Un romanzo d’amore, questo del professor Angelini, dall’andamento polimorfo, con una narrazione semplice, quasi diaristica. Ampie aperture, simili ad ondate di pensiero, sensazioni, che si diramano in rivoli via via sempre più minuti nel quotidiano, a frangersi tra le mura domestiche.
Il protagonista deve alla sua maschia prestanza il brutto momento che passa: una affascinante ed algida signora elvetica irrompe nella sua pacifica esistenza fatta di avventure galanti e superficialità. La donna ed il protagonista, Giorgio, vivono brevi attimi di intensa passione carnale, poi la donna se ne va, non senza avergli rivelato che è già sposata ma non innamorata del marito, e, fatto ancor più fondamentale, di essere molto ricca. Il povero Giorgio perde la testa, non si capacita del fatto di essere stato usato, per la proverbiale botta e via, da una donna, abituato com’è ad essere lui quello che usa le donne per il proprio piacere e poi le getta. Dopo questa avventuretta, il nostro maschio alfa, torna alla sua placida vita imprenditoriale, ma non riesce a togliersi dalla testa la dama elvetica, non riesce più a concentrarsi sulle sue cose, anche le donne che gli si offrono con abnegazione ed ardore non lo coinvolgono, l’unica con cui si trova bene è la zia Marietta, una arzilla vecchietta generosa e un po’ bigotta che consola il nipotino quando egli non riesce a trovare pace. Poi il mistero si chiarisce e al contempo si complica, la spietata sciupa maschi svizzera ha scelto Giorgio per la sua esuberante bellezza, giusto per concepire un figlio con lui, e che di lui avesse i geni della italica beltà (con buona pace di Gregor Mendel). Alla ferale notizia il bel Giorgio non si darà pace e quando il bimbo nascerà, settimino, per accelerare i tempi della narrazione, si precipiterà a Losanna a bordo della sua fiammante decapottabile per incontrare la famiglia al gran completo: madre, bimbo, marito becco e seguito di bambinaie e governati dal silenzio teutonico. Il finale salverà tutti e metterà tutto nei binari della “normalità” ma se lo rivelassi strapperei al lettore il gusto della tempestosa agnizione.
Il romanzo è leggero e gradevole, scritto in modo semplice, oserei dire domestico, con ampie descrizioni di cene, interni, mugugni e chiacchiere dal gusto vagamente minimalista. Tuttavia devo dire che, a volte, qualche passaggio mi è sembrato velato di una certa misoginia, sebbene la frase che più ha mi dato tale sensazione stia in bocca ad un personaggio un poco bislacco, per cui potrebbe essere messa lì per stigmatizzare certi atteggiamenti mentali. Anche il fatto che la maggior parte delle fanciulle della narrazione siano di mutanda abbastanza svelta, e solo l’essere desolatamente integerrimo di Giorgio, a causa del suo dolore, evita che gli incontri finiscano sotto le lenzuola, può far suonare qualche campanellino nella mente di chi legge. A far da contraltare però c’è il fatto fondante del libro, ovvero che la fanciulla svizzera decide liberamente di fare un figlio con chi le pare, riaffermando che l’utero è suo e lo gestisce lei. Naturalmente questa sorta di pacifica ribellione è poi stemperata in seno alla Chiesa, ma per quel che mi pare di capire dalla formazione dell’autore è anche giusto – e prevedibile – così. Comunque, tra qualche slittamento e piccole ingenuità il libro scorre gradevole, tiene desta l’attenzione di chi legge. Nelle ultime pagine svetta poi una frase, capace da sola di gettare una luce diversa su tutto il romanzo (e quasi cancellare la parte sospetta di misoginia): “Ma c’è una cosa che dà un connotato certo ed indubbio, a ognuno di noi: siamo tutti figli di Dio, che ama ognuno di noi per quello che è, e ci ha creato perché ci ama. E quando uno sa di essere amato è capace, grazie a questa certezza, di trasformare il mondo.” Amare ed essere amati, questa è la cosa importante, ma lo è anche, forti dell’amore di Dio che non ci giudica, fare le proprie scelte: fare un figlio con uno sconosciuto, andare a letto col capo, sposare una donna che non si ama, ognuno è libero di vivere la propria vita, e questo è quello che conta, senza giudicare ed essere giudicati.
P.S. Da non confondere questo libro con quello di Gay Talese, edito da Rizzoli.
Roma, 2 febbraio 2013
(Giorno in cui la Francia ha approvato il matrimonio gay: siamo tutti figli di Dio, che ama ognuno di noi per quello che &egrav