Passavamo i pomeriggi a toglierti i denti
per fare m’ama, non m’ama.
Come ridevamo
per i dispetti che mi facevi.
Avevi un sorriso che
bloccava uno scrittore:
da un dente all’altro è un capitolo intero
e non sapevo cosa leggerci
né cosa scriverci.
Le parole che scrivi tu sognano.
E il tuo occhio aveva l’aroma di un nido
ed anche l’altro era uguale.
Se uscivamo ed era primavera
le persone si congratulavano con te per i boccioli
e ti facevano i complimenti
perché erano uguali a te in tutto e per tutto.
Ti avrei mostrato il posto dove l’acqua è potabile
ci si arriva in barca perché è molto al largo.
Io ancora sento il passo dei tuoi capelli
quando la luna si arruffa le piume
quel grosso uccello con le mani.
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