Gocciolano via
gli ultimi giorni di dicembre.
L’anno vecchio s’appresta a sgretolarsi,
come sempre.
E lascia nell’aria polveri sottili,
istanti invisibili
che entrano nelle nari
e s’aggrappano come vigorose radici
per aggiungersi alla pila
dei ricordi mai sbiaditi.
Il nuovo anno,
come un giovane aitante,
è pronto ad affondare
nel mondo la sua carne,
illudendoci, ogni volta,
di condurre il mondo
in nuove e promettenti storie.
Ma forse sbagliamo a concentrarci
sul domani,
su un tempo inconsistente
che non stringe niente tra le mani.
Forse dovremmo soffermarci
sulle cose buone e reali:
il sorgere del sole,
la pioggia quando lieve ti accarezza,
il sorriso di un bimbo
che esplode di innocenza,
il tuo cane che ogni sera,
non appena ti vede,
ti fa una festa immensa.
Forse dovremmo imparare a vivere
soltanto nel presente,
ogni singolo respiro
in un secondo si dilegua
mentre viaggiamo con la mente
su deserti di paure,
in boschi di speranze senza luce,
in un passato che fu
e in un futuro che non è ancora.
Forse dovremmo vivere
come ci indicavano i latini,
nel qui e ora,
perché, in fondo, questo è il luogo
in cui il tempo esiste davvero,
e resiste ancora.
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