Perché fare del male a una farfalla?
Lanciarle per aria ali di porpora
come componenti di un processo evolutivo.
Strappare un fiore dal prato
per accontentare delle dita una segreta voglia di bellezza
fase intermedia di una prognosi riservata
che dura tutta la vita, sogno di un sogno proibito.
Può essere una condanna, una preghiera disperata
o un'avventura senza Dio.
Può essere l'eterno che frantuma pezzi d'infinito,
schegge di un delirio collettivo, un miracolo
che si avvera nel lungo periodo,
un'istantanea al momento decisivo.
L'amore che accade è una promessa da niente
che accada l'amore l'attesa paziente.
Ma per vivere è necessario il conflitto interiore?
Sondare il destino di un male latente
dall'essere folle (d'amore) ad esser malato di mente,
con la cura d'assorbire attraverso i pori della pelle
respirando a fasi alterne, in emersione
e in soggezione di ricadute profetiche.
La questione è di quelle complesse:
non basta respirare per conoscere l'aria,
è il requisito minimo d'entrata.
Un tramonto però resta sempre un'occasione straordinaria
per sentirsi vivi, comunque vada.
Mangiare e bere come se non ci fosse un domani
il tempo che consumi l'energia di una memoria secondaria
e ricordare soltanto gli attimi felici
fino all'ultimo passaggio di stato
della materia di cui siamo anima.
Quello che voglio non è importante
quello che conta è distrarsi con niente
non avere coscienza di sè e del mondo circostante
essere per l'appunto farfalle di passaggio
bestie da soma se il peso da portare è imparare a volare
stelle cadenti se il cielo notturno è il nostro altare
onde se il mare. Lasciami stare
sono vittima di un sistema di pensieri dominanti
il mio alibi senza scampo è una natura contraria.
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