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dove precipitano i fiori
la profondità che mi appare è improvvisa come una stella infranta -smisurata alla fine degli alberi se segreti fossero gli occhi, ma la notte è calore senza lampi e, io, un poco di un poco sono lì, dove il buio si risparmia, dove precipitano i fiori lì, dove nessuno ha più il ricordo della luna: mi placa l’oro di questa finestra chiusa, così la pioggia, dentro questa luce così intima; da queste parti il sogno è il mio silenzio, e dove mi cercano le ore ci saranno le schegge e le inutili cose, gli appunti delle barche e le stesse pietre; non basteranno mille cancellature il desiderio, l’amore e il risveglio, il destino di una poesia tra queste curve vicinissime siamo necessari come gli inganni e anche la strada è un momento qualunque
Id: 70403 Data: 26/03/2024 18:25:35
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il mare di chiunque
C’è un’opera notturna dove i tetti remano sui sogni, si scorge il mare di chiunque; voi, che in fondo mi distraete da questo cielo, andate pure. Io rimango al sole, negli occhi improvvisi di un nulla, tanto la strada è grazia, è ghiaia, è mondo, è smarrita aria profonda. Mi conserverò gli occhi: l’eternità di un luogo che si cura fin dove lo sguardo non si avvera.
Id: 70158 Data: 23/02/2024 19:10:47
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Davanti a noi
Davanti a noi, quasi fosse finita l’era delle rose, un dolore caldo, accurato, quello di un’ora, come la voce all’eco: un luogo lasciato alle strade. Breve quanto lontano, forse una canzone. Dicevano della vita, era il modo in cui alla luna si chiede scusa. Qualcosa che si cerca alla fine di un verso, oltre i poeti e il mattino. Polvere.
Id: 70094 Data: 14/02/2024 19:59:24
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a gettare ogni sguardo
come il rumore di ogni cosa, in fretta, cambiando nome, a gettare ogni sguardo in cui mi vedo, in fondo, dove un’improvvisa tristezza riempie di facce un vecchio clown al termine di un punto, di lato, tra tramonti che forse celebreremo, senza eternità, come un cielo in cima ai rami, dove il pianto continua interminabile in ogni momento di sabbia, per la debole poesia del vento mite che si fissa in mille versi taciuti, per la colpa di tranquille mattine e di questo mondo distante dopo ogni sempre, per qualcosa da dimenticare, qualcosa che forse capiterà ancora, dopo sarà ancora morire insieme al mare e un po’ di luna fuori c’è una pioggia di rondini precise, di vere increspature profonde, come le notti ostinate di neri frammenti oltre lo sguardo di caste vesti e di tempie andate per finestre
Id: 66699 Data: 18/09/2022 21:18:30
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come la vecchia voce di un istante
domani saremo lesti a sceglierci in coda, due o tre passi all’indietro e qualche mano a ricalcare un volo e poi via a cadere, irripetibili e discordanti, tra le due e le tre del pomeriggio, proprio mentre il sole è uno qualunque e il ricordo un’impresa di fogli, rami in preda al tremore giunti in fila e senza sposa come verdi rimpianti di un colore, e staremo sereni come fosse sera, con quell’aria tiepida e straniera annessi e distanti come la luna, veloci e stagnanti per svanire in processione a tutte le ore poi oltre gli occhi il tempo di un albero sceglierà di starci di fronte -urlando per dire niente- e le foglie saranno tristemente lente passando sul vento come la vecchia voce di un istante, e anche le luci arriveranno a rimpicciolire la vista splendendo senza più sapore, e in fondo alle lacrime una finestra sul mare sarà per sedersi e appassire, proprio quel mare che alla fine ci stanerà come uccelli in sogno, liberi di volare senz’ali inseguendo il mondo e qualcosa di ieri
Id: 66223 Data: 14/07/2022 18:52:19
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come il vento a cadere di ogni luogo
quando alla fine si resta per andare l’aria s’impara senza commozione tanto da fermarsi vicino al sale con l’acqua che si ferma in gola, che poi a spegnersi senza tregua basta qualche metro insieme agli altri e l’odore delle corse fatte in forse come lo sguardo che si stringe appena prima che venga sera, per l’abitudine di un volto amaro proprio dove la fine è il mondo e le immagini sembrano farsi suore per un resto di ieri che consola perché quando si sopravvive a tratti anche la pioggia è un modo per rimediare un’impronta, come il libro da riempire di pagine e la versione degli occhi che si aggiusta con fastidio per un po’ d’inchiostro tra le mani alla fine si resiste amando lentamente in fila al lampione scolpito in fondo e ai passi indossati dopo cena, come il vento a cadere di ogni luogo a respirare in silenzio anche la terra andata per mare
Id: 66200 Data: 10/07/2022 10:15:35
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intorno al cielo che si ama appena dopo
e potrei dirti parole nuove con un attimo di rara voce raccontarti il respiro di una rosa passato di balconi e di quiete al temporale per le mattine lente e indiscusse intorno al cielo che si ama appena dopo amarti con tutte le rive rimaste in tempo per un clamore come l’acqua e il fiato in gola in fondo agli occhi di questo mare con un volo a perdifiato in quel colore di poca luna che in sottofondo tace magari insieme ad ogni passo nato che da lontano mi fa tremore o per quell’eternità che esiste inconsueta fiore di meta a correre vicino alla chiesa in silenzio dentro un bacio a chiedere a dio almeno un fuorigioco come un lento passaggio di momenti per diagonali e panchine da mille giorni dimenticati, in quel riverbero di vite riverse a rimanere polvere di chiodi come un muro all’edera appesa e alle strade pane di passi confusi
Id: 66146 Data: 01/07/2022 18:58:49
