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In luogo della vista

di Ferdinando Giordano
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Pubblicato il 12/03/2021 12:16:32

 

Chiedo mi colpisca una pallottola di luce

come un’occhiata dura, di riprovazione.

Verrà dal calpestìo, perché siamo terra, terra pregiudizievole. 

Da te. Ora non stato in quanto

arma al portatore, sulla quale si avvita

il mio silenziatore.

Ma il frastuono coglie il bersaglio, centrato

con un soffio da quell’aria giudiziosa

che riempe il vuoto di sospensioni.

Ecco, ora rimescolo l’ascolto al tuo 

già sentito. Ho ancora una mira

e tu non ne possiedi, altrove se menti.

Hai un profilo di percussore dopo uno scambio

con il crisma dell’utopia.

 

Mi piace quando mi provochi e sei assente, 

piuttosto che un richiamo mancato o

una formale congettura 

sui riflessi dell’amore congenito. 

Dove speculerei, e decadrei altrimenti? 

In tanto esce dal cono della mente 

il tuo nome gelato eppure

la rapidità dei bollori lo liquefa. Diventa un bacino

per navigarti con la bocca a vela.

Benché privato guancia a guancia

riprende la fluidità vocale. 

Ora è un flusso che romba

e appena il suo viaggio comincia nella gola

l’occhio sgambetta l’illusione

e cede di peso. 

 


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