I palmizi ormai hanno raggiunto il tiglio
hanno più o meno i miei anni. Come allora
nel giardino dei germogli in fiore
ogni siepe ha un eco
ogni angolo ha il racconto di un giorno. C'è ancora il nascondiglio appartato
il sentore dei giochi spericolati, il mormorio attenuato delle ortensie
le corse sfrenate oltre lo stagno delle ninfee. Il ciliegio
dove m'arrampicavo e mi sentivo invincibile.
Ancora oggi ti vengo a cercare, e ancora ti trovo.
Ancora ti guardo. Ma
ora ti riguardo con la cautela del ricordo
ti sfioro con la leggerezza dell'orma:
ancora mi dice che ci sei passato, che non si è dimenticato
del tuo stare un tempo,
ora che il Tempo ci assottiglia e si fa insistente
mi ricorda che lì cresceva il tuo stelo esiguo.
Così ora ti guardo come si guarda la luna
dove tutto è nel medesimo languore.
E lo sguardo allora fugge l'ora che preme
e l'accorciarsi nella penombra, a sera.
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