Volando mi ha sussurrato all’orecchio:
vieni.
Così io l’ho seguito.
Arrampicandomi sulla corteccia spigolosa e scabra,
posando i piedi sui rami più vicini,
accarezzando piano piccole foglie e nidi,
tremando sempre più mentre più in alto salivo,
e finalmente in cima.
E sento che tra il verde e l’azzurro
l’aria emana una magia
che solo di rado sappiamo percepire,
troppo indaffarati o troppo pieni di noi stessi.
Spicchi di bellezza, gemme,
fate morgane pronte a scomparire,
occasioni perdute, amori vegetali,
allegrie di un tempo che evochiamo
nelle sere che si allungano,
ma che poi non capiamo più al mattino,
quando le piante cantano, splendide,
le stesse strofe liquide e sinuose
a noi distratti e sempre bisognosi.
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