia di parlare

una forma di previsione del futuro

se ci pensi, alla fine, più o meno

perchè oggi ho voglia di parlare solo a chi mi capisce

e tu ci stai dentro (ahahahha)

apro una parentesi (l' espressione "ci stai dentro" mi fa celare)

Arch ho pestato una merda

ci stai dentro!

Fino al collo.

 

 

*

E ritorno

Per un mare leggero al naufragio

tessere canti di frodo

passeggiando fino al faro

*

Di frodo

No il vento no 

che porta le voci

conduci piuttosto

quel canale sul fiotto più alto

che riempie la curva

in traiettoria.

Ho sentito parlare di poeti

che spostavano il corso di un fiume col pensiero

in una canzone di Vecchioni

vecchi noi tanto da non saperlo fare davvero

che c'è una giovinezza che viene prima dell' abitudine all' aria

a memoria

e di quella ti riconosco vettore

ancestrale nel guado delle tue parole

temprate alla durezza delle stelle più lontane

più confuse nelle preghiere del faro al capitano della nave

-per un mare leggero al naufragio

tessere canti di frodo-

Così mi pareva ieri quell' altro

tra i cubi di cemento del porto

perchè l' acqua non ci arrivi a fare il bagno

come il cammello da una grondaia

un teletrasporto 

tra le tue labbra

ora.

Il desiderio me lo spiego

come un canestro all' ultimo secondo

che non sai se sei più tu o il caso

ma poi ti dici bravo, che te lo meriti

ed è l' inizo della fine dei tuoi crediti

nei confronti della fortuna

e torni ad essere il solito cellanculo di sempre

perdente la tua vita

che è l' unica cosa che voglio

se non posso riavere la mia.

 

*

D’uomo

Questa attesa è una protesi del corpo

ad ogni passo cambia forma alla sua ombra

che ne è radice

a quanto pare dalle mura che percorre

e dalla strada cui manca la terra sotto

da battere ancora.

Il quartiere franerà a valle

la prossima pioggia di stagione

e prenderemo il caffè al Grand' Italia

senza alcuna ragione apparente

se non la parentela con le vie del centro

acquisita a furor di popolo

grazie ad una rara forma tellurica

di caduta di stile 

in ginocchio

con la bombetta in testa

e una mela sempre a portata di mano

o una colomba alla finestra

con il mal di schiena

e la propensione al volo nascosta in un campo di grano

proprio fuori dalle mura

da dove il campanile

sembra una mano che tiene una croce

e il colore che le si addice

è quel rosso fuoriporta

che la chiama a sè ogni tramonto

con voce roca di mattoni.

La ricordi beata tra le scapole

ma ha preso moglie già tre volte, oggi

passavano le nuvole più belle

degli ultimi tredicimila anni.

*

Dall’ altra parte dello specchio

Portale quel fiore

verso mondi colorati di parole

che non bastano a descriverlo

quel fiore che mai regalato

rubato da un campo

al prezzo di un pensiero felice

che non possono fermarlo

l' erba e gli alberi

si chinò alle labbra

per non farsi portare altrove

potesse volare via dalle sue radici

senza prima percorrere quel breve tragitto nell' aria

che lo separava dalle tue orecchie avvelenate

di castighi e frasi fatte

false come dio nelle foto sui giornali

o vere negli sforzi sovrumani 

di castighi predeterminati.

Vivere è morire in un milione di modi

che è facile spiegare

per speculare meglio uno specchio alla fine

che una tomba su cui pregare.

Per guardarsi in faccia almeno una volta nella vita

e porsi le domande giuste

da quando non mi sorridi?

E perchè a un certo punto

ho smesso di chiederti aiuto?

 

 

*

Crono-metrica

Col sapore delle onde

a piè di mare le calcagna

dove gronda la risacca furor delle caviglie

la tua gonna, la mia giacca bianca

come nuvola da reparto casalinghi.

La senti l' aria come cresce d' importanza

mano mano che si allontana

dalla danza dei polmoni?

Per diventare distanza tra tutte le cose?

E te ne accorgi come fai

con le occasioni in cui metterti in ridicolo

con colpevole ritardo

cronometrica.

