e potrei dirti parole nuove
con un attimo di rara voce
raccontarti il respiro di una rosa
passato di balconi
e di quiete al temporale
per le mattine lente e indiscusse
intorno al cielo che si ama appena dopo
amarti con tutte le rive rimaste
in tempo per un clamore
come l’acqua e il fiato in gola
in fondo agli occhi di questo mare
con un volo a perdifiato
in quel colore di poca luna
che in sottofondo tace
magari insieme ad ogni passo nato
che da lontano mi fa tremore
o per quell’eternità
che esiste inconsueta
fiore di meta a correre vicino alla chiesa
in silenzio dentro un bacio
a chiedere a dio almeno un fuorigioco
come un lento passaggio di momenti
per diagonali e panchine
da mille giorni dimenticati,
in quel riverbero di vite riverse
a rimanere polvere di chiodi
come un muro all’edera appesa
e alle strade pane di passi confusi
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