Nel mio peregrinare solitario per il mondo in cerca di risposte,
una volta, in un fitto bosco, m'imbattei in un vecchio,
con barba e capelli canuti e un'età indefinibile.
Aveva abiti trasandati ma un aspetto austero
ed emanava una dignità che non lasciava dubbi.
Era solo, al rumore dei miei passi non si voltò nemmeno,
sapeva già chi poteva essere.
Lo salutai, mi ignorò.
Ci riprovai, e visto che non mi muovevo,
si voltò lentamente e mi guardò a lungo con occhi penetranti
che mi diedero l'impressione
che leggesse tutti i miei pensieri e segreti.
Gli chiesi cosa ci facesse lì,
se anche lui era di passaggio,
Si avvolse in un manto di freddezza e di silenzio
che rese gelido perfino il sole appena sorto.
Tutto ciò mi incuriosì,
e visto che lui non parlava gli lanciai una silenziosa sfida,
mi sedetti di fronte a lui e mi misi ad osservarlo.
Dopo un lungo e pesante silenzio,
mi decisi e parlai di ciò che mi spingeva ad andare in giro per il mondo
e di ciò che cercavo.
Solo allora si decise a parlare e mi disse che viveva lì.
Alla mia muta domanda rispose che no, non era solo,
era circondato da ciò che una persona può desiderare di più...
animali e piante.
Nelle sue parole c'era qualcosa che mi turbava,
ma non riuscivo a inquadrarla.
Una risposta, o un indizio di risposta,
a una domanda che non avevo rivolto...
ma non riuscivo nemmeno a determinare quale domanda.
Prese da terra una foglia,
me la mostrò e disse le parole che non volevo udire ...
"La foglia vive il tempo che le spetta
e non si oppone al vento che la porta via.
La foglia non danneggia e alla fine cade per nutrire nuove foglie.
Così dovrebbe essere per tutti gli uomini e le donne,
che rifuggo con tutto me stesso".
Poi concluse chiedendomi
"Troverai le risposte che cerchi?, dove andrai?"
Risposi "Forse ne ho già trovata una che nemmeno sapevo di cercare,
mi auguro solo di non essere in ritardo".
Il suo silenzio fu più eloquente di tante parole.
Lo salutai e mi rimisi in viaggio immerso in me stesso.
Camminai a lungo, finché decisi di fermarmi in un posto
che sembrava adatto per le mie riflessioni.
Costruii una capanna col falasco che in quei posti abbondava,
mi procurai l'indispensabile.....
Riflettei a lungo sulle parole udite,
parole che mi avevano toccato l'anima
risvegliando in me ciò che era dormiente.
Un giorno, non so dire dopo quanto tempo,
sentii bussare alla porta,
con grande sorpresa, ma anche con gioia devo dire,
vidi che era il vecchio saggio.
Sorpreso? mi sentii dire, lo ero, eccome.
Lo accolsi come il più grande dei sovrani,
la sua saggezza e il suo sapere sovrastavano ogni regalità.
Gli chiesi quale fosse il suo nome, ma mi rispose che "vecchio" andava bene,
non lo ricordava più il suo e un nome non rispecchia la persona.
Nel silenzio del suo sguardo era scolpita una muta domanda.
"Vecchio saggio, esordii, le tue parole hanno illuminato la mia anima,
ho meditato a lungo sulle tue parole e ho capito cosa volevi dire.
La foglia è la vita racchiusa in un corpo,
questo vive il tempo che gli è concesso, qual esso sia,
e il vento che la porta via non è altro che la morte terrena.
La nostra vita dovrebbe essere e Deve Essere il sogno nascosto di tutti noi,
dove prevalgono amore, verità e bellezza.
Nonostante molti provano a soffocarlo questo sogno non morirà
perché proviene dalla parte migliore di noi,
quella parte che continua a credere che l'umanità è positiva,
mossa da una sola, grande, maestosa energia:
l'Amore che alcuni chiamano anche Anima.
La nostra Anima nutrirà nuove vite,
e vita dopo vita ci porterà da dove siamo a dove vorremmo essere,
dalla morte alla vita,
dalla sofferenza alla gioia,
dall'oscurità alla luce,
fino ad abbracciare l'Amore Universale,
fino ad essere noi stessi un'unica cosa con esso e in esso."
Mi guardò a lungo con occhi penetranti,
poi si alzò e con un sorriso che non gli avevo mai visto mi disse
"Ormai non hai più bisogno di me,
sei in grado di percorrere da solo il sentiero che hai imboccato e che ti condurrà alla Luce,
là ci incontreremo".
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