Con il fardello della comprensione,
la speranza stretta fra le mani,
mi fermo davanti ai cancelli della tua anima.
Rovi abbracciano la ruggine incisa dal tempo,
ma non mi fermano ed entro nel tuo mondo.
Mi accoglie un regno d'ombra e silenzio,
come se il sole non vi fosse mai sorto;
in quel luogo anche le stelle sono spente.
Sgomento mi guardo intorno:
una piccola luce rivela una capanna, mi avvicino.
La porta è socchiusa, entro aspettandomi il buio,
ma un cero rischiara una piccola stanza.
Fili di falasco pendono dal soffitto,
le pareti decorate dalle immagini di un amore vissuto in ere lontane e che si ripete in ogni tempo.
Su un piccolo tavolo,
chiuso dentro un barattolo,
un cuore rattrappito batte con ritmo lento
e una donna devastata dal dolore beve da una coppa colma di disperazione,
mostrando il vuoto nel petto, mettendo a nudo l'anima.
Quando s'accorge che la osservo,
afferra con rabbia il barattolo in cui vive il suo cuore,
come se volesse proteggerlo da me.
I suoi occhi...
Non potrò mai dimenticarli.
Lo sguardo è così gelido che anche il poco calore del cero si ghiaccia,
poi guarda quel povero cuore e piange.
Mi avvicino,
verso un cucchiaio d'amore nella sua ciotola di disperazione e la costringo a bere.
I suoi occhi si addolciscono,
rimette il suo cuore nel petto,
mentre veste le labbra di un dolce sorriso,
finalmente indossando la bellezza perduta.
Dai fili di falasco gocciolano perle e i ricordi alle pareti disegnano aurore.
La prendo per mano e la conduco ai cancelli dell'anima.
I rovi sono scomparsi,
lasciando posto ad intrecci di cerfoglio e di gelsomino
e mentre camminiamo,
un tappeto di seta bianca e argento si srotola
per mostrare il sentiero di questo strano amore ritrovato.
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