Voglio essere toccata dalle foglie di quell’edera
Che scende da un muro rosso di mattoni.
Voglio che mi sfiorino i rami del sambuco,
della betulla e del faggio, come spiriti benigni.
Voglio che mi invada il profumo insano
Dei ciclamini in un ombroso bosco estivo.
Voglio che le lancette verdi del salice sul lago
Mi narrino all’orecchio storie
E io, addormentarmi un attimo al soffice fruscio.
Questo vorrei.
Ma è il primo di settembre,
anno duemila e venti del Signore.
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