La mostra MADE IN SICILY all’ Albergo dei Poveri, a Palermo, curata da Nicolò D’Alessandro, è qualcosa di più di una consueta mostra.
BELLEZZA E RIFLESSIONE
Non ho gli strumenti per un’analisi critica dell’arte figurativa, ma certo non è difficile capire quando si è di fronte a un evento che ci propone bellezza e riflessione.
Intanto, ben s’intende, non è impresa facile mettere assieme 176 artisti, mettere assieme cioè temperamenti singolari ed inevitabili esigenze individuali.
Ci si trova di fronte a qualcosa forse di irripetibile: vedere riuniti nello stesso tempo e nello stesso spazio, ed è quello che più conta, tanti artisti, pittori e scultori, provenienti da tutte e nove le province della Sicilia, da Enna a Ragusa, da Caltanissetta a Trapani, ecc .
Un’occasione, un momento d’incontro e di seppur tacito confronto, tanto raro in queste nostre contrade artistiche, dove l’insulare solitudine è coltivata come un geloso privilegio.
Una forza questa, ma anche un limite all’espandersi e al riconoscimento del talento artistico nato in terra di Sicilia.
Questa mostra, credo anche nelle intenzioni di Nicolò D’Alessandro, è un modo di fare uscire la Sicilia dal suo isolamento, di immetterla in un circuito che superi i confini regionali, se non provinciali.
Si ha sottocchio un panorama dello stato dell’ arte figurativa in Sicilia, dove non c’è una tendenza riconoscibile, ciascun artista si offre con il suo stile, più o meno interessante, più o meno bello, ma non è mai uno sguardo inerte: è come una boccata d'aria fresca, di riconquista del senso e dell'aspetto estetico, uno sguardo arioso ed emozionale, un'altra Sicilia, di fronte e in contrasto con il sospetto di una terra in decadenza che tanto ci deprime.
Una specie di terapia della speranza, almeno per chi scrive.
Per dire che questa mostra è, come sempre dovrebbe essere, non solo un assegnato circuito estetico, ma un’apertura, un accrescimento culturale, un modo per interrogarsi su chi siamo, su che cosa è la bellezza.
Se, ad es., per noi siciliani vale la pena volerla e perseguirla la bellezza, non solo nell’arte, ma attorno a noi: lo scarto tra il ristoro di quell’arte e la “bruttezza” che ci colpisce appena fuori, è prepotente.E viene voglia di tornare indietro, restare dentro, ripercorrere con maggiore volontà contemplativa la bella schiera delle opere in mostra.
E capita anche di parlare con il maestro D’Alessandro, e con Aurelia,
la compagna, più propriamente l’alter ego di Nicolò, i quali vi diranno che in tutto questo ci devi credere: gli sforzi, i sacrifici, le fatiche, perché vengano alla luce, tra l’altro, talenti misconosciuti o la “revisione del concetto ambiguo di contemporaneo”.
Una mostra da vedere per chi vuole riflettere e guardare la Sicilia da un versante meno asfittico.
All' Albergo dei Poveri, corso Calatafimi, 217, Palermo: una degna cornice, una struttura anch'essa degna di essere visitata.
Fino al 23 dicembre.
NICOLA LO BIANCO
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