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Diario di bordo 2007 - Nel parco dell’arcipelago

di Attilio Falchi
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Pubblicato il 16/07/2010 12:03:08

Dal diario della traversata in Kayak dalla Corsica all'Italia
Isla Negra, 07/09/2007

Gli odori di mirto e liquirizia si mescolano nell'aria, nascosti dietro quello della
salsedine. I piedi sono sulla tolda della nave, il cuore è già a Montecristo. Per la prima volta, come adesso, sul quadrato si ascolta musica e tutto sembra davvero filare liscio. Il kajak segue l'Isla Negra che incrocia a tre nodi il Mar Tirreno come un cucciolo fedele segue il suo padrone. Vedo sguardi e sorrisi sereni. Sento l'atmosfera della vacanza. Dov'è finita l'adrenalina dell'avventura? Sono sicuro che è tutta ancora nelle vene delle braccia potenti del ragazzo della canoa. Il pennone di prua della nave scarabocchia il profilo dell'isola che già si staglia all'orizzonte in una sera di luglio di un giorno qualsiasi, ma che per noi resterà indimenticabile. Ad un tratto, nella compattezza dell'azzurro che ci circonda appare un puntino in avvicinamento: il gommone del guardiano dell'isola. La prova provata dell'esistenza di un mestiere del genere mi suggerisce la risposta alla domanda: <<cosa vuoi fare da grande?>>, semmai dovessi rinascere. Il guardiano saluta. Un saluto essenziale nei nostri confronti ma che diventa conversazione con il Capitano dell'Isla. I due uomini stanno scambiando il messaggio di antica solidarietà e fratellanza che contraddistingue la gente di mare. Come in codice. Come delfini. Al molo di Cala Maestra ci accoglie una piccola comunità. Vedo gente venirci incontro da un ripido sentiero che collega la spiaggia al gruppo di piccoli fabbricati costruiti a mezza costa sulla collina. E' un déjà vu: sembra di essere in un villaggio africano al sopraggiungere di stranieri. Una famiglia di tre persone, quella del guardiano, e due guardie forestali. Questi sono gli abitanti di Montecristo. Questi sono gli unici esseri umani ammessi a godere 24 ore al giorno di un grosso scoglio in mezzo al mare, né Italia né Francia, a metà tra sogno e realtà. Tutto il resto del mondo è fuori ed è altro. Quando me lo dicono mi sembra assurdo che questa gente abbia bisogno di noi per il pane, l'acqua, il sapone e le medicine. Io ho bisogno di questa pace e di questa purezza! Chi arriverà in mio soccorso quando sarò sulla terraferma? La nave resterà all'ancora solo per qualche ora. Mi viene in mente Flaiano:

<<I giorni da ricordare nella vita sono pochi, tutti gli altri fanno numero>>

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