I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Il perdono di Giuda
Com’è che Cristo ha amato l’Ingiustizia. La lenta mareggiata dei serpenti Per rendersi nel pane manto estremo E voce all’immortale valle in festa Com’è che Il Cristo, là sponda dei bugiardi Compone le medaglie da affidare Limandole d’attesa Al gergo del silenzio e poi al chissà Le bocche dei perdenti tramontano giù a diga Cercandosi un lamento sottomesso Che possa dirsi timbro celestiale Domani ripagato all’eden E all’oggi così sia Non c’è risposta fra luci ad alternanza. Le piaghe all’ombra non sanno la certezza Del polso nominato alla creazione. Non c’è riposo a perdonare Né veglia giusta a sterminare; Ché il tempo degli ulivi ha colli incerti Dondolandosi a stagione il vero e il falso Sul ramo germogliato sant’inganno Là nel fondo, posato cima e volto Lui vide il Cristo sanguinargli addosso Con tutte le ferite inflitte e amate Spogliandosi alla morte Menzogna generosa Lui Giuda il vero. Dal marmo riscaldato senza fiato Compose il suo segreto verme e marchio Pentito al chiodo ancora da piantare Con l’indice al sé stante D’amore primordiale rimpatriato Lui colpa e poi ponente. Vangelo chiuso al nome. La somma vana e il gesto da attardare. Lo scrupolo crudele e poi ferito Fra le labbra dissetate con la trebbia Di un giorno senza sera Lui orfano al respiro E figlio poi impiccato Con l’utile sepolto E il vuoto diramato nel calcagno Come una preghiera da capire Com’è che il Cristo ha amato l’Ingiustizia Il sangue in posatura e comunione Prima d’inondarci di salvezza Che martire fu prima a corda stretta
3 dicembre 2008
Id: 24655 Data: 05/03/2014 11:28:42
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Le attese dei rosari
Voi che avete dentro le attese dei rosari
v'inorgoglite ancora a giudicare il cuore
pregandolo bordello di strada in strada, ovunque
Avide serpi, insetti d'inclemenza,
murate la fatica per capire
l'unico libro che vi deborda in testa
l'inabile coscienza
E siete tutti in veglia
a piangere i morti come le carogne
non vi chiedete mai se il sole onora i fiori
prima del germoglio?
Muta è la parola che porta alla pazienza
domani è un altro giorno e un altro inferno
da deglutire piano
così per non scarnire l'inganno che ospitate
Era del fiume la corsa valorosa
la ghiaia lì a servire la pendenza
incolta conficcava il fiume e il vento
dinanzi al freddo mare, ingenuo sotto l'onda
Il mio nome è rinuncia, dovuta noncuranza
e il pegno che ora spero è solo un dubbio
perché se fossi folle a dire di voi altri, l'omertà,
e questo puzzo antico che bendate
io loderei col grembo le vostre vene salve
Id: 18286 Data: 24/12/2012 20:26:17
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Paesaggi
lo sguardo uccide, di tanto in tanto
guarda e incolpa
il paesaggio menzognero che s'inoltra fra le ossa
come un gatto dietro a due budella
sviscera a frammenti anche l'asfalto
questa luce sofferente.
dovresti morire per offrire sorrisi,
assentare le idee,
cancellare la memoria del principio
d'ogni piccola allegria
e piantarla dentro a un vaso
traboccante di veleno
ché di nascosto limano fra i denti la bellezza
per scalfirla sopra e sotto,
nell'immobile pigrizia della resa
allestita per dovere
cosa dire delle strade e dell'orgoglio
siamo inciampi ripetuti e volontà
quasi a farci carne e sangue
mentre il fiato addenta gli anni, nonostante
la parola perde il vizio, stagionando insieme ai rami
e di supplica si forma accanto al fiume
giorno e notte
annegando il cielo e la sua fede
Id: 17648 Data: 19/11/2012 13:28:43
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Prima che i tuoi occhi
prima che i tuoi occhi guardassero il sole,
le corolle inanimate,
l'orizzonte che minaccia le passioni
prima che i tuoi occhi spogliassero le rose
i rovi, le sembianze dell'inverno
e il fuoco inerme
prima che i tuoi occhi pesassero le lacrime
l'impensato della notte
e prima che ti fossero di parte
confortandoti di sera
prima che i tuoi occhi affilassero un'idea,
la premura e la bellezza,
e il pudore dell'angoscia
prima che i tuoi occhi si voltassero feriti
consumandoti sentenza e precisione
oltre il dubbio dell'aurora
è così che li vorrei, mio stupore
con le palpebre socchiuse dell'infanzia
innocenti e senza credo, con il senso per l'ignoto
erano doveri le nubi di quei giorni
scure meraviglie e fauci in volo
pronte a dire l'irreale
le stagioni t'imbrogliavano a intervalli
insegnandoti l'attesa delle foglie
e l'atroce del domani
forse ero la terra che pestavi
senza quiete né tristezza
forse ero l'assenza o la rovina
la tua ruga già affidata
Id: 17412 Data: 07/11/2012 01:53:43
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Di tutte le difese
di tutte le difese non so il bene.
quando osservo l'autunno senza lodi
avvizzisce ogni rimorso.
tutto al tutto e niente al niente
arrivai alla resa dei vinti, e ciò che appresi
fu l'inutilità del sole.
le ragioni dei martiri codardi
condannati dal giudizio mi divennero torpore
di giorno in giorno la resa offende, il nome, la voce, l'attesa,
quando il viaggio non ha strade da voltare
assidua offende, scarnendo anche il gesto più caro
per delegarlo degno dietro l'eco d'altri corpi
chiara è l'essenza fra le miserie
chiara e frantumata come il grano tramortito dal mulino
pronto a sfarsi in disunione
spogliandosi di sé come di Dio
un'allucinazione vana, sepolta,
la ragione quasi danno.
fra le ultime ubbidienze è questa terra
con i giorni da servire in lamentela
quasi fossero macerie da ammucchiare
o profeti della sorte
per la gloria dei vinti, sconto le opinioni e canto all'ombra
il rigetto del pensiero è la forca della lotta
e ora a tratti graffia il senno
blaterando la giustizia della colpa
non guarite le paure, non le unghie, né le tarme dell'orgoglio
siamo foglie da sterminio oscillando la pazienza,
siamo volti disattenti per stazioni
e miracoli mancati.