 

*

Più breve del previsto

Mentre mentalmente voltava pagina

come chiosa ad un inquietante imbrunire

dell' avanzata sincope della sera sul risvolto del camino

pur di non far di conto disse che avrebbero fatto a mezzo

con la donna i soldi il cavallo e il resto

da fratelli cui si ha ceduto tutto il bene necessario

da fargli le spalle larghe e la testa sulle.

Controversa è la seconda parte del racconto

pare abbiano litigato per l' acqua della doccia

e siano volate le prime coltellate

che era ancora giorno

pare che non avessero pranzato

per fidarsi della notte come allungo prima di svoltare

ma la corsa fu più breve di un saluto

più breve della corda al pavimento

o del cappio dal soffitto

sempre più breve del previsto.

*

Cosa vorrei dalla mia morte?

Cala la sera a tuffi

dalla scogliera del tramonto

e restando di stucco

piano piano te ne accorgi

dai colori che cambiano

il tuo sguardo da qualunque punto fino agli occhi

per svelarti quali estati di corallo?

Tempo al tempo come un trucco

la distanza di Zenone

la freccia il punto e l' arco.

Chiede aiuto alla sua fretta

ma è uno sbaglio

la sete di vendetta non la riguarda

che per rotte secondarie.

Cosa vorrei dalla mia morte?

La trasformazione

in un essere speciale.

*

La pressione della carne

Constatando l' invito alla pressione della carne

come unguento dalle mani agli occhi

viene il canto svelto delle vene

in rintocchi surrogati di campane

per l' ardore delle nostre cerimonie.

Tanto breve la distanza

da essere lo stesso spazio dei polmoni

dove quel bruciare l' aria

che si compone d' altopiani

lascia libera una parola da cantare

sempre quella con più voci

fino ad essere il ruggito forte della terra

dove andare in contumacia a perdere se stessi

per trovarsi in cielo poi

a naufragare quelle stelle

che ci hanno visti dominati

dai languori della Luna 

quando siamo stati cani lupo nella steppa.

 

Sempre vergine è il sapore del tuo chiostro

nonostante le frequenze del vibrato

così io ti riconosco dalle frecce nello sguardo

ogni volta che mi racconti del tuo bosco

voglio andare esattamente dove mi porti

con la forza dei tuoi versi

per scoprire quel sentiero che conduce al cuore immacolato

per sporcarlo dei miei versi come fosse colorarlo.

Dimmi, il corallo striato delle foglie puoi fumarlo in primavera?

Per cambiare in santo succo il profano chiasmo del tuo sentire?

Voglio dire, mi coprirai di rami quand' è sera

per non farmi trasalire?

Questo freddo che ci accoglie

come volpe nella tana 

ci ricorda la furbizia

con cui salvammo i nostri cari dalla gogna.

Che vergogna innamorarsi 

di qualcuna che non t' ama

ma se lo sai

è una languida vittoria.

 

*

Sproloquio

Da un lato si trasforma

piange la vittima

dall' altro rimane asciutto

e guarda il mare

in segreto prega che il suo dio sia più buono

di quello che hanno pensato per questo mondo

è un sistema di controllo

che spesso abusa del suo potere

il paradiso nel cielo che non ci puoi arrivare

ma è bello da guardare per poter fantasticare

e l' inferno sotto terra che fatica scavare

senza sforzi d' immaginazione

ma t' insegnano la pala

come si fa coi cani a non sporcare in casa.

Per vedere nel modo giusto

devi trovare uno stato di forma

allora quello ti pare brutto

e quell' altro ti pare bello

con la giusta convinzione

per poter sopportare lo shok di essere venuto al mondo

che c' hai quasi quarant' anni

e ancora non ti abitui

e ognuno vede le cose a modo suo

a complicare le cose

che è un miracolo capirsi.

Se c' è di mezzo un mezzo

allora il fraintendimento è all' ordine del giorno

e ci si affida alla modalità di utilizzo più comune

che spesso è la più comoda

e non è detto che sia la più giusta, la migliore

per poter veicolare uno scambio d' informazioni

ad alta definizione.

Il messaggio si nasconde dietro le quinte

del teatro mediatico.

