Pubblicato il 12/03/2021 18:37:16
(*) - Questa è una mia vecchia poesia riproposta nel triste anniversario dei 10 anni dall'inizio della guerra. Incredibile come la guerra in Siria e Yemen, e non solo, siano guerre dimenticate, mentre langue la pace nel mondo, in primis, l'Afghanistan come punta di diamante di destabilizzazione e terrorismo. Il Kashmir, sempre appeso al filo di oltre 72 anni di stagnazione in mezzo ad un "mare magnum" di risoluzioni ONU, mai andate in porto per cattiva volontà indiana di sedersi ad un tavolo negoziale con il Pakistan. Sarebbe auspicabile lasciare l'ultima parola al popolo del Kashmir, indipendente prima dell'occupazione indiana. Si addiverrà mai ad una soluzione? Il Covid con l'incremento della povertà ha solo peggiorato la situazione, impattando con l'economia e con i già precari equilibri mondiali. Not to forget the 10 long years of the war in Syria, the suffering of its people, the slaughter of innocents, a generation erased from the memory of the world and of history. What future will Syrian children ever have? I am reminded now, after yesterday taking part in an interesting zoom webinar conducted on #Syria, which now comes back to my memory in all its tragic and inexorable scope of the events that afflict the #Middle #East area, including the unresolved issue of the #Palestinian question. My poem is a tribute to the Syrians and to the #Arab #Springs that were cut short together with the lives of many children. Per non dimenticare i 10 lunghi anni della guerra di #Siria, la sofferenza del suo popolo, la strage di innocenti, una generazione cancellata dalla memoria del mondo e della storia. Che futuro avranno mai i bambini siriani? Mi sovviene ora, dopo aver partecipato ieri ad un interessante zoom webinar condotto sulla Siria, che ora mi ritorna alla memoria in tutta la sua portata tragica ed inesorabile degli eventi che affliggono l'area #mediorientale, incluso il nodo irrisolto della questione #palestinese. La mia poesia è un omaggio ai siriani ed alla #Primavere #arabe stroncate insieme alle vite di tanti bambini. Un padre col suo fardello lieve una bambina azzurra in braccio tiene, azzurra com'il cielo da cui una bomba su inermi gas Sarin seminò ieri. Quanto dolore in quel gesto affranto e quanto amore! Un padre, un padre solo, disperato e stanco, alita sulla sua creatura, spera di riportarla in vita. Chiede a Dio perdono lungo la via più breve: va all’ospedale ferito in mezzo alle macerie. Molli le braccia, oscillanti al gelo, muti gli occhi assopiti, bambola a ostile cielo dal padre è data in dono. Forse un’offerta, forse una preghiera, chissà qual molla muova dell’uomo il passo che, con tanto zelo, supera ormai del dolore anche il trapasso. §§§ A father with his frail weight a blue girl in his arms holds, blue as the Syrian sky from which a bomb on innocent Sarin gas has been sown. How much pain in that gesture and how much love! A father, an alone father, desperate and tired, breathes on his creature: he hopes to bring her back to life. He asks forgiveness from God along the shortest way: to the hospital, he goes in the midst of the rubble. Weak arms, swinging to frost, closed her sleepy eyes, a doll to the hostile sky the father gives as a gift. Perhaps an offer, perhaps a prayer, who knows what brings the man on those ruins! Poor man, with a strength big like his pain, with his blue girl amid his naked arms the death fights in vain.
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