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Lo scrigno delle fiabe

Favole

Anna Maria Vanalesti (Biografia)
Gruppo Albatros Il Filo

Recensione di Martina Federici
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Pubblicato il 22/03/2013 12:00:00

Mi piacerebbe molto alzarmi la mattina e, prima ancora di intraprendere una qualunque attività, concedermi un momento per leggere una delle fiabe di questo volume.

Anna Maria Vanalesti ci illumina con queste piccole gocce di saggezza, semi di speranza. Nutro la convinzione che il mondo apparirà in modo diverso se guardato dopo aver metabolizzato l’essenza di queste fiabe.

Ogni persona è parte di un unico sentimento di compassione e di compartecipazione universale. Che bello sentire, emozionarsi e riconoscere dei cuori pulsanti pronti a soffrire in un’empatia assoluta.

È così che in questi versi (mi piace assimilarla ad una lunga poesia) si dipanano momenti di grande fermento gioioso ed episodi che toccano punte di profonda disperazione.

La cornice, “la fiaba delle fiabe”, ha inizio nel momento in cui viene al mondo la piccola Cinzia, bambina delle fiabe, che porterà alle persone il dono meraviglioso di poter lenire le loro sofferenze con il racconto di una favola consolatoria e rassicurante.

Cinzia, a seconda delle situazioni che ha di fronte, riesce a far proprio il “dramma” di una persona raccontandone uno altrettanto coinvolgente e favoloso. Il carattere umano di questi racconti emerge dalla schiera di personaggi fantastici, animali, alberi che affollano le pagine di questo libro.

Nella prima fiaba il pittore Victor, seppur cieco, ha un talento formidabile nel ritrarre qualunque paesaggio ed il giorno in cui incontra la principessa Serenella, farà entrare l’amore nella sua esistenza. Sarà questo amore che spezzerà l’incantesimo malvagio di cui è vittima e riporterà la luce nel suo mondo.

Poi c’è la storia commovente di Annuccia e Lello, due cugini inseparabili, che potranno incontrarsi ancora a Vallombrosa, dopo la scomparsa di lui, per merito delle piccole lucciole amiche.

Ed il principe Acar che, aiutato dalle sue arance, riuscirà a divenire un sovrano saggio ed equilibrato. Il cane Pongo anche dall’aldilà saprà assistere i suoi padroni con affetto e devozione e la piccola Speranza che in fondo all’arcobaleno conoscerà la pentola d’oro carica dei sogni e dei desideri degli uomini.

 

In molte di queste fiabe si mescolano la vita e la morte come a dimostrare che esiste il dolore della perdita ma fa tutto parte della crescita fisica ed emozionale dell’individuo.

Sono pagine velate dalla magia dell’amore, dalla fratellanza, dalla solidarietà tra uomini e natura. L’ulivo, albero saggio ed incantato, rivolge una preghiera al cielo e riesce così a rendere sacro ed indelebile un ricordo altrimenti perduto.

Spesso si tratta di storie profonde, persino attuali, che la fiaba aiuta a dispiegare in maniera semplice ed intensa. La ricerca di una sorella perduta come nella storia di Anna e Lena trova il lieto fine nel ritrovamento della ragazza scomparsa e nella rinascita del loro piccolo nucleo familiare.

Tematiche care alla letteratura fiabesca si susseguono in queste pagine con una delicatezza ed una naturalezza che viene voglia di immergersi nei racconti tentando di assimilare al meglio il messaggio profondo che ognuno di essi propone.

Ed ecco che fate, maghi, giardini incantati, animali fantastici popolano versi di estrema gradevolezza ma carichi di attualità e spesso drammaticità.

La capacità di provare meraviglia ogni giorno per il creato, per la natura che ci circonda, per la vita nella sua essenza, può aiutarci a trovare i fili di un’esistenza felice.

Penso al cuore di cristallo che, infranto in mille pezzi, lascia venir fuori un vero cuore che pulsa e che, a mio parere, penetra in ognuno dei lettori di questa storia fantastica.

Ed al termine di questo volo sulle ali dell’arcobaleno, il messaggio per ogni uomo che voglia davvero trovare la via della felicità… “Dovrai ricominciare a sognare e a sperare, a meravigliarti di tutto, come facevi una volta, altrimenti non potrai più raccontare fiabe, se tu stessa non trasformerai ogni giorno la tua vita in una fiaba”, dice l’angelo a Cinzia (e ad ognuno di noi).

 


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