Nella cruna dell’oscurità ci passa un’onda
con le gobbe che fanno da sole. La sua velocità
costante fa quadrato per redimere la massa
dall’ignoto e conta negli oceani e per le more.
L’osservazione del fenomeno posiziona il creato
fuori dal miracolo, moltiplicandolo per tanto
ma non per tutto perché se è vero che la mela
si trasforma in forza e la pianta in disegno,
come mai dalla coloritura ricaviamo
l’indizio che ogni parola si allontana nel nulla
per tornare come vagabondo fino al cancello?
Giocoforza abbiamo grandi spettacoli e maghi
da pulpito che fanno manovalanza a notte fonda.
Il trucco è far scivolare la presenza nell’eco
e la stella nel ventre del motore. Tra mille
primavere si saprà perché la parola si consuma
e perché tra altri mille ancora soffriremo
prima del cancello, l’ultimo presente.
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