Essere padroni della narrazione
per dare il proprio senso alla storia
è diventata la forma
di propaganda dominante
La disillusione che al funambolo costa la vita in un istante
l'ho inserita in uno spettro più ampio, diluita nella pozione del mago,
nella locuzione poetica del gesto accorato del saltinbanco:
come un profeta ho regnato sul mio Mondo, da schizofrenico.
Ho portato la montagna a Maometto per le sue gite di campagna,
ho compromesso una fede problematica per credere solo al riflesso
privato di una realtà consolidata
(da qualcun altro, più in alto nella scala di potere).
Ma non posso delegare il mio passato a una propaganda squattrinata.
Devo cedere alle lusinghe del mio ego, quando sogna
resurrezioni nella carne, successive e immaginarie,
come prive di sostanza.
Tornare alla posizione di partenza, rannicchiati cielo e terra
nel grembo materno, è il mio pensiero dominante.
Come posso conquistare la posizione eretta? Si chiedeva,
bevendo acqua dalla pozza. Così sono io, nel mio stadio di coscienza.
Ma la voglia è materia da indagare per più vite rigorose.
-Trarre cocnclusioni affrettate è un esercizio troppo in voga
per essere per te la cosa giusta da fare. Mi ripeto giorno e notte
tuttavia non mi do ascolto, come fosse un pezzo secondario
di un gruppo minore, la mia voce interiore, di cui faccio parata
solo per marciare in ritirata. La battaglia finale è cominciata!
Se non la faremo noi, troverà la forza di farsi da sé questa pace decollata,
senza capo né coda, prima che vada la clessidra in frantumi disperati?
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