Se il mezzo ha dei padroni

è lecito immaginare che abbiano tutta l' intenzione

di privilegiare quanto meno le dinamiche di utilizzo del mezzo

che contribuiscano a garantire la loro permanenza

nella condizione di padroni del suddetto mezzo.

In questo senso è ridicolo parlare di democrazia

in caso di conflitto d' interessi.

l' interesse principale dei padroni è di restare tali

poi viene quello consequenziale di voler possedere sempre di più.

In caso si perdano nel frattempo alcune delle cose possedute.

Pensaci, di che sei padrone tu?

L' espansione si.

Ci sono certi elementi che sarebbero disposti a tutto 

pur di non perdere il privilegio del posto auto riservato sotto casa

immaginiamoci per una cifra enorme di denaro

o il potere di decidere le sorti di uno stato

o la piega che prenderà l' essere umano.

Si fosse usato un derivato della canapa

come carburante per gli automezzi

oggi chi ci avrebbe guadagnato e chi ci avrebbe perso?

Fonti rinnovabili, fonti non rinnovabili

è un altro nodo centrale.

O l' obsolescenza programmata di certi prodotti

per inchinarsi alle leggi di mercato

e spacciare la necessità di istantanee novità

come bisogno naturale

e non si fa in tempo ad invecchiare

è indispensabile che alcuni muoiano prima.

Comunque c' è sempre una minoranza che ci guadagna

a discapito della collettività che sempre più tentano di disgregare

perchè più facile da controllare, addormentare, spremere.

Poi dici è bella la vita.

Si la vita è bella, lo sarebbe per sua natura

ma c'è chi la rovina agli altri oltre a chi se la rovina da solo

(in concorso per induzione).

Vendi le armi e scateni le guerre per poterle vendere

intanto c' hai i bunker

ti vendi pure quelli

e magari a quelli che ti possono intralciare

li vendi pure difettosi.

Nella crisi fai la grana

che ti fanno le leggi speciali

che di speciale c' hanno

che evitano il normale iter democratico delle altre

per l' approvazione.

Si ma sti cazzi tanto se magnano tutto comunque

e allora ti fai li cazzi tua manco i tuoi, alla Crozza-Razzi

e diventi come loro

ma più povero e con meno poteri 

e in pratica non conti un cazzo

e fai il loro gioco.

Andare alla radice sarebbe capire chi ti fa del male

se li senti parlare tutti ti aiutano

e combatterlo tanto da riuscire ad impedirglielo

per sempre, per quanto ti dura la vita

o accettare quello che viene 

e ritagliarti uno spazio qualsiasi

 pur di esserci felice, una forma di egoismo

che ritengo ancora un modo onorevole di essere sconfitti

nonostante la consapevolezza

che uniti non avremmo limiti.

 

*

In un volo di cigni

Cantano i galli

alla fine dell'opera

come giorno fu fatto

di natura seconda

 

la voce che trema al mattino

l' afferra lo incontra

per sapere ch'è vero che tutto continua

ma l' ombra di un destino di gloria

 

non ti sfiora almeno una volta

lungo il cammino?

Se vuole amore dagliene ancora

prima che finisca la vita

 

in un volo di cigni

in un lago dei cigni

*

Vediamo un po’

Ci vergogna immaginare

che ci possano accadere cose belle

ci crederesti?

Tanto che preferiamo immaginare altre cose.

E' così che siamo tristi.

Ma immaginare che ci accadano cose belle

è il primo passo perchè ci accadano.

Ci perdiamo il meglio per partito preso

da chi siamo stati fino a qui.

E' la paura di cambiare ed essere felici

ma perchè?

Quale peccato originale ci fa sentire indegni

di vivere la vita intera?

Allora ognuno a scovare

nel suo repertorio personale

le cattive azioni pur di far meta

tanto da non accorgersi nemmeno

del presente che scivola via

ad alta quota.

Io voglio perdermi per sempre

oltre misura del mio corpo

che ceda il passo a nuova forma

di essere me stesso

che sia l' uomo la misura dell' universo poi

è un fatto questo, ancora da stabilire.

 Nel frattempo che ognuno immagini di essere quello che vuole!

Almeno un' ora al giorno.

