Del tempo che si trascina vecchio al ciglio d’una via
delle presenze evaporate in battiti moltiplicati ad ogni meno
s’è nutrito il linguaggio denso carico di resine
Sulla cenere l’input a domande non pensate
in giorni quasi allegri invecchiati dalle abitudini.
La nostalgia era litania dell’arenarsi in sterili sospetti
Gara inutile dentro cave di stimoli
gemiti non canto di peripezie d’amore
e un sacco sulle spalle senza fondo
destinato a seminare nel tragitto ogni tesoro raccolto.
L’amore è rimasto in noi come intrappolato.
La gazza s’è lanciata sull’aureo riflesso
nella culla d’erba fitta
un frammento di vetro di scarso valore
forse un minuscolo coccio di bottiglia.
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