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L’anima e la pelle

di Sabino De Bari
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Pubblicato il 09/03/2021 20:49:25

Così giungevo al mattino

nelle mie molte pelli,

il male sfiorato sui disegni casuali dei nei

e il bene calcato

- amai disperato il vetro gelido dei tuoi occhi,

arreso risalivo fino a loro, tacevo –

I miei mondi assediati da ogni lato,

una sola esistenza non bastava;

le notti tagliate sui binari,

stazioni raggiunte all’alba,

dove il sonno irrisolto sfiora la vita

tenera

che esplode.

 

Perché vivere è scendere da un treno,

spossato.

 

I miei destini respinti erano cavalli in fuga,

conchiglie asciutte,

nient’altro che rumore di sabbia,

solo rumore di sabbia residua

sottratta alle onde di vetro.

I brevissimi giorni,

relitti schiantati sul mio corpo,

dopo tutti i brividi cedevoli

e inspiegabili.

- la tua lingua era ruvida come quella dei gatti –

 

Ho attraversato le notti,

in file allineate sui binari insonni,

giungevo così nei mattini spezzati, spezzato.

Da te.

 

Le mie molte anime ti cercano ancora.

Ma la mia vita ti fugge.

E accade che io ti scacci, adesso,

dalla mia pelle e dalle poesie.

 


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