Tra i fili stesi qualche volto indugia di più
una madre chiama nel cortile
la bambina guarda gli ospiti della signora
vanno via, ridono piano
Considera la donna il corteo scomposto
piume e lustrini varcano in schiamazzi
le ringhiere segnate della periferia
questa non è zona da scandali
eppure sa la figlia — rossa di capelli
che la piccola signora del cinema è morta
senza funerale né il suo vero nome
Qualcuno ha provato a svegliarla — dicono
ma il corpo era rigido e all’ingresso
una targhetta bianca dice che la casa
è una casa qualunque
da feste e divani soggetti e progetti
un capriccio da diva un quartiere di popolo
e facce da comparsa, ammirano i registi
rapiti dalle fontanelle ignorano
che donne e uomini hanno braccia indistinte
da lavandaia o muratore e tatuaggi sbiaditi, qui
fatti in ore di pioggia — inchiostro della penna
Fra i ricordi appesi scruta visi diseguali alle pareti
la giovane amante del produttore
stessa acconciatura gonfia corpi smagriti in nuvole d’effetto
bucano la patina gli occhi neri della rossa pronta a tutto
Lenti scure e abito chiaro chiama la sua
bimba il re della festa — lei resta
e un’altra giovane amante sparpaglia già capelli
dorati sul braccio appena vuoto dell’imperatore
Il vecchio preferisce le rosse
ma la prima è svanita
morta la seconda
e la bambina in cortile sarà donna
troppo tardi e pericolosa