A ben pensarci, Luì, ti trovo
mano a mano in prima classe
già che mi ordinano a ripetizione
per il valore che ora avrebbe chi t'accompagna?
A pranzo stentati; o per quel passatempo
raccontato a letto, unico orologio a ritroso.
Perciò raccolgo il riso che mi prende,
- la risata, ti ricordo, con cui iniziò
la convivenza tra elementi diversi.
Esplosivo in principio come un ahahah da niente.
Di sollievo, diresti per fare luce a più riprese.
E riderei, Luì, padre per bene. Quando mi hai dato
terra era la tua che prendevo e ho fatto l’ape
per restare in serto al sogno; ed ancora mi porti
al limite nel ritrovo - e ti ritroverò, al limite.
Analizzo questa parte: in realtà calpestavi
la terra seguendo il mare. Ma chi segue l’onda
si dice adesso, è conformato. Con la speranza
delle reti: che ne sapevo di doverle tenere per me?
Zolle incontentabili ti forgiavano i piedi: tanto
plastiche che la sabbia non le manteneva. Certo,
ne è passata acqua! e tanta ne ho avuta
per bermi tutta la vita, ma che inarrivabili
labbra hai usato! Luì, volto fraudolento,
bello come non ti dico, morto oltre i capelli
con tre o quattro o mille di essi consenzienti
alla ginestra, fatti di buon vento.
Ora mi disseti, come si sente.
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