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in quiete veloce e radice
di quel grano che ancora accade amerò il posto lasciato alle api e magari verrò cancellando il mio cuore e cercherò il silenzio e forse ogni pomeriggio tra la gente e sarà così come viene tra gli alberi di un sogno mai vinto e un fiore per il ramo all’improvviso e il mio sarà un vento fragile un piccolo battito lasciato per strada e cercherò quel sole verso meridione per il cielo indiscusso di una rosa e la pioggia sarà sottile banalità condanna di una poesia a sparire e permesso di mille passi e sarà il viaggio di poche cose con gli occhi sgranati di chi sorride per la terra appena dopo e come l’eternità passerò indisturbato, in quiete veloce e radice
Id: 66142 Data: 30/06/2022 21:24:50
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a voce gridata
che ne sai di queste mani avanzate da tempo, di questi passi a clessidra a vendicare il mare messo di lato degli occhi cercati di mattina quando sfuggono come la sabbia confusa, della cera adattata alla luna che scrive di strade e di eternità comprata che ne sai di giorni portati a cantilena abbastanza lenti per continuare senza nome, di queste ante a misura di bagnato delle chiavi girate a vuoto mentre si domandano quanti sono i chilometri lasciati, di ogni luogo quando capita come l’aria sotto casa che ne sai di questo fiato evaporato addosso ai portoni, di finestre vissute a voce gridata e mai nate
Id: 50815 Data: 08/10/2018 19:30:20
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pioggia che non rimane
verrò domani con mille passi lenti proprio dove ci sono gli alberi spogli e un fianco di biciclette con tutti i nomi riportati su qualche biglietto e le curve passate insieme tra una poesia e un verso di seconda mano verrò dopo le sei del pomeriggio proprio quando l’ombra chiama e il sole inventa titoli finali per chiedere respiro ai più bravi con due fogli senza peso e l’ala di un lampione gettato all’amo e forse avrò il vento di ogni voce per essere parola imperfetta ad ogni chiodo strano verrò con tutta la malinconia del vetro capitando a poco a poco, troppo cieco per essere raro come la pioggia che non rimane
Id: 48986 Data: 22/05/2018 22:00:42
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un numero di passi a memoria
quando le regole le facevamo noi erano calci di rigore le reti sulle strade corse da scegliere a caso come fosse grecale anche il fiato un numero di passi a memoria per non rimanere riserva e l’appuntamento intorno alle quattro vicino alle porte ricalcate le centolire di una certa età per un mondo a righe tatuate e i punti segnati dopo cena quando le ragazze erano un gol da scommetterci un’entrata sapevamo di posto numerato, come la casa quando si è in tanti, qualcosa simile alla messa a pregare in mano ai santi ma c’era il sole a fermare il silenzio fuori la chiesa e bastava per vivere come ieri
Id: 48613 Data: 26/04/2018 21:37:09
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La notte prima dell’alba
con queste nuvole in disaccordo pochi alberi oltre gli occhi, appena un rigo d’inchiostro da fissare avendo cura del mare una vecchia strada in direzione, lo stesso coraggio dei santi per rimanere in processione, qualche lampo prima che sia acqua il cambio di sagrestia un altare se fosse a colori, un temporale andato se fosse sole, quasi un furto di capelli sulle vecchie donne, un morso per ogni storia in pegno dentro questo cielo tra l’abitudine e la preghiera che avanza insieme al cero e al buio mentre succede come la notte prima dell’alba quando capita appena dopo la stessa via
Id: 48472 Data: 15/04/2018 17:49:51
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sparso e senza ricami
a lasciarmi indietro vent’anni dentro il portafogli, chilometri e chilometri di luna senza movente rubando ogni luogo con gli occhi in fondo alla strada, come la casa quando si aggiunge al viale a domandare cosa sia la fortuna di tanto in tanto in un angolo giallo che corre sui vetri, sparso e senza ricami o per notti in sogno ad ogni posto con la valigia intorno alla polvere capace di molti vuoti e di quel dolore lento tipico dei muri sarà l’impronta o soltanto il peso, poche pieghe e ossa instabili come un breve rossore di campo poi a piangere basterà il vento, in mezzo agli alberi, a finire tra gli uccelli
Id: 48312 Data: 05/04/2018 19:24:54
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a smarrire anche la strada
il mare è sempre stato un atto con molte pause, un fianco dove immaginare le navi sfilare, spiagge al vento che nemmeno l’età poteva intercettare come le rotte di un viaggio lontano chissà quante stelle, per cieli e uccelli simili al molo quando si chiedeva a due o tre vele di portare fortuna e con quel paese tra vecchi muri, schizzi e gambe senza dolore, correndo per ogni arrivederci sempre con gli occhi a misura di mille sere e poi le parole, perfette dentro ogni via guadagnata, parole da veri eroi, con poche paure e nessun tempo da spiegare, né valigie per andare senza alibi né rami da svendere al sole, solo qualche chilometro da ricominciare a smarrire anche la strada
Id: 48218 Data: 29/03/2018 20:33:12
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trovami nella pioggia
dimmi di quella volta che le altezze erano una somma di gambe rare e il mare un luogo dove appendere tutte le onde dimmi di quel cielo da scambiare con gli uccelli o della vecchia strada correndo intorno a gonne senza rossetto e raccontami della vita appena dopo gli occhi, di quel delirio chiamato età troppo lontano da legare ancora al petto cercami in questa resa a denti stretti, con questo graffio di sete che ancora mi confonde ad ogni battito di finestra trovami nella pioggia quando mi assale deserto, per queste trovate usate a sorriso senza nessuna festa e dammi un po’ di voce in lode al fiato per chiedere nient’altro che venga in fiore tutto quel tempo magari dentro un’impronta per quando sarò aria e vento di tetti