non salvate il passo per la sera
non smentite la lingua nel silenzio
e sudatevi il respiro fino a odiarlo
Id: 17380 Data: 05/11/2012 13:16:13
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Precari come i pianti dei viandanti
È un’evidenza in trance la voce vera Provate a contestare signori varietà, Ripetere in silenzio la domanda che non avrà risposte Là dove non c’è terra per cogliere umiltà Io so che le colombe danno pace L’ulivo in mezzo al becco Potrebbe replicare per chi negando il vero Ha appeso l’esistenza Piangendo in assonanza col suo boia È credere il segreto, trovarsi nudità L’appartenenza intera Così maestosamente denigrata Da chi non ha virtù dentro le ossa Sudate, pescate la causale, signori varietà, L’origine nascosta di tutti i nostri applausi Per darli in pasto ai fiumi prosciugati Precari come i pianti dei viandanti
Id: 8909 Data: 18/06/2011 18:17:07
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Il timbro dei cipressi
Riposa tenerezza Deponi la speranza dei bambini Rinnegami obiezione fin quando pregherò Chiudendo gli occhi sveglia. La lama fra i pensieri chiede sangue Le vene accompagnate senza me Non trovano più il fiato Impulsi controvento Marciscono anche i prati piantando l’illusione Di stringermi compresa oltre l’azzurro E il gelo impersonato Confronta l’altro inverno Il tempo che a spogliare scorre assolto Mai vorrei abitare la farsa delle danze. La morte dei valori in lamentela Guardando invano il sole Altrove, in disimpegno Per non scaldarmi ancora E voi, burattinai, salvatemi nei fili L’assolo di una voce, devota al carnevale Per darmi la follia, la tregua garantita Rimedio di pietà mai riflessione. A voi burattinai, io mostro le mie spalle Che all’alba sanno il peso Vuotandomi l’impronta e l’urlo che ho venduto. Violatemi nel gesto la resa dell’orgoglio Le viscere di fianco piangeranno Offrendovi di me, il miele scomparso. Stimatori di chi. Funamboli invasori nei polmoni L’amore che vi offende dà cancrena Ragioni per morire e tarme ai polsi Esilia la certezza, scompone la memoria E nasce canto Allontanando il timbro dei cipressi Di ieri e di domani Perennemente immobili e scontenti
Id: 8758 Data: 07/06/2011 19:51:52
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La quiete
Compone la grazia d’ogni istante Vestendosi di sé Là dove la realtà porosa inganna Vezzeggiando i fiori al sole Prima di bruciarli
Teme gli opposti Contrarie brevità Nevischi e fiamme insieme Indomite incostanze Oracoli e missioni - difficili credenze Dilemmi e spiegazioni Ci sono terre che hanno troppi sassi, Balbetta, a volte. E mentre inciampa, ha l’impressione di sciuparli Conscia d’offrire carità O di vantarsi eterna nominata Premiandosi di rare tolleranze Sogna ciò che ha – scenari e commozioni Indifferenze e cure, Lei stessa è il suo paesaggio, la lacrima soppressa Il marmo sulla fossa e il fiato sull’altare. Possibile variante L’incanto della creta che tutto può ritrarre Esclusa la ragione Onora la discolpa nel perdono E forse le dà corpo Cordiale come il pane fra le labbra Che mai si può negare né odiare in penitenza La quiete ha vene agiate Bandiere da applaudire e tralasciare Lamenti e fratellanze Da consacrare singola omertà Depone gli occhi. Muore pazienza. Sosta intermediaria di nessuno Scusando anche la morte Mentre il fumo dei camini imbastisce i tetti Per le ossa della sera
Id: 8648 Data: 29/05/2011 19:01:01
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Mia nausea la speranza
È il verso dell’essenza che frantuma Questo andare fanciullo che scongiura le guerre E tutte le risorse a strazio appena umane Direzionate all’ombra, dove le maniere ignorano i lamenti. Siamo prove assenti, manna regalata ai porci in fila come lumini sopra ossari scordati Aspiriamo a illuminare l’universo Traboccando d’utile bontà Morire di stenti, ecco il mio rosario. Franare a picco lungo le pianure Infangate dal nodo della tolleranza Per cominciare a urlare sciogliendo la ragione. Vorrei ricordare il sangue come una lama Un rantolo che a sfare dà veleno Per annunciarmi viva in una fossa Derisa dalla fede che agonizza Mia nausea la speranza Svegliatemi defunta, sempre, Stracolma di perdoni intorno al collo E fiera, tangibile e invadente, devota a un sogno folle. Non nascerò mai più. Inchioderò le suole che ho graffiato Vagando senza torti fra le forche E negherò il mio passo incerto ai bivi Questo dire fanciullo, viene meno al paesaggio Scorre vene lontane Rovesciando la voce, e l’impero dei gesti. Un crisantemo, almeno, labile accoglienza, L’ordine cordiale delle cose. Cimeli sotto gli occhi, impegni tramontati e mani vuote Grondanti d’ideali
Id: 8535 Data: 20/05/2011 00:10:28
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La fatica
C’è per ognuno un rovo da impugnare Un'esile fortezza e un pianto in fasce Da rendere ai domani. Altro non è la gloria che ci avvolge Per perdere la resa del destino Dove gli uccelli tornano invecchiati Cos’è un confine Il limite che a volte rigettiamo E già annidato in gola Respira la realtà Un sogno o un ideale Un dire che a scandirsi sgorga vero Sincero come il latte d’ogni madre Cruda fatica, miniera confortante Accerta le tue carni e pregale ferite Sapore oscuro, il tuo, del trionfo Scalata che temiamo Perché di noi reggiamo solo il nome E il credo calpestato. C’è per ognuno un rovo da impugnare Sguainando la pazienza fermo artiglio E siamo a tratti la voce che osa il gesto Sfamandoci i pensieri come figli Da non svezzare mai
Id: 8500 Data: 16/05/2011 20:20:13
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Ruscello e aridità
A voi, sopraffattori d’anime Lei deve il giovamento di un attimo mai stato Le mani confinate e le mancanze Continue come nubi a piccole scadenze
