Ruvido soffia l’inverno
sulle sponde della pelle
tremanti e dissanguate
dalle torture inferte
dalla voce e dalle mani delle S.S.
che sguainano una putrida lingua
di metallo
per scagliare parole imbevute di fango
che soffocano le anime
annegate nel pianto.
I giorni non passano mai
qui nei campi dell’inferno
dove respiriamo la carne dei nostri padri
che esala bruciante dalle ciminiere
e piangiamo per la pelle martoriata dei bambini,
ritenuta materia fertile per esperimenti
e secondi fini.
Chissà quanta brava gente
non sa di indossare sulla pelle
la nostra carnale sostanza,
ridotta ormai a pezzo di sapone,
a mero oggetto di arredamento,
in inconcepibile abominio
realizzato dall’umanità.
Potranno annientare la nostra carne,
i nostri corpi marchiati come bestie,
ma le nostre anime non uccideranno,
soffieremo ancora negli aliti del vento
e fioriremo nei meandri della memoria,
mentre tutto questo male spregevole
e insensato,
come un mare di fetida lordura,
inquinerà la storia.
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