Un tuffo nel mare e poi scompare tra le onde.
Alla deriva,
le carni bianche del corpo sono abbandonate,
sospese con leggerezza,
nel silenzio di quelle acque remote
e straniere, sopra la superficie del grande mare.
La sua bocca è dischiusa
per raccogliere il sale sulle labbra
e il suono del mare,
troppo profondo per stringere in un abbraccio una sola vita.
La mano è tesa, abbandonata
come un mendicante che si protende stanco
e la porge ai passanti per ricevere
un gesto di carità.
Al di sotto della superficie
le alghe smettono di ondeggiare,
i pesci tutti cessano di nuotare.
Nel cielo gli uccelli tacciono,
si posano sulle rocce scagliose.
E cala il silenzio.
Tutti chinano il capo per onorare
quella vita che ha avuto il coraggio di scegliere
l'immensità del mare,
per fuggire da quella città dove poco rimane
se non grida, guerra e disperazione.
E il cielo con i suoi tramonti, le sue aurore
le sue albe e le stelle tutte quante
piange la pioggia che cade
e bagna le carni bianche del corpo,
abbandonato alla deriva.
Chissà se qualcuno lo avrebbe aiutato,
chissà se qualcuno gli avrebbe porto in dono
il suo sostegno e il suo ascolto.
Chissà se lo avrebbero accettato.
Chissà...
Ora dorme quieto cullato dalle onde azzurre.
La sua anima luminosa e distante
sorride fioca e guarda da lontano
quell'infinita distesa di acqua,
che ha accolto e accoglie ogni giorno
altre anime simili alla sua.
Altri esuli, viaggiatori
alla ricerca di un posto nuovo
dove costruire le fondamenta della propria casa.
Ma ora tutti quanti quei corpi hanno come dimora l'Oceano
e le anime invece
risiedono beate nel cielo sconfinato.
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