Io per oggi  sono quello

che ha molte donne che lo stanno cercando

e anche se tu non mi troverai

ce n' è una che mi vuole a tutti i costi

e io scappo dappertutto nel frattempo dimagrisco

mi sorride anche la Luna

e alla fine mi si prende 

così come sono, perchè lei mi ama davvero

per fortuna

non come me che non mi amo per niente.

 

 

*

Appena fuori dagli occhi

Tanto piccolo da non essere spiegabile

il sapore delle fragole

lei che prova a dare un calcio a un tappo

e le vola via una scarpa

dove l' erba è più alta

e intorno noi ci mettiamo a ridere

come non fossimo distratti

dai pensieri tra le dita, tra la vita e la morte

in un gioco di rimandi

che ci guarda trasalire.

Quanto vivere è morire?

Quando l' aria poi rimane sui germogli della sera

che passa vera dalle ombre ai corpi in controluce?

Tutta nostra, solo nostra

è la materia del contendere

uno squilibrio un vortice

un segno della croce in guerra e in pace

che tardiamo a immaginare

per il gusto fatto ad arte del peccato.

Dalle cose che non vediamo ancora

è fatto il mondo che ci aspetta

appena fuori dagli occhi

in frazioni di secondo

sembra si componga da solo

ma siamo noi che lo facciamo 

da milioni di anni

senza mai chiedergli perdono.

I nostri sbagli a corollario di produzioni industriali

di sensi usati a fini di comando

purchè rimanga segreto alla corte delle masse

e ci indichino loro il nostro destino

mantenerli all' esercizio del potere

per tutto il tempo necessario

a perfezionare dinamiche di controllo dell' Io.

L' amore a cosa serve mio Dio?

Se non a uscire dalla gabbia degli schemi mentali

che viene calata sulle nostre teste?

Per vivere davvero la dimensione d' infinito.

Allora è nelle cose più piccole che vai in cerca di te stesso

se hai tempo da perdere

e alcune indicazioni di massima

che non hai ancora capito.

Compagna ti sia la musica.

Perchè sarà un lungo viaggio 

per tornare fino al punto di partenza.

Da dove venimmo tutti

quando non sapevamo fare niente 

tranne le nuvole per diluvi universali

e il morto a galla con coraggio.

Ancora spera

e non si vuol convincere che è bello vivere da soli

perchè ci sono troppe stelle nel cielo

perchè sia un caso pieno di errori

cadenti di passaggio

e l' alba e il tramonto e il vento in curva est

e il vino e la neve 

in miraggio ci si turba per le streghe?

Qualche volta vale la pena avere voglia di vincere

anche al prezzo di rendersi ridicoli

chè la posta in palio è sempre tutto

anche quando ti sembra di meno

è questione d' abitudini.

Ma se prendi il treno dell' amore

devi ammettere che è comunque un viaggio di lusso

per quanto tu possa essere cinico

rispetto agli spostamenti tradizionali.

Per prendersi il tempo per fare tutto

prendersi tutto per fare il tempo

come fanno gli animali

nelle fiabe di Narimi.

 

 

*

Nel reame dei reami

Sapida la vita

proibita chimica

proteina del pensiero

se è vero che almeno

si può essere più felici di così

mentre i vuoti da colmare

sono bocche che hanno fame

della carne dei tuoi si

con quella calma che è diretta conseguenza

dell' antica consapevolezza che si è stati Amore

quando la memoria non aveva il fiato corto

come ora 

che è più facile dimenticare.

E' così che t' ho amato

con la forza di un Nessuno

signor più veloce di te

più veloce del suono delle mie parole

che hanno preso il volo

in qualunque direzione

a caccia di te

che non esisti

nel reame dei reami che è in ognuno di noi

la mente sconosciuta a prima vista

come te di spalle che corri nel bosco

e te ne vai.

E ora è tardi

per vedere chi aveva ragione

io la mia l' ho persa il tempo necessario

per capire che il coraggio non basta

se Nessuno ha paura di restare da solo.

E perchè un torto fatto è come un morso

che non perdona?

Come se adesso stessi vivendo veramente

e non fossi già morto

mille volte a partire da ora. 

