Dietro la rima palpebrale
alla radice del pensiero quando
non aspira a convertirsi in nessuna cosa
In una sillaba monca gemito sospiro
singulto che narra di speranze recise
in un’ombra che ci contiene indefiniti ed imperfetti
Nella lingua di gelo di un desiderio in bilico nel vuoto
nella parola silenziata inadatta
antica deforme transitoria insapore
Dietro una siepe fitta come nebbia
dove ci si ubriaca di rose e di salvia
scivolando poi sull’indelebile come su una lama
Spiarsi nel soffio di un bacio mai assaporato.
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