A quale costo perdemmo quel sentire di bosco,
rintanati in ombre confuse, alla luce di conclusioni sbagliate
e deduzioni alla rinfusa? A quale costo gemma la rosa?
Di entropie in cumuli.
Così noi portammo a termine l'apprendistato,
petalo dopo petalo, il conto delle spine.
Tumultuosamente, senza programmare il cielo per le nuvole.
O accordare al senso di vuoto ogni singola ragione.
Per gioco, sprezzo del pericolo, l'inclinazione,
il cordoglio della mia generazione, con l'individuo
ancora vincolato a render conto delle proprie azioni.
Forse col tempo tutto si perdona, presi per stanchezza,
sul divano, con un bicchiere di vino, sconfitti dal capitalismo
e la paytivvù. (-Ancora tu? Di già?
Non dovevamo vederci tra un po'?-)
La lentezza è un bene di lusso.
Così adesso velocemente mi consumi.
La felicità del sangue che scorre nelle vene al sicuro
la conosco a polsi alterni e per sentito dire.
Altrimenti battente, il mio cuore stantio.
Mi è valso un riformatorio di altissimo livello,
tutta la vita che mi resta e la passata è un caso aperto,
il vizio inverso di un detenuto in attesa di giudizio.
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