Pubblicato il 06/01/2011 14:07:58
APOCOPE
Alla memoria di mio padre che la poesia amò e silenziosamente mi fece amare Esile azzurro di settembre dolci cosmogonie lungo i filari al chiurlo del falcetto si stroncava la gramigna infestante e le celesti meccaniche che ingenue senza gli dei ruotavano le stelle e la mia essenza. Esile azzurro dei tuoi occhi apocope del mondo la tua mano salda sul raspo e lieve alla secreta pruina segnalava già solitario il tuo destino e il grappolo dell’uva proponeva ad altri occhi - i miei - di svanire lenti, quasi cantando.
PASTELLO
Funghi sulla collina, aria che zampilla e irride la maestà di querce secolari. Allegro il mondo. La pecora china al suo pasto d’erba e di saggezza: bianca sul verde.
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