Id: 48134 Data: 24/03/2018 21:25:15
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tornando verso casa
Si può vivere anche di giorno per strade trasandate, alberi senza cime, palazzi che a dire cielo si potrebbe restare senza voce, ciminiere che sporcano il muso alle onde e più in là signore distinte a tavolino, dentro un bicchiere di finto swarovski. Poi vedi quelli che con l’aria dai tetti si sentono uccelli, ma solo a mezzogiorno perché verso sera solo le ombre timbrano il cartellino. Certo non è a passeggio che un cane trova il suo osso, del resto anche la luce è soltanto un giorno poco prima dei lampioni. Un passato di bianche lenzuola e il sole che forse potrebbe scegliere di riscaldare basterebbero per non sentirsi col puzzo in gola. Però è tornando verso casa che tra i piedi si ferma la stazione, una tappa ostinata, cartelloni ingialliti e un capotreno che conta i giorni della pensione. Sui muri qualche nome ricorda la via mentre la solita massa guarda gli altri come se non c’entrasse niente. Tutto intorno corsie invase, clacson, motorini ad alzo zero e guide in stato di fretta rassicurano che tutto sarà ancora uguale. Uguale a ieri appena arriva sera.
Id: 48072 Data: 21/03/2018 21:45:39
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dove il volo è una brezza d’uccelli
Dove il volo è una brezza d’uccelli la luna gioca col tempo. Come acqua di stelle a cadenza di tetti, tra l’insonnia e un lungometraggio cittadino. Un luogo ai confini, dentro un’istantanea apparsa all’improvviso. In accordo con Dio e a quattro righe di voce. In ostinazione al vento quando sceglie alberi, quando nella sottile ampiezza del ramo si diminuisce al giorno il peso del sole. E in consuetudine ai lampioni, in quell’edizione lieve di passo a cui cedere il verso raro dell’attimo. /dalle parti del silenzio si sta d’immenso: un tocco d’artista, già estinto agli occhi.
Id: 47952 Data: 16/03/2018 20:29:02
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come la goffa bugia di un luogo
come la goffa bugia di un luogo calano lenti i vicoli, nel tempo spesso un centimetro in cerca di qualche meta oltre il balcone con l’ostinata malinconia della strada dove anche una rosa ha un vestito che sa di pioggia, come quel fuoricampo segnato da bambino così il fiato che passa è solo un po’ di vento indifeso, tanto spoglio che mille marciapiedi non vorranno avere mentre il silenzio insegue le parole e tremano i lampioni, tra gli alberi scuri, a dieci minuti dagli occhi rotondi a sognare poche radici con le gambe che vivono a mezz’ora da ieri e soltanto con un po’ di viale che corre via
Id: 47900 Data: 14/03/2018 21:32:10
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per fissare il vento dentro un fiato
ho l’incerta poesia delle parole in questa sera rubata alle cose, due o tre passi in maledetta sintonia a qualcuno senza strada davanti al profondo silenzio della voce, alle altezze che si archiviano polverose, alle lente passeggiate degli occhi quando l’erba è ferita parole sussurrate alle vetrine che si arrendono agli autobus come le note tatuate di un luogo sospeso e separato attimi incendiati dai passi imperfetti delle rose, da qualche finestra rimasta chiusa o nel respiro poco chiaro della meta ma basterebbe il tempo rauco di un sax per fissare il vento dentro un fiato, e non essere più qui
Id: 47623 Data: 01/03/2018 21:49:56
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in questo giorno che viene
non c’è pretesa che il vento possa avanzare per due o tre passi avuti a mestiere se anche il tempo del marciapiede assomiglia al viale non esiste gloria per quanto sia strada la luna e il suo languore così la promessa data al sale poco prima che venga mare o il confine degli alberi quando lentamente si consola allora con tutta la voglia di volare chiudo gli occhi per vedere, per fermare questa strana sete che mi battezza amore in ogni vetro ma questa è una vecchia storia d’ali che si aggira dolorante e stanca, impervia e curva, spesso uguale in questo giorno che viene, senza nemmeno la voce per gridare oggi è ancora cielo
Id: 47461 Data: 22/02/2018 21:08:11
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a scrivere carta
in questo pieno di gente persiane e nuvole esistono in giacenza, la città invece scorre in mezzo al niente a qualcosa che non ha voce per strane vetrine correndo e cadendo dietro primavera, dietro l’incerta lettera delle cose nuove come l’alba che sopravvive al tempo, come chi non avendo nome urla al mare il perché del sale e chiedendo una marcia al vento, al nero passo della strada che va scrivendo carta per un amore che non viene /anche oggi è freddo, quanto la paura del giorno dopo ieri
Id: 47250 Data: 15/02/2018 21:44:12
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seduta la notte si aggiusta di rossetto
La pioggia sui vetri quasi distratta, gli occhi intorno che pregano gonne bianche. Al bancone un po’ d’alcol per spiegare che la vita è un gioco di bicchieri. Viaggi lunghi, distorti a volte lisci e differenze, esattamente come le strade. Seduta la notte si aggiusta di rossetto. Jenny, stanca di uomini, legge un vecchio libro il titolo non è un granché, ma la storia sembra colare giù dalle pagine. Basta guardare le lacrime per rendersi conto di quanto i sogni siano umidi. Fuori due rintocchi di sirene e una barca si mischiano al blues triste del fiume. Tom vende i suoi dischi di fortuna, poche sigarette e un pugno allo stomaco dal nome tatuato. Più in là i lampioni, col vestito bello della sera, si fissano ai passanti e qualche bottiglia ricorda il suo tempo di whisky.
