Pubblicato il 02/01/2011 00:56:26
Sul letto che abitiamo affido a te il respiro finché sarò promessa d’infinito vestendo la lealtà
Tu viaggio e sete in me ignora la mia voce quand’è piaga e innaffiami di sole come se all’istante potesse illuminare la lingua a raccontarti
Dov’è l’aurora che spaventava il cielo; la cassa promessa al mio costato per invecchiare invano una preghiera. La nebbia mi è svanita e culla la tua brina è veglia e quiete sfoltendo l’invernata
Denudami bontà fino a sfiorirmi strappandomi la terra sotto il passo per inventare un volo senza patria
Cademmo all’istante, noi fuoco e pensiero lo sguardo e poi il tatto simbiosi di corpi e parole
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