Pubblicato il 23/01/2011 17:35:55
L’attesa è un morbo in fasce. Un gesto immobile ancora da iniziare Girovagando il niente e le sue mura Lontane dal tuo fiato Sono un piedistallo in volo; L’altezza sopra il cielo arriva solo a te Scegliendo la prudenza Là dove lasci impronte Le doglie del passato non sanno più di me E il vivere sopprime l’incedere del vento Soffiando la realtà Di secoli smarriti La mia follia ti premia Aiuta appena in tempo perché nel tuo via vai È lei la fuga salda L’instabile preghiera fuggita dai rosari Curami le mani La notte le ha graffiate Stanziandole incisione d’amara penitenza Mai più risvegli in festa Domani oppure sempre Saprò che puoi ferire Ed io non sarò più né cenere né vita Né linea d’ombratura spegnendomi trafitta Se fossi una pianura insulterei la pioggia Il fango a soffocarmi potrebbe dirti meglio La piaga che difendo. E allora capirai I fiumi d’impazienza che freno a denti stretti Ho giorni da sudare Al buio a raffreddarsi avanzano sconfitti Salvando la speranza all’orizzonte
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