Allora non sapevamo che fare
non sapevamo chi essere,
solo segnali,
qualche stella caduta per caso.
Col marchio del peccato originale
annusavamo l'aria dietro i vetri
sfregandoci addosso solitudini,
scandite dal suono della campanella.
Nascondevamo la vergogna
nei maglioni troppo lunghi,
che coprivano le mani.
Palle da biliardo per partite
da segnare sui registri
(alcune cadute, altre no)
eravamo
e non Destini, potenti come il tuono
- che quelli erano le noiose gesta
di eserciti assassini da imparare a memoria-.
Nei nostri zaini
c'erano i pianti delle nostre madri
crocifisse dietro le telenovelas
o la disgustosa fiducia dei padri
in un mondo già perfetto.
Nessuna sovversione.
Nessuna rivoluzione.
Il senso di colpa ci dissanguava
dai tempi del fonte battesimale.
Orfani e prigionieri
noi
non sapevamo
dove andare...
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