Io che del fare non sono probo,
no, neanche un po', per nulla,
son quello che abita vicino
quasi debordante la tua casa
sono il vizio e la poltrona
l’indecenza delle emozioni
e la speranza degli allori,
a buon prezzo.
Io abito la casa del dire
e riconosco l’uomo
dal suono della memoria.
Ecco,
mi avete detto,
abitato,
vissuto.
E’ una condanna non sapere cosa sarà di settembre
ed è perché i giorni non sono cessati,
perché pochi abitano i cimiteri della ragione
dove la parola cerca il riflesso delle cose.
E’ eccezione sbagliare da soli, per forza.
E’ frenetico il lavoro onesto
non conosce tempo
per dire
il proprio nome.
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