Prendiamo ad es. il primo vascello.
Era di tutt’altro genere: nodi enormi, scheletri
di fendenti, una ciurma di insetti, ecc.
Prendiamo - solo per farci un’idea - la vela
che non c’era: foglie o volumi di legno
battenti l’aria che spingeva.
Le braccia si facevano rotte alla buonora.
Era l’ignoto orizzonte bandiera chiglia
e tolda di un albero vero.
Facciamo adesso che sia atmosfera
il molo velleitario dal quale agitare
il fazzoletto di terra.
Diciamo saluto lo sventolio del sogno
sotto la tesa del cappello azzurro
con l’umido in pectore.
A noi tocca il bagaglio in uno spazio
risicato - in pianto stabile -
e il necessario in memoria.
Saremo l’orologio del cosmo
con le stesse lancette di Colombo.
Ora fate magie vergini intese.
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