Shake your feelings
Pesca, gancio,
scendi più che puoi.
Lenza, calati nel pozzo,
nell’abisso che non sai di avere.
Raccogli lo stacco netto della fine,
il taglio preciso della conclusione,
la triste nenia dell’addio.
Pescali dentro di me
con aghi ed ami aguzzi,
come pesci argentei.
Usa reti e canne e uncini
per raccattarli su,
tirarli fuori all’aria
e poi rigettarli dentro me
più aperti e sciolti, meno spaventosi,
perché dovranno farmi compagnia.
La desolazione nitida del vuoto
che si apre e andrà riempito
con pazienza, e con una mano che ripete
silenziosa gesti conosciuti e lisci
come stoffe che ti confortano la sera.
Sapere che ti abituerai,
e che non sarà poi male questo giorno.
E nonostante la rabbia e la distanza,
e la delusione che ti si è insinuata dentro
come acqua stagnante in una crepa,
producendo umido e perdendo gocce
dal soffitto,
qualcosa collassa e ti si rompe dentro
malgrado la durezza
che eri convinta fosse tua
come il fazzoletto nella borsa.
Anni, decenni ed angoli,
volti, vestiti e nomi e muri
che scompariranno nel passato
contro la tua volontà,
più forti, freddi, pietrosi e indifferenti
alla tua apparente, e finta, indifferenza.
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