E' nel confine la conoscenza.
Te lo dicevo a gesti, toccandoti.
Nella membrana che segna il buio tra i corpi.
In silenzio, nel morbido scenario della pelle.
Lo schermo pianeggiante, collinare, ora alpino,
ora selvatico.
Nomade sul percorso senza mèta.
Senza timone. Stanziale sulle mucose, sulle cime.
Dove non c'è pace.
Dove non può esserci parola.
Sovrapposizione di corazze, di lingue, nell'intricato
gioco proteiforme dell'attinia, nel liquido disfarsi di steccati,
crude gabbie dell'assenso.
Con la presa minimale del magnete, i polpastrelli
tracciano il tuo corpo chiaro, scoprendone i frattali, le sinopie,
il precipizio.
Mondo fenomenico nel derma che
scuote la memoria della carne. Qui l'essere, il toccare
il succhiare umori dalla profonda roccia.
Corrompere le nude faglie, invaderne il canale,
cauterizzare con un bacio.
La carezza feroce del mordere gli strati.
Addormentati.
da Corpo a corpo, 2003