E forse nulla ci appartiene se non l'idea che tutto è preso in prestito
nessuna disciplina lingua traduzione dell'immagine in suono
o figura scarna trasparente nei suoi arti nervi fibre cuore
Ed io ancora sogno segno che la mente brama voli approdi
soste rotte opposte improvvise mete.
Ora io sono in questa tua sagoma e trattengo il respiro.
Taccio. Io sono in questa linea sottile a segnare il sentiero.
Andrebbe perso il senso senza la traccia d'una matita.
Scorrere sul filo senza falsi passi salti piroette nel vuoto
reclusa in un quadrato piegata
nella visione della stessa faccia della medaglia
confusa nel riflesso allo specchio
duplice disegno dell'io scosso dall'onda.
Inutile questa deviazione dal tema
come il gioco d'acqua della luna salda alle sue radici celesti
molle come sabbia nell'inganno di un celere avanzare.
Sopravvissuta ai tagli del gelo e al graffio della luce
ora ostinata assenza della vita in bilico orlo- precipizio
Io come un termine in disuso un attributo superfluo
cado nel respiro del vento tra farfalla e foglia
nella sfumatura vermiglia straripante nel tramonto
Scivolo nel rimpianto d'un giardino rimasto incustodito
a nord di un'isola mai esplorata (promessa).
Era parte del sogno tra saggezza e follia
era l'apice di un desiderio inespresso
quel mare d'erba scrigno di congiunzioni impossibili.
Ora della vita rimane il tempo speso
il tempo perso il tempo incerto
il tempo schiavo del tempo
il tempo sprecato
e la somma d'istanti di attese sospese nel caos.
Rimane il pianto dell'universo stellare e sotto il deserto.
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