Canta greve l’umano parco, spento
tanta paura addosso, al non mi pento
tremula fiamma d’aurora scadente
ché senza natura, restiamo niente.
Privati di luce, nessuno audace
in panni d’altri mai provati o passi
senza luce. Al cielo, sguardo fugace
impreca e prega in speranza che passi
come alone, fatidico memento
non tramuti in rabbia l’essenza vera.
Da annichilito spavaldo a chimera
sconfitta rifiuta e guerra non v’era.
S’affretti tramonto a far primavera
e riesca conforto ad aver sopravvento.
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