Sputai alberi di vita e pianti,
aride faville e spoglie scarne,
tutto il dolore della vita
su queste membra esangui.
Le nostre mani s’arrampicano
su scaglie di vetro
e sassi,
lacerate e stanche perché
la vita le ha duramente provate.
Chissà di quale senso
si ricoprono questi giorni spenti,
usurati da costanti istanti dolenti
che bagnano di vino scialbi tramonti
dipinti da labili sfumature di luce grigia,
scia che illumina i viali
nei meandri oscuri della vita,
lì dove ogni cosa, a suo tempo,
raggiunge la fine.
Nell’attesa non ci resta che gioire
di sbiaditi baci di luce.
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