Agnese occhi socchiusi, dai modi ereditari Dov’è la tua coscienza, l’istinto che deborda E sempre non conduce in fondo alla pietà Per dirti che potresti liberare le braccia dietro al vento Agnese gesto fermo, indefinita pace Scandisci ogni tuo nome, le maschere non sanno E a calco - dura argilla - non piangono per te Che temi l’interezza, le viscere sul letto E gli avi come forca Agnese che non mordi, azzanna la bontà Ripudiala domani, smagrendo sotto il sole La tua comparsa arresa, lontana dal respiro Spontaneo quanto l’arte A voi, soprafattori d’anime, lei deve la perfidia La sete e l’ira in gabbia Sopite fra le labbra, nei pomeriggi in cui tutto dipende Persino l’imbrunire appeso al volto Agnese grano e biada, padrona in sudditanza Dimentica gli eletti, le statue convenienti La gola dei presunti e tutte le virtù Ferite in pasto a chi non cura l’orizzonte E a priori perde il vizio d’esistere domani A voi, soprafattori d’anime Lei deve l’attenzione precisa e indelicata. In quale ricorrenza sarete possessori del suo tesoro incolto Se chiuderà la vena che calda lo contempla Agnese conseguenza, ruscello e aridità Concediti l’orgoglio scontento di pagare Poi sfida la tempesta armandoti le spalle La vita non è mai pena fedele Né cenere per sempre
Id: 8342 Data: 03/05/2011 20:31:51
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Del respiro
Offrimi la fiducia di spine per credere al dolore Colpiscimi il passo perché con questo rivelerò la strada E non confortarmi se cadrò dispersa Sarà il pianto ad abbracciare la speranza Mio è il peso del respiro Di questa morte muta da fenice Smaniosa solo d’essere Null’altro che radice esente al fusto E se all’ombra ti diranno che ho fallito Non scordare l’intenzione Trascinala spiraglio, gloria antica Come un impegno, un paragone O un’impronta di coraggio Mio è il peso del respiro Del fiume in ribellione secco a valle Del rantolo che spento irradia il cielo Spremendomi per me, solo per me, A festa generosa croce Mai destino
Id: 8275 Data: 29/04/2011 00:47:19
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L’intenzione che ora è fiume
Immergiti al centro della noia E lì sarò diamante Scolpito per miracolo un momento Prezioso a confrontare La sabbia coraggiosa dell’estate * Ho fede per morire d’ennesime battaglie; A volte le sento come alghe, quasi vive Scontente più di me che a rese mi conduco Viaggiando in avaria. E allora aspetto il tifo, l’uragano, la malattia immortale, Lo schiaffo del cemento che mi seppellirà * Respiro ma non spero di cancellare l’orrido del mondo Che stringi forte al cuore sognando il firmamento. Applausi e cari inchini per semi libertà Già solcano le nubi in adesione Di grazia al tuo messia prima d’amarti * Dov’è il mio triste applauso La loggia dei ladroni posa in fila Godendone per me. Che muoia almeno vana Dimenticata sete in ogni fonte Schivando labbra e graffi d’occasione
*** Hai svegliato l’incoscienza Hai abbozzato l’incoerenza come dono E adesso sono. Sento il seme comprensivo che germoglia. La pazienza. La gettata delle stelle è guanto al cielo E tuo è il valore, l’aratura del pensiero. L’acqua densa di parole Gronda e leviga nel senso l’intenzione che ora è fiume Generoso. Verità contro la morte
Id: 8206 Data: 24/04/2011 03:43:31
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Per ceneri lodate ai gesti da amputare
Verrà la fine e il sole gelerà Pagandoci le spalle in preda alla stanchezza In questa valle d’instabile pietà Dove la quiete decade fra le stelle Fingendosi infinita Ecco la morte Il nulla e le sue assenze Il riposo costretto a meditare A distanziare il vanto dei capelli Ragioni di tormento vanità Poveri corpi, tramonti d’illusione Quando marciremo sbiancandoci le labbra Se i fiori torneranno Legando a rotazione Passato e riverenze Ecco la morte, naufragio e balia oscura, Culla stabilita in processione Dal nascere dei tempi In gloria agli avvoltoi per legge di bontà Causa agli impegni per non mancare mai Spine all’attesa, la fede come guida E i passi senza strade Per ceneri lodate ai gesti da amputare Ecco la morte, il petalo scortese, Lo scialle addosso al nome e l’impazienza Di chi pestando l’erba Ne incarna le ferite al sangue infermo
Id: 8175 Data: 21/04/2011 06:51:35
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Benda ai rovi
sento il peso del giullare quando inciampo l’avarizia del sorriso mi sospende e mi dono benda ai rovi al respiro circostanza da scordare senza porte di rientro
riso e buio oltre l’azzurro io giullare in seno all’ombra lame e gesti sul banchetto della vita per non fingere il volere delle pose carità dentro le ossa
i miei umori tumorali sanno il retro della gioia mascherina giù nel pozzo, beffo l’anima temprata e rimpiango l’incoscienza zoppicante l’erba pesta e i fiori a pezzi sconsolati che a difesa sotto gli anni sempre smentivano la primavera
Id: 8158 Data: 20/04/2011 00:38:19
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Morire gente
rifiuto l’umiltà davanti alla mia tomba rifiuto la rinuncia perché non so morire e il tempo adesso è sete da scavare
urlate se volete, ferite l’evidenza dei giorni andati a male schiaritevi la voce dimenticando l’alba e usate le preghiere per non spogliarvi mai d’ingenua umanità come acino ai tralci come seme alla terra, come foglia d’inverno io colgo quel perdono che non sapete dare sentendomi frattura d’assente redenzione morire sempre, morire perla, morire gente, chi sono non concorda, perché non ero io la trave sopra il tetto che dubbia mi fissava mentre le pianure morivano per me di fango e anche di pioggia, con frane temporali altro non so, piantandomi le labbra tremanti come l’ombra ovunque uguali a me in un terreno acerbo sudato dal destino immensa carità lode al risveglio amato mio giudizio lode al dissenso dov’è il mio sangue folle sbiancato in sacrificio io incarno la mia grazia e non imploro cuori per darmi l’importanza né fuggo al mio massacro che in voi muore condanna murandomi di latte e d’altre onnipresenze eppure un solco resta, a odiare la speranza un battito deriso nella nebbia e qualche ostinazione arresa in gola sfidando la pazienza
Id: 8142 Data: 18/04/2011 14:02:17
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Mi volto di spalle
A tratti svanisco, mi volto di spalle E scordo la terra Lo scialle di lana di troppe preghiere Dettate dal vento di chi sa soffrire. Svanisco impietrita, guardando le stelle E sogno che forse la gente è qualcosa Un verbo sincero da farci una strada Appena un paesaggio Per correre ancora. Svanisco opportuna di fronte ai malanni Tradisco nel fango l’umana natura Che a valle raccoglie Speranze e interessi d’uguale missione. Svanisco imperante, non alzo le voci Ma canto il silenzio E rido di tutto, persino dei cani. Svanisco d’amore con mani tenaci E a viverti credo che tutto dia bene Il fiato dimesso Di fiere battaglie protese al dolore Per non somigliare alla gente che fugge E che muore Lasciando che il tempo sia solo un destino
Dedicata a M.P.