Id: 47098 Data: 09/02/2018 19:03:53
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albero senza vento
Portami dove il tempo è stato qualcosa che non so dire, dove le parole si nascondono per non essere perdute oltre la campagna attesa e distesa ai grani. Lasciami di sera per cogliere lune, di traverso o a cuore aperto, dentro il cielo che esiste affrancato e ripetuto ad ogni partitura. Dammi quel silenzio intenso e astuto, verso notte quando l’acqua arriva per mare, a dimenticare vele e luoghi andati e graffi sempre più ostinati. E accetta questa mia trama esposta per essere prova e campo tanto da mischiare ogni colore imperfetto come tela e incanto. Così da non trovarmi voce affranta o albero senza vento.
Id: 46490 Data: 13/01/2018 14:31:34
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alla fine restare
Il tempo è qualcosa che non so aggiungere alla strada, una pulsione senza fretta, che capita spesso. Alla fine basterebbe restare, come un verbo imparato a memoria, con la monotonia degli autobus in attesa di partecipare. E non basta l’aria in cui si gettano i piedi, qualche errore di marciapiedi ha la familiarità di un furto quando succede. Il confine dei lampioni perché venga luce e un giro di parole per farsi trovare assente sono sempre meglio che niente. Fuori il vento è una città da frequentare, qualche variazione per esistere senza sosta e gli alberi come quando c’erano i rami. Potrei avanzare in qualche finestra, cantare alla luna e forse pregare, ma gli occhi non hanno casa per quel po’ di vista. Ad amare il verso lungo dei tetti è quasi sempre un cielo infinito.
Id: 45167 Data: 17/11/2017 19:28:14
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Ma che svogliata amarezza il peso dei passi
Tranne i marciapiedi confessati al silenzio ogni volto è una dimostrazione di cielo, la grazia toccata alle altezze non è altro che un respiro leggermente complicato. Il vento, invece, ha la voce dei fiori e sorprende per quella sorta d’insospettata eleganza nel riconoscere all’aria il nuovo degli alberi. Ma che svogliata amarezza il peso dei passi, con tutta quell’assenza portata dagli anni che fa stare senza voce, che non sa la fatica del tempo ma conosce l’esatto dolore della pioggia. Fuori la notte ha la forma addestrata della cera che si disfa agevolmente della luna. E non c’è niente che sia clamore, a parte un autobus che scivola via senza memoria. Dal mare un’eternità destinata a viaggiare oltrepassa il sopraggiungere dei cani. Mentre un brivido offre giornali vecchi di stampa. -che meraviglia il sole distratto dai rami.
Id: 44712 Data: 20/10/2017 23:15:59
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Con mani ancora giunte
Non ha sedimento il vetro ai muri, né alba piena la lacrima muta quando piegata cade derubata del tocco. Al filo dell’indifferenza si muore, nel vuoto dell’attesa con mani ancora giunte. Non esiste viaggio senza sponde: dell’albume che nasconde l’anima, al di là del mare, sono sprovvisti gli arrivi. Insieme all’orizzonte d’aria, troppo lieve per sostenere ancora un peso, corrono le ali del tempo miste alle corse dei bambini, quando aprono al cielo gli occhi. Se anche l’eternità perde l’equilibrio del cuore, avvizzisce l’uomo insieme alle altezze e scompare l’immenso all’incedere sottile del freddo. /Sono necessarie le foglie per sentire la voce degli alberi.
