Vorrei tornare in fiore, a gambi levati. Amerei
cogliermi in fiore nonostante il polline caduco.
Ah, lo so che profumo di armadio, ma desidero
ancora tanto - il desiderio è di solito appiccicoso
e te ne lavi le mani così svaniscono
altre ipotesi beneamate.
L’uomo in fiore mostra il corollario personale:
gambo diritto a mo’ di richiamo per operaie
e l’interminabile seminario potenziale.
L’uomo in fiore - non so bene con quale formula
essenziale - snocciola fraudolenza nel solco
delle mani invasate.
Così viene il prato spiantato su tutte le furie
e viene in casa. Viene di persona su gambe umane:
non bussa, ha la chiave per trasferirsi in altro ambito.
L’uomo in fiore sarà mezzo salvato, se manterrà
il divario tra l’abbattuto e l’edificato.
Fino a qui nulla è cambiato: tra tommaso e la piaga,
un uomo in fiore muta la ferita in cielo assolato.
È un punto fermo nell’epica orale: te la teli
quando la tua casa è invasa.
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