Id: 7974 Data: 07/04/2011 02:25:14
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Rosaio e tentazione
Tu contraddici il fiato Lo schivi come l’ombra schiva il sole E al graffio tuo io sento confermare La sete che provai Nascendo carità per queste ossa
La vita avrà destino finché saprò morire Curandomi le costole mai stanche Di favole in delirio Perché non smetterò di crederti parola Cogliendoti rosaio e tentazione Diluvia la coscienza Annega la memoria di colpe denudate E allora innaffio il tempo stordendomi di me Vangando le rovine di ieri e di domani Che dire dell’istante se eterna è la certezza Stravolta e mai perduta Origine di noi spoglie intrecciate Per ammansire altrove La sabbia intorno ai fianchi A te che doni e inventi la mia consolazione Io vanto verità e niente comparse Perché non so cantare voltandomi le spalle E con gli specchi ho infranto le mie lodi
Id: 7960 Data: 05/04/2011 23:25:02
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La sera arriva silenziosa
E dico che la sera arriva silenziosa I sassi nelle vene cominciano a scolpire Il verbo del passato Posandolo fra resti e volontà E dico che i miraggi sono nei deserti. Potrei seccare a venerarli fieno. Assetarmi all’infinito Per un patto simile alla gioia Che possa definire Qualcosa d’opportuno, Affabile pietà, per noi Che a volte inceneriamo Sfidando la speranza ogni mattina E dico che basta la nebbia a fare la follia, Ragioni uguali al pane, Campi di preghiere inesaudite Dove sbocciano le spine Ingentilite al vento là dove piega un po’ Soffiando gettate d’evenienza Credo al destino, fatica e delizia; Al fuoco spento e al freddo della morte Adesso, appena specchio, voltandomi compresa Mia è l’ombra imprigionata E tutto il resto è attesa, Miniere di cadute e poi bastoni Ché il passo a malapena si conquista Trainando l’esperienza Cos’è questo sole a comparsa che mi tormenta addosso Fingendosi splendore esagerato; È un ladro d’equilibri e di bontà Mentre sveniamo il tempo Nel fondo del bicchiere Bevendo frattaglie in armonia Avrò lividi e rughe, domani Giudizi come grano da trebbiare La posa innaturale del dolore E forse amerò il cielo Murandolo a metà Marina Minet
Id: 7674 Data: 17/03/2011 11:42:09
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Bendando lo stupore
Nutriva d’evidenze l’infanzia che mai fu Il cielo troppo in alto marciva lontananze Bendando un po’ ogni giorno Lo stupore La sintesi del corpo Scriveva la fatica per orgoglio Svegliando a notte fonda La strage del pensiero Ristretto era il giudizio Vendemmia dentro al cuore Fra torti e fantasie Sul quadro della morte L’inganno incorniciava Lodava la speranza Il vuoto più sperduto Povere le stelle E i giorni da riempire Missione l’esistenza Divenne ponte al bivio Cercando di curare I limiti del bene Mia terra che non sai Offrendo lutti ai rami Perdona questa foglia che non può più oscillare Né sa seccare invano. Cancella le sembianze che ruppero la luce, Riportale al divino Come se le costole non fossero mai state. Denuda la parola Il luccichio del tempo e il suo massacro Di cenere e sudore
Id: 7604 Data: 12/03/2011 06:19:16
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Primavera
Aspetto il mio falò. Frontiera di parole, ho scelto falci a schiera Nascendo tolleranza per scarse carità Le ali del coraggio conquistano miserie Oppure infermità da tesserci salvezze Piovigginando fango e sale addosso Quando l’esempio eletto frana spoglio Corono verità. Il giglio mi sovrasta. Le rughe del maltempo raffreddano compiute E mentre ci ragiono le vedo naturali Piangendo i fiori miei A sfarmi già immortale Ferita come culla Lasciatemi le braccia per l’ultima fatica Da stringere pietà. I fianchi per voltare le doglie senza volto Così che poi svanisca, figura da marcire. Strappatemi il pensiero per non odiare il cielo Saprò pregare al buio la fede dell’essenza Coprendola dimora. Spolpatemi l’udito, cucitelo d’onore L’ipocrisia non sfami né asseti questa voce Silenzio calpestato. Svegliatemi lo sguardo per adorarmi adesso Le ossa che ho sbiancato E tu che sei fermento sollevi adorazioni Curando la movenza delle stelle Fin dove l’infinito. Funambola accecata - seguo il volo E so che morirò, e morirò fiorita Cadendo foglia viva al tuo respiro Mio ramo primordiale
Id: 7263 Data: 18/02/2011 02:01:53
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Domani oppure sempre
L’attesa è un morbo in fasce. Un gesto immobile ancora da iniziare Girovagando il niente e le sue mura Lontane dal tuo fiato Sono un piedistallo in volo; L’altezza sopra il cielo arriva solo a te Scegliendo la prudenza Là dove lasci impronte Le doglie del passato non sanno più di me E il vivere sopprime l’incedere del vento Soffiando la realtà Di secoli smarriti La mia follia ti premia Aiuta appena in tempo perché nel tuo via vai È lei la fuga salda L’instabile preghiera fuggita dai rosari Curami le mani La notte le ha graffiate Stanziandole incisione d’amara penitenza Mai più risvegli in festa Domani oppure sempre Saprò che puoi ferire Ed io non sarò più né cenere né vita Né linea d’ombratura spegnendomi trafitta Se fossi una pianura insulterei la pioggia Il fango a soffocarmi potrebbe dirti meglio La piaga che difendo. E allora capirai I fiumi d’impazienza che freno a denti stretti Ho giorni da sudare Al buio a raffreddarsi avanzano sconfitti Salvando la speranza all’orizzonte
Id: 6848 Data: 23/01/2011 17:35:55
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Con l’amore sulle spalle
Ho perduto la mia età. Ho sepolto gli anni in cui Non stringevo nebbia e sole Tentennando la scadenza dei lumini
Non difendo le illusioni, scaccio il trono, La viltà delle tribù che seccava le mie scarpe E ho capito che la strada più lontana è dentro me Io cammino celebrando l’operato dell’insieme, Tiro avanti il passo fresco e non piango corvi addosso. Ora e più. È il candore a farmi spola Rischiarando l’importanza La bellezza che ha dipinto proprio dove muore Dio Com’è acerba questa notte Quasi seta nel pensiero - lo ritrovo sangue e vene Sussurrando a chi per me il domani del risveglio Dammi l’antro. L’impressione del viandante. La casuale delle stelle al tuo riflesso Come porta volta all’eden Io chi sono, verità, Pelle tesa al cielo cavo Accogliente quando piove o corre vento La tempesta mi riposa E barcollo, derubata, con l’amore sulle spalle
Id: 6781 Data: 21/01/2011 02:39:20
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Ovunque, quasi un dove
Regione del mio credo, amore più che posso, accento che a inventarti neppure in anteprima; la storia delle ossa è il buio che ho perduto, scoprendo la tua sete su di me. Avrei voluto dirlo che benedivo il cielo, in quell’istante appena fotogramma, intatto come ieri, ancora io lo vedo. Sono di te la veglia sul guanciale, l’attesa che stenta a dominare la culla del bel tempo paragonato a maggio.