Id: 44610 Data: 13/10/2017 22:23:34
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piccole gocce di chitarra
C’è una finestra vicino ai miei occhi, scorre sui lampioni come un sorriso. Fuori il vento respira il suo cielo impreciso mentre un bicchiere di rum prova un canto triste. La voce mi chiede parole che non so dire, intorno alle note un movimento di alberi si concede il tango lieve della luna e si accorda a piccole gocce di chitarra. Il fumo si veste di sigaretta danzando oltre le immagini scomposte, solo un sospiro lesto di dimenticanza freme per un piacevole tremore di stella. Al ricordo di qualche risacca i piedi della sabbia e un allungo di mare stanco. Vicino al cuore un’abitudine di mestiere e la costante gioventù di una sedia. E il rimpianto di un viaggio mai capitato. Ancora due metri di pioggia e il solito equilibrio di vetri sulle palpebre.
Id: 44518 Data: 06/10/2017 19:33:35
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a sud di un profondo stare
Che senza tempo non si riesce a stare, proprio come all’acqua che non si sa di abitare. Insieme all’infinito di un volto al vento, sempre da quelle parti dove gli alberi non sono mai stanchi proprio come negli ’80. E chiudo gli occhi per vedere gli ultimi anni, i santi presso il campanile, i resti di un sole inventato in viale. Tra le canzoni d’amore, in cerca di qualcosa di unico, sottili e sparsi tra le facciate di mare. E pochi nomi che non facevano rumore, accecati dall’età senza significato che ci ha fatto innamorare. Bar confessati alla quantità di pioggia smarcata e vite senza precedenti ma con le tracce sacre di un soffio da amare. A sud di un profondo stare, dove all’indifferenza le speranze esistevano come case riempite a vicoli, a sud di un profondo arido e senza fianchi che di sera favoriva ogni pallida strada. Dove saranno i viaggi da improvvisare, qualcuno dirà che sono passati per dettagli, che non c’era alternativa all’essere imperfetti ma a poche scelte si sa di appartenere quanto ubbidire ad un giardino a cui ritornare.
Id: 44343 Data: 23/09/2017 14:58:33
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Al sogno che mi venne in padre
Sei all’alba l’assenza del volo, albero abbattuto tra i rami in grazia quando a sera arroventi i miei occhi, sei mani allungate e musica antica quando mi si accende bellezza e stringo raggi di miele. Perché mi nacque soglia tra i sogni di padre, oro e melograno tra rilievi di giacca in odore e altezza lucente da raggiungere d’amore. Quando il taglio rimarca impronte come destino dentro un gesto troppo assegnato in quell’inverno di nuvole stanche, e ancora foto a strisce e derive a lacrime per non piangere di troppo cuore. Ora che la finestra m’impone note a spartire vuoto solo uno sguardo dimesso e dimenticato, osso di cane al guinzaglio per non curarmi di nessuna meta e qualche passo di pini che mi segna il tempo a meridione.
Id: 44314 Data: 21/09/2017 21:03:26
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potrei del buio farne istanti
A spartire fiato e tempo potrei del buio farne istanti, forse una strada. Di questa luce venduta all’alba una moneta in cambio del sole e qualche sorriso pronto all’incasso. All’angolo di un’elemosina scelgo occhi di seta. Un dolce limitare di vita come verità dedicata agli alberi. Questa è la mia storia, un giornale di pelle per sentirmi uomo, murales a forma di casa. /al bar di Elvira regalano sempre biscotti, di fronte l’autobus è già un’altra corsa poi i mattoni saranno capolinea/ E le lacrime? quelle odorano di bestemmie nei riccioli d’oro di Margaret. Ma in fondo le stelle.
Id: 44249 Data: 16/09/2017 21:35:35
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Piansero autunni le parole
Piansero autunni le parole, vennero in usanza ai luoghi con la pioggia e due occhi grandi, con tante promesse da perderci il fiato. Ma noi non cercammo scuse, stanchi di crescere decidemmo per le onde a mare. Fummo presenza, seni di cielo in quotidianità di madre e abilità estive ad ogni vicinanza. Eroi di giorno cercammo il sole col fare leggero dell’abitudine, solo il buio ci tentò per centinaia di chilometri. Le voglie appartenevano al tempo, palloni e campi senza erba furono ricorrenze di gambe. Tra le molte tentazioni sostammo come mulini a battere acqua. E nel distrarre gli anni poche volte ci abituammo al futuro. Poi venne un biglietto in salita a chiedere partenza, in ginocchio a due passi d’aria come un treno in sfida al vento.
Id: 44120 Data: 08/09/2017 18:46:40
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Anche Vesna sorride
Vesna ha un dentro che bussa, un’ultima pagina da strappare alla sera, una lucky strike come rossetto, due passi in silenzio. Legge un libro senza autore: quindici euro di corsa per tentare una riga d’inchiostro. Il vecchio da solo ci sta da una vita, il sigaro spento e la panchina in affitto, conta gli autobus dai vetri unti e sorride. Anche Vesna sorride, gli anni nelle tasche, un po’ di calore per vivere, sulla porta una carezza. La strada oltre la fermata è a prova di buio, non servono parole. Piove al civico 26. Qualche discorso si ferma, ha le scale per giudicare. Guarda la gonna salire i capelli gialli, neri di parole. Stasera gli occhi hanno un taglio particolare, sono rimasti fuori.
