Pubblicato il 20/12/2022 18:32:21
Hai una magnanimità greve che non si sposa al mio orecchio femminile, minuto, all’ascolto che ti fa libero paroliere pallottoliere in sentenze di piombo. Reputi la disponibilità del fiore -che sostiene il mondo- non necessaria, né sufficiente
e invece io ti dico che l’apparente passività di chi accoglie, il sottile silenzio intercalato al tuo sfogo è superamento della tristezza, ripugnanza per le cose morte che affollano i viventi e divorano -come topi- lembi di cielo sui cui sbocciare, dalle radici
-gli snob felici sono quelli molto attaccati alla terra come la schlumbergera che si dipinge le unghie di rosso vivo, proprio per Natale-
Perdona la franchezza osa un uomo che non conosco, di nuovo. Sarai il benvenuto tra le parole che non ti ho ancora detto. Le ascolterà anche il mio satanico orecchio appuntito da te temuto, da te pervicacemente invocato nella musica,
ciò che davvero conta.
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