Il mio vento è trafitto dal mare, osservalo dall’alto, le onde confrontano il sale con il pianto e mai alla terra li vogliono lasciare. Svegliami pazienza come preludio d’abbraccio lontano; la schiena è forte e in braccio mi sei scoglio sentiero e breccia di nuda leggerezza. Pace e scompiglio le nubi a picco e il sole in ascensione quasi a slegare la peste dei nodi fortificati indietro nell’assenza. Chiedo in pegno il tuo sorriso in me per farne canto ché già lo sento dire dove risposta la voce tua sarà. Regno al tuo fiato, gergo al mio cuore, fiumi nei sogni in tutte le stagioni come divario di buona lentezza mai fine o timore fin quando le cause avranno vestizione Noi rovi e fiori luci e penombre strette formali ai corpi da insabbiare ovunque, quasi un dove
Id: 6770 Data: 20/01/2011 07:59:40
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Del vivere mai nati
Del vivere mai nati In posizione pura rivolta alle parole Cerco la sete immane per capire Ciò che germoglia la speranza Delusa a spicchi infanti dal fastidio D’ipotizzarci eterni
Sarà il giorno oscuro che mi dirà chi sono L’ostacolo più duro causato dall’inferno. Non brulla né feconda M’incontrerò presenza salvandomi emissione Nel misero del niente che a origine creò Gli orchi e le fate affidano tormenti Ritmandoli d’assenza perennemente in veglia. Severa è l’intuizione, non finge per orgoglio Tastandomi le ossa io sfioro la pazienza E sempre la follia delle opinioni - Nutrite in fame agli anni Ero la corsa in piaga, l’immobile fortuna, La coincidenza alterna del coraggio Che a illudermi sguainò Le querce necessarie come ragioni antiche. Vivono così le bare per simbiosi Radici e forze in busto Durevoli anche mute La luce mi fu boia, poi il fiato dei serpenti, La lama del risveglio non mentiva mai Scoprendomi spietata preghiera per viltà Quando le spalle piegavano dimesse Al triste temporale di un tempo illimitato Siamo partite attese, missioni intestardite Per non morire mai O forse per morire amandoci imperfetti Con un qualcosa ignoto Da amare in torto a Dio Fuggendo dal respiro del vivere Mai nati
Id: 6747 Data: 18/01/2011 17:33:14
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Come torture incolte
[Fiele e pane nel vostro ricettario Come pioggia e fango Siete la chiesa, le brame della sera Arando la pietà per gli assassini ] Mostra il cammino, padre Dirupi intorno a me come sostegno Siamo passanti ovunque Siccità di tempra viscerale Rovi mascherati da premure * [Padre dov’eri quando ti ha baciato Ha mangiato il tuo dolore impastato dagli ingordi Senza educarsi al dubbio dell’ignoto ] Dimmi dov’è la forza iridescente Le fatiche vacillano Fermentano tristezze e l’incertezza Lievita apatia Adorando l’invisibile carezza * [Ricordale i malanni degli amici e l’odio Dei nemici Per sentirli a istante netto scusa di preghiera Dilettando la pazienza a ore] Dimmi perché, padre Io ieri come oggi Vagando a grembo nudo Converto confusa questa preghiera in pianto * [Innestale la croce dentro il cuore Il ramo donato eternità Non farla partire prima del ritorno Gli ulivi oscillano dal basso l’illusione] Seguo gli alfieri, a volte La linea diagonale degli scaltri Eppure non apprendo Le ossa affamano la fossa Fuggendo cento volte la realtà Delle fratture antiche * [Soppesa chiodi ora, Cerca gli artigli e i denti che non ha mai limato Gridando al cielo che ha perso la costanza Strappando feste sante al calendario] Non Dirmi altro, padre Respiro la paura del vento che mi scuote Ormai mi vedo a schegge Scaraventata impura Dove le parole più mi guariranno * [Rotolerà la testa dentro il cesto della penitenza Perdonando al capezzale La vostra indennità. La resa l’improvvisa Riguarda la sua pena E a tratti la ferita ha troppi nomi] Dammi la fine, padre. L’altro destino Sono digiuna e la distanza è tua Prego il coraggio e il corpo Finiti in nostalgia per crudeltà [Siamo fratelli e cani Ruggiti e belati d’uguale carità Come torture incolte]
Id: 6710 Data: 16/01/2011 07:03:41
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Simbiosi di corpi e parole
Sul letto che abitiamo affido a te il respiro finché sarò promessa d’infinito vestendo la lealtà
Tu viaggio e sete in me ignora la mia voce quand’è piaga e innaffiami di sole come se all’istante potesse illuminare la lingua a raccontarti
Dov’è l’aurora che spaventava il cielo; la cassa promessa al mio costato per invecchiare invano una preghiera. La nebbia mi è svanita e culla la tua brina è veglia e quiete sfoltendo l’invernata
Denudami bontà fino a sfiorirmi strappandomi la terra sotto il passo per inventare un volo senza patria
Cademmo all’istante, noi fuoco e pensiero lo sguardo e poi il tatto simbiosi di corpi e parole
Id: 6516 Data: 02/01/2011 00:56:26
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Quasi a dire la stagione che non muore
C’è un privato cui badare La pellicola dei modi non perdona stonature Né trionfi Da stanare senza guerre
Confinato, il paradiso, Miete e cura la decenza E noi invano ci crediamo Sopportandoci l’istinto Come fosse una condanna
Più non fingo Le mie mani come prova Stringeranno verità Sotto il grano o sulla neve Quasi a dire la stagione che non muore
