Ragionando sulle consonanti mente
e finestra stanno all’unisono, direi
che ti avverto dichiaratamente
imposta da me per il mio bene. Già
la finestra paga il suo scuotimento vento a terra
nella corrente sonorità del locale DUM
a ripetizione. Il battito è un viandante
sotto melliflue spoglie: dice che siamo in corso
ma nasconde il bivio e il crocicchio
dove i segnali anticipano le informazioni.
La mente è la mia porzione del mondo
o la sua pozione quotidiana. Se ne sbatte l’anta
come l’alfabeto diventi un campo di malesseri:
è in noi un maggese secondo la pratica
delle scarpe grosse. Il cervello fino riposa
mosso in superficie dove la bocca ara
sacrifica i nessi o li dissangua.
In noi la percezione è nel senso fai da te:
lì ti dirigi, lì ti eseguo in canto.
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