Id: 44098 Data: 06/09/2017 19:34:26
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E non dirò oltre
E non dirò oltre per questa vita che accade, non dirò di nessuna foglia, nemmeno dell’erba al gioco del pallone. Non dirò che ci saranno mani a dipingere il tuo volto, non dirò di questa strada in appostamento ai lampioni. Non dirò di questo mestiere che mi lacrima dagli occhi. Fuori c’è un cielo freddo, di voci usate che tristemente si accettano, un piacere veloce che macchia di via ogni brivido d’eternità. Oggi le gambe sono in corsa come le cose quando capitano, vengono e vanno e non hanno meta. Sono una luce che sviene, un sorriso che non conosce repliche, come le curve abituate di questo mio mare. Ci si potrebbe aspettare un tempo diverso ma sono doloranti le piste del cielo, un petto troppo difficile da contenere. Allora non dirò oltre per sentirmi solo, non vorrò luoghi da frequentare sarò curvo nel mio silenzio, simile agli alberi che si spezzano alla luna. Gli anni sono piccoli poeti taciturni.
Id: 44062 Data: 04/09/2017 18:56:40
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le sigarette pendevano sui vecchi
Le sigarette pendevano sui vecchi tra i volti di una volta, come a guadagnare un po’ di tempo in un biglietto dell’Asl. Anche le riunioni, sempre più spesso col vento, capitavano per non sentirsi soli: ad un verso d’autobus dalle panchine del parco. E le definizioni dei balconi, che stentavano in partenza, assomigliavano alle vie dismesse, così gli anni per i tanti decolli mancati. (allungare impronte non era più in uso, troppo il rumore dei marciapiedi) -intanto, piegata sugli occhi, la strada rubava auto
Id: 44016 Data: 01/09/2017 18:21:22
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lumida direzione dellaria
Vorrei prendere i temporali, rubandoli agli occhi. Come l’albero quando chiede un legame di foglie, come il sole quando si stanca del giorno e chiede un po’ di sera. Sognare è capitare, oltre le nuvole silenziose che vanno dove le parole si fermano, senza sale o mano di grecale, ma vanno e non sanno di andare. In questa partenza di finestra non ho niente della pioggia, solo la fragilità dell’acqua sfoggia l’umida direzione dell’aria. E niente m’invade nell’amare il vento piegato dai muri o durante un rimprovero che sa di lampione. Non ci sono cattedrali da celebrare, nessuna mancia per ringraziare solo una piccola maledizione appoggiata, una sigaretta tremante dentro un respiro che scivola via. Oggi il cielo non esiste, è una fugace battuta di mare, un marciapiede che ignora il peso dei passi lungo strisce sussurrate di piedi e tempo.
Id: 43962 Data: 28/08/2017 21:52:37
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con quelleternità di fiato che fa strada
Per tutto il tempo delle labbra si misura l’idea del vento con quell’eternità di fiato che fa strada. Perché sapere è un consumarsi alla fermata dell’autobus. Come le parole quando non sono affatto sorpresa, neanche per quell’ultimo lampione, come quell’inizio di onda che non ha più mestiere. E se anche la voce della notte basta al silenzio, al cammino dei marciapiedi, rimane un triste sollievo di pioggia che lava il riflesso degli alberi, delle foglie spezzate, degli occhi andati. Allora si dirà che il cielo è un’immagine cancellata, una giovane tenerezza senza significato. Un lontano avvicinarsi di gambe, di curve e piccole stelle scintillanti. Stasera è strano l’eco del canto, muti pianerottoli opachi e un’ultima mano a cancellare i taxi. I bar spenti dalle insegne, una veloce dose d’altezza e un passo goffo d’invisibilità. Mentre cado in qualcosa di simile al sogno, dentro una luna di portici modesti.
Id: 43927 Data: 24/08/2017 21:46:19
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Mentre lentamente tutto corre
Fuori il giorno è un’occupazione che nessuno osa toccare. Una veloce cantilena di auto che scivolando si consuma. Lì, dove le orme si stringono ai passi per non cadere un’ombra sceglie di andare. Con una relazione di lampioni che ad ogni centimetro di volto lascia senza alcun premio gli occhi. Solo intorno agli alberi esiste la voglia di essere vento. Ma è così rara l’esistenza dell’aria che spesso si misura ad affanni il vecchio mestiere del tempo. Poi ti accorgi che la vita è un riflesso debole, la ragionata consuetudine di ciascun momento. Nera come un caffè distratto e banale quanto la sfrontatezza di un biglietto già timbrato. Mentre lentamente tutto corre, a parte un cane che beve la sua malinconia.
Id: 42746 Data: 09/05/2017 19:36:14
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Le ombre pesano sui passi
La gente arriva a caso, senza un corpo che le restituisca forma. Arriva di frequente in questo dire malconcio, come il più piccolo dei fiori quando il vento viene e senza nessuna scelta piega. Come l’aria che ferisce il suo volto splendente, intorno all’alba non ancora nata che si accosta al difettoso mestiere del giorno. Se le facce fossero dei grandi occhi sorpresi tutto, tranne i grattacieli, sarebbe una tenera possibilità di alberi. Acqua in ogni verità di piano, vezzo di campi in tutta la padronanza del grano. Invece nessuna voce si alza, solo quella delle strade resiste. In un’altra vaga preghiera di lampioni. Le ombre pesano sui passi come d’inverno.