Perché il vero avrà germogli Gioie o chiodi Anche il sogno Dove appeso s’immedesima di tutti
Mi rivedo, qualche volta Croce ingenua Sanguinare sopra un filo di speranza E ora so che non bastava
E non serve questa tempra Quando i passi sanno il fango Aspettando l’ideale di un momento O di poche vite avanti
Chi a soffrire, chi a ferire, Dove sono le mie spalle e il mio respiro Quando scopro di morire O di nominarmi assente
Mi risorge l’emozione Forse è questo che conforta E perde orgoglio Seminandomi il pensiero nel silenzio
Io matura L’esenzione e la colonna La rivolta da sfoltire Con la maschera in rovina e poche date
Id: 6449 Data: 25/12/2010 20:29:07
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Mezzo canto alla morte
Non sperarmi così, carne di spalle Cancellami la fine e inchiodami un sollievo Un alito di tempra che possa dominarmi Finché saprò parole
Io ti ho sfamato ieri Marcivi ogni cammino Pregandolo d'inciampi per la tua gola a fossa In vena di silenzi e di rosari
Non mostrarmi così, la colpa di restare Contieniti pretesa e boia a istanti La tua natura è ladra e sposa lamentele Là dove più sarò
Acceca questa falce Eclissala disfatta verso il cielo Per non morirmi in grembo mezzo canto Col sole tra le labbra
Vorrei pazienze ad arte, frontiere per partire Il limite del timbro che gridai Schiudendomi le mani fra le ragioni in fiore
Quando ho deluso il sangue? La lotta è rotolata in mezzo al seno Con le radici fredde per la verità Dove ogni madre è niente senza padre
Non ombrarmi la conta degli abbracci Il tempo ha più riposi oltre l’inferno La pelle e il sogno in corpo che verranno Sapranno indebitarmi cento vite
Id: 6308 Data: 12/12/2010 01:11:21
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Della mia terra
Della mia terra scaldo il ventre La valle corposa nell’insieme Di conche in gloria ai fiumi - Versati in parallelo
Divoro la mia terra e il sangue non compare Quando a slittarci curo Le pieghe dei tormenti Vedendo in dispersione Il suo dolore
La terra che sospiro adora in me Le stanze in gestazione del pensiero Sepolto sotto i denti Per non sciuparmi il timbro all’ingiustizia
Id: 6123 Data: 24/11/2010 01:43:54
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Sono di me stessa
Sono di me stessa l’anima esteriore E mi amo intensa Come se mi fossi sposa Oppure ossa e amabile carcassa. E l’indole mi è pane Fame e ruvido languore
Sono di me stessa l’indice del tempo. Il gesto attuato e quello che distanzio Citandomi intervallo E pausa alterna Come se mi fossi vita O sangue caldo in vena
Sono di me stessa la volontà precisa E il polso che contempla. Lo sguardo inflitto tomba agli avvoltoi E il cuore mio lo adoro Ferendolo scandendo al patimento Come se mi fossi amante E Babilonia sposa
Sono di me stessa il boia e la sentenza. La presa stretta e quella che lasciai. La voglia rivelata schiva e irriverente E ancora del respiro la trazione Mi cerco anche dormendo Come se mi fossi madre senza amore
Sono di me stessa la difesa E pronti ho i denti alfieri Crudeli ai limiti dei cieli E per frenare l’ira io mi prego E chiedo agli incisivi la pazienza Come se mi fossi miele Cariandoli carezza
Sono di me stessa il nome. La voce e il grido dirompente E ascolto mi venero in silenzio Come se mi fossi figlia E bibbia alla genesi dei venti Liberati a echeggiare
11/7/08
Id: 6122 Data: 24/11/2010 00:08:45
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La morte e il rimpianto
Sono morta ieri mentre coglievo le mie rose, e ora, al tuo cospetto - cara morte – devo dire di me, dell’ultimo pensiero che la tua falce amputò senza pietà. Mi hai rubato il fiato ieri e già invoco il respiro, distesa fra terra e cielo a dividermi da un amore che ricordo. Plasmami una vita, offrimi la fluidità del sangue dei guerrieri. Dammi uno spazio leggero senza termini in vista d’aridità temprate. Non posso abbandonare il suo volto, gli zigomi all’ombra delle ciglia - lodate fra le dita. Non razziarmi le labbra né gli occhi perché in questi ho tremato indifesa quando il mio amore diceva chi ero affidandomi al fuoco dei venti. Ricambiai il sorriso con il coraggio e la paura di fianco perché m’insegnò l’importanza dell’essere e l’ipotesi orrenda dei vermi che ti completano. Non fu mia madre a partorirmi né la sete di mille fortune, fu quel sorriso a concepirmi e a tramutarmi lacrima per la paura d’averlo lontano, nell'animo di un mantello straniero. Sono morta ieri e ancora i denti battono dal freddo nella pianura estesa fino all’orizzonte consumato. Vorrei ricompormi, profumare la traccia dei suoi passi, volare a ridosso del tempo per rimpatriare gioia e dolore, con il cuore avvolto di seta e una rosa in mano. È il mio pensiero, l’ultimo di ieri, avvolto d’incertezza e nubi, quando ancora non sapevo di odiarti e la speranza sfiorava il tuo nome in capo alla tormenta che ora vorrei. E vorrei la luce che innalza l’aurora, anche se la notte la uccide senza capirne il senso. Morte infeconda, fa che il mio nome fiorisca pronunciato da tutte le stagioni prima che il riposo disperda l’infinito della grazia che baciai. Resterò intatta deridendo l’erba e il suo bruciare e pregherò la pioggia senza tregue per ararmi il cuore annegando la viltà che mi condusse a te.
