Erre Esse A
Perfetta l’erba dietro quella siepe,
nessuno stelo, ribelle, che si erge
che alza la testa, fiero dello sguardo.
Sono comparse gelide le luci
che annunziano un Natale senza gioia
mai una risata, anche un po’ sguaiata
e mai uno sguardo sbircia da quei vetri
e sterili i dubbi che mi assalgono;
senza chiedere, immagino una sfilza
di porte bianche, chiuse e dietro un letto
corpi assopiti senza ormai domanda.
Ciangotta quel gruppetto la mattina:
vanno al lavoro presto le infermiere
quante vedranno l’anima in quei corpi?
quante, solo carcasse da lavare?
Ma quel giardino affaccia su una scuola
e prego che lo sguardo che è nel letto
colga una corsa, un grido od un sorriso,
mescoli il suo vissuto col futuro.
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