In un tempo lontano ci fu guerra al nord,
nella città assediata
giunse il momento della saggezza e del coraggio.
Sei vergini furono sacrificate per ingraziarsi gli dei
e questi favorirono la città.
Sei vite si piansero
e in molti dissero che era giusto
ingraziarsi gli dei,
ma non col sangue degl’innocenti.
Eppure essi vinsero.
Fu per il sacrificio?
Oppure perché avevano combattuto bene credendo di essersi ingraziati gli dei con le sei vite?
Se così è,
un buon discorso avrebbe sortito gli stessi effetti.
E se invece fossero stati gli dei
a richiedere il sacrificio per aiutare gli assediati?
Allora forse sarebbe stato meglio perdere.
Però perdendo molti più innocenti sarebbero morti:
donne stuprate e torturate, bambini uccisi nelle culle.
Dove sta la verità?
La verità è che l’atto più malvagio
che si può commettere
è spingere qualcun’altro a commetterne uno.
Un esercito invasore può dire: “Uccidete sei donne e noi risparmieremo la città”,
in verità sta dicendo tra le righe:
“Se voi non commetterete una piccola malvagità
noi ne commetteremo una molto più grande”.
La risposta da eroi è ovviamente il rifiuto,
perché il bene e il male
non possono essere trattati come semplici numeri,
come le vergini sacrificate.
Questo è un sunto tratto un po' liberamente da un passo di un romanzo fantasy di David Gemmell. Il passo completo, molto interessante e che parla anche di poeti e dell’importanza delle “parole”, se volete lo trovate qui:
https://www.larecherche.it/testo.asp?Tabella=Saggio&Id=889
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