Id: 6025 Data: 16/11/2010 01:24:24
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Senza rallentarmi un solo passo
Ho un coraggio dirompente Che mi farà sanguinare fino alla fine dei giorni Senza rallentarmi un solo passo. La paura è transitoria E il pianto di striscio la offende Sciogliendola dolore
Cara modestia, sostieni la farsa Diventa durezza ma non colpirmi Dove vanno a morire i silenzi. Perdona l’orgoglio, l’istinto come tregua, L’assenza di un sorriso perpetuo Mentre la morte m’inonda Sorella in carità
Rinascere quercia, forse, Smistare foglie come niente Per darle in pasto al vento Prima dell’autunno disumano
Eccomi giudizio. Istante d’abbandono come pace In un rotolare deriso Dal cielo tutto croci
Da un cielo che di pioggia versa il fango Delle promesse infrante
Id: 5916 Data: 08/11/2010 01:14:09
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.Nel tempo da eternare
La notte ha il suo daffare sfamandosi di noi con le sue stelle sveglie, sopra il letto magnifica i tuoi fianchi peccati da spronare
Tu pioggia incisa addosso anneghi ogni ricordo servendolo risolto senza dubbio. Distruggimi per te, socchiudimi le palpebre al tuo passo e chiudi buio il sole. Ché niente dopo te, saprà chi sono stata e il pane che ho succhiato fra le labbra
Noi siamo l’intenzione, il desiderio sempre e il giorno dopo ancora. Osservami le mani, la fonte che ora immergo e s’incammina bagnandoti speranza nel tempo da eternare
Id: 5764 Data: 27/10/2010 23:59:32
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Fiato in meno
A volte la fatica ha fiato in meno Costringe alle rinunce e non rincuora; Vi rimaniamo appesi, contrari alle sconfitte E il sangue muore appena Lasciandoci le vene come tombe. Eppure il cuore batte Continuo, Testardo nel temere l’orizzonte
Id: 5721 Data: 24/10/2010 16:03:42
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Omicidio di un lamento
Mi sono amata un istante. Ho capito le ossa che sorreggo e approvato l’urgenza di redimerle. Dovrei ucciderti lamento. Tralasciare la logica castrante. Debellarti da questo corpo incredulo alla gioia e continuare la strada che m’indicherà il respiro. Ora basterebbe il coraggio, un’altezza spezzata da un volo, ma non so volare, e poi, non mi piacerà girovagare incenerita senza neppure la consapevolezza d’esserci stata e di aver provato a ingrandire l’infinito. Riuscirò a seccare il nervo che ti lega a me e sarà la cancrena a subirti, dentro una croce smessa e un letargo assennato dal tempo. Chi ti ha allevato? Chi ha limato gli artigli che impugni? Abbracciavo tregue, ieri, ne ascoltavo l’esordio e già ne zittivo l’inoltro: pensavo alle colombe e alle troppe probabilità che le rendono mortali. È che d’incertezza si muore, i passi tentennano sull’orlo dei burroni, si precipita dentro il silenzio e le angosce non sono mai abbastanza. Digiuno leggerezza, ecco, come se dovessi incontrare Dio, ogni sera, e ogni notte osservo la luna nostalgica e sembra quasi d’appartenerle per tutte le stelle che assolve. L’innocenza dell’acqua ravviva gli scogli e li consuma, - con il sole a ponente - ignara del suo danno.
Id: 5471 Data: 02/10/2010 15:10:20
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Alberi
prosegue l’anima di sera a camminare cercando la pazienza del maltempo finché la rosa indosserà il suo rovo e il fiato resterà terra straniera
ho storie spese ai fianchi, ragioni come semi piantate dentro e voci di trame e santi ruzzolati a turno
e poi, più il niente, lontane cecità, ma il sole preso culla resta altrove beffando le mie ossa e il timbro che ora splende ha nome in me
due alberi divisi a delirare il canto dell’unione confrontano per me ciò che non so per impastarsi al vento
sovrano è il giglio sull’albero che scelgo per vivere il lamento alle radici strappandolo fra i denti
il rosso accanto, resiste senza rami e il fusto che lo frena ha nodi incisi legando volontà senza demenze
l’inverno da lodare si ciberà di me sbocciando foglie e fiori per riportarli intatti a rotazione schivando le stagioni
attorno più non sono le fortezze padrone è il cuore mio sopra la gola carminio remissivo sull’altare di un Dio senza colori
prego il tempo, le chiavi e il passo di tutte le frontiere che in grazia passerò lasciandoti la mano, a istanti, quanti istanti per amarla
Id: 5261 Data: 11/09/2010 03:16:05
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L’altro timbro
È stato l’altro timbro A darmi l’impressione di vivere esistente. L’approdo del sentire dentro al cuore Nel sempre di un respiro Che mai avevo amato
La gioia è il resoconto, La pena l’invenzione del meno che comprendo. Miniere di parole Scavate come gemme Per vincere il silenzio Ascolto da patire
È stato il primo bacio a darmi l’intuizione Del sangue nelle vene, Il battito scordato sul tramonto Di un giorno tutto luce Nascosto oltre gli ormeggi Per ingannare il mare
Sollievo,le carni amalgamate E le ossa da indossare Sorreggono i domani Sbandando come vele madri al vento
Lame perse quiete fra le labbra Confermano davvero Che il corpo non è stasi Né cura da ignorare
Id: 5129 Data: 22/08/2010 19:44:09
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La voce come l’arte
Pesate questo cuore L’imperfezione antica che combatte Stringendo il sentimento; Pesate la fiamma per guidarlo Simmetrico e verbale Al dire sottinteso dell’amore * Diramazioni, sentieri impolverati, Silenzi in verità come conchiglie Eterne morte al mare E l’onda addosso Il senso di vertigine sincera Per confermare il tempo: Le fragili obiezioni * La pace uccide a sera, Perfetta, addormentata, Stanchezza senza nome E incline al niente mai rotolerà Neppure batticuore Fermato al sangue assente * Potessi riposare, la vivrei Sognando le tenebre leggere Dove la luce a lama scorda gli occhi Prima di spezzarli sull’altare * Pesate questo cuore Legato scorre a fiume e apprende istanti Pensieri e poi respiri La luna da scavare Mentre la sete nuda veste vita * Sarò terra cordiale o semina dispersa Violando primavere a farne frutti Finché disseterò Lodando soddisfatto Il palmo della mano * Pesate questo cuore, L’albore brillerà Vagando le mie strade E il vizio del ventre in alto mare Arreso al suo profumo S’incanterà sfinito * Con l’arco scheggerò L’attesa e la sua fretta Per dare un’irruzione La spina eletta carne Al fremito del vento * Pesate questo cuore Il prato delle ceneri fiorite Così, senza intenzioni Né ruote stagionali da contare * Le notti vivranno lievitate Alzando le promesse E lasceranno impronte Nel tempo che dirà La voce come l’arte
(alias Marina Minet) 10/04/2010
Id: 4914 Data: 24/07/2010 01:48:26
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Ostro
