Sono venuto sulle vostre tombe
tra l'altro per abbozzare due righe
ancora che possano dirmi di voi.
Certo, cosa assai singolare questa:
che tanti chilometri abbia percorso
per poi scrivervi in piedi sul marmo
che fa da tetto ai vostri sogni in gelo
al sole impedendo di scioglierli acqua.
E' che ad ispirarmi sono ossa spoglie
le vostre che un dì ho abbracciato e accudito
rivestite da sembianze ancor care
dai tendini contratti in compassione.
Vero che la grafia è quel che è: diffuso
errore di tratti, confuso intreccio
come la mia vita frusta un furore.
Mi vedo come riflesso allo specchio
oltre andando senza prefisso alcuno
non rilasciando di me che immagini
presto da occhi e da vetrine svanite
quintessenze del nulla: si va frame
senz'altra fame che uno scatto a vuoto
prima del buio, all'accorrer di latrati
dall'orecchio inquadrati nel notturno.