Id: 42164 Data: 30/03/2017 19:58:10
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I sogni si fingono aria per non vivere appesi
I sogni lottano invano per assicurarsi un avanzo di verità, sono dei pazzi in gara con le nuvole. Sono pazzi per quell’eco che li divide dalla luce, sono le origini polverose di un viaggio che non osano toccare. Andare avanti in una passeggiata con Dio è un valore tanto scialbo quanto un lenzuolo consumato distrattamente. I sogni si vestono di lanterne macchiate, di occasioni annoiate come la sosta sotto casa. Sono la linea rossa che chiude le ore. Sono discorsi ubriachi, urla addomesticate di strade disgraziate. Il limite folle di qualche finestra che battezza imbianchini con gli occhi della luna. I sogni sono soldati in una battaglia di morti, la vittoria inutile del silenzio, un’alba che non sarà mai frequentata. I sogni si fingono aria per non vivere appesi.
Id: 42087 Data: 25/03/2017 11:52:03
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in disparte a scegliere innocenza
In qualche superficiale puntata di luci senza coraggio la resistenza dei lampioni è stata devozione. Così la notte nella sua alba indistinta è stata musa e invocazione ribelle. Perché la voce è una giovane metafora confinata in diverse estensioni di pagine lente. Una delle tante, improbabili, catene della fantasia. Quell’eternità in cui il tempo esiste come una sciocca partitura di cuore. Perché sono rare conoscenze le emozioni. Somigliano molto ad un mestiere di oscura ricompensa. Rimane quella dipendenza da poesia che non ha più vampa. Che solo qualche evoluzione di vaga abilità saprebbe riconoscere magia. In quel luogo indistinto dove la fredda grazia delle nuvole ha deciso diventasse un pallido spartito di parole. /ancora qualche orma d’anima e mi fermerò in disparte a scegliere innocenza.
Id: 41951 Data: 15/03/2017 22:23:11
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nel modo della marea resistere d’eternità
Avrei voluto guardare la sera con gli occhi dell’onda, catturare le sue forme fin dentro al sogno. Sorgendo ai viali in qualche musica che mi dicesse del domani. Lasciare che l’ignoto mi attraversasse come un viaggio. Nelle forme verticali di un volo sconfinato, con le mani a disegnare dimensioni. Avrei voluto abbandonare il peso di ogni attimo, senza misure che mi facessero restare. Camminare in quest’avventura con le tasche da riordinare. E durante ogni alba conoscere distanza per farne minuti da amare, nascendo di vita come l’ombra quando resiste ai passi. E nel modo della marea resistere d’eternità.
Id: 41930 Data: 14/03/2017 22:19:35
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verrà la pioggia e sarà quieta
La città è il luogo del tempo fermo, un docile frastuono di mete dove nessuna illusione conosce l’immensità. E’ una madre che nutre distanze, stretta nella sua pelle indifferente odora di immagine riflessa come l’inutile gara per non essere soli. Come quando è sera e le vetrine si ungono di vestiti. Come l’abitudine della fuga quando sostiene che i lampioni sono solo l’ombra sfatta della corsa. In nessuna porta sa di avere profondità, vestita di cemento trova nei fiori solo una distratta generazione d’aria. Mentre alcune luci piangono confini sapendo di non avere nessuna alba da difendere e le auto calate d’asfalto vivono il muto vagabondare della notte. La sua assenza è la strada, un cumulo di passi troppo veloci per durare. Ma verrà la pioggia e sarà quieta e per un po’ spartirà la sua acqua. Così le stelle in un altro giro di sosta, nelle deboli preferenze del sogno.
Id: 41906 Data: 12/03/2017 22:12:43
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con quel poco senso che hanno i passi
Ad amare i gesti del treno si è spogli come la carta, anche le lunghe camminate sulla luna o i silenzi della notte sanno che morire è un luogo in partenza. Come l’incapacità del fermarsi che teme il verso impassibile delle auto o il vento dei cartelloni mentre sbanda sulle destinazioni. E’ quasi mezzanotte per dire addio, ma non sarai stanco di quell’abbraccio anche se prestato da un binario. Poi sarà caduta tra vicoli e lampioni con quel poco senso che hanno i passi, ad insistere su quel volto in ogni rumore di fondo, senza aria e voce. Con quell’inutile significato di alberi che si vanta della strada bagnata e dell’odore del mare spento nel sentiero dietro casa. Un mondo fatto di curve e di parole senza più tempo. In lunghezza al ferro ma dentro ai suoi occhi, in preghiera come edera ai capelli in fuga.
Id: 41830 Data: 06/03/2017 19:53:52
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piccole fisarmoniche
È sera sulle biciclette sparse. Nei vicoli la buvette ha un sapore che si ferma, sceglie spesso la malinconia delle barche. Vicino al fiume le parole raccontano di una donna col viso di paglia e due occhi misto cielo. Tra i boulevard il cammino dei fiori occupa la solita strada mentre piccole fisarmoniche si offrono alle note e nel cedersi all’acqua si fingono dolci pieghe di gonna. Monet dipinge. Sulle foglie scivolano i colori, solo le rose si lanciano volentieri sui passi. Nei locali la notte è un orologio di volti, più in là, a Montparnasse, le ceramiche rubano lacrime : le tasche piene di amori perduti tingono d’addio un volo silenzioso. Intorno il calare di stelle e la pioggia ostinata di gocce. Lento di spine il lungosenna di vele vive in comunione al vento. Ai poeti si chiede la carità, qualche verso in caduta per una giostra d’inchiostro.