Ho un dolore che sanguina vento Su capi e frontiere flesse all'aurora del rimando. Un volto istoriato a chiaroscuro, Che fa le veci al sole E un disordine che odora rotta, Arando vele a Dio * E ancora il forse a scalfirmi Che artiglia con unghie di falena E ne divora sale all'ombra di panchine incustodite * Sono pioggia imprecisa E mentre conto miglia infilo perle piane Su fili immaginari tingendomi le mani di follia * Potete cogliere lacrime intarsiate su scogli Come mitili arresi per farne maree Dove il sempre posa sfamato Un tratto che mai muore Prima d'abbandonarsi sul mare * Luna Parodia sbieca Osservarti mentre inventi condanna. Di questo cielo che ci slega Potrei mangiarne curva Se solo mi voltassi al tuo pallore muto. Potrei plasmarne uscio Scovando chiavi Laddove barlume arretra al nome dell'amore * Morirai mai, luna? Spegnerai la notte fra le tue labbra al neon E sarò scroscio nuovo. Sarà così. Lo sento * Spirerai col fiato del silenzio E diverrò tua sposa rendendoti mia culla. Libererò corpo da aghi senza crune E scivolando su screpolature indomite Vestirò nome freddo * I turbamenti sono semi d'ortica Ho terra incolta quanto basta a renderti sovrana. Conobbi l'amore e ne inventai carni affamate Per poi farne digiuno. Vegliando torpori in balia di diluvi Ho intinto pane su labbra di mimosa Sentendo accordi nudi * E non so dirne pena Se questa mi è di grazia Né so scompormi fitta Se in questa ho divorato miele Creandomi respiro * E che d'amore se ne parli ancora Che se ne dica sangue,e vizio, e torto, e offesa. E se di morte si dirà, Bussatemi le ossa E puntate a bandi in mostra d'inchiostro vaneggiato * Che possa averne tralci Di questo mio sfiorire su semi circolari. Fiotto per ungerne esordio E vampa per ravvivarne fuga. Che sia sempre replica per poi farne principio. E se mancarmi ne sarà balzello Rinascerò selciato per svolgermi stagione A partorirmi fiato * Dammi l'istante luna. Dammi l'attimo che serve a non svanirgli. Quanto basta a ritrarmi vera. Il tempo di una luce fiocca scialba Un avanzo ad infilarmi dentro Per offrirgli mosaico di rimpianto * Dovrei sbocciare nel deserto come rondine Prima d'andarmi oltre. Dilagare l'alba del suo odore fino a farne sabbia. Con canestri allestiti all'esodo Trafiggerò il mio dire cavandone poesia A farmi cosa viva * La luna spira. Cullando a rilento cortometraggi illusi Cola quiete su accenni insabbiati in verticale. Dal basso, a fissarla un pierrot accecato Sorride chino Spegnendole confini
(alias Marina Minet) 2005
Id: 4912 Data: 23/07/2010 11:57:39
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Chiodo e Crisma
Ho varcato le pianure del bisogno, Padre assente. La città lontana era la fede E pareva un rovo da sfidare Con i tralci indifferenti in distrazione E il silenzio di chi offeso ti ricorda * Chiodo e crisma, Scaraventa ogni preghiera che sprofonda al disincanto. L’apprensione dei prelati è un dito cieco Con il tempo che risparmia la morale Delle misere promesse a scambio certo * Così incerto è il proseguire, Assestarsi sulle spalle la pazienza E osservare viaggi vacui, Pigramente introspettivi: Pellegrini al comodato. La volgare sazietà di chi protesi si mostra - Folla iena. Dove l’agio ha le pretese E gli ingordi non ricordano la sete * Padre muto, Sfigurato dagli artigli delle colpe Noi la terra e i trapiantati Compassione e sangue armato Che nel tempo colse guerre in paragone Ma anche il pianto, di un rammarico gentile * Noi di chi, condanna e soluzione. La movenza che impaurisce le maree. La bellezza deformata con la gloria Quando il cielo fra le nubi sputa fango * Noi per chi, la presa stanca E la scatola scartata nel disprezzo Vinta avanzo e macello di sorpresa Simulando lo sgomento * Padre muto, Riconferma la presenza voce e passo Tollerando l’imperfetto, d’ogni credo disuguale E cammina milite - giù a fondo - croce e illogico perdono Dove l’odio rintanato, spera serva, la pietà
(alias Marina Minet)
24 gennaio 09
Id: 4910 Data: 23/07/2010 11:41:50
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L’imperfezione
È l’imperfezione che governa il mondo. Le paranoie fitte come arbusti E noi di sotto con la pioggia che a inzupparci nasce fango; E mai che veramente siamo Increduli guardandoci le mani * Ripenso alla tristezza della guerra, ai corpi festosi mutilati, Alle ossa senza terra ancora con i denti E mi vergogno di questo mio chinare lamentoso Di queste piaghe cerebrali senza petali in caduta Né foglie da sciupare scelte al passo * Ogni ragione ha un nesso nel domani Ogni movenza il tempo, la stasi, Persino l’abrasione d’ogni lacrima svanita Rimpianta per sentirsi in mezzo agli altri Prigioni senza chiavi * E non ha senso il freddo Il caldo Né le stagioni al cuore che nascono bruciate Già prima di scaldarci Perché è nel termine l’unione L’avvento Ogni parola che vivo all’ossessione Pensando solo a un nome * Questo irreale fiato Questa passione guida promessa stancamente E mai cambiare Calcarsi gli occhi freddi nella nebbia Sconfitti, delusi, diversi, Come se gli istanti fossero infiniti E la coscienza, un morbo
(alias Marina Minet) 2008
Id: 4885 Data: 20/07/2010 20:56:57
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Il grembo prodigioso
Il grembo prodigioso è delle madri. È vento stagionato La buona sorte che seguono di sera Nel traffico stordito Pensando al busto fiero Che le pesò immortali * Il grembo prodigioso È delta e causa eterna; Solo in coro al freddo Cenacolo si mostra Scaldando nei camini mille botti Tradito l’oste in pena * Ed è tensione e miele Il polso del comando. Angoscia da strappare Se antica, con l’indole s’intona Tiranna incomprensione * Il grembo prodigioso è culla di rimpatri. Di chi esiliato riconferma il tempo Fra ceri e marmi in prosa Riavuti come niente fianco e seme Stampati di sembianza * Visione d’impazienza È il ventre lievitato in cerchio all’ombra; E colmo al sole aspira Beandosi catena d’infinito Assolo marginale * Leviga lento Il grembo prodigioso; Come scultore vigile e imperfetto Scolpisce il labbro da confinare al seno Con l’anima a tribordo Sciupata al respiro nuovo
(alias Marina Minet )
5 marzo 09
Id: 4878 Data: 20/07/2010 16:30:43
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Premessa istintiva
Respirerò l’inferno se Dio offrirà la luce. Reciderò la gola degli agnelli E mi disseterò di sangue Finché l’ultima goccia saprà Cristo E ne dirà sbiancando l’estrema coltellata
Accenderò il rancore e l’odio al suo daffare, Soffiandoli sul fegato malato Perché la guerra veda il proprio marchio Contandosi i feriti sull’altare E chi madre a pregare
Sradicherò gramigne e fiati morti E senza braccia li reggerò a brandelli Se il grembo della vergine e il suo seme Germoglieranno intatti oltre quel tempo Che ancora a ogni missione Bastava solo il latte
alias Marina Minet
venerdì, 03 luglio 2009
Id: 4855 Data: 17/07/2010 19:05:14
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