Sulla sponda il tronco rimbalza
con la stessa angolazione di partenza
aggiunto il sentimento della connotazione
corrente. Quanto respinge? Non tu, certo:
meri silenzi non colti, ignoranti muri,
no uditi, sentiti sì, frettolosi orgogli
di stagione, e: riavendo occasione, vedresti, eh!,
oppure: avessi saputo, ma tu a voler dire che
distruggiamo la nostra singolarità
confrontandoci a piacere, oh! A torto.
La corrente sceglie la traiettoria in una marea
di altre in cui è immersa ed è la scrittura
una vetrina che ti espone a frammenti.
Non voglio credere si chiami vita: deve essere
un meccanismo che adesso mi sembra minaccioso,
ma voltata pagina conterrà le istruzioni per tagliarla
come una mela spicchiosa, che non è un bel termine,
- per nessuno, dai! -, però evita l’insulto.
Cosa proponi, sangue del mio sangue
che hai due sangui in vena? In certi momenti
sono incerto, per tanti altri le risposte
diventano eventi pedissequi che fanno sospetti
deduzioni indizi, prova che è tutto falso
probabilmente dalla testa ai piedi. Sembra
tra noi l’intero spazio un vocabolario da anguille.
Una vita così ampia non me l’aspettavo, te lo
confesso. Confesso inoltre che ho fatto di tutto
per lasciare lo scafo prima dello scheletro
e metto la data ad ogni colpo di remi
perché la mia acqua ha una memoria sola
e come fondo sei posto.
A D.M.
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