Id: 41720 Data: 27/02/2017 19:19:10
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Nel vento di centinaia di miglia
Per fare i compiti da mezzi adulti bastarono centinaia di miglia, rincorse dentro gare affrettate e con tutte le strade da scegliere. Dirsi alla maniera del mare durò come in semplicità d’estate, a volte cercatori di qualche sponda, spesso ribelli con l’acqua alle ginocchia. Poi le mete, in quel giro d’abitudine che di solito finiva addosso ai vicoli. Ma come il vento a disconoscere ogni aria che fosse lontananza. Volle essere vita quella vita, un calore simile alle tracce che il tempo lascia a medaglia dell’età. Amammo ragazze brune attraverso tutte le gonne dell’alba. Le attese delle porte per un bacio da grandi, le curve delle macchine per un po’ di benzina destinata. Solo alcuni vennero a metà e gli occhi disegnarono altre cose, pochi passi e un guado a misura di Dio. Ma per un breve attimo, incerto quanto un passatempo di lampade, fu cielo il mondo. E noi splendemmo come stelle.
Id: 41644 Data: 22/02/2017 09:45:43
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Mentre lentezza sarà il mio cielo
In questa misura di passo il gocciolare degli autobus mima un mondo appoggiato di fermate. Un luogo curvo di volti per un girotondo all’imbrunire. Un’ombra consumata di marciapiede dove il tempo esiste per domare ogni battere di pioggia. E non è radice la terra ferma degli alberi quando il mestiere della città cade addosso con le panchine miste agli uccelli. Sarà un’altra sigaretta a chiudere questo numero alla finestra perchè il giorno vive dentro un po’ di vento come un’abitudine maledetta, come il buio di un sole che si smorza sui vetri. Ma verrà sogno a battere cuori e forse sarà dimenticanza spegnere gli occhi per non farne cantilena. Così nel provare vertigine la consuetudine dei rami sarà il respiro dei lampioni. Mentre lentezza sarà il mio cielo.
Id: 41257 Data: 28/01/2017 22:14:25
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il senso della pioggia in umido al tempo
Con le gocce che sembrano umane anche il verso delle auto risente del bagnato. Sui vecchi invece si trascina negli occhi o in qualche parola stantia da infilare lungo il cammino. Intorno stratagemmi e istanti versano passi in un segno di spunta per vetrine. Così le porte dell’autobus si spiegano al solito rogito quotidiano : i ragazzi dai libri abbondanti, le signore in alternanza di spesa. La fermata è un ombrello di corsa nel suo numero perennemente barrato. Addosso al cielo qualche sorriso negligente, il verso indotto dei cappotti. Intanto il bar di fronte assume il gocciolare dei vetri : il senso della pioggia in umido al tempo prenderà solo la folla degli euro. E fuori l’acqua lascerà il suo sogno.
Id: 41231 Data: 26/01/2017 22:05:18
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solo il buio preme per un diverso confine
È una luce di traverso la vista dei finestrini, umidi di pioggia attraversano il modo della strada come fossero solitudini. Il fiato ha solo il rumore del vetro al prezzo della salita, del resto l’asfalto si pone sempre in disparte. Solo il buio preme per un diverso confine. Ringhiere e tornanti assistono una luna di traverso. La ragazza appoggiata ai suoi anni non ha misure invidiabili, ma riassume il gesto del tempo in un vuoto di maglietta che non necessita di alcuna scalata. Le mani spese in tasti e codici assomigliano al grigio dei muri. Dettano chissà quali delusioni. Dagli alberi nessun cenno, nemmeno la conoscenza del vento. La panchina intanto raccoglie un po’ di peso.
Id: 41028 Data: 15/01/2017 13:26:32
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non ho altra ragione per questa vicinanza di stelle
La mia voce non ha volto ma un sogno perfetto, è una canzone dimenticata, un foglio lasciato in soffitta : odore di travi a racchiudermi in due sillabe e la possibilità d’immaginarmi ovunque. Non ho altra ragione per questa vicinanza di stelle, se non un viaggio di vocali e note, sospeso come fosse libertà il sentirmi solo. Qualche lieve nostalgia a conferma degli anni, nessun mestiere da dare in vita, piccoli ritagli d’inchiostro per racconto. E tele che hanno la musica dei cavalletti, la grandezza delle sfumature, l’altra direzione delle candele. La parola è una forma sparsa di orme lievi e poche sono le variabili da supporre : basta una mano e due occhi di magia per rendere l’aria maestra. Del resto capita di essere tenore con un po’ di memoria. In solitaria e magnifica avventura. Anche pirata in un mare d’istante, varco alla fine del mondo. Ma di transumanza rimarrà un giorno qualunque e un volo di api alla finestra.
Id: 40982 Data: 13/01/2017 18:54:27
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