Quegli occhi si piangevano l’azzurro
per le cose passate di mano in mano
di padre in figlio
e le pareti trascorrevano piano
i ricordi inchiodati loro
oppure che si dileguavano in un oltre
col passo pesante
di un qualche malessere
a lui straniero
Quegli occhi scavavano pioggia
altre memorie
(il colore d’altri occhi
incontrati piano
in silenzio
richiami d’uccelli mai sentiti prima)
scavavano nello zampettio
d’animali sotto ai pavimenti
allora appena ritornati
a tavole consunte
scavavano nebbia
ed emozioni di fari
E quella ruina che un tempo fu casa
fu dimora
da tutti i suoi mattoni torbidi
lo fissava negli occhi
lei sempre più malferma
al pensiero di come i suoi stessi ricordi
d’ombre e magnetismi
passassero di mano in mano
di padre in figlio
come nient’altro che un giudizio di dio
Nient’altro
(Tratta dalla raccolta inedita
“Il mestiere e altri accidenti”)
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