Resta il segno a scusarne il dono

per le uscite d' emergenza

così che il tuo nome sfumi

lungo i titoli di coda

ma la paura ha il sopravvento anche questa volta

perchè non mi credo più come una volta

quando non ero un bugiardo perchè solo?

farsi le domande 

evitando le risposte più scomode

per un minimo di decenza e ridere di sè

non voglio più nemmeno una carezza

se prima non torno in me.

Perchè io posso essere un altro

se solo me lo immagino,

un futuro senza accento,

per un attimo mi sembra di stare bene

ma lo prendo per un rimprovero 

in frequenti deja vu.

Così ridicolo da riderne

e credi che sia facile

nascondere le lacrime

anche solo il tempo necessario

a che nessuno ti veda piangere

ma non si tratta di fingere

piuttosto di fuggire via

da qualunque così sia

in cerca di gloria a casa mia

e piccoli miracoli.

*

Solostante

Non ci sentiamo da un po'

e la mia si fa poesia solitaria

guarda la gente camminare

sceglie strade secondarie

ma il bisogno d' amore

è la vera corrente

l' occhio nudo se ne accorge dalle onde

in un solo istante.

*

Mother do you think

Qui finisce la morte

come in fondo si merita

dinamica:

il mio corpo perde anima

ad ogni ricorrenza.

Passeggera di un raggio di sole

vuole andare altrove sia possibile

scordarsi dei mie fallimenti

c' è sempre una madre che me li ricordi

con le sue rughe tridimensionali

quante ne ho scolpite con le mie mani?

I capelli nudi, le unghie vestite

di specchi d' avorio.

Sei venuta in camera mia

con quel coraggio che ti ha resa schiava dei tuoi bisogni

a pregarmi di risparmiare almeno questa porta

dopo che le ho sbattute tutte in preda all' ira

per essermi scordato chi fossi prima di morire un' altra volta

ai miei respiri, ai tuoi abbi fretta di tornare in forze

per un lavoro stratagemma del nostro pane quotidiano

che mi vide servo tra i servi per qualche giubbotto di pelle

che non mi va più e un mezzo di locomozione secondario.

Ti porterò a mangiare il pesce il giorno del tuo compleanno

con i soldi dell' affitto e la pensione d' invalidità 

un sorbetto al limone a sancire un patto di non belligeranza

per i prossimi tre furti d' identità

ipoteca sul futuro di una guerra tutta ancora da combattere

e mi dirai fossi morta io al posto di tuo padre

avresti avuto più coraggio a vivere

ma io sono proprio come lui

fossimo rimasti soli noi

non avremmo avuto più speranze

di un' ultima preghiera

quando la vedi nascere già prigioniera

nel campo di battaglia con gli occhi del cecchino.

 

*

Chiacchiere

Come cardine albeggia 

alla deriva del cielo

questo sole privato 

visto attraverso la feritoia dei tuoi occhi

come passa la voglia 

di ottuse sponde, correre da una parte

all' altra della sfera che non divide le sue parti

e guai a chi la tocchi

soprattutto la luce

che contamina la superficie

di arcobaleni irredenti

coacervi di mentite spoglie

traslucidi segmenti di vistosi spazi senza ombre.

Se c'è qualcosa che ancora ci lega è a chiacchiere

interni giorno di perduti monologhi

balere del narcotraffico dove si spacciano 

parole

convulse frasi proibite cui non credere

finchè non arda la musica

dei tuoi ricordi migliori.

Posso dire che sei stata, finalmente

e fare la mia vita

e della mia vita fare una qualsiasi epifania

o un presepe per morti di fame

svuotata la clessidra del suo interesse principale

sabbie gamma, parafulmini su cui s' infrangono

lambiti sogni d' immortalità.

Il divenire in divenire prende forma

altrimenti il seme si ferma in un denso strato d' aria

che lo sospende e non tocca mai la terra.

Si astiene di sua grazia.

 

*

Una precedente primavolta

La parte che vuole sua l' occhio

a maledirla

non sarebbe abbastanza

a cagione del vero

eppure sei bella 

non posso negarlo

a meno

di dire una bugia

che mi faccia prigioniero.

 

 

Tratta dalla scrittura scenica "Una variabile nel Kaos"

(nella sezione narrativa).

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categoria sketch

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