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La pace senza vincitore e senza vinti (anticipazione)


Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 28/03/2022 12:00:00

 

Proponiamo una anticipazione di alcune poesie di Sophia de Mello Breyner Andresen, tratte dalla raccolta di prossima pubblicazione (5 maggio 2022) Il giardino di Sophia, cura e traduzione di Roberto Maggiani, Il ramo e la foglia edizioni.

Le proponiamo come una preghiera laica per la pace e per tutti i morti innocenti, con uno sguardo particolare sull’attuale conflitto in corso tra Russia e Ucraina; da entrambe le parti ci sono innocenti che muoiono, tuttavia ci teniamo a non dimenticare che è la Russia, o forse solo il dittatore Putin, l’invasore, per questo siamo solidali al popolo ucraino che lotta per la propria indipendenza.

 

*

 

A PAZ SEM VENCEDOR E SEM VENCIDOS

 

Dai-nos Senhor a paz que vos pedimos
A paz sem vencedor e sem vencidos
Que o tempo que nos deste seja um novo
Recomeço de esperança e de justiça
Dai-nos Senhor a paz que vos pedimos

 

A paz sem vencedor e sem vencidos

 

Erguei o nosso ser à transparência
Para podermos ler melhor a vida
Para entendermos vosso mandamento
Para que venha a nós o vosso reino
Dai-nos Senhor a paz que vos pedimos

 

A paz sem vencedor e sem vencidos

 

Fazei Senhor que a paz seja de todos
Dai-nos a paz que nasce da verdade
Dai-nos a paz que nasce da justiça
Dai-nos a paz chamada liberdade
Dai-nos Senhor a paz que vos pedimos

 

A paz sem vencedor e sem vencidos

 

 

LA PACE SENZA VINCITORE E SENZA VINTI

 

Dacci Signore la pace che ti chiediamo
La pace senza vincitore e senza vinti
Che il tempo che ci hai dato sia un nuovo
Inizio di speranza e di giustizia
Dacci Signore la pace che ti chiediamo

 

La pace senza vincitore e senza vinti

 

Eleva il nostro essere alla trasparenza
Per permetterci di leggere meglio la vita
Per intendere il tuo comandamento
Perché venga a noi il tuo regno
Dacci Signore la pace che ti chiediamo

 

La pace senza vincitore e senza vinti

 

Fai Signore che la pace sia di tutti
Dacci la pace che nasce dalla verità
Dacci la pace che nasce dalla giustizia
Dacci la pace chiamata libertà
Dacci Signore la pace che ti chiediamo

 

La pace senza vincitore e senza vinti

 

 

GUERRA OU LISBOA 72

 

Partiu vivo jovem forte
Voltou bem grave e calado
Com morte no passaporte

 

Sua morte nos jornais
Surgiu em letra pequena
É preciso que o país
Tenha a consciência serena

 

 

GUERRA O LISBONA 72

 

È partito vivo giovane forte
È tornato pesante e muto
Con la morte nel passaporto

 

La sua morte sui giornali
È uscita in piccoli caratteri
Bisogna che il paese
Abbia la coscienza serena

 

 

O SOLDADO MORTO

 

Os infinitos céus fitam seu rosto
Absoluto e cego
E a brisa agora beija a sua boca
Que nunca mais há-de beijar ninguém.

 

Tem as duas mãos côncavas ainda
De possessão, de impulso, de promessa.
Dos seus ombros desprende-se uma espera
Que dividida na tarde se dispersa.

 

E a luz, as horas, as colinas
São como pranto em volta do seu rosto
Porque ele foi jogado e foi perdido
E no céu passam aves repentinas.

 

 

IL SOLDATO MORTO

 

I cieli infiniti fissano il suo volto
Assoluto e cieco
E la brezza ora bacia la sua bocca
Che nessuno mai più bacerà.

 

Ha entrambe le mani ancora concave
Di possesso, di impulso, di promessa.
Dalle sue spalle si libera un’attesa
Che divisa nella sera si disperde.

