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Vertigini su Madrid

di Sabino De Bari
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Pubblicato il 15/03/2021 13:53:40

Un poema sugli ultimi occhi.
Ma non possiedo la devozione
alla bellezza
di Guido Cavalcanti.
Obbedisco semmai alle
più elementari aderenze
del mio spirito alla pelle

- i filamenti di limone
sulle tue labbra
conquistate dal gin tonic.
“Come si guarda un quadro?”  Ti domando –

La vocazione alle altezze
di Madrid
mi confonde.
Questa prossimità al cielo,
la magnificenza del cemento
angeli di pietra pronti
a spiccare il volo;
esposizioni su attici
di pittori ossessionati
da linee rette e abissi
di geometrie.

“Come? “

“Con el corazòn”
mi rispondi.
E mi chiedo quanti cuori
siano necessari per
contenere una Guernica,
se poi un tuo sorriso
spazza via dalla mia testa
quattro piani di museo
in un istante.

“Come si guardano
cinquecento quadri?”

L’incessante assalto
dell’aria gelida sulle tempie,
stinchi stremati
da gradini di chiese e
metropolitane,
e interminabili passi,
fame che irrompe,
vescica che contiene.
Come attraversano lo spazio
tutti questi esseri umani?

L’urgenza del corpo mi sottrae
alla contemplazione.
Quel che prevale,
alla fine,
non è forse sempre l’appetito?

- Un vapore di acqua tonica
raggiunge il tuo collo,
mentre ne versi ancora
sul ghiaccio che si assottiglia.
Sto per dirti in questo istante,
che sei l’immagine
più incantevole della città –

In questi giorni
mi hanno posseduto la malinconia
e la pace,
inaspettate intuizioni
e felici abbandoni.
Ho sentito questa lucida coscienza
divenire quasi inaccettabile.
E ora che conosco
altre cose di me,

[scopro adesso che Destinazione
è Destino
nel tuo mondo]
proprio adesso una carta d’imbarco
deve vincermi?

- ¿Volveras?-
mi chiedi.

 

Ma io non ho il coraggio dei saluti
e in questo istante la mia mente
è affollata come un trittico di Rubens.
Ti guardo come se potessi
fare ritorno a te,
in ogni attimo.

Tornare a questo istante.
- Atto quinto, scena seconda –
Quello in cui vai via stancamente,
poi ti volti e dici
“Cuando vuelvas, buscame”
Sentire quella cosa
che conoscevo così bene,
da qualche parte
e in qualche tempo,
ricomporsi in me
e dentro il tuo sguardo.
Quella cosa che fa così bene,
e così male.
E’ come quando all’imbrunire
non c’è più spazio per il giorno.

- Il tuo sapore di limone,
lattine di birra sparse
per la strada come forme di vita,
i semafori parlanti,
spalle che mi urtano,
biciclette riverse al suolo,
anime incustodite,
i tuoi ultimi occhi –

 

 

 

 

 

 

 


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