 

E la luce, le ore, le colline
Sono come pianto attorno al suo volto
Perché egli è stato giocato ed è stato perduto
E nel cielo passano uccelli improvvisi.

 

 

PÁTRIA

 

Por um país de pedra e vento duro

Por um país de luz perfeita e clara

Pelo negro da terra e pelo branco do muro

 

Pelos rostos de silêncio e de paciência

Que a miséria longamente desenhou

Rente aos ossos com toda a exatidão

Dum longo relatório irrecusável

 

E pelos rostos iguais ao sol e ao vento

 

E pela limpidez das tão amadas

Palavras sempre ditas com paixão

Pela cor e pelo peso das palavras

Pelo concreto silêncio limpo das palavras

Donde se erguem as coisas nomeadas

Pela nudez das palavras deslumbradas

 

— Pedra   rio   vento   casa

Pranto   dia   canto   alento

Espaço   raiz   e água

Ó minha pátria e meu centro

 

Me dói a lua me soluça o mar

E o exílio se inscreve em pleno tempo

 

 

PATRIA

 

Per un paese di pietra e vento forte

Per un paese di luce perfetta e chiara

Per il nero della terra e per il bianco del muro

 

Per i volti di silenzio e di pazienza

Che la miseria lungamente ha disegnato

Rasente alle ossa con tutta l’esattezza

Di una lunga relazione irrecusabile

 

E per i visi uguali al sole e al vento

 

E per la limpidezza delle tanto amate

Parole sempre dette con passione

Per il colore e per il peso delle parole

Per il concreto silenzio limpido delle parole

Da dove si ergono le cose nominate

Per la nudità delle parole abbagliate

 

— Pietra   fiume   vento   casa

Pianto   giorno   canto   ardore

Spazio   radice   e acqua

O mia patria e mio centro

 

Mi duole la luna mi singhiozza il mare

E l’esilio s’inscrive in pieno tempo

 

*

 

[...] Não aceitamos a fatalidade do mal. Como Antígona a poesia do nosso tempo diz: «Eu sou aquela que não aprendeu a ceder aos desastres.» Há um desejo de rigor e de verdade que é intrínseco à íntima estrutura do poema e que não pode aceitar uma ordem falsa.
O artista não é, e nunca foi, um homem isolado que vive no alto duma torre de marfim. O artista, mesmo aquele que mais se coloca à margem da convivência, influenciará necessariamente, através da sua obra, a vida e o destino dos outros. Mesmo que o artista escolha o isolamento como melhor condição de trabalho e criação, pelo simples facto de fazer uma obra de rigor, de verdade e de consciência ele irá contribuir para a formação duma consciência comum. Mesmo que fale somente de pedras ou de brisas a obra do artista vem sempre dizer-nos isto: Que não somos apenas animais acossados na luta pela sobrevivência mas que somos, por direito natural, herdeiros da liberdade e da dignidade do ser. [...]

 

*

 

[...] Non accettiamo la fatalità del male. Come Antigone la poesia del nostro tempo dice: «Sono colei che non ha imparato a cedere ai disastri.» C’è un desiderio di rigore e di verità che è intrinseco all’intima struttura del poema e che non può accettare un ordine falso.
L’artista non è, e mai è stato, un uomo isolato che vive nelle altezze di una torre d’avorio. L’artista, proprio colui che più si colloca ai margini della convivenza, influenzerà necessariamente, attraverso la sua opera, la vita e il destino degli altri. Anche se l’artista scegliesse l’isolamento come migliore condizione di lavoro e creazione, per il semplice fatto di fare un’opera di rigore, di verità e di coscienza, egli contribuirà alla formazione di una coscienza comune. Anche se parlasse solamente di pietre o di brezze l’opera dell’artista viene sempre a dirci questo: Che non siamo solo animali braccati nella lotta per la sopravvivenza ma che siamo, per diritto naturale, eredi della libertà e della dignità dell’essere. [...]

 

(Sophia de Mello Breyner Andresen, tratto dal testo POSTFAZIONE in Livro Sexto, pubblicato integralmente in Il giardino di